Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 2 dicembre 2013
Gli Arcani Supremi. Capitolo 55. I Windsor e la Massoneria. Il Principe Promesso.
<<Quando Giorgio VI divenne re, dopo l'abdicazione del fratello e nonostante i noti problemi di balbuzie, tutti capirono che la Massoneria aveva vinto>> dichiarò lady Edith Burke-Roche a lord Robert Oakwood, duca di Albany, quando si presentò al castello la mattina successiva.
Robert aveva ben chiaro il concetto, ma c'era una domanda che gli frullava nella testa da giorni:
<<Ma sono i Windsor a controllare la Massoneria oppure è il contrario?>>
Lady Edith sorrise compiaciuta:
<<Questa è la domanda essenziale! Attualmente il Gran Maestro è il Duca di Kent, il cugino di Elisabetta II, che di fatto rappresenta la famiglia reale inglese nel mondo della finanza. Ma credo che la risposta alla tua domanda sia da ricercare molto tempo prima, nel momento in cui il legame tra la Massoneria e i futuri Windsor divenne ufficiale. Questo avvenne ad opera di Albert Edward, detto "Bertie", il Principe di Galles figlio della regina Vittoria. E la spiegazione è molto semplice e direi quasi banale: Bertie era indebitato fino al collo e siccome il Parlamento non intendeva stanziare altri emolumenti per un simile fannullone e beone, il Principe si rivolse ai finanziatori privati, in particolare ai Rotschild. Furono loro a introdurlo nella Massoneria>>
<<La cosa incredibile è che alla fine il principe Bertie riuscì a diventare addirittura Gran Maestro. La sua grande astuzia era quella di trasformare i suoi vizi in delle virtù. E così i suoi debiti a sei zeri verso Nathaniel Rothschild divennero il suo trampolino di lancio vero un potere molto maggiore del trono. Possiamo dire che i Windsor e la Massoneria si sono salvati a vicenda e continuano a farlo>>
Robert scrollò le spalle:
<<E continueranno ancora. Non vedo come noi possiamo impedirlo>>
Lady Edith tornò seria:
<<Lo sai benissimo, invece! C'è una sola cosa su cui io e gli Iniziati siamo d'accordo ed è quella di far valere i tuoi diritti ereditari. E lo faremo con l'aiuto di ciò che troveremo al di là del Varco>>
Lui sospirò:
<<Ma è una follia!>>
Lei lo fissò freddamente:
<<E' il tuo destino, Figlio dei Cento Re!>>
Gli pose una mano sulla spalla.
Lui scosse il capo:
<<Vi state tutti illudendo. Credete che i Grandi Anziani, al di là del Varco, vorranno sostenere il vostro disegno, il vostro "nobile scopo", ma questa convinzione non ha alcun fondamento>>
Lady Edith sapeva bene quanto fosse fondata quell'obiezione.
<<Per duemila anni abbiamo controllato i matrimoni e le nascite dei discendenti del Sangue Reale. Tu sei il prodotto di una selezione volontaria destinata ad ottenere quello che noi chiamiamo il Principe Promesso. Un progetto analogo è stato compiuto dagli Illuminati e da coloro che li hanno preceduti e seguiti e costoro si illudono che il Principe Promesso sia William Mountbatten-Windsor, Duca di Cambridge, il figlio di Carlo e Diana. Non hai idea di quanti sciocchi credano a questa versione>>
Robert aveva controllato via internet ed era rimasto sconvolto dalle assurde dicerie che circondavano il principe William, ed aveva provato una sincera compassione per lui.
Lo chiamavano "l'Anticristo".
