Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
martedì 4 dicembre 2012
Tolkien, il padre nobile del genere fantasy.
In vicinanza dell'imminente uscita nelle sale cinematografiche del film "Lo Hobbit", tratto dal romanzo omonimo di John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), mi pare giusto parlare di questo grande scrittore e studioso, docente di letteratura inglese medievale e di filologia germanica ad Oxford, e padre nobile, o quantomeno precursore e ispiratore, del genere fantasy contemporaneo.
Durante i suoi studi universitari, Tolkien ebbe modo di sviluppare le due più grandi passioni che caratterizzarono le sue ricerche e il suo insegnamento: la mitologia germanica (da intendersi in senso lato, e cioè di tutti i popoli di lingua germanica, compresi gli anglosassoni e i normanni) e la linguistica in tutti i suoi aspetti (generale, comparata e storica).
Dalla mitologia germanica Tolkien trasse una grande ispirazione per lo scenario dei suoi romanzi e per le caratteristiche dei personaggi.
Lo scenario è quello della Terra di Mezzo, che deriva molto chiaramente dal Midgard della mitologia germanica, e cioè quel mondo intermedio dove vivono gli uomini.
A tenere uniti i vari mondi, nella mitologia germanica, è il grande albero Yggdrasil.
Nel primo mondo, Asgard, vivono gli dei Asi, o Aesir, che ne "Il Silmarillion" (romanzo postumo che raccoglie gli scritti mitologici di Tolkien) corrispondo agli Ainur.
Tolkien li concepisce come angeli al servizio di un unico dio creatore, e questo gli permette di creare una mitologia che non sia in contraddizione con la sua fede cattolica (era stato infatti cresciuto da un prete, dopo essere rimasto orfano).
Nel secondo mondo, Vanheim, risiedono gli dei Vani o Vaniar, che in Tolkien diventano i Valar e vivono nel continente occidentale che ha nome Valinor.
Il terzo mondo, Alfheim, è la sede degli Elfi o Alfar (nome che ho mutuato per il popolo nordico nel mio romanzo "Gothian") che in Tolkien assumono una importanza centrale (ne spiegherò subito il motivo) e vengono chiamati Eldar o anche semplicemente elfi, e vivono sia a Valinor che nella Terra di Mezzo.
Qui sopra vediamo a sinistra Valinor e a destra la Terra di Mezzo.
Gli uomini vivono soltanto nella Terra di Mezzo, insieme ai nani e agli hobbit (che poi spiegherò cosa sono)
Valinor è la sede di buona parte del romanzo epico "Il Silmarillion", nel quale Tolkien ha voluto dare una cornice mitologica al suo universo, mentre la Terra di Mezzo è la sede de "Lo Hobbit" e de "Il signore degli anelli".
Dicevo prima che gli elfi hanno una importanza centrale. Questo deriva dal fatto che Tolkien, prima di inventare l'universo in cui si dovevano ambientare i suoi scritti, inventò la lingua elfica.
Sembra incredibile, ma è così, come documentano tutti i testi che poi il figlio di Tolkien, Christopher, raccolse secondo un criterio severamente filologico, in una serie di edizioni critiche che hanno permesso di scoprire la genesi delle creazioni del padre.
Tolkien era prima di tutto uno studioso di linguistica, e in particolare c'erano tre famiglie linguistiche che lo interessavano: l'antico anglosassone, le lingue celtiche e il finnico.
Da queste tre lingue egli derivò i due linguaggi degli elfi: l'alto elfico Quenya e il basso elfico Sindarin.
Di questi due linguaggi elfici, Tolkien creò anche i caratteri alfabetici con una loro trascrizione fonetica nei nostri caratteri latini.
Credo che non ci sia mai stato un altro caso simile.
Prima è venuta la lingua elfica, creata in modo minuzioso e dettagliato, e poi è stato creato tutto il resto.
I primi racconti aventi per protagonisti gli Ainur, i Valar e gli Eldar sono stati scritti mentre Tolkien si trovava nelle trincee del fronte occidentale durante la prima guerra mondiale, a cui lo scrittore partecipò come ufficiale.
Solo molti anni dopo sarebbe approdato alla sua creazione più originale, e cioègli Hobbit.
Lo stesso Tolkien in una intervista raccontò come nacque questo strano tipo di personaggi. Un giorno, durante una noiosa sessione di esami, scrisse su un foglio la frase: "In a hole in the groud there lived an hobbit". Anche qui, prima nacque il nome, poi il personaggio. Infatti, per dare un senso a quella frase, inventò il popolo degli Hobbit, che nelle sue opere sono delle creature simili agli uomini, ma di statura molto piccola, costituzione esile e glabra (a differenza dei Nani, che pure hanno un ruolo importante nei romanzi di Tolkien) e abitudini molto particolari, tra cui quella di vivere in caverne tenute alla perfezione.
