Inizialmente i Polacchi erano solo una delle tante popolazioni slave occidentali. Il primo Regno polacco cominciò a prendere una forma unitaria solo nella metà del X secolo, sotto la dinastia dei Piast, e per la precisione sotto Mieszko (Miecislao).
Infatti risulta che nel 966, dopo aver riunito intorno alla rocca di Gniezno una prima rudimentale comunità nazionale, che ancora è chiamata Grande Polonia o Vecchia Polonia, per contrapporla a quelle più recenti di Cracovia (Piccola Polonia) e Varsavia (Masovia e Nuova Polonia) qui si scelse anche l'emblema che ancora oggi è quello della Repubblica di Polonia, un'aquila d'argento (di colore bianco) su sfondo rosso (i colori della bandiera polacca). Secondo la leggenda si scelse questo tema a causa del ritrovamento di un nido di aquilotti durante i lavori di costruzione della città di Gniezno.
Nel 966 l'Imperatore Ottone I il Grande affidò il titolo ducale a Mieszko I. Mieszko, nato intorno al 930, divenne principe della tribù dei Polani all'incirca nell'anno 962 e adottò il Cristianesimo nel 966, a seguito del suo matrimonio con la principessa ceca Dubrawka.
Mieszko giurò fedeltà all'imperatore in cambio del possesso delle terre da lui governate.
Miecislao si convertì al cristianesimo, secondo alcuni per compiacere sua moglie, una principessa Boema, ma sicuramente anche per godere della protezione della Chiesa ed evitare la colonizzazione germanica.
Il successore di Mieszko Boleslao I il Coraggioso (Bolesław I Chrobry) espanse lo Stato e gli diede riconoscimento internazionale con l'incontro sulla tomba di sant'Adalberto con l'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico II il Santo. Questi gli conferì nell'anno 1025 il titolo di re.
I sovrani delle province del Sacro Romano Impero, soprattutto i Sassoni, intrapresero una politica di espansione verso oriente nota agli storici come Drang nach Osten.
Le prime popolazioni ad essere oggetto di questa espansione territoriale furono le popolazioni slave vicine dei Polani, i Sorbi ed i Polabiani. Fu così che la Polonia, alleata del Sacro Romano Impero, dovette prepararsi a fronteggiare l'imminente invasione di altri popoli germanici.
Alla morte del re Boleslao III Boccastorta (1138) la Polonia venne divisa tra i suoi figli in molti principati e rimase in queste condizioni per 192 anni.
Nel XII secolo la Polonia si frammentò in molti piccoli stati, che nel 1241 vennero depredati dalle armate Mongole dopo la disfatta dell'esercito guidato dal duca di Slesia.
Dopo due secoli di frammentazione, il periodo della dissoluzione feudale finì quando Ladislao I il Breve, incoronato nel 1320, unì i vari principati nel Regno di Polonia. Il figlio, Casimiro III il Grande, morto nel 1370, l'ultimo della dinastia Piast, rafforzò enormemente lo Stato polacco, sia al suo interno che nel rapporto con gli altri stati. Riuscì a mettere a tacere le pretese dell'ordine Teutonico cedendo ad esso la Pomerania. Fra i vari interventi finalizzati alla creazione di un'accentrata monarchia nazionale, ricordiamo la fondazione dell'Università di Cracovia; una redazione legificante delle consuetudini vigenti nel regno; l'istituzione di un tribunale centrale.
Casimiro era però privo di eredi maschi legittimi e questo lo costrinse a stabilire le linee della propria successione già molti anni prima della sua morte.
Casimiro era però privo di eredi maschi legittimi e questo lo costrinse a stabilire le linee della propria successione già molti anni prima della sua morte.
Allo scopo di definire una chiara linea di successione che non lasciasse spazio ad incertezze di sorta, stabilì di assegnare la propria eredità a sua sorella Elisabetta, Regina Madre d'Ungheria, e al di lei figlio Luigi d'Angiò. La direttiva dinastica fu fissata a Buda nel 1355. Casimiro III il Grande morì a Cracovia il 5 novembre 1370 e pochi giorni dopo Luigi d'Ungheria fu incoronato, secondo i patti, Re di Polonia. In realtà, buona parte del potere effettivo fu esercitato da sua madre Elisabetta fino al 1380, anno della sua morte.
L'unione personale della corona polacca con quella ungherese scontentò molti dei grandi nobili polacchi. Luigi, anch'egli in seguito soprannominato il Grande, seppe tuttavia reggere le sorti di entrambi i Paesi senza dare mai adito a malcontenti o sollevazioni contro di lui. Ma alla sua morte, nel 1382, dopo dodici anni dalla scomparsa di Casimiro, i polacchi si rifiutarono di accettare come nuovi sovrani la figlia maggiore di Luigi, Maria, regina d'Ungheria, e il di lei marito Sigismondo di Lussemburgo.
