domenica 27 marzo 2022

Vite quasi parallele. Capitolo 181. La "Guerra dei Salotti" e l'onore dei Monterovere


 


Le voci circolavano in fretta anche prima che esistessero i social network, persino prima di Internet e dei cellulari: bastavano poche allegre comari ben organizzate, a fare da centrale informativa, e il gioco era fatto. E questo accadeva non solo nei paesini di campagna o nelle città di provincia, ma anche nelle metropoli come Milano, dove al posto delle suddette comari c'erano i sedicenti "salotti buoni", con le loro terribili "vespe regine" al centro del loro brulicante vespaio.
Questi salotti-vespai non erano poi moltissimi, ma ognuno aveva una sua ben precisa funzione e un suo specifico terreno di caccia.
Il "salotto buono" di Serena Monterovere, onorevole signora Hagauer, aveva elevate ambizioni intellettuali, politiche e filantropiche, tutte impostate sulle teorie estetiche del marito e sul suo nebuloso pensiero liberal-social-democratico, un sincretismo di indefinita e sublime vaghezza che riusciva a mettere d'accordo un po' tutti, eccettuata l'area conservatrice che invece si riuniva nel salotto della grande rivale di Serena, ossia Letizia Moratti, nata Brichetto Arnaboldi. 
Erano, e sono tutt'ora, due primedonne, di quelle che ai matrimoni rubano la scena alla sposa e ai funerali rubano la scena al morto.

La differenza tra loro stava nel fatto che Serena era l'astro nascente, mentre Letizia era l'ape regina che doveva tenere unito il proprio alveare e prevenire eventuali scismi e fughe di massa.
Per esempio, quando, nel 1994, c'era stata la clamorosa rottura tra Indro Montanelli e Silvio Berlusconi, entrambi frequentatori del salotto dei Moratti, la signora Letizia si era trovata nell'imbarazzante situazione di dover scegliere da che parte stare e come ben sappiamo scelse il Cavaliere.
Montanelli non la prese bene, e con grande sorpresa di tutti, incominciò a frequentare il salotto di Serena Monterovere, che aveva in comune con lui alcuni elementi che entrambi consideravano fondamentali: le prime quattro lettere del cognome, l'approccio laico ai temi bioetici, un conto in sospeso con Letizia Moratti e, dulcis in fundo, l'antiberlusconismo intransigente.
All'epoca dei fatti, anche grazie all'appoggio di Montanelli e all'amicizia personale di Serena Monterovere con Beppe Severgnini, buona parte della borghesia milanese "illuminata", che circolava col Corrierone sottobraccio, confluì nel salotto degli Hagauer, che, a prescindere dall'orientamento politico, era ritenuto molto più divertente e brillante di quello dei Moratti, giudicato, persino dai suoi fedelissimi, "una noia mortale".

Ancor oggi circola il detto secondo cui soggiornare a Milano negli anni '90 senza aver partecipato ai party di Serena Monterovere Hagauer era come essere stati in Paradiso senza aver visto Dio.
Ed in effetti i festini degli Hagauer erano leggendari, sempre all'avanguardia su tutto, sempre aggiornati e informatissimi su qualsiasi argomento, compreso il gossip, ovviamente, perché quando il tasso etilico degli invitati raggiungeva la soglia voluta dalla padrona di casa, tramite somministrazione di sapienti alchimie e miscele fintamente analcoliche, le confidenze degli ospiti attivavano un servizio di intelligencpiù affidabile e tentacolare della CIA.
Si narrava che Serena Monterovere avesse un archivio pieno di confessioni, pronte per essere diramate qualora qualcuno incominciasse a dare fastidio.
Quando questo qualcuno diceva o faceva qualcosa che i coniugi Hagauer giudicavano "irritante", bastava che Serena alludesse al proprio archivio e, come per magia, chi doveva tacere incominciava a tacere, e chi agiva fastidiosamente, smetteva di farlo.
Se poi qualcuno osava continuare a tramare in segreto contro gli interessi ramificati della famiglia Hagauer o della famiglia Monterovere, allora la vendetta di Serena era implacabile.
In effetti Roberto aveva notato una singolare e inquietante circostanza: chi osava offendere l'onore dei Monterovere-Hagauer, prima o poi faceva una brutta fine.
E non si trattava solo di decessi prematuri, rovesci economici o condanne giudiziarie, ma di cose che non potevano in alcun modo essere ricondotte alla longa manus dei Monterovere-Hagauer, come per esempio malattie improvvise, crisi matrimoniali inspiegabili e persino calamità naturali del tutto imprevedibili.
Roberto sospettava che dietro ci fosse lo zampino dello zio Lorenzo e della sua confraternita, ma una sola cosa era certa, e cioè che la cugina Serena era molto più pericolosa di quel che poteva sembrare.






