domenica 19 dicembre 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 173. Leo




Una convocazione urgente da parte del tutor Gabriele da Monza raggiunse Aurora e Roberto alcuni giorni prima dell'inizio del secondo semestre.
Si trattava di una questione delicata, anticipò il Prefetto del Quinto Piano.
L'informazione giungeva da una matricola di cui si fidava ciecamente, ossia suo fratello Leonardo, di due anni più giovane, molto simile esteticamente, ma diverso a livello caratteriale.
Basti dire, per il momento, che Leonardo da Monza aveva scelto fin dall'inizio Economia Politica, un'anomalia incredibile in una famiglia di aziendalisti, ma alla fine i genitori e il fratello avevano dato il consenso, perché dopo tutto poteva essere utile per ottenere informazioni in stile insider trading nelle previsioni macroeconomiche.
Leonardo non dava confidenza a nessuno, se non a un elitario gruppo di matricole del CLEP (Corso di Laurea in Economia Politica) dei primi banchi, tutti personaggi piuttosto snob, che non volevano avere nulla a che fare con la "plebaglia".
l gruppo degli Economisti del CLEP aveva alcuni elementi in comune con quello dei Finanzieri del CLEFIN (Corso di Laurea in Economia degli Intermediari Finanziari): entrambi erano composti da studenti ambiziosi, studiosi, dall'aspetto curato e benvestito, tipico dei frequentatori delle prime file.
I due gruppi si collocavano, rispetto alla scala centrale, in una parte ben precisa: gli Economisti a sinistra e i Finanzieri a destra, anche se in realtà erano tutti di sinistra, ma i Finanzieri erano più liberali, mentre gli Economisti erano più socialdemocratici (e forse tra loro si celava qualche marxista in incognito, che trovava in Tito Boeri un punto di riferimento in stile cubano o alla Che Guevara, molto diverso dall'attuale Boeri, moderato e rigorista, specie dopo gli anni in cui fu presidente dell'Inps).

Ma la vera differenza, tra Economisti e Finanzieri, era, per così dire, filosofica.
Gli Economisti erano indubbiamente più colti e si consideravano più intellettuali e moralmente più aristocratici, mentre i Finanzieri non perdevano tempo in fumisterie metafisiche o svenevolezze poetiche, e puntavano dritto al sodo e cioè ai soldi e al potere.
Gli Indecisi si trovavano a metà aula, divisi in gruppetti a seconda delle simpatie, e gli Aziendalisti se ne stavano a divertirsi in piccionaia, negli ultimi banchi, tanto "il papi" li avrebbe assunti immediatamente dopo la laurea.

L'informazione che Leonardo aveva riferito a Gabriele era piuttosto delicata:
<<Leonardo mi ha confidato, con molto tatto, prudenza e assoluta onestà, che il gruppo degli Indecisi che gravita intorno a voi due...>> e indicò Aurora e Roberto <<...ha creato qualche... come dire... malumore... sia tra gli studenti che tra gli insegnanti>>

Questa frase ebbe su Roberto l'effetto di una tegola sulla testa:
No, non di nuovo...
Come ben sappiamo, gli era capitata la stessa cosa al Liceo, e non voleva affatto ripetere quell'esperienza allucinante.
<<In che senso?>> chiese con aria guardinga.
Gabriele sembrava più interessato al silenzio sdegnoso di Aurora, per cui cercò di addolcire la pillola:
<<Be', diciamo che Aurora non passa certo inosservata, e di conseguenza anche il suo ragazzo, e questo, verso la fine primo semestre, ha creato, almeno stando a quello che Leo mi ha riferito, alcune... dinamiche anomale... nel senso che il gruppo di cicisbei che vi gravita attorno è diventato troppo numeroso e rumoroso e questo non va bene.
Se poi a questo fatto, che irrita alcuni docenti e alcuni studenti che vogliono più silenzio, aggiungete anche l'inevitabile invidia... ecco... ci potrebbero essere delle ripercussioni negative, soprattutto ai danni di Roberto, che è stato penalizzato nella prima sessione di esami.
Leonardo me lo ha comunicato solo ora perché all'inizio non voleva dar credito a certe voci, ma poi, visto l'esito incerto della prima sessione...>>
Il giovane Monterovere non la prese bene:
<<Capisco il problema, ma non permetterò che i soliti invidiosi mi avvelenino l'esistenza! E' una vita che combatto contro questa gente! Da sempre, anche prima che mi fidanzassi con Aurora! 
Ma io dico, quei vermi non possono farsi una vita loro, invece di rompermi...>>
Aurora intervenne:
<<Robs, non è il caso di reagire in questo modo. Dovremo cercare di non chiacchierare e di allontanare alcuni reggimoccolo che danno fastidio anche a me...>>

Gabriele fu categorico:
<<No, non basterebbe. Ragazzi, per il vostro bene, ma soprattutto per quello di Roberto, che mi sta molto a cuore, suggerirei una strategia di riposizionamento>>
Roberto capì immediatamente dove il tutor volesse arrivare:
<<Suggerisci forse una specie di "separazione" apparente? Dovremmo stare agli antipodi per far contenti quei maledetti gufi che si rodono il fegato? Mai!>>

Aurora però non era di quel parere:
<<Ho un'idea che potrebbe essere praticabile e plausibile, senza sembrare una resa o una sconfitta: semplicemente faremo quello che già abbiamo deciso di fare, e cioè io mi iscriverò anticipatamente al Clefin e mi avvicinerò al gruppo dei Finanzieri, mentre tu, Robs, ti iscriverai al Clep e ti avvicinerai al gruppo degli Economisti. 
Non sarebbe una "separazione", ma una semplice scelta professionale.
Del resto, dopo l'estate, ci saremmo comunque dovuti iscrivere e la scelta sarebbe stata quella, lo sai meglio di me>>

Razionalmente Aurora aveva ragione: a lei interessava l'indirizzo in Finanza, mentre a Roberto piaceva di più quello in Economia Politica, perché in tale corso era possibile dare una serie di esami che, pur appartenendo alle scienze economiche e sociali, potevano essere considerati quasi umanistici, come ad esempio: Storia economica, Storia del pensiero economico, Storia delle dottrine politiche e sociali, Sociologia, Scienza politica, Politica economica, Geografia politica ed economica, Demografia, Economia delle imprese pubbliche, Economia delle Onlus e delle Ong. Scienza delle Finanze Pubbliche, Diritto amministrativo, Diritto comunitario dell'UE, Economia internazionale e Scienza delle Relazioni Internazionali.
Quello fu, in effetti, l'elenco di esami che poi Roberto sostenne nel secondo biennio, insieme ad altri come Economia urbana, Economia regionale ed Economia del Welfare, argomento su cui alla fine si laureò una una tesi pomposamente intitolata: "Proposta di riforma degli Ammortizzatori Sociali in Italia".

Ma non vogliamo anticipare troppe cose, per cui torniamo alla presunta e fittizia "separazione" universitaria tra Aurora e Roberto.
Ufficialmente Roberto cercò di credere che quello non fosse un segno di crisi: i loro obiettivi di lungo periodo, in fin dei conti, rimanevano immutati, così come il fatto che Roberto era innamorato di lei e determinato a salvaguardare il loro rapporto.
Eppure quel giorno Roberto percepì qualcosa che non andava: Aurora sembrava fin troppo contenta di "ampliare la propria cerchia di amicizie tra gli studenti migliori".
Il giovane Monterovere si sentì "tradito":
<<E' da un po' che hai messo gli occhi addosso ai Finanzieri...>>
Lei non la prese bene:
<<Come sarebbe a dire? Non ti ho dato sufficienti prove di fedeltà in questi tre anni che stiamo insieme?>>
Gabriele intervenne prima che la situazione degenerasse:
<<Roberto non voleva certo mettere in discussione questo, vero Robbie?>> e gli lanciò un'occhiata ammonitrice.
Lui capì che era meglio non polemizzare:
<<Era solo una battuta. Ci mancherebbe altro!>>
Aurora annuì, poco convinta:
<<Va bene, allora è deciso, adesso devo andare, ho un impegno in centro e sono già in ritardo. Potrei rimanere fuori fino a sera, quindi non aspettarmi per cena>> e detto questo, si dileguò.
Questo modo di fare, così sbrigativo e insolito, spezzò il cuore a Roberto, che non seppe nascondere la propria delusione:
<<Fai come vuoi, come hai sempre fatto...>>
Ma lei era già lontana.
Sei lontana... tra la gente un punto tu, che se mi sforzo, vedo ancora, e poi non vedo più...

Gabriele il Brianzolo cercò di supportare il suo "pupillo", ma l'argomentazione fu abbastanza debole:
<<Sai che Leo ha una grande stima di te?>>
A Roberto non poteva fregargliene di meno, ma cercò di non essere sgarbato:
<<Ma se non mi conosce neppure?>>
Gabriele sorrise:
<<E' a causa del nodo Windsor>>
Roberto era così amareggiato che non capì il nesso:
<<Il nodo Windsor?>>
Gabriele ridacchiò compiaciuto:
<<Ma sì, è ovvio, Leo dice che tu e lui siete gli unici che sanno fare un "full Windsor" degno di questo nome, almeno tra gli studenti del vostro anno>>





Il giovane Monterovere allora si addolcì:
<<Be', modestamente, ora che me lo fai notare, devo ammettere che è vero, e sicuramente questo depone a favore di tuo fratello, che però fino ad oggi non mi ha mai rivolto la parola>>
Gabriele da Monza colse l'occasione al volo:
<<Vedi, Leo ha un carattere un po' strano, ma questo non significa che sia antipatico, anzi, credo proprio che andreste molto d'accordo.
Devi credermi, è un ragazzo intelligente, legge molto, ha idee interessanti, anche se non del tutto condivisibili, almeno dal mio punto di vista, ma tu potresti concordare su vari punti. 
Anzi, se non hai niente in contrario, stasera mi farebbe piacere presentartelo, magari a cena in un ristorante dove c'è molta riservatezza, si intende che sei mio ospite, visto che Aurora ha altri impegni...
Devi anche pensare che, se vuoi essere "introdotto" bene nel gruppo degli Economisti, che sono degli snob di prima categoria e si credono "la crème della crème", mio fratello Leo sarebbe molto felice a presentarti agli altri, già da domani>>
A quel punto, Roberto capì di non avere scelta e per quanto non fosse affatto entusiasta di tutta quella situazione, cercò di essere diplomatico:
<<Sì, va bene, dimmi tu dove e quando...>>
<<Ci vediamo alle 19.30 in portineria, poi prendiamo il taxi per un ristorante molto esclusivo, in corso Italia. Il dress code è semi-formale e mi raccomando, non dimenticare il nodo Windsor...>>
<<Come potrei?! Ma dimmi una cosa, perché Leonardo non è venuto a stare qui al Beatrice d'Este?>>
Gabriele s'incupì un istante:
<<Credo che voglia emanciparsi dalla mia tutela. Sono stato un fratello maggiore molto presente, forse un po' troppo. Leo voleva ritagliarsi i suoi spazi, trovare un po' di autonomia, fuori dal controllo della famiglia, e questo è legittimo, anche se avrei preferito che fosse qui con noi.
In ogni caso, lo passeremo a prendere davanti allo studentato di Via San Mansueto, una minuscola traversa di Viale Bligny>>

E dunque, alle 19.45 circa, quando il taxi con Gabriele e Roberto raggiunse il San Mansueto, trovarono Leo, impeccabile con abito scuro a tre pezzi come se dovesse andare al Quirinale per essere nominato Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone.





Roberto si chiese per quale motivo Leonardo gli attribuisse tanta importanza: non poteva essere solo per il nodo Windsor.
E se fosse tutto un complotto per mettere in crisi la mia relazione con Aurora? Se Gabriele o suo fratello volessero mettersi con lei? Posso fidarmi di questo misterioso Leo che per sei mesi mi snobba e poi improvvisamente fa sapere che "mi stima moltissimo"?
Scesero un attimo dal taxi (ignorando il tassametro, tanto pagava il "papi" di Gabriele) ed avvenne la presentazione ufficiale solenne, come se fosse un'ammissione alla Massoneria.
Roberto studiò il soggetto che aveva davanti.
Leonardo da Monza poteva sembrare il clone di Gabriele, ma più giovane: pareva che di anni ne avesse diciotto e infatti era così, perché era talmente bravo da aver incominciato la scuola un anno prima, e dunque era più giovane anche di Roberto.
Come Gabriele, Leonardo aveva una folta e lunga chioma bionda, ben curata, ondulata, che gli incorniciava il viso, come se fosse un Leone vero e proprio.
Univa altri elementi nordici da Longobardo, come gli occhi azzurri e il fisico longilineo, con elementi più di tipo celtico, derivante dalle "Insubri nepoti", e cioè un viso con tratti dolci, specie il naso regolare e la bocca carnosa, alla Jonathan Rhys Meyers.






Lo sguardo era più serio di quello di Gabriele e sembrava rivelare un animo più tormentato.
Fu il primo a tendere la mano e ad esordire con un "neutrale":
<<Piacere di conoscerti>>
Roberto ricambiò la stretta di mano, egualmente vigorosa e cercò di evitare, almeno per il momento, la questione di Aurora e quella del gruppo degli Economisti:
<<Piacere mio!>> e non sapendo che altro dire, per rompere il ghiaccio aggiunse: <<Che eleganza!>>
Leo ne parve molto compiaciuto:
<<Grazie! Il tuo stile mi è stato di grande ispirazione>>
Roberto ne fu meravigliato, perché a lezione Leonardo non aveva mostrato alcun segno di apprezzamento e nemmeno di consapevolezza dell'esistenza dell'altro.
<<Davvero?>>
Leo indicò Gabriele:
<<Sì, prima consideravo mio fratello insuperabile in fatto di stile, ma poi ho notato che tu hai uno stile più serio, un'eleganza più equilibrata, una "classe più classica", se mi è consentito il gioco di parole. C'è più attenzione agli accostamenti dei colori e agli abbinamenti dei capi e degli accessori. Chi ti ha insegnato?>>
Il giovane Monterovere non era abituato a ricevere complimenti dai suoi coetanei maschi, anzi, in genere doveva sorbirsi le loro battute al vetriolo, per cui rimase spiazzato e un po' imbarazzato da quel complimento che gli sembrava sincero:
<<Non mi ero mai posto la domanda, ma adesso che me lo chiedi, potrei dire che è stato Arturo Orsini, un prozio, il fratello minore di mia nonna materna>>
Leo ne fu sorpreso:
<<Ma, è ancora vivo?>>
Roberto scosse il capo:
<<E' morto vent'anni prima che io nascessi>>
Sia Leonardo che Gabriele rimasero interdetti e approfittarono di quel momento di dubbio per salire sul taxi.








Gabriele si sedette davanti, di fianco all'autista, con gesto signorile, per lasciare più spazio ai due passeggeri più giovani, nel sedile posteriore.
Quando si furono sistemati, Leo era incuriosito:
<<Ma, quindi, avrai visto delle sue fotografie...>>
<<Sì>> rispose Roberto <<Era difficile non vederle: mia nonna e la mia bisnonna le avevano tutte incorniciate e collocate ovunque. Lo adoravano entrambe, e fu una tragedia quando morì in un incidente motociclistico. Era un appassionato, correva nei circuiti di motociclismo, faceva le gare e mia nonna lo andava a vedere. Lui le ha trasmesso la passione per le gare delle moto: mia nonna è l'unica in famiglia che segue ancora i campionati mondiali.
Adesso non fa altro che parlare di un sedicenne di Pesaro che sembra, a suo dire, una grande promessa, anche se a me non sta particolarmente simpatico, almeno in base agli articoli che ho letto>>
Sorprendentemente, Leonardo era preparato sull'argomento:
<<Ah, credo di avere capito chi è. C'era una sua foto in una delle riviste di motori che legge mio padre. E' Valentino Rossi, il figlio di Graziano, ha 16 anni e corre nei circuiti dalle tue parti>>
Roberto annuì:
<<Sì, esatto... Mia nonna dice che quest'anno vincerà il campionato italiano delle 125 e l'anno prossimo incomincerà il campionato mondiale e si piazzerà bene, ci ha anche scommesso una discreta sommetta in anticipo... non so da dove le derivi tanta fiducia, forse ha dei poteri di preveggenza>>
Rise e risero anche gli altri, compreso il tassista, che aveva l'aria di sapere anche lui chi fosse quel ranocchietto di Valentino, soprattutto a causa della singolare pettinatura che il futuro campione sfoggiava in quegli anni, e per alcuni gesti non proprio ortodossi contro gli avversari.








Quello era Valentino agli esordi, non poi così diverso dal Rossi che si è ritirato quest'anno dal motociclismo, a 42 anni, e che ha rappresentato, nel bene e nel male, anche lo spirito gallico degli abitanti della provincia di Pesaro-Urbino, che, pur facendo parte delle Marche, a livello linguistico e tradizionale è completamente romagnola.
Tra Gabicce e Senigallia c'era l'Ager Gallicus e chi è stato in quelle zone avrà notato la continuità linguistica col dialetto dei romagnoli della costa.
Il regno di Valentino Rossi da Tavullia, attualmente, è compreso tra la valle del Tavollo, la cui foce separa Cattolica da Gabicce, e Porto Vallugola, dove è spesso ormeggiato il suo yacht.
Tutta quella zona era popolata dai Galli Senoni, come ancora attestano le isoglosse dei dialetti gallo-italici, che hanno come estremo sud il fiume Esino, a meridione del quale si parla un dialetto completamente diverso, che riflette l'antico substrato dei Piceni.
La Romagna quindi finisce molto più a sud del suo confine amministrativo.
E dopo questa ennesima Operazione Nostalgia, torniamo al nostro racconto.