Il romanzo "The Hobbit" (1936), nacque dalla unificazione dei racconti che Tolkien aveva creato per raccontarli ai suoi figli come fiabe della buonanotte.
Poiché era uno studioso con una ottima reputazione, Tolkien non immaginava che quelle fiabe sarebbero diventate un romanzo di un genere che all'epoca (e purtroppo a volte ancora oggi) veniva snobbato dalla letteratura "colta".
Alla fine, dopo molti incoraggiamenti da parte di amici e familiari, il professore di Oxford decise di mettere a repentaglio la sua reputazione di studioso pubblicando appunto "The Hobbit", che ebbe un successo enorme e inaspettato.
Sulla scia di questo successo, anche un collega e amico personale di Tolkien, Clive S. Lewis decise di pubblicare romanzi fantasy, creando così il ciclo di Narnia.
Dopo essere andato in pensione, Tolkien scrisse il suo capolavoro, "Il signore degli anelli" (1955), che era stato concepito come un sequel dell'altro romanzo, ma che divenne poi il vero romanzo centrale dell'opera tolkieniana.
Naturalmente non è questa la sede per esaminare nel dettaglio un romanzo di oltre mille pagine che richiederebbe una monografia. Quello che mi piacerebbe essere riuscito a comunicare è l'idea che questi romanzi sono opere di grande valore letterario, scritte da uno studioso di grandissima cultura e di eccezionale creatività
lunedì 3 dicembre 2012
Gothian. Capitolo 133. Ellis Eclionner: la solitudine dei sopravvissuti
Si aggirava come un'ombra tra le tende dell'accampamento. I legionari all'inizio non l'avevano nemmeno riconosciuta. Alcuni credevano fosse uno spettro, altri una prostituta ammorbata da malattie veneree.
I pochi che avevano avuto il coraggio di avvicinarsi ne erano rimasti sconvolti:
<<Maestà, perdonatemi... io non... non pensavo che... ma vi sentite bene?>>
Ellis Eclionner, con i capelli arruffati, le occhiaie e i vestiti scuri, alzava una mano e sussurrava:
<<Non è niente... sto benissimo... tornate alle vostre occupazioni>>
La voce si era sparsa in giro e gli ufficiali avevano commentato che dopotutto anche Elner V vagava tra le tende la notte prima della vittoria di Agincourt.
Una debole argomentazione, pensava Ellis, ma ormai nessuno faceva più caso al "vagabondare dell'imperatrice vedova".
Due volte vedova, di un uomo che non è mai stato mio marito.
Aveva già sofferto lo stesso dolore diciannove anni prima, quando Masrek era stato dato per morto.
Già allora aveva scoperto una lezione importante.
La felicità passata non è più felicità. Il dolore passato è ancora dolore.
Ne aveva parlato, all'epoca, col suo migliore confidente, Bial l'Eunuco.
"Maestà" le aveva detto Bial "almeno voi avete conosciuto il vero amore!"
Ricordava di avergli risposto con una frase che sentiva di condividere ancora:
"Conoscere il vero amore e perderlo poco dopo è molto più doloroso che non conoscerlo mai".
E poi aveva citato i versi di un poeta delle terre dei Keltar, che aveva però scritto le sue opere in lingua latheari, sia antica che moderna.
Non esser mai, non esser mai, ma meno morte che non esser più...
La mancanza era un sentimento più forte dell'assenza.
L'assenza è un non esserci, la mancanza è un venir meno... non è la stessa cosa.
Ricordava che nei giorni in cui aveva perduto Masrek per la prima volta, il vecchio priore Mollander, che era stato il suo istitutore, le aveva raccontato un aneddoto:
"Una volta partecipai al funerale di una persona morta prematuramente. Tutti piangevano, e anche io piansi. Un novizio allora mi rimproverò dicendo: <<Padre, perché piangete? La sua anima è ora in Paradiso!>> ed io gli risposi: <<Non è per i morti che io piango, ma per i sopravvissuti>>"
Fu allora che Ellis si era resa conto, in modo chiaro, che il vero dolore era quello di chi sopravviveva.
Ora non ci sono né Bial né Mollander a cercare di dare un senso al mio dolore.
Non aveva più spalle su cui piangere, e l'unica ragione che la teneva in vita era la vendetta.
Ma quando la vendetta diventa l'unica ragione di vita, tanto vale che si scavino due tombe, una per il nemico e una per se stessi.
Ripensò alla sua vita.
Avevo solo sedici anni quando io e Masrek facemmo l'amore, vicino a una yurta, al limitare della steppa, in un mondo che non esiste più.
Quando rimasi incinta, lui mi implorò di abortire, ma io non l'avrei fatto per nessuna ragione al mondo.
Per questo aveva dovuto trovare un marito e sposarlo il prima possibile.
Ho sposato mio cugino Elner e ho dato a mio figlio il suo nome, ma non bastava questo per far credere che il bambino fosse veramente suo.
Poi era accaduto quello che lei chiamava "Tutto il male", nell'anno della Primavera di Sangue.