Pur essendo, all'epoca, ancora giovane, Serena Monterovere, apparteneva a quel genere di persone che, non potendo più dare cattivi esempi, si sentivano in dovere di elargire "buoni consigli".
Nata nel 1961 (come la Principessa di Galles, e ci teneva a farlo sapere), Serena aveva avuto un passato molto burrascoso, con un numero incalcolabile di "fidanzati" (seguendo le orme di sua zia Anita, la "Marlene Dietrich" della famiglia), ma era riuscita in extremis a salvare la sua reputazione sposando l'illustre, ricchissimo e potentissimo professor Astolfo Hagauer, docente di Estetica e Fenomenologia degli Stili, presso l'Accademia di Belle Arti di Brera.
Da allora la sua vita sentimentale era clinicamente morta, e la sua sessualità aveva trovato soddisfazione, secondo i maligni, in un numero imprecisato di vibratori di ultimissima generazione.
Tenuto conto di queste premesse, non c'è da meravigliarsi se la signora Hagauer nutrisse una ferrea antipatia per le poche donne che osavano essere più belle, più giovani e più corteggiate di lei, ed Aurora Visconti rientrava in quella categoria.

Roberto sospettava che Serena conoscesse meglio di lui le voci che circolavano riguardo ad Aurora: cocaina, feticismi e presunte relazioni con finanzieri, fotografi e stilisti eterosessuali in incognito.
Non ci sarebbe stato da meravigliarsi se la signora Hagauer fosse infuriata per lo scandalo che minacciava di profanare ciò che lei considerava più sacro in tutto l'universo, ossia l'onore dei Monterovere e in particolare quello del ramo dei Monterovere-Hagauer.
E i sospetti del nostro anti-eroe si rivelarono fondati.

Serena "convocò" Roberto a Palazzo Hagauer nei pressi dell'Accademia di Brera. La residenza dell'insigne Professore era arredata con molto buon gusto, e questo era da attribuirsi soprattutto al "tocco femminile" della sua giovane consorte.
Si accomodarono nel salottino privato, l'unico a cui avevano accesso i numerosi gatti di razza degli Hagauer, (tutti regalati loro da Karl Lagerfeld in persona), e i consanguinei dei padroni di casa.
Serena tendeva ad attribuire più importanza ai Monterovere che agli Hagauer, e spesso sua madre e sua sorella trascorrevano molto tempo a Milano, sfuggendo alla noia perenne di Forlì, ma la sua ambizione più grande era quella di riuscire ad aver come ospite l'inarrivabile cugino Lorenzo.

Roberto invece era caduto in disgrazia e infatti venne ricevuto freddamente dalla severissima governante russa Olga Ivanovna Viborskaya, e condotto senza una parola al cospetto della cugina.
Da quel segnale, il nostro anti-eroe capì subito che le cose si mettevano molto male, e infatti, nel salottino privato, circondata da almeno una dozzina di gatti, Serena Monterovere Hagauer lo attendeva seduta in una specie di trono, con l'immancabile sigaretta Rothmans ultraleggera in mano e la faccia delle grandi occasioni.

Esordì senza preamboli:
<<Roberto, io sono considerata una persona tollerante e di ampie vedute, ma esiste un limite a tutto. Tu mi avevi descritto Aurora come se fosse un angelo... come in quel passo della Traviata, hai presente? Ah, ma dimenticavo, è tuo padre l'esperto dell'opera, non tu! Sei qui da un anno e non sei andato alla Scala neanche una volta! Che vergogna!
Ah, ecco: "pura siccome un angelo Iddio mi dié una figlia", non è così? Non lo sai. 
E dire che Francesco ci teneva tanto che tu studiassi la musica classica, il pianoforte, la lirica... sei stato una delusione totale, ma del resto è sempre così, come diceva re Lear: "quanto è più crudele del morso del serpente l'ingratitudine di un figlio!"




