domenica 5 ottobre 2014

La Quarta Era. Capitolo 8. Aelfwine il Bello, Re di Rohan



Dopo l'intervento di Legolas, il re supremo Eldarion aveva dichiarato che ogni decisione sarebbe stata presa soltanto dopo aver ascoltato ogni delegazione presente al Consiglio.
Nessuno si oppose a questa procedura e la tensione sorta in seguito ai precedenti scambi di accuse tra le varie delegazioni ebbe una benefica tregua.
La parola passò quindi a re Aelfwine di Rohan, che era succeduto alla guida del Mark dopo la morte di suo padre Eomer.



Aelfwine appariva molto giovane, ma non lo era. La sua longevità e apparente giovinezza erano dovute al sangue numenoreano di sua madre Lothiriel di Dol Amroth, una dama influente nella corte di Minas Tirith.
<<Il mondo è cambiato>> esordì Aelfwine <<e tutto ciò che un tempo era stabile, ora si rivela insicuro>>
Solo Legolas e Gimli ricordarono che un tempo il prozio di Aelfwine, re Theoden di Rohan, aveva pronunciato parole molto simili, anche se in un contesto completamente diverso.
<<Gli Elfi sono quasi tutti migrati ad Ovest. I Nani e gli Hobbit sono diminuiti di numero, e me ne dispiace, perché mi ritengo un loro sincero amico alleato. 
Da alcune generazioni nessun uomo ha più avvistato un Ent, e questo non è un buon segno.
Così come mi preoccupa il fatto che tra i Beorniani metaforfi e gli animali che un tempo comunicavano alla pari con noi e ci aiutavano, come le grandi Aquile, ora ci sfuggono, e solo il saggio Radagast riesce ancora a comunicare con loro.
Mentre non è affatto certo che gli Orchi, i Mannari, i grandi Ragni o i Draghi si possano ritenere estinti: forse hanno solo mutato forma.
Questo è ciò che accade all'interno della Terra di Mezzo, ma i regni di confine, come quello di Rohan, sono consapevoli che esistono cambiamenti anche all'esterno, che comportano minacce molto pericolose.
Le orde immense degli Esterling di Rhun premono sui nostri confini orientali, così come le popolazioni dell'Harad si accalcano ai nostri confini meridionali. Sono un numero incalcolabile, e di certo infinitamente superiore a quanti siamo noi. Ecco spiegato il motivo per cui la nostra civiltà rischia di estinguersi e di crollare sia per le nostre divisioni interne che per la pressione dei Barbari dall'esterno>>

Quello che Aelfwine aveva detto non era una novità, ma era il modo in cui lo aveva detto che poneva alcune questioni di fondo, a partire dal concetto di civiltà e di barbarie.
<<Nella Quarta Era, il nemico appare più prosaico: non ha più la natura assolutamente malvagia o l'aspetto ripugnante. Non è un nemico con la N maiscola. Si tratta di uomini che minacciano ciò che ci è più caro e sacro. Li combattiamo non perché noi siamo i buoni e loro i cattivi, ma perché noi dobbiamo, possiamo e vogliamo difendere noi stessi, le nostre famiglie, i nostri popoli, la nostra terra, la nostra tradizione. Per questo il mio appello a tutti i membri di questo consiglio è di non combattersi tra loro, ma di unirsi contro il comune nemico che sta al di là delle frontiere>>
Pareva un discorso sensato e ottenne l'effetto di placare di animi che prima di erano contrapposti.
Re Eldarion colse questa occasione al volo:
<<La saggezza di Rohan ci mostra una strada per comporre i dissidi che si sono manifestati in seno a questo Consiglio. E affinché sia chiaro per tutti il pericolo che corriamo di fronte alle minacce esterne, chiederei ai sapienti Alatar e Pallando di parlarci delle intenzioni degli Esterling e degli Haradrim>>



Indicò Alatar, il quale si alzò:
<<Vostra Maestra, eminenti membri del Consiglio e capi delle delegazioni dei popoli della Terra di Mezzo, come ben sapete io ho trascorso la maggior parte della mia esistenza tra gli Esterling e ho ancora numerosi contatti con alcuni di loro. Come membro dell'Ordine degli Istari, il mio compito è quello di tutelare la pace tra i popoli ed evitare che qualcuno commetta atti di prepotenza verso qualcun altro, sia all'interno che all'esterno di questo regno. Ciò premesso, non nasconderò che informazioni in mio possesso sono allarmanti. 
Un enorme impero è sorto a Est. Lo chiameremo Impero di Rhun. La sua forza cresce ad un ritmo così veloce che già ora sta superando la nostra. E' un impero in espansione, con una politica estera aggressiva.
Attorno all'Impero di Rhun ci sono molti regni ad esso alleati, che ne moltiplicano la forza. 
La loro popolazione è in rapido aumento e ha bisogno di nuove terre e nuove risorse. Se noi non sapremo difendere le nostre, se le prenderanno, in un modo o nell'altro>>



La concisione era una dote di Alatar e rendeva efficaci i suoi interventi, ma questo non era l'unico motivò della brevità del suo discorso.
<<E' una grande minaccia per la pace tra i popoli e la libertà di ogni singolo popolo, ma credo che la minaccia costituita dagli Haradirm sia ancora maggiore, come può spiegarci il sapiente Pallando, capo del mio Ordine>>
Quest'ultimo si sollevò lentamente, con aria grave e solenne.
<<Ebbene sì, miei cari amici della Terra di Mezzo: la pace e la libertà dei vostri popoli e delle vostre comunità è in pericolo ed è mio compito, quale superiore dell'Ordine degli Istari, avvertire coloro che stanno per essere aggrediti ed aiutarli a fronteggiare l'aggressione. 
Sarebbe un errore fatale, per la Terra di Mezzo, che i suoi popoli si mettessero a guerreggiare tra loro quando ai suoi confini esistono minacce di estrema pericolosità.
In particolare il pericolo viene dall'Harad, dove è sorta una alleanza tra diversi regni e poteri avente come obiettivo principale quello di conquistare il regno di Gondor, di annientarne la tradizione e soggiogarne la popolazione. 
Naturalmente le decisioni finali spettano al Re, ma il mio consiglio è quello di trovare il prima possibile un accordo in seno a questa assemblea, perché l'alleanza degli Haradrim è pronta a colpire in modo subdolo. 
Hanno infiltrato molte spie nella Terra di Mezzo e dunque il pericolo è già in mezzo a noi. 
I miei poteri sono al vostro servizio per identificare tutti coloro che sono potenzialmente ostili prima che mettano in atto i loro piani>>

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