<<Non lo invidio per niente>>
Lady Edith ebbe un moto di stizza:
<<Se i suoi parenti si fossero dissociati dalla Massoneria, tutto questo non sarebbe successo, compresa la morte della principessa Diana. Ora però la situazione è più grave. La famiglia reale ormai sta perdendo il codice genetico originario. La dinastia dovrebbe chiamarsi Middleton! Questo è stato il loro ultimo affronto alla Tradizione, senza la quale l'istituto stesso della monarchia diventa privo di ogni fondamento>>
Robert dedusse le implicazioni di quell'affermazione:
<<Questo significa che i matrimoni della mia famiglia sono stati tutti combinati?>>
Lady Edith annuì:
<<Tutti. Anche il mio. Anche quello di Richard Stoker. E ti dirò di più: è già stato deciso che tu sposerai mia nipote Maggie. Alla fine anche gli Iniziati hanno acconsentito, per sanare l'antica frattura tra le famiglie del Sangue Reale. Ne ho parlato con tua madre. Anche lei è d'accordo>>
<<Siete tutti d'accordo, vedo. E il mio parere non vi interessa? Perché nessuno ha chiesto cosa ne penso io?>>
Lei sorrise ironicamente:
<<Sei andato a letto con Maggie più volte senza usare precauzioni. L'abbiamo interpretato come un assenso>>
<<Questo è ridicolo! Maggie prendeva la pillola e quindi...>>
Lady Edith rise:
<<Ah sì? E tu ci hai creduto? O forse ti faceva comodo crederci, in quel momento. Ma questo non ha più importanza, visto che lei è incinta. Sì, aspetta un figlio ed ora si trova in un luogo sicuro, dove tu la raggiungerai quando avrai portato a termine la tua missione>>
Robert le rivolse uno sguardo sconvolto e adirato.
<<E se io rifiutassi?>>
Lei assunse un'espressione compunta.
<<Molti hanno provato a ribellarsi al nostro programma di riproduzione>>
Robert sentì il gelo della minaccia in quelle parole:
<<Hanno tentato e hanno fallito?>>
Lei non batté ciglio e rispose quasi senza muovere le labbra:
<<Hanno tentato e sono morti!>>
Charles Dickens giovane dandy
Forse non molti sanno che, in gioventù, Charles Dickens, (Portsmouth, 7 febbraio 1812 – Gadshill, 9 giugno 1870), fu un "dandy" di tutto rispetto.
Dopo un'infanzia travagliata, come quella dei protagonisti dei suoi romanzi, si recò a Londra in cerca di fortuna.
All'età di quindici anni entra nello studio legale Ellis & Blackmore come praticante, con buone prospettive di diventare avvocato, ma la professione non gli piace e quindi inizia a studiare stenografia. Nel frattempo, comincia a frequentare i teatri londinesi, abitudine che non dismetterà mai, assistendo a diversissimi generi, dalle tragedie shakespeariane alle farse e alle operette musicali. Nel 1828, abbandonato lo studio legale, s'impiega presso Charles Molloy e svolge attività di stenografo presso alcuni tribunali e uffici legislativi. Pian piano, sorge in lui l'ambizione di diventare cronista parlamentare.
Nel 1832 inizia a collaborare con l'agenzia The Mirror of Parliament ("Lo Specchio del Parlamento"), fondata da uno zio. Nello stesso periodo diviene cronista del quotidiano della sera The True Sun, potendo così stabilirsi da solo in Cecil Street e meditando di divenire attore. Il 1º dicembre 1833 pubblica anonimamente il suo primo bozzetto sul Monthly Magazine. Nell'agosto del 1834 viene assunto come cronista dal Morning Chronicle.
Nel 1836, in aprile, comincia in dispense mensili a pubblicare sul Morning Chronicle il primo romanzo. L'editore è Chapman and Hall e il romanzo s'intitola I quaderni postumi del Circolo Pickwick (The Posthumous Papers of the Pickwick Club): il libro lo rende in breve assai famoso nel panorama della narrativa inglese.
Nel frattempo il 2 aprile 1836 sposa Catherine Hogarth, figlia del direttore del giornale. A settembre debutta il dramma The Strange Gentleman, adattato da un suo bozzetto. A novembre, cessa la sua collaborazione con il Morning Chronicle. A dicembre debutta l'opera The Village Coquettes, di cui Dickens ha scritto il libretto.