Quando finalmente arrivarono al ristorante, Gabriele fece loro una sorpresa che Roberto non gradì affatto, anche se non lasciò trapelare la sua irritazione.
<<Ho prenotato solo due posti, per voi, così potete parlare più liberamente. Sai, Robbie, quando ci sono io, mio fratello non si lascia andare, e invece io voglio che possiate entrare in confidenza, per cui adesso io torno al Beatrice d'Este e vi lascio a godervi la cena>>
Subito un attacco di paranoia scattò nella mente di Roberto.
E se lui adesso andasse da Aurora? Se tutta questa situazione fosse una trappola? Se Aurora e Gabriele si fossero messi d'accordo per consumare il tradimento, pugnalandomi alle spalle?
Quel pensiero terribile dominò la sua mente per tutta la sera.
Quando tornò in sé dallo stupore, Gabriele si era già dileguato e un cameriere serio e distinto, condusse lui e Leonardo a un tavolo per due che sembrava apparecchiato per una coppietta.
Il giovane Monterovere era piuttosto imbarazzato, per usare un eufemismo, mentre Leonardo pareva entusiasta.
Scelsero il menu di degustazione e poi incominciarono a parlare.
Leo affrontò subito l'argomento più spinoso, come se volesse risolvere ciò che era in sospeso, per poi passare a cose più piacevoli.
<<Mi dispiace per aver aspettato troppo a confidare a Gabriele quello che oggi ha detto a te e alla tua ragazza. Sai, bisognava vedere come si sarebbero comportati i professori, per capire se veramente ci fosse una specie di pregiudizio.
A quello degli studenti non darei peso, ma alcuni di loro sono molto ammanicati>>
Roberto capì che i 300 kilometri che lo separavano da Forlì non erano stati sufficienti a salvarlo dalla nemesi di Vittorio Braghiri, Felix Porcu e Alex Panza.
<<Anche tra gli Economisti ci sono studenti... come dire... ostili nei miei confronti?>>
Leonardo cercò di rasserenare il clima:
<<Non parlerei di ostilità. Alcuni forse sono semplicemente invidiosi perché stai con Aurora, ma vedrai che, quando ti conosceranno di persona, i pregiudizi cadranno.
Ti prometto che ti aiuterò ad inserirti>>
Roberto non sapeva se poteva fidarsi, la vita gli aveva insegnato a non lasciarsi entusiasmare facilmente:
<<Ti ringrazio per queste attenzioni e per questa disponibilità. A cosa devo tanta dimostrazione di amicizia? Non credo dipenda solo dal nodo Windsor, come mi voleva far credere Gabriele!>>
Leo assunse un'espressione alla Sherlock Holmes:
<<I dettagli ci dicono molto di più di quel che potrebbe sembrare. Gli intenditori sanno che la qualità del nodo Windsor è la simmetria ed è questa simmetria che lo rende classico, anzi "il classico dei classici". Il classicismo richiede armonia, l'eleganza classica richiede simmetria. 
La conoscenza di questo dettaglio è ormai rarissima: solo un vero esteta può conoscerla e solo un amante dello stile classico può compiere consapevolmente questa scelta e rispettarla come una regola anche nei dettagli. Per questo il nodo Windsor ci dice tante cose, compreso il motivo per cui gli attuali Windsor non usano>>
Roberto si incuriosì:
<<Non lo usano per prendere le distanze da chi lo aveva reso famoso, Edoardo VIII. 
Ma ora io ti chiedo: perché il Duca di Windsor, a un certo punto, smise di fare il nodo Windsor?>>
Leonardo si illuminò:
<<Perché non era stato lui ad inventarlo: l'aveva sperimentato solo qualche volta. 
Era un vezzo, per lui, una moda, nient'altro. Non significava niente, per lui. 
Il vero inventore fu Domenico Scappino, imprenditore tessile, che era anche il fornitore ufficiale di cravatte per la Real Casa Savoia>>
Roberto annuì:
<<Bene, vedo che conosci tutti i dettagli. E concordo anche sul discorso della simmetria e dell'eleganza classica. Nessuno aveva colto questa sfumatura, forse anche perché a Forlì c'erano pochi esteti, mentre qui a Milano...>>
Leo sorrise:
<<Milano è, o forse era, una delle capitali dell'eleganza, termine che preferisco di gran lunga a quello di "moda", perché la moda riguarda solo chi non ha uno stile personale.
Chi invece ha stile non segue la moda, la crea lui, è lui lo stilista, l'Arbiter.
Mio fratello è un Arbiter, ma devo ammettere che tu hai più classe>>
Il giovane Monterovere non credeva facilmente alle lusinghe, per cui ironizzò:
<<E io che pensavo di essere un eccentrico!>>
Leo scosse il capo:
<<Non mentire: sai meglio di me che il tuo dress code è assolutamente professionale ed è uno dei pochi elementi che in questa prima sessione di esami, ha giocato a tuo favore. In Bocconi, un'eleganza classica e sobria è un segno di rispetto nei confronti dei docenti e dell'Università.
Se a tutto questo unirai l'appoggio del gruppo degli Economisti, sarai in una botte di ferro e le cose, d'ora in avanti, andranno alla perfezione>>
Roberto sapeva che il "prezzo" implicito di quella "strategia di riposizionamento" era l'allontanarsi da Aurora, la quale peraltro sembrava fin troppo contenta di poter entrare tra i Finanzieri, e questa consapevolezza lo spinse lontano da lei:
<<Lo spero>>
Leo decise di scoprire un'altra carta:
<<Anch'io seguo la terapia che è stata prescritta a mio fratello, e in generale quasi tutti quelli del gruppo degli Economisti. E va bene così, se pensiamo che i Finanzieri sono tutti cocainomani e gli Aziendalisti hanno un tasso etilico più infiammabile della benzina>>

Roberto non voleva scendere in particolari: suo zio Lorenzo gli aveva insegnato che anche un semplice colloquio è una guerra dove vince chi è riuscito a scoprire più informazioni vere sull'altro.
Paradossalmente, non c'era modo migliore per vincere questo tipo di guerre sommergendo gli inquisitori di informazioni verosimili, ma non vere, o con mezze verità fuorvianti.
Gli parve di rivedere Lorenzo che lo ammoniva: "Le informazioni importanti non vanno mai comunicate, nemmeno a se stessi, perché non bisogna lasciare tracce".
Un giorno sarebbe tornato da lui, per completare il proprio addestramento, ma non subito: c'erano ancora molte cose da fare, molte esperienze da vivere.
<<Il Prefetto degli Economisti, Giorgio da Novara, ci dà sotto con l'alcol>>
Leo sorrise:
<<Sì, sembra un poeta maledetto, a metà strada tra Baudelaire e Verlaine, eppure i prof. lo adorano>>
Roberto ammise che era vero:
<<Quindi anche tu conosci i Prefetti del Quinto Piano!>>
Leo si rabbuiò:
<<Sì, e ne sono un po' geloso. Ho sempre considerato mio fratello come il mio migliore amico, ma lui adesso è sempre in giro con i 3G, compreso Gianluca, specie adesso che le ragazze accorrono per conoscere il cantante del momento, anche se penso che Gabri sia più bello>>
Roberto cercò di evitare che il discorso prendesse quel tipo di piega:
<<Ma tu hai legato col gruppo degli Economisti, immagino che anche voi abbiate i vostri svaghi>>
Leo annuì, ma senza troppo entusiasmo:
<<Sì, certo, ma sono molto riservati, fin troppo ligi al dovere, per cui le occasioni per poter stringere vere amicizie sono minori.
Sono ottimi alleati, molto utili e molto leali, ma l'amicizia è qualcosa di più. 
Gabriele mi ha detto che un tempo avevi un migliore amico che poi è divenuto il tuo più acerrimo nemico. Non ricordo il nome, ma aveva un cognome piuttosto ridicolo>>
Roberto rise, suo malgrado:
<<Braghiri. In dialetto romagnolo il "braghir" è un tipo che si dà troppe arie. Però non gliel'ho raccontata io la storia. Dev'essere stata Aurora>>
Questo lo impensierì e gli tornarono i sospetti e i timori.
<<Quel Braghiri doveva essere un tipo come Gianni da Verona. Almeno io me lo immagino così>>
Roberto scosse il capo:
<<Vittorio Braghiri era molto meno intelligente e molto più presuntuoso, proprio come suo padre e suo nonno. Ma questa è una triste storia che preferisco dimenticare>>
Leo lo fissò con occhi scintillanti:
<<Non hai più avuto veri amici, dopo di lui?>>
Il giovane Monterovere non gradì quell'eccesso di curiosità:
<<Non saprei dire. C'erano alcuni amici, ma erano più che altro conoscenti. Del resto, da quando è iniziata la mia storia con Aurora, non ne ho sentito il bisogno>> e poi cercò di cambiare discorso riportandolo su un piano meno personale: <<Gabriele mi ha detto che anche tu leggi molto>>
Leo si aspettava quella mossa:
<<Sì, leggo moltissimo, e di tutto. E' una parte essenziale della mia vita e non me ne priverei mai, perché non si può spegnere una parte di sé senza spegnere tutto il resto>>
Quella frase colpì Roberto.
Questo Leonardo da Monza sarà anche un tipo strano, ma non è certo privo di ingegno.



C'era però qualcosa che non tornava e la questione andava affrontata con la massima delicatezza, partendo da un discorso di carattere generale.
<< Flaubert sosteneva che non si legge solo per istruirsi o per divertirsi: si legge per vivere.
Questa frase può essere interpretata in due modi: il primo, quello positivo, è che determinate "esperienze" si possono fare solo leggendo.
L'altra interpretazione è che la lettura è necessaria per sopravvivere, cosa che però vale solo per chi sceglie una vita più contemplativa.
Possono valere anche entrambe: per me leggere è come respirare, e i libri sono il mio ossigeno, senza non potrei vivere. Ma contano anche le esperienze concrete, nella vita reale>>
Leo assunse uno sguardo sornione:
<<Per molti contano solo quelle, o soprattutto quelle. Gabriele dedica quasi tutto il suo tempo libero alla vita mondana. Ogni tanto partecipo anch'io, ma non sono socievole come mio fratello. Io sono molto più selettivo...>> 
Era un apprezzamento implicito nei confronti di Roberto, il quale preferì rimanere sul vago:
<<Be', il tempo è prezioso, quindi è naturale che, chi ha alternative di tipo culturale, sia più selettivo degli altri>>
Lo sguardo di Leo era vagamente divertito:
<<Gabriele dice che Aurora ti ha lasciato ben poco tempo libero>>
Roberto sapeva che alla fine quel discorso era inevitabile:
<<Gabriele parla troppo! E Aurora parla troppo con lui...>>
Leo rise:
<<Non sarai mica geloso?>>
Il Monterovere lo era, eccome, ma non poteva dirlo senza risultare offensivo o meschino:
<<No, mi fido di entrambi. Non dubito dei sentimenti di Aurora e della lealtà di Gabriele>>
Lo aveva detto in un modo tale da far capire che pensava l'opposto.
Leo colse la sfumatura:
<<Puoi stare tranquillo, almeno per quel che riguarda mio fratello. Non è il tipo che pugnala le persone alla schiena. Non lo farebbe mai.
Però ogni tanto si pone delle domande e dice frasi del tipo: "Di sicuro Robbie ha delle doti nascoste" >>
Roberto scosse il capo:
<<Nessuna dote nascosta. Chi la pensa in questo modo è del tutto fuori strada>>
Leo parve molto interessato:
<<Non negherai però l'importanza dell'intesa sessuale, nella vita di coppia. Lo dico come discorso di carattere generale, s'intende>>
Roberto mantenne il tono filosofico di chi disquisisce su questioni puramente accademiche:
<<Ci mancherebbe! Io credo nell'ipotesi freudiana, riguardo alla libido e agli effetti nefasti della sua repressione o negazione>>
Leo, come un gatto a caccia nel crepuscolo, scelse quel momento per attaccare:
<<La mia ipotesi, da osservatore attento ai dettagli, è che tra te e Aurora ci siano di mezzo dei feticismi, dei rituali, magari legati al vestiario o ad altre fantasie>>
Roberto mantenne una normale compostezza:
<<E' un'ipotesi certamente più raffinata, ma rimane sempre molto teorica, come è giusto che sia. 
Credo che, alla fine, ognuno di noi abbia le sue fantasie, e questo possa influenzare la scelta della persona con cui stringere una relazione. Non c'è niente di male, se entrambe le parti sono consenzienti e maggiorenni>>
Leo non si diede per vinto:
<<E se, per ipotesi, riguardo a certe esigenze più peculiari di Aurora tu fossi un po' meno "consenziente"? Ne varrebbe comunque la pena, penso...>>
Roberto assunse un'espressione di assoluto candore:
<<Potrebbe anche darsi, ma questa è tutta accademia, naturalmente!>>
Leo comprese:
<<Naturalmente! Del resto anche io sono oggetto di ipotesi, tra i miei conoscenti. 
Molti si chiedono come mai io non abbia una relazione. Vedi, se fossi brutto, non me lo chiederebbero. 
Ma siccome, modestia a parte, sono considerato attraente, è chiaro che la mia condizione di single appare piuttosto strana e desta ovvi interrogativi, ai quali non si può dare una risposa pura e semplice, dal momento che la verità è raramente pura e quasi mai semplice>>
Quel discorso forbito sembrava voler dire che Leo non aveva ancora le idee chiare, o forse era bisessuale, oppure, come si direbbe oggi, era "genderfluid".
Sembra incredibile che, nel giro di 25 anni circa, l'approccio a questi argomenti sia diventato quasi opposto, sotto certi aspetti.
Spero che non sia in cerca di un ménage à trois! 
Quella sera gli sembrava che tutti stessero complottando qualcosa ai suoi danni.
Era meglio non dargli corda e rimanere sull'aspetto filosofico della questione:
<<Sì, la verità è raramente pura e quasi mai semplice, almeno parlando di verità oggettuali...>>
Leo sembrava molto compiaciuto di come il discorso riuscisse a mantenersi intellettuale, pur riferendosi a cose che non lo erano affatto:
<<Verità oggettuali e relazioni oggettuali>>
Roberto colse il riferimento psicoanalitico:
<<Ti riferisci alla teoria di Melanie Klein?>>
Leo sorrise, profondamente compiaciuto:
<<Precisamente. In fondo i feticismi possono essere considerati come l'esito di relazioni oggettuali rimaste ferme a una certa fase dello sviluppo. Io e mio fratello abbiamo avuto un rapporto diverso con i nostri genitori e l'esito è evidente. Per i figli unici, come te ed Aurora, l'esito feticistico è quasi inevitabile>>
Ecco dove voleva arrivare!
Roberto capì che il discorso era molto più complesso di quanto credesse:
<<Addirittura? Mi pare un'esagerazione, ma chi può dirlo? Non possiamo certo leggere nel pensiero altrui.
Spero solo che queste ipotesi sulle ipotetiche ragioni su cui, a tuo parere, sarebbe fondata l'intesa tra me e Aurora, non siano e non diventino argomento di conversazione nel gruppo degli Economisti>>
Leo assunse un'espressione di serissima integrità morale:
<<Assolutamente no, anche perché nessuno di loro capirebbe di cosa stiamo parlando>>
Roberto annuì:
<<In effetti l'uso dei termini specialistici è come un linguaggio cifrato e tale deve rimanere, almeno per il caso in questione>>
Leo mise le mani avanti, con aria innocente:
<<E' ovvio! Ho sempre dato la massima importanza a ciò che mi piace chiamare "gentlemen's agreement". Il genitivo è corretto>>
A Roberto venne da ridere:
<<L'esito del mio esame di inglese non mi fa onore, ma in questo caso ne ero al corrente. E' un'espressione che uso anch'io, e attribuisco molta importanza a questi accordi tra gentiluomini>>
Leo mantenne un'espressione solenne:
<<Naturalmente! Vedi, per quanto il gruppo degli Economisti sia composto da persone di notevoli qualità, restano pur sempre economisti per vocazione, a differenza di me e di te, che siamo umanisti>>
Roberto inarcò le sopracciglia:
<<Ah, quindi tu dici che io non abbia la vocazione per l'economia?>>
Leo scosse il capo:
<<L'ho dedotto dallo sguardo spudoratamente annoiato che hai tenuto per quattro mesi a tutte le lezioni>>
Roberto sorrise, suo malgrado:
<<Tu invece non sembravi affatto annoiato>>
Leo fece spallucce:
<<So soltanto recitare meglio la parte dello studente modello. Hai ancora molto da imparare, da quel punto di vista>>
Mancava solo che gli dicesse "giovane Skywalker".
<<Sicuramente, ma mi soccorre un certo intuito. Tu hai scelto questa università perché volevi mantenere un collegamento con tuo fratello?>>
Gli occhi di Leo divennero di un blu notte:
<<Questa è la ragione principale, almeno ufficialmente. Ma ci sono altre ragioni che capirai in seguito, anche se qualche indizio ce l'hai già, ma capisco che magari questo rebus non ti interessi più di tanto>>
In realtà Roberto era incuriosito:
<<Al contrario. Io penso che le facoltà umanistiche, per le quali forse saresti più portato, non siano abbastanza elitarie e non abbiamo sbocchi abbastanza elitari, ai tuoi occhi. E' anche per questo che sei qui>>
Leo ne fu compiaciuto:
<<Senza dubbio. Restano altre implicazioni, ma per ora può bastare. Ognuno ha la sua storia personale, la sua vicenda umana, ma credo che le mie motivazioni non ti risultino poi così estranee>>
Roberto si rese conto che Leo sapeva, o intuiva, troppe cose. 
<<E perché mai?>>
Leo rimase sul vago:
<<Come ti ho detto all'inizio, i dettagli sono importanti, anche le minime sfumature. 
Ognuno è fatto di tanti se stesso, spesso in conflitto tra loro. Il Sé è come un'assemblea di condominio. I conflitti interiori ci costano energie mentali, e noi finiamo nelle grinfie dei vari dottori B.F. di turno. Ma non siamo noi i veri pazzi: mi sembra piuttosto, se posso permettermi, che i maggiori disturbi di personalità siano presenti in Aurora>>
Roberto lo sapeva benissimo, ma era inammissibile che qualcun altro potesse anche solo pensarlo:
<<Aurora è sana come un pesce! E ha tutti i motivi per esserlo, quindi non ho proprio idea di cosa ti spinga a parlare di disturbi della personalità. E' ridicolo anche solo pensarci!>>
Leo si limitò a fissarlo intensamente, perché il contatto visivo, negli interrogatori, è molto importante per capire se chi parla sta mentendo o recitando.
<<Disturbo narcisistico e ossessivo-compulsivo, e tu sai di cosa sto parlando, dal momento che hai mostrato di conoscere la psicologia clinica e i suoi modelli. 
Tra ciò che ho visto a lezione e ciò che mi ha raccontato mio fratello, ho trovato tutti i sintomi, e a quanto pare tu li hai accettati, e forse, chissà, lei ti ha trasmesso i suoi feticismi>>
Roberto scosse il capo:
<<Mi pare che tu abbia troppa fantasia. E anche troppe risposte semplicistiche.
La saggezza deriva dall'avere una domanda per ogni cosa, non una risposta e tanto meno una certezza>>
Leo non si scompose:
<<Io ho tantissime domande senza risposta! Ma mi piacciono i mosaici, o i puzzle... mi piace scoprire, tessera dopo tessera, la visione d'insieme>>
Si tornava dunque ai "massimi sistemi", ed era meglio così, almeno per il momento.
<<Questo è molto bello, anche se un po' utopistico>>
Stavano duellando a colpi di fioretto, non certo di clava.
<<Tutto dipende dal tipo di mosaico che si studia e dalle tessere che si hanno in mano. Non dimenticare mai i dettagli, Robbie!>>
Roberto rise:
<<Ah, ma così mi fai sembrare un dottor Watson! Non credo di meritarmelo!>>
Leo rise a sua volta:
<<No, non sembri affatto un dottor Watson, ma nemmeno uno Sherlock Holmes. Diciamo che ti piace recitare la parte della "gatta morta">>
Il giovane Monterovere dovette ammettere che quel ragazzo aveva un notevole intuito.
<<La convivenza civile si basa anche su questo tipo di abilità>>
Leo gli lasciò l'illusione di aver avuto l'ultima parola e passò a temi molto più futili.
Roberto mantenne un atteggiamento prudente, sospendendo il giudizio.
Non posso permettermi di inimicarmelo, ma dovrò arginare la sua invadenza. 
Prima però, devo scoprire se quello che ha detto sul gruppo degli Economisti è vero, e magari capire cosa loro pensano di lui. E nel contempo terrò d'occhio anche i Finanzieri, specie quelli che si appiccicheranno ad Aurora come mosche.




