Ma lasciamo stare, il problema principale adesso è Aurora. 
Io mi aspettavo una fanciulla dolce e di sani principi, e invece mi sono trovata davanti una ragazzina insolente, impertinente e ingrata. 
Avrei anche potuto chiudere un occhio, non tanto per amor tuo, ma per il rispetto che nutro nei confronti di tuo padre e di tuo zio, naturalmente.
Ma poi sono venute fuori delle cose che persino agli occhi di una donna dalla mentalità aperta come me risultano inaccettabili.
E pensare che io, nella mia ingenuità, ho persino caldeggiato la sua causa, spendendo la mia credibilità personale, per poi venire a conoscenza di cose di cui tu hai fatto finta di non accorgerti, ma che adesso sono la favola di Milano, e gettano fango sul buon nome dei Monterovere e persino su quello degli Hagauer!>>
Roberto si allarmò:
<<Serena, io credo che ci sia stato un terribile equivoco. Non so cosa possano averti raccontato, ma vedendo come sei sconvolta, non può essere vero. Insomma, come hai detto, sei una persona dalla mentalità aperta, per cui non riesco proprio a immaginare cosa possano essersi inventati di così grave contro Aurora...>>
Lei lo interruppe subito:
<<Etti di cocaina, perversioni oscene esibite senza ritegno e tradimenti plurimi! Roba da sbatterla in cella e buttare via la chiave!>>
Lui rimase di sasso. 
Si sentiva come diviso in due, da un lato riconosceva che le accuse di Serena potevano essere fondate, ma dall'altro aveva troppa paura di perdere Aurora, e finiva per perdonarle tutto:
Per abitudine, più che per convinzione, assunse un tono sdegnato:
<<Etti di cocaina? Ma scherziamo? Ma lo sai quanto costa anche solo un grammo?
Certo che lo sai, lo sanno tutti a Milano, anche le pantegane nelle fogne sono diventate dipendenti! Persino i pesci del Lambro si comportano in maniera inspiegabilmente euforica.
Euforia, sì, tutta la città è su di giri, ormai la coca è anche nell'aria mista allo smog!
Io non ne mai fatto uso, sia ben chiaro. Forse Aurora farà qualche sniffata ogni tanto, ma in minime dosi. Non ha i soldi per pagare quella roba!
Queste voci sono messe in giro da persone invidiose che attribuiscono ad altri i propri vizi. 
Del resto è risaputo che nel mondo della moda e in quello della finanza sniffano tutti!
Non mi sembra che abbiano il diritto di accusare lei quando loro fanno molto peggio!
Ma per quel che riguarda il resto, ci tengo a precisare che Aurora non mi ha mai tradito.
E infine la parola "perversione" è vecchia di un secolo e sinceramente io, proprio sapendo che tu sei una persona di mondo e di larghe vedute, oltre che di notevole esperienza personale, non pensavo che potessi essere così intransigente...>>
Lo sguardo di Serena era un misto di rabbia e delusione:
<<E io non pensavo che tu fossi così stupido! Ma come puoi tollerare certi comportamenti? E sai bene a cosa mi riferisco, anche se, a quanto pare a te non fa né caldo né freddo...>>
Roberto capì che forse le cose erano peggiori rispetto a quel che aveva saputo, ma anche se fosse stato così, non si sentiva pronto ad affrontare una crisi:
<<Io amo Aurora e lei ama me. Potrà anche avere un lato oscuro, questo non posso negarlo, ma i suoi sentimenti nei miei confronti sono sinceri. 