Per questo, scelsero come nuovo monarca la sorella minore di Maria, Edvige, che nel novembre del 1385, a soli undici anni, fu incoronata "Re di Polonia" (sic), a sottolineare che la sua ascesa al trono avveniva per suo proprio diritto e non come regina consorte. Con Edvige, la Polonia riconquistò la propria indipendenza dall'Ungheria.
Come si è visto, il regno di Polonia venne spesso governato in unione personale con altri Stati: Ungheria, Boemia, Sverzia, Sassonia e, per un periodo più lungo, anche la Lituania, in seguito al matrimonio di Edvige con il Granduca Jogaila (anche Jagiello o Jagello) di Lituania, sostenuto dai baroni della Polonia Minor.
La dodicenne Edvige e il ventiquattrenne Jogaila, che dopo la conversione era stato battezzato col nome di Ladislao, convolarono a nozze il 18 febbraio 1386 a Cracovia. Il matrimonio fu seguito dall'incoronazione a Re di Polonia di Ladislao II detto Jagellone, senza che questo intaccasse i diritti dinastici di Edvige.
Ebbe così inizio la dinastia polacco-lituana degli Jagelloni, che regnarono su Polonia e Lituania prima come semplice "unione personale" delle due corone, e poi come sovrani di uno stato unitario.
Ebbe così inizio la dinastia polacco-lituana degli Jagelloni, che regnarono su Polonia e Lituania prima come semplice "unione personale" delle due corone, e poi come sovrani di uno stato unitario.
Sotto la dinastia Jagellone, venne accordata un'alleanza con la vicina Lituania, e l'epoca d'oro arrivò nel XVI secolo con l'unione tra i due stati (Unione di Lublino, 1569), nella Confederazione polacco-lituana.
L'unione personale con il Granducato di Lituania a nord-est costruì i presupposti per l'estensione del potere polacco ad est e della creazione (con l'Unione di Lublino del 1569) della Confederazione Polacco-Lituana, che si estendeva dal Mar Baltico e dai Carpazi fino all'attuale Bielorussia e all'Ucraina occidentale e centrale (che prima erano state parte della Rus' di Kiev).
I sudditi polacchi godevano di grandi libertà e un sistema parlamentare, anche se i benefici di quest'ultimo erano limitati alla szlachta (nobiltà).
Nel nord-ovest, i Cavalieri Teutonici, sotto il controllo della Prussia dal XIII secolo, furono sconfitti con la forza combinata dei polacchi e dei lituani nella Battaglia di Grunwald, più nota come Tannenberg, nel 1410, e nella successiva guerra dei tredici anni. Con la Pace di Toruń del 1466 essi dovettero cedere la metà occidentale del loro territorio alla corona polacca (le aree che prenderanno poi il nome di Prussia Reale) e di accettare la sovranità polacco-lituana sulla parte restante del territorio (il futuro Ducato di Prussia).
Durante il XVI secolo, a seguito delle vittorie contro la Russia, la Confederazione riuscì ad imporsi come una delle maggiori potenze in Europa; tuttavia la scarsa centralizzazione del potere regio e la natura elettiva di questo, la portò con il tempo ad indebolirsi fino a quando non venne letteralmente spartita dall'Impero austro-ungarico, dall'Impero prussiano e dall'Impero russo.
A seguito dell'intromissione delle potenze straniere, l'indipendenza polacca ebbe fine con la serie di spartizioni avvenute nel 1772, 1793 e 1795 da parte della Russia imperiale, della Prussia e dell'Austria; la Russia fu il Paese che ottenne la parte maggiore del territorio della Confederazione Polacco-Lituana, con quasi tutta la Lituania, eccetto la Podlachia e le terre ad ovest del fiume Niemen, la Volinia e l'Ucraina.
Dopo la sconfitta della Prussia da parte dell'imperatore francese Napoleone Bonaparte fu istituito di nuovo uno Stato polacco, sotto tutela francese, detto Ducato di Varsavia. Quando l'Austria fu sconfitta nel 1809, al ducato fu aggiunta la Lodomeria, cosicché lo Stato raggiunse una popolazione di 3,75 milioni, un quarto dell'ex Confederazione Polacco-Lituana. I nazionalisti polacchi rimasero tra gli alleati della Francia quando la guerra si metteva male per lo Stato polacco, inaugurando una diplomazia che continuò fino al XX secolo.
