giovedì 20 febbraio 2014

Ucraina: ultimo fronte della guerra fredda o primo fronte di una nuova guerra?



Da oltre due mesi, l'Ucraina è spaccata tra i sostenitori del presidente filo-russo Yanukovich e una variegata opposizione (in cui ci sono tanto gli europeisti quanto i nazionalisti) che si riunisce in piazza Maidan, nel centro di Kiev, e nelle altre città del paese. Le manifestazioni di protesta, più volte degenerate in violenti scontri con la polizia, hanno già fatto decine di morti.

La partita per il futuro dell'Ucraina coinvolge anche protagonisti internazionali - la Russia, l'Unione Europea, financo il Vaticano - e si presta a diverse chiavi di lettura.

Protagonisti nazionali

Per rintracciare le origini della faglia politica e culturale che sta lacerando l'Ucraina è utile fare un salto indietro nel tempo agli episodi che hanno portato alla separazione tra l'elemento nazionale ucraino e quello russo. Oggi, secondo gli ucraini filo-occidentali, la battaglia si combatte per affermare i valori europei e per una società più libera e giusta. Ma le pressioni cui Kiev è sottoposta, da Est e da Ovest, rischiano di celare un'altra lotta per il potere, combattuta dagli oligarchi, che potrebbe plasmare il futuro dell'ex repubblica sovietica. 



[Carta di Laura Canali tratta da "Grandi Giochi nel Caucaso"]





















Protagonisti internazionali: l'Unione Europea contro la Russia 

Anche l'Unione Europea ha le sue responsabilità nella crisi: la linea dura tenuta in vista del Vertice di Vilnius, soprattutto sul caso-Tymoshenko, ha finito per alienare Kiev, a favore di Mosca. Il no ucraino alla firma dell'Accordo di associazione all'Ue rappresenta un duro colpo sia al progetto dell'Europa classica dei padri fondatori, che si immaginavano il superamento dei nazionalismi, sia alla prospettiva di radicare illimes europeo fin nel cuore della culla nazionale russa.

È il trionfo di Putin, che ha alternato sapientemente la minaccia di un taglio alle forniture energetiche e la promessa di aiuti finanziari, avendo la meglio sugli aridi ultimatum di Bruxelles. La leva energetica non è stata l'unico strumento usato dal Cremlino, che ha condotto con alterne fortune delle vere e proprie guerre alimentari contro i prodotti dei paesi del suo Estero vicino, Ucraina compresa.




















[Carta di Laura Canali]

Energia

Nella battaglia per l'Ucraina, il capitolo energetico è cruciale. Basti pensare alle manovre del presidente Yanukovich per smarcarsi dalla morsa russa riformando il settore e tentando di diversificare le fonti di approvvigionamento. Ne è un esempio l'interessamento di Kiev verso l'interconnettore Agri, infrastruttura che, tagliando il Mar Nero, potrebbe aprire un nuovo corridoio tra il Caucaso e i mercati europei. Ma l'indipendenza energetica per l'Ucraina rimarrà un miraggio.



[Carta di Laura Canali]


















Russia-Vaticano

La crisi in Ucraina può influenzare anche i rapporti fra la Russia e il Vaticano: rischia infatti di compromettere l'intesa fra Vladimir Putin e papa Francesco, mettendo a nudo la distanza che separa Santa Sede e Cremlino rispetto al destino di un paese storicamente permeato da cattolicesimo e ortodossia.

Kiev, Sarajevo, Caracas, Bangkok: le quattro rivolte di febbraio

rivolte in venezuela ucraina, bosnia, thailandia

Capitali scosse da proteste anti-governative. Cosa sta succedendo?

