sabato 8 marzo 2014

Cosa significa "meme"? Cosa sono i "memes" di Internet e di Facebook?



Il concetto di meme nasce nell'ambito della psicologia cognitiva, che lo definisce come una entità consistente in una informazione riconoscibile dall'intelletto, relativa alla cultura umana che è replicabile da una mente o un supporto simbolico di memoria, per esempio un libro, ad un'altra mente o supporto.
In termini più specifici, un meme sarebbe "un'unità auto-propagantesi" di evoluzione culturale, analoga a ciò che il gene è per la genetica quindi un elemento di una cultura o civiltà trasmesso da mezzi non genetici, soprattutto per imitazione.
Quanto segue sono alcuni esempi di cosa può essere considerato meme:
  • i comportamenti inerenti all'alimentazione e alle distrazioni;
  • la tecnologia è un grande esempio; oggetti come le automobili, le tazze, i fermagli, eccetera e le loro modifiche nelle epoche e nelle culture. La tecnologia è una dimostrazione di come la mutazione sia essenziale per l'evoluzione memetica (e genetica);
  • una canzone che non si riesce a smettere di canticchiare o di togliersi dalla testa; o un frammento di essa. ("earworm")
  • una barzelletta, o perlomeno una sufficientemente bella da essere raccontata;
  • un proverbio o un aforisma; una filastrocca, una ninnananna o una canzoncina per bambini; un poema epico;
  • una catena di sant'Antonio ("manda questo messaggio a cinque amici o ti accadrà qualcosa di brutto");
  • tutte le forme di superstizione; le religioni;
  • le ideologie politiche (in particolare i grandi movimenti ideologici come il comunismo, fascismo, etc.);
  • i "tormentoni" diffusi dai mass-media;
  • film sono veicoli di trasmissione memetica molto forti per via della loro diffusione di massa; molte persone si ritrovano ad imitare frasi particolari o modi di dire a volte persino senza aver visto il film da cui sono tratti;
  • Internet è divenuta veicolo di una quantità infinita di meme, molti sono creati o fatti diventare meme dagli utenti stessi di varie forum board o 'wikipedie' (ad esempio 4chanEncyclopedia Dramatica), possono essere spezzoni di video rimontati in un certo modo con una colonna sonora particolare, o immagini con descrizioni/modi di dire, o ancora personaggi televisivi.

Un Internet meme si ha quando qualcosa diventa improvvisamente celebre tramite la propagazione di informazioni attraverso la rete Internet.
L'assenza di confini fisici della rete tende a favorire una rapida diffusione di idee e novità, specialmente se queste hanno contenuti umoristici o bizzarri. In molti casi, proprio se il motivo della diffusione è essenzialmente goliardico, la cosa di cui si diffonde la notizia è priva di un reale contenuto; e proprio per questo viene giocosamente ripetuta da chi è a conoscenza del "fenomeno" (spesso generando una distinzione netta fra chi prende parte al fenomeno e chi, non avendo capito di cosa si tratta, non comprende l'importanza, spesso effettivamente nulla, di quello a cui "tutti" alludono).
Un esempio sono i Chuck Norris factsnotizie umoristiche riguardanti Chuck Norris, in cui vengono esaltate in maniera inverosimile alcune sue caratteristiche, come la forza fisica, la mascolinità e la scarsa propensione ad essere contraddetto.
Combinando questo concetto con la grafica si sono ottenuti dei Visual Meme come per esempio quelli che si avvalgono dell'immagine di Willi Wonka che con aria ironica prende in giro con una battuta una persona che si dà delle arie:


L'ultima evoluzione del Visual Meme è quella che ha combinato insieme l'elemento iconico delle Emoticon con quello cognitivo del meme classico, ottenendo le immagini che da qualche tempo abbiamo visto comparire con sempre maggiore frequenza sui social network, persino nell'ambito degli status nelle chat.

Mappe degli stereotipi: gli Usa visti dai geek italiani


Per sapere cosa sono i geek e come si differenziano dai nerd si veda questo mio post:

https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=6344043061350597711#editor/target=post;postID=259465701934769039;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=1;src=postname

Cinque alimenti che bruciano le calorie durante il sonno

5 Alimenti Che Bruciano Le Calorie Durante Il Sonno

Ci sono alcuni alimenti miracolosi che possono aiutarti a perdere peso mentre dormi.
Il segreto? Sono cibi ricchi di proteine, che ti porteranno gli elementi nutritivi necessari senza aumentare il livello di zucchero nel sangue. Così il corpo continuerà a bruciare i grassi anziché depositarli.
Ecco che spuntini puoi fare prima di andare a letto:

Frutti di bosco

Sono il miglior spuntino alla sera per chi ha bisogno di qualcosa di dolce senza ricevere in cambio troppo zucchero e grassi. Avrai una porzione generosa di fibre, che sono essenziali nella perdita di peso: questo perché ci vuole più tempo per digerirle e ti faranno sentire sazia. I lamponi, more e mirtilli hanno il più alto contenuto di fibre di tutti i frutti di bosco.

Lo yogurt magro

Il calcio è considerato uno dei migliori minerali che lottano contro i grassi e lo yogurt è una fonte eccellente di calcio. Senza un adeguato livello di calcio, l’organismo inizia a rilasciare un ormone chiamato calcitriolo che incoraggerà il corpo a depositare il grasso. Per uno spuntino serale, assicurati che il tuo yogurt è magro, senza zuccheri e grassi.