Mio padre partì per la guerra, Fuscivarian avvelenò mio nonno e mio marito, Masrek fuggì e si fece credere morto, mia madre si suicidò per il dolore... avrei potuto salvarla, avrei potuto salvare anche tutti gli altri, se solo Masrek fosse rimasto al mio fianco!
Senza di lui, le rimaneva solo il potere. A soli diciotto anni era diventata l'imperatrice reggente.
Ho governato per vent'anni col pugno di ferro. I legionari tremano ancora al solo vedermi.
Poi c'era stato il pentimento, ed un lungo cammino di redenzione.
Ho rinunciato al trono, al potere, allo sfarzo, alla mia reggia, e sono andata in esilio in questa terra fangosa, dove il sole è pallido.
Aveva ritrovato suo padre ed aveva appreso che Masrek era ancora vivo.
Raggiungemmo il castello in armi, ma non mi accorsi quando vidi lui, o lo rividi. Sentii due occhi consumarmi...
E poi la sua voce.
"Eccola! Così bella. Così fredda. Come un mattino di primavera ancora legato al gelo dell'inverno"
Era stato come se tutti quegli anni non fossero mai passati.
Non importava niente che lui avesse una moglie e un altro figlio. Si erano amati di nuovo, questa volta in una baita ai piedi delle montagne, e dopo lui le aveva domandato:
"In tutti questi anni, cos'hai detto alle tenebre nelle amare veglie notturne, quando tutta la terra sembrava contrarsi e i muri della tua dimora ti si stringevano addosso, come una gabbia che cercasse di irretire qualcosa di selvaggio?"
"Ho tenuto sempre accesa una piccola fiamma, Masrek, e ho maledetto l'oscurità"
"Tu sei la mia rosa d'inverno, la prima e l'ultima, prima che tutto svanisca"
Solo ora Ellis capiva il senso di quelle parole.
Oh, Masrek, tu eri un poeta, non un soldato. Non avrei dovuto lasciarti combattere.
Ma ormai a nessuno importava più nulla di lui, nemmeno a loro padre, né a loro figlio, né a Marvin.
E adesso non importa a nessuno nemmeno di me...
Una sola cosa la teneva in vita.
Un'unica missione, un'unica direzione, un'unica vendetta.
Gothian.
N.d.A.
Ellis Eclionner è rappresentata da Eva Green nel ruolo di Morgana in "Camelot".
Le immagini di Ellis e Masrek da giovani sono tratte dalla serie tv "I figli di Dune", e ritraggono Ghanima e Leto Atreides.
Il testo contiene una citazione da Giovanni Pascoli, un'altra citazione dal Signore degli Anelli e una terza citazione dalla canzone Ginevra di Marco Ongaro.
domenica 2 dicembre 2012
Origine del genere fantasy
Il genere fantasy nasce come una rielaborazione narrativa degli argomenti e dei temi contenuti nella mitologia, nelle fiabe, nei poemi epici e cavallereschi e nei romanzi d'avventure.
Passiamo brevemente in rassegna questi generi che hanno fornito al fantasy una miniera da cui attingere per le ambientazioni, i personaggi e le tematiche.
1) La mitologia. Nella civiltà occidentale europea ci sono almeno tre mitologie fondamentali che hanno trovato infinite rielaborazioni nella letteratura. La mitologia classica greco-romana, la mitologia celtica e la mitologia germanica.
2) La fiaba. E' una narrazione nata dalla tradizione popolare, sotto forma di racconto caratterizzato dalla presenza di personaggi inventati, spesso sovrumani o non umani, come fate (tradizione celtica), maghi, orchi, elfi (tradizione germanica), semidei ed eroi (tradizione classica).
3) I poemi epici. Sono poemi che si basano sulle gesta militari o collegate ad eventi militari, in una cornice tematica e valoriale tradizionalistica caratterizzata da forte religiosità, patriottismo ed esaltazione dei legami familiari, conunitari e militari. Nella tradizione classica abbiamo la triade fondamentale: Iliade, Odissea ed Eneide. Nella tradizione cristiana abbiamo le Chancons de geste (come la Canzone di Orlando) e nella tradizione germanica abbiamo il Nibelungenlied (Canto dei nibelunghi) e il Beowulf (epico-mitologico)
4) I poemi cavallereschi. Rispetto ai poemi epici, i poemi cavallereschi, pur trattando le gesta dei cavalieri (e quindi avendo una forte base militare) mostrano più attenzione nei confronti dell'avventura, dell'amore cortese, degli elementi fiabeschi e di fantasia.
5) I romanzi d'avventure. Sono forme narrative lunghe, che trattano avventure, prevalentemente inventate e di fantasia, in uno sfondo che può essere storico, mitologico, fiabesco o cavalleresco.
