Haplogroup E1b1b (Y-DNA)
The main paternal lineage in North Africa.
Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 9 maggio 2018
La Battaglia di Yarmouk a sud di Damasco
Dopo la liberazione del territorio del Ghouta Orientale, alla periferia est di Damasco, l'esercito siriano ha subito avviato, nella seconda metà di aprile, l'operazione di messa in sicurezza del quartiere di Yarmouk, a sud della capitale, che da oltre sei anni è nelle mani dell'Isis e del Fronte Al-Nustra (che poi ha cambiato nome infinite volte, ma resta pur sempre una cellula di Al-Qaeda).
Yarmouk, prima della guerra, era già in una situazione delicata, essendo in gran parte composto da un campo profughi palestinese.
L'infiltrazione di terroristi jihadisti ha creato una situazione umanitaria grave per la popolazione civile.
Per questo, come già accaduto in altre aree negli ultimi mesi, il governo siriano ha offerto agli jihadisti la possibilità di arrendersi ed essere trasferiti nelle province di Idlib e Jarabulus, sotto controllo dei Turchi e dei gruppi islamisti radicali, per risparmiare alla popolazione civile le conseguenze di una battaglia sia aerea che di terra.
Il 21 aprile, a seguito del fallimento di trattative per l'evacuazione dei miliziani, è stata avviata un'offensiva aerea accompagnata da operazioni di terra.
Il 30 aprile i miliziani di Al-Nusra nell'area si sono arresi, accettando di essere trasferiti nelle provincie di Idlib e Jarabulus: l'evacuazione è stata immediatamente avviata.
L'esercito siriano si è così potuto concentrare direttamente sulla zona controllata dall'Isis e già il 3 maggio si è conseguito l'importante risultato di dividere l'enclave in due sacche, di cui una è ciò che resta del campo profughi, mentre l'altra è il quartiere di Al Hajar al Aswad.
Tra il 4 e il 7 maggio le forze governative siriane, aiutate dalle milizie palestinesi (Fatah Intifada, PFLP-GC, Brigata Galilea, Esercito di Liberazione), dalle Brigate Baath e dai volontari nazionalisti Nusur al-Zawbaa e Guardia Nazionale Araba hanno stretto d'assedio le due partil'ultimo fazzoletto di Damasco Sud ancora occupato dall'ISIS.
La più meridionale delle due "sotto-sacche" è caduta immediatamente sotto gli assalti di Nusur Al-Zawbaa, PFLP-GC, Esercito di Liberazione e Fatah Intifada, come mostra la mappa che pubblichiamo.
Nella parte Nord, dalla direzione di Tadamun, i governativi hanno lancianto una nuova offensiva, nel tentativo probabilmente di separare anche questa 'pocket' in due parti distinte.
L'8 maggio i miliziani dell'Isis di Al Hajar al Answad si sono arresi e il cerchio si è stretto intorno alla zona di Yarmouk propriamente detta, dove l'Isis si è asserragliato, barricandosi nell'ex campo profughi.
martedì 8 maggio 2018
Posizioni internazionali in merito alla guerra civile siriana
Gli Stati in blu appoggiano il Governo siriano, mentre quelli in verde gli jihadisti sunniti wahabiti filo-sauditi, i gialli sono divisi al loro interno sul sostegno ad una delle compagini .
Più volte, tra il 2012 e il 2018, si è rischiato di arrivare ad una guerra tra i due blocchi.
Per gli USA e alleati, la Siria è stato un nuovo Vietnam, mentre per la Russia è stata una vittoria simbolo del ritorno allo status di superpotenza, insieme a Cina e Iran, che insieme costituiscono un blocco asiatico destinato a crescere in potenza sia economica che geopolitica e militare.
lunedì 7 maggio 2018
La Battaglia del Qalamoun orientale (Siria, 17 aprile - 2 maggio 2018)
Tra il 19 e il 25 aprile l'esercito siriano libera la città di Dumayr, dopo il raggiungimento di un accordo di resa da parte degli islamisti e di successiva evacuazione nelle province di Idlib e Jarabulus, sotto il controllo dei Turchi e degli jihadisti di Al-Nusra.
L'operazione, seguita alla liberazione dell'aria del Ghouta Orientale (periferia est di Damasco), dal controllo jihadista, il governo ha avviato una trattativa con i miliziani islamisti per evacuare le zone collinari del Qalamoun orientale, a nord est della capitale siriana.
In alcuni villaggi la trattativa ha avuto subito successo e si è proceduto immediatamente al trasferimento degli jihadisti. In altri casi si è reso necessario un breve periodo di assedio, supportato da alcuni raid mirati, nel pieno rispetto della popolazione civile, per indurre gli islamisti alla resa.
Uno dopo l'altro, i gruppi di miliziani asserragliati nei vari villaggi della zona, hanno alla fine acconsentito alla resa e al trasferimento ad Idlib e Jarabulus.
Il 2 maggio 2018 l'intera zona del Qalamoun Orientale è tornata sotto il controllo del governo dopo un'operazione prevalmentemente diplomatica, ottenuta riducendo al minimo i danni e le perdite.