Mandorle

Se non esageri e non mangi tutto il sacchetto, possono essere iscritte nella lista degli snack consentiti a ore tarde. Le mandorle contengono proteine, fibre e acidi grassi omega 3. Una manciata di mandorle è sufficiente per soddisfare le tue voglie e la combinazione di fibre e proteine stimolerà il tuo metabolismo, così sarà più facile bruciare i grassi e le calorie.

Carne di tacchino

Contiene un aminoacido chiamato leucina, che svolge un ruolo importante nella protezione dei muscoli durante la perdita di peso, costringendo il corpo a cercare energia nei depositi di grasso. Inoltre, il tacchino è ricco di proteine che lo rendono uno spuntino nutriente e ti proteggerà della fame da lupi che senti al risveglio.

Avocado

L’avocado è una fonte di fibre e per questo motivo entra nella lista delle buone opzioni per spuntini serali. Esso contiene, tuttavia, anche grassi monoinsaturi che dovrebbero essere consumati con moderazione, quindi un avocado dovrebbe essere solo uno snack occasionale.

Composizione genetica della popolazione italiana e sue origini storiche

Foto: Frequenza dei 3 maggiori aplogruppi Y-DNA per ogni suddivisione della Repubblica Italiana: Nord, Toscana, Centro, Sud, Sicilia e Sardegna.
Come potete vedere, geneticamente parlando siamo per lo più rimasti fermi all'epoca Romana.
L'I2a1a è tipico dei Sardi ed è mesolitico, nato in Europa e di origine Cro-Magnoide; l'E-V13, il J2 e il G2a appartengono agli agricoltori neolitici Mediterranei; l'R1b-U152 è di stampo Gallo-Italico e arrivato nell'Età del Bronzo dopo le culture di Hallstatt e La Tène.
[Argo]
Ecco la nostra combinazione genetica e le sue origini, regione per regione:

R1b ramo celtico e italico (indoeuropeo), età del bronzo e del ferro
- J2 ramo autoctono mediterraneo, pre-indoeuropeo
E-23 ramo atlantico di origine nordafricana (migrato dalla penisola iberica verso est)
- G2a ramo caucasico (ipotesi origine anatolica degli Etruschi)
- I2a1a ramo protostorico più antico

L'aplogruppo  R1b1 è il più comune nelle popolazioni europee ed in Italia è collegato al gruppo celtico-italico di origine indoeuropea. 

Nelle regioni del nord in particolare c'è una concentrazione dell'aplogruppo genetico R1b1c10 S28 associato ai Celti alpini o Galli (cultura Hallstatt-La Tène) che in Italia si fuse con la preesistente civiltà Villanoviana.

Distribution of haplogroup R1b-S28 (U152) in Europe

Il gruppo R1b1c3 rappresenta invece quello dei Celti atlantici e raggiunge la sua massima densità nelle zone dove le popolazioni celtiche sono state ricacciate dalle successive invasioni romane e germaiche, cioè le isole britanniche.

Distribution of haplogroup R1b-L21 (S145) in Europe


Gli alleati e i nemici della Russia nello scacchiere del Caucaso e del Mar Nero



Gli alleati più fedeli della Russia in questo momento sono la Bielorussia, la Serbia, l'Armenia, l'Ossezia del Sud e il Kazakistan.

I nemici sono gli Usa, la Gran Bretagna, la Polonia, la Lituania, la Lettonia, l'Estonia, la Turchia e la Georgia.

Come mediatori si propongono la Germania, la Francia, l'Italia, la Grecia e la Bulgaria.

Come andrà a finire questa partita geopolitica su cui si gioca il futuro assetto mondiale è ancora un rebus di difficile soluzione, ma vediamo meglio alcuni singoli aspetti di questo risiko che evoca non solo il ritorno della guerra fredda, ma anche i fantasmi di un conflitto reale di proporzioni inimmaginabili.



[Carta di Laura Canali tratta da Limes 2/14 "Grandi giochi nel Caucaso"; per ingrandire, scarica il numero su iPad]
LIMES Il Nagorno-Karabakh esiste de facto da oltre vent’anni. Qual è la principale lezione che avete tratto dall’esperienza dell’indipendenza?
MIRZOJAN È possibile parlare di miracolo del Karabakh. La morale della nostra storia è che un popolo che crede in se stesso consegue sempre lo scopo che si è prefisso. La lezione appresa in questi anni è che per continuare a esistere possiamo contare solo sulle nostre forze e sulla nostra gente. Quello che gli abitanti dell’Artsakh chiedono oggi al mondo è che esso li consideri cittadini di un paese normale, dove i problemi principali sono quelli relativi al miglioramento delle condizioni sociali, educative e abitative.

LIMES Innumerevoli sforzi diplomatici sono stati profusi nel tentativo d’instaurare una pace duratura nel Karabakh. Qual è a suo avviso il principale ostacolo dei negoziati?
MIRZOJAN Il problema principale è l’assenza al tavolo dei negoziati dei rappresentanti dell’Artsakh. I principali esperti del conflitto riconoscono che la presenza attiva dei nostri rappresentanti fino al 1998 permise di raggiungere risultati concreti. La nostra assenza inficia in primo luogo la validità dei «princìpi di Madrid», elaborati su stretta base bilaterale fra Azerbaigian e Armenia, senza che i più diretti interessati esprimessero la propria opinione. Pertanto, ci rifiutiamo di commentarne il contenuto. Riguardo al Gruppo di Minsk, è diventato ricorrente accusarlo di tutti i mali e le inefficienze possibili, in particolare da parte della cancelleria del nostro vicino orientale. Su ciò, Stepanakert ha una posizione differente: valutiamo pragmaticamente tutte le proposte avanzate e riconosciamo che l’attuale e fragile pace si regge anche sull’attività del Gruppo.