Mentre i temi della mitologia classica dominano la letteratura europea anche in età cristiana, specie durante l'umanesimo, il rinascimento e il neoclassicismo, tutti gli altri elementi trovano una valorizzazione e una tendenza alla fusione nel periodo del romanticismo.
Il romanticismo, specie quello germanico e anglosassone, mostra una grande attenzione verso le mitologie nordiche, le fiabe, i poemi epici e cavallereschi e i romanzi di avventure, contribuendo a creare un immaginario collettivo che colora di leggenda e di fiaba il medioevo epico e cavalleresco.
Il Medioevo viene come reinventato in età romantica, trasformandosi in un mondo molto diverso da ciò che fu nella realtà.
Questo immaginario diventa, all'incirca a metà dell'Ottocento, la materia per un nuovo genere di romanzi, che si discosta dal realismo e dà vita ai primi esempi di genere fantasy per ragazzi.
Nel 1865, "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carrol può essere considerato un prototipo di romanzo fantasy, così come, nei primi del Novecento, "Il meraviglioso mago di Oz" di L.F.Baum o "Le avventure di Peter Pan" di James M. Barrie.
Il primo romanzo fantasy per adulti è però considerato "The gods of Pegana" (1905) di Lord Dunsteny, autore anche di "The king of Elfland's daughter".
Da quel momento incomincia l'interesse per questo genere letterario ormai canonizzato all'interno della forma del romanzo.
Il secondo autore di romanzi fantasy (ma non solo di quelli) è H.P. Lovecraft, di cui va ricordato il ciclo dei "Miti di Cthuhlu" del 1925.
Si noti come il genere fantasy nasca nelle letteratura in inglese, sia britannica che americana.
Il terzo autore è R.E.Howard, autore del celebre "Conan il Cimmero" che ha poi ispirato una serie di altri romanzi e film con lo stesso protagonista.
Il quarto autore merita una trattazione a sé, in quanto è da molti considerato il vero fondatore del genere fantasy, per quanto lui non si ritenesse tale: sto parlando naturalmente di J.R.R. Tolkien, di cui parlerò la prossima volta.
sabato 1 dicembre 2012
Gothian. Capitolo 132. Bial e Ulume decidono le prossime mosse
La corte di Bial l'Eunuco presso la fortezza della Vedetta Lathearica era ormai diventata il centro degli intrighi di tutti coloro che si stavano impegnando nel gioco del Trono per deporre l'usurpatrice Marigold di Gothian.
Dalla cima della Vedetta Lathearica, Bial poteva vedere il Regno dei Keltar a nord e l'Impero dei Lathear a sud.
Passava molto tempo a meditare in quel luogo, da cui gli pareva di giocare una partita a scacchi sull'intero Continente Centrale.
Nessun Eclionner è rimasto nella capitale. Per la prima volta dopo mille anni, a Lathena non c'è neanche un esponente della Dinastia.
Era il momento migliore per impadronirsi del potere.
I processi per eresia ai sacerdoti della Grande Canonica sono stati l'ennesimo errore di Marigold: mi ha regalato nuovi potenti alleati.
Uno di essi era proprio davanti a lui.
Padre Ulume, il nuovo Priore della Grande Canonica, era furente di rabbia contro l'imperatrice.
<<La situazione sta precipitando, Bial. Dobbiamo agire prima che Marigold dia inizio a roghi!>>
La richiesta era legittima, specie considerando che bisognava approfittare dell'assenza di Elner XI.
<<La flotta dei pirati è pronta, Ulume, e attende solo un mio ordine per attaccare Lathena via mare, ma per quanto riguarda le truppe di terra, io non posso sguarnire le mie difese>>
Anche questa era una argomentazione non eludibile.
Ulume allora decise di mostrare il suo asso nella manica:
<<Il mio popolo, i Neri del regno di Jandola, sono pronti ad invadere l'Impero da sud>>
A quella notizia, Bial si illuminò.
<<Finalmente! Allora ci muoveremo in contemporanea. I pirati assedieranno Lathena via mare ed i Neri via terra. Prenderemo Marigold per fame e per sete!>>
Ulume era egualmente determinato, ma pose delle condizioni:
<<Dopo che avremo preso la città, dovremo spartirci le cariche e il bottino. Io voglio essere nominato Sommo Sacerdote, e per il mio popolo, voglio che le foreste equatoriali siano cedute al Wekht di Jandola>>
Bial allora rilanciò:
<<In tal caso pretendo la nomina a Primo Ministro e Reggente nell'attesa che si decida chi dovrà salire al Trono imperiale>>
Il sacerdote annuì:
<<Allora siamo d'accordo. Entro la settimana, l'attacco incomincerà>>
N.d.A.
Bial l'Eunuco è rappresentato da Bill Kaulitz.