Questo ha reso possibile l'inizio della successiva operazione per riprendere il controllo dell'enclave di Yarmouk, che è ancora in corso.
sabato 5 maggio 2018
Vite quasi parallele. Capitolo 116. Le radici profonde non gelano
Nel momento stesso in cui mise piede nella grande sala dei ricevimenti, Riccardo Monterovere ebbe l'impressione che quelle mura lo stessero attendendo da sempre, da prima ancora della sua nascita, da epoche remote sperdute nella nebbia.
Per quanto fosse nato e cresciuto in Romagna, in ciò che restava del secolare feudo degli Orsini di Casemurate, la sua famiglia materna, Riccardo era consapevole che la sua Urheimat, la terra ancestrale dei suoi padri fosse lì, in quel maniero vetusto, che dall'alto di un selvoso colle dominava una valle di Elfi e funghi, di mirti fioriti e stagni, di sacre querce e castagneti ombrosi.
Era una limpida sera d'estate e le mura del castello erano illuminate da torce che emanavano odore di resina.
Alle pareti, i ritratti degli antenati della linea patrilineare, lo osservavano con aria burbera e accigliata.
Si sentiva piccolo di fronte a loro e si chiedeva se fosse rimasto in lui qualcosa del valore di quegli antichi guerrieri.
Più si andava a ritroso nel tempo, più quei ritratti rappresentavano, in maniera palese, quell'elemento "barbarico" che Riccardo sentiva anche dentro di sé: quella vigorosa rabbia che ogni tanto riemergeva dietro la maschera del gentiluomo, gli sembrava trovare riscontro in quei colossi biondi e minacciosi, discesi da stirpi di Galli e Longobardi, il cui sangue inquieto contrastava con l'elemento di origine romana e patrizia, con innesti bizantini, rappresentato dal retaggio materno.
Intuì che forse un giorno sarebbe stato possibile trovare un equilibrio tra la sua anima "nordica" paterna e quella "mediterranea" materna.
Nella prima parte della sua vita, l'eredità materna aveva prevalso nettamente.
Si era però arrivati a un punto di svolta.
Torno dai miei Padri, nella cui gloriosa compagnia, un giorno, non dovrò più vergognarmi.
Conosceva a memoria l'albero genealogico andando a ritroso.
Chiese mentalmente perdono a quei Lari, le cui tombe sprofondavano nella cenere, senza che lui avesse mai reso loro l'estremo omaggio.
Era tempo di riparare anche a quella mancanza.
Multas per gentes et multas per aequora vectus, advenio has miseras, frater, ad inferias, ut te postremo donarem munere mortis...
I versi di Catullo si confondevano con quelli di ogni poeta che aveva cantato il tema della peregrinazione e del ritorno alla famiglia e alle radici, che erano anche frammenti di memoria e tessere di un'identità perduta.
Per un istante Riccardo rivisse le fasi della sua esistenza e i luoghi in cui aveva dimorato: Casemurate, Cervia, Forlì, Milano, Bologna, Basilea, Friburgo in Bresgovia, di nuovo Bologna e nuovo Forlì... tutto per arrivare fino a Monterovere, dove ogni cosa era incominciata.
Nei suoi anni verdi aveva errato, sia nel senso di viaggiare, che nel senso di sbagliare.
Si era esposto a numerosi pericoli, in maniera sciocca e incosciente, sia arrampicandosi sui monti che nuotando nei mari, o avventurandosi in viaggi improvvisati, senza una meta precisa.
Aveva persino solcato le acque del grande Reno di Germania in canoa, ai confini tra il Baden e l'Alsazia, forse la sua impresa più folle, resa possibile dall'incoscienza degli anni verdi e dall'amore di una ragazza.
Mentre sfidava la corrente di quel fiume caro a Wagner e ai romantico-decadenti, Riccardo aveva compreso qualcosa di se stesso.
Aveva compreso la natura del conflitto che lo lacerava.
Io sono la nave e la tempesta. Sono l'onda e il naufrago e lo scoglio. Io sono il mare stesso dove annego.
Vittima e carnefice di se stesso, aveva errato e sbagliato, e a salvarlo erano stati, prima di tutto, due celebri versi di Tolkien.
Non tutti coloro che errano sono perduti.
Le radici profonde non gelano...
Con quella lirica dedicata al personaggio di Aragorn Elessar, il Ramingo destinato a diventare Re, dopo infinite peregrinazioni e traversie, e dopo aver riforgiato la spada degli avi e sconfitto il nemico che aveva distrutto il suo regno e la sua stirpe, Tolkien, quel grande mago della parola e del mito, aveva infuso coraggio negli animi smarriti delle generazioni del dopoguerra, in un'Europa che sembrava aver perduto la propria identità.
A distanza di settant'anni dal momento in cui furono scritte, quelle parole restavano più che mai attuali.
Le radici sono importanti. E' per questo che oggi sono qui.
Rinfrancato da quel pensiero, procedette lungo la sala, osservando ogni dettaglio con attenzione.
Si guardò intorno, colpito dalla sontuosità dell'ambiente, dall'ampiezza del salone e dalla numerosità degli ospiti.