domenica 5 dicembre 2021

Various stories



31 years old beautiful young woman: thin, long blond hair, blue eyes, glasses, long nose, full lips, red lipstick, wearing a white shirt, a black lavallier bow tie, dark grey skirt. She is a college student. She is the best student at the university: she studies a lot and has very high grades. She is very serious, very conservative, she never goes out in the evening, she is still a virgin, she studies law because she wants to become a prosecutor first and then pursue a political career. She follows a very restrictive diet, has an austere vision of life and is very religious. She is so focused on studying that she doesn't want to waste time on anything else and for this reason she only goes to the bathroom three times a day: when she wakes up, in the middle of the afternoon and before going to sleep. She likes to have a full bladder and hold her pee. She is secretly in love with her public law professor. He is 28 years old and when she told him that she loves him, he said that only when she graduates can they get engaged and married. She became his stalker and in the end he agreed to go out to dinner with her, in a very discreet way and without violating any rules. All evening she asked him questions about law, politics and repeated that she urgently needs to pee, but she likes to hold it. Even though he thinks she's crazy, he thinks she's attractive with her collegiate style. And so they continue to date even after the exam, in a serious manner, in the sense that she goes to private lessons in his office and all the time he explains the law to her, she asks him questions and tells him that he should take a wee very urgent, but she prefers to keep it because she likes it. He too is in love with her and gives her a diamond ring of great value and she gives him a kiss and says that the rest will be done only after the wedding, as soon as she graduates. One Sunday they take a trip together to Washington to visit all the centers of power. She tells him that she is sure that one day she will become President. That day she refuses to use any public toilet, saying that she only uses toilets that she has cleaned herself to be sure of absolute hygiene and therefore holds her pee from morning to night. On the return trip she drives and the whole time she tells him that she is on the verge to pee her pants, but that she will be able to hold it. When they arrive at his house, the moment she comes out her bladder suddenly collapses and releases all its contents forming a huge yellow puddle. She cries, but he hugs her and consoles her. Then they kiss and she decides to spend the night with him. She manages to graduate ahead of schedule with honors and immediately after gets married to her boyfriend, the young professor of public law. She immediately becomes pregnant, but this does not interfere with her further studies, namely the master's degree in administrative law and political science. Pregnancy has only one problematic consequence and that is the fact that during exams that last many hours she pees herself. She starts using a pad and her incontinence will last for life. After the birth of her first child, she graduated with honors from her master's degree and began her doctorate in law and political science. During her doctorate she has her second pregnancy. She becomes more and more incontinent, but is happy to already have two children, two degrees, a prestigious husband and to be ready to obtain a doctorate. After obtaining the PHD with honors, she passed the state exams to become a lawyer, solicitor, barrister and prosecutor. During those tests she is pregnant again and her incontinence is so bad that she has to wear reinforced pads. After giving birth to her third child, she is elected district attorney and exercises this position with the utmost severity. Then she begins the electoral campaign to become a senator for the Republican Party. During the election campaign she is pregnant for the fourth time and pees in her tampon constantly, so much so that she has to change many in one day. She is elected senator and gives birth to her fourth child. Then she begins the electoral campaign to become governor, again for the Republican Party. During this election campaign she faces her fifth pregnancy, continuously urinating in her diaper. She was elected governor and soon after became the mother of her fifth child. Then she begins the electoral campaign to become President, again for the Republican Party. Her challenger is a woman of her age and from the Democratic Party. During the presidential campaign, she is pregnant with her sixth child and the diapers are no longer enough to contain her pee. During the final television confrontation, which lasts three hours, her diaper fills up so much that, when she pees for the umpteenth time, nothing is absorbed and her enormous yellow puddle of urine can be seen worldwide. This fact makes her ridiculous in front of the whole world and she loses the presidential elections. She also loses all her other jobs. Her husband divorces her just as she gives birth to her sixth child. After her rival's inauguration as President, the latter reveals that she is in love with Theresa, her defeated rival, and the two get married. During the wedding, Theresa dresses as a man in a suit and tie and of course pees herself.
  

29 years old very beautiful young woman: thin, long blond hair, blue eyes, full lips, red lipstick, thin face, she is wearing a white shirt with a long and pointed collar and a black bow tie and a white suit. She is taking the oral exam for admission to written history at university. She is not prepared, because she spends all her time training for her favorite sport, acrobatic dance. The exam goes badly and she doesn't get admission to the written exam and loses the scholarship. At home her parents scolded her severely and as punishment cut off her funds to pay for her acrobatic dance training. She starts crying and screaming. Her boyfriend leaves her because she neglects everything because of the sport she plays. Her friends don't want to see her anymore because she only ever talks about acrobatic dance. All she has left is a friend who hopes to get engaged to her despite being fat and lazy. He tells her: "Theresa, if you come to live with me, you can do whatever you want, I'll pay for your university tuition, the cost of training and everything you want". She is so desperate that she accepts the proposal and gets engaged to him. He only asks her for company and a bit of cuddles, but he doesn't expect anything else, because he knows he's ugly. 
She accepts and they have been living together ever since and she tries to be sweet to him. He gives her many gifts and tells her that she is the most beautiful woman in the world. Eventually he gives her the engagement ring and she agrees to marry him. With university she continues to do poorly and in acrobatic gymnastics she has an injury that prevents her from continuing and working and so he supports her and takes care of her. She goes through a period of depression. He takes her to the best psychiatrists who prescribe many medicines. She follows the therapy, there is some improvement, but her life is very sad. She and he get married and go on their honeymoon to Gabicce Mare. When they return, she no longer wants to leave their house, not even for a walk. She wants to have a child, but he believes she would not be a good mother. She tries to prove that she is a perfect housewife. And then she also starts acting as his secretary and for this reason she starts wearing a black bow tie to look more professional. She becomes a good housewife and secretary and repeats that she wants to have a child with him. After a few months she becomes pregnant. The pregnancy causes partial urinary incontinence, but she refuses to use sanitary pads and therefore she often pees on herself. He accepts this without scolding her, even though she smells like urine. When the baby is born, she enters a phase of postpartum depression and total urinary incontinence. The child is entrusted to various babysitters and a kindergarten. She loses her appetite and sleep, and spends a lot of money on clothes that are later ruined due to her incontinence. He satisfies her every wish and never says no to her. She becomes spoiled and capricious and hires an elderly housekeeper and some women to do the housework. At home she becomes tyrannical and is very jealous of her husband, who however has always been faithful to her. She orders a lot of things through Amazon and wants to be more and more elegant, even if her urinary incontinence requires her to often change her luxury trousers. She loses weight to try to have a top model physique. This aggravates her urinary incontinence and she insists on not wearing pads. She is very beautiful and very elegant, but she enjoys peeing herself to embarrass others. She now bosses her husband around and gives her all his salary and wealth. By now word has spread about this wife of great beauty and elegance who likes to urinate in her very expensive clothes. She has become very rich and powerful thanks to the fact that her husband has taken control of a group of very profitable businesses and he gives all the profits to her as a sign of his love. Many court her, but she remains faithful to her husband because he obeys her as if he were a trained dog. She has become like a queen to whom everyone chooses to submit and admire and praise whatever she does.

She orders a lot of things through Amazon and wants to be more and more elegant, even if her urinary incontinence requires her to often change her luxury trousers. She loses weight to try to have a top model physique. This aggravates her urinary incontinence and she insists on not wearing pads. She is very beautiful and very elegant, but she enjoys peeing herself to embarrass others. She now bosses her husband around and gives her all his salary and wealth. By now word has spread about this wife of great beauty and elegance who likes to urinate in her very expensive clothes. She has become very rich and powerful thanks to the fact that her husband has taken control of a group of very profitable businesses and he gives all the profits to her as a sign of his love. Many court her, but she remains faithful to her husband because he obeys her as if he were a trained dog. She has become like a queen to whom everyone chooses to submit and admire and praise whatever she does. She becomes more and more spoiled and spends more and more money on clothing, fashion and fancier suits and accessories. Her husband appoints her honorary president of all his companies and she gives numerous speeches at the end of which she urinates in her pants and everyone applauds her performance considering it a refined form of acrobatic art. She becomes famous throughout the world and is awarded the Order of the Garter and the Legion of Honour. Then is was elected senator and governor of New York. Then she is elected President of the United States of America. She is re-elected for the second term. At the end she is acclaimed Secretary General of the UN and puts an end to all wars. She is crowned Queen Regnant of the United Kingdom, after deposing King William V and the entire House of Windsor.


23 years old very beautiful young woman: thin, long blond hair, blue eyes, full lips, red lipstick, wearing a grey sweater. She is a fashion influencer. She is very lucky because she is gorgeous, very rich and manages to keep in excellent shape because she likes to do gymnastics. Her sisters envy her very much. Today, while she was making a video for Instagram, her sisters locked her in her room. Even before starting the preparation of the videos, she needed to pee, but since she is used to holding it until she just can't stand it anymore, she postponed the visit to the bathroom until after the end of the films.
When she finally finishes recording videos for Instagram, she has to pee really badly. She immediately runs to her bedroom door, intending to run to the bathroom, but the door has been locked from the outside by her envious sisters. She starts calling them, immediately realizing that it was them, but there's no one at home and she's stuck in her room with her urinary bladder completely full and pressing. Realizing she is trapped, she begins to cry. She knows that she will have to hold her pee for a long time, because her parents will return from work in the evening and her sisters who knows when and only they have the keys. An hour later her need became very urgent and impelling. Two hours later her urge to pee is enormous and annoying, but there isn't even a pot in the room to pee in, so she has no choice but to hold it in again. Three hours later she begins to have urinary leaks and panics. Four hours later her bladder is so full it hurts and any attempt to hold back the urinary leak is painful. She is very afraid of losing control of her bladder because she doesn't want to ruin the parquet floor or even her bed or her clothes, so she forces herself to hold back, even though the pain in her bladder and her contractions are as painful as childbirth. This pain makes her cry loudly. "I can't take it anymore! I can't hold it anymore! I'm on the verge of peeing myself!". Eventually the bladder gives way: it has a violent contraction and expels all its contents onto the floor, forming a puddle that will ruin the parque. At that moment her sisters come in and film her with their cell phones and immediately put the fact that she peed on herself online. The video goes viral and all her followers laugh at her and then abandon her: within a few hours her followers go from 200 thousand to zero. She sees all her work and her whole life destroyed and cries in despair.

Theresa is a 22 years very beautiful english young woman: very thin, lean body, thin waist, long blond hair with a parting in the middle, blue eyes, full lips, red lipstick, very thin face, wearing a white dress and a red purse, she is in the back of a taxi for a long journey. During the first two hours of the journey she drinks a bottle of one and a half liters of water to stay hydrated, taking great care of her beauty. In the third hour of the journey she feels that her bladder is full so she asks the taxi driver to stop at the first service station. He said yes, but shortly afterwards they find themselves stuck in a traffic jam. Another hour passes and Theresa begins to worry because her need to urinate has become urgent. The taxi driver asks her: "You needed the bathroom, I hope there are no problems if we have to wait for the traffic to clear up" She said: "My bladder is full, it's quite annoying". The taxi driver, worried, asks: "But you think you can hold it, don't you?". Theresa wasn't at all sure, but she couldn't tell the taxi driver, so she replied, "Yes" However, traffic remained at a standstill. After 15 minuts she asked the taxi driver if he had any advice to give her on possible solutions to her problem. The taxi driver replied: "Miss, it would have been better if you hadn't drunk a liter and a half of water" She nodded: "You're right. But now what's done is done. And I'm starting to get a little worried." The taxi driver sighed, "Well, if it really does become an emergency, you can go to the side of the road and see if there's a good place to..." And she:"No, everyone would recognize me, I'm Theresa Fountain, the twenty year old who won gold in the pole vault in the last Olympics" The taxi driver recognized her and complimented her and said: "Well, then she has trained muscles, even those that are used to hold it" She started crying: "My bladder is strong, but my need is really really urgent". The taxi driver told her that if she had won gold at the Olympics she would also have the means to repair any damage to the taxi seat. She didn't answer and continued crying. Half an hour passed. Her urge became impelling. She was really nervous. "Mr. taxi driver, do you happen to have a blanket or a sheet or something that could reduce any damage caused by... you know what" The taxi driver replied that he was sorry, but he had nothing like that. She crossed her legs. Theresa's eyes were sad and teary. "How far is the next gas station?" asked Theresa "I could walk there". The taxi driver's response was not happy:"47 kilometers" She thought, "I can't take it anymore. I can't hold it anymore. I'm about to urinate myself". Another quarter of an hour passed. "I'm on the verge of peeing myself" said Theresa. Suddenly her bladder began to leak. Nothing like this had ever happened to her in her adult life. Theresa couldn't stop the urinary leakage. In the past she had always made fun of her friends who didn't know how to hold their pee and now she had this punishment for her arrogance. Theresa tried again to stop the urinary leakage, but she felt such a painful pang in her bladder that it forced her to let go. "I'm literally peeing myself right now, what a shame!" she cried. Then she began to sob and tears streamed down her face. She was really desperate.


Cecilia is a 21 years old very beautiful white english young woman: tall, very thin, long blond hair, blue eyes, full lips, red lipstick, very thin face with sweet features, wearing a white dress and a red purse, she is in a car with her boyfriend, David. She and her boyfriend are about to go on a three-hour road trip, in his car, and David is in the driver's seat. Since during the trips Cecilia makes David stop a hundred times to go to the bathroom to pee, before leaving he always asks her if she went to the bathroom. She replies: "No, because I don't need it". After only five minutes she tells him: "Stop because I have to pee." David says it's impossible that if she didn't need it 5 minutes ago it's impossible that she needs it right after. She orders him to stop without making a fuss, but he says, "Look, I'm not your driver and you have no right to treat me like one, so we'll stop in an hour." She explains to him that at breakfast, before leaving, she drank three cups of tea and four of coffee, so it is normal that her bladder filled quickly. He sighs: "Ceci, do you think it's smart to drink so much caffeine before a three-hour car ride? I really don't understand you." She says: "I was very thirsty and now I have to pee". David replies: "You should have done it before leaving, five minutes ago. Now you'll keep it until the first gas station. If you don't like it, choose another boyfriend, because I can't stand your childish behavior anymore". Cecilia then gets offended and sulks, but decides to hold back her pee, seeing as she doesn't really need it that much yet. After an hour, however, Cecilia's bladder is full so she says: "David, I order you to get to the next gas station because now I have to pee really badly". He then says: "Okay, I'll stop until the next one", but then their car gets stuck in a traffic jam. She gets angry: "Because of you, now I'll have to hold my pee for a long time!". David, sorry, says: "Ceci, my love, if you can't hold it, you can also do it on the seat of my car, I'll get a new one". Cecilia gets even more angry and says: "Never! I will never give you the satisfaction of seeing me humiliated in this way". He is saddened by this accusation: "What are you saying? I don't want to see you humiliated. I only said that because I wanted to assure you that if the traffic jam were to last a long time, you would be free to pee wherever you want, even in my car. , because I care much more about you, it's not a humiliation: I certainly wouldn't look, I wouldn't be happy about it." Cecilia, however, accused him again: "You would be very happy! You like women to appear weaker. And since I am a strong woman and an athlete, you are just waiting for the moment to see me in difficulty!". David shook his head: "You hurt me by saying these things. I'm not that kind of person and I thought you knew it. But for you, every opportunity is a good one to accuse me of something. Do as you like, but remember that you are wrong on me!" She turned away, crossed her legs to better hold the pee, and began to cry. He tried to reassure her: "Love, I didn't want to argue. I was just sorry that you misunderstood, but, Ceci, please, let's make peace". But she had no intention of doing so: "No! I'm too busy holding in the pee that you didn't make me do when I asked you to!" But he wasn't about to take all the blame: "It wasn't me who made you drink liters of tea and coffee! And before leaving I advised you to go to the bathroom, but you refused only because you always like to contradict me. I told you even said that you can do it in my car, because I care more about you. You don't have the right to accuse me. You think I'm so mean as to want to humiliate you, then it's better that we break up, because you don't understand anything about me!". Cecilia continued to cry and then said: "You were waiting for nothing more than this excuse to tell me that you want to leave me! You can't stand the fact that I am a successful athlete: you would like to be the only one who is successful in life". David: "I love you and I rejoice in your successes. I'm proud of you! How can you think otherwise?". Cecilia: "Because you get bored when I talk about rhythmic gymnastics!". David: "The problem is that you only ever talk about that. I would also like to talk to you about other things, it seems like a normal request on my part" Cecilia: "Do you want to talk about something else? So let's talk about how much having a full bladder bothers me! Maybe this interests you more?” David: ""I'm interested in whether you're well. If a full bladder bothers you, it's normal, and since we're stuck here in the middle of traffic, the best thing is for you to do it quietly here, no one will see you, not even me. And then you'll see that you'll feel better and we can talk peacefully." Cecilia: "No! I know that sooner or later you will leave me. I heard you talking to your mother and saying that I am spoiled, capricious, vain, spiteful, arrogant and domineering" David: "Yes, I said it, but only because that day you had falsely accused me of not giving you enough gifts, of not buying you everything you want and of only thinking about my job and my career. It's false! Every day I come back home with a gift for you, and they are always refined things, which highlight your beauty!" Cecilia: "But it's always the jewels and clothes that you would like me to wear, but I have different tastes than yours. I prefer you take me shopping and then let me decide what to buy with your money!" David: "But I'll take you shopping as many times as you want and buy you anything you want. You can't deny this!" Cecilia: "Yes, but while I choose what to buy, you start looking at other women, joking with the shop assistants, or making work calls or watching those stupid football matches on your cell phone!" David: "But you're the one who doesn't want me around when you choose what to buy! I would like to be close to you, advise you, but you push me away and then I try to pass the time as best I can, or would you like me to remain stuck like an idiot? I try in every way to do what you want, but whatever I do, it never goes well, even if I do what you order me to do. I don't know what I have to do to make you happy anymore. Yet if I just mention that perhaps you would prefer a different boyfriend, then you accuse me of wanting to abandon you, but that's not the case, I want to be with you! And I want to make you happy! But I can't understand what more I have to do, since I always do what you want!" Cecilia: "You're tired of me and want to leave me, but I won't let you David! And now shut up, because I'm on the verge of peeing myself!" Cecilia had always been very much in love with David and wanted to become his wife, but she feared that if she peed in his brand new and expensive Mercedes, he would leave her. David loved Cecilia deeply, but he feared that she had psychological problems, because her mood and ideas were constantly changing and her behavior was immature, but he wanted to help her, but she wouldn't let him and so he didn't know what to do. David: "Ceci, dear, you can easily relieve your bladder here in the car and there will be no problem, I will take another one car, I would never blame you, I swear!" Cecilia: "Rather than agree with you, I'd rather hold it until my bladder and kidneys explode!" David was seriously worried: "I hope this is just a provocation. You're not serious, are you? Ruining your health to spite me? It doesn't make sense." Cecilia: "To show me that it wouldn't be a humiliation to pee on myself, you have to pee on yourself first, even if you could hold it for another 10 hours". David: "If it makes you feel better, then I'll do it," and he did. But she also had to object to this: "You really had a lot of it and showed no signs of urgency. You did it to show me that you have a much stronger bladder than mine" David: "What you said is absurd, Ceci. Totally absurd. I don't understand how you can even imagine these things". "You think I'm crazy? You're going to use this as an excuse to leave me. But now I'm going to prove to you that I can hold my pee for the duration of the engorgement. And to get more of your pee, I'm going to drink this 1,5 liters bottle of water" David didn't realize that Cecilia really had enormous mental problems: "You don't have to prove anything to me. Maybe you want to prove it to yourself, but I don't think it's a good idea. If you wanted to humiliate me, you succeeded, Ceci, and I forgive you, but if you want to risk your health to try to look better, you are making a mistake. The only way to prove that you are better is to act reasonably, why don't you understand that?” Her only response was to drink the 1.5 liter bottle of water all at once. Half an hour passed, in which David thought about what he could do to help Cecilia solve her problems, while Cecilia was desperately trying to prevent her bladder from starting to leak. Cecilia wanted to prove at all costs that she had a strong bladder, but she knew it wasn't true and she went into total panic when the first urinary leaks began. She started crying, trying not to be noticed, but David noticed and said: "Ceci, my love, you don't have to prove anything to me. You're giving importance to marginal things and losing sight of your health. Why are you doing this?" Cecilia: "To make you feel guilty for all the times you laughed at me because we had to stop a hundred times because I couldn't hold my pee" David: "But it wasn't a mockery! I advised you to check if you suffered from urinary incontinence, which is not a fault. I certainly wouldn't have loved you any less for it!" Cecilia: "Everyone always made fun of me because I had to pee constantly and I often peed myself, but I didn't want you to know. I'm telling you now to make you feel guilty." David: "I understand. Now I feel really guilty. But you don't have to hurt yourself to spite me. The first to lose is you" Cecilia's bladder really hurt, but she didn't want to give in and persisted in blocking the urine that was trying to come out. David no longer knew what to say, what to do, to make his girlfriend see reason: "Ceci, I love you so much you can't even imagine it. Please, I can't watch you suffer!". Cecilia: "But I want to see you suffer, David. And I'm succeeding!". Fortunately, her bladder took care of resolving the issue and with a violent contraction expelled all its contents, flooding the seat and carpet of the car. She started crying loudly and screaming like crazy. David tried to console her, but she cried even louder and screamed even louder. He said that nothing had happened and that he loved her and she instead replied that she hated him and that it was all his fault. At that point David gave up: "If you hate me so much, then it's over. As soon as the traffic clears up, I'll get off the highway and take you home. I'll go and sleep in a hotel."She then cried again and shouted at him: "You wanted to leave me! I was right! This was your intention! You are ashamed of me!". David then took a small gift out of his jacket pocket: "I wanted to give you this at dinner tonight. It's proof that I didn't want to leave you." She took it, unwrapped it and immediately understood: a sapphire ring surrounded by diamonds. David: "I wanted to ask you to be my wife, but your mental problems are too great." Cecilia then realized that she had lost everything because of her stupid pride and cried and screamed in despair.