Padre Ulume è rappresentato da Mace Windu.
venerdì 30 novembre 2012
Il genere fantasy: definizione e distinzioni
Non è facile definire il concetto di "genere fantasy" e individuare il momento in cui è nato, distinguendosi dalla categoria del "fantastico". Quello che va detto subito è che il "fantasy" e il "fantastico" non sono lo stesso genere di letteratura, e secondo molti nessuno dei due è una sottocategoria dell'altro. Di conseguenza il termine non può essere tradotto in italiano, perché nella nostra lingua sta ad indicare un altro genere, che è, come si è detto, il "fantastico" secondo la definizione che ne ha dato Todorov nel fondamentale testo "La letteratura fantastica".
Secondo la definizione di Todorov, il "fantastico" è un genere che si manifesta quando, in uno scenario realistico (e quindi in un mondo che è decisamente il nostro) avvengono fenomeni che non possono essere spiegati dal punto di vista scientifico e quindi rientrano nel sovrannaturale.
Si noti quindi la differenza di base tra il "fantastico" e il "fantasy": mentre il "fantastico" deve essere ambientato nel mondo reale, per quanto pervaso da anomalie, il "fantasy" si svolge principalmente in un mondo per lo più inventato.
Per esempio ne "Il mago di Oz", uno dei primi fantasy per l'infanzia, l'azione, pur iniziando e concludendosi nel nostro mondo, si svolge prevalentemente in un mondo di fantasia.
Può succedere però che un romanzo fantasy si mascheri da romanzo storico, e quindi si ambienti in un luogo del passato, apparentemente reale, che però è ricostruito in modo fiabesco o mitologico e dunque è "per lo più" inventato.
E' il caso, per esempio, dei romanzi ispirati al ciclo di re Artù, di cui ho parlato nei giorni scorsi.
Quindi, alla luce di queste premesse, possiamo definire il fantasy come quel genere letterario ambientato prevalentemente in un mondo per lo più inventato che abbia determinate caratteristiche per distinguerlo anche dalla fantascienza.
In base a questa definizione possiamo dire che nel "fantastico" rientrano i sottogeneri del "gotico" e dell'horror (romanzi dell'orrore), anche se può avvenire una contaminazione di questi sottogeneri con il fantasy. Per esempio, perdonatemi la pubblicità nemmeno troppo occulta, il mio romanzo "Gothian" è un fantasy con caratteristiche gotiche. Nella foto si può vedere il castello di Gothian, nome scelto proprio per sottolineare la coloritura gotica del mondo fantasy in cui il romanzo è ambientato.
Ora bisogna però individuare le caratteristiche che distinguono il fantasy dalla fantascienza.
La fantascienza ha come caratteristica fondamentale l'impatto di una scoperta scientifica o tecnologica sul mondo in cui si svolge la narrazione, che può essere sia il nostro mondo, prevalentemente nel futuro, sia un mondo inventato.
La differenza con il fantasy balza subito all'occhio.
Nel fantasy infatti la scienza e la tecnologia sono arretrate e simili a quelle che esistevano nelle età pre-moderne della nostra storia.
Per compensare l'arretratezza scientifico-tecnologica, nel fantasy spesso, ma non sempre, è ammessa la presenza della magia.
Dunque le due caratteristiche basilari del fantasy sono:
1) l'ambientazione prevalente in un mondo per lo più inventato.
2) il fatto che quel mondo sia caratterizzato da una arretratezza scientifico-tecnologica spesso compensata dalla magia.
Nei prossimi giorni parlerò dell'origine del fantasy e della sua evoluzione nel tempo.
Chi tra voi ama il genere fantasy? Quale romanzo fantasy è il vostro preferito?
giovedì 29 novembre 2012
Gothian. Capitolo 131. Marvin discute col Consiglio riguardo alla guerra.
<<Onorevoli lords, ho riflettuto attentamente su ogni vostro intervento ed esprimo il mio parere sulla questione della guerra al Conte di Gothian>>
Marvin fece una pausa osservando, da capotavola, tutti i duchi, i capiclan e i sacerdoti che facevano parte del suo Consiglio privato. I più avrebbero voluto porre fine alla guerra, dal momento che il conte Fenrik si era ritirato a nord delle montagne, per consolidare il suo potere sul Regno degli Alfar.
<<Non dobbiamo farci illusioni, né adagiarci sugli allori, perché la ritirata dell'esercito di Gothian è solo temporanea. Serve al Conte Fenrik per portare a termine il cosiddetto ordine 666, che prevede la trasformazione di tutti gli Alfar in vampiri, per creare un nuovo esercito con cui invadere poi il nostro regno. Per questo motivo noi Keltar dobbiamo intervenire subito per impedirgli di portare a termine questo abominevole progetto!>>
I consiglieri non parvero entusiasti di quelle parole. I loro volti erano gravi, le espressioni serie e dubbiose,
non si sentiva volare una mosca.
<<Più tempo stiamo qui a tergiversare, più tempo avrà Lord Fenrik per preparare un esercito invincibile! Dobbiamo colpirlo ora che è debole, e se andremo in aiuto agli Alfar, loro saranno dalla nostra parte e si uniranno a noi per scacciare gli invasori Albini!>>
Di nuovo i consiglieri si chiusero nel loro ostinato mutismo.