LIMES Come valuta l’azione dell’Ue all’interno del processo negoziale? L’ultima visita di un rappresentante europeo a Stepanakert risale al 2007. 
MIRZOJAN Il fatto che un soggetto con le risorse e le potenzialità dell’Ue, che dichiara di voler essere protagonista della risoluzione del conflitto e che a tal fine ha anche creato una struttura ad hoc come il rappresentante speciale per il Caucaso, non sia in grado di avere anche solo un’interazione saltuaria con i rappresentanti del Karabakh crea perplessità. Eppure, rapporti più stabili sarebbero necessari anche solo per aumentare la comprensione delle dinamiche del conflitto. L’idea di trasferire all’Ue la co-presidenza francese del Gruppo rappresenta per noi un atto volto a ostacolare il processo negoziale, anche perché deriva dall’insoddisfazione azera per la posizione di Parigi. Non sarebbe neanche una misura significativa: la Francia si coordina in ogni caso con l’Ue per definire le proprie iniziative.

LIMES Tutte le ipotesi di pacificazione prevedono che voi cediate parte dei territori attualmente sotto il vostro controllo.
MIRZOJAN
 A tale riguardo bisogna tenere presente la volontà del popolo dell’Artsakh così come espressa nei due referendum del 1991 e del 1996 e nella costituzione del nostro paese, che ha fissato gli attuali confini sulla base dell’esito del conflitto. Sebbene nessuna parte del territorio del Nagorno-Karabakh possa costituzionalmente essere ceduta, si deve constatare che per un eventuale scambio di territori non sono state fino a oggi chiarite le garanzie di sicurezza indispensabili per procedere con questa opzione lungo la via indicata dai princìpi di Madrid.
Ritornando allo stallo delle trattative, sottolineo che l’Azerbaigian si muove su una linea distruttiva, intenzionalmente diretta a sabotare l’intero processo negoziale, rifiutando punti dell’accordo per noi imprescindibili e attuando una parallela corsa agli armamenti che non mi sembra indicare una concreta volontà di pace. Inoltre, l’ostinato rifiuto azero di accettare i rappresentanti del Karabakh quale parte a pieno titolo del negoziato impedisce di adottare decisioni sostanziali. In tal modo, Baku può continuare a far leva sull’assenza di risultati per giustificare il proprio riarmo.

LIMES In effetti, lungo la «linea di contatto» il numero delle vittime è in aumento. MIRZOJAN La cosiddetta guerra dei cecchini non è stata iniziata da noi. Abbiamo lanciato numerosi appelli affinché questi reparti vengano rimossi dalla prima linea, in modo da ridurre la tensione. Tuttavia gli azeri hanno respinto le nostre richieste. Alla proposta di un cessate-il-fuoco almeno durante le festività religiose, la controparte azera ha risposto intensificando i tiri. Siamo obbligati a reagire.

LIMES Come valuta le recenti analisi che prospettano un ritorno a un conflitto su larga scala?
MIRZOJAN
 Il principale pericolo è la propaganda dell’odio che investe la società azera e che s’indirizza in primo luogo alle giovani generazioni, quelle senza esperienza diretta del conflitto né della controparte armena. Tuttavia, al di là della sua retorica bellicosa, Baku è in grado di valutare realisticamente la situazione sul campo: l’esercito azero non è pronto a un confronto diretto con le forze di autodifesa del Nagorno-Karabakh. La propaganda azera viene quindi effettuata sulla base di esclusivi calcoli di politica interna, per giustificare l’ampiezza delle spese militari.

LIMES Negli ultimi mesi, la possibilità di riattivare l’aeroporto di Stepanakert è stata vista come un possibile casus belli.
MIRZOJAN
 L’infrastruttura è già da tempo ultimata e pronta a essere utilizzata. La minaccia azera di abbattere qualsiasi aereo si avvicini a esso è assurda e rivela come Baku rifiuti di tener conto dell’aspetto umanitario relativo alla riapertura dell’aeroporto. In ogni caso, dobbiamo effettuare una serie di valutazioni prima di  procedere all’inaugurazione.

LIMES Quant’è sostenibile la posizione dell’Artsakh, soprattutto tenendo conto del fattore demografico e delle prospettive ecnomiche?
MIRZOJAN
 Come ho detto, il popolo dell’Arthsakh guarda al futuro con ottimismo. Senza fare sensazionalismi, la nostra situazione economica è positiva. Le previsioni per il 2013 sono di una crescita dell’ordine del 9-10%. Stiamo sviluppando il settore estrattivo, quello idroelettrico e l’agricoltura, nella quale ai tempi sovietici non vi era che una monocoltura della vite. Per non parlare dell’enorme potenziale del turismo. Se confrontiamo questa situazione con quella antecedente al conflitto, il quadro è più che positivo. Certo, vi sono potenziali ancora da sfruttare, come la vicinanza dell’Iran, da cui contiamo d’attrarre investitori privati grazie al quadro legislativo favorevole introdotto per gli investimenti esteri diretti. Seri sforzi vengono effettuati per superare le difficoltà logistiche. Presto, l’arteria di Vartakent-Vardenis - oltre a quella già esistente che passa per Kelbajar - collegherà l’Artsakh con l’Armenia. I capitali necessari alla sua costruzione sono già disponibili: il suo impatto in termini di turismo e occupazione sarà enorme.
Quanto al fattore demografico, la invito a diffidare dei dati diffusi da parte azera. Il saldo migratorio e le nascite sono superiori a quelli espressi nelle statistiche. La maggior parte dei migranti è stagionale, in linea con le abitudini degli abitanti delle regioni montane. In ogni caso, nessuno abbandona il Nagorno-Karabakh per mancanza di fiducia nel futuro.