Con la sconfitta napoleonica, il Congresso di Vienna del 1815 convertì gran parte del Ducato nel Regno del Congresso, governato dallo zar russo prima che la dinastia russa fosse deposta dal Parlamento polacco durante la guerra russo-polacca del 1830-1831. Dopo la Rivolta di gennaio del 1863, il Regno fu pienamente assorbito dalla Russia; le numerose rivolte vennero soffocate nel sangue da parte delle potenze occupanti. La forza dei patrioti polacchi, comunque, fece sì che il desiderio della conquista dell'indipendenza non si spegnesse. L'opportunità della libertà giunse solo dopo la prima guerra mondiale, quando gli stati oppressori furono sconfitti o indeboliti.
Durante la prima guerra mondiale tutti gli alleati concordarono nella ricostituzione della Polonia come stato cuscinetto tra Germania e Unione Sovietica ed il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson la proclamò nel punto 13 dei suoi quattordici punti. Poco dopo la capitolazione della Germania nel novembre 1918, la Polonia riguadagnò l'indipendenza come Seconda Repubblica di Polonia. Ad oriente però, la tensione crebbe nei confronti della Russia ora alle prese con una guerra civile. Dopo qualche tentativo diplomatico, i polacchi ruppero gli indugi, attaccando le truppe russe a Žitomir sulla strada per Kiev che sarà presa il 6 maggio. Lo scenario cambiò nel giro di un altro mese con la controffensiva sovietica; a metà di questa gli inglesi si offrirono di mediare le trattative, ma a questo punto fu la Russia Bolscevica a rifiutare e voler continuare l'offensiva che la porterà fino alle porte di Varsavia. La Polonia cambiò le sorti della guerra ancora una volta con una delle battaglie più decisive della storia, definita dai giornali dell'epoca, "il miracolo della Vistola". Nel contrattacco che ne seguì, la Polonia occupò anche parte della Bielorussia, il territorio lituano di Vilna, e la parte più occidentale dell'Ucraina. La Russia bolscevica, ancora alle prese con la propria guerra civile e con disordini interni, desistette dalla lotta, e col Trattato di Riga del 1921 riconobbe le conquiste polacche, fissando il confine russo-polacco circa 250 km più a est della linea di compromesso proposta in precedenza da Lord Curzon. Il territorio di Vilna/Vilnius, rivendicato motivatamente dalla Lituania, fu poi annesso alla Polonia nel 1922. Tali confini restarono sostanzialmente invariati fino al settembre del 1939, con l'eccezione dell'acquisizione di Cieszyn/Teschen a spese della Cecoslovacchia dopo la dissoluzione di questo Stato.
La seconda repubblica polacca durò dal 1921 fino agli inizi della seconda guerra mondiale nel 1939, quando Germania e Unione Sovietica si divisero il territorio polacco tra di loro con l'invasione da ovest e da est. La Polonia era completamente impreparata di fronte alla velocità e la ferocia degli attacchi, per via del fallimento nella modernizzazione dell'esercito, pertanto la nazione soffrì molto durante questo periodo (vedi Governatorato Generale). Tra tutte le nazioni coinvolte nella guerra, la Polonia perse la percentuale maggiore di cittadini, più di 6 milioni morirono, metà dei quali ebrei polacchi. Dopo la guerra, le frontiere della Polonia vennero spinte ad ovest; il confine est retrocesso alla linea Curzon e il confine ovest spinto alla linea Oder-Neisse. Dopo lo spostamento la Polonia perse 76.000 km², il 20% del suo territorio d'anteguerra. Lo scivolamento verso ovest delle frontiere della Polonia (concomitante un rimpicciolimento della superficie nazionale) causò anche la migrazione di milioni di persone, principalmente polacchi, dalle terre cedute all'URSS, e tedeschi, dalle terre cedute alla Polonia. Al costo di tante sofferenze, la Polonia divenne, per la prima volta nella sua storia, un paese etnicamente compatto.
La vittoria dell'Unione sovietica portò un governo comunista in Polonia, come del resto in molti paesi del Blocco sovietico. Nel 1948 una svolta verso lo stalinismo portò un altro periodo di governo totalitario. La Repubblica Popolare di Polonia, venne ufficialmente proclamata nel 1952. Nel 1956 dopo una rivolta il regime divenne più liberale, liberando molte persone dalle prigioni ed espandendo un po' le libertà personali. Gli scioperi dei lavoratori nel 1980 portarono alla formazione di un sindacato indipendente, "Solidarność", che con il tempo divenne una forza politica. Erose il dominio del partito comunista; nel 1989 vinse le elezioni parlamentari e Lech Wałęsa divenne presidente.
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