Sempre nel 1836 accetta di lavorare come scrittore presso il Bentley's Miscellany, occupazione che conserva fino al 1839. A gennaio del 1837, con il primo numero della rivista, esce la prima puntata di Oliver Twist. Il 2 gennaio è nel frattempo nato il primogenito, Charles Culliford Boz, mentre ad aprile la famiglia si trasferisce nel quartiere londinese di Bloomsbury, al 48 di Doughty Street. La casa ospita anche Mary Hogarth, cognata sedicenne di Dickens, che muore in maggio. Lo scrittore rimane assai colpito dalla scomparsa di Mary, tanto che non riesce a terminareIl Circolo Pickwick prima di novembre (l'ultimo fascicolo venderà 40.000 copie).
Nel 1838 lavora alla rielaborazione delle memorie del clown circense Joseph Grimaldi. Il 31 marzo appare il primo fascicolo del Nicholas Nickleby, mentre l'ultimo fascicolo esce in ottobre. A dicembre, la famiglia Dickens si trasferisce al numero 1 di Devonshire Terrace, nei pressi del Regent's Park.
Ormai è un uomo di successo avviato a diventare il più grande scrittore inglese dell'Ottocento.
Nel 2014 tornano i capelli ricci?
Si dice che una moda duri una decina d'anni. La moda dei capelli lisci è durata anche di più. Sono state ammesse solo delle lievi ondulazioni, ma adesso pare che ci siano delle novità. Revival dei capelli ricci, sulle passerelle, tra le star, nello street-style. Finalmente! Stefano Santoro, nato hair-stylist e attualmente educator all'accademia Redken Exchange, sulla Fifth Avenue a New York, ci spiega: “Negli ultimi anni c'è stato il grande boom del liscio e anche se la maggior parte delle italiane ha capelli naturalmente mossi, un po’ per seguire le tendenze, un po’ perché i ricci sono molto difficili da gestire, moltissime di loro hanno utilizzato piastre e prodotti liscianti. Ed è stato, in molti casi, un ripiego. Onde e ricci stanno tornando alla ribalta, sembrerebbe finita la ”dittatura del liscio e degli strumenti necessari per ottenerlo”, ci piace dire in modo scherzoso. È importante però che nei saloni gli hairstylist siano pronti a interpretare questa esigenza, per questo tra i miei compiti, c’è quello di far recuperare ai giovani parrucchieri i metodi di taglio e asciugatura di questo tipo di capelli, che si erano un po' persi negli ultimi anni.
In quest’ottica, il movimento Curly Pride, una community di donne “boccolute” decise a rivalutare “l'orgoglio (e il potere seduttivo) del riccio” ha immediatamente incontrato il sostegno della marca Redken, brand americano di trattamenti haircare professionali, che ha sposato la causa e sostenuto il movimento con due eventi che si sono tenuti a Roma. Il primo, un anno fa, con una vera e propria invasione di donne super ricce che, capitanate da tre modelle con styling voluminosi, hanno fatto il loro ingresso nella metropolitana romana tra l'ilarità e la sorpresa dei passeggeri. Naturalmente tutte erano stato accolte da parrucchieri Redken che avevano realizzato per ciascuna di loro imponenti e stravaganti pettinature, enfatizzando i loro ricci naturali grazie alla gamma specifica Redken Curvaceous.
Ecco alcuni consigli:
Colore uniforme o variegato?
Pur rispettando la tipologia del viso (occhi, pelle), un colore può dare più forza ai lineamenti oppure attenuare i difetti. Su una capigliatura riccia, comunque, un colore troppo uniforme farebbe perdere il tipico gioco di luce e ombre creato dal movimento. Oggi, la tendenza vuole le radici più scure rispetto a lunghezze e punte più chiare, in sfumature più o meno nette. Tra poco - penso - si verificherà il contrario, cioé radici più chiare e punte più scure. E sul riccio, si tornerà anche a mèches e “a blocchi”, più geometrici e più definiti.
