sabato 27 maggio 2017

L'Archeoastronomia





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L'archeoastronomia è una combinazione di studi astronomici e archeologici; rappresenta la conoscenza e comprensione che gli antichi abitanti della terra avevano dei fenomeni celesti, di come li hanno utilizzati ed interpretati e quale ruolo la "realtà" dei movimenti della volta celeste ha svolto all'interno delle loro culture[1].

Definizioni

Lo studioso e docente britannico Clive Ruggles sostiene che è fuorviante considerare l'archeoastronomia come la semplice raffigurazione dell'antica astronomia, in quanto l'astronomia d'epoca moderna è intesa come una disciplina prettamente scientifica, mentre l'archeoastronomia considera in maniera riccamente simbolo le interpretazioni culturali dei più svariati fenomeni celesti, presenti in moltissime culture antiche[2][3].
Questa disciplina è spesso gemellata con l'etnoastronomia, ossia lo studio antropologia dell'osservazione del cielo nelle società cosiddette primitive contemporanee (una prospettiva per l'interpretazione delle culture indigene[4]). L'archeoastronomia si avvale anche dell'uso di documentazioni storiche (utilizzandone le fonti scritte per valutare la pratica astronomica del passato più remoto), precedenti l'origine della moderna disciplina astronomica, per studiare antichi eventi astronomici ed è pertanto strettamente associata con l'astronomia storica. Per favorire una migliore comprensione della documentazione storica l'archeoastronomia fa uso infine anche delle conoscenze astronomiche attuali.
L'archeoastronomia utilizza una varietà di metodi per rinvenire le prove di pratiche del passato, tra cui archeologiaantropologiaastronomiastoriastatistica e calcolo delle probabilità. Poiché tali metodologie sono differenti tra loro e l'uso dei dati provenienti da tali fonti può essere interpretato in maniera diversa, la loro integrazione all'interno di un'argomentazione coerente è stata per molto tempo una delle più grandi difficoltà da sciogliere per gli archeoastronomi[5].
L'archeoastronomia contempla anche nicchie complementari all'interno dell'archeologia dei paesaggi e dell'archeologia cognitiva. Le prove materiali assunte e la loro connessione con il cielo può rivelare come un paesaggio più vasto possa venir integrato nelle convinzioni inerenti al paganesimo circa i cicli della natura, così come accade ad esempio per l'astrologia Maya ed il suo intimo rapporto con l'agricoltura[6]. Altri esempi che hanno riunito ed integrato le idee di cognizione del paesaggio circostante comprendono gli studi riguardanti l'ordine cosmico che è incorporato nelle direzioni delle vie di comunicazione e nell'erezione dei più disparati tipi d'insediamento[7][8].
L'archeoastronomia può essere applicata a tutte le culture e a tutte le epoche. I significati derivanti dall'attenta osservazione del cielo possono variare da cultura a cultura; vi sono tuttavia metodi scientifici che possono essere applicati trasversalmente all'interno delle culture in sede di esame delle antiche credenze ed attraverso i quali si può giungere a certe interpretazioni archeo-astronomiche[9]. È forse la necessità di bilanciare gli aspetti sociali e scientifici dell'archeoastronomia che ha portato il succitato Clive Ruggles a descriverla come "uno dei campi di lavoro accademico di più alta e fine qualità da una parte, ma la cui speculazione incontrollata può facilmente confinare con la follia dall'altra parte"[10].

Tipologie di archeoastronomia

Il primo tipo di archeoastronomia è lo studio di vaste documentazioni e cronache sulle osservazioni dirette della volta celeste. Per esempio lo studio della vasta documentazione sulle cosiddette "stelle ospiti" dell'antica Cina. Sono oggetti simili a stelle che apparivano in cielo improvvisamente: furono di grande interesse per gli osservatori dell'antica Cina e spesso dettagliatamente registrate. Questi eventi sono stati associati a molti fenomeni transitori come cometenove e, soprattutto, supernove.
L'archeoastronomia del secondo tipo è invece lo studio degli allineamenti solarilunari o stellari degli antichi monumenti. Per esempio molte prove dimostrano che Stonehenge rappresenti un antico "osservatorio astronomico", sebbene l'ambito del suo utilizzo sia ancora, tra i ricercatori, oggetto di ampia disputa. Certamente Stonehenge e molti altri monumenti antichi sono allineati con i solstizi e gli equinozi. In area mediterranea risalta l'acropoli di Alatri, la cui forma riproduce alla perfezione la costellazione dei Gemelli al momento del solstizio d'estate. Anche il complesso della Grande Piramide di Giza sarebbe allineato con le stelle della cintura di Orione, rispecchiando il significato assegnato a quella costellazione dagli antichi egizi.

Le tre piramidi di Giza
Durante gli anni sessantaAlexander Thom fece una rigorosa ricerca sui monumenti megalitici inglesi, pubblicando i risultati sul Megalithic sites in Britain[11]. Oltre a presentare la sua teoria della iarda megalitica, argomentò anche, con approfonditi dati statistici, che la gran parte dei monoliti in Britannia sono orientati come veri e propri calendari. A suo avviso i monumenti indicano punti sull'orizzonte dove il Sole, la luna e le principali stelle sorgono agli estremi stagionali come il solstizio d'estate e d'inverno e gli equinozi d'autunno e primavera.
Spesso in testi divulgativi di archeoastronomia vengono avanzate ipotesi secondo cui i popoli antichi possedevano conoscenze scientifiche molto più avanzate di quelle a loro normalmente attribuite. Nella maggior parte dei casi si "analizza" un monumento antico come il Partenone o una delle Piramidi di Giza, scoprendo che, per esempio, la lunghezza del monumento in centimetri è in rapporto col raggio della Terra. Tale approccio, a detta di alcuni ricercatori, è fuorviante, dato che, essendoci moltissimi numeri importanti nelle varie scienze (non solo in astronomia, ma anche in chimicamatematicageofisica ecc.), è sempre possibile, in un rapporto tra numeri, trovare qualcosa di almeno vagamente somigliante ad un risultato "importante", anche se i favorevoli a tale ipotesi affermano che non può essere una mera coincidenza individuare in molti di questi edifici di questi numeri importanti e non solo uno o due, che potrebbero, se isolati essere effettivamente frutto di coincidenze.

