Rientrarono nell’appartamento degli ospiti.
Roberto pareva intenzionato a voler sapere tutta la verità, almeno per quel che riguardava la versione di sua madre.
Giulia ne era consapevole.
Tutta la vita di una donna…
Guardò il figlio negli occhi, mentre si sedevano intorno al tavolo della cucina.
Lui ha già capito... ma vuole sentirlo raccontare da me…vuole trovare le motivazioni,
le cause…le colpe…
Ma il viso del figlio non era severo: non sembrava quello di
un giudice, quanto piuttosto quello di uno psicologo.
«Forse» incominciò Giulia, e si schiarì la voce «…forse,
dopo che avrai saputo tutta la storia…tu potresti…come dire…avere motivo di
arrabbiarti…sì…perché io ho preso delle decisioni che hanno influito anche
sulla tua vita e…»
Il figlio le prese la mano:
«No, fermati…non devi avere paura. E' vero, io ho un'indole collerica, purtroppo, ma sai anche che dopo quei cinque minuti di rabbia, alla
fine mi calmo, e rifletto e cerco di capire, e se è possibile, persino di perdonare…»
Giulia annuì, con una sfumatura di sorriso, ma anche di
tristezza.
«Sì, ma questa volta è diverso…vedi questa volta non si
tratta di una delle nostre solite discussioni per una questione da
niente…no…questa volta è una cosa seria. Si tratta di una intera vita, la mia e
la tua»
«Lo so»
Giulia lo fissò: Sì, lo sa…sa già tutto…
«Ma tu avresti preferito una vita diversa»
Il figlio rimase in silenzio, come se non fosse convinto
della verità di quella frase.
Giulia colse quel dubbio e sentì che non tutto era perduto.
«Guardati attorno: la Villa, i campi, la servitù…chi non
vorrebbe nascere ricco e privilegiato?»
«Ma tu hai detto che gli Ozzani erano sull’orlo del
fallimento» obiettò Roberto, ma con il tono tranquillo di chi già pensava di
conoscere la risposta e le sue implicazioni.
«Sì…i soldi…eh…perché senza i soldi, la nobiltà, la Villa,
la servitù…senza i soldi…» c’era rabbia nella voce di Giulia, rabbia contro
quel maledetto primato dell’economico su tutto, anche sugli elementi basilari
della dignità umana, e della vita.
«E tu dei gran soldi non ne avevi. Mentre quell’altra,
quella che lui ha sposato…»
Giulia annuì.
Che squallore! Come posso far accettare a mio figlio che tutto è dipeso dal
denaro…
Non era vero del tutto. C’era stato qualcosa di più: a
distanza di tanti anni ella ancora sapeva che c’era stato amore vero, che
qualcosa di importante era successo, qualcosa che meritava più rispetto…
«Lui non era così venale. E nemmeno Virginia, lei mi voleva
bene, a modo suo. Credo che non sia stata solo una questione di soldi»
«Vuoi dire che Alessio Ozzani era veramente innamorato di
quella, come si chiamava sua moglie…»
«Esther Rubini. Certo suo padre era il direttore della banca e lei molto attraente, e
ci sapeva fare con gli uomini, ma queste cose contavano relativamente per
Alessio. Lui era molto legato alle tradizioni di famiglia e quelle, almeno inizialmente, giocavano a sfavore della famiglia Rubini. Il direttore Davide Rubini era ebreo. Apparteneva alla classica famiglia di religione ebrea che aveva influenza in ambito finanziario. Nel suo piccolo, era una specie di David Rockefeller, o uno dei vari esponenti della famiglia Rothschild.
<<E gli Ozzani avevano dei pregiudizi contro gli ebrei?>>
Giulia scosse il capo:
<<Ufficialmente no, ma sai come vanno queste cose... gli Ozzani pensavano che se si poteva evitare di imparentarsi con loro, era meglio... e la loro esposizione debitoria non era al momento così allarmante da far pensare che la Bancaccia e i suoi dirigenti potessero influire sulle scelte matrimoniali dei Conti di Fossalta. No, ci sono state altre ragioni, che si sono aggiunte. Ragioni interne alla dinastia. Invidie, gelosie, rancori... tutte queste cose hanno fatto pendere il piatto della bilancia contro di me>>
Il figlio aggrottò le sopracciglia:
«Ma Virginia ti voleva bene!»
Giulia sgranò gli occhi e alzò la voce:
«Troppo bene… era possessiva, sia con me che con suo
fratello»
Il volto del figlio mostrò nel contempo sorpresa e stupore.
«Era gelosa di voi?»
«Sì... no... non lo so»
Giulia arrossì e abbassò lo sguardo:
«Virginia voleva essere al centro dell'attenzione…»
«Posso immaginare. Però ciò non spiega molto»
Giulia scrollò le spalle:
«Non c’è mai una sola causa nei
fenomeni. Soprattutto quando c’entrano cose come l’amicizia, la parentela, i
sentimenti… il sesso, e sì, anche i soldi»
«I soliti moventi»
Quel commento del figlio ferì profondamente la madre.