Per approfondire: Grandi Giochi nel Caucaso

*Parole pronunciate dall’attuale capo degli Esteri armeni, E. Nalbandian, in occasione della cerimonia del 20° anniversario della creazione del ministero degli Affari esteri del Nagorno-Karabakh, il 19 luglio 2013 a Stepanakert. «Karabakhskaya problemy dolzhna byt’ reshena mirnym putem i na osnove mezhdunarodnogo priznaniya prava artsakhtsev na samoopredeleniye - Nalbandyan», Novosti-Armenija, 19/7/2013;newsarmenia.ru/karabah/20130719/42908929.html.
(7/03/2014)

La fiamma di Atar. Capitolo 7. I misteri di Ecate.



<<Io ho la prova che quel libro esiste! So che fu di ispirazione ai più grandi letterati e artisti. Il giuramento di re Lear è tratto dalla Flamma Ataris: "Per il sacro splendore del sole, per i misteri di Ecate e della notte, per tutto l'influsso delle sfere, per effetto del quale noi esistiamo e cessiamo di essere, io qui sconfesso ogni mia cura paterna e da questo momento io ti rinnego...">>




Lo recitava a voce bassa e con tale trasporto, da sembrare che si fosse immedesimata non tanto nel vecchio re, quanto in sua figlia Cordelia, che in nome di una sincerità sconveniente dà inizio alla tragedia.
<<"Silenzio, Kent! Non ti mettere fra il drago e il suo furore!">> citò Luca, con l'indice puntato verso di lei in segno di ammonimento.
Il Silentium! Qualcuno ha violato il giuramento degli Iniziati. Le tragedie spesso iniziano così, con una sconveniente sincerità.
Se non fosse stata così bella, avrebbe accettato l'insolenza delle sue parole?
O forse era proprio quella bellezza che faceva sembrare insolente il suo genuino desiderio di conoscenza?



Elisabetta era di una bellezza tenebrosa, vagamente malinconica, con un sorriso appena accennato e occhi che sembravano guardare oltre.
Eppure da quelle tenebre emergeva una luminosità lunare che prendeva le forme di una dolcezza imprevista, di una capacità di comprensione e di empatia, di una profondità interiore che lasciava spiazzati e disarmati.
<<Ex tenebris lux>> le sussurrò la formula iniziatica, come per esprimere una dichiarazione d'amore senza esporsi in alcun modo, lasciando che fosse lei a scoprire le carte.
<<Noi ci intendiamo>> rispose lei <<parliamo la stessa lingua, ne conosciamo i sottintesi. Io sono una sacerdotessa di rango segreto e reggo la fiamma di Atar. Tu non puoi negarmi l'accesso a ciò che mi appartiene per mezzo dell'iniziazione e della consacrazione>>



Uso terapeutico delle spezie



Col termine spezie si indicano genericamente sostanze aromatiche di origine vegetale (ad esempio, pepezenzerochiodi di garofanocannellanoce moscata), generalmente di provenienza esotica, che vengono usate per aromatizzare e insaporire cibi e bevande, e, specialmente in passato, usate anche in medicina e in farmacia.
Molte di queste sostanze hanno anche altri usi, ad esempio per la preservazione del cibo, in rituali religiosicosmesi o profumeria. Ad esempio, la curcuma è usata anche nell'ayurveda; la liquirizia ha proprietà officinali; l'aglio viene usato come vegetale nella cucina.
Le spezie hanno avuto un ruolo importante nella storia sin dalla loro scoperta.
In epoca antica l'uso delle spezie era ampiamente diffuso tra gli Egizi, già intorno al 2600 a.C. venivano forniti agli operai impiegati nella costruzione della piramide di Cheope dei cibi speziati, lo scopo era quello di mantenere le maestranze in forze, si riteneva infatti che l'aggiunta di spezie proteggesse dalle epidemie. Nel papiro Ebers (redatto intorno al XVI secolo a.C.) sono descritti numerosi rimedi a base di erbe aromatiche e spezie e fra i ritrovamenti archeologici vi sono tracce di anicefieno grecocardamomocassiacuminoaneto e zafferano. Già in quest'epoca la gran parte delle spezie proveniva dall'India.
Nel mondo antico e medievale erano tra i prodotti di maggior valore, che da soli giustificavano l'apertura di nuove rotte commerciali. Ad esempio, nellaGenesi (Antico Testamento), Giuseppe viene venduto in schiavitù dai suoi fratelli a mercanti di spezie. Nel poema biblico Cantico dei cantici, il narratore compara la sua amata con diverse spezie. Questo è indicativo della grande importanza assunta da questi prodotti sin dai tempi più antichi.
Le spezie furono il motivo principale per cui il navigatore portoghese Vasco da Gama aprì la rotta per l'India, e furono anche uno dei motivi che spinsero Cristoforo Colombo a cercare una rotta rapida e sicura per le Indie. Colombo cercò finanziatori attratti dalla possibilità di avere nuove spezie da commerciare.

venerdì 7 marzo 2014

La villa di montagna? In cima al grattacielo...