L’auto anfibia più veloce al mondo

Il bacio di Cara
A una prima occhiata si può cadere nell’errore di considerarla un semplice fuoristrada da escursione, una sorta di copia in piccolo della Jeep Wrangler . E invece il Water Car Panther nasconde qualcosa di speciale. Si tratta infatti del veicolo anfibio più veloce nella trasformazione da auto a barca: solo 15 secondi per la metamorfosi.Sotto il cofano, il motore customizzato da 3,7 litri V6 sprigiona 250 cv: sul terreno si traducono in soli 130 km/h di velocità massima, ma sull’acqua consentono prestazioni più interessanti – circa 70 km/h, ossia ben 38 nodi.
Oltre che utilizzato "da solo" per divertirsi, il Water Car Panther può essere abbinato a uno yacht come fosse un classico tender. Arrivati in prossimità della costa si ancora la barca, si sale a bordo della macchina in versione galleggiante e si raggiunge comodamente la riva. Una volta attraccati è sufficiente una manciata di secondi, senza nemmeno dover scendere, per ritrovarsi al volante di un fuoristrada.
La Water Car, azienda californiana di Fountain Valley – che nel 2010 sfornò la Python, il veicolo anfibio più veloce in acqua con 52 nodi – propone il modello Panther a un prezzo che varia dai 75mila ai 135mila dollari in base al grado di personalizzazione, che si può definire già sul sito ufficiale
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L'auto che si guida da sola.



Una nuova concept car a guida autonoma trasformerà l'auto in un ufficio totalmente connesso al mondo esterno: il tempo trascorso in viaggio non sarà più tempo inutilizzato lontano dall'ufficio o da casa.
Regus, azienda che offre spazi per il lavoro flessibile, ha dato il via a una collaborazione con la società svizzera Rinspeed per sviluppare una nuova concept car, la XchangE, che sarà in mostra al Salone Internazionale dell'Automobile di Ginevra il prossimo marzo. Il concetto si inserisce nell'obiettivo di Regus di aiutare le persone a lavorare mentre sono in viaggio e si collega alla rete Regus Express (cosiddetta "terza alternativa" oltre al lavoro da casa e in ufficio) attualmente in sviluppo sulla rete autostradale europea.

L'auto che si guida da sola e diventa un ufficio mobile 3 150dpi 8cm

Il design della concept car XchangE consente ai sedili anteriori di ruotare all'indietro, creando uno spazio di lavoro/sala riunioni mobile per quattro persone. Sistemi tecnologici di comunicazione e di infotainment installati sulla vettura consentono ai passeggeri di utilizzare un computer portatile o un tablet e di connettersi e di lavorare come dall'ufficio. Il risultato è uno spazio confortevole e riservato che trasforma un ingorgo sulla strada per l'aeroporto in tempo produttivo.
La possibilità di poter lavorare in modo flessibile anche lontano dall'ufficio, in viaggio e anche a bordo di un'autovettura in movimento, consente a manager e professionisti di migliorare la produttività e di ottimizzare il proprio tempo. Questa considerazione viene confermata da una ricerca Regus condotta su oltre 20.000 persone nel mondo, dalla quale si rileva che il 75% degli uomini d'affari sostiene che il lavoro flessibile è in grado di aumentare la loro produttività.
Il coinvolgimento di Regus nel progetto dell'auto XchangE si integra in un progetto più ampio denominato Regus Express, finalizzato proprio a consentire alle persone di lavorare in modo più flessibile come ad esempio l'apertura di spazi di lavoro temporanei e business lounges nelle stazioni ferroviarie, nelle stazioni di servizio sulla rete stradale e autostradale e in altri nodi di trasporto.
Andre Sharpe , Global Product e Business Development Director di Regus, ha commentato: "Regus è da tempo impegnata a sviluppare il futuro dei luoghi di lavoro. Ora, questa vettura innovativa eliminerà le perdite di tempo nel traffico, trasformandolo in tempo produttivo. Le persone che trascorrono molto tempo in auto per lavoro, come ad esempio i funzionari commerciali, in un futuro non troppo lontano, utilizzando un'auto senza conducente potranno lavorare anziché dover guidare".
Frank M. Rinderknecht, fondatore e CEO di Rinspeed Inc, aggiunge: "Le automobili a guida autonoma non richiederanno al conducente di guardare la strada e di effettuare le manovre, saranno pertanto una opportunità per utilizzare al meglio il proprio tempo. Regus con la sua esperienza nell'aiutare le persone a lavorare in modo flessibile e produttivo è il partner ideale per sviluppare questo nuovo concetto".