Da 1 a 10: e tu che riccio hai?
Dall'1 fino al 5, il movimento è come un'onda che si alza lenta ma cresce man mano. Tra il 4 e il 6: è il classico riccio mediterraneo, vivace ma non troppo zizagato. Se la spirale diventa una C, siamo al punteggio 7. Da qui in poi, il riccio si stringe sempre di più e tende a diventare crespo, siamo intorno al 9 e al 10.
Come scegliere i prodotti
Obiettivo: elasticità, costruzione del riccio, definizione e sofficità. Il gel è l'ideale per i capelli sottili perché crea una guaina protettiva, elasticizza lo stelo e solidifica subito mentre la schiuma dà forza e “costruisce” i ricci. Entrambi i prodotti rendono più compatti i capelli. I trattamenti in crema e fluidi sono più emollienti e idratanti: i primi sono indicati per chi ha tanti capelli e molto secchi, gli altri invece vanno bene su quelli che tendono a incresparsi. Gli spray, in generale, danno invece sostegno e volume.
Significato e origine della frase "Keep Calm and...", il tormentone di Facebook
Keep Calm and Carry On: «Mantieni la calma e vai avanti». È il 1939, la Seconda guerra mondiale infuria e per tenere alto il morale dei propri cittadini il governo britannico pubblica un poster che diventerà celebre oltre 60 anni dopo, quel «Keep calm and carry on» che oggi vediamo ovunque remixato in mille fogge diverse. Il font è semplice, lineare, tutto maiuscolo e senza grazie, lo sfondo è di un rosso brillante per essere visto anche da lontano e sopra, per dargli autorevolezza, compare la corona di Giorgio VI, il sovrano protagonista del film «Il discorso del Re». Caduto nel dimenticatoio della storia, il poster ricompare nel 2000 grazie a Stuart e Mary Manley, possessori della libreria Barter Books di Alnwick, in Inghilterra, che ne avevano trovato una copia in una vecchia scatola. Dapprima lo espongono senza pensarci troppo e vista la sorpresa suscitata nei loro clienti decidono di ristamparlo. Basta poco e già nel marzo del 2009 i due affermano di averne vendute più di 40 mila. Quasi un record per un foglio di carta venuto da chissà dove.
La vita dissoluta di Bertie, il figlio della regina Vittoria, futuro re Edoardo VII (1841-1910)
Il giorno in cui Alessandra di Danimarca andò in sposa al Principe di Galles, Albert Edward di Sassonia-Coburgo-Gotha (Buckigham Palace, Londra, 9 novembre 1841 – Buckingham Palace, Londra, 6 maggio 1910) futuro re Edoardo VII del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, non fu particolarmente felice né per lui, né per la sua austera madre, la regina Vittoria di Hannover (Kensington Palace 1819 - Isola di Wight 1901) sovrana dell'Impero Britannico per 64 anni.
Da poco più di un anno era infatti venuto a mancare l'amatissimo marito della regina, il principe consorte Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, deceduto a soli 42 anni a causa di una febbre tifoidale nel 1861.
Vittoria, innamoratissima del marito, a cui aveva dato ben nove figli, incolpava indirettamente della sua prematura scomparsa l'erede al trono, il principe Bertie, che pochi mesi prima aveva sconvolto il severo e puritano padre per il fatto di aver avuto una relazione con una prostituta, durante un breve periodo di servizio militare in Irlanda, a Curragh.
Conoscendo l'indole di suo figlio, la regina sapeva che quello scandalo sarebbe stato solo l'inizio di una lunga serie, che avrebbe messo in imbarazzo la famiglia reale inglese, che proprio dietro impulso di Vittoria e del suo consorte aveva inaugurato una stagione di ferree virtù borghesi, prendendo le distanze dalle "degenerazioni edonistiche" e aristocratiche dell'Ancien Regime.
Gli ultimi Hannover erano stati infatti uno peggio dell'altro: Giorgio III era pazzo, Giorgio IV un frivolo dandy, Guglielmo IV un vecchio nevrotico e crapulone, che metteva in imbarazzo la corte con i suoi discorsi da ubriaco.