Marvin si rivolse al suo principale sostenitore e amico, Lord Ywain de Bors, divenuto Duca di Amnisia dopo la condanna di suo padre Gallrian per tradimento.
<<Lord Ywain, come devo interpretare il vostro silenzio?>>
In genere il Duca di Amnisia si rivolgeva a Marvin chiamandolo per nome, ma in Consiglio questo sarebbe stato inappropriato:
<<Maestà, le nostre recenti vittorie sono state ottenute anche grazie a determinati elementi favorevoli: combattevamo in un terreno conosciuto, in formazione difensiva e con la presenza di fortificazioni e di alleati come i licantropi o le truppe Lathear guidate dal vostro compianto padre e da vostro fratello. Ora tutti questi fattori sono venuti meno, e il Conte Fenrik, ritirandosi in tempo, è riuscito a salvare gran parte del suo esercito, che già ora è numericamente superiore al nostro. Detto sinceramente, Sire, non siamo nelle condizioni di condurre un'offensiva militare in territorio straniero>>
Marvin si aspettava che quell'obiezione fosse mossa da altri, non dal suo amico. Così facendo, il duca lo aveva già messo in minoranza prima ancora di un pronunciamento dei consiglieri della fazione avversa.
<<Sephir Eclionner sta arrivando in nostro aiuto con dieci legioni imperiali>>
Questo non piacque a nessuno.
In particolare non piacque al Duca di Floriana, Lord Idex d'Estin-Ferrat.
<<Maestà, non possiamo consentire a dieci legioni imperiali di entrare nel Regno dei Keltar! La nostra indipendenza sarebbe in grave pericolo! Già vostro fratello, l'imperatore, proclama apertamente che il nostro, secondo lui, è un "regno vassallo"... se a questo ci aggiungiamo la presenza di vostro nonno con dieci legioni, allora diventeremmo ancora peggio di un regno vassallo: ci ridurremmo ad una provincia!>>
Mormorii di approvazione giunsero da tutta la fazione tradizionalista, di cui il Duca di Floriana era il capo.
Marvin lo fissò per alcuni istanti:
<<Lord Idex, mio fratello tornerà a Lathena e mio nonno ha come unico obiettivo quello di punire Fenrik per vendicare la morte di mio padre. Vorreste forse impedirglielo?>>
Il silenzio cadde nuovamente nella stanza.
Il Cancelliere Kenneth Howard si alzò per prendere parola.
<<Vostra Maestà, propongo il seguente compromesso. Noi permetteremo a Sephir Eclionner di transitare sul nostro territorio, ma non lo seguiremo. Le nostre truppe rimarranno qui a proteggere il Regno dei Keltar>>
Marvin osservò l'anziano dignitario:
<<Lord Cancelliere, da come parlate sembra che a me non importi nulla del mio regno e del mio popolo. Cosa devo dimostrarvi ancora per convincervi che sono un Vorkidian e un Keltar, e che la salvezza di questo regno è la mia principale preoccupazione? >>
Vide che i capiclan non si esprimevano, forse in attesa di ascoltare il parere dei druidi.
Fece cenno al druido Gwydion, suo amico d'infanzia.
<<Sire, persino il grande Vorkidex sbagliò, nel voler combattere in campo aperto. E fu ucciso da un Eclionner! Questo mi porta a dire, parafrasando un famoso verso, che dobbiamo temere i Lathear, anche quando portano doni!>>
Marvin si sentì improvvisamente stanco:
<<Preferisci fidarti di Fenrik? Vuoi concludere un armistizio con lui? Volete, tutti voi, siglare un nuovo patto col Diavolo? E allora, fatelo, ma senza di me!>>
Il silenzio era di nuovo così totale che si sentiva, da fuori, il rumore della pioggia.
A sorpresa si alzò a parlare Igraine Canmore di Logres.
<<Onorevoli lords, vi ho ascoltato in silenzio per due settimane. Ora ho solo due domande.
Come è possibile che nessuno di voi senta il dovere morale di impedire lo sterminio degli Alfar?
Avete bisogno che sia una donna, anzi una ragazza, e per giunta orfana di guerra, a ricordarvi il vostro dovere?>>
I consiglieri si guardarono tra di loro, stupefatti.
I Duchi apparivano scandalizzati, ma i capiclan incominciarono ad assentire.
Il duca di Floriana sbottò:
<<Io non ho mai preso l'impegno di salvare gli Alfar! Dov'erano gli Alfar quando noi siamo stati sottomessi dagli Eclionner? Rispondimi, ragazza!>>
Igraine non si lasciò intimidire:
<<Il fatto che gli Alfar abbiano sbagliato in passato non autorizza a sbagliare anche noi.
Ora la campana della morte suona per loro, ma domani per chi suonerà?