Gli Iniziati vogliono far colpo su di me. E' come se mi dicessero: "Vuoi essere l'erede di tutto questo? Allora offri a noi la tua anima, come ha fatto tuo zio prima di te".
Facevano forse appello al suo "Lato Oscuro"?
Certo non sarebbero mai stati così diretti e prosaici: l'Iniziazione ai Misteri doveva essere in sé e per sé una ricompensa.
Qualcuno si sarebbe potuto chiedere che senso avesse, nell'epoca del trionfo delle scienze esatte e della tecnologia digitale, un approccio alla conoscenza di tipo esoterico, simbolico, allegorico, mitologico, misterico ma non necessariamente mistico o trascendente, per quanto la maggior parte di quei riti tendessero alla dimensione del sacro.
Una vena di misticismo poteva certo essere presente in quasi tutti gli approcci esoterici alla conoscenza, così come anche un elemento fideistico simile a quello religioso, ma sarebbe stato riduttivo pensare che i Misteri fossero costituiti soltanto da questo.
La risposta che Riccardo si era dato consisteva nel fatto che i Misteri, per la loro segretezza, risvegliavano la curiosità di chi ne era escluso.
Questo era il primo punto.
E' la segretezza assoluta del suo contenuto ciò che rende appetibile la conoscenza dei Misteri della dottrina esoterica.
Non a caso si parlava di Dottrina Segreta, e questo a prescindere dalle fantasie di Helena Blavatsky, il cui unico merito era stato quello di stimolare l'interesse verso le religioni orientali e la dimensione spirituale dell'esistenza, nell'epoca in cui il Positivismo prendeva a picconate tutte le certezze bibliche su cui per secoli si era retta la Cristianità.
E c'è anche l'idea che quella conoscenza possa trasmettere qualche "potere".
Quello era il secondo punto.
Ne aveva sentito parlare in un interessante seminario tenuto dal dottor Luca Bosco, assistente del professor Monterovere, alcuni anni prima.
Fu dunque con piacevole sorpresa che Riccardo scorse al centro della sala proprio il dottor Bosco che parlava con Lorenzo Monterovere.
Non vedeva entrambi da vari mesi, ma mentre suo zio era uguale al solito, ("il vecchio ch'è forte non s'aggrinza"), l'altro appariva turbato.
Luca Bosco aveva qualcosa di ascetico e di spirituale.
Molto magro, alto, pallido, dallo sguardo profondo e malinconico, i capelli lunghi, un'ombra leggerissima di barba, pareva un Cristo in croce.
Riccardo aveva molta stima di lui e si era sempre chiesto se c'era possibilità che quella stima diventasse un'amicizia. Pur essendo profondamente diversi sotto tanti punti di vista, a partire dall'aspetto e dal modo di vestire, c'era una qualche affinità elettiva che aveva reso le loro conversazioni, in passato, molto interessanti e illuminanti.
Tuttavia, mentre Riccardo era fin troppo loquace e disponibile a trattare argomenti personali, Luca Bosco era estremamente riservato, per cui non si sapeva quasi niente della sua vita privata, se non che era stato innamorato di una collega di studi straniera, una certa Jenna Burke-Roche, con cui aveva frequentato il Dottorato di ricerca.
Riccardo se la ricordava bene: una bionda bellissima, di gran classe, colta (parlava correttamente cinque lingue), ma apparentemente fredda e altera. Si sapeva che era stato un amore infelice, e che lei alla fine si era messa con un rampollo inglese destinato a incarichi importanti nell'ambito della diplomazia internazionale.
Certo, era passato del tempo, ma tutti e due ne sapevano abbastanza sull'argomento per poter dire che quel tipo di traumi sono come delle fratture da lungo tempo guarite, ma che tornano a far male ogni volta che viene la pioggia.
Insomma, anche Luca apparteneva al club dei "cuori infranti" e questo suscitò in Riccardo un moto di simpatia.
Vedendo tanta tristezza nel viso dell'altro, si chiese (allo stesso modo di Montale in "Ripenso il tuo sorriso"):
"Se il tuo volto nasconde un'anima libera e ingenua /
oppure sei tu uno di quelli che errano,
estenuati dal male del mondo /
portando con sé il proprio dolore come un talismano"
Mentre meditava su questi versi, si sentì prendere per un braccio.