Sophie is a 35 years old beautiful french white young woman: thin, straight long light brown hair, dark eyes, thin face, wearing a dark jacket, white shirt with a long collar, large red tie with a wide symmetrical knot. She is a college student. She is is a sweet and kind person. She is refined and cultured. She has a very sensitive and melancholic character. She is serious, studies, responsible, shy, studies a lot and has very high grades. Because of all these characteristics, she is a victim of bullying by her classmates. She's sad and alone. She cries ofter. Her bully classmates prevent her from using the bathroom so she has to hold her pee throughout the school day. Now she cries, close a little her eyes and frowns, because she has to pee really badly, but her bully classmates stopped her from going to the bathroom. When she returns to the classroom she is questioned by the mathematics teacher, the subject she likes least, and she is unable to concentrate because her need to pee is too strong. The teacher tells her that today her preparation is insufficient and she bursts into tears, while the bullies laugh at her. She asks the teacher if she may go to the bathroom and he says that she had to go during recess and she doesn't have the courage to report her bully classmates and returns to her desk with a pressing and impelling urge to pee. When the two hours of mathematics are over, she is on the verge to pee herself and then runs towards the bathroom, but is blocked by the bullies. 
Crying, she begs them: "Please, let me go to the bathroom, I can't hold my pee anymore, I'm begging you". But they forcefully drag her towards her desk and say: "You nerd, today you will no longer be at the top of the class, once you peed on yourself during the Latin exam!". When the Latin teacher arrives with the version to be translated, Sophie, who can no longer hold her pee, immediately begs her to let her go to the bathroom because the bullies have prevented her from doing so all morning, but the teacher says she doesn't there is evidence to support these accusations and that the Latin exam has now begun and no one can leave. The exam lasts two hours, the version to be translated is by Seneca, one of the authors that Sophie finds most difficult to translate, but she tries to write something, but then suddenly her painful bladder contracts violently and releases all its contained in the classroom floor and Sophie, desperate, cries even more out of shame, while her fellow bullies laugh at her and the teacher scolds her harshly and gives her a failing grade, ruining her average and thus causing her to lose her scholarship. As she leaves school everyone points to her and laughs at her, while the principal threatens to expel her. 

25 years old very beautiful white young woman: thin, straight long blond hair, blue eyes, full lips, thin face with sweet features, wearing a light green jacket, a white shirt, and very elegant and well-ironed wide-leg flare bell-bottoms white trousers with the crease in the middle and pleats. She is the Princess of Asturias, heiress to the spanish throne, and she is giving an interview. She is gorgeous and really elegant. Everyone admires her for the maturity she has shown since she was a child in participating in all official public ceremonies with composure and elegance. At the end of a series of uninterrupted hours of work she is offered the opportunity to freshen up (i.e. go to the bathroom), but she refuses and immediately begins to participate in a new ceremony. She refused to go to the bathroom because she has a secret and that is she likes to hold her pee. She empties her large and well-trained urinary bladder only in the morning when she wakes up and in the evening before going to sleep. She likes the various stages in which the bladder fills and particularly likes rushing to her private bathroom in the evening to empty her bladder before risking peeing herself. Right now she is participating in the last task of the day, after holding her pee for 12 hours. It involves taking the written constitutional law exam that every heir to the throne must know perfectly. It is a moment of great challenge with herself because she faces this three-hour exam starting already with an extremely full bladder, by choice. She particularly enjoys having to do very challenging things while having a pressing, impelling urge to pee. To make everything even more difficult he has numerous bottles of water brought and drinks them one after the other. The feeling of being able to answer all the questions perfectly while being on the verge of peeing herself makes her feel powerful, as if she were already the queen, who has control over everything and therefore also over her own bladder. Everyone noticed her ability to do everything perfectly without ever going to the bathroom and drinking tea, coffee or water constantly and for this reasone they nicknamed her Steel Bladder. At the end of the exam she delivers the sheet with absolutely perfect answers and is rewarded and honored by everyone. Now came her favorite part of the day, which was returning to the palace and running around her apartments trying to get to the bathroom before she lost control of her bladder. That day, this final challenge with herself is particularly difficult and in fact when she arrives in front of her wing of the royal palace, where there is maximum privacy, while she is in front of the door she cannot find the keys and nervously rummages in her bag to look for them. The moment she finds them and is trying to open the door, her bladder suddenly contracts very strongly and releases all its contents. 

24 years old very beautiful white norwegian young woman: thin, straight long blond hair, blue eyes, full lips, thin face with sweet features, wearing a grey suit with jacket and wide-leg flare bell-bottoms trousers. She is an actress and she is giving an interview live on television. She arrived late at the television studios, due to road traffic, and had to enter the stage without first being able to go to the bathroom and now she has to pee really badly and the interview has just begun. The live interview will be telecast on pay TV so there will be no advertising breaks and the interview will last two hours. Already in the first minutes of the interview she appears unfocused and distracted because she is holding back her urgent need. The presenter notices this and asks her if she feels well and she replies that she has just made a three-hour car journey, which was slowed down by a traffic jam and therefore she is a little tired, but the real reason is another: she has a pressing and compelling urge to pee, but it would be too embarassing to talk about it. To break the ice, the presenter makes a joke and she, taken aback, laughs so much that her bladder leaks a little urine. To hide any stains and to help her hold herself better, she places her hands on the crotch of her very elegant and well-ironed wide-leg bell-bottoms flare trousers with the crease in the middle and pleats.


25 years old very beautiful white young woman: thin, straight long dark hairs, dark eyes, full plump glossy lips, thin face with sweet features, wearing a white shirt with a long collar and a red pinstipe large tie with a wide symmetrical knot. She is a college student. She is waiting her boyfriend and sits at a table in the public park near a kiosk where they sell drinks. She is sad because her boyfriend is late and doesn't answer the calls she makes to his cell phone. In the meantime she drank two cups of coffee, two of sweetened tea and two bottles of water. When she is about to get up to look for a bathroom because, after all she has drunk, she has to pee really badly, here comes her boyfriend and, in order not to ruin the romantic atmosphere, she decides to hold back her need. He proposes a romantic walk along the park avenue that runs alongside the pond. She, standing up, realizes that her urge to pee has become pressing and impelling, but she doesn't want to say anything to him so as not to ruin the romantic atmosphere. They begin to walk hand in hand and he expresses his feelings of love for her, but she is too focused on holding her pee to respond adequately. He stops in front of the fountain that feeds the pond, kneels down, hands her a diamond ring and asks her to marry him. She is so surprised that suddenly her bladder starts leaking. She panics because she fears she won't be able to stop the urinary leakage and therefore her reaction greatly disappoints her boyfriend. He, offended, tells her that he expected a little more enthusiasm, while she seems nervous and worried to him. She then confesses to him that she is on the verge of peeing herself and he is indignant that she is talking about such vulgar things while he is asking her to marry him. She bursts into tears and says if he is so strict with her, then it is not the time to get married. He gets even more angry saying that he spent a lot of money on that ring and she is so disappointed by his narrow-mindedness that suddenly her bladder gives way and releases all its contents in front of him and all the other passers-by who are outraged or they laugh at it. Her boyfriend, seeing the puddle of pee she created, is so disgusted that in a moment of anger he says that she has offended him so much that their relationship ends here and throws the ring into the pond. While he is leaving, the park guardian scolds her severely for having dirtied a popular area of ​​the park and fines her 5000 dollars: she, desperate for having been left by her boyfriend, ashamed for having peed on herself in front of everyone who still laughs at her and offends her and due to the enormity of the fine that she is unable to pay, she starts crying loudly and screaming in anguish.

28 years old very beautiful nice young woman: thin, straight long brown hair, dark eyes, thin eyebrows, thin face with sweet features, wearing a dark sweater and a white shirt with a long pointed collar. She is a college student. She is waiting to be called for the PHD in ancient latin literature entrance oral exam. The exam is going bad and after an hour the professor decides to start the exam again to be able to better evaluate her preparation. She asks him if she could go to the bathroom but he said her that the regulation clearly states it is not allowed to go out during the exam. Then he asks her other questions and she doesn't know what to say and her need to pee is so urgent, because she had drunk a liter and a half of coffee before entering, that she bursts into tears. The professor scolds her for not having studied. At that point, crying loudly, she shouts: "But why are you asking me such abstruse questions?" The professor gets angry: "In her CV it says that she graduated with honors from both the three-year degree and the master's degree, but here it is a question of being admitted to the research doctorate, which requires in-depth study of the topics. It's a which everyone knows, only she doesn't want to understand!". She then screams: "At least let me go to the bathroom. I'm on the verge of peeing myself!". The professor denies permission again for the same reason and asks her other questions. She then, desperate from the pressure of her extremely full and painful urinary bladder, cries loudly and screams: "You're a stupid old man!". The professor, very offended, declares: "You are unprepared! It is clear that to get high marks in your degree you must have copied or corrupted someone! Be ashamed!" Faced with those insults, she jumps up and screams: "Yes, I am the daughter of a very important man and I will make sure you are kicked out of the university!" and she was so distraught and shocked that her bladder contracted violently and released its contents onto the office floor, in front of all the other students who watched and began to mock her. The professor declares that she is not only not admitted to the doctorate, but is expelled from the university for having insulted the examiner and vandalized his office in an indecent manner. She then, out of immense shame and anguish, cries and screams even louder: "My father will destroy you all!". The professor then calls the security and says that there is a student who has gone crazy and is harming and threatening everyone. The security guards enter and since she resists, they handcuff her. They tell her that they have already called the police and the professor adds that he will report her for repeated insults aggravated by threats, for acts of vandalism and for indecent acts in a public place. The police arrive, declare her under arrest for the offenses reported by the professor and take her to the station where they take her mug shots and take fingerprints. They allow her to make a phone call and she calls her father telling him everything and hoping for his complete and influential support, but he tells her that she has dishonored the surname she bears and that he is tired of getting her out of trouble: the time has come she pays for her mistakes.


28 years old very beautiful nice young woman: thin, straight long brown hair, dark eyes, thin eyebrows, thin face with sweet features, wearing a dark sweater and a white shirt with a long pointed collar. She is a college student. She is waiting to be called for the PHD in ancient latin literature entrance oral exam. She is a studious student and she was always at the top of her class. The exam is going very well. Now comes the most difficult part of the exam, the one concerning the grammar of classical Latin. She's a little anxious because she drank too much coffee and now she has to pee really badly. The professor asks her a very difficult question about how to render the hypothetical period within indirect speech in archaic Latin. It's a topic that she knows less about than others, so the answer is less satisfactory than the others and she becomes nervous. Her need to pee is now more urgent. The professor moves on to another, even more difficult question, concerning the phonetics of ancient Latin and also asks her to give an example of the different lexicon between courtly Latin and popular Latin in the age of Caesar. These two topics have never interested her, so she has always skipped the part on phonetics and has not prepared herself at all on popular vocabulary. The professor says: "Miss, I know that these topics are boring, but in a PHD it is necessary to prepare them with great care. Instead, you have only studied the history of literature well. I am uncertain how to proceed: let's move on to metrics and prosody". She had never found any meaning in the metrics and had not been able, even if she tried, to understand where the accents should be placed when reading a classical poetic text, and the prosody was even more difficult. The professor took a book out of a drawer, opened it and handed it to him: "Here, read me the text of Plautus' Amphitryon in metric and prosody". Plautus was the author that, in comic poetry, she hated the most, because he was coarse and vulgar and didn't make you laugh at all. Her reading was very uncertain and inaccurate, also due to the fact that her urinary bladder was too full and was pressing uncomfortably. The professor shook his head: "I don't understand: you graduated with top marks and honors in ancient literature and yet you have many difficulties. To be able to get a clearer idea of ​​your preparation, I will ask you double the expected questions, so the exam will last another hour". She asked: "We could take a little break? I absolutely have to go to the bathroom. I have a pressing urge to pee". The professor replied: "I'm very sorry, miss, but the rules and protocols prohibit the student from going out during the exam, because he could go looking for suggestions. But you are 28 years old, you are an adult, so I think you cannot have difficulty holding back your urge for an hour". She, however, wasn't at all sure she could resist. 
"Well, since you, Miss, have many difficulties with poetry and metrics, I would like to examine the prose of an author who has been unjustly neglected in the programs of bachelor's and master's degrees. Here: translate for me and do the grammatical analysis, logic, rhetoric and stylistics of this passage from De re rustica by Cato the Censor". She panicked: she didn't even know that there were pieces of that archaic work that survived the Middle Ages. It was a horrible question!" She began to read the text aloud without understanding anything at all. It was a completely different language from classical Latin, something absolutely untranslatable. She gave a random translation and obviously got everything wrong. The professor sighed: "But how? Can't even Cato the Censor translate for me? You're putting me in difficulty, miss, because you see that I'm trying to help you, to find a topic that you're passionate about, but until now the exam is insufficient". She then started crying and shouted: "It's not true that you helping me! You asked me all the strangest and most difficult topics! You even denied me the permission to go to the bathroom and now I'm on the verge of peeing myself!" The professor was offended by those words: "Miss, all the topics I asked you for are in the syllabus, you should have known them, a less patient professor would have already excluded you from admission to the doctorate. I am prolonging the exam to find topics that you know about, but you just start whining about going to the bathroom, when you know very well that it's forbidden during exams. So you can go out, but you're not allowed to go to the doctorate, I'll start again the exam so we can give her a second chance". She then, despite continuing to cry and holding her extremely full and painful bladder, sat there doing the exam all over again.

very well. Now comes the most difficult part of the exam, the one concerning the grammar of classical Latin. She's a little anxious because she drank too much coffee and now she has to pee really badly. The professor asks her a very difficult question about how to render the hypothetical period within indirect speech in archaic Latin. It's a topic that she knows less about than others, so the answer is less satisfactory than the others and she becomes nervous. Her need to pee is now more urgent. The professor moves on to another, even more difficult question, concerning the phonetics of ancient Latin and also asks her to give an example of the different lexicon between courtly Latin and popular Latin in the age of Caesar. These two topics have never interested her, so she has always skipped the part on phonetics and has not prepared herself at all on popular vocabulary. The professor says: "Miss, I know that these topics are boring, but in a PHD it is necessary to prepare them with great care. Instead, you have only studied the history of literature well. I am uncertain how to proceed: let's move on to metrics and prosody". She had never found any meaning in the metrics and had not been able, even if she tried, to understand where the accents should be placed when reading a classical poetic text, and the prosody was even more difficult. The professor took a book out of a drawer, opened it and handed it to him: "Here, read me the text of Plautus' Amphitryon in metric and prosody". Plautus was the author that, in comic poetry, she hated the most, because he was coarse and vulgar and didn't make you laugh at all. Her reading was very uncertain and inaccurate, also due to the fact that her urinary bladder was too full and was pressing uncomfortably. The professor shook his head: "I don't understand: you graduated with top marks and honors in ancient literature and yet you have many difficulties. To be able to get a clearer idea of ​​your preparation, I will ask you double the expected questions, so the exam will last another hour". She asked: "We could take a little break? I absolutely have to go to the bathroom. I have a pressing urge to pee". The professor replied: "I'm very sorry, miss, but the rules and protocols prohibit the student from going out during the exam, because he could go looking for suggestions. But you are 28 years old, you are an adult, so I think you cannot have difficulty holding back your urge for an hour". She, however, wasn't at all sure she could resist. 
"Well, since you, Miss, have many difficulties with poetry and metrics, I would like to examine the prose of an author who has been unjustly neglected in the programs of bachelor's and master's degrees. Here: translate for me and do the grammatical analysis, logic, rhetoric and stylistics of this passage from De re rustica by Cato the Censor". She panicked: she didn't even know that there were pieces of that archaic work that survived the Middle Ages. It was a horrible question!" She began to read the text aloud without understanding anything at all. It was a completely different language from classical Latin, something absolutely untranslatable. She gave a random translation and obviously got everything wrong. The professor sighed: "But how? Can't even Cato the Censor translate for me? You're putting me in difficulty, miss, because you see that I'm trying to help you, to find a topic that you're passionate about, but until now the exam is insufficient". She then started crying and shouted: "It's not true that you helping me! You asked me all the strangest and most difficult topics! You even denied me the permission to go to the bathroom and now I'm on the verge of peeing myself!" The professor was offended by those words: "Miss, all the topics I asked you for are in the syllabus, you should have known them, a less patient professor would have already excluded you from admission to the doctorate. I am prolonging the exam to find topics that you know about, but you just start whining about going to the bathroom, when you know very well that it's forbidden during exams. So you can go out, but you're not allowed to go to the doctorate, I'll start again the exam so we can give her a second chance". She then, despite continuing to cry and holding her extremely full and painful bladder, sat there doing the exam all over again. The professor then said: "Let's start again. As a question about the history of literature, since you don't know the archaic age, I'll move on to a much later topic. Explain to me the characteristics of the writings of Sidonius Apollinaris and compare them with those of Cassiodorus". The manual only named these Christian authors who had written after the fall of the Roman Empire, but nothing was written about their works. She burst into tears and couldn't answer. The professor said: "The manual names them and if there wasn't an in-depth analysis you should have consulted at least an encyclopedia to be able to tell me at least the name of their works. Your unpreparedness almost makes me think that you graduated only by copying the homework from others, or thanks to some recommendation!"