Il Sole sorgente illumina la camera interna di Newgrange, Irlanda, solo nel solstizio d'inverno.

Acropoli di Alatri, città "nata da un raggio di sole", interno di Porta Maggiore. Edward Lear, 1841.

Storia dell'archeoastronomia

Duecento anni fa non vi erano archeoastronomi professionali, solo archeologi dilettanti, astronomi e cultori di antichità, e alcuni dei loro lavori sono ora considerati precursori dell'archeoastronomia. I cultori britannici di antichità interpretavano l'orientamento astronomico delle rovine diffuse per la campagna inglese come fece William Stukeley per Stonehenge nel 1740,[12] mentre John Aubrey nel 1678[13] e Henry Chauncy nel 1700 ricercarono simili principi astronomici alla base dell'orientamento delle chiese.[14] Nel tardo XIX secolo astronomi come Richard Proctor e Charles Piazzi Smyth studiarono per primi gli orientamenti astronomici delle piramidi egizie.[15]
Il termine archeoastronomia fu usato per la prima volta da Elizabeth Chesley Baity (su suggerimento di Euan MacKie) nel 1973[16], ma come soggetto di studio potrebbe essere molto più antico. Clive Ruggles[17]sostiene che Heinrich Nissen, attivo nella metà del XIX secolo, fu probabilmente il primo archeoastronomo. Rolf Sinclair[18] dichiara che Norman Lockyer, operante fra il tardo secolo XIX e l'inizio del XX, potrebbe essere considerato il "padre dell'archeoastronomia". Euan MacKie[19] situa la sua origine più tardi, affermando: «... la genesi e la moderna fioritura dell'archeoastronomia ha sicuramente origine dal lavoro di Alexander Thom svolto in area britannica fra gli anni 1930 e 1970.»

I primi archeoastronomi esaminarono le strutture megalitiche nelle isole britanniche, in siti come Auglish nella County Londonderry, nel tentativo di trovare modelli statistici.
Negli anni sessanta i lavori dell'ingegnere Alexander Thom e dell'astronomo Gerald Hawkins, che avanzò l'ipotesi che Stonehenge fosse un computer neolitico,[20] ispirarono nuovo interesse sulle caratteristiche astronomiche degli antichi siti megalitici. Le ipotesi di Hawkins furono ampiamente respinte,[21] ma non il lavoro di Alexander Thom, i cui risultati pertinenti alle indagini effettuate sui siti megalitici ipotizzavano l'esistenza di una pratica astronomica diffusa nelle isole britanniche.[22] Euan MacKie, consapevole che le teorie di Thom dovevano essere verificate, effettuò degli scavi tra il 1970 ed il 1971 a Kintraw e nell'Argyllshire, dove si trovava un antichissimo sito. Fu trovata una piattaforma artificiale di osservazione, e tale verifica dell'ipotesi precedentemente avanzata da Thom[23]spinse MacKie a verificarne le teorie anche per il circolo di pietre situato a Cultoon nell'Islay, ancora con un risultato positivo. Dopo queste numerose prove MacKie accettò ampiamente le conclusioni di Thom.[24] Nonostante queste evidenze, una successiva ricerca sul campo eseguita da Clive Ruggles ritenne che le affermazioni di Thom su un'astronomia di grande precisione non fossero pienamente sostenute da prove.[25] Gli studi di Thom furono di notevole importanza, e Krupp[26] scrisse nel 1979, « Lavorando praticamente da solo Thom ha stabilito degli standard per le ricerche sul campo archeoastronomico e per le loro interpretazioni, che per i suoi sorprendenti risultati hanno alimentato per trent'anni numerose controversie». La sua influenza permane e la pratica di verifiche statistiche dei dati resta uno dei pilastri fondamentali dell'archeoastronomia.[27][28]

È stato proposto che i siti Maya come Uxmal, fossero costruiti in conformità ad allineamenti astronomici.
L'approccio nel Nuovo Mondo, dove gli antropologi considerarono in modo più esteso il ruolo dell'astronomia nelle civiltà amerindie, fu marcatamente diverso. Gli archeoastronomi sudamericani hanno accesso a fonti di cui la preistoria europea è carente, come l'etnografia[29][30] e i documenti storici dei primi colonizzatori. Seguendo l'esempio pionieristico di Anthony Aveni,[31][32] ciò permise agli archeoastronomi americani di fare affermazioni che per gli archeoastronomi europei rimangono mera speculazione. La concentrazione sui dati storici portò a conclusioni di elevato livello, al cui confronto quelle europee sono statisticamente deboli.[33]
La questione fu affrontata in un convegno finanziato dalla IAU ad Oxford nel 1981.[34] Le metodologie e le posizioni sulla ricerca archeoastronomica nei due continenti furono considerate così diverse che i rispettivi interventi alla conferenza furono pubblicati in due volumi separati.[35][36] Ciò nondimeno la conferenza di Oxford venne considerata un successo, avendo riunito insieme tanti ricercatori. La conferenza si rinnovò ogni quattro o cinque anni in diverse parti del mondo, e le successive edizioni fecero nascere una scienza con approcci più interdisciplinari. I ricercatori mirano ora più a contestualizzare la ricerca archeologica,[37] piuttosto che catalogare l'interesse delle diverse culture per il cielo stellato nel corso della storia.

