venerdì 10 novembre 2017

I Sidhe, all'origine della leggenda di Faerie, il mondo delle fate celtiche

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Sidhe (ʃiːə, approssimativamente scii), in italiano scide, è la parola gaelica che indica il popolo fatato, chiamato anche piccolo popolo, composto da follettifateelfignomi, ecc. La traduzione letterale è popolo delle Colline.[1]
Il Sidhe è, in alternativa, l'oltretomba celtico, detto anche Annwyn: un mondo felice, parallelo a quello umano, che può essere interpretato sia come l'habitat invisibile in cui dimora appunto il «buon Popolo», o «piccolo Popolo» che dir si voglia, o più semplicemente come l'immagine evocativa del mondo spirituale.

Nel Galles i Sidhe sono conosciuti col nome di Tylwyth Teg , di cui ho già trattato in un post precedente https://voxcalantisindeserto.blogspot.it/2017/10/i-tylwyth-teg.html

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La leggenda

Daoine Sidhe (si pronuncia diine scii) è il nome assunto dai Túatha Dé Danann (discendenti della Dea Danu) quando i Milesi (invasori dell'Irlanda) li respinsero sottoterra. Loro re era Finvarra, che da quel giorno regna nel suo palazzo sotto la collina fatata di Knockma. La loro abilità nel gioco degli scacchi è leggendaria e nessun essere umano è mai riuscito a batterli, lo stesso Re Finvarra ha tale titolo poiché è il più bravo giocatore di scacchi fra di loro. Finvarra è conosciuto anche come donnaiolo e spesso si reca sul piano terreno per rapire donne mortali.
Quando i Túatha Dé Danann, antichi sovrani dell'Irlanda arcaica, si allontanarono dall'isola, non si sa bene dove si diressero: c'è chi afferma che la loro migrazione li portò dalle coste fino all'entroterra, in un posto chiamato Færie, con una conseguente integrazione culturale, e chi sostiene invece che tornarono nell'isola da cui arrivarono.
Ma le leggende li mistificano come un popolo fatato e semidivino dell'Annwyn (l'aldilà celtico) i cui membri, immortali e potenti maghi, partecipavano a eterni banchetti in luoghi fuori dallo spazio e dal tempo, collocati spesso all'interno degli antichi tumuli o in prossimità di dolmen o dei laghi, oppure danzavano sotto la luna.
La magia di questi luoghi sacri ne rievocano infatti lo spirito. Si narra che le fate Fairies e gli elfi siano tutto ciò che resta dei Tuatha de Danaan, guardiani dei laghi irlandesi e scozzesi.
Un riferimento esplicito al piccolo popolo di Faerie o Feeria si trova nel racconto di J.R.R. Tolkien Il fabbro di Wootton Majors pubblicato per la prima volta nel 1976, nel volume Albero e foglia

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Cronaca

In Italia è stato redatto una sorta di fascicolo contenente presunti avvistamenti di esseri e creature fatate nei boschi dell'Appennino da parte della Guardia Forestale.[2]

Note

Bibliografia

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