Mi chiamo Dorian, ho 25 anni, sono di Rimini e la mia ragazza si chiama Aurora, ha 25 anni anche lei, è molto bella, come la ragazza della foto qui sopra: bionda, alta, snella e inoltre posso dire che è anche simpatica, gentile, intelligente e molto dolce. Fin qui tutto bene, ma la storia che vi devo raccontare, come denuncia di un atto di prevaricazione commesso da una commissione di laurea di una università di cui è prudente tacere persino il nome, ha dell'incredibile. Aurora si era già laureata al corso di laurea triennale, con lode e doveva laurearsi nel corso di laurea magistrale. Come studentessa è sempre stata molto brava, pur essendo pendolare e ha avuto ogni anno una borsa di studio per motivi di merito e reddito familiare.
La discussione della tesi di laurea è avvenuta la scorsa primavera, un venerdì in tarda mattinata, alle 11.30. Tutti i suoi familiari e molti amici hanno scelto di fare il viaggio in treno. Anche io avevo proposto ad Aurora il viaggio in treno, ma in tutti questi anni lei ha sviluppato una specie di fobia dei treni (le sono successe disavventure tragicomiche di ogni genere), per cui ha preferito che io e lei facessimo il viaggio in macchina. Io mi ero già laureato nella stessa università nella sessione precedente, per cui conoscevo molto bene la strada. Siccome la città in cui ha sede l'università in questione è distante all'incirca un'ora e mezzo di autostrada, avevamo tutto il tempo per prepararci, ma Aurora è una ragazza un po' ansiosa, per cui ha voluto che a supportarla moralmente io arrivassi con largo anticipo a casa sua. Morale della favola, mi sono dovuto svegliare alle 6 del mattino, per avere il tempo di lavarmi e vestirmi adeguatamente per una laurea, con abito giacca e cravatta ecc. ecc. e alle 8 ero già da lei, che si era svegliata all'alba, tanta era l'ansia, ed era riuscita a malapena a fare la doccia e ad asciugarsi e acconciarsi i capelli. Quando arrivai, alle 8 e un quarto, stava tentando di fare colazione, ma aveva lo stomaco chiuso, sempre per l'ansia. Nello stesso tempo, però, avendo dormito poco, sentiva il bisogno di assumere caffeina, in dosi ragionevoli e non concentrate, per cui alla fine la colazione consistette in due grandi tazze di tè col miele e qualche biscotto. Una tazza venne offerta anche a me. La colazione finì alle 8.45 circa, poi iniziò la "vestizione della laureanda", che indossò un bellissimo completo giacca pantalone azzurro e una camicia bianca aperta con un collier d'oro al collo. I capelli vennero ritoccati con la piastra e infine molto tempo fu dedicato al make-up. Era davvero bellissima e devo dire che insieme eravamo perfetti (il mio completo era a tre pezzi con camicia bianca e cravatta azzurra annodata col power knot, il nodo windsor doppio). Alle 9.30 eravamo pronti per partire, per cui salutammo i familiari che andavano in treno e ci dirigemmo verso la mia macchina. Essendo venerdì c'era un traffico maggiore, ma una volta giunti in autostrada, il traffico diminuiva, considerando che erano più quelli che andavano il mare. Poco dopo che eravamo entrati in autostrada, Aurora esordì con un suo classico: <<Mi sono dimenticata di fare la pipì, prima di partire>>. E io: <<Ti scappa?>>, e lei: <<Non molto, considerando che è dalle 6 che non la faccio>>. Ora, questo valeva anche per me, ma la mia vescica è molto più resistente, per cui le chiesi: <<Vuoi che ci fermiamo al primo autogrill?>> e lei: <<No, perché dopo finisce che dobbiamo fermarci anche un'altra volta. Ci fermiamo più avanti, così possiamo anche fare uno spuntino>>. Io annuii: di solito ci fermavamo sempre all'ultimo autogrill prima del casello d'uscita, così non avevamo bisogno di fermarci in un bar in città o non arrivavamo all'università affamati e con la vescica piena. Durante il viaggio lei mi parlò dell'argomento della tesi e nel frattempo bevve una bottiglietta d'acqua oligominerale. Il tempo passò veloce e alle 10.30 mancavano ormai pochi kilometri all'autogrill. E qui avvenne l'imprevisto che rovinò la giornata: un tir aveva tamponato un altro tir, ad una velocità molto elevata, e il veicolo si era rovesciato. Entrambi i guidatori erano feriti, ma non in pericolo di vita. Il traffico però fu bloccato e deviato verso la via Emilia. A quel punto Aurora entrò nel panico: "Ma nella via Emilia si va lentissimi, e poi ci sono tutti quei paesini e quei semafori e quelle rotonde, e per entrare in città ci si mette un secolo, non arriveremo mai in orario!>>. Avevamo un'ora di tempo, e se tutto andava bene, saremmo arrivati quasi in orario, ma il problema era il traffico dell'autostrada che si andava a sommare a quello che la via Emilia aveva di solito. Perdemmo molto tempo al casello d'uscita e poi, verso le 10.45, ci ritrovammo fermi in un ingorgo. Aurora era disperata: <<Non arriveremo mai in orario! Che figura! E poi non abbiamo potuto fermarci all'autogrill. Io non so te, ma a me scappa una pipì pazzesca>>. Era prevedibile: non la faceva da quasi cinque ore e aveva bevuto due tazze enormi di tè e una bottiglietta d'acqua. Io cercai di essere solidale: <<Sono nella tua stessa situazione e non ci sono contenitori adatti in cui farla, quindi ci tocca tenerla e poi quando arriviamo all'università, sperando di non essere troppo in ritardo, andremo in bagno>>. Aurora chiamò al telefono genitori, parenti e amiche per spiegare la situazione: <<Se dovessimo arrivare in ritardo, spiegate voi alla commissione che siamo rimasti bloccati nel traffico a causa di un incidente. Sono cose che possono succedere, io spero che capiranno>>. Alla fine il traffico ricominciò a muoversi, ma sempre molto rallentato. Alle 11 eravamo ancora troppo lontani per poter arrivare in orario. Aurora stava a gambe incrociate e mi aggiornava sulla situazione della sua vescica: <<Dorian, non hai idea, mi scappa una pisciata di quelle tipo cascate del Niagara>> e fu solo la prima di una lunga serie di metafore. Scappava così anche a me, ma io c'ero abituato, nel senso che di solito vado a svuotare la vescica solo quando proprio non ce la faccio più: è una brutta abitudine, una delle tante mie brutte abitudini. Aurora invece non ci era abituata e la preoccupazione per il ritardo e le sue conseguenze sulla commissione le rendevano tutto più difficile. Per fortuna il traffico divenne più scorrevole e poi una telefonata dei genitori la rassicurò: <<I miei hanno detto che la commissione è in ritardo di un quarto d'ora, quindi forse, se il traffico si mantiene così, potremmo arrivare alle 11.45 in perfetto orario. Poi va be', mi ci vorranno almeno cinque minuti per fare la pisciata del secolo e se non avrò provocato un'alluvione, potrò finalmente laurearmi in pace>>. La prospettiva era realistica e questo riuscì a tranquillizzare Aurora, anche se dal punto di vista "idraulico" le cose stavano peggiorando: <<Dorian, ti giuro, non mi è mai scappata una pipì così forte in vita mia. Sto scoppiando>>. Ogni cinque minuti mi aggiornava sul peggioramento della sua situazione: <<Non ce la faccio più, quanto manca?>>. Eravamo entrati in città per cui ormai mancava poco, una decina di minuti, non di più. Alla fine, mentre stavo parcheggiando, lei diceva: <<Dai, fa presto, che mi sto pisciando addosso!>>. Quando ebbi parcheggiato, lei aprì la portiera e si alzò di scatto e poi emise un piccolo urlo: <<Dorian, amore, mi è già scappato un goccio, per fortuna che ho il salvaslip, anche se non tiene quasi niente>>. Il modo in cui si muoveva era traballante: tra i tacchi alti e la paura di avere delle piccole perdite di pipì, sembrava che camminasse su un filo che collegava due grattacieli. Alla fine disse: <<Non mi posso muovere. Ad ogni passo che faccio perdo un goccio. Mi sto letteralmente pisciando addosso. L'unico modo per arrivare asciutta in bagno è che tu mi porti in braccio>>. Anche io avevo una pisciata stile Niagara in canna, ma da bravo cavaliere galante presi in braccio la mia fanciulla e, tra gli sguardi incuriositi dei passanti, riuscii ad arrivare all'ingresso della facoltà. Qui trovammo la madre di Aurora che disse: <<Finalmente! Ti hanno chiamato due minuti fa, ho detto che stavi arrivando, gli ho spiegato tutto, ma loro mi sono parsi un po' seccati. Ma poi cos'è sta cosa di farti portare in braccio?>>. Lei spiegò che si stava pisciando addosso e che ogni volta che faceva un passo usciva un goccio. Il problema era che il bagno era al primo piano, mentre l'aula delle lauree era al piano terra. Aurora tornò nel panico: <<Mamma, va' a dire alla commissione che devo assolutamente andare in bagno, che è un'emergenza assoluta>>, ma proprio in quel momento uscì dalla stanza la professoressa che chiamerò Acida, una vecchia zitella rancorosa, che disse: <<Cos'è questo spettacolo? Festeggerete dopo! Adesso, signorina, mi segua, perché sono le 11.40 e abbiamo aspettato abbastanza. Lei è l'ultima della mattina, per cui facciamo presto non si preoccupi>>. Io appoggiai a terra Aurora la quale disse: <<Ho dovuto farmi portare così dal mio ragazzo perché, mi perdoni la franchezza, ma mi sto facendo la pipì addosso e devo assolutamente andare in bagno>>. La prof. Acida, che sprizzava odio e invidia da tutte le parti, perché lei non aveva di certo mai avuto un ragazzo che la portasse in braccio, volle prendersi la sua rivincita su quella giovane bella e fortunata: <<Signorina, si tratta solo di dieci minuti. Lei sta lì seduta, risponde a due o tre domande e poi, mentre noi deliberiamo, lei può andare in bagno>>. Ma Aurora non demordeva: <<No, guardi, non ci riesco proprio, mi sta scappando, ho già delle perdite, cioè mi sto letteralmente pisciando addosso>>. In quel momento era uscito anche il relatore, scuro in viso. Negli ultimi mesi tra lui e Aurora c'era stato un diverbio e lei era convinta che dietro alla severità del relatore ci fosse il fatto che lei era stata molto fredda di fronte ad alcuni complimenti sul suo aspetto fisico. Purtroppo non aveva prove e il complimento non era stato volgare né si era ripetuto dopo che lei aveva mostrato di non gradirlo, però da allora anche il relatore era diventato freddo e sbrigativo. Lo chiameremo prof. Molesto e in questo c'è anche il principale atto d'accusa di questo racconto. Insomma, per farla breve, il prof. Molesto disse: <<Signorina, ci ha già fatto perdere fin troppo tempo. Non ci venga a dire che una donna di 25 anni, che è la salute in persona, non riesce a trattenere una minzione per dieci minuti? Ma per chi ci ha presi, per i suoi camerieri?>>. A quel punto Aurora scoppiò in lacrime e i suoi familiari supplicarono Acida e Molesto di permettere a quella povera ragazza di liberarsi, visto che stava così male e non era in condizione di concentrarsi e di sostenere un colloquio. E qui la prof. Acida diede una risposta incredibile: <<Guardi signorina che se lei vuole diventare avvocato, deve mettere in conto situazioni di questo tipo. A me è capitato varie volte che il presidente del tribunale negasse una pausa per un'emergenza simile alla sua e io ho dovuto concentrarmi e alla fine ci sono riuscita tutte le volte. Vedrà che sarà così anche per lei, lo consideri parte della discussione della tesi>> e il prof. Molesto aggiunse: <<La presidente ha ragione, fa parte della professionalità arrivare in orario, non far perdere ulteriore tempo, trattenere un bisogno, specie se è per pochi minuti e riuscire a concentrarsi. Quindi anch'io lo considero parte dell'esame: se lei sarà all'altezza, la premieremo con una valutazione molto positiva. Se invece ci farà perdere altro tempo, allora non ci dà altra scelta che esprimere una valutazione negativa. Decida lei>>. Aurora, spaventata da quei discorsi, alla fine accettò di entrare e allora tutti i professori diventarono cordiali e incoraggianti. Io le dissi all'orecchio: <<Auri, anch'io sono messo come te, sono sul punto di pisciarmi addosso, ma posso farcela e ce la farai anche tu. Mi siedo dietro di te e se sei agitata, puoi stringermi la mano. Dai, che dieci minuti passano in fretta>>. E così alle 11.45, Aurora si ricompose e cercò, con tutte le sue forze, di trattenere l'oceano di pipì che premeva sul suo sfintere uretrale. Mentre si avvicinava alla sedia, ebbe altre perdite e il salvaslip era zuppo, ma da fuori ancora non si notava niente. Prima di sedersi, mi strinse forte la mano, e io le posi l'altra sulla spalla. E così ci ritrovammo entrambi, lei sulla sedia, io sulla prima panca dietro di lei, di fronte a una commissione sadica e spietata che aveva coscientemente impedito a una giovane donna di fare la pipì prima di quello che doveva essere il momento più glorioso del suo ciclo di studi.
Le domande incominciarono ed Aurora cercò di concentrarsi, ma ovviamente appariva distratta e vaga. Aveva preparato anche una chiavetta USB con cui proiettare alcuni schemi concettuali, ma non l'aveva consegnata, perché sarebbe stata una perdita di tempo. A un certo punto prese la parola la correlatrice, che era a sua volta offesa perché alcuni suoi suggerimenti non erano stati recepiti da Aurora, che aveva preferito dare un taglio diverso alla tesi. La correlatrice espose questa divergenza e chiese: <<Illustri alla commissione i motivi per cui ha ritenuto di saperne più di me su questi argomenti>>. Aurora si aspettava quella domanda e si era imparata la risposta a memoria, ma quando incominciò a parlare non riuscì a ricordare nulla: l'ansia e la disperazione da pipì imminente avevano azzerato la sua memoria.
<<Io... ecco, penso che... come dire... la tutela del copyright... cioè... insomma... quello che intendo sostenere, al riguardo è che... che... che...>> e a quel punto, così mi ha raccontato, sentì una pressione immensa, sempre più acuta e incominciarono ad uscirle getti di pipì con pause di qualche secondo l'uno dall'altro e sempre più difficili da fermare. Il senso di liberazione e di piacere che derivava da quelle fuoriuscite le impediva di farle smettere. E così i getti divennero continui e la perdita divenne prima un flusso, poi un ruscello, poi un torrente e infine un fiume immenso di pipì che le bagnava le mutande e i pantaloni, comunicandole un piacevole senso di calore. La pipì scendeva lungo le sue gambe e i suoi piedi e dilagava sotto di lei. Il piacere di quella pisciata fu quasi un orgasmo, ma venne interrotto dalla prof. Acida che disse: <<Signorina, in quarant'anni di carriera non mi era mai capitato di assistere ad una cosa simile. Si contenga e lasci immediatamente quest'aula. Mi rivolgo al fidanzato: convinca la signorina a uscire. La commissione deve deliberare sul da farsi>>




Lei, con il suo atto disgustoso, ha offeso questa commissione in maniera inaudita. Non le è bastato arrivare in ritardo e fare le bizze, e nemmeno indisporre relatore e correlatore con risposte vaghe o nulle. No, lei ha voluto fare un gesto dimostrativo, forse in cerca di una rivalsa, ma se lei pensa di fare così in un tribunale, allora ha tratto ben poco insegnamento dal corso di laurea in giurisprudenza>>. Aurora, in estasi per il piacere della liberazione, disse: <<Al contrario, le mie conoscenze di giurisprudenza mi permettono di dire che ciò che è stato fatto qui è un crimine che ha messo in pericolo la mia salute>>. Il correlatore, che chiameremo Malvoglio, scoppiò a ridere: <<Ma questo è il colmo! Ci accusa e nel contempo continua ad allagarci: guardate, sta ancora orinando... a questo punto credo che si debba davvero porre fine a questa farsa>>. Ma Aurora, sempre più gasata: <<Al contrario, la durata della mia minzione, che in effetti è ancora in atto, è la prova che il mio bisogno era incoercibile e vorrei che il fotografo qui presente non si facesse scrupoli a documentare l'entità dell'urina che stava per provocarmi un'infezione o peggio. Fotografi pure, la prego, è pagato per questo. E tu, Dorian, filma col cellulare>>. Io obbedii, sbigottito. Peraltro, siccome erano ormai le 12, pure io incominciavo a temere di non riuscire a trattenere a lungo l'altrettanto immenso oceano nella mia vescica, ma dovevo farlo, perché altrimenti sarebbe sembrata davvero una dimostrazione organizzata. Il prof. Molesto si alzò: <<Colleghi, io sono disgustato da ciò che sta accadendo e non intendo tollerarlo oltre. Mi vergogno di essere relatore della tesi di una studentessa che non solo non ha seguito le indicazioni mie e del correlatore, ma ha fatto di tutto per offendere questa commissione. Signorina, io la invito ad uscire immediatamente>>. La prof. Acida si unì al coro: <<Ponga fine immediatamente a questo scempio e lasci quest'aula, ma rimanga in attesa delle nostre conclusioni. Poi chiameremo qualcuno a rimediare a questa immondizia>>. Aurora invece sentiva di avere vinto: <<Uscirò quando avrò finito, perché il mio bisogno era talmente estremo, che l'emissione sta durando ormai da due minuti e credo che ci siano almeno due litri per terra, il che prova che voi mi avete usato violenza, e non per la prima volta, dal momento che il relatore è diventato ostile solo quando ho mostrato di non essere interessata ai suoi apprezzamenti sul mio aspetto fisico>>. Il prof. Molesto scosse il capo: <<Questo è il colmo. Lei è fuori di sé, non si rende conto di quello che dice, perché altrimenti capirebbe che ingiuriare e diffamare in maniera subdola in giurista integerrimo senza poter esibire alcuna prova è un reato. Ora credo che la cosa migliore sia chiamare il 118 per segnalare un caso di episodio maniacale. Chiamerei anche il 112, ma al contrario delle sue accuse, io sono troppo benevolo per rovinare una persona giovane e disturbata>>. La prof. Acida si alzò in piedi e disse: <<La autorizzo a chiamare il Pronto Soccorso. La signorina è chiaramente disturbata e non possiamo che prenderne atto. Ora, invito i parenti, amici e fidanzati della signorina a convincerla ad uscire per permettere alla commissione di valutare il da farsi per quel che riguarda il punteggio finale e, se sarà possibile, la proclamazione>>















Il quadro, alto almeno due metri, era composto da tre bande di colori: rosso nella parte bassa, giallo grano in quella intermedia e un pallidissimo rosa grigiastro in cima, che in Romagna, nell'idioma gallo-italico, si sarebbe descritto come "e culor de cioss" (il colore dello sporco).