L'archeoastronomia e le sue relazioni con altre discipline

« ...una delle più avvincenti caratteristiche dell'archeoastronomia è la sua capacità di mettere accademici di differenti discipline in contrapposizione l'uno con l'altro. »
(Clive Ruggles[38])
Rispecchiando lo sviluppo dell'archeoastronomia come materia interdisciplinare, la ricerca viene condotta da investigatori esperti in un ampio campo di discipline. Diversi autori recenti hanno descritto il loro lavoro come un intreccio fra archeologia, antropologia culturale, storia di specifiche regioni e periodi, storia della scienza, storia della religione, con collegamenti a astronomia, arte, letteratura e religione. Solo raramente i ricercatori hanno considerato il loro lavoro come astronomico e in questo caso come aspetto secondario.[39]
Archeoastronomi praticanti e osservatori della disciplina si avvicinano all'archeoastronomia osservandola da differenti punti di vista. George Gummerman e Miranda Warburton vedono l'archeoastronomia come parte di un'archeologia basata sull'antropologia culturale e mirata a comprendere una concezione di sé stessi in relazione alla volta celeste, in una parola, la propria cosmologia.[40] Secondo Todd Bostwick l'archeoastronomia è antropologia – lo studio del comportamento umano nel passato e nel presente.[41] Paul Bahn ha descritto l'archeoastronomia come un aspetto dell'archeologia cognitiva.[42] Altri ricercatori collegano questa disciplina alla storia della scienza, sia perché si riferisce alle osservazioni fatte da una determinata cultura riguardo alla natura e alla struttura concettuale che diverse popolazioni estrapolarono per imporre un ordine su quelle osservazioni[43], sia perché essa si relaziona ai motivi politici che hanno condotto alcuni particolari protagonisti della storia a impiegare certi concetti o tecniche astronomiche.[44][45]
Lo storico dell'arte Richard Poss ha avuto un approccio più flessibile, sostenendo che l'arte della roccia astronomica del Sud-Ovest del Nord-America, andrebbe letta impiegando le tradizioni ermeneutiche della storia dell'arte e della critica dell'arte occidentali.[46] Gli astronomi, ad ogni modo, pongono differenti questioni, cercando di fornire ai loro studenti degli identificabili precursori delle loro discipline, concernenti specialmente l'importante problema di come confermare che specifici siti siano davvero intenzionalmente astronomici.[47]

Incomprensioni e ostilità

Le reazioni degli archeologi professionisti all'archeoastronomia sono state diverse. Alcuni hanno espresso incomprensione, ostilità, o incomprensione con il gruppo nascente dei primi archeoastronomi.[48] Gli archeologi, con il tempo, hanno incorporato molti concetti dell'archeoastronomia all'interno dei testi di archeologia[49] e alcuni studenti hanno utilizzato approcci e argomenti di archeoastronomia per i loro studi.
Tra gli archeoastronomi vi sono ampie divergenze sulla caratterizzazione della disciplina. Vi sono dispute persino in relazione al nome stesso della scienza: tutte e tre le maggiori associazioni internazionali di studiosi relazionano l'archeoastronomia allo studio della cultura, usando l'espressione Astronomia nella Cultura. Michael Hoskin vede la disciplina essenzialmente come un insieme di fatti, piuttosto che una teorizzazione, e propone di etichettare questo aspetto della disciplina come Archeotopografia.[50] Ruggles e Saunders proposero il termine Astronomia Culturale come unificante per i vari metodi di studio delle astronomie popolari.[51] Altri hanno argomentato che astronomia è un termine impreciso suggerendo di adottare la parola spagnola cosmovisión.[52]
Gli archeoastronomi europei si affidano soprattutto alle statistiche, per cui sono talvolta accusati di smarrire il senso del contesto culturale e di cosa sia una pratica sociale. Gli archeoastronomi americani, al contrario, possiedono abbondanti evidenze etnografiche e storiche[53] Individuare un modo per integrare i diversi approcci è stato oggetto di molte discussioni fin dai primi anni '90.[54][55]

Metodologia

« Per lungo tempo ho creduto che tale diversità richiedesse l'invenzione di una teoria che abbracciasse tutto. Penso di essere stato molto ingenuo nel pensare che una tale cosa potesse mai essere possibile. »
(Stanislaw Iwaniszewski[56])
Non esiste una metodologia univoca e codificata per l'archeoastronomia. In Europa vi sono pochi dati ma molti siti, mentre nelle americhe i pochi siti sono integrati da molteplici dati etnografici e storici. Gli effetti dello sviluppo dell'archeoastronomia in differenti luoghi si può osservare oggi nella metodologia della ricerca stessa. I metodi possono essere classificati essenzialmente in due approcci (etnografico e storico), sebbene i più recenti progetti spesso usino entrambi.

Archeoastronomia verde

Il termine archeoastronomia verde nasce dopo l'uscita del libro Archeoastronomia nel Vecchio Mondo.[57] Viene condotta con un approccio statistico particolare, normalmente per i siti preistorici nei quali l'evidenza sociale è relativamente scarsa se paragonata al periodo storico. Il metodo di base fu sviluppato da Alexander Thom durante la sua indagine estensiva sui siti megalitici britannici.
Thom volle esaminare se l'uomo preistorico fosse capace o meno di misurazioni di estrema precisione negli allineamenti astronomici. Egli credeva che, usando l'astronomia dell'orizzonte, gli osservatori potessero fare stime di date durante l'anno per definire uno giorno specifico. Il tipo di osservazione impiegato richiederebbe un luogo dove ad una specifica data il sole si collochi entro una tacca posta sull'orizzonte. Un obiettivo adatto sarebbe una montagna in grado di occultare temporaneamente il Sole, con l'effetto di 'doppio tramonto'. L'animazione sottostante mostra due tramonti, uno il giorno prima e l'altro il giorno del solstizio d'estate. In effetti l'astronomia legata agli allineamenti con l'orizzonte non può non comportare imprecisioni, a causa delle variazioni nella rifrazione della luce solare.