Lorenzo era stato il primo ad accorgersi di lui e si era tirato dietro anche il suo pupillo:
<<Riccardo, finalmente! Spero che ti ricorderai del dottor Bosco?>>
<<E come potrei dimenticarmi di uno dei seminari più interessanti del corso di laurea? Le religioni esoteriche e le eresie gnostiche! Si ricorda che io feci la relazione su La Tentazione di Sant'Antonio di Flaubert!>>
Luca sorrise:
<<Fu un'esposizione molto brillante. Ma diamoci del tu: mi pare di ricordare che fossimo coetanei>>
Riccardo ebbe un attimo di confusione:
<<Sì, in effetti io ho avuto una vita accademica piuttosto movimentata... e non ho mai conseguito un Dottorato>>
Luca cercò di rimediare:
<<La classe ti ascoltava molto di più di quanto ascoltasse me, durante il corso>>
Riccardo rise:
<<Non era poi una gran classe: i più erano solo degli scaldasedie. Però i "Monteroveriani" erano interessati e io non mi sono perso una sillaba. Insomma, come si suol dire in questi casi, Socrate da solo vale più di tutti gli altri>>
Lo zio Lorenzo rise a sua volta:
<<Ecco le tipiche battute impertinenti di mio nipote! A volte mi chiedo se si studi le risposte come se fossero il copione di una fiction brillante americana... Comunque, se gli perdoni la sua infinita superbia, potrai scoprire che in fondo è un bravo ragazzo>>
Luca annuì:
<<Senza dubbio!>>
Riccardo inarcò le sopracciglia:
<<Certo, un "ragazzo" di soli 36 anni che ancora non ha combinato niente di buono nella vita, alla faccia della mia presunta superbia>>
Lorenzo scosse il capo:
<<Ah, la falsa modestia è solo l'altra faccia della superbia, caro nipote. Ma ora dobbiamo parlare in privato>> poi si rivolse al dottor Bosco <<E tu, Luca, puoi salire di sopra, dove ti attende la persona di cui ti ho parlato. Ci vediamo più tardi>>
Luca Bosco annuì e poi strinse la mano a Riccardo: <<E' stato un piacere rivederti. A dopo!>>
Si dileguò con la rapidità del fulmine.
<<Devi scusarlo se è stato di poche parole. Di sopra c'è Jenna che lo aspetta>>
Riccardo sgranò gli occhi:
<<Lady Jenna Burke-Roche? E che cosa ci fa qui?>>
Lo zio guardò il nipote con aria di sufficienza:
<<E' un'Iniziata, naturalmente! Come tutti i membri della sua famiglia. Lo sapevi che i Burke-Roche sono parenti del Duca di Cambridge?>>
Riccardo era un esperto di araldica per cui questa volta non si fece cogliere impreparato:
<<Se non sbaglio la nonna materna del principe William si chiamava Frances Burke-Roche e sua madre era la baronessa Ruth Fermoy, dama di compagnia della Regina Madre. Furono loro a combinare il matrimonio tra Carlo e Diana>>
Lorenzo sorrise con aria enigmatica:
<<Loro e il Consigliere Albedo>>
Riccardo aggrottò le sopracciglia:
<<Chi?>>
Lo zio ridacchiò sornione:
<<Josè Maria Albedo Alcazar de las Altas Sierras y de Silva Falcò Gurtabay, Principe di Medina del Campo, Duca di Valencia, Duca di Malaga, Marchese de Tormes, Conte de la Cueva y Velasco, Visconte di Jerez de la Frontera, Grande di Spagna... più un'altra ventina di titoli, ma è sufficiente chiamarlo Consigliere Albedo, tenendo presente che si tratta di uno degli uomini più potenti del Consiglio Superiore dell'Ordine degli Arcani Supremi>>
<<Che strano... Non l'ho mai sentito nominare>>
<<E' ovvio.
La prima regola di una società segretà è che più si è potenti, meno si deve dare nell'occhio.
In ogni caso, lo conoscerai molto presto.
E qui, stasera. E' venuto per parlare con te>>
<<Con me? E cosa vuole da me? Non vorrà mica combinare altri matrimoni fallimentari in stile Carlo e Diana>>
Lorenzo scosse il capo:
<<No, non temere. E comunque ai fini dinastici non è stato affatto un matrimonio fallimentare. Diana Spencer, pace all'anima sua, discendeva da Charles Fitzroy, Duca di Grafton, figlio di Carlo II Stuart e dunque i suoi geni erano essenziali per rinforzare la Linea messianica del Sangue Reale, oltre che per rendere meno germanica ed "equina" la stirpe dei Windsor, cioè i Sassonia-Coburgo-Gotha.
Purtroppo non hanno risolto il problema della calvizie, ma a questo ci hanno pensato i Middleton, che hanno peraltro antenati importanti, anche se forse non lo sanno neanche loro.
Il Consigliere Albedo ha comunque modificato nel tempo il suo approccio sulla questione dinastica, negli ultimi trent'anni, soprattutto alla luce dei progressi della mappatura genetica.
