Beatrice and Dante, Jean Delville
Beatrice Portinari, maritata de' Bardi (Firenze, 1266 circa – Firenze, 8 giugno 1290), è, secondo alcuni critici letterari, la figura storica dietro il personaggio dantesco di Beatrice.
Sebbene non unanime, la tradizione che identifica Bice di Folco Portinari con la Beatrice amata da Dante è ormai molto radicata. Lo stesso Giovanni Boccaccio, nel commento alla Divina Commedia, fa esplicitamente riferimento alla giovane.
I documenti certi sulla sua vita sono sempre stati molto scarsi, arrivando a far persino dubitare della sua reale esistenza. L'unico che si conoscesse fino a poco tempo fa era il testamento di Folco Portinari datato 1287. Vi si legge: ...item d. Bici filie sue et uxoris d. Simonis del Bardis reliquite [...], lib.50 ad floren, cioè si parla di un lascito in denaro alla figlia Bice maritata a Simone de' Bardi. Folco Portinari era stato un banchiere molto ricco e in vista nella sua città, nato a Portico di Romagna. Trasferitosi a Firenze, viveva in una casa vicina a Dante ed ebbe sei figlie. Folco ebbe il merito di fondare quello che tutt'oggi è il principale ospedale nel centro cittadino, l'ospedale di Santa Maria Nuova.
La data di nascita di Beatrice è stata ricavata per analogia con quella presunta di Dante (coetanea o di un anno più piccola del poeta, che si crede nato nel 1265); la data di morte è ricavata dalla Vita Nuova di Dante stesso e forse non è altro che una data simbolica. Anche molte delle notizie biografiche provengono unicamente dalla Vita Nuova, come l'unico incontro con Dante, il saluto, il fatto che i due non si scambiarono mai parola, ecc.
Beatrice, figlia di un banchiere, si era imparentata con un'altra famiglia di grandi banchieri, i Bardi, andando in sposa ancora giovanissima, appena adolescente, a Simone, detto Mone. Importante il ritrovamento di nuovi documenti nell'archivio Bardi su Beatrice e suo marito da parte dello studioso Domenico Savini[1]. Tra questi un atto notarile del 1280, dove Mone de' Bardi cede alcuni terreni a suo fratello Cecchino con il beneplacito della moglie Bice, che all'epoca doveva avere circa quindici anni. Un secondo documento del 1313, quando cioè Beatrice doveva essere già morta, cita il matrimonio tra una figlia di Simone, Francesca, e Francesco di Pierozzo Strozzi per intercessione dello zio Cecchino, ma non è specificato se la madre fosse stata Beatrice o la seconda moglie di Simone, Bilia (Sibilla) di Puccio Deciaioli. Altri figli conosciuti di Simone sono Bartolo e Gemma, la quale venne maritata a un Baroncelli.
Il luogo di sepoltura di Beatrice viene tradizionalmente indicato nella chiesa di Santa Margherita de' Cerchi, vicina alle abitazioni degli Alighieri e dei Portinari, dove si troverebbero i sepolcri di Folco e della sua famiglia. Ma questa ipotesi, sebbene segnalata da una lapide moderna che colloca la data di morte di Beatrice al 1291, è incoerente perché Beatrice morì maritata e quindi la sua sepoltura avrebbe dovuto avere luogo nella tomba della famiglia del marito. Infatti Savini indica come possibile luogo il sepolcro dei Bardi situato nella basilica di Santa Croce, sempre a Firenze, tutt'oggi segnalato nel chiostro da una lapide con lo stemma familiare, vicino alla Cappella dei Pazzi.
Personaggio letterario
Beatrice è la prima donna a lasciare una traccia indelebile nella nascente letteratura italiana, nonostante altre figure femminili siano presenti anche nei componimenti di Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti, anche se non con l'incisività del personaggio dantesco. A Beatrice è dedicata la Vita Nuova, dove il poeta raccoglie entro una struttura in prosa una serie di componimenti poetici scritti negli anni precedenti. Secondo la Vita Nuova Beatrice fu vista da Dante per la prima volta quando aveva 9 anni e i due si conobbero quando lui aveva diciotto anni. Andata in sposa al banchiere Simone dei Bardi nel 1287, si crede anche che si sia spenta nel 1290, a soli ventiquattro anni.
Quando morì, Dante, disperato, studiò la filosofia, una scienza, e si rifugiò nella lettura di testi latini, scritti da uomini che, come lui, avevano perso una persona amata. La fine della sua crisi coincise con la composizione della Vita Nuova (intesa come "rinascita").
Nella Divina Commedia Beatrice subisce un processo di spiritualizzazione e viene riconosciuta come creatura angelica (secondo gli ideali stilnovistici). Ella rappresenta la Fede, che accompagna le persone in Paradiso.
I riferimenti alla fanciulla Beatrice che Dante, nella Vita Nova, narra di avere incontrato, prima a nove anni poi a diciotto, sembrano troppo attentamente costruiti per risultare pienamente convincenti come episodi biografici.
Una luce diversa su Beatrice come figura di creazione Dantesca può arrivare dalla lettura del Canto di un poeta provenzale vissuto, prevalentemente in Italia, circa un secolo prima di Dante: Raimbaut de Vaqueiras. Il canto è Kalenda Maya, la penultima strofa inizia così:
(OC)
« Tant gent comensa, / Part totas gensa,
Na Beatritz, e pren creissensa / Vostra valensa; Per ma credensa, / De pretz garnitz vostra tenensa E de bels ditz, senes failhensa; / De faitz grazitz tenetz semensa; Siensa, / Sufrensa / Avetz e coneissensa; Valensa / Ses tensa / Vistetz ab benvolensa. Donna grazida, / Qecs lauz' e crida Vostra valor q'es abellida, / E qius oblida, Pauc li val vida [...] » | (IT)
« Tanto gentile sboccia, / per tutta la gente
Donna Beatrice, e cresce / il vostro valore; di pregi ornate ciò che tenete / e di belle parole, senza falsità; di nobili fatti avete il seme; scienza, / pazienza / avete e conoscenza; valore / al di là di ogni disputa vi vestite di benevolenza. Donna graziosa, / che ognuno loda e proclama il vostro valore che vi adorna, / e chi vi dimentica, poco gli vale la vita... » |
(Raimbaut de Vaqueiras, Kalenda maia) |
Dante, che conosceva il provenzale ed i poeti provenzali, quasi cento anni dopo scrive di Beatrice: "Tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia ...". L'incipit è identico, il sentimento che muove i poeti è lo stesso, gli echi stessi che il canto di Raimbaut sembra evocare si possono ritrovare nelle parole diverse e nei versi di Dante, infine, il riferimento a Beatrice che accomuna i due poeti appare sorprendente. Raimbaut canta Beatrice del Monferrato, sorella di Bonifacio I del Monferrato che serviva come troubadour e cavaliere. Questa Beatrice non è la Beatrice dantesca, ma sembra aver dato almeno un piccolo contributo alla creazione della sua memorabile figura.
Note
- ^ Corriere Fiorentino, 4 marzo 2008, Beatrice l'ultimo segreto. La musa di Dante sarebbe sepolta nel chiostro di Santa Croce.
- ^ ibidem.
Bibliografia
- Vittorio Sermonti, Inferno, Rizzoli 2001.
- Umberto Bosco e Giovanni Reggio, La Divina Commedia - Inferno, Le Monnier 1988.
Voci correlate
- Beatrice (per una lista di film e altre opere ispirate alla sua figura)
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