Per provare questa ipotesi, Thom esaminò centinaia di pietre disposte in circoli, dove ogni singolo allineamento avrebbe potuto indicare una direzione casuale, cercando di dimostrare che nell'insieme la distribuzione degli allineamenti non lo era affatto. In questo modo scoprì che vi era un intento astronomico nell'orientamento dei siti. I suoi risultati indicarono l'esistenza di 8, 16, e probabilmente anche 32 divisioni, più o meno uguali, dell'anno. I due solstizi, i due equinozi e i quattro giorni (cross-quarter day) a metà strada fra un solstizio e l'equinozio, furono associati al calendario celtico medioevale.[58] Ma non tutte queste conclusioni furono accettate, seppur esse avessero però avuto una considerevole influenza sull'archeoastronomia Europea.
Euan MacKie fu lo scienziato che con decisione sostenne l'analisi di Thom, alla quale aggiunse un contesto archeologico, confrontando la Britannia Neolitica alla civiltà Maya con lo scopo di provare l'esistenza in quel contesto storico di una società stratificata.[24] Per dimostrare le sue idee condusse degli scavi nell'osservatorio preistorico in Scozia di Kintraw, un sito notevole per via del suo menhir di quattro metri d'altezza. Thom propose che questo fosse una sorta di "puntatore" posto in un certo punto dell'orizzonte come visto da un punto fra Beinn Shianaidh e Beinn o'Chaolias nel Jura.[59] Thom pensò che potesse essere una tacca sull'orizzonte dove un doppio tramonto si sarebbe realizzato in pieno inverno. Ad ogni modo, dal livello del suolo, il sito del menhir e il tramonto sarebbero stati coperti da una cresta rocciosa. L'osservatore avrebbe dovuto trovarsi due metri più in alto, e quindi necessitava di un'altra piattaforma di osservazione. Questa piattaforma, formata da piccole pietre, fu identificata in una gola. La mancanza di manufatti preoccupò gli archeologi e l'analisi del sito risultò inconcludente. Una ricerca ulteriore a Maes Howe[60] e sul Bush Barrow Lozenge[61] portò MacKie a concludere che il termine 'scienza' applicato a quello studio poteva essere considerato anacronistico. Il rigore e la precisione del Thom furono ampiamente dimostrati in relazione al soggetto degli allineamenti.
Al contrario Clive Ruggles pensò che ci fossero problemi con la selezione di dati nell'indagine di Thom, significando che le dispute sull'astronomia di alta precisione restavano non dimostrate.[62][63] Una critica più profonda dell'archeoastronomia verde è quella che può rispondere al se. Se fosse verosimile un interesse per l'astronomia nel passato, la sua mancanza di un elemento sociale sta a significare che essa cerca di divincolarsi nel rispondere al perché la gente sarebbe interessata a farne un uso limitato per la gente, ponendo questioni riguardanti la società del passato. Keith Kintigh scrisse: «Per dirla francamente, in molti casi non è di ostacolo al progresso dell'antropologia se una particolare asserzione archeoastronomica sia giusta o sbagliata, poiché l'informazione non informa sulle attuali questioni interpretative.»[64] Nondimeno lo studio riguardo agli allineamenti resta la base principale della ricerca archeoastronomica, specialmente in Europa.[65]

Archeoastronomia bruna

Complementari ai metodi condotti tramite statistiche sugli allineamenti dell'archeoastronomia verde, l'archeoastronomia bruna viene considerata più aderente alla storia dell'astronomia o alla storia culturale, nella misura in cui essa tende verso documentazione storica ed etnografica, per arricchire la sua comprensione delle astronomie primordiali, e le loro correlazioni con i calendari ed i rituali.[66] I numerosi documenti sul costume e sulle credenze dei nativi, stilati dai cronisti spagnoli, stanno a significare che l'archeoastronomia bruna viene più spesso associata, nelle Americhe, agli studi sull'astronomia.[67]
Chichen Itza è un famoso sito dove i documenti storici vennero usati per interpretare i siti. Piuttosto che analizzare il sito e vedere quali scopi sembrano appropriati, gli archeoastronomi "bruni", hanno invece esaminato i documenti etnografici per vedere quali caratteristiche del cielo fossero importanti per i Maya, cercando i correlati archeologici. Un esempio che non necessita di troppi documenti storici è l'interesse dei Maya per il pianeta Venere. Questo interesse è attestato dal codice di Dresda, il quale contiene tabelle con informazioni sulle posizioni di Venere nel cielo.[68] Questi cicli avrebbero avuto un significato astrologico e rituale, poiché il pianeta Venere era associato a Quetzalcoatl o Xolotl.[69] A Chiche Itza sono state identificate disposizioni architettoniche in relazione al pianeta Venere e al suo periodo di rotazione attorno al Sole.

"El Caracol" è probabilmente un tempio-osservatorio situato a Chichen Itza.
Il tempio dei Guerrieri reca l'iconografia raffigurante serpenti piumati insieme a Quetzalcoatl o Kukulcan. Si ipotizza che vi sia una correlazione significativa tra l'allineamento dell'edificio verso il punto sull'orizzonte, dove la prima "stella" che appare nel cielo della sera è Venere, ed il fatto che questo evento possa coincidere con l'inizio della stagione delle piogge.[70] Aveni dichiara che a Chichen Itza vi è un altro edificio associato al pianeta Venere nella forma di Kukulcan e alla stagione delle piogge, il Caracol.[71] Questa è una costruzione formata da una torre circolare con porte prospicienti le direzioni cardinali. La base fronteggia la posizione più settentrionale di Venere. Inoltre i pilastri di uno stilobate sulla piattaforma superiore dell'edificio un tempo erano dipinti con colori nero e rosso, colori associati a Venere intesa come stella del mattino e della sera.[72] Le finestre della torre, comunque, sembra fossero poco più che delle fessure, poco adatte quindi a filtrare la luce all'interno, ma fornendo un luogo idoneo per osservare l'esterno.[73]
L'Aveni afferma che uno dei punti di forza della metodologia bruna è che può esplorare le astronomie, invisibili all'analisi statistica e l'astronomia degli Incas ne è un esempio. L'impero degli Incas fu concettualmente suddiviso usando itinerari radiali di ceques emanati dalla capitale a Cusco. In questo modo vi sono allineamenti in tutte le direzioni, il che suggerirebbe un significato astronomico. Comunque, documenti etnico-storici mostrano che le varie direzioni assumono un significato cosmologico e astronomico con i diversi punti del paesaggio, i quali diventano significativi in diversi momenti dell'anno.[74][75]
Nell'Asia dell'Est l'archeoastronomia si è sviluppata dalla storia dell'astronomia e molta archeoastronomia sta individuando materiali correlati nei documenti storici. Ciò è dovuto alla ricca documentazione storica dei fenomeni astronomici che in Cina risalgono alla dinastia Han, II secolo a.C.[76]
Una critica di questo metodo è che può essere debole statisticamente. Schaefer in particolare ha contestato l'efficacia degli allineamenti individuati nel Caracol.[77][78]
A causa dell'ampia varietà di evidenze, che possono includere manufatti come pure i siti stessi, non vi è alcuno schema per praticare l'archeoastronomia.[79] Malgrado questo, viene accettato il fatto che la l'archeoastronomia non sia una disciplina condannata all'isolamento scientifico. Poiché l'archeoastronomia è un campo interdisciplinare, qualunque sito venga investigato darebbe un senso sia alle conclusioni sull'archeologia che all'astronomia. Gli studi sono con più probabilità considerati migliori, se usano strumenti teorici tratti dall'archeologia come l'analogia e omologia e se essi possono dimostrare una comprensione con l'esattezza e la precisione individuate in astronomia.