L'ultima follia dalla Cina: una "villa di montagna", costruita su roccia e vegetazione, è sorta in cima a un grattacielo di 26 piani nel centro di Pechino. L'abitazione appartiene al medico Zhang Lin, che ha impiegato 6 anni per realizzarla. La costruzione ora minaccia la stabilità del grattacielo, infatti, sotto il peso della roccia e delle piante, il tetto inizia a presentare delle crepe.

La fiamma di Atar. Capitolo 6. Iside svelata.




Aveva occhi di giaietto e quarzo nero e un sapore d'oriente, nel suo sguardo.
Nei anche i suoi capelli, la pelle ambrata, le labbra piene... tutto in lei era voluttà.
Elisabetta Tommasi... ti hanno mandata qui per corrompermi?
L'aspetto fisico non sarebbe stato sufficiente.
Luca Bosco poteva resistere all'attrazione fisica, ma era indifeso di fronte alla forza delle parole.
E la ragazza parlava come se avesse passato tutta la vita leggendo e studiando, ma soprattutto comprendendo e desiderando approfondire la conoscenza di quella che gli Iniziati ai misteri chiamavano: la Dottrina segreta.



<<Hai mai sentito parlare della dottrina segreta?>>
Lo chiese così, a bruciapelo, per metterla alla prova.
<<Ovviamente. I testi di Helena Blavatsky hanno un notevole peso nella bibliografia della mia tesi. Si può anche non essere d'accordo con lei, ma il suo ruolo nella riscoperta dell'esoterismo è imprescindibile. Specialmente la "Iside svelata">>




Conosce anche l'Iside Svelata... è così giovane, eppure mostra di conoscere la via che conduce agli Arcani Supremi...
Era forse una Iniziata?
Forse il professor Gallo le aveva promesso l'iniziazione, specie se fosse stata in grado di fargli avere tra le mani le copie de La fiamma di Atar.
<<Per caso sai cosa sono gli Arcani Supremi?>>
Era la domanda fondamentale.
Gli occhi di lei si illuminarono:
<<Sono i segreti più importanti sulla natura delle cose: l'origine dell'universo, il senso della realtà, la dimensione del sacro, del divino e del soprannaturale, la condizione umana e il destino dell'umanità stessa. Dicono che ci sia una setta che conosce questi segreti>>
Luca sentì un brivido lungo la schiena:
<<Così dicono... ma probabilmente si tratta solo di una leggenda>>
Lei scosse il capo:
<<Non è una leggenda. E la prova sta nel fatto che i tre testi che parlano esplicitamente degli Iniziati agli Arcani Supremi sono nascosti nelle biblioteche. Fuori catalogo. Inaccessibili>>
I tre testi. Era chiaro a cosa si riferiva.
Il Delomelanicon, il Necronomicon e la Flamma Ataris. I tre pilastri dell'occultismo.
Lui la fissò con aria severa:
<<Se un libro non compare in nessun catalogo di nessuna biblioteca, di nessun archivio o di nessuna collezione privata, allora vuol dire che non esiste>>





Apologia de "La grande bellezza" : il vero significato del titolo e del film.




In questi giorni c'è stata una specie di faida tra i sostenitori e i detrattori de "La grande bellezza", il film di Sorrentino che ha conquistato l'Oscar la scorsa domenica.
Ora, io credo che sia necessario, per comprendere il significato e il valore di questo film, al di là della prima impressione che può aver suscitato, focalizzare l'attenzione su due punti fondamentali:

1) Il vero significato del titolo. Il protagonista, Jep Gambardella, giornalista mondano che in gioventù aveva scritto un romanzo di valore, si è perso nella dolce vita romana, abbandonando la propria vocazione letteraria. Perché? A chiederglielo è l'anziana suor Maria (una specie di Madre Teresa, che ha dedicato la propria vita ad aiutare i poveri: "Ho sposato la povertà e la povertà non si racconta. Si vive").

Suor Maria, che pare persa in un proprio mondo volutamente distaccato dal lusso ostentato dei suoi ospiti, parla poco, ma quelle volte che parla, dice frasi molto significative, tanto da sollecitare la spiegazione del titolo "La grande bellezza". La suora, che gli altri ospiti chiamano con una certa condiscendenza, "la Santa", sceglie di parlare solo con Jep, perché capisce che lui può essere ancora salvato. E così gli chiede il motivo per cui non ha più scritto nessun romanzo. E qui Jep risponde con una frase su cui bisogna riflettere: "Cercavo la grande bellezza, ma non l'ho trovata".
E' qui il senso del titolo e del film: la grande bellezza è un sogno, un ideale, un concetto estetico che richiede una dedizione e un sacrificio che Jep non riesce a realizzare, distratto dalla vita mondana di una città che non riesce più a valorizzare se stessa e la propria eredità millenaria.



Suor Maria allora si rivolge a Jep con un consiglio espresso per metafora. "Lo sa perché io mangio solo radici? Perché le radici sono importanti".
E' in quel momento che Jep capisce che deve tornare alle proprie radici, e cioè alla letteratura, alla scrittura, e per farlo deve liberarsi non solo dei demoni del presente (la mondanità), ma anche di quelli del passato (Elisa, il suo primo amore, l'unica donna che lui abbia amato veramente e che ha preferito sposare un altro).