Basic weekend getaway bag (ma non mi piace)



Disapprovo in particolare la skinny tie di maglia e i colletti delle camicie, troppo minimali e da teen ager.

Maritime preppy outfit for men



Per giovani universitari e studenti dei college delle preparatory schools

Hotel con piscina in camera: non è fantascienza!



Questo è l'hotel Zwembalkons a Mumbai. Vi piace? E' in fase di costruzione...

Facebook si compra WhatsApp: cosa cambierà per gli utenti?

Facebook si compra WhatsApp: cosa cambierà per gli utenti? (Poco)

C’è voluta una puntata pesante, i giocatori di poker lo definirebbero un "all-in", ma alla fine Facebook ce l'ha fatta. Mettendo sul piatto la cifra record di 16 miliardi di dollari, Mark Zuckerberg si è portato a casa l’applicazione più desiderata dell’Universo mobile, WhatsApp. Un bel regalo di compleanno, non c’è che dire, per la sua creatura appena divenuta teen-ager .
MEZZO MILIARDO DI MOTIVI
Potere del dio denaro, si dirà. Grazie alla stratosferica capitalizzazione ottenuta dalla quotazione in borsa – con i suoi174 miliardi di dollari Facebook è, dopo Google, la Web Company più ricca del mondo – Zuckerberg può togliersi qualsiasi sfizio gli passi per la testa. Eppure, chi conosce i meccanismi dello shopping tecnologico sa bene che non è tutto così semplice. Che non basta un portafogli rigonfio di soldi per portare avanti un’acquisizione di successo. Perché operazioni di questo tipo possono rappresentare la rovina di un’azienda, se non sono portano valore. E il valore di WhatsApp per il momento non è altro che quello dei suoi utenti, 450 milioni di iscritti, e un trend di crescita a dir poco vertiginoso: 1 milione di nuovi download al giorno.
DIETRO GLI UTENTI C'E' UN MERCATO
Naturalmente solo il tempo ci dirà se la scommessa di Zuckerberg risulterà vincente. Per il momento limitiamoci a constatare che quello della messaggistica è sempre di più il segmento più interessante per i giganti del Web. Lo è per le cifre di crescita, come abbiamo detto. Ma anche per le potenzialità che nasconde: WhatsApp, come WeChat, Viber, Line e tutti gli altri servizi che puntano a scavalcare gli operatori telefonici attraverso le connessioni Web, si candidano a diventare il nuovo veicolo di distribuzione per le offerte digitali (pubblicità, ma non solo). Perché sono nelle tasche di tutti e perché vengono utilizzati parecchie volte al giorno. Gli utenti – è stata la stessa Facebook a dimostrarcelo – hanno un enorme valore. A maggior ragione quando utilizzano il Web da dispositivi mobili (smartphone e tablet).
IL PRECEDENTE DI INSTAGRAM
Naturale che quegli stessi utenti si domandino oggi cosa cambierà all’indomani dell’acquisizione, dunque. WhatsApp verrà rivoluzionata, stravolta nella forma, nella sostanza e nella privacy, coperta di pubblicità mirata, in poche parole facebookizzata? La letteratura dell’hi-tech è piena zeppa di grandi applicazioni rovinate da grandi acquisizioni, ma c’è ragione di credere che questa volta non sarà così. Mark Zuckerberg ci ha tenuto subito a precisarlo nel post che ha affisso in bacheca per comunicare al mondo la grande notizia: "WhatsApp continuerà a operare in maniera indipendente". E c’è almeno una buona ragione per credergli: si chiama Instagram. La popolare applicazione di photo-sharing acquisita da Facebook nel 2012 non è stata in alcun modo violentata. Il che lascia pensare che anche a WhatsApp toccherà la stessa sorte. Nessun rischio (sempre che di rischio si tratti) di assistere a una fusione con Facebook Messenger, perché - lo ha sottolineato lo stesso guru di Menlo Park - si tratta di due servizi differenti: uno è utilizzato per avere un filo diretto con gli amici, l'altro per comunicare coi contatti del telefono e gruppi ristretti di persone.
LA PUBBLICITÀ PUÒ ATTENDERE
Nessuna rivoluzione, dunque, almeno per ora. Se lo augurano i 450 milioni di utenti che ogni giorno si inviano messaggini a sbafo in barba alle tariffe demodé degli operatori (ebbene sì, mandare un Sms nel 2014 costa ancora 15 centesimi per chi non dispone di una tariffa flat). Ma se lo augura anche il papà del servizio Brian Acton, uno che ha lasciato sulla scrivania del suo socio co-fondatore Jan Koum un biglietto con poche ma significative parole: Nessuna pubblicità, nessun gioco, nessun trucco. Il segreto di una messaggistica di successo è anche questo: dare agli utenti solo quello di cui hanno bisogno; qualcosa per condividere parole, immagini e video in modo semplice. E gratuito, ovviamente.