Se amasse davvero qualcun altro, io me ne accorgerei. Potrà anche aver permesso a qualcuno di lavarle i piedi, ma queste sono inezie che non cambiano assolutamente niente!>>
La delusione prese il sopravvento sul volto di Serena:
<<Oh, l'amore è proprio cieco e sordo! La tua appassionata difesa d'ufficio fa acqua da tutte le parti. La chiamata in correo è una fallacia argomentativa, direbbe mio marito.
Tu dici che sniffano tutti, ma lo fanno con un minimo di discrezione e senza esagerate. L'unica che si fa notare è Kate Moss, ma lei se lo può permettere! Aurora crede forse di essere Kate Moss?>>
Roberto riuscì soltanto a dire:
<<Aurora è molto più bella di Kate Moss!>>
Serena alzò una mano con aria schifata:
<<Ma stai zitto per favore! E poi c'è la sua condotta a livello erotico, senza più freni inibitori, probabilmente a causa delle droghe. Fatto sta che lei va ben oltre i feticismi tradizionali
Se continua così, tra poco diventerà una pornostar. Io mi sento imbarazzata persino a parlare di certe sue pratiche oscene, e tu invece te ne stai lì, come un allocco, a parlare di un amore che è soltanto una dipendenza sessuale, una tossicodipendenza, oltre che una prigionia!>>
Roberto assunse un tono filosofico, come se l'evocazione, seppure in absentia, del professor Hagauer, esigesse una risposta molto profonda e significativa:
<<Ognuno si sceglie le proprie prigioni, Serena! Tu hai scelto questa voliera dorata, che è il palazzo di tuo marito, ma è pur sempre una gabbia!
Non mi inganni, sai, con tutte le tue arie da gran dama: io so esattamente chi sei, so tutto del tuo passato e della disperazione che ti ha fatto finire tra le grinfie di un uomo brutale come Hagaurer. Almeno io amo la mia fidanzata, il che significa che la mia gabbia è migliore della tua>>
Serena si limitò a fissarlo, gelida, poi disse:
<<L'amore è la più terribile delle prigioni. E io lo so per esperienza. Tu alludi al mio passato come se fossi stata una prostituta, ma non hai capito che io ero innamorata, sempre, e non ho mai chiesto in cambio nient'altro che amore. Ma voi maschi siete tutti così egoisti!
Alla fine ero così distrutta che non avevo più voglia di vivere, e allora è arrivato Hagauer e mi ha salvata. Tu credi che sia un orco, ma con me è sempre stato gentilissimo. E non abbiamo mai litigato, e sai perché? Perché tra noi c'è un'alleanza strategica, reciprocamente vantaggiosa.
Tu parli di amore e matrimonio come se dovessero necessariamente coesistere, ma questa è una favoletta romantica in stile Jane Austen, la quale però si guardò bene dal prendere marito.
L'amore e il matrimonio sono due questioni completamente diverse, e tu dovresti saperlo meglio di tutti, considerati gli esempi che hai avuto davanti.
L'importante è che i patti siano chiari fin dall'inizio. Ci può essere persino un margine di libertà, ma bisogna sempre salvare le apparenze, cosa che tu e Aurora non avete mai imparato.
A me non interessa quello che lei fa nel suo privato: può fare quel che le pare, se va bene così, ma quel che fa in pubblico mi riguarda eccome, e non intendo consentirlo>>
Roberto era confuso:
<<Se ti riferisci all'amicizia con Vimercati, posso assicurarti che non c'è nulla di erotico. Sono concessioni innocenti. Se quell'idiota vuole lavarle i piedi, che glieli lavi pure!  
Certo, io preferirei che non la toccasse, ma mi trovo in una situazione difficile. 
Io non le posso dare tutto ciò che lei vorrebbe. Vedi, a lungo andare, in ogni coppia, lo slancio sessuale, la passionalità, dopo un po' incomincia un lieve, ma inesorabile declino.
Insomma, soltanto un maniaco sessuale potrebbe riuscire ad eccitarsi per tutta la vita sempre per la stessa persona! Dopo un po' la passione si attenua e allora incomincia la fase del famoso "famolo strano" di Carlo Verdone in "Viaggi di nozze". L'avrai visto anche tu, o il professor Hagauer non lo ritiene alla tua altezza?
Ciò che intendo dire è che per quel che riguarda i sentimenti, io sono innamorato di Aurora come il primo giorno, ma per quanto riguarda il sesso... forse ultimamente le mie prestazioni sono state meno brillanti che in passato e la cosa è frustrante per entrambi.
Persino Enrico IV di Borbone, re di Francia, rispose al suo confessore, che gli rimproverava le numerose infedeltà coniugali, dicendo: "Se io vi servissi a cena pernici arrosto tutte le sere, verrebbero a noia anche a voi!">>
La signora Hagauer sollevò gli occhi al cielo:
<<Ecco gli aneddoti assurdi che ti ha insegnato la tua famosa bisnonna Emilia Paulucci di Calboli, quella del Cabernet Sauvignon. L'ho conosciuta anch'io e una volta ci ubriacammo insieme. parlando della bestialità dei maschi>>
Roberto rise: 
<<Be', se è per questo, anch'io mi sono ubriacato con lei dopo la mia prima delusione d'amore, e le parlai tutta la sera dell'ipocrisia delle femmine. Io a 13 anni avevo già capito tutto: che le santarelline sono quasi tutte adultere, e che le brave ragazze sono sempre le più stronze!
Ed Emilia non mi ha mica contraddetto, si è limitata a sollevare le spalle e alla fine ha sentenziato: "Che vuoi farci, ragazzo mio? Nessuno è perfetto!">>
Serena si lasciò sfuggire un sorriso: 
<<Ti concedo le attenuanti generiche: sei cresciuto in un ambiente disfunzionale, e nel tuo intimo sei più un Orsini Paulucci che un Monterovere, ma adesso stai correndo un rischio più grave: Aurora ti sta facendo il lavaggio del cervello, e ci sta riuscendo!
Non oso pensare quali pratiche erotiche abbia preteso da te in questi anni, ma dubito che tu l'abbia soddisfatta del tutto. Per questo dici che la passione è diminuita: lei non è sana! Fa cose malsane!
Ma il motivo per cui è disponibile alle attenzioni di altri uomini non è né la ricerca del piacere, né quella di un misero compenso: lei vuole soggiogare i maschi, è lei che ha soggiogato Andrea Vimercati e non solo lui. E' una specie di Lolita calcolatrice che porterà alla rovina tutti voi, accecati dalla lussuria!>>