Ha lavorato persino con Luigi Luca Cavalli-Sforza, il grande genetista>>
Quel nome era tra i più prestigiosi della ricerca storica contemporanea:
<<La genetica delle popolazioni è indubbiamente uno degli strumenti storici più rivoluzionari scoperti negli ultimi decenni. Ma non vedo come io...>>
Lo zio gli fece cenno di tacere e poi a voce bassa:
<<Ti hanno mai detto della leggenda della tragica fine di coloro che rivelarono al mondo l'esistenza del Serpente Rosso?>>
Riccardo era meravigliato:
<<Ho letto qualcosa sull'argomento, ma nessun docente me ne ha mai fatto parola>>
Lorenzo sorrise, allo stesso modo di Palpatine ad Anakin Skywalker:
<<Lo immaginavo. E' una che storia gli accademici non amano raccontare>>
Riccardo comunque espose ciò che conosceva sull'argomento:
<<“Le serpent rouge” è il titolo di un poemetto allegorico su cui poi si sono formulate le teorie più stravaganti. Rientra in quella che tu chiameresti "teoria del complotto". E' un'invenzione letteraria in stile Codice Da Vinci, ma con una tesi più simile a quella de I Fiumi di Porpora. La metafora è simile, per quanto il riferimento storico più vicino sia il progetto Lebensborn. Diciamo che Il Serpente Rosso si colloca a metà strada e simboleggia la Linea del Sangue Reale delle principali dinastie aristocratiche, e la pratica dell'endogamia interna delle elites, comprese le sue più vistose eccezioni>>
Il Professore annuì compiaciuto:
<<Questo è quello che i teorici della Cospirazione vogliono far credere ai profani, ma si tratta di qualcosa di ben più complesso. Il Gran Maestro degli Iniziati, Randolph Saint-Clair, Duca di Albany, Conte di Oakwood, Lord del Regno Unito e Cavaliere dell'Impero Britannico ne è il garante, per quanto a livello operativo abbia preferito delegare la questione al Consigliere Albedo, che nella sua sincera modestia, si limita a parlare di Programma Genetico, per quanto prima delle scoperte della genetica avesse un altro nome: "Il Grande Disegno".
Non è solo una questione di potere o di interessi materiali: ha ambizioni estremamente più elevate e trascendenti, che affondano le loro radici nei primordi della civiltà umana.
A dire il vero, tale Programma è qualcosa che va avanti da almeno 5000 anni>>
Riccardo, incredulo e sbalordito, rimase in silenzio
Ed io che mi illudevo di conoscere la Storia e di sapere tutto sugli alberi genealogici!
Se quella versione fosse stata fondata, la società segreta del Serpente Rosso non sarebbe stato più da considerarsi come un gioco del mitomane Pierre Plantard, bensì il progetto di un'eminenza grigia, il Consigliere Albedo, che da anni operava a suo agio tra genetisti ed esoteristi, in una sorta di esperimento che si collocava a metà strada tra l'araldica e l'eugenetica.
Questo doveva essere solo la punta dell'iceberg di ciò che lo zio nascondeva dietro la maschera enigmatica del suo sorriso di sfinge.
Riccardo fu percorso da un brivido.
Dunque le mie radici potrebbero andare molto più in profondità di quanto credessi.
Gli storici e gli archeologi continuavano a scavare sempre più a ritroso nella protostoria, ma mancava loro questa chiave interpretativa essenziale per comprendere i legami dinastici tra i grandi del passato, e l'abisso temporale in fondo al quale queste stirpi si collegavano, intrecciandosi all'infinito.
Era come la metafora della torbiera nella poesia di Seamus Heaney.
"Le tobiere potrebbero essere infiltrazioni atlantiche. / Il centro d'acqua non ha fondo"
giovedì 3 maggio 2018
Le origini storiche e genetiche della popolazione italiana
Il centro di studi genetici "Ethnopedia" sugli aplogruppi Y-DNA provinciali, delle province in cui ha raccolto più di 10 campioni, ha elaborato le mappe infografiche che qui riproponiamo.
Per discendenza patrilineare si sono individuati i seguenti aplogruppi, che risalgono al neolitico:
E1b1b: Mediterranei antichi delle coste nordafricane
G2a: Caucasici antichi
I1: Paleoeuropei del nord
I2: Paleoeuropei balcanici
J1: Anatolici ed egei
J2: Mediorientali
R1a: Indoeuropei orientali
R1b: Indoeuropei occidentali
T: Mediorientali
Aplogruppo popoli portatori origine
R1b - U152 Lignaggio italo-celtico, Galli cisalpini Cultura di La Tene, Svizzera
R1b - U106 Lignaggio celto-germanico, Longobardi, Anglo-sassoni, Svevi, Frisia, Jutland
R1b - L21 Lignaggio celto-britannico, bretone, Normanni Cultura dei Bell Beakers
R1b - L23 (ht35) Lignaggio proto-indo-europeo, greco-anatolico, Ittiti, Troiani, Daci e antichi Romani Lidia, Troia, Turchia, Romania
J2 Lignaggio mediterraneo-orientale, Cartaginesi, Etruschi, Micenei, Greci, Fenici, antichi Romani Mediterraneo
I1 - I2b Lignaggio nordico pre-indo-germanico, Goti, Vandali, Normanni, Vichinghi, Cimbri Jutland, Danimarca, Scani
Migrazioni umane riscontrate tramite analisi dell'Y-DNA
Paleolitico superiore
Attraverso gli studi sulla variazione genetica del cromosoma Y in Europa, è stato riscontrato un primo periodo di colonizzazione in epoca tardo-glaciale, la quale ha portato alla differenziazione dei primi aplotipi europei associati all'uomo moderno, ogni aplotipo viene di norma associato ad una popolazione la quale, stanziatasi sul territorio, ha avuto un tempo sufficiente per differenziarsi dalla popolazione di origine, dando via ad un proprio aplotipo caratteristico, l'aplotipo I1a risulta maggiormente presente in Scandinavia, la sua frequenza diminuisce rapidamente spostandosi verso la pianura orientale e la frangia atlantica, tuttavia le differenze riscontrate a livello dei microsatelliti mostrano che probabilmente nel sud della Francia si debba ricercare la zona di origine delle popolazioni portatrici degli aplotipi I1a e I1c. l'aplotipo I1b si estende dall'adriatico orientale fino all'Europa orientale, e diminuisce in direzione dei Balcani meridionali, scompare bruscamente nel nord Italia. Si suppone che l'aplotipo I e sotto prodotti si sia originato durante l'ultima glaciazione nell'area dei Balcani o dell'Europa dell'est. Al contrario, la popolazione portatrice di I1b2, molto probabilmente si originò nel sud della Francia, subendo un'espansione nel periodo post-glaciale, ed a seguito dei flussi migratori, avrebbe poi colonizzato la Sardegna circa 9000 anni fa[10].