Ora, con tutto il rispetto per la buon'anima di Mark Rothko, e le indubbie sofferenze che lo portarono al gesto estremo, ci permettiamo di ipotizzare con una certa convinzione che forse anche un bambino di prima elementare, alle prese con le "scalature" della tempera, avrebbe potuto creare. se munito di un enorme pennello a spatola, un dipinto analogo.

Ovviamente, ciò che al bambino sarebbe stato rimproverato, a livello di sbavature e di disomogeneità della tinta, viene invece osannato dai critici come un "capolavoro tragico".
Lungi da noi screditare la memoria di Rothko, a cui va anzi la nostra umana e personale simpatia per aver lottato contro la più insidiosa delle malattie, e cioè la depressione, che se non curata porta, in un modo o nell'altro, alla tomba.
E certamente dev'essere stato umiliante non essere valutato tanto quando era vivo, e ricevere commissioni da parte di un ristoratore, seppur di lusso, per ravvivare le pareti dei suoi locali, e in quest'ottica si potrebbe anche giustificare la scelta minimalista del pittore, magari interpretandola come sberleffo nei confronti dei danarosi, ma grossolani committenti.
Per obiettività mostriamo altri "capolavori tragici" del maestro Rothko.






Roberto si pose la domanda amletica: per quale ragione un neurologo che tenta di spacciarsi per psichiatra espone nella propria anticamera un quadro costosissimo di un pittore morto suicida?
L'unica risposta che gli venne in mente fu che forse il Luminare, oltre ad essere fiero della propria ricchezza, fosse convinto che, se il Maestro avesse potuto rivolgersi a lui, si sarebbe salvato dalla depressione e dalle sue tragiche conseguenze, anche se noi riteniamo la cosa poco probabile.

Finalmente, dopo una lunga attesa davanti al Rothko e alle sue tragiche implicazioni, Roberto notò che dall'altra porta dell'ufficio, uscì un paziente, a testa bassa e di fretta, per non farsi riconoscere.
In effetti, a nessuno piace essere riconosciuto da altri nella sala d'aspetto di uno psichiatra, per quanto ufficialmente neurologo. 
Dalla porta vicina, comparve, o meglio "apparve", all'improvviso, il Luminare.

Rispetto alla fotografia con Cassano, dove era quasi genuflesso, nella realtà il dottor professor B.F. era un uomo imponente, molto alto e molto massiccio.
Alcuni anni dopo Roberto, guardando il capolavoro (questo sì che lo è) "La nona porta" di Roman Polanski, trovò che il personaggio di Boris Balkan, magistralmente interpretato da Frank Langella era identico al professor B.F.
E noi siamo assolutamente d'accordo: il Luminare, di cui abbiamo visionato immagini di repertorio, era identico a Frank Langella ne "La nona porta": alto, massiccio, incombente, volitivo, sprezzante, sicuro di sé, ambizioso, ingordo, tenace, col faccione abbronzato, i capelli grigi in perfetto ordine, le labbra carnose e gli occhiali spessi con montatura in tartaruga, vestiva un completo gessato scuro molto elegante.






E ce lo immaginiamo anche con la voce grave e solenne del grande Luciano De Ambrosiis, uno dei migliori doppiatori italiani della sua generazione.

Il Grand'Uomo torreggiava sopra Roberto, e per un interminabile istante lo studiò con uno sguardo dal sorriso appena accennato, non privo di un certo compiaciuto senso di superiorità per l'ennesimo "caso umano" che era finito nella sua rete come un tonno, e che avrebbe fatto, meritatamente, la fine del suddetto tonno.

Riteniamo che egli abbia deliberatamente esordito con una piccola gaffe, sbagliando il nome del nuovo paziente, cosa destinata a ripetersi per tutte le successive visite, negli anni che seguirono.
<<Allora, lei dev'essere il signor Renato Monterovere...>>
Roberto, a cui non piacque affatto quel lapsus linguae, a prescindere se fosse o meno volontario, lo corresse:
<<Io sono Roberto Monterovere, siamo solo in due in tutta Italia a chiamarci così>>
Il Luminare parve divertito dalla reazione del "paziente" che non era affatto tale, come persona:
<<Solo in due. Dev'essere una grande responsabilità, anche considerando le eventuali ripercussioni sul suo omonimo>>
E poi gli tese la mano, enorme e dalla presa ferrea.
Roberto, che riteneva di avere una presa molto forte, perché suo nonno gli aveva insegnato che gli uomini dalla stretta molle sono inaffidabili, fu letteralmente stritolato dal manone di quel gigante. 
Non c'erano dubbi, il Luminare si stava divertendo, da navigato docente universitario che si trova di fronte una matricola o un pollo da spennare, anzi, un cappone.

Per inciso, ricordiamo che nel 1995 era ancora possibile, per i medici docenti universitari, ricoprire nel contempo una carica ospedaliera e un'altra privata extra moenia. Quando la riforma della Sanità pubblica del primo governo Prodi e del ministro Bindi vietò agli ospedalieri l'attività extra moenia, il Luminare rinunciò all'incarico pubblico per dedicarsi esclusivamente alla propria clinica privata.

Entrarono in un ufficio immenso, dalle finestre enormi, da cui si dominava l'intera Milano e il Grand'Uomo sembrava davvero compiaciuto di quella vista, come se la città gli appartenesse.
Lo fece accomodare su una poltroncina in "pelle umana" e si sedette dietro alla sua immensa cattedra (chiamarla scrivania sarebbe decisamente riduttivo).
Nell'ufficio c'era un enorme acquario, molto ben tenuto, e come nelle più fantozziane situazioni, una serra di piante di ficus, simbolo del potere.

Il Professore, sempre con un sorriso beffardo stampato sul faccione, diede una rapida scorsa all'anamnesi, cosa che parve divertirlo ulteriormente, come se ormai riconoscesse dal primo sguardo le persone con determinati problemi, senza bisogno di guardare le scartoffie dei propri tirapiedi:
<<Allora, signor Monterovere, mi esponga la sua situazione>>
Roberto, per vendicare l'onta di essere stato chiamato Renato, partì da lontano, dallo stress dovuto alle molestie psicologiche del professore di matematica al Liceo fino ad arrivare alla conclusione di aver sbagliato scelta universitaria e alla sua decisione di continuare, "costi quel che costi" (Mario Draghi avrebbe detto, con molto aplomb inglese: "Whatever it takes", una frase diventata così famosa da guadagnarsi, per se stessa soltanto, una voce di Wikipedia).

Il Luminare lo aveva ascoltato, immobile, fissandolo negli occhi e a un certo punto lo fermò:
<<Questa decisione spetta a lei: io non entro nel merito, perché mi occupo della parte farmacologica della terapia. Io mi occupo dei sintomi, non dei problemi. 
I farmaci che le prescriverò serviranno a contrastare efficacemente i sintomi che lei mi ha descritto, per darle poi la forza di affrontare, da solo o con uno dei miei colleghi psicologi di questo poliambulatorio, i problemi che sono una delle radici di tali sintomi.
Per cui, se lei sentisse il bisogno di parlare con uno psicologo, allora si potrebbe avviare una psicoterapia d'appoggio, cioè di tipo complementare a quella farmacologica, ma basata sulla stessa impostazione di fondo.
Le sconsiglio vivamente di rivolgersi a psicoterapeuti di altri studi perché potrebbero avere un'impostazione diversa dalla nostra, e questo creerebbe ulteriore conflittualità nella sua mente che è già lacerata da molti conflitti, e non è necessario essere psicologi per capirlo.
Sarò molto chiaro con lei, come con tutti i pazienti nella prima visita: le esporrò subito la mia diagnosi senza mezzi termini, perché è necessaria una presa d'atto della situazione per essere adeguatamente motivati alla cura.
Basandomi sui criteri del DSM IV, l'attuale Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali, redatto dall'American Psychiatric Association, e sui sintomi che lei mi ha descritto, oltre che sui risultati dell'anamnesi e dei test, alcuni disturbi che senza dubbio erano già presenti in embrione da tempo, ma che si stanno palesando adesso a causa di una serie di fattori esterni scatenanti.
In primo luogo rilevo un ADHD, un Disturbo dell'Attenzione con alcuni elementi di impulsività, che gli americani chiamano impropriamente iperattività: lei non è iperattivo, ma è sicuramente impulsivo. L'idea di abbandonare l'università dopo la prima sessione di esami mostra una certa impulsività, che però non si è tradotta in un'azione, e questo mi porta a dire che il suo sia un Disturbo dell'Attenzione e dell'Impulsività.
In secondo luogo rilevo una Distimia, che informalmente è chiamata Depressione Minore: è un lieve disturbo dell'umore, tendenzialmente cronico ed ereditario, che ha anche aspetti psicosomatici.
La distimia ha una serie di caratteristiche tipiche: astenia e cioè basso livello di energia e di motivazione, insicurezzatendenza alla malinconia, e anedonia, cioè una bassa capacità di gioire della vita di tutti i giorni.
I sintomi della distimia possono portare la persona ad allontanarsi da situazioni sociali e di stress, e ad evitare le opportunità per paura del fallimento.
Mi pare sia il suo caso, non crede?>>
Roberto dovette ammettere che, in effetti, i sintomi c'erano tutti:
<<Sì, e mi pare che la situazione si stia aggravando>>

Il Luminare annuì gravemente:
<<Purtroppo il rischio di una involuzione depressiva è elevato: il soggetto distimico, pur riuscendo ad espletare le proprie funzioni professionali e ad avere rapporti sociali, lo fa in modo nettamente diminuito e con uno sforzo notevole anche nelle cose più "banali". Si tratta di una difficoltà di cui le persone con le quali si relaziona, spesso anche i familiari stessi, non si rendono conto e credono di poter essere d'aiuto con consigli inadeguati del tipo: "pensa positivo", che sarebbe come dire a paraplegico "alzati e cammina".
Per questo io non nutro alcuna fiducia nelle psicoterapie cognitivo-comportamentali, che funzionano solo con chi è già sano. Per questo nel mio poliambulatorio ho scelto solo collaboratori di impostazione psicodinamica, cioè basata sul ricercare la causa dei conflitti interiori.
Il rischio di involuzione deriva dall'atteggiamento che gli altri hanno nei confronti del soggetto distimico: lo considerano solo un fastidioso pessimista, lo accusano di accidia, pigrizia, ignavia e gli sbattono in faccia il proprio entusiasmo. Agendo in questo modo, i familiari, gli amici, i colleghi e persino la persona amata, a volte, innescano nel soggetto distimico un circolo vizioso che rafforza la bassa autostima, l'insicurezza e l'autopercezione negativa accrescendo lo sconforto, e se questo processo non viene fermato in tempo, si rischia di precipitare nella depressione maggiore, quella che, se non curata, porta al suicidio, in maniera diretta o indiretta, tramite uno stile di vita che non può essere sostenuto dal fisico.
Per questo è necessario intervenire per tempo>>
Roberto aveva una domanda che gli ronzava da tempo nella testa:
<<Questo disturbo può trasmettersi geneticamente?>>

Il Luminare sorrise, annuendo:
<<Lei è una persona perspicace e lo ha capito da solo.
Io come ricercatore e docente universitario le confermo che la predisposizione genetica è la causa primaria dello sviluppo delle patologie del sistema nervoso centrale: se lei non fosse stato predisposto, a parità di esperienze negative, avrebbe sviluppato sintomi meno importanti.
Ho scritto molti testi specialistici al riguardo, che hanno sollevato un vespaio piuttosto turbolento, ma del resto le migliori scoperte vengono accolte in questo modo nel mondo accademico.
Ma io mi rivolgo a lei come paziente, non come studente, per quanto lei abbia gli strumenti per capire ciò che sostengo.
Vede, dall'anamnesi risultano troppi precedenti familiari e purtroppo le devo dire che lei ha ereditato un profilo genetico complesso e contraddittorio, che unisce patologie a volte opposte tra loro, ma che possono coesistere, aggravandosi a vicenda. Per questo è necessario intervenire con una terapia robusta.
C'è però da rilevare un ultimo sintomo, che è un disturbo d'ansia generalizzata, cioè un'ansia che va in tutte le direzioni, qualunque cosa lei faccia, quell'ansia la segue, la perseguita, oserei dire, ed è questa la causa della tensione da cui poi è nata la sua cefalea tensiva, che è stata giustamente segnalata nell'anamnesi, e che costituisce un chiaro caso di somatizzazione: l'ansia, da disagio psichico che era, diventa, tramite la tensione muscolare, un dolore fisico che ritorna al cervello, segnalando un allarme>>

Terminò di dire questo con l'espressione afflitta di chi ha ripetuto lo stesso discorso almeno un milione di volte, unita anche a una certa fretta di concludere con le chiacchiere e di passare ai fatti.
Scribacchiò qualcosa sulla cartella clinica e inserì alcuni dati nel computer.
Poi, con aria grave, prese un foglio di carta intestata, una penna d'oro e un timbro.

Fissò di nuovo Roberto con un'espressione che voleva dire, "andiamo al sodo":
<<Dunque, per quel che riguarda il disturbo da deficit dell'attenzione e la distimia, io le prescrivo un farmaco che, intervenendo selettivamente sui recettori della noradrenalina (o norepinefrina) e della dopamina, le darà attenzione, concentrazione ed anche più energia, più motivazione, più interesse e piacere nella vita quotidiana e altri effetti benefici per le funzioni metaboliche e quelle legate alla libido.
Qualcuno, esagerando, parla di cura miracolosa: no, non c'è nessun miracolo, gli psicofarmaci in generale hanno lo scopo di ripristinare una corretta neurotrasmissione che per ragioni di vario genere non funzionava più come avrebbe dovuto.







Il farmaco si chiama Deadyn, la molecola si riferimento è la pemolina, uno psicostimolante nel quale nutro molta fiducia fin da quando ero studente e mi offrii volontario per le sperimentazioni in vivo sui suoi effetti attivanti e anti-distimici.
Ovviamente, come tutti i farmaci, può avere degli effetti collaterali indesiderati, che però rispetto ai benefici sono di gran lunga minori: in ogni caso, se lei dovesse riscontrare delle anomalie, chiami il mio ambulatorio, a qualsiasi ora del giorno e della notte, compresi i festivi, e troverà me o uno dei miei colleghi medici pronti ad intervenire immediatamente.
Poi, confermo la terapia contro la cefalea tensiva, ma per colpirla alla radice, e cioè per sradicare l'ansia aggiungo un ansiolitico molto efficace, il Rivotril, la cui molecola è il clonazepam, una benzodiazepina, simile al Valium, ma con una maggiore capacità miorilassante, tanto che la prescrivo anche contro l'epilessia, ed le consiglio di assumerne sette gocce al giorno, per alleviare la tensione, e vedrà che anche da quel punto di vista si sentirà molto meglio. 
Nel foglietto illustrativo troverà scritto che questo farmaco può dare assuefazione, nel qual caso alcuni colleghi con cui io sono in disaccordo, sospendono la terapia, mentre a mio parere basta aumentare il dosaggio senza temere nulla perché le benzodiazepine, al contrario dei loro predecessori, i barbiturici, non sono tossiche, non è mai morto nessuno per overdose di sole benzodiazepine: si muore se la si assume insieme a grandi quantità di alcol e di sostanze tossiche>>
Roberto aveva molte domande, ma il tempo della visita stava scadendo, per cui ne scelse una e rimandò le altre alle visite successive:
<<Ho letto da qualche parte, che c'è un antidepressivo, il Prozac, che ha suscitato molti entusiasmi tra gli psichiatri>>

Il Luminare si rabbuiò:
<<Troppi entusiasmi, a mio parere! Il Prozac, nome commerciale della fluoxetina, è il più famoso tra gli antidepressivi serotoninergici, che servirebbero se lei avesse una depressione maggiore, cioè quella dove il sintomo prevalente è una forte angoscia, un senso di oppressione paralizzante, accompagnato da pensieri suicidi.
Viene prescritto con troppa facilità anche a chi soffre di una depressione minore, una distimia come la sua.
Alcuni colleghi meno esperti di me lo prescrivono come farmaco di prima scelta, ma io non sono d'accordo: gli antidepressivi serotoninergici possono migliorare l'umore, dopo almeno una ventina di giorni, ma alla lunga lei tenderebbe ad ingrassare, a dormire troppo, e c'è anche e soprattutto il rischio di disfunzione erettile e calo della libido. 
Non dico che non avrebbe più erezioni o rapporti sessuali, perché col tempo il fisico si adatta, ma l'erezione sarebbe meno robusta e il rapporto sessuale potrebbe essere meno piacevole, perché vede, anche arrivando all'eiaculazione, l'orgasmo potrebbe essere meno intenso : l'anorgasmia esiste anche per gli uomini. 
E' un effetto collaterale molto comune tra gli antidepressivi serotoninergici (quelli della seconda generazione) e anche tra gli antidepressivi triciclici, (quelli della prima generazione), che le darebbero anche effetti anticolinergici, col risultato di depotenziare la muscolatura dell'apparato digerente e di quello escretore. In poche parole si ritroverebbe ad avere a che fare con problemi che di solito riguardano gli uomini maturi dopo i cinquant'anni.
Per questo esiste, tra i pazienti curati con questi farmaci, un effetto paradosso, e cioè un aumento del rischio di suicidio dovuto agli effetti collaterali.
E dunque io non li considero farmaci di prima scelta, almeno non nei casi di distimia, non nei casi come il suo.
Lei ha vent'anni, e non sa quanto io la invidi per questo dato di fatto, e ha il diritto di godersi la sua vita e la sua età come tutti gli altri giovani: è un discorso che ho fatto a tantissimi altri studenti universitari della sua età, anche i più insospettabili, quelli che appaiono vincenti, ma in realtà sono fragili.
Mi creda, la distimia è molto più diffusa di quanto sembri e gli psicostimolanti sono la cura migliore, specie se il loro effetto tonico è riequilibrato dalle benzodiazepine.
Molti di coloro che, con altri medici, sono partiti con una terapia serotoninergica, alla fine poi sono venuti da me e hanno ritrovato le forze e la motivazione grazie ad una terapia noradrenergica e dopaminergica.
Per questo lei vede un poliambulatorio, qui, che è grande quasi come una clinica e forse lo diventerà, quando tutti dovranno ammettere che il mio approccio più efficace e sicuro.
Comunque, riguardo alle questioni organizzative, io mi occupo delle prime visite e della supervisione generale, poi indirizzo i pazienti verso i colleghi specializzati nei diversi disturbi: sono tutti miei allievi, selezionati tra i migliori in circolazione. 
Se però vorrà parlare ancora con me, potrà prenotare, però, come è inevitabile, l'onorario sarà un po' più oneroso.
Alcuni mi accusano anche per questa ragione: io dico che è il mercato a decidere il prezzo e lei, come aspirante economista, lo sa meglio di me.
Molti potrebbero biasimare le mie scelte terapeutiche, ma si fidi di ciò che le dico: i farmaci psicostimolanti non sono sostanze stupefacenti, altrimenti non si troverebbero nel prontuario, ma le faranno vivere i migliori anni della sua vita, e sono molto meno dannosi dei farmaci che le consiglierebbero gli altri>>

Dobbiamo dargli atto di una cosa: la diagnosi di distimia o depressione minore con astenia era giusta, così come c'era del vero nel discorso sugli antidepressivi serotoninergici e su quelli triciclici, che però sono molto validi nella terapia della depressione maggiore, ma a volte non sono sufficienti.
Il problema dell'alterazione della neurotrasmissione c'era, in Roberto, e in principio riguardava la nordadrenalina e la dopamina, per cui un farmaco serotoninergico, in quel momento, non sarebbe servito a molto.
I serotoninergici servirono dopo, quando si trattò di gestire la transizione da un periodo di eccessiva stimolazione a uno di in cui si rense necessario un apporto che migliorasse l'umore, il sonno, l'ansia e soprattutto il disturbo ossessivo-compulsivo, che emerse dopo l'eccessiva stimolazione, come racconteremo più avanti.
Ma la necessità di agire sui recettori noradrenergici e dopaminergici rimase, per questo alla fine, si optò, nel periodo in cui Roberto fu ricoverato a Modena, nel settembre 1999, in aggiunta a un serotoninergico anti-ossessivo come il citalopram, per i triciclici, che intervenivano su tutti e tre i neurotrasmettitori principali (serotonina, noradrenalina e dopamina).
Purtroppo all'epoca mancavano ancora farmaci come il Wellbutrin, la cui molecola è il bupropione, che sono antidepressivi mediamente psicostimolanti prescritti per le depressioni con astenia, ma molto più tollerabili in termini di stimolazione e di effetti collaterali.
In base a quel che ci risulta, il Wellbutrin fa parte dell'attuale terapia di Roberto, insieme al Cipralex, due farmaci moderni considerati "puliti" e selettivi.