Roberto non si smosse di un millimetro:
<<Mi dispiace, Serena, ma sei tu che hai preso un granchio! Ora, io mi scuso per averti coinvolta nell'introduzione di Aurora nel mondo della moda e ammetto che lei non si è dimostrata riconoscente nei tuoi confronti, ma le cose che dici sono solo pregiudizi e voci di corridoio>>
Lei sospirò:
<<Ci sono almeno venti testimoni oculari pronti a giurare il contrario!
E se tu credi che i suoi tradimenti siano solo questioni di piedi, di scarpe a punta e di tacchi a spillo, ti sbagli di grosso.
Ci sono rapporti sessuali, forse non completi, ma ci sono, e c'è anche una certa pratica sado-masochistica che a quanto pare ha trovato seguaci molto ferventi, di entrambi i sessi, soprattutto in Giappone, dove la chiamano omorashi.
A quanto pare Aurora ha trovato un'amica giapponese con gli stessi gusti, tra le altre modelle, e la cosa si è spinta tanto in là da provocare conseguenze tragicomiche
Quella ragazza giapponese, molto giovane e suggestionabile, ha accettato una specie di sfida, a metà strada tra il "contest"e la "challenge", molto in voga nelle subculture di Tokio, stando a quel che si dice, e la cosa è finita male>>
Roberto sobbalzò d'un colpo:
<<Oddio! La modella di Tokio ha riportato danni alla salute?>>
Serena sollevò un indice ammonitore:
<<Peggio! Ha rovinato un Balenciaga haute-couture di valore incalcolabile! Un completo giacca pantalone della collezione autunno-inverno, per la sfilata di luglio a Parigi! E quando le è stata chiesta una spiegazione, ha raccontato tutto riguardo alla sfida con Aurora. In palio, come premio, indovina cosa c'era: un etto di cocaina purissima, che forse valeva ancor più dell'abito! 
Tutto questo è accaduto davanti a testimoni oculari allibiti, ma fortunatamente così prudenti da non coinvolgere le forze dell'ordine. 
Se non ci credi posso farti parlare con loro. Può venire anche Aurora, così potrà dare una spiegazione. Se dovesse succedere un'altra volta, lei sarà indagata dalla polizia e dalla procura, e tu diventerai lo zimbello della città, ma la cosa più grave è che io sarei completamente rovinata. 
Sai quante risate si farebbe la Moratti? Lei e tutta la sua cricca di San Patrignano! Ai loro occhi il mio salotto è peggio di Sodoma e Gomorra!
Ma come fai a non renderti conto di cosa stiamo rischiando tutti a causa di quella...>>
Si fermò in tempo, per evitare che il cugino si chiudesse a riccio, ma non servì a molto.
Roberto, sconvolto, ma determinato a non crollare, cercò di applicare la regola base che gli avvocati consigliano sempre ai loro clienti ossia: negare, negare e negare all'infinito:

<<Ma il danno l'ha fatto la modella giapponese, non Aurora! Magari è stata la giapponese a proporre la sfida, come si chiama la ragazza?>>
Serena aggrottò le sopracciglia:
<<Kiko, mi sembra, o una roba del genere... e ha un cognome impronunciabile che non ricordo. Ma non credo che cambierebbe versione, nemmeno se tu glielo chiedessi facendole gli occhi dolci come un cagnolino che vuole un biscotto>>
Ma Roberto era già partito con i pensieri:
<<Kiko Choisoraki, sì, ho capito chi è... per metà giapponese e per metà sudcoreana, e detto fra noi, è una gran figaDavvero, saremmo un triangolo perfetto io, lei e Aurora, un po' come in Pensiero stupendo, di Patty Pravo, hai presente?
Te l'ho detto, a volte c'è bisogno di qualcosa di nuovo per riattizzare la fiamma... potrebbe anche funzionare! In ogni caso, alla fine si risolverà tutto.
L'unica cosa grave è la cocaina, ma la colpa è dello spacciatore! E' il trafficante quello che finirà in galera! I testimoni non hanno chiamato la polizia perché lo spacciatore era uno di loro. Quanto ci scommetti? 
Vogliono far ricadere la colpa su Aurora, ma le testimonianze sono false. Le prove sono fabbricate. Magari anche la povera Kiko è stata costretta a testimoniare il falso. Non c'è altra spiegazione!>>
























Serena lo fissò con gli occhi spalancati:
<<Io non ti riconosco più. Ma come fai a difenderla ancora! I testimoni sono neutrali, hanno chiuso un occhio, perché gliel'ho chiesto io, ma non lo faranno di nuovo. 
Stiamo parlando di cose serie, da codice penale.
E la tua preoccupazione qual è? Fare un triangolo con Aurora e Kiko! Ma ti sei bevuto il cervello? 
Stai facendo di tutto per sviare il discorso, per non prendere atto della verità.
Santo cielo, sei un Monterovere, non puoi mettere la testa sotto la sabbia! 
I Monterovere non temono la verità: la guardano in faccia e la affrontano. Abbiamo tanti difetti, ma nessuno di noi è un codardo o un connivente omertoso! Spero tu non sia il primo ad inaugurare questa nuova moda>>
Lui, sprofondato nel divano del salottino privato degli Hagauer, chiuse gli occhi e la sua voce divenne serissima, remota, quasi da oltretomba:
<<Serena, ci sono cose, a questo modo, che è meglio non sapere, meglio non sentire, meglio dimenticare di averle viste, e ci sono anche cose di cui è meglio non rendersi mai conto.
Non è codardia, è sopravvivenza. 
Tu non capisci che cos'ho sofferto, prima di conoscere Aurora! Tutto il mio mondo stava crollando pezzo dopo pezzo. Io stavo precipitando in un abisso di dolore senza fine.
E' stata lei a darmi la forza di sopravvivere. Non rinnego niente di ciò che ho fatto per lei.
"Poi si dice: l'ho fatto per fare, ma era per non morire".
Te lo dico una volta per tutte, forte e chiaro: se Aurora mi lascia, io mi suicido! 
Lo faccio davvero, sai... è da mesi che ci penso, e non mi mancano i mezzi. 
Non sarei il primo della famiglia a farlo, o a tentare di farlo!>>