Mesolitico e Neolitico
Durante questo periodo si ha un grado di espansione apprezzabile dell'uomo moderno nella penisola Italiana, gli studi attuali risultano molto complessi a causa della deriva genetica e degli effetti fondatori locali che si sono verificati su tutta la penisola in questo periodo di tempo. L'Aplogruppo R1b (Y-DNA), viene ritenuto essere la più antica linea genetica presente nel continente europeo[5], la sua presenza viene comunemente associata ad un effetto del fondatore verificatosi nell'Europa centro occidentale[12][13]. Le popolazioni stanziatesi in Italia dal Mesolitico sono caratterizzate da alte frequenze di R1*(xR1a1), condizione che si ritrova ad oggi nelle popolazioni basche, ritenute le più somiglianti geneticamente ai primi europei, durante il Neolitico i migranti introducono le varianti E3B1 e J2, il 27% delle variazioni genetiche totali, basate sull'analisi dei polimorfismi indicano un chiaro gradiente di distribuzione della popolazione italiana sull'asse nord-sud della penisola, le variazioni introdotte nel Neolitico non sembrano essere dovute a flussi migratori provenienti dalla Spagna, ma si configurano come migrazioni provenienti dall'Asia o dall'Anatolia attraverso l'attuale area Balcanica; diversi autori hanno suggerito che l'asse di distribuzione Nord-Sud delle differenze genetiche fra le popolazioni italiane siano dovute agli eventi di colonizzazione greca nel Sud, tuttavia nuovi studi suggeriscono che in epoca Neolitica fu l'influenza delle popolazioni provenienti dall'Anatolia la causa principale delle differenze nel bacino genetico italiano, assegnando ai greci un ruolo di secondaria importanza; attualmente si assume che durante il Neolitico si consolidò l'aplotipo principale R1*(xR1a1) mentre gli aplotipi HGS, E3B1 e J2 risultano assenti o presenti a bassa frequenza, in particolare nel nord d'Italia si ritrova a bassissima frequenza E3b2 di origine
africana[14].
Toscana nord-occidentale: province di Massa, Lucca, Pistoia, Prato;
Emilia: province di Parma, Reggio-Emilia, Modena;
Lombardia centro-orientale: province di Cremona, Mantova, Brescia, Bergamo, Sondrio.
E' da notare come nei dialetti parlati in queste aree emergono delle significative analogie con termini dell'alto tedesco antico, suggerendo che all'identità genetica corrisponda anche un'identità linguistica e culturale maturata a partire dall'alto-medioevo, in seguito alla presenza dei Longobardi.
R1b-S28 (U152)
La distribuzione della variazione STR di R1b in Europa diminuisce da est a ovest, suggerendo un ingresso in Europa dall'Asia occidentale con la diffusione dell'agricoltura[15]. R1b viene spesso citato come esempio di una distribuzione ad onda dell'aplogruppo, in questo caso, da est a ovest.[16]. La proposta di un'origine a sud-est di R1b origina con la scoperta dei primi subcladi di R1b localizzati in Asia occidentale e il più recente in Europa occidentale[17][18]. Tuttavia non vi è accordo sulle datazioni della migrazione o migrazioni responsabili di questa distribuzione, non si escludono migrazioni prima o dopo il Neolitico[17].
David K. Faux ha ipotizzato che la mutazione S28 (marcatore U152), e relativi sottogruppi, possano essere associati in maniera non esclusiva alla popolazione celtica dell'arco Alpino[19][20].
Alcuni studi hanno identificato l'esistenza di un sottoclade a livello dell'arco Alpino localizzato nell'Italia nord occidentale chiamato S28/U152 il quale suggerisce l'esistenza di un nucleo di dispersione aplotipica proprio della penisola italiana a livello delle Alpi, comprendente il nord-ovest italiano a partire dal 1200 aC[21], tuttavia non è ancora stata identificata la prima area geografica nella quale sia comparso tale marcatore.
Questa subclade dell'aplogruppo R1b è la più comune nella penisola italiana (26,6% al Nord e 10,5% al Sud), in particolare nel nord, dove si domma la componente celtica.