E’ così che vedi l’esito di questa vicenda?
Le speranze con cui aveva incominciato il discorso la
abbandonarono tutte in una volta.
«C'era qualcosa di più!» esclamò con enfasi
«Erano coinvolte altre famiglie, con motivazioni molto meno chiare e interessi che toccavano questioni oscure, che io stessa fatico a capire ancora oggi. Era un groviglio di mali, di stranezze… io invece volevo una vita normale, io
credevo…» esitò e abbassò la voce «credevo che fosse la cosa migliore per
tutti».
Il figlio la fissava con aria imperturbabile.
Lui vuole sentirlo dalla mia bocca…
Lui vuole sentirlo dalla mia bocca…
«Anche per te! Loro non sapevano che ero incinta. Lo dissi solo a mia
madre e a una loro parente, che è ancora in vita. Furono loro che mi proposero come soluzione il matrimonio con tuo padre, anzi
il tuo patrigno…» deglutì «Io potevo rifutare, e invece decisi di accettare, e lo feci perché volevo a tutti i costi dare a mio figlio una vita normale!»
Giulia temette un’esplosione d’ira del figlio, invece
Roberto si limitò a sospirare.
«Ho sempre sospettato che Sergio Bruni fosse solo il mio patrigno. Eravamo troppo diversi in tutto. L'essere figlio di Alessio Ozzani spiega molte cose del mio carattere. Però non capisco perché tu non abbia detto ad Alessio e a Virginia che eri incinta. Tu dici che non sapevano, ma io mi chiedo: forse facevano solo finta di non sapere?>>
<<Diciamo che almeno Virginia ne era quasi sicura. Alessio poteva sospettarlo. Entrambi potevano chiedere! Ma sarebbe stato uno scandalo…la fine del fidanzamento con Esther Rubini, la rivelazione di tutta la trama di rapporti finanziari e politici che teneva in piedi la ragnatela di potere di alcuni oscuri personaggi. Sarebbe stata la rovina definitiva della famiglia! Ero questo io per loro. E lo saresti stato anche tu…»
<<Diciamo che almeno Virginia ne era quasi sicura. Alessio poteva sospettarlo. Entrambi potevano chiedere! Ma sarebbe stato uno scandalo…la fine del fidanzamento con Esther Rubini, la rivelazione di tutta la trama di rapporti finanziari e politici che teneva in piedi la ragnatela di potere di alcuni oscuri personaggi. Sarebbe stata la rovina definitiva della famiglia! Ero questo io per loro. E lo saresti stato anche tu…»
Giulia non aveva il coraggio di guardarlo
in faccia.
Roberto aveva ben chiaro il concetto, ma se erano esistiti dei rischi, un tempo, si poteva dire o no che questi rischi erano estinti?
«Capisco che ora Virginia abbia bisogno di me perché sono l’unico erede maschio della linea primogenita…l’unico che può perpetuare il “glorioso” nome degli Ozzani di Fossalta. Ma immagino che gli altri possibili eredi costituiscano ancora un grande pericolo»
Giulia annuì:
<<Parte di quel pericolo potrebbe esistere ancora. Tutto dipende da cosa ci dirà Virginia. Sicuramente lei ha una visione più completa della situazione. Io posso solo cercare di indovinare quali siano stati i singoli ruoli dei vari personaggi che hanno influito su questa storia>>
«Capisco che ora Virginia abbia bisogno di me perché sono l’unico erede maschio della linea primogenita…l’unico che può perpetuare il “glorioso” nome degli Ozzani di Fossalta. Ma immagino che gli altri possibili eredi costituiscano ancora un grande pericolo»
Giulia annuì:
<<Parte di quel pericolo potrebbe esistere ancora. Tutto dipende da cosa ci dirà Virginia. Sicuramente lei ha una visione più completa della situazione. Io posso solo cercare di indovinare quali siano stati i singoli ruoli dei vari personaggi che hanno influito su questa storia>>
Una parte dei fatti, comunque, era stata rivelata.
Giulia e Roberto ci avevano girato attorno come a un fuoco pericoloso, per non
scottarsi.
Ma quel fuoco era lì, che ardeva come la rabbia in mezzo
alle tenebre della paura e della vergogna.
«Io credo…» incominciò il figlio con una voce che pareva
giungere da infinite lontananze «…credo di avere bisogno di tempo per
riflettere…per valutare…e…»
Lasciò il discorso in sospeso, si alzò e poi si abbandonò
sul divano.
Giulia a sua volta si diresse verso la camera da letto.
Mentre si stendeva, esausta, sentì la voce del figlio.
«Virginia ci deve molte spiegazioni. E solo dopo, quando
tutto ci sarà chiaro…io e te ne riparleremo»
Non c’era nessuna rabbia, nessuna animosità: solo un senso
di delusione, di stanchezza, quasi di umiliazione.
Rimasero così a lungo, entrambi, a riflettere, ed erano,
quelle, le meditazioni della vita offesa.
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