di Roberto Catania da Panorama

Facebook-WhatsApp, esplode il concetto di social

Jan Koum, cofondatore dell’app più massaggiata del pianeta, ha detto che non cambierà assolutamente niente. MarkZuckerberg ha rincarato la dose: “L’app è più adatta alla mobilità“, ha detto, parcheggiando il suo Messenger, che pure funziona mica male, alle retrovie di un servizio di chat adatto a essere usato sul computer. Comunque vada, col pachidermico acquisto di WhatsApp da parte di Facebook - per 19 miliardi di dollari, cioè quasi 14 miliardi di euro -cambierà invece molto. Perché, al di là delle piccole startupche Menlo Park mastica e digerisce ogni mese, si tratta di un cambio di prospettiva importante: Zuck esce dai social network ed entra nelle rubriche telefoniche di 450 milioni di utenti attivi ogni mese. Salta da un’app pur monumentale, da oltre un miliardo di profili, al cuore del tuo smartphone. Anzi, forse il punto è proprio un altro. È esploso il concetto di piattaforma sociale. Ormai la rete amicale virtuale (Facebook) e quella reale (il cui apparato circolatorio è appunto costituito dalle app di messaggistica) si sono fuse, confuse e integrate. Per questo i più giovani sono scappati dall’annuario digitale e preferiscono costruire i propri legami tramite chat. Un po’ come negli anni Novanta del Web. Ora torneranno nella grande rete tessuta da Zuck & Sandberg.

Facebook promuove un contesto in cui imprenditori indipendenti e innovativi possono costruire le proprie aziende, decidere la loro direzione e concentrarsi sulla crescita beneficiando al contempo dell’esperienza, delle risorse e delle dimensioni di Facebook - si legge nel post sulla Newsroom del social network – questo approccio ha funzionato molto bene conInstagram e WhatsApp opererà in questa maniera”. Come sempre in occasioni del genere, soprattutto in un caso come questo che mette sul piatto fra azioni e contanti un tesoretto da 19 miliardi di dollari, i vertici tendono a rassicurare. Fanno i pompieri mentre nelle loro stanze tutto prende fuoco. Più o meno il messaggio è: “Tranquilli, voi continuate pure a usare l’app come facevate fino a un minuto fa”. Giusto e sbagliato. Su Instagram la pubblicità non c’era, ed è arrivata con Facebook. I video non c’erano, ed è stato lanciato l’inseguimento a Vine. Insomma, WhatsApp potrà pure mantenere la propria sede a Mountain View e il controllo sul marchio. Ma è difficile pensare che il maxiaccordo non incarni quel passo che tutti aspettavano da mesi: dopo il gran rifiuto di Evan Spiegel e del suo Snapchat (grande mossa, altro che tre miliardi di dollari: adesso chi la vuole dovrà sborsarne almeno una decina) da Menlo Park hanno scelto di puntare sul primo in classifica. D’altronde, basta un’osservazione: vostra madre potrà pure non avere un profilo su Facebook. Ma scommetto un euro che con le amiche ormai si scrive e si manda messaggi vocali o simpatiche vignette via WhatsApp. Chiaro il concetto?