La stessa Vittoria, nei primi due anni di regno, era stata una frivola teen-ager, infatuata del suo primo ministro, lord Melbourne.
Dopo due attentati a cui scampò per miracolo, Vittoria decise di sposare l'austero cugino Albert, tedesco di nascita e incorruttibile moralizzatore dei costumi.
La coppia reale aveva avuto una figlia primogenita, Vicky, che era andata presto sposa al principe Federico di Prussia, cementando la politica estera fortemente filo-tedesca di Vittoria e Alberto.
Per tutta la vita la regina Vittoria trovò nella primogenita, la principessa reale Vicky, futura imperatrice di Germania, la principale destinataria delle sue confessioni e delle sue paure, specie quelle sull'inadeguatezza di Bertie alla successione al trono.
Vittoria era totalmente insoddisfatta di suo figlio, e questo ancor prima dello scandalo di Curragh e della dipartita del principe consorte.
Così scriveva la regina Vittoria a sua figlia la principessa reale Vicky, nel 1858:
<<Bertie mostra sempre più di essere totalmente, ripeto totalmente inadatto a diventare re!>>
Non paga di questo severo giudizio, Vittoria rincarava la dose: <<E' pigro e incline a piaceri sconvenienti. Non posso dire nemmeno che sia bello, con quella testa penosamente piccola e stretta, il naso grosso e la sua tendenza alla pinguedine>>
Ma partiamo dall'inizio.
Il principe Bertie era nato il 9 novembre 1841 a Londra, a Buckingham Palace, e battezzato Alberto Edoardo nella Cappella di San Giorgio del Castello di Windsor, il 25 gennaio1842, in memoria del padre della regina Vittoria, il defunto principe Edoardo duca di York, e del consorte della regina Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha. La coppia aveva già avuto una figlia, Vittoria Adelaide, detta Vicky.
Oltre al titolo di Principe di Galles, tradizionalmente assegnato all’erede la trono, Alberto Edoardo ricevette diversi altri titoli oltre al nomignolo di Bertie, diminutivo di Albert, il primo nome che da adulto rifiuterà con questa motivazione:
<<Comprendo bene, madre, il Vostro desiderio che porti due nomi a Voi cari, ma ne sceglierò uno solo quando sarò Re, in quanto nessun sovrano inglese ha mai avuto due nomi>>
Vittoria ne fu dispiaciuta e riservò il suo affetto per gli altri figli, limitatamente, comunque, al suo carattere gelido.
Alberto Edoardo, secondo le volontà del padre Alberto doveva essere allevato come un Coburgo. Compito non facile poiché, al contrario dei fratelli Vittoria Adelaide e Alfred, l’erede al trono si dimostrò «incredibilmente restio all’apprendimento»
Ma la rottura tra il principe Bertie e il padre si ebbe dopo lo scandalo di Carragh. In seguito a tale episodio il principe Alberto discusse con Edoardo della sua “abiezione morale”. Fu l’ultima occasione in cui i due si parlarono, poiché dopo quest’incontro Edoardo rivide il padre una sola volta, a tre settimane di distanza, sul letto di morte del castello di Windsor.
La regina Vittoria, sconvolta e depressa, rifiutò di rivolgere parola al figlio fintanto che quest'ultimo non si decise di mettere, almeno temporaneamente, la testa a posto, sposando la nobile e bellissima principessa Alessandra di Danimarca, nel 1863.
Alessandra ricoprì il ruolo di Principessa del Galles per quasi quarant'anni, fino al 1901. Fu poi regina per nove anni e regina madre per sedici. Suo marito Bertie le fu sempre infedele, ma lei finse di non accorgersene.
Bertie ed Alessandra ebbero sei figli. Il loro primogenito, Alberto Vittorio, Duca di Clarence, morì a 28 anni in circostanze misteriose. Il secondogenito, George, divenne re Giorgio V, capostipite dei Windsor.