2) Il cardinale e l'esorcismo

Durante la festa in onore di suor Maria, il cardinale si dilunga nel parlare di noiosissime ricette di cucina. Anche lui è un'anima persa. In gioventù era stato un esorcista, ma ora appare lui stesso posseduto dal demone dell'edonismo. Eppure alla fine, quando Jep lo ferma e quasi lo implora di "esorcizzarlo" dai demoni della mondanità, il cardinale acconsente e con un gesto solenne pratica un esorcismo che, insieme alle parole di suor Maria, ottiene il risultato sperato.
Nel finale vediamo infatti Jep che, tornando sul luogo dove aveva vissuto il suo unico vero amore, si libera finalmente anche dei demoni del passato, in particolare il fantasma di Elisa, e può tornare a scrivere romanzi.

Donne in carriera (politica) e look / outfit del momento



Nella foto sopra la deputata Gabriella Giammanco e qui sotto la deputata Annagrazia Calabria.



Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme istituzionali.








Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione e sotto Micaela Biancofiore



Le deputate ieri in Parlamento discutono sulla "parità di genere" nelle candidature per la nuova legge elettorale.





giovedì 6 marzo 2014

I satelliti artificiali intorno alla Terra



C’è gran traffico anche nello spazio; non solo a terra. I satelliti artificiali sembrano tante api attorno all’alveare. Il primo lo lanciò l’Unione Sovietica nel 1957, il 4 ottobre, e si chiamava Sputnik1 (sputnik in russo significa “compagno di viaggio”). Nel 1964 fu invece spedito nello spazio il primo satellite in orbita geostazionaria, per la trasmissione tv delle Olimpiadi di Tokyo. La media di lancio di nuovi satelliti ha raggiunto la quota di 200 all’anno. Nell’immagine, presa dal sito della Nasa ma “scattata” dalla European Space Agency, si vede l’incredibile massa di satelliti in volo. Ovviamente l’opera è “artistica”: il numero è rapportato alla densità attuale di “spazzatura spaziale”, ma gli oggetti sono mostrati in una dimensione esagerata per renderli tutti visibili anche nella grande scala utilizzata

Una dieta a base di proteine fa male quanto il fumo



Mangiare troppe proteine potrebbe essere pericoloso quanto il fumo per le persone di mezza età secondo quanto riporta il Telegraph.

Una nuova ricerca ha seguito migliaia di adulti per quasi 20 anni e ha scoperto che le persone che effettuano una dieta ricca di proteine animali, hanno quattro volte più probabilità di morire di cancro rispetto a qualcuno che effettua una dieta a basso contenuto proteico. Il rischio sarebbe quasi lo stesso di quando si fumando 20 sigarette al giorno.
Precedenti studi avevano dimostrato un legame tra il cancro e la carne rossa, ma è la prima volta che la ricerca ha misurato il rischio causato dal mangiare troppe proteine.

L'Organizzazione mondiale della sanità ora annuncerà una consultazione suggerendo nuove linee guida sull'abbassamento del consumo di zuccheri.

La dottor Valter Longo ha dichiarato: "Abbiamo delle prove convincenti che le proteine che derivano dagli animali sono nocive per il nostro corpo quanto le sigarette".

Così come la carne rossa, anche i latticini ricchi di proteine risulterebbero pericolosi.
Pollo, pesce, legumi, verdura, noci e cereali sono sani fonti di proteine, tuttavia un petto di pollo o filetto di salmone rappresenta circa il 40% della dose giornaliera raccomandata di proteine.

"La ricerca quindi mostra che una dieta a basso contenuto proteico è utile a prevenire il cancro", ha dichiarato il dottor Eileen Crimmins, un co-autore dello studio, "ma pensiamo che in età più avanzata possa essere importante evitare una dieta a basso contenuto proteico, per consentire il mantenimento del peso forma". 

Esperti britannici infine hanno dichiarato che seppure lo studio possa essere ritenuto veritiero, una dieta equilibrata è ancora l'opzione migliore.

Geopolitica e risorse energetiche dell'America del Nord



Nell’immaginario europeo è difficile immaginare il Canada come un paese brown, cioè che fa un uso incontrollato delle risorse naturali e dei combustibili fossili (il Brasile è uno di questi).

Secondo la Fao, la deforestazione annuale in Canada negli ultimi 20 anni è stata intorno allo 0%; le statistiche dell’Oecd sostengono che i canadesi usufruiscono di una qualità dell’aria e dell’acqua molto più elevata rispetto al resto del mondo.

Il problema è che questa attitudine ambientalista è poco più che un’apparenza.La qualità dell’ambiente canadese è il risultato dell’impatto limitato di una popolazione che, pur essendo metà di quella italiana, vive su di un paese 33 volte più grande.

La politica ambientale canadese è tutt’altro che coscienziosa, essendo piuttosto una delle più pericolose e aggressive nello sfruttamento delle risorse naturali, facilmente paragonabile a quella di Cina o Indonesia.

Basterà fare riferimento a qualche indicatore: il Canada ha un’intensità energetica del 27% superiore a quella della Cina, più del doppio delle emissioni pro capite e il 15% in più degli Stati Uniti. Pur avendo meno dello 0.04% della popolazione mondiale, il Canada è responsabile per quasi il 2% delle emissioni globali.