Alla base di una mossa del genere, dicevo, c’è la mutazione genetica del paradigma di social network. Basti vedere le nuove app anonime e semianonime che stanno fioccando da qualche mese, da Whisper a Telegram. Curiose vie di mezzo che mandano all’aria ogni teoria sulle piattaforme sociali. Continuando in fondo, in maniera ancora più disimpegnata, il lavoro iniziato proprio da WhatsApp, Viber, Line, WeChat e compagnia orientale. A proposito: Viber è stata acquistata qualche giorno fa dalla giapponese Rakuten per neanche un miliardo di dollari, portandosi in dote quasi 300 milioni di utenti. Si annuncia una bella sfida. L’obiettivo, tornando al più ricco affare della Silicon Valley nell’ambito startup, è dunque un altro: correre, correre e correre. Senza farsi spaventare dai gusti e dagli atteggiamenti che cambiano. “Una volta che raggiungeremo uno, due o tre miliardi di utenti avremo un sacco di modi di monetizzare”. Più chiaro di così. Zuckerberg ha capito, e anzi sa bene da sempre, che per connettere il mondo– come lui vuol fare, anche con qualche progetto filantropico un po’ sghembo – non basta fermarsi a foto e post. Registrarsi, condividere, mettersi in mostra. C’è ancora un diaframma, c’è una fetta di utenza che non se lo sognerebbe mai, a molti Facebook sembra un gioco, una perdita di tempo. Bisogna entrare nelle conversazioni quotidiane. In quegli scambiDove sei?”-“Arrivo che passano ormai da WhatsApp quasi quanto transitino su tutto il traffico sms del pianeta. È solo acquistando piattaforme essenziali per la vita di tutti i giorni che si diventa a propria volta essenziali. Dai dormitori di Harvard a quelli del mondo.

 di Simone Cosimi da Vanity Fair

Adolescenti in fuga da Facebook: ecco i nuovi social network favoriti dei teenager

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Sempre meno teenager su Fb: attratti da chat e videomessaggi, vanno sempre più lontani  (da Linkiesta)



I teenager sono sempre meno attivi su Fb. Lo confermano una serie di ricerche (questa e quest’altra). Per lui, c’è da preoccuparsi, allora. Ma la domanda successiva è: dove vanno?
Restano online, ma sugli smartphone. Il minor uso di Facebook è compensato dalle piattaforme di messaggistica istantanea, chat, scambi di immagini. I teenager preferiscono gli scambi su Instagram, WeChat, Snapchat o WhatsApp e simili. Nella prima metà del 2013 gli utenti teenager di Vine, la app di brevi filmati posseduta da Twitter, sono cresciuti del 639%; quelli della app di Flickr del 254%. Perfino la chat di Facebook risulta più utilizzata rispetto al sito stesso (e questo la dice lunga).
WeChat è cinese, cresce tantissimo in Cina (solo quest’anno, tra i giovani cinesi compresi tra 16 e 19 anni, è cresciuto del 1.021%) e nei paesi occidentali crescerebbe soprattutto tra i giovani di origine cinese (ma non è confermato). Appartiene al colosso cinese Tencent e si propone un modello di business che mescola messaggistica e piccoli acquisti (soprattutto bibite) nella metropolitana. Funzionerà? Chi può dirlo. Intanto è il mondo di Zuckerberg, per gli adolescenti, a diventare sempre meno interessante.