Ma fino ad ora si è parlato di piccoli peccati veniali. Il peggio, riguardo alla condotta irresponsabile di Bertie e alle sue conseguenze su tutte le persone che ne furono coinvolte, doveva ancora venire.
Albero genealogico dei Windsor e dei Sassonia-Coburgo-Gotha
L'attuale famiglia reale inglese dei Windsor ha assunto questo nome nel 1917, quando Giorgio VI di Sassonia-Coburgo-Gotha cambiò il suo cognome per farlo suonare meno tedesco, in considerazione del fatto che la Gran Bretagna stava combattendo contro la Germania. Il reale cognome dei Windsor sarebbe quindi Sassonia-Coburgo-Gotha, come dimostrano i due alberi genealogici tratti dal simpaticissimo e ben documentato saggio del giornalista Antonio Caprarica "Il romanzo dei Windsor", Sperling &Kupfer, che consiglio come lettura gustosa ed istruttiva. Mi ispirirerò a molte informazioni tratte dal testo di Caprarica per una serie di post riguardanti la storia e la vita privata dei monarchi e dei principi di una delle dinastie più famose, famigerate e discusse degli ultimi due secoli.
domenica 1 dicembre 2013
"Il romanzo dei Windsor" di Antonio Caprarica
Per gli amanti della storia inglese, delle dinastie e in particolare della famiglia reale Windsor e delle famiglie da cui essa discende, gli Hannover e i Sassonia-Coburgo-Gotha, gli Stuart e i Tudor, consiglio come regalo di Natale il gustoso, spassoso, ma nel contempo storicamente ineccepibile e ben documentato libro del giornalista gentiluomo Antonio Caprarica, che per anni è stato il valido corrispondente e inviato del TG1 nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.
Ecco il sommario del saggio di Caprarica, i cui capitoli mostrano la scrupolosa analisi dei vari sovrani e delle loro eccentricità e vite contraddittorie e spesso dissolute.
Bertie era il soprannome del re Edoardo VII, figlio della regina Vittoria, quando era Principe di Galles.
La tirchieria di Elisabetta II, i segreti della regina Vittoria, l'invenzione del cognome Windsor, le rivalità tra padri e figli nella dinastia, i presunti legami tra il Duca di Clarence e Jack lo Squartatore, il carattere ferreo di Mary di Teck e di Elizabeth Bowes-Lyon, il fascino travolgente e fatale di Wallis Simpson, le follie degli Hannover, fino ad arrivare alle principesse tristi, Margaret contessa di Snowdon e Diana Principessa del Galles, con un preludio attorno alla culla del principe George Alexander Louis di Cambridge, pronipote dell'attuale sovrana.
Non mi resta che augurarvi buona lettura e sperare che il buon Caprarica apprezzerà la pubblicità che ho fatto al suo gradevolissimo libro!
Moda uomo : il look da lavoro formale - Harvey Specter - Nodo Windsor - tie Windsor knot
Ho scelto come immagine di partenza quella di Harvey Specter, l'elegante e rampante avvocato della serie tv "Suits", il cui look rappresenta al meglio quello ciò che ci si aspetta in un contesto di lavoro formale, cioè in una situazione in cui il professionista ha a che fare, nell'ambito del suo lavoro, con persone e ambienti nei quali è richiesto un abbigliamento e in generale un aspetto classico, che sia nel contempo sobrio ed elegante, il cosiddetto "formal dress" o "business suit".
Il personaggio di Harvey Specter, interpretato dall'ottimo Gabriel Macht, sa unire le esigenze del "formal dress code" con un tocco di stile personale.
Ci possono essere variazioni sul tema, per esempio la scelta dell'abito tra un "tre pezzi", un "due pezzi" e uno "spezzato" (quest'ultimo in genere rientra nella casistica del "casual friday" di cui parlerò in un prossimo post).
