venerdì 3 novembre 2017

Another view over Tolkien's world

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Sotto, Minas Ithil prima che diventasse Minas Morgul

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Map of Isengard | by Daniel Reeve

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Map of Hobbiton

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Gondolin

Gondolin by Christophe Vacher




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I due Alberi di Valinor

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La caduta di Numenor

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mercoledì 1 novembre 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 85. Sorridere e, sorridendo, assassinare

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C'erano momenti, molto distanti nel tempo l'uno dall'altro, in cui il vecchio Romano Monterovere, patriarca dell'omonima famiglia, minacciava di sorridere. In realtà non sorrideva mai, ma anche solo l'ipotesi di un suo sorriso era qualcosa di terribile a vedersi.
Già da molti anni Romano, nonostante la cura maniacale del suo aspetto, appariva come un uomo interminabilmente sopravvissuto a se stesso.
Non si trattava di un decadimento fisico, anzi, il suo portamento era rimasto imponente e i suoi tratti quasi teutonici lo facevano assomigliare ad attori come Charles Dance, che sarebbe assurto alla gloria presso il grande pubblico nel ruolo di lord Tywin Lannister in Games of Thrones.
Il problema di Romano, più che la vecchiaia, era l'ipocondria, ossia la paura delle malattie, che in lui aveva trovato un naturale sbocco in una sorta di farmacofilia, una specie di impasticcamento con medicinali regolarmente prescritti e mutuabili.
Quando il novantenne capofamiglia dei Monterovere voleva concedersi un po' di "sballo", aumentava la dose prescritta dei vari antidolorifici ed entrava in una dimensione parallela.
Lui, che era sempre stato austero e di poche parole, assumeva un atteggiamento vagamente derisorio nei confronti del mondo intero.
Una volta suo nipote Riccardo, durante una delle visite di rito, si accorse di quell'elemento nuovo:
<<Nonno, stai per caso sorridendo?>>
Si sarebbe potuto definire un "Monna Lisa's smile":
<<Certo, sorrido, perché sorridere io so, e sorridendo, assassinare>>
Riccardo rimase stupefatto:
<<Ma è l'Enrico VI di Shakespeare! Sono le parole pronunciate da Riccardo di York, Duca di Gloucester e futuro re Riccardo III. Come fai a conoscere quest'opera?>>
Il vecchio gongolava:
<<Mia sorella Anita, la tua cara prozia, ama recitare. Sarebbe stata una grande attrice. Come insegnante era sprecata>>
Frase infelice, dato che i genitori di Riccardo erano insegnanti:
<<Un tempo si sarebbe detto il contrario. L'insegnamento era un incarico di prestigio. La recitazione era disdicevole>>
Romano assunse un tono sprezzante:
<<Quindi adesso è mio nipote a rimpiangere "il bel tempo andato"?>>
Riccardo era sempre più confuso:
<<No, io... ma, ti rendi conto che saranno almeno dieci anni che una nostra conversazione non si protrae per più di venti secondi?>>
Il vecchio fece spallucce:
<<Tu hai sempre preferito l'altro nonno, il "grande" Ettore Ricci! Lui sì che sapeva sorridere e, sorridendo, assassinare! Se le storie sul suo conto sono vere, ti sei scelto proprio un bel modello!>>
Il nipote preferì ignorare le insinuazioni sul conto dell' "altro nonno" e si concentrò su quello che aveva davanti:
<<Solo perché tu mi snobbavi>>
Romano si schermì:
<<No... io cercavo solo di stare al mio posto. Ettore Ricci non era il tipo da dividere qualcosa con qualcuno, tanto meno l'affetto di un nipote, ma ora che il "grand'uomo" è morto, sento di poter dire la mia>>
Riccardo era sempre più a disagio:
<<Avresti potuto dirla anche prima. Anzi, avresti dovuto! Credevo che non ti importasse nulla di me. Eppure sono l'unico dei tuoi nipoti a portare il tuo cognome>>
Romano accentuò il suo ghigno beffardo:
<<Il cognome è solo una parola e le parole sono vento. Niente di più. Ma a tua nonna, la Contessa Orsini, non piacerebbe questa frase. In ogni caso, se proprio ti interessano i miei pareri, c'è tempo per recuperare>>
In realtà era proprio il tempo che mancava:
<<Lo sai che partirò per Milano tra pochi giorni e starò a via a lungo. Per diciannove anni ho atteso un tuo cenno di affetto e ora che finalmente arriva, seppur in maniera ambigua, devo partire>>
Il vecchio fece di nuovo spallucce:
<<Non preoccuparti per questo. E' passato da un pezzo il tempo dei rimpianti, benché ci sia poco da rimpiangere, in questa breve eternità che è la vita>>
Quel misto di fatalismo e poesia era del tutto anomalo:
<<Be', se hai qualche consiglio da darmi, forse questa è l'ultima occasione>>
Lui lo fissò con quegli occhi chiari che un tempo avevano riflesso il colore dell'oceano nel Golfo di Aden, ai tempi della Guerra d'Abissinia:
<<Se proprio vuoi qualche consiglio, credo di potertene dare almeno tre... ma devi essere pronto ad accettare una dura verità>>
Riccardo non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un motto latino:
<<Amicus Plato sed magis amica veritas. Di' pure la tua senza timore>>
Romano annuì, sempre con quel sorriso sbilenco:
<<Tu sei un'anima perennemente insoddisfatta, com'era Ettore, che non si accontentava mai. Ma a volte bisogna sapersi accontentare. Guarda ciò che hai, non quello che non hai! E voltati indietro, ogni tanto! E poi vai avanti per la tua strada senza guardare cosa fanno gli altri>>
Forse furono i migliori consigli che Riccardo Monterovere ricevette mai durante tutta la sua giovinezza, ma se ne sarebbe accorto troppo tardi, quando ormai il tempo aveva portato con sé danni irreparabili.