E1b1b (ex E3B)
E1b1b (E-M215), precedentemente noto come E3B (o "aplotipo V")[22] è definito dalla mutazione M215.[23][24][25], attualmente è oggetto di numerose controversie.
Attualmente le linee partilineari di E-M215 ed E-M35 appaiono identiche, si ritiene che l'aplogruppo compaia in Africa orientale circa 22400 anni fa.[23][26]
In Europa è presente E-M35, alcuni studiosi hanno ipotizzato che questa mutazione possa rappresentare il marcatore di un'antica migrazione avvenuta nel tardo Pleistocene dal Nord Africa verso l'Europa, Sinai ed Egitto[27].
In Italia prevale il sottoclade E1b1b1b1 (E-M81).
Alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi secondo la quale l'aplogruppo E3b1a2 sia stato introdotto in Gran Bretagna a partire dalle popolazioni Caucasiche, spinte in quanto arruolate dall'esercito Romano a colonizzare l'isola Britannica, assegnando alla dominazione imperiale Romana un ruolo indiretto nella diffusione di questo aplotipo, appartenente alla penisola caucasica, nell'isola Britannica[28].
J2a-M410 e J2b-M12
La diffusione dell'aplotipo J2 nel bacino del Mediterraneo viene spesso associata all'espansione dei popoli agricoli durante il periodo Neolitico[29]. La comparsa di J2 è stimata a circa 18,500 anni fa con uno scarto di 3.500 anni fa[30]. Taluni studiosi lo inseriscono fra gli aplogruppi dell'Asia occidentale e sud-orientale, associandolo alla presenza di reperti archeologici del neolitico, come statuette e ceramiche dipinte[31] è stata avanzata l'ipotesi che il subclade J2a-M410 appartenga ai primi agricoltori[32]. Tuttavia altri studiosi ipotizzano un possibile evento di dispersione nel post-neolitico, in particolare legato alla dominazione della Grecia antica[33]. In Europa, la frequenza di aplogruppo J2 scende drammaticamente muovendosi verso nord dal Mediterraneo.
In Italia, J2 si presenta con frequenze regionali che variano tra il 9% e il 36%[34].
È stato proposto che il subclade J2a-M410 sia collegato alle popolazioni dell'antica Creta. L'aplogruppo J2b-M12 è stato associato con la Grecia del Neolitico (circa 8500 - 4300 aC) ed è stato segnalato all'interno di siti Cretesi (3,1%)[35].
J1 J-M267
Negli studi meno recenti viene denominato UE10, questo aplogruppo si trova con frequenze importanti nel Medio Oriente, Caucaso, Nord Africa, Corno d'Africa. Si trova anche meno frequentemente, ma ancora occasionalmente in quantità significative, in Europa e in Estremo Oriente come il subcontinente indiano e nell'Asia centrale.
J1 viene diviso in diversi sub-cladi, alcuni dei quali sono stati riconosciuti prima ancora di J1, per esempio J-M62[36]. Con la sola eccezione di J1c3, la maggior parte dei subcladi non risultano comuni[37]. La frequenza e la diversità di J1 (e anche di J2) rendono questo aplotipo uno dei marcatori candidati tramite i quali si ipotizza che si possa ricostruire la diffusione della tecnologia agricola durante il Neolitico.
Popolazione | Sample size | J1 totale | J1 in assenza di P58 | J-P58 (J1c3) | pubblicazione |
Nord Est Italia | 67 | 0.0% | NA | NA | Battaglia et al. (2008)[38] |
Italiani | 915 | 0.7% | NA | NA | Capelli et al. (2009)[39] |
Siciliani | 236 | 3.8% | NA | NA | Di Gaetano et al. (2009)[40] |
G M201
L'aplogruppo G del cromosoma Y si presenta a basse frequenze in più popolazioni, ma risulta distribuito in Europa, Nord Asia e Asia occidentale, Nord Africa, Medio Oriente, India, Sri Lanka e Malesia.
In Europa occidentale e nell'area del Mar Nero l'aplogruppo G si trova in media in circa il 5% della popolazione. La concentrazione scende al di sotto di questa media in Scandinavia, Polonia, Islanda e isole britanniche.
In Tirolo (e Alto Adige) la percentuale G raggiunge l'8% o più; Nelle zone settentrionali ed in Sardegna raggiunge picchi all'11% della popolazione[43]. Analisi genetiche sui resti della mummia del Similaun, meglio nota come Ötzi, hanno dimostrato che apparteneva a una subclade (G-L91) di questo aplogruppo [44].
Migrazione successive dal I millennio a.C. all'Alto-Medioevo
Romanizzazione
In Europa ed in Italia il fenomeno della romanizzazione ha apportato importanti contributi sul piano culturale, politico e storico delle popolazioni, tuttavia non emerge un ruolo di omogeneizzazione a livello genetico[45]. Le varie aree dell'Italia presentano ad oggi differenze sul piano della distribuzione percentuale degli aplotipi, legati alla discendenza Y nelle varie zone d'Italia, la quale appare più similare alla distribuzione del periodo pre-romano.