Era un colpo basso, perché da adolescente Serena, dopo l'ennesima lite con l'ennesimo "fidanzato", aveva tentato il suicidio ingerendo pillole di ogni genere, e l'avevano salvata appena in tempo, con la lavanda gastrica.
Roberto si accorse subito che quella frase aveva colpito nel segno, e per un attimo la signora Hagauer tornò la ragazzina di un tempo, che aveva deciso di farla finita, dopo essere stata lasciata dal ragazzo che amava.
Poi, con ammirevole autocontrollo, Serena tornò ad essere la signora Hagauer e rispose:
<<Chi vuole suicidarsi davvero, non lo dice, lo fa e basta. O almeno ci prova.
La tua minaccia è un ricatto piscologico, oltre che una disperata richiesta di aiuto e di attenzione.
Ora so queste cose, perché sono cresciuta, e mi dispiace vederti così, forse sono stata troppo dura con te, ma ti giuro che è per il tuo bene, perché tu sei sangue del mio sangue, e il sangue non è acqua.
Vedi, Roberto, noi Monterovere abbiamo una dote, che è nel contempo la nostra arma più potente e la nostra maledizione: percepiamo le cose in maniera amplificata, notiamo i dettagli, capiamo subito cosa c'è che non funziona in noi e negli altri, e abbiamo delle intuizioni: sappiamo già come andrà a finire.
E' una cosa spaventosa, soprattutto perché gli altri non ci credono, ci vedono come delle Cassandre invasate, o come dei cani che abbaiano alla luna, ma noi abbiamo una sensibilità superiore, un sesto senso, che ci permette di percepire un altro mondo, ovunque, intorno a noi.
Cosa c'è intorno a noi che non possiamo sentire? Lorenzo lo sa e un giorno tu lo saprai meglio di lui. Per il momento tu porti già un pesante fardello: è così, vero? Ah, se gli altri potessero anche solo immaginare ciò che noi sappiamo.
Ma ci giudicherebbero dei pazzi, e allora meglio tacere, meglio far finta di niente, meglio dar loro ragione anche quando il re è nudo e loro non se ne accorgono.
Tu non sai ancora padroneggiare questa ipersensibilità, anzi, la rifiuti, preferisci rimuovere tutto, insabbiare tutto, proprio come tuo padre.
Lui ha preferito così, ma tu non sei come lui. Tu vedi tutto, noti tutto e ricordi tutto!
Un giorno ti ricorderai parola per parola questa nostra conversazione e allora mi capirai.
Tu adesso stai cercando di seppellire tuoi talenti sotto terra, invece di farli fruttare. 
Io desidero solo che tu tenga a mente chi sei e che cosa rappresenti>>
Roberto le rivolse uno sguardo interrogativo:
<<Cosa intendi dire?>>
Serena continuò a fissarlo dritto negli occhi:
<<Tu sei il futuro della nostra famiglia. L'unico erede maschio del nostro cognome. Hai ricevuto molto dalla fortuna, ma è tuo dovere non sprecarlo!
Alla tua età anch'io ero una testa calda, e questo non piaceva a mio padre, a Lorenzo, e nemmeno ai tuoi genitori. Ma poi ho messo la testa a posto e ho fatto la mia parte per diventare degna dei doni che la sorte mi ha dato. 
Io e Lorenzo abbiamo fatto molto per te, abbiamo tracciato un cammino, un percorso che potrebbe riportare te e tutti i Monterovere all'antico splendore. Non permetterò che tu vanifichi tutti i nostri sforzi>>
Roberto capì e osò porle una domanda di cui già intuiva la risposta:
<<E' stato Lorenzo a convincerti a sposare  Hagauer? Sì, è stato lui. Avrei dovuto capirlo subito.
Insomma, l'unico che non fa il dovere sarei io.
Vi ho deluso tutti, lo so, e la cosa mi tormenta più di quanto tu possa immaginare, ma c'è una cosa che dovete mettervi in testa: io non vivo per far piacere a voi. 
Non si vive per accontentare gli altri!>>
La signora Hagauer non si scompose, ma la sua risposta fu identica alla battuta che Lorenzo gli rivolgeva sempre, e dimostrò che lei era solo un'intermediaria, nella catena di comando:
<<Hai ancora molto da imparare, giovane Skywalker>>
Lui sorrise, suo malgrado, e poi chiese:
<<Lo so. Ma adesso cosa dovrei fare, secondo te?>>
Serena sorrise, a sua volta:
<<In teoria dovresti riferire tutto ai tuoi genitori, o dovrei farlo io, ma per il momento è meglio risparmiare a Francesco e Silvia queste preoccupazioni. 
Il loro futuro è già pieno di inquietudini, consentiamo loro di vivere sereni fintanto che la salute glielo permetterà.
Io non parlerò, ma in cambio del mio silenzio, tu dovrai gradualmente, ma costantemente, prendere le distanze da Aurora e dal suo stile di vita, prima che corrompa il tuo corpo e la tua anima>>
Roberto sentì una fitta al cuore:
<<Aurora è già nella mia anima, in maniera indelebile, nel bene e nel male. Se mi allontanerò da lei, non sarò mai più felice>>
Serena inarcò le sopracciglia:
<<Felice? Nessun essere umano vivente è felice, e chi crede di esserlo non sa cosa lo aspetta. Autoproclamarsi felici prima della morte, agli occhi degli antichi dei, era considerata un atto di superbia, oltre che una cosa azzardata. Gli antichi Greci sapevano che il peccato di superbia offende gli dei ancor più di quanto offenda gli uomini. La felicità, se mai esiste, è qualcosa di effimero, di transitorio, che va tenuto segreto anche a se stessi, perché non bisogna lasciare tracce, altrimenti la Nemesi saprebbe dove colpire.
E credimi, la Nemesi arriva per tutti, prima o poi, a meno che non si riesca a mantenere un basso profilo. Lo so che detto da me è un controsenso, ma io l'inferno l'ho già vissuto, ho già visto la morte in faccia e, mentre ero in coma, il mio cuore ha smesso di battere e sono stata rianimata col defibrillatore. Sono morta per quasi un minuto, e ho visto anche quello che c'è al di là...>>
Roberto drizzò le orecchie, attentissimo:
<<E cos'hai visto?>>
Serena rimase immobile;
<<Niente. Nessuna luce, nessun corridoio bianco, nessuno coro d'angeli: niente di niente.
Potrebbe anche essere un sollievo, sia per chi soffre, sia per chi ha la coscienza sporca.
Ma ci vuole molta forza per accettare che non ci sia giustizia, e che l'unica immortalità sia quella del ricordo. Però i nostri cari restano con noi, in noi, nella nostra mente, e se facciamo silenzio, se ci concentriamo, possiamo anche parlare con loro. 
Per molti questo non è sufficiente, cercano un senso e lo trovano e dunque perché privarli della loro ancora di salvezza? 
Basterebbe dire: vivi e lascia vivere. E lascia anche morire, se non c'è una cura.
E tu mi diresti, allora, di farmi gli affari miei, e credimi  io vorrei tanto lasciarti vivere liberamente la tua storia d'amore, se così si può dire, ma Aurora non è più affidabile, ammesso che lo sia mai stata, e sta creando danni a tante persone, non solo a te, e questo non è accettabile>>
Roberto, stanco e deluso, decise che era il momento di venire a patti:
<<Può darsi, ma non è lei il problema, sono io. Ho sbagliato la scelta universitaria e lei mi ha seguito in questa città e ne è rimasta intrappolata.
L'unica sarebbe andarsene, ma lei non lo farà... e nemmeno io, perché sono troppo orgoglioso per accettare di tornarmene a Forlì con la coda tra le gambe. 
Farei felici tutti coloro che mi hanno fatto soffrire. E concorderai con me sul fatto che l'onore dei Monterovere ne sarebbe danneggiato.
E' necessario che io concluda con successo ciò che ho incominciato, ma senza Aurora non ci riuscirei mai>>
Lei tornò a fissarlo con severità:
<<Ne ho parlato con Lorenzo. Lui vorrebbe che tu andassi a stare a Bologna a casa sua, ma si rende conto che non sei il tipo che si arrende. E comunque, ormai il danno è fatto e quindi possiamo solo cercare di contenerne gli effetti.
Tutto questo implica che ora sei sotto la mia sorveglianza: se seguirai i miei consigli, le cose miglioreranno, ma se non lo farai, allora il tuo fallimento sarà catastrofico e trascinerà tutti noi nella rovina e nel disonore . E sarà la fine della dinastia>>
Roberto sorrise, sarcastico e scettico, come sempre:
<<Dinastia? Quale dinastia? Eravamo dei montanari, dei boscaioli, dei taglialegna, dei guardacaccia. Non dirmi che credi alle frottole di Lorenzo!>>
Serena si accigliò di nuovo:
<<Magari fossero frottole! Sarebbe tutto più semplice. Paradiso e Inferno sono entrambi qui, intorno a noi, mescolati insieme. Ma non spetta a me parlare di queste cose. Lo farà Lorenzo, quando sarà il momento.
E c'è un'ultima cosa che voglio dirti. So che segui una terapia farmacologica e che c'è un farmaco potenzialmente rischioso, tra quelli che ti sono stati prescritti.
Non ti vieterò questo farmaco, perché ne hai bisogno, ma devi giurarmi che non ne abuserai mai. Una dose superiore, anche di poco, a quella prescritta, può mettere in pericolo la tua stessa vita, e non è auspicabile che tu esca di scena ora e in modo così disonorevole. 
Quindi non superare mai la dose prescritta dal medico. Giuramelo!>>
Roberto con aria solenne e nello stesso tempo vagamente divertita, dichiarò:
<<Te lo giuro. Parola di Monterovere>>
Serena sorrise con lo stesso sarcasmo e scetticismo del cugino, perché sapeva benissimo che quel giuramento era falso.
Per lui l'onore dei Monterovere non conta niente. Se avesse giurato sul nome dei Ricci-Orsini, sulla vita dei suoi genitori, di sua nonna, sulla tomba di suo nonno Ettore e persino su Aurora, allora sì che l'impegno preso lo avrebbe vincolato, ma così, le sue promesse sono solo parole al vento...
Se vuol vedere la morte in faccia, come me, la guardi pure, ma è destino che, qualunque cosa accada, lui debba ritornare, e percepire il vero mondo, ovunque, intorno a noi, e solo allora capirà qual è il suo dovere e saprà dare il giusto valore al tempo supplementare che gli sarà concesso.
Fino ad allora, io lo aspetterò.



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