Il vestito a tre pezzi (giacca, gilet e pantaloni in abbinato) è in genere associato ad un livello di maggiore formalità, anche se a volte la scelta di indossarlo potrebbe semplicemente dipendere dalla stagione e dalla temperatura. Un tre pezzi in estate è molto improbabile, mentre in inverno può essere indossato anche in situazioni non cerimoniali.
L'importante è tenere distinta l'eleganza formale dall'eleganza dandy, mantenendo una sobrietà di fondo.
Per esempio la pochette da taschino è troppo "dandy" per un contesto lavorativo dove l'esibizionismo potrebbe non essere apprezzato.
Ma la scelta dipende sempre dal contesto: una volta che l'ambiente dove lavoriamo ha imparato a conoscere i nostri gusti, anche le scelte più "dandy" possono essere accettate, purché si mantenga sempre un profilo non troppo eccentrico.
Un "gessato" può andare bene, purché le linee (le "pin stripes") non siano troppo vistose o troppo larghe o di colore troppo diverso da quello dell'abito.
La camicia e la cravatta devono avere colori sobri, non vistosi, non stravaganti.
Con la camicia bianca si va sempre sul sicuro, così come con quella azzurra. La camicia bianca comunque si abbina più facilmente alle cravatte di quella azzurra.
Nelle foto di Harvey Specter possiamo vedere che la cravatta è sempre annodata col nodo Windsor doppio, che ha il pregio di essere simmetrico ed ordinato, oltre che di gran classe. Iscriviamo quindi anche il personaggio di Harvey Specter nel Nodo Windsor Club.
In genere solo nei contesti cerimoniali oppure quando si ricoprono incarichi dirigenziali è ritenuto normale l'utilizzo dei gemelli ai polsini della camicia.
L'abito in due pezzi è meno formale, e quindi più utilizzato, anche se forse è meno elegante del tre pezzi.
All'incirca ogni dieci anni cambia la moda riguardo alle forme dell'abito classico: per esempio tra il 1995 e il 2005 andava di moda la giacca con tre bottoni, il cui risvolto rialzato aveva quasi mandato in pensione l'abito a tre pezzi e il gilet, che risultava non visibile.
Dal 2005 in avanti e quindi probabilmente per altri tre anni come minimo, è tornata di moda la giacca con due bottoni, di cui soltanto quello in alto va utilizzato (non si sa perché, ma è una convenzione!).
E' un tipo di giacca più aderente rispetto a quelle degli anni '80, e non ha le orribili spalline che andavano di moda in quel periodo.
In alcuni casi il risvolto della giacca può essere molto sottile e questo in genere è associato ai vestiti dei ventenni, che si abbinano all'uso della skinny tie, che però è assolutamente fuori luogo per chi ha più di 25 anni.
Tale tenuta giovanilistica è rappresentata in "Suits" dal giovane collega Mike Ross, interpretato da Patrick J.Adams, spesso rimproverato da Harvey Specter proprio per la scelta di cravatte "troppo sottili".
In ogni caso, se proprio si vuole provare la skinny tie, è assolutamente indispensabile usare il nodo Windsor doppio, per dare un minimo di consistenza al nodo, che altrimenti sarebbe troppo sottile.
Non dimentichiamo il fatto che la cravatta è un oggetto che richiama una simbologia fallica, per cui una consistenza maggiore sia della cravatta che del nodo sono associati ad una maggiore virilità.
Come colletto per la camicia è preferibile quello francese, che ha un angolo maggiore di quello retto.
Ultimamente è tornato di moda anche il doppio-petto, che si colloca a metà strada, a livello di formalità, tra il vestito a tre pezzi e quello a due.
La giacca a due pezzi classica può assumere nel risvolto ampio una forma che in passato era associata al doppio petto, mentre adesso compare molto spesso anche nelle normali giacche a due bottoni.
Bene, direi che se si tengono presenti queste piccole annotazioni, esemplificate dalle immagini che ho scelto, si può andare abbastanza sul sicuro!