Sotto il profilo genetico la penisola italiana e le isole del Mediterraneo hanno interessato diversi autori: ciò si deve alla contemporanea presenza di popoli rimasti relativamente isolati, quali per esempio i Sardi, e popolazioni enormemente eterogenee e da sempre interessate da fenomeni migratori, quali per esempio quelle costiere dell'Italia meridionale[45].
Anche le migrazioni avvenute in suolo italico dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente fino all'anno 1000 d.C. non hanno alterato in maniera significativa il pool genetico degli odierni italiani; si stima che l'aplogruppo I sia diffuso fra gli italiani del nord nell'ordine del 2-3% e fra gli italiani del sud nell'1-1,5%[48]. Alcuni subcladi dell'aplogruppo R1a, che potrebbero essere penetrati in Italia assieme alle invasioni provenienti dall'Europa nord-occidentale, compaiono in ordini di percentuali fra il 2,5% ed in particolare R1b1c9 a cui appartiene il 3,5% degli italiani[49], 5,6% nel Nord Italia[12][13], particolarmente diffusa fra i popoli dell'Europa nord-occidentale, essendo però questi subcladi appena citati piuttosto diffusi anche in altre aree europee è difficile stabilire se siano stati veramente introdotti in Italia da migrazioni di quei popoli.
Saraceni
Ulteriori migrazioni di popoli come le scorrerie saracene non hanno intaccato in percentuali significative la distribuzione aplotipica dell'Italia peninsulare, eccezion fatta per la Sicilia dove la civiltà araba e berbera ha prosperato per circa un secolo (emirato di Sicilia) e l'impatto della colonizzazione arabo-berbera è avvenuto in modo più intenso rispetto alla penisola, non modificando tuttavia in modo significativo la composizione neolitica dell'isola[50]. Il contributo berbero si stima tra il 6% e il 7,5% in Sicilia, 6,5% in Puglia Nord-Occidentale, 4,8% in Campania orientale; è da sottolineare il fatto che precedenti studi effettuati nelle stesse aree diedero percentuali minori. Le altre regioni dimostrano percentuali minori, dallo 0 al 2%[51][52].
Albero filogenetico degli aplogruppi del cromosoma Y e X
Lo stesso argomento in dettaglio: Aplogruppi del cromosoma Y e Aplogruppi mitocondriali umani. |
Mappa Genetica dell'Europa
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia genetica dell'Europa. |
Recentemente diversi ricercatori hanno contribuito allo sviluppo di una mappa genetica dell'Europa, questa mappa mostra un evidente grado di somiglianza strutturale alla mappa geografica. Le principali differenze genetiche si sono riscontrate fra le popolazioni del nord e del sud.
Una ricerca genetica pubblicata su Current Biology, che prendeva a campione 24 popolazioni umane europee, conferma che le differenze genetiche in Europa sono direttamente proporzionali alla distanza tra i popoli con maggiori differenze per l'Italia e la Finlandia. Le popolazioni abitanti questi due paesi mostrerebbero quindi una maggiore distanza genetica rispetto alle altre 22 popolazioni campionate per via delle barriere geografiche che li separano dalle altre popolazioni.[53][54] Per ciò che concerne l'Italia in particolare uno studio del 2014 rileva che le popolazioni italiane sono estremamente eterogenee da un punto di vista genetico, tanto da poter paragonare la loro diversità a quella che si osserva tra gruppi che vivono agli angoli opposti dell'Europa.[55][56]
I ricercatori ipotizzano tre principali eventi di colonizzazione a partire da sud, avvenuti circa 45.000 anni fa, i primi esseri umani moderni entrerebbero in Europa da sud, dopo questo ingresso si verificò un'interruzione dei flussi migratori dovuto ad un massimo glaciale, circa 20.000 anni fa, la seconda colonizzazione avvenuta al ritiro dei ghiacci risalirebbe a circa 17.000 anni fa a partire da popolazioni di ritorno dalle zone di rifugio a sud[57], l'ultima colonizzazione si ebbe intorno ai 10.000 anni fa con l'espansione dal Vicino Oriente dell'agricoltura.[58][59]
Note
- ^ Ancora oggi alcuni biologi, tra cui Jared Diamond, sono del parere che la distinzione tra i generi Homo e Pan sia del tutto arbitraria e artificiosa, risolvibile riclassificando lo scimpanzé comune come Homo troglodytes ed il bonobo come Homo paniscus.
- ^ L'uomo moderno secondo gli studi genetici, è originario dell'Africa. Durante il processo di migrazione chiamato Out-of-Africa 2.
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- ^ Con il termine zone di rifugio, si intendono regioni geografiche non meglio identificate nelle quali i primi migranti giunti in europa si sarebbero concentrati in seguito all'avanzamento dei ghiacci, per poi fuoriuscirne ed espandersi al ritiro degli stessi, cioè al termine dell'ultimo massimo glaciale
- ^ Genes mirror geography within Europe
- ^ Genes mirror geography within Europe - Figure 2
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
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Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Ipotesi genetiche sul popolamento dell'Europa
- Storia genetica dell'Europa
- Storia genetica della Sardegna
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