Ma ora torniamo al 1995 e al discorso del Luminare:
<<Veniamo infine alle raccomandazioni fondamentali che lei dovrà seguire.
La più importante, ovviamente, è non mescolare i farmaci che le prescrivo con l'alcol, perché in tal caso i rischi di eccessiva sedazione e gli effetti collaterali a danno del fegato e del sistema circolatorio possono essere seri.
Allo stesso modo, per ovvie ragioni,  lei non deve assolutamente assumere sostanze stupefacenti, anche perché, detto francamente, non ne avrà alcun bisogno: la pemolina le dà tutti gli stimoli che le servono, ma senza i danni dell'amfetamina o della cocaina, e allo stesso modo, le benzodiazepine unite alla terapia del dolore che lei già segue per la cefalea tensiva, le darà tutto il rilassamento necessario, quindi perché rischiare con sostanze tossiche e illegali quando ci sono sostanze molto meno tossiche e assolutamente legali che io le prescriverò ad ogni visita?
A proposito, per quel che riguarda il mio onorario, le mie collaboratrici della segreteria si occuperanno del rilascio della ricevuta fiscale, perché qui tutto è in regola.
Sono 250.000 lire per visita mensile, so che può apparire una cifra elevata, ma tenga conto che questo poliambulatorio le offre un servizio di pronto soccorso immediato nei casi di effetti collaterali o di manifestazione di sintomi collegati ai disturbi del sistema nervoso sia centrale che periferico: mi creda, non è una cosa da poco, specie in una metropoli dove il servizio pubblico è congestionato>>

E qui dobbiamo ammettere che Roberto, quasi credesse di essere un novello Faust, stipulò una sorta di patto col Diavolo, perché accettò che quel denaro gli venisse "prestato" da Aurora, la quale lo convinse a non parlare di quella terapia con i genitori o con altri parenti o conoscenti, perché sapeva che avrebbero posto un veto, e se non l'avessero fatto loro, l'avrebbe fatto il medico di base.
Intendiamoci, il Diavolo non era Aurora, e nemmeno il Luminare, che però era in malafede, nel senso che aveva minimizzato i rischi di tossicità e dipendenza dei farmaci prescritti.
No, il Diavolo era la tentazione di non risolvere i problemi e l'illusione di poter continuare in eterno a far tacere i sintomi con sostanze che, come si sarebbe accorto ben presto, stravolgevano la personalità.

E infatti, con una certa vergogna, Roberto ci ha confessato che negli anni tra il 1995 e il 1999, era diventato una persona impulsiva, collerica, sfrenata e persino spericolata, cosa che proprio non faceva parte della sua natura.
E badate bene che in seguito per ritornare alla sua normale personalità ci vollero anni e anni, e ci duole dirlo, ma in alcuni casi tornare indietro si rivelò impossibile.
La chimica del cervello non si altera gratis, non ci sono scorciatoie per la felicità, non ci sono elisir che risolvono i problemi: i farmaci possono sì tenere a bada i sintomi più pesanti, ma i problemi dobbiamo risolverli con le nostre forze.
Ma del senno di poi son piene le fosse... così come anche i migliori cervelli sono pieni di neuroni "fusi" che hanno perso la loro funzionalità a causa delle dipendenze prolungate.

















Forse alcuni lettori si chiederanno come fu possibile che una persona istruita, informata ed educata all'antica, sia arrivata a compiere una scelta come questa e soprattutto a perseverare nell'errore, continuando questa terapia fino al giorno in cui il Deadyn fu tolto dal Prontuario per eccessiva tossicità epatica ed effetti "stupefacenti", nel 1999.

Lo abbiamo chiesto a Roberto, pretendendo una risposta non evasiva e dunque riportiamo la sua risposta tale e quale:
<<All'epoca il farmaco era prescrivibile perché ancora i casi di epatite tossica ad esso collegabili, erano relativamente pochi e non se ne parlava da nessuna parte, per cui non potevo immaginare che si trattasse di un farmaco rischioso.
Non sapevo nemmeno che avesse una struttura simile a quelle anfetamine, e anche quando lo seppi, il Luminare disse che al dosaggio da lui prescritto, gli effetti del farmaco erano sì stimolanti, ma assolutamente non comparabili a quelli di una sostanza stupefacente.
Questa sono le uniche attenuanti che posso invocare, però non sono sufficienti per assolvermi da tutte le accuse, in quanto ho assunto questo farmaco all'insaputa della mia famiglia, temendo che loro o il medico di base si opponessero, e poi ho pagato le visite ambulatoriali e il conto della farmacia con i soldi di Aurora, che già mi ricopriva di regali perché mi vestissi e mi acconciassi come piaceva a lei, quasi fossi un miserabile gigolò ridotto alla fame. 
Voleva che io dipendessi da lei, ed io l'ho accontentata, credendo di essere un privilegiato, quando invece, dall'esterno, sembravo più un cagnolino da compagnia o un domestico in livrea.
Ho scelto di mentire e di fidarmi delle persone sbagliate per ottenere una specie di "doping" mentale di cui mi sono avvalso per quattro anni.
Questa scelta è stata possibile perché non volevo accettare i miei limiti.
Ritenevo ingiusto il fatto di avere una predisposizione genetica a patologie del sistema nervoso centrale come l'ansia, l'astenia depressiva e la cefalea tensiva, e non dissi la verità ai miei parenti perché li ritenevo colpevoli di avermi trasmesso tale predisposizione.
Avevo vent'anni e vedevo gli altri che si divertivano, e riuscivano a dare esami e a trovare lavoro e fare carriera e mi dicevo: perché loro possono farlo e io non ci riesco?
Era una domanda legittima, a cui però io diedi una risposta sbagliata, e cioè mi misi a barare al gioco con la scusa che mi mancavano le carte giuste.
Non mi rendevo conto di una cosa importante, forse la più importante: ciò che alla fine ci definisce non è ciò che pensiamo, ma ciò che facciamo.
Ciò che conta non è la tentazione, ma la decisione, la scelta, il comportamento: è questo che ci dice chi siamo>>
Aveva lo sguardo rivolto al futuro, a ciò che avrebbe fatto da quel momento fino al giorno in sarebbe sopravvenuta la fine.
Sapevamo che quei ricordi lo facevano soffrire, per cui l'unica altra cosa che gli chiedemmo fu il ruolo di Aurora in tutta questa faccenda.
Per quanto ritenesse sbagliato scaricare anche solo una parte della responsabilità su di lei, per chiarezza e completezza ci raccontò lo scambio di opinioni che ebbero quella sera.

E noi ne abbiamo scelto il passaggio centrale, quello che fece pendere il piatto della bilancia verso la decisione sbagliata.
Roberto, consapevole di tutte le conseguenze che potevano derivare dalla sua scelta, disse:
<<Aurora, esistono delle implicazioni morali in questo discorso. Se un atleta assume una sostanza dopante, viene squalificato. Le sue vittorie vengono cancellate, le medaglie e le coppe vengono revocate. Io sento che questa terapia è come un doping e c'è una voce dentro di me che dice e ripete: "Tutto questo non è bene">>
Lei gli rispose con una frase che aveva il sapore di un ultimatum:
<<Questo è tutto il bene che abbiamo. 
E' la nostra grande occasione, il nostro treno verso la felicità.
Se lo perdiamo, vivremo il resto della vita col rimpianto di non averci provato, di aver dato uno schiaffo alla fortuna. 
Se tu rinunci a questo aiuto, crollerai, e dovrai cambiare università, dovrai tornare a casa per decidere cosa fare della tua vita.
E' questo che vuoi? Tornare a Forlì con la coda tra le gambe, deludendo tutti coloro che credevano in te e rendendo felici tutti i tuoi detrattori, tutti quelli che dicevano che eri un raccomandato, un topo di biblioteca, un inetto capace solo di leggere e che adesso non riesce più nemmeno a passare gli esami? Potresti reggere una simile umiliazione? 
No, ti conosco troppo bene, non reggeresti, andresti giù di testa, e ti rintaneresti nel tuo castello delle favole, divenuto ormai una fatiscente casa infestata e stregata che cade a pezzi, che distrugge le persone che ci vivono dentro, come Casa Usher.
Finiresti per regredire, attaccato alle gonne di tua madre e di tua nonna come un bambino che non vuole crescere. E quando loro non ci saranno più cosa farai? Ti farai comandare a bacchetta da tuo zio Lorenzo e dai suoi Iniziati? Pensaci, perché è quello che accadrà.
Io non posso, non devo e non voglio rendermi complice di una simile catastrofe. 
Ne sarei travolta anch'io, non sarei più in grado di aiutarti e questo mi spezzerebbe il cuore.
Puoi chiedermi tutto ciò che vuoi, ma non di ritornare a Forlì, non adesso, non in questo modo! 
Se tu adesso rinunci a ciò che ti viene offerto, allora è come se rinunciassi a me, a noi, alle promesse che ci siamo scambiati. Ed io non potrei mai perdonarti una cosa simile!
Te lo ripeto: questo è tutto il bene abbiamo e che potremo mai avere come coppia: non ce ne sarà concesso altro>>






The day started off like any other day. I woke up at 6, took a shower, had breakfast and got ready for school. Left for school later thank I always did, at 7.30, so I hurried out without taking the usual last pee.  At 8.15 I arrived to school just as the bell rang, so I had to go to the classroom. I was fine during the first period, but then I feel like I kinda had to pee, but not that bad. The sensation was so light it was almost a pleasant tingling tickle. I was used to walking around for hours with a moderately full bladder and I didn't even notice it. But, by 9, I had to admit to myself: "I definitely got to go pee". I was about to ask to go to the bathroom, when, trusting foolishly in the fact that I had a very strong bladder, I told myself  it wasn't cool to ask for a pee break so early and thought : "Naah, nobody ask to leave at 9, I can hold it". And I did, until the end of second period. At 10, when finally the bell rang I admitted to myself I had to pee soo bad, and then headed to the bathroom looking forward to the pleasure of taking that blessed piss but with great disappointment I saw there was a long line. If it was a day like any other, I would have stood in line and waited, even if it meant being late in class, because now the urge to pee was compelling. But with dismay I suddenly remembered that, in the next two hours, in the english classroom, there was an important test. I could not delay, so I said to myself: "Don't worry, you can hold it fine for another two hours!". I ran to the classroom and arrived just in time. The other students were all already in their places and the teacher was distributing the sheets. I sat down, confident in myself, with a pressing full bladder. But already after a quarter of an hour I realized that the situation was not so under control. At 10.30 I was absolutely bursting for a major piss, but I was way way behind on the test. I had to answer more than three quarter of the questions. At 11.00 I was really really desperate: so I had no choice and even knowing that no one was allowed to exit, I asked the teacher if I could go to the bathroom, but she said no. I sat their in agony grabbing my crotch and squirming nervously crossing my legs and loosening the knot of my school uniform tie. After a while my swollen bladder started to contract and I was at the leaking point. Small jets of pee began to wet my boxers and the crotch of my expensive gray vicuna trousers. 
It was obvious by now that I was about to piss myself. I raised my hand and again begged the teacher to let me out because that was really a pee emergency. She replied, with a certain sadistic pleasure, that it was only fifteen minutes away and a 18 year old hunk like me could without doubt handle a little pee.
But it was obvious to anyone that I was on the verge of myselfI scrambled to my feet and in that moment I couldn't take it anymore and a greater stream of pee ran down my leg.
I was petrified and stood here, in front of all classmates and the teacher, and started to pee my pants forcefully. She then said "well I guess you were not lieing when you said you really had to go". 
A huge torrent of piss flooded me all over for two entire minuts and created a huge puddle around me, which grew bigger and bigger. Everyone watched laughing, but also with some admiration for the huge amount of pee I had held for six hours. A girl asked me: "How much did you have inside?"And they all filmed the scene with their cellphones and titled the footage "the longest piss ever".


































































0: absolutely no need to pee because your bladder is very empty.

1: The slightest need, not enough to actually distract you from anything. You're not thinking about it.

2: The first feeling of a little need. Normally you ignore it, except the case in wich you had to leave home, or work or any other location with a toilet, because you won't get to a loo for another few hours. In any other cases you are completely comfortable and you don’t give it a second thougt.

3: The classic moment when you admit to yourself: “I have to pee” and when you start planning. For example, 'I'm going to go when I've finished doing this.' If you were out, you would think of maybe finding a toilet.

4: You are thinking "I should go pee, but I can hold it another bit”.

5: The stage of: “I really have to piss”. You're aware of the first urge to pee and you show the first signs of holding it. If you are at home or had an irritable / weak bladder, you will go to the bathroom.

6: The state of: “I gotta piss badly”. Your bladder is full, and you’re thinking “I had to take a major piss right now”. This is the stage where a normal person with strong bladder go pee. If it’s not possible or allowed to go to the restroom, then you start to worry.

7: You are bursting and starting to get worried about not being able to hold it. The urge to pee is now compelling. You’r becoming frantic and on the top of your priorities there are two goals: finding a toilet as fast as possible or, if you are in a situation where you are forced to hold your pee, most of your energy and attention is focused on holding your own pee. Unable to sit down properly, and if standing up, unable to stand still. You don't have much longer: you have to find a toilet soon or else!!! Probably having to put your hand down there and hold on.

8: You are desperate and you’re thinking: “I’m on the verge to pee myself”. The bladder is hurting and you know that if you don’t find a way to relieve it, you will no longer be able to bear such intense and overhelming pressure.

9: You have reached the leaking point. After after a series of ridiculous and useless behaviours like  leg crossing, squeezing and twisting, and pressing your hands on the crotch or foolishly fidgeting and hopping a pee dance, you are thinking is "I cant’ make it, I can’t, I can’t…” a small leak of pee wets your underwear. You are in panic and even if you manage to stop it, then another, greater leak start and the urine’s losses become more and more frequent.

10. You are completely pissing yourself. Holding on the leaks was too painful and conversely the relief of leaking urine was such a pleasure, that finally you just didn't make it, you gave up let the river run and peed your pants and made a huge puddle under your feet.




I dieci gradi della scala Piscialli

0: assolutamente nessun bisogno di fare pipì perché la tua vescica è vuota.

1: un’ipotetica e quasi nulla percezione, che non ti distrae da qualsiasi cosa tu stia facendo.

2: La prima vera sensazione di un piccolo bisogno. Normalmente lo ignori, tranne il caso in cui devi uscire di casa, o dal lavoro o da qualsiasi altro luogo con un bagno, perché sai che non andrai in bagno per un po’ di tempo. In tutti gli altri casi sei completamente a tuo agio e non ci pensi un secondo.

3: Il classico momento in cui ammetti a te stesso : “devo fare pipì” e inizi a pianificare quando farla. Ad esempio, "Vado quando avrò finito di fare le cose più importanti che hanno la priorità”

4: Stai pensando "dovrei andare adesso a fare pipì , ma posso trattenerla ancora un po’, perché ho cose più urgenti o importanti da fare, o semplicemente perché non ne ho voglia.

5: Stai pensando “mi scappa una pisciata”.  Se sei a casa o hai la vescica irritabile/debole, andrai in bagno, altrimenti penserai: “tra poco andrò a pisciare, ma posso ancora tenerla senza problemi”.

6: Stai pensando: “ho una pisciata stile Niagara in canna”. La tua vescica è piena e questa è la fase in cui una persona con una vescica forte va a fare pipì. Se non è possibile andare in bagno, inizi a preoccuparti.

7: Stai scoppiandoLa voglia di fare pipì ora è impellente. Stai diventando frenetico e in cima alle tue priorità ci sono due obiettivi: trovare un bagno il più velocemente possibile o, se ti trovi in ​​una situazione in cui sei costretto a trattenere la pipì, la maggior parte della tua energia e attenzione è focalizzata su questo.

8: Sei disperato, la vescica manda dolorosi segnali di allarme, e stai pensando:che se non trovi un modo per alleviarla, non sarai più in grado di sopportare una pressione così intensa e capisci che sei sul punto di pisciarti addosso.

9: Hai raggiunto il “leaking point”, cioè può bastare un minimo movimento o una minima distrazione per causare un piccolo cedimento dello sfintere uretrale e una piccola perdita di pipì ti bagna le mutande. Da questo punto in avanti il dolore della vescica e le perdite crescono rapidamente e tu non ce la fai più.

10. E’ il momento della resa: ti pisci completamente addosso. Trattenere le perdite era troppo doloroso e al contrario il sollievo dato dalle perdite di pipì era un tale piacere, che alla fine hai ceduto, hai lasciato scorrere un pisciatone più lungo del fiume Nilo e hai creato un mare Mediterraneo sotto I tuoi piedi.