L’uscita dal protocollo di Kyoto nel 2011 e i livelli di emissioni sono gli elementi meglio conosciuti e più lampanti della politica ambientale canadese, ma certo non gli unici e forse neppure i più gravi. Nella British Columbia, ad esempio, è ancora legale e diffuso l’abbattimento delle cosiddette old-growth forests, costituite da alberi dai 100 ai 700 anni e spesso alti oltre i 70 metri. Questa pratica non è permessa nemmeno in Congo o in Liberia. Ottawa sta inoltre valutando l’opzione di riaprire lo sfruttamento dei banchi di merluzzo, gli stessi che, dopo aver reso per decenni quasi un milione di tonnellate all’anno, furono oggetto di una pesca così intensiva da essere praticamente azzerati nel 1992. Il Canada è tuttora nella top 10 dei paesi che forniscono più sussidi alla pesca nel mondo.

Robert Powell, esperto per il Wwf, sostiene che Ottawa stia rischiando di più nell’industria dei combustibili fossili. Se il cosiddetto fracking è al centro di discussioni e proteste solo da poco tempo negli Stati Uniti e in Europa, in Canada loshale gas è stato ampiamente sfruttato in Alberta sin dagli anni Settanta. Il paese affronta da oltre 20 anni il problema dell’inquinamento di laghi e fiumi per via degli agenti chimici che, a seguito del fracking, vengono immessi nel suolo.

Il progetto dell’oleodotto Enbridge, inoltre, dovrebbe percorrere oltre 1.100 chilometri in un territorio che conta oltre mille corsi d’acqua fino al Great Bear Sea, uno degli ecosistemi più fragili del Canada. Il solo costo di recupero in caso di una fuoriuscita di petrolio di medio-grande livello è stato stimato da ricercatori della University of British Columbia intorno ai 9-10 miliardi di dollari. Il costo per costruire l’oleodotto si aggira intorno ai 6 miliardi. Un rischio significativo, considerando che la compagnia che dovrebbe costruire e gestire l’oleodotto, la Enbridge, detiene il record di oltre 600 fuoriuscite negli ultimi 20 anni.

Il tentativo dell’Unione Europea di tassare la più grande e inquinante risorsa energetica canadese, ossia il petrolio prodotto dalle sabbie catramose (tar sands), va avanti dal 2007. Questa proposta è stata supportata da 21 premi Nobel e contrastata invece da una feroce attività di lobbying da parte canadese, con la partecipazione del ministro dell'Ambiente in persona. Davon Page, direttore esecutivo di Ecojustice, e David Coon, uno dei leader del Green party canadese, hanno provato a spiegare all'autore di questo articolo i motivi dietro a scelte ambientali tanto aggressive.

Da una parte, gli interessi in gioco. Il Canada è il 2° paese al mondo per risorse di uranio, 4° per produzione di gas, 6° per produzione di petrolio e nel 2012 le sue riserve erano le terze al mondo dopo Arabia Saudita e Venezuela. Di queste, quasi il 100% viene prodotto dalle tar sands e interamente esportato negli Stati Uniti, così come il 98% del totale delle esportazioni energetiche canadesi.

Anche la politica canadese ha fatto la sua parte, sostituendo nel 2012 il pacchetto legislativo ambientale, il cosiddetto Canadian environmental assessment act, con una serie di regolamenti il cui obiettivo era quello di mettere lo sfruttamento delle risorse ambientali al centro della crescita economica. C’è poco da stupirsi quindi se una delle prime conseguenze della nuova legislazione sono state le nuove concessioni per trivellazioni esplorative nell'Artico.

Il tocco finale l'ha dato la politica internazionale. Fu proprio il fallimento degli accordi di Copenaghen ad aprire le porte all’uscita del Canada dal protocollo di Kyoto, e allo stesso modo potrebbe essere stato un cambiamento di rotta nella politica dell’Unione Europea ad aver incentivato lo sfruttamento delle tar sands. In un mondo così affamato di energia da vedere crescere la domanda globale del 50% nei prossimi 20 anni, sembra difficile trovare gli incentivi in grado di indirizzare il Canada verso l'adozione di una politica ambientale più rigorosa. D’altra parte, anche l’approccio corrente non è senza costi.

Il cambiamento climatico potrebbe costare annualmente al Canada 5 miliardi di dollari a partire dal 2020, fino a raggiungere il picco di 41 miliardi nel 2040. Una fuoriuscita in regioni come il mare di Beaufort o il Great Bear Sea potrebbe raggiungere con facilità un livello dei danni pari a quello del disastro ambientale del Golfo del Messico nel 2010, per il cui risarcimento British petroleum potrebbe dover pagare oltre 40 miliardi di dollari.

Ragionando su un bilancio costi-benefici della propria politica ambientale, Ottawa si deve preparare ad affrontare delle responsabilità anche a livello globale. Direttive europee o accordi come il post-Kyoto potrebbero smuovere la politica ambientale canadese dall’impasse tra politica brown del governo federale e le potenzialità greendel paese.

Potrebbe essere l’occasione per dimostrare che le decisioni di politica ambientaledi un paese non sono e non devono essere tanto una prerogativa nazionale, quanto il frutto di una discussione che coinvolga la comunità internazionale.

[Carta di Laura Canali tratta da Limes 2/12 "Quel che resta della terra"; per ingrandire, scarica il numero su iPad]

























La fiamma di Atar. Capitolo 5. Elisabetta.