Materiali delle fonti

Poiché l'archeoastronomia costituisce pressappoco i diversissimi modi con i quali i popoli interagiscono con la volta celeste, esistono molte fonti che danno informazioni riguardo alle pratiche astronomiche.

Allineamenti

Lo studio degli allineamenti è una fonte di dati importante per l'archeoastronomia. Si basa sul presupposto che l'allineamento di un sito archeologico è significativamente orientato verso uno specifico oggetto astronomico. Gli archeoastronomi "bruni", possono dimostrare questa affermazione attraverso il confronto con le fonti storiche o etnografiche, mentre gli archeoastronomi "verdi" tendono a dimostrare l'improbabilità che gli allineamenti individuati siano realizzati per caso, di solito mostrando comuni modelli, presenti in diversi siti.
Uno specifico allineamento viene calcolato misurando: l'azimut, l'angolo da nord, della struttura, e altitudine dell'orizzonte che gli sta di fronte[80]. L'azimut di solito si misura utilizzando un teodolite od una bussola. Una bussola è più facile da usare, sebbene debba essere tenuta conto la deviazione del campo magnetico della Terra dal nord geografico, noto come declinazione magnetica. Le bussole sono inaffidabili anche in quelle aree soggette ad interferenza magnetica, come i siti sostenuti da impalcature metalliche. Con la bussola possiamo misurare l'azimut con una precisione di appena un grado e mezzo[81].
Un teodolite può essere molto più accurato se utilizzato in modo appropriato in quanto è difficile da usare correttamente. Non c'è nessun modo intrinseco per allineare un teodolite con il Nord, e così la scala ha bisogno di essere calibrata usando l'osservazione astronomica, di solito la posizione del Sole[82]. Poiché la posizione dei corpi celesti mutano di giorno a causa della rotazione terrestre, il tempo di queste osservazioni di calibrazione deve essere accuratamente conosciuto, altrimenti sarà presente un errore sistematico nelle misurazioni. Le altitudini dell'orizzonte possono essere misurate con un teodolite o un clinometro.

Manufatti


Il meccanismo di Antikythera (frammento principale)
Per i manufatti come il disco celeste di Nebra (si presume sia dell'età del bronzo) raffigurante il cosmo[83][84], l'analisi sarebbe simile alla tipica analisi dopo lo scavo come usata in altre sotto-discipline dell'archeologia. I manufatti vengono esaminati cercando analogie con i documenti storici o etnografici di altri popoli, in modo che altri archeologi possa essere accettata una spiegazione plausibile.
Un esempio più popolare è dato dalla presenza di simboli astrologici trovati su alcune scarpe e sandali durante il periodo dell'Impero Romano. L'uso di scarpe e sandali è ben noto, ma Carol van Driel-Murray ha proposto che tali simboli astrologici incisi sui sandali diano alle calzature significati spirituali o medicinali[85]. Questo viene sostenuto per mezzo di citazioni tratte da altri usi conosciuti dei simboli astrologici, con loro connessioni alla pratica medica e con i documenti storici del tempo.
Un altro ben noto manufatto per uso astronomico è il meccanismo di Antikythera. In questo caso l'analisi del manufatto, e il riferimento alla descrizione di simili congegni descritti da Cicerone, indicherebbero un loro uso plausibile. L'evidenza viene sostenuta dalla presenza di simboli sopra i meccanismi che permettono al disco di essere letto[86].

Arte e iscrizioni


Diagramma mostrante la posizione dei pugnali solari sul petroglifo della Fajada Butte nei vari giorni
L'arte e le iscrizioni non possono essere relegate ai soli manufatti, ma anche apparire dipinte o incise in un sito archeologico. A volte le iscrizioni sono abbastanza evidenti da fornire istruzioni per l'uso del sito. Per esempio un'iscrizione su una stele greca è stata tradotta come: "Il patrono ha eretto questa per Zeus Epopsios. Solstizio d'inverno."[87] Dal Mesoamerica provengono i codici maya e aztechi. Questi sono dei libri arrotolati fatti da Amatl, ricavati dalla corteccia d'albero, su cui sono incisi i glifi. Il codice di Dresda contiene informazioni riguardanti il ciclo di Venere, che conferma la sua importanza presso i Maya[68].
Più problematici sono quei casi dove il movimento del Sole, in differenti periodi e stagioni, provoca interazioni di luce ed ombra con i petroglifi. Un esempio molto noto è il Pugnale Solare di Fajada Butte, dove uno scintillio di luce solare passa sopra un petroglifo a spirale.[88] La posizione del pugnale sul petroglifo varia per tutto il periodo dell'anno. Ai solstizi, un pugnale può essere visto, o attraverso il cuore della spirale, o dall'altro lato. Recenti studi hanno identificato molti siti simili nel sud-ovest degli Stati Uniti e nel nord-ovest del Messico[89][90]. È stato anche sostenuto, che il numero di marcatori solstiziali in questi siti forniscano prove statistiche quali indicatori progettati per individuare i solstizi[91]. Se non è stato trovato nessun dato etnografico o storico, in modo da sostenere questa affermazione, allora l'accettazione dell'idea fa assegnamento sul fatto se ci siano o no abbastanza siti di petroglifi nel Nord America tali che una correlazione potrebbe non esistere per caso. Un vantaggio ne viene quando i petroglifi vengono associati con le popolazioni attuali, poiché questo permette agli etnoastronomi di fare domande a degli informatori sul significato di tali simboli.

Etnografie

Oltre ai materiali lasciati dalle stesse popolazioni, vi sono anche le cronache e le relazioni degli invasori. Le notizie storiche dei Conquistadores, per esempio, sono una fonte ricca di informazioni riguardo alle Americhe precolombiane.
L'Aveni utilizza il significato dei passaggi allo zenit come un esempio dell'importanza dell'etnografia. Per le popolazioni che vivono fra i tropici del Cancro e del Capricorno vi sono due giorni dell'anno in cui il Sole di mezzogiorno passa perpendicolarmente sopra la testa e non proietta nessuna ombra. In parti del Mesoamerica questo venne considerato un giorno significativo: l'arrivo della stagione delle piogge, giocando la sua parte nel ciclo dell'agricoltura. Questa conoscenza è ancora considerata importante fra gli indiani Maya che vivono oggi nel Centroamerica. I documenti etnografici suggeriscono agli archeoastronomi che questo giorno era importante anche fra gli antichi Maya.
Nelle Città Maya di Chiche Itza sono stati individuati allineamenti che indicano il sorgere ed il tramontare del Sole nel giorno del passaggio allo zenit, mentre in località quali Monte Alban e Xochicalco sono stati trovati giavellotti definiti come i 'tubi dello zenit', cilindri affusolati che illuminano stanze sotterranee, nel momento in cui il sole passa perpendicolare, sopra la testa. È solo per mezzo dell'etnografia che possiamo presumere che la coordinazione dei tempi (timing) dell'illuminazione fosse considerata importante nella società dei Maya.[92]
L'etnografia fa da punto di riferimento contro le interpretazioni, considerate forzate da alcuni ricercatori. A Pueblo Bonito, nel Chaco Canyon si trova un petroglifo formato da una stella, una mezzaluna e una mano. In un primo momento venne dimostrato che questo è un documento che rappresenta la Supernova del 1.054 d.C.[93] Invece la prova antropologica suggerisce che questo non sia del tutto vero. Gli Zuni che vivono nella regione, segnano le stazioni per l'osservazione del sole con figure di mezzaluna, una stella, e una mano e il disco solare, come se fosse una specie di ideogramma.[94] Le popolazioni locali sembrano avere adottato la spiegazione della supernova dopo che venne loro suggerito dai visitatori del sito.[95]
L'etnoastronomia viene applicata anche fuori delle Americhe. Per esempio il lavoro antropologico con gli aborigeni australiani sta producendo molte informazioni riguardo alle loro astronomie indigene[96] e alla loro interazione con il mondo moderno.[97]

Ricreare il cielo antico

« ... Sebbene modi differenti di fare scienza e differenti risultati scientifici nascono in culture diverse, questo fornisce poco sostegno a coloro che userebbero tali differenze per mettere in dubbio l'abilità delle scienze di fornire affidabili asserzioni riguardo al mondo in cui viviamo. »
(Stephen McCluskey[98])
Poiché il ricercatore ottiene dati da dimostrare, è spesso necessario tentare di ricreare le condizioni del cielo antico per classificare i dati nel loro ambiente storico.

Declinazione

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Declinazione (astronomia).
Per calcolare quali caratteristiche astronomiche riveste una struttura, necessita di un sistema di coordinate angolari: Le stelle. Durante una notte chiara e senza luna, si osserverebbero le stelle che ruotano attorno al polo celeste. Questo punto è a +90º se si sta guardando a Nord Polo Celeste, o −90º se si sta osservando a Sud il Polo Celeste.[99]. I cerchi concentrici che le stelle tracciano sono le linee di latitudine celeste, individuate da uno specifico valore di declinazione. L'arco che collega tutti i punti intermedi fra i Poli Celesti è detto Equatore Celeste e ha una declinazione uguale a 0º. L'equatore celeste è costituito dai punti sull'orizzonte, se l'orizzonte è piatto. Le declinazioni visibili variano a seconda della posizione in cui ci si trova. Un osservatore al Polo Nord della Terra non potrà mai osservare stelle dell'Emisfero Celeste Meridionale di notte e viceversa, chi si trovasse al Polo Sud (vedi diagramma sottostante). Una volta che è stata misurata la declinazione del punto sull'orizzonte che fronteggia una struttura, è possibile affermare se un corpo celeste caratterizzato da uno specifico valore di declinazione può essere visto in quella direzione.

Diagramma delle porzioni visibili di cielo al variare della latitudine.

Posizione solare

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Sole § Storia_delle_osservazioni.
Mentre le stelle sono fisse alle loro declinazioni il Sole non lo è. Il punto in cui sorge varia durante tutto l'anno, oscillando fra due limiti segnati dai solstizi, un po' come un pendolo che rallenta agli estremi, ma passa rapidamente attraverso il punto mediano. Se un archeoastronomo può calcolare tramite l'azimut e l'altezza dell'orizzonte sul quale un sito fu costruito, per vedere una declinazione di +23.5º, allora non si ha necessità di aspettare fino al 21 giugno per confermare che il sito è significativamente allineato per osservare il solstizio d'estate.[100].

Posizione lunare

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Luna.
L'aspetto della Luna è molto più complesso. Il suo moto, come il Sole, è fra due limiti — conosciuti come lunastizi piuttosto che solstizi. Ad ogni modo, il percorso tra i lunastizi è considerevolmente più veloce: impiega soltanto un mese siderale per completare il suo ciclo, rispetto al tragitto annuo del Sole. La questione diventa inoltre complicata quando i lunastizi segnano i limiti del movimento della Luna che si sposta con un ciclo di 18,6 anni. Per oltre nove anni i limiti estremi della luna sono leggermente fuori dal campo dell'alba. Per la rimanente metà del ciclo, la Luna mai eccede i limiti del campo dell'alba. Ad ogni modo, molte osservazioni lunari hanno riguardato la fase della Luna. Il ciclo che va da una Luna nuova alla successiva, corre interamente in un differente ciclo, il mese sinodico.[101] Così, quando si esaminano i siti in funzione del significato lunare, i dati possono sembrare meno precisi a causa della natura estremamente variabile della Luna.

Posizione stellare

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Precessione degli equinozi.

Movimento precessionale.
Infine c'è spesso una necessità di correzioni, a causa dell'apparente movimento delle stelle. Nell'arco di tempo della civiltà umana le stelle hanno mantenuto la stessa posizione relativa. Ogni notte le stelle sembrano ruotare attorno ai poli celesti a causa della rotazione terrestre rispetto al suo asse. Ma in realtà la Terra oltre a girare come una trottolaoscilla. L'asse terrestre impiega circa 25.800 anni per completare una piena oscillazione, che è chiamata precessione degli equinozi.[102] In questo modo nel passato le stelle non sorgevano sopra l'orizzonte nelle stesse costellazioni. Né le stelle ruotavano attorno alla Stella Polare come fanno ora. Nel caso delle piramidi egizie, è stato mostrato che esse erano allineate verso Thuban, una debole stella nella costellazione del Drago.[103] Se la struttura risale a qualche millennio fa, l'effetto della processione degli equinozi è considerevole. Per esempio una persona nata il 25 dicembre nei tempi dell'impero Romano sarebbe nata sotto il segno astrologico del Capricorno. Nel periodo moderno una persona nata nella stessa data è adesso un Sagittario[104] a causa della precessione degli equinozi.

Fenomeni transitori


La Cometa di Halley dipinta sull'arazzo di Bayeux
Inoltre vi sono spesso fenomeni transitori, eventi che non succedono in un ciclo annuale. I più prevedibili sono le eclissi. Nel caso delle eclissi solari questi possono essere usati per datare eventi accaduti nel passato. Un'eclissi solare menzionata da Erodoto ci rende capaci di datare una battaglia mancata tra i Medi e i Lidi a causa di un'eclissi, il 28 maggio, nel 585 a.C.[105] Altri eventi facilmente calcolati sono le supernove i cui resti sono visibili agli astronomi e dunque le loro posizioni e magnitudini possono essere accuratamente calcolate.
Alcune comete sono prevedibili, come la cometa di Halley. Come classe di oggetti restano ancora imprevedibili e possono apparire in ogni tempo. Alcune hanno dei periodi orbitali estremamente lunghi, vale a dire che le loro passate apparizioni e ritorni non possono essere previsti. Altre possono essere semmai passate attraverso il sistema solare una volta e perciò sono intrinsecamente imprevedibili.[106]
Gli sciami meteorici sarebbero prevedibili, ma alcune meteore sono detriti di comete e dunque richiedono calcoli di orbite attualmente impossibili da eseguire.[107] Altri eventi notati dagli antichi includono le aurorepareli e arcobaleni, impossibili tutti da predire come il tempo atmosferico del passato, ma nonostante ciò possono essere stati considerati fenomeni importanti.

I settori della ricerca archeoastronomica

« Cosa ha portato l'astronomia nella vita di gruppi culturali nel corso di tutta la storia? Le risposte sono molteplici e diverse... »
(Von Del Chamberlain e M. Jane Young[108])

L'uso di calendari

L'astronomia serviva ai popoli antichi, anche per sviluppare un preciso calendario per le seminazioni agricole, anche se antichi testi, come le opere e i giorni di Esiodo, sembrerebbero contraddire tale ipotesi. In altri casi le osservazioni astronomiche erano utilizzate in combinazione con periodicità naturali, come la migrazione degli uccelli allo scopo di determinare con precisione i cicli stagionali. I calendari appaiono di fatto un prodotto universale in quasi tutte le società, poiché forniscono strumenti per la regolazione di molteplici attività, anche non agricole.

Il calendario Tzolk'in

Un esempio di calendario non agricolo è il Tzolk'in della civiltà Maya nel Mesoamerica precolombiano, con un ciclo di 260 giorni. Questo calcolo è basato su un antico calendario che si trova per tutto il Mesoamerica, parte di un sistema più globale dei calendari Maya combinanti una serie di osservazioni astronomiche e cicli rituali.[109]

Mito e cosmologia


La costellazione Nave Argo tracciata da Johannes Hevelius nel 1690.
Un altro motivo per studiare il cielo è quello di comprendere e spiegare l'universo. In queste culture il mito era uno strumento per ottenere questo e le spiegazioni, sebbene non riflettenti gli standard della scienza moderna, sono le cosmologie.
Gli Incas costruirono il loro impero per evidenziarne la loro cosmologia. La capitale, Cusco, era situata al centro dell'impero, collegata per mezzo di ceques, concettualmente linee diritte che s'irradiavano al di fuori del centro.[110] Questi ceques collegavano il centro dell'impero con le quattro suyus, regioni definite tramite la direzione da Cusco. La nozione di un cosmo diviso in quattro parti è comune nelle regioni andineGary Urton, che ha condotto lo studio sul campo, tra gli abitanti dei villaggi andesini del Misminay, ha relazionato questa suddivisione con la comparsa della Via Lattea nel cielo notturno.[111] In una stagione dividerà il cielo longitudinalmente e in un'altra lo dividerà perpendicolarmente.
I fattori cosmologici sono importanti elementi di osservazione anche per le culture dell'estremo oriente. La Città proibita a Pechino (Beijing) è disposta secondo un preciso ordine cosmico: è divisa in cinque parti, secondo l'orientamento dei quattro punti cardinali più un centro: NordSudEstOvest e Centro. La città dimenticata occupava il centro dell'antica Beijing.[112] L'Imperatore, entrando in città, si avvicinava da sud, perciò veniva a situarsi di fronte alle stelle circumpolari. Questo simboleggiava la grandezza dell'imperatore attorno al quale, persino la volta celeste gli ruotava attorno. La cosmologia cinese, ai giorni nostri, è conosciuta attraverso il Feng shui.
Alcune culture tribali traggono dalla mitologie delle costellazioni molte informazioni, utili anche per la sopravvivenza. Per esempio: i Barasana delle Amazzoni pianificano parte del loro ciclo annuale basato sull'osservazione delle stelle. Quando la loro costellazione del Bruco-Giaguaro (equivalente grosso modo a quella moderna dello Scorpione) raggiunge una determinata posizione nel cielo, si preparano per catturare nella foresta i bruchi delle crisalidi, che in quella stagione cadono dagli alberi.[113] I bruchi forniscono cibo in una stagione che scarseggia di alimenti alternativi.[114]
Fonti ben più note del mito della costellazione sono i testi greci e romani. L'origine delle loro costellazioni è fonte, fra i ricercatori, di accese contestazioni.[115][116]

Manifestazioni di potere


Il Precinto del tempio di Ammone era allineato sul solstizio d'inverno.
La rappresentazione di oggetti celesti nel vestiario era una sorta di invocazione perenne allo scopo di ottenere una sorta di potere celeste sulla Terra. Per esempio: lo Scudo di Achille descritto da Omero rappresentava anche un elenco di costellazioni.[117] Sugli scudi dipinti degli indiani nordamericani e nei petroglifi Comanche sembra esservi incluso il simbolismo di Venere.[118]
Gli allineamenti Solstiziali possono anche essere considerati come una manifestazione di potere. Presso il popolo Incas, quando si osservava il sole da una plaza ceremoniale nell'Isola del Sole nel lago Titicaca, la nostra stella era vista sorgere, (in corrispondenza del solstizio estivo), fra due torri costruite su di una vicina catena montuosa. La parte sacra dell'isola era separata dalla restante, tramite un muro in pietre; inoltre i documenti etnografici indicano che l'accesso allo spazio sacro era riservato ai membri dell'élite. I pellegrini ordinari restavano su una piattaforma fuori dall'area cerimoniale per osservare il Sole sorgere fra le torri al solstizio.[119]
In Egitto il tempio di Ammone a Karnak fu oggetto di molti studi. La valutazione del sito, mettendo in conto il mutamento nel tempo del obliquità dell'eclittica, mostra che il Grande Tempio era allineato al sorgere del sole in pieno inverno.[120].
Nel Serapeo, situato presso Alessandria d'Egitto è presente un allineamento solare in modo tale che, in un certo giorno, all'alba, un dardo di luce dovrebbe passare attraverso le labbra della statua di Serapide, per simboleggiare il saluto al dio Sole.[121]

I maggiori siti di interesse archeoastronomico

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Lista di siti archeoastronomici.
« A Stonehenge in Inghilterra e a Carnac in Francia, in Egitto e nello Yucatán, in tutta la faccia della terra, vengono scoperte misteriose rovine di antichi monumenti; monumenti con complessi significati astronomici...
Mostrano che tali popoli ebbero lo stesso tipo di impegno e di costanza verso un obbiettivo, lo stesso impegno e la stessa costanza che ci consentirono di conquistare la Luna e, con le sonde, la superficie di Marte. »
(Edwin Krupp[122])

Newgrange


La luce solare penetra nel sepolcro di Newgrange per mezzo di un'apertura (roofbox) costruita sopra la porta.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Newgrange.
Newgrange è una cosiddetta tomba a corridoio (in inglese passage tomb o passage grave) situata nella Repubblica di Irlanda risalente a circa 3.300-2.900 anni a.C.[123] Per pochi giorni intorno al solstizio d'inverno la luce splende lungo il corridoio centrale dentro il cuore della tomba. Ciò che la rende notevole non è il fatto che la luce splenda nel corridoio, ma che essa non venga illuminata attraverso l'entrata principale. La luce invece entra tramite una cassa incavata posta sopra la porta principale, scoperta da Michael O'Kelly.[124] È questa apertura sopra la porta che indica decisamente che la tomba fu costruita avendo in mente un aspetto astronomico. Clive Ruggles annota:
« ... Poche persone - archeologi o astronomi - hanno dubitato che un potente simbolismo astronomico fosse deliberatamente incorporato nel monumento, dimostrando che una correlazione tra astronomia e rituale funebre, perlomeno, sia degna di ulteriori indagini.[99] »

Le piramidi di Giza


Le piramidi di Giza.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Piramidi egiziane.
Fin dalle prime moderne misurazioni sui precisi orientamenti cardinali delle piramidi fatti da Flinders Petrie, sono stati proposti diversi metodi astronomici per comprendere il motivo di questi orientamenti..[125][126]Venne recentemente proposto che questo fosse fatto osservando le posizioni di due stelle nel Grande Carro / Orsa Maggiore le quali erano familiarmente note agli egiziani. Si è pensato che un allineamento verticale fra queste due stelle venisse controllato con un filo a piombo usato per accertarsi dove puntasse il Nord. Le deviazioni dal Nord reale usando questo modello rispecchiano le date accettate di costruzione.[127][128][129]

El Castillo


Serpente piumato
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: El Castillo (Chichen Itza).
El Castillo, noto anche come Piramide di Kukulcán, è una piramide a gradoni mesoamericana costruita nel centro Maya di Chichen Itza in Messico. Molte caratteristiche architettoniche hanno suggerito la presenza di elementi astronomici. Ognuno delle rampe di scale costruita ai lati della piramide ha 91 gradini. Insieme a quelli extra situati sulla piattaforma in alto, il totale ammonta a 365 gradini, che corrisponde possibilmente a uno per ogni giorno dell'anno (365,25 giorni) o al numero delle orbite lunari: 10.000 rotazioni (365,01 giorni). Un effetto visivamente sorprendente viene visto ogni volta a marzo e a settembre, un'ombra inusuale