Durante la discussione della tesi di laurea ero così in tensione che mi resi conto che mi scappava terribilmente la pipì

Be', sedersi all'orale che scappa la pipì è meglio così si è + spediti, scoppiettanti e brillanti! :-)













Anno scorso ho sostenuto diversi colloqui di lavoro che sono andati tutti bene tranne uno, il primo, che fu disastroso. Vi racconto come andò e vi spiego le varie ragioni che hanno portato al disastro. Il colloquio era a Bologna, alle 11.00. Era un lunedì di fine agosto. Io sono di Rimini e dai tempi dell’università so che per andare a Bologna in macchina, in autostrada, ci vuole solo 1 ora e ¼. Volevo comunque arrivare in anticipo, e quindi mi svegliai alle 6, mi lavai, mi vestii col mio abito migliore grigio chiaro a tre pezzi e cravatta di seta con nodo windsor doppio e alle 7 feci colazione. Il primo errore fu di bere troppo a colazione: siccome ero assonnato e volevo essere lucido e dinamico, scelsi di bere bevande a base di caffeina (secondo errore, perché la caffeina è diuretica). Bevvi due enormi tazzone di tè nero, zuccherato, e poi mi preparai il primo caffè della giornata. Mi portai dietro altre bevande per il viaggio. Alle 8 uscii di casa e nel momento in cui salii in macchina, mi resi conto che mi ero dimenticato di fare la pipì preventiva che si fa sempre prima di uscire. Siccome non mi scappava, decisi di non tornare indietro, tanto l’avrei potuta fare in qualsiasi bar e quella decisione fu il terzo errore, come vedremo. Entrai in autostrada e trovai un traffico enorme: molti stavano rientrando dalle ferie: avrei dovuto saperlo, e quello fu il quarto errore. Da quel momento in avanti il traffico proseguì a passo d’uomo. Era un continuo “stop and go”, il che mi innervosiva. Arrivai a Bologna alle 10.15, e mi immisi nel traffico cittadino, che era anche questo piuttosto lento. Il colloquio di lavoro era per una banca che aveva sede in centro, in una zona a traffico limitato, per cui parcheggiai in piazza 8 agosto e poi proseguii a piedi. Imboccai via Indipendenza alle 10.30 e siccome avevo una mezz’ora di tempo per arrivare e mi scappava la pipì, decisi di fermarmi in un bar. Prima di andare in bagno, naturalmente, consumai qualcosa e anche in questo caso bevvi troppo: un succo di frutta e un caffè doppio. Fu il quinto errore. Ignaro di tutto, mi diressi verso il bagno, ma trovai la porta chiusa a chiave. Chiesi se era occupato, ma non ebbi risposta, allora andai al bancone. I baristi erano tutti impegnati e quando finalmente riuscii a chiedere la chiave del bagno mi dissero che era chiuso perché non funzionava lo scarico. Erano le 10.45 e incominciavo ad essere in ritardo rispetto alla tabella di marcia, per cui dovetti rimettermi per strada e mi dissi che sarei andato in bagno in un bar vicino alla piazza. Cercai di camminare più veloce in modo da guadagnare tempo, ma per quando andassi spedito, arrivai in centro alle 10.55. A quel punto mi scappava una gran pisciata, ma se mi fossi fermato in un bar, tra la consumazione e la pipì avrei rischiato di uscire dopo le 11, in ritardo. Decisi così di andare dritto in banca e poi di cercare un bagno lì, prima di andare al colloquio. Fu il mio sesto errore. Quando infatti arrivai in portineria, chiedendo dov’era l’ufficio delle risorse umane, dove dovevo fare il colloquio, mi rispose una voce dietro di me: era il dott. C., il funzionario con cui dovevo parlare, che mi disse di seguirlo. A quel punto ero in trappola. Lui chiamò l’ascensore e mi chiese di presentarmi. Ci stringemmo la mano. Io pensai che era meglio non chiedere dov’era il bagno, perché avrei comunicato un senso di debolezza: è noto che la vescica di un bancario deve essere molto resistente. Era vero, ma fu comunque un errore, il settimo, perché se l’avessi chiesto in quel momento, poteva anche essere spiegabile dal fatto che venivo da fuori e avevo incontrato numerosi contrattempi. Alle 11 in punto, io e il dottor C. varcammo la porta del suo ufficio. Lui mi disse di accomodarmi e poi di consegnargli un’altra copia del mio curriculum. Mentre lui la esaminava, io ero nel panico, perché il colloquio era appena iniziato e a me scappava una di quelle pisciate impellenti che ti impediscono di pensare ad altro. Il dott. C, terminato di rileggere il mio curriculum, mi osservò e disse: “Il suo curriculum è davvero eccellente. Inoltre lei si presenta molto bene, mi complimento per l’eleganza: il dress code è importante in questa banca. Lei sembra un lord inglese e questo mi suggerisce l’idea di iniziare il colloquio verificando la sua conoscenza della lingua inglese” e incominciò a farmi una sfilza di domande in un british english perfetto. Normalmente non avrei avuto problemi, ma il dott C parlava molto velocemente e io non riuscivo a concentrarmi, perché la mia vescica premeva sempre più forte sulla cintura dei pantaloni. Gli chiesi, in inglese, se poteva parlare un po’ più lentamente e lui lo fece senza obiezioni. “Il suo inglese è buono, ma deve esercitarsi di più. Vedo che ha già un’esperienza di lavoro estivo in questa banca, alla cassa e le referenze sono positive. Ora voglio verificare la sua competenza come consulente finanziario” e incominciò a farmi alcune domande sulla situazione di quel periodo a livello di tassi di interesse, tassi di cambio monetario, indici di borsa e mi chiese quali investimenti io avrei consigliato a un cliente della banca. Era una domanda a cui mi ero preparato, per cui risposi con la proposta di un portafoglio diversificato con mercati sicuri e con beni rifugio. Parlavo con competenza e mi fingevo sicuro, ma in realtà stavo scoppiando dal bisogno impellente di pisciare. Il dottor C non era del tutto soddisfatto della mia analisi, perché a un certo punto mi interruppe e disse: “Il portafoglio che lei propone è troppo difensivo, il che mi fa pensare che lei abbia una personalità avversa al rischio. Forse è bene passare alla verifica psico-attitudinale”. Io speravo che tale verifica fosse un test, ma mi sbagliavo, perché il dottor C disse: “Io sono esperto nella valutazione del linguaggio del corpo, per cui preferisco fare oralmente la verifica psico-attitudinale, in modo da vedere le sue reazioni fisiche ai quesiti”. La cosa non mi piacque: ero disperato, perché il mio linguaggio del corpo era del tutto falsato dal fatto che ormai erano le 12, non facevo pipì da sei ore, avevo bevuto litri di caffeina ed ero sul punto di pisciarmi addosso. Pensai che a quel punto la cosa migliore fosse dire la verità e chiedere di poter andare al bagno, ma fu l’ottavo errore. Il dott. C disse: “Ecco la spiegazione del fatto che si sta tormentando il nodo alla cravatta, che peraltro è molto bella. Ma sa una cosa? Alcuni studi di psicologia comportamentale hanno dimostrato che le persone danno risposte più sincere se hanno la vescica piena, per cui confido sul fatto che lei è un giovane adulto sano e sicuramente non ha problemi di incontinenza”. Problemi non ne avevo, ma quelle circostanze erano particolari: dovevo avere almeno un litro e mezzo di pipì in canna e questo avrebbe innescato delle perdite. Pensai di dirglielo, ma lui avrebbe tirato fuori qualche altra scusa e poi mi avrebbe rimproverato perché avrei dovuto evitare di bere tutto quel tè e caffè e altre bevande diuretiche. Fu il nono errore, perché se avesse saputo che era un’emergenza, non avrebbe infierito oltre, perché non poteva far correre rischi alla salute degli esaminandi. Iniziarono le domande: “Lei preferisce lavorare da solo o in gruppo?”. “Dipende dalle circostanze, dalle persone, dal tipo di attività…” “Mi faccia pure degli esempi”. “Be’ io ho molto rispetto per gli altri, mi piace rendermi utile in un contesto adulto, con regole chiare, ecco, sì, per me è importante che ci sia chiarezza fin dall’inizio, che mi sia detto ciò che devo fare…” Il dott C annuì: “Sì, è in linea col suo profilo. Vedo che è un laureato con lode, ha un forte senso del dovere. Se sommiamo questo con l’avversità al rischio e l’esigenza di regole chiare, si ottiene un profilo psico-attitudinale un po’ rigido, dico bene?” Io non ce la facevo proprio più, avevo incominciato ad avere delle perdite e la cosa era insostenibile: “Sì, lo ammetto. Io ho un fortissimo senso del dovere. Oggi ho avuto molti contrattempi dovuti al traffico, ma per arrivare in orario, mi permetta di essere sincero per spiegare la mia situazione, ho dovuto trattenere il mio bisogno di urinare per 6 ore e mezzo e la mia vescica è sul punto di esplodere”. Il dottor C inarcò le sopracciglia, sorpreso, ma anche divertito e mi osservò come per valutare se stessi dicendo la verità: “Ah, ma doveva dirmelo subito, prima del colloquio! Non riuscivo a spiegarmi come mai lei fosse così agitato. Ma adesso le indico subito dove sono i servizi, si alzi pure!”. Pensavo che, finalmente, ne avevo fatta una giusta, ma in verità i miei guai non erano finiti, infatti compii il decimo errore: mi alzai troppo in fretta, e, rialzandomi, incominciai a pisciarmi addosso. Dopo qualche secondo ritrovai un po’ di controllo, ma ormai il danno era fatto, perché nel cavallo dei miei pantaloni grigio chiari c’era una inequivocabile macchia di piscio. Il dott. C mi condusse fuori dal suo ufficio lungo un grande open space, dove c’erano tante postazioni di lavoro del settore Risorse Umane e tutti notarono la mia macchia ridacchiando. Il dott. C la notò a sua volta: “Oh, mi dispiace, e voi smettete di ridere!”. Ma era troppo tardi: il trattenere mi causava un dolore insostenibile alla vescica, erano fitte molto acute e avevo paura, per cui, nonostante il bagno fosse vicino, la voglia di pisciare fu incontenibile e mi pisciai completamente addosso. Il dottor C vide questa scena: io piegato in due, con i pantaloni grondanti di pi, e una pozza enorme che si creava sotto di me. “Ma come? Non mi dica che non poteva resistere per altri dieci secondi! E’ impossibile! Mi dispiace, ma qui manca il requisito essenziale del buon senso! Ha resistito per oltre sei ore e non ha sopportato per pochi secondi? No, le anticipo subito che non ha i requisiti per lavorare per noi. Mi dispiace, ma è meglio se chiudiamo qui”.
















































































































































E’ passato un anno dal mio matrimonio e mi sono venute in mente cinque cose che avrei voluto fare e non ho fatto.

1)      Non ho mangiato durante il rinfresco: mi sono trattenuta per timore di gonfiarmi e che l’abito non cadesse bene, non ho più toccato cibo dalle 3 del pomeriggio fino alle 2 di notte, quando, affamati entrambi, siamo scappati da McDonald.

2)      Non ho bevuto molto perché non volevo che mi scappasse la pipì. Ho bevuto qualche sorso d’acqua e due caffè al mattino, per avere l’energia necessaria ad affrontare la giornata e poi, al rinfresco, alcuni gintonic, STOP. Non sono del tutto riuscita ad evitare però ciò che temevo. Già mentre ero in macchina nel tragitto verso la chiesa la vescica ha incominciato a dare segnali di allarme, nonostante l’avessi vuotata solo mezz’ora prima, forse per l’emozione. Mentre scendevo lungo il vialetto e camminavo tra gli ospiti sorridevo come una diva sul red carpet, ma quando sono arrivata all’altare l’emozione era così tanta che per un attimo ho temuto di non riuscire a trattenere la pipì. Cioè, vi immaginate la scena? Poi però mi imposta di concentrarmi al massimo su quello che dovevo fare perché tutto fosse perfetto, per cui la situazione è tornata sotto controllo. Però devo confessarvi che in certi momenti mi ero quasi pentita di aver scelto una funzione con messa cantata che non finiva più. Per fortuna che avevo bevuto poco, perché se no le cose si sarebbero messe male. Invece, avendo bevuto poco, sono riuscita a tenere a bada la mia vescica non solo per tutta la durata della cerimonia, ma anche dopo, perché non volevo assolutamente rischiare di rovinare l’abito in un bagno pubblico. Certo in alcuni momenti, invece di avere pensieri d’amore e di gioia, mi ritrovavo a pensare “Ma da dove viene tutta questa pipì? Mi hanno messo un diuretico nel caffè?”. Solo dopo, quando ho confessato questi pensieri a un’amica che studia medicina, lei mi ha detto che la caffeina è di per sé diuretica: tenetelo a mente, il giorno delle vostre nozze, se non volete che, nel momento in cui direte: “Sì, lo voglio”, tutte le vostre forze siano concentrate nel non farvi la pipì addosso.

3)      Non ho fatto tutte le foto che volevo. Purtroppo il tempo non era gran che, tutti avevano una gran fretta di mangiare perché gli ospiti erano venuti da lontano e non avevano pranzato, e ormai erano le 5 passate. Io poi avevo freddo e, naturalmente, mi scappava una pipì pazzesca, per cui non ho insistito più di tanto per farne altre.

4)      Non sono riuscita a parlare con tutti gli ospiti, come invece avrei voluto. Cioè, sicuramente tutti sono venuti a darmi un bacio e a salutarmi sia dopo la cerimonia che prima di andarsene, ma ho come la sensazione di aver parlato sempre con gli stessi e di aver ignorato qualcuno. Credo purtroppo che anche in questo caso la mia distrazione sia stata dovuta al fatto che avevo fame, avevo sete, avevo freddo e mi scappava la pipì da morire. Lo giuro, non mi è mai scappata così tanto in vita mia! E’ un miracolo che sia riuscita a tenerla fino al momento in cui io e il mio sposo siamo passati da casa mia per cambiarci d’abito, prima di partire per la luna di miele.

5)      Non sono stata mai sola con mio marito Sono stata spesso con lui, vicino a lui, insieme a lui. Ma non siamo mai stati soli, tranquilli. A parte il momento della cerimonia, dove ci siamo presi per mano, per il resto è stato un continuo “Marco vieni qui” e un “Chiara, dai che dobbiamo fare la foto”. Se non chiamavano il bacio, non ci saremmo mai nemmeno baciati! Poi.. lui si è nascosto con la band (i mitici Jaspers!) e ha fatto il concerto con loro mentre io sono rimasta dalla parte opposta della location a salutare, fare le foto, ringraziare. Alla fine, quando siamo entrati in macchina, finalmente soli, ero così stravolta che la prima cosa “romantica” che gli ho detto è stata: “Marco, vai veloce perché mi sto pisciando addosso”.




Il poliambulatorio privato del dottor professor cavalier B.F. si trovava in una zona del centro di Milano, molto vicina a dove oggi sorge l'avveniristico quartiere di City Life, e la sua sede era un alto e imponente palazzo edificato in chiave decostruzionista "fluida" da un allievo di Frank Gehry con l'intento di attribuirgli un'aura di fantascientifica proiezione verso un luminoso e scintillante futuro. 

Del resto, in quegli anni, tutti gli architetti volevano imitare il Gehry, affascinati dalla "Casa danzante di Praga", appena costruita e chiamata anche Ginger e Fred, che nelle intenzioni del "maestro" stava ad indicare la leggerezza e lo slancio vitale della materia che prende il volo,  mentre agli ipersensibili occhi di Roberto comunicava più che altro un fastidioso senso di sbilenca instabilità.

Non si era ancora giunti alla stramberia della recente Luma Tour di Arles, che abbiamo mostrato in epigrafe a questo capitolo e mostreremo di nuovo, o alle pareti in alluminio del Neuer Zollhof di Dusseldorf, ma alcuni di questi elementi c'erano già.

La torre del Luminare della Scienza, a Milano / City Life, assomigliava più alla Gehry Tower di Hannover, di cui all'epoca esisteva solo il progetto, in quanto fu terminata solo nel 2001con la sua famosa "torsione", sempre in nome della fluidità, per quanto vi fossero altri elementi che preconizzavano le future evoluzioni del "maestro".

L'intonaco delle pareti esterne era di un colore quasi metallico, anzi "metallizzato", come se fosse alluminio, con venature azzurrognole.
Le finestre avevano vetri che dall'esterno apparivano di colore blu scuro, mentre dall'interno inondavano le stanze di una luce intensa, rinforzata da lampade al neon che riproducevano il colore della luce solare.
L'intento dell'architetto allievo di Gehry, su richiesta dello stesso Luminare della Scienza, doveva essere quello di trasmettere l'idea che: "qui i vostri segreti saranno al sicuro, niente potrà trapelare".
C'era però un corollario di cui forse non si era tenuto conto, come spesso accade nelle menti dei visionari, e cioè che quei vetri blu scuro sembravano dire anche:
"qui dentro noi facciamo quel che ci pare e se qualcuno osa mettere becco nei nostri affari, se ne pentirà amaramente".

Al piano terra c'era una reception che sembrava quella di un centro estetico, un resort termale o un centro benessere, e in effetti l'idea di fondo del Luminare era proprio quella.
Nei vari piani del poliambulatorio si curano cose diverse, ma con uno stesso obiettivo: il benessere.
C'erano gli psichiatri, gli psicologi, i medici di pronto soccorso con infermieri specializzati e macchinari all'avanguardia, ma c'erano anche i massaggiatori, i personal trainer, le palestre, le piscine termali, le terme vere e proprie con aerosol, inalazioni, docce nasali, fanghi e tutto il resto, e poi c'erano le saune, i solarium, le depilazioni e tutto ciò che poteva desiderare chi voleva essere una mens sana in corpore sano.

Chi approdava in quella torre di Babele per la prima volta, veniva subito individuato, accolto e "coccolato" da alcune giovani, attraenti e solerti infermiere/segretarie (simili alle "igieniste dentali" di Berlusconi o alle famose Olgettine).
Prima di essere ammessi al cospetto del Luminare della Scienza, i nuovi pazienti dovevano superare varie tappe in vari piani, in cui alcuni medici e psicologi molto giovani eseguivano l'anamnesi, con grande cordialità ed un entusiasmo che li rendeva quasi simili a promotori finanziari, e somministravano alcuni test, il cui esito veniva scritto come completamento della cartella clinica.

Alla fine di questo Grand Tour, durato più di due ore, si poteva "ascendere al settimo piano"interamente occupato dallo studio del Professore e delle sue più fedeli collaboratrici/amazzoni/valchirie.
Roberto si sentiva un po' come Fantozzi convocato dal Megadirettore Galattico all'ultimo piano della Megaditta, in un'atmosfera luminosa e rarefatta, di un candore abbagliante, quasi fosse l'anticamera del Paradiso.

Ma già alcuni dettagli, nell'immensa sala d'aspetto, lo misero in allerta: le pareti erano tappezzate di diplomi di laurea, di dottorato di ricerca, di abilitazione professionale e di specializzazione, più attestati di partecipazione a convegni, seminari, corsi, onoreficenze di vario genere, fotografie incorniciate con tutte le grandi personalità della classe dirigente, compreso il Papa!
Ma il Santo Padre non era il culmine dell'empireo umano che il Luminare della Scienza chiamava a testimoniare la propria fama e probità, e infatti, dopo la foto con Giovanni Paolo II, c'era, in maggior rilievo quella con Giovanni Battista Cassano, uno degli psichiatri più stimati, in Italia, e dirigente della famosa clinica pisana di San Rossore.
Roberto all'epoca non ne aveva mai sentito parlare, ma quella gigantografia che ritraeva il dott. prof. "cav. di gran. croc. lup. man." B.F. che sorrideva e scherzava, in aereo, insieme con un distinto signore dall'aria confusa, si peritava di identificare questo signore come "Cassano" da una scritta impressa da una stampante.
Ora, a rifletterci bene, un vero Luminare della Scienza non dovrebbe sentire il bisogno di attestare le proprie competenze con una valanga di diplomi, né di dimostrare la propria bravura mostrando fotografie cortesemente concesse, senza troppo entusiasmo, peraltro, da persone molto più famose.
Quel pensiero si affacciò nella mente di Roberto, ma non fu il solo campanello d'allarme.

Lo colpirono, alle pareti più vicine allo studio del Grand'Uomo, alcuni quadri della categoria che Roberto soprannominava "schifi d'autore", comparabile con lo stile architettonico del Gehry.
Si trattava, niente meno che di un Rothko autentico, protetto da una teca di vetro infrangibile, come una preziosa reliquia, con tanto di scheda informativa dichiarante: "auctioned at Sotheby's, New York City, on November 27, 1993".