Se lasciate che il Conte di Gothian trasformi tutti gli Alfar in vampiri, le prossime prede dei vampiri saremo noi!>>
Il Cancelliere Howard le puntò un indice contro:
<<Voi fate dell'inutile allarmismo, lady Igraine! Vi consiglio di valutare meglio la nostra prudenza!>>
Igraine scosse il capo:
<< La vostra non è prudenza, non è saggezza... la vostra, miei lords, è solo vigliaccheria!>>
Nel pandemonio che seguì, Marvin, compiaciuto, notò che i capiclan stavano applaudendo.
Si alzò per parlare ser Angus Canmore, capoclan delle Highlands e cugino di Igraine.
<<Lady Igraine ha ragione! Ci stiamo comportando da codardi. Prima avevamo la scusa di aspettare il Principe Promesso, ma ora che lui è qui cosa facciamo? Ci rintaniamo nelle nostre buche come dei ratti? Se i Lathear di Sephir Eclionner dovessero sconfiggere, da soli, i vampiri di Fenrik di Gothian, noi saremmo coperti di vergogna e non avremom più il diritto a guardarli da pari a pari. E se dovessero essere sconfitti dal conte, allora non ci sarebbe più alcuna salvezza per noi! Ma non capite? Fenrik vuole farci fuori uno alla volta! E lo fa perché noi glielo permettiamo!>>
Gli altri capiclan applaudirono, e poi si aggiunsero alcuni duchi.
Marvin li conteggiò e scoprì di avere di nuovo la maggioranza in Consiglio:
<<Ben detto, ser Angus! Quando i Lathear arriveranno qui, io chiamerò all'appello le truppe di tutti i clan del Regno e dei duchi, per fermare i demoni di Gothian. Chi avrà paura di affrontarli, rimanga pure a casa, ma non si lamenti poi se la vergogna o la disgrazia cadranno su di lui!>>
N.d.A.
Marvin Vorkidian è rappresentato da Jonathan Rhys-Meyers nei panni di Enrico VIII ne "I Tudor".
Lord Ywain de Bors è rappresentato da Henry Cavill nei panni di Charles Brandon, duca di Suffolk, ne "I Tudor"
Igraine Canmore di Logres è rappresentata da Sophie Turner nei panni di Sansa Stark me "Il trono di spade".
mercoledì 28 novembre 2012
Camelot: tutti i volti di un mito intramontabile.
"Queste cose non furono mai, ma sono sempre", così si espresse un antico scrittore riguardo ai miti.
Il mito di Camelot non fa eccezione.
Da Geoffrey di Monmouth a Chretien de Troyes, da Dante a Thomas Malory, dall'età romantica a quella contemporanea, dai romanzi fantasy di Marion Zimmer Bradley agli innumerevoli film e serie tv sull'argomento, tutti gli autori che hanno successivamente elaborato la loro versione dei fatti e che continuano a farlo, hanno scelto questo mito perché in questo mito c'è tutto.
"Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, le audaci imprese" e non solo.
Le donne: Ginevra e Morgana. I cavalieri: Artù e Lancillotto. L'arme: l'ordine della Tavola Rotonda.
Gli amori sono quelli contrastati, che per realizzarsi vanno contro ogni ostacolo, comprese le leggi umane e divine. La prima storia è ben nota: Ginevra tradisce Artù con il migliore amico di lui, Lancillotto, il primo dei cavalieri della tavola rotonda, quello senza macchia. E' l'adulterio più famoso della storia della letteratura (assieme a quello di Elena e Paride) ripreso poi dalla pittura, dalla musica, dal teatro, dal cinema e dalla televisione. La versione cambia a seconda di come viene reso il personaggio di Ginevra.
E' la dolce Julia Ormond nel classico "Il Primo Cavaliere" con Sean Connery e Richard Gere, nei panni di Artù e Lancillotto? In questo caso prenderemo sicuramente le parti di Ginevra.
Oppure è l'intrigante Lena Headey, una Ginevra maliziosa nella serie tv "Merlin". L'attrice è nota anche come la regina di Sparta in "300" e la perfida Cersei Lannister ne "Il trono di spade". (Per chi segue il mio romanzo, Lena Heady è uno dei due volti che ho scelto per Marigold di Gothian, l'altro è Charlize Theron in "Biancaneve e il cacciatore")
Riguardo a Ginevra, segnalo la bellissima canzone suggeritami da una lettrice (grazie Kika): "Ginevra" di Marco Ongaro.
http://www.youtube.com/watch?v=mg-iNxSdA6w
Interessante è la rivisitazione del ruolo di Ginevra nel film "King Arthur" con Keira Knightley .
Ma il vero scandalo è l'incesto tra Artù e Morgana. (Qui sotto vediamo Eva Green nella serie televisiva "Camelot". Eva Green è anche uno dei volti che ho dato ad Ellis Eclionner nel mio romanzo)
La letteratura è comprensibilmente imbarazzata nel trattare questo argomento. Lo è a tal punto da attenuare il grado di parentela. Morgana infatti è solo sorellastra di Artù, essendo nata dal primo matrimonio della regina Igraine con Gorlois di Cornovaglia. Ma non basta. Alcuni autori decidono di sdoppiare il personaggio di Morgana, per attenuare il tabù. E così viene creata Morgause, che di Artù e Morgana è solo la zia, in quanto sorella minore della loro madre.
Il Malory attribuisce a Morgause tutte le colpe.
Ci vorranno quattro secoli per arrivare al giusto compromesso, genialmente ideato da Marion Zimmer Bradley ne "Le nebbie di Avalon"da cui poi è stato tratto il film omonimo.
Ne "Le nebbie di Avalon" infatti l'incesto è involontario e inconsapevole. Morgana e Artù sono vittime di un vero e proprio complotto politico-religioso orchestrato da Viviana, la Dama del Lago e penultima Signora di Avalon (eccellente l'interpretazione di Anjelica Houston) nonché sorella maggiore di Igraine e di Morgause. Viviana e Merlino vorrebbero generare, dall'unione di Morgana e Artù, una stirpe reale invincibile, in grado di scacciare i Sassoni e di ripristinare il politeismo dei druidi.
La colpa viene quindi "spalmata" su tre personaggi.
Riassumendo: 1) Viviana crea l'occasione per l'incesto. 2) Morgana lo commette senza rendersene conto e poi, disgustata, fugge dall'altra zia. 3) Morgause aiuta Morgana a partorire e poi la convince ad affidarle il figlio della colpa, Morded, facendolo crescere nell'odio verso Camelot, per sete di potere e vendetta.
La colpa viene quindi "spalmata" su tre personaggi.
Riassumendo: 1) Viviana crea l'occasione per l'incesto. 2) Morgana lo commette senza rendersene conto e poi, disgustata, fugge dall'altra zia. 3) Morgause aiuta Morgana a partorire e poi la convince ad affidarle il figlio della colpa, Morded, facendolo crescere nell'odio verso Camelot, per sete di potere e vendetta.
L'altra soluzione, che ricorre maggiormente nei film e nelle serie tv, è invece quella di dare tutta la colpa a Morgana, presentandola come una incantatrice, una fata malevola e invidiosa, assetata di potere.
Grande al riguardo è l'interpretazione di Morgana da parte di Helena Bonham Carter nella miniserie televisiva "Merlin" del 1998.
L'altro grande classico che vede Morgana come la cattiva in assoluto è il film "Excalibur".
Morgana concepisce volontariamente e premeditatamente il figlio Mordred per poi allevarlo e istigarlo al parricidio.
Il personaggio di Mordred ripropone un altro topos della letteratura di tutti i tempo, il parricidio,
A differenza però del parricidio inconsapevole di Edipo, di quello indiretto di Amleto (che uccide il marito della madre, risposatasi con lo zio) e di quello ancora più mascherato di Ivan Karamazov, quello di Mordred nei confronti di Artù è non solo consapevole e volontario, ma addirittura premeditato.
Va detto che ne "Le nebbie di Avalon" il personaggio di Morded appare più che altro una vittima delle ambizioni della zia Morgause.
La sete di potere di Morgause porta Mordred a crescere nell'odio verso il padre e verso la perfezione del suo regno
Se Camelot è il simbolo del governo ideale (si usò questo termine persino per parlare della presidenza di John Kennedy) , Mordred diventa il simbolo della corruzione, che porta il regno ideale alla rovina.
Una lettura antropologica vede in primo luogo la punizione del tabù infranto da Artù e Morgana, a prescindere dalla loro maggiore o minore consapevolezza nel momento dell'amplesso.
Una lettura religiosa vede in Mordred la punizione della magia, personificata da Merlino, Viviana e Morgana: il druido pagano, la grande sacerdotessa di Avalon e la Fata bellissima e ambiziosa, unica sopravvissuta nel gran finale e pertanto destinata a diventare anche l'ultima Signora di Avalon,
La distruzione di Camelot, che era iniziata con la fuga di Ginevra e di Lancillotto e con la dispersione dei cavalieri della tavola rotonda nella ricerca del Graal, simbolo dell'Utopia, si compie (come nell'Iliade), con un duello e un tradimento. La battaglia di Camlann vede Artù e Morded fronteggiarsi e infine uccidersi a vicenda. L'epica e la tragedia si uniscono in un gran finale dove muoiono tutti, tranne Morgana, a cui spetta il compito di portare Artù morente ad Avalon.
L'immagine della barca che porta Morgana e Artù ad Avalon, è carica di simboli e singificati: la magia che svanisce nella nebbia, l'utopia che fallisce, il paganesimo che muore, l'età della cavalleria che lascia il posto all'età mercantile, la fine della civiltà cortese e di quella romantica, la dissolzione di tutti i sogni, che come si sa, muoiono all'alba.
Iscriviti a:
Post (Atom)