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L'ultimo imperatore del Sacro Romano Impero e primo Imperatore d'Austria: Francesco d'Asburgo-Lorena
Francesco d'Asburgo-Lorena (Firenze, 12 febbraio 1768 – Vienna, 2 marzo 1835) era figlio di Leopoldo II, granduca di Toscana e fu Imperatore del Sacro Romano Impero (come Francesco II) dal 1792 al 1806, quando il titolo fu abolito, e Imperatore d'Austria (con il nome di Francesco I) dal1804 (anno di istituzione del nuovo titolo) fino alla morte. Dal 1792 al 1796 fu l'ultimo Duca di Milano. Per contrastare l'egemonia dell'imperatore francese Napoleone Bonaparte in Europa e prevenire una perdita di rango, assunse nel 1804 il titolo di imperatore ereditario d'Austria (numerato come Francesco I), ma portò fino al 1806 il titolo di imperatore romano eletto. Nella storia è perciò spesso chiamato Francesco II, per distinguerlo da suo nonno, l'Imperatore romano germanico Francesco I di Lorena, marito di Maria Teresa d'Austria.
Il Sacro Romano Impero Germanico, fondato da Ottone I sulle rovine dell'impero carolingio, aveva quasi mille anni quando Napoleone ne decretò la fine.
Di fatto il Sacro Romano Impero Germanico (che fu il Primo Reich tedesco) era una confederazione di stati indipendenti che eleggeva un imperatore in genere nell'ambito della dinastia degli Asburgo. Questa costruzione era un residuo medievale che cadde insieme all'Ancien Regime durante il periodo della rivoluzione francese e delle successive guerre napoleoniche.
Francesco d'Asburgo-Lorena ne fu ultimo imperatore col nome di Francesco II.
In questa immagine vediamo l'imperatore Francesco II con indosso tutte le insegne del Sacro Romano Impero Germanico: la corona imperiale, lo scettro, il globo, il mantello, i paramenti liturgici, la stola e le pantofole. Questo aspetto assomigliava molto a quello dei papi, perché ne reclamava la stessa autorità universale. Uno solo era il papa e uno solo era l'imperatore.
Tutto questo cambiò quando altri imperi si affacciarono in Europa.
L'Impero russo per primo, ma soprattutto l'Impero francese di Napoleone.
A quel punto, Francesco d'Asburgo-Lorena, che non voleva rinunciare alla dignità imperiale, ottenne da Napoleone (di cui era diventato suocero, avendogli dato in moglie la figlia Maria Luisa) la possibilità di farsi incoronare Imperatore d'Austria.
Se confrontiamo le due immagini, possiamo notare che Francesco (ora divenuto Francesco I d'Austria) indossa una nuova corona, un nuovo scettro e dei nuovi paramenti più adatti alla sua epoca, cioè la prima metà dell'Ottocento.
L'Impero austriaco venne costituito nel 1804 come monarchia ereditaria in seguito alla formazione del primo Impero francese da parte di Napoleone Bonaparte.
Il primo imperatore d'Austria fu Francesco I, che al tempo aveva anche il titolo di Sacro Romano Imperatore che però abbandonò nel 1806 in seguito al disfacimento del Sacro Romano Impero. Per mantenere il titolo si proclamò imperatore d'Austria.
L'Impero austriaco unificò in un'unica compagine statale tutti i possedimenti della dinastia degli Asburgo-Lorena.
L'Impero austriaco si componeva di 20 regni, tra cui la Boemia, il Lombardo-Veneto e l'Ungheria.
Durante il regno di Francesco I il vero potere fu detenuto dal primo ministro, il principe Clemens von Metternich, artefice del Congresso di Vienna e dell'ordine europeo dell'età della Restaurazione (1815-1848).
Dopo la morte di Francesco I e la caduta del governo di Metternich, l'impero austriaco entrò in crisi.
Dopo alcuni tentativi di riforma costituzionale nel 1867, sotto il regno di Francesco Giuseppe, vi fu una parificazione di status con la parte ungherese del regno e quindi l'Impero d'Austria è conosciuto da quel momento col nome di Impero austro-ungarico.
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