<<E come si intitola la tua tesi di laurea?>> volle sapere Luca, tanto per prendere tempo.
Lei appoggiò i gomiti sul bancone, e si avvicinò, con aria complice e sensuale.
<<Assimilazione e demonizzazione del culto solare nella letteratura cristiana antica>>
Lui rimase perplesso:
<<L'hai scelto tu o è stato il prof. Gallo?>>
C'era una certa vena provocatoria in quella domanda, che però Elisabetta parve ignorare:
<<Io avrei preferito qualcosa di più inerente alla demonologia classica>>
Lo disse con noncuranza, come se stesse parlando di cosa aveva mangiato a pranzo.
<<Insomma tu volevi qualcosa di "dark" e lui invece ti ha indirizzata verso il culto del sole>>
Era una considerazione volutamente banale, che serviva a Luca per valutare fino a che punto la studentessa fosse consapevole di ciò di cui stava parlando.
Elisabetta assunse un'aria solenne:
<<Il sole è una stella, come Lucifero. Il Signore delle Tenebre era chiamato "portatore di luce". E' un paradosso solo apparente. La luce è la mano sinistra delle tenebre>>
Luca sgranò gli occhi, si appoggiò allo schienale della sedia, si tolse gli occhiali e si mise a pulirli con un fazzoletto da taschino.
O questa ragazza ha imparato a memoria le risposte che Gallo le ha suggerito, oppure mi trovo davanti ad una creatura speciale e pericolosissima.
La osservò per qualche istante, così sfocata come appariva ai suoi occhi astigmatici, e si chiese dove avrebbe fatto naufragio tutta quella perfezione che aveva davanti, perché prima o poi, nella vita, si fa sempre naufragio.
<<La mano sinistra delle tenebre. E' il titolo di un romanzo di Ursula Le Guin>>
Lei annuì:
<<L'ho letto qualche anno fa. Una lettura destabilizzante. Si sente che l'autrice è figlia di un antropologo>>
Lui continuò a guardarla con l'espressione nel contempo ebete e diffidente di colui che crede di aver incontrato la donna della sua vita e già si domanda dove stia la fregatura.

mercoledì 5 marzo 2014

Geopolitica del Venezuela a un anno dalla morte di Chavez

Carta di Laura Canali da Limes 2/07 “Chávez-Castro l’Antiamerica“.Gli altri alleati del Venezuela attraversano situazioni diverse.  L’Argentina di Cristina Kirchner ha gravi problemi economici: il peso è  in caduta libera rispetto al dollaro, l’inflazione è oltre il 25%, la  crescita sta rallentando.L’Ecuador di Correa, malgrado la recente sconfitta alle elezioni municipali, continua a crescere, come la Bolivia di Evo Morales, presidente dal 2006 e candidato alle elezioni di ottobre.Non è emerso però un leader regionale: nessuno tra i presidenti dell’asse bolivariano ha quel mix di carisma, visione geopolitica e risorse che rendeva Hugo Chávez unico.

Gli altri alleati del Venezuela attraversano situazioni diverse. L’Argentina di Cristina Kirchner ha gravi problemi economici: il peso è in caduta libera rispetto al dollaro, l’inflazione è oltre il 25%, la crescita sta rallentando.
L’Ecuador di Correa, malgrado la recente sconfitta alle elezioni municipali, continua a crescere, come la Bolivia di Evo Morales, presidente dal 2006 e candidato alle elezioni di ottobre.
Non è emerso però un leader regionale: nessuno tra i presidenti dell’asse bolivariano ha quel mix di carisma, visione geopolitica e risorse che rendeva Hugo Chávez unico.

Carta di Laura Canali da Limes 2/07 “Chávez-Castro l’Antiamerica“.Il quadro economico non è più incoraggiante: la scarsità di  dollari  complica il rifornimento di beni primari dall’estero.  L’inflazione ha superato il 56% nel 2013, mentre la crescita sta  rallentando. La rendita petrolifera è meno abbondante che in passato, complice il calo del prezzo dell’oro nero.

Il quadro economico non è più incoraggiante: la scarsità di dollari complica il rifornimento di beni primari dall’estero. L’inflazione ha superato il 56% nel 2013, mentre la crescita sta rallentando. La rendita petrolifera è meno abbondante che in passato, complice il calo del prezzo dell’oro nero.

Carta di Laura Canali da Limes 2/07 “Chávez-Castro l’Antiamerica“.Il Venezuela sta attraversando una grave crisi politica. Il paese è  spaccato tra i sostenitori dell’erede designato da Chávez, Nicolás  Maduro, eletto presidente con un margine minimo lo scorso aprile, e un’opposizione in cui la leadership di Henrique Capriles è  meno salda. Il dialogo tra le due parti non è decollato e da settimane  si susseguono manifestazioni anche violente pro e contro Maduro. A  differenza del suo predecessore, l’attuale capo di Stato non può contare  sul sostegno incondizionato dell’asse chavista (Forze armate, Psuv, boliburguesía).

Carta di Francesca La Barbera tratta da Limes 11/13 “Che mondo fa“.Mentre l’Alba e i suoi satelliti (PetroCaribe, PetroSur) si sono ridimensionati dopo la morte di Chávez, c’è una nuova organizzazione latinoamericana in ascesa: l’Alleanza del Pacifico tra Messico, Colombia, Perù e Cile. I suoi membri non hanno grandi progetti ideologici ma vogliono integrare le rispettive economie e diventare una piattaforma negli scambi con l’Asia. Il Venezuela invece non ha ancora tratto grandi benefici da una delle ultime vittorie internazionali di Chávez: l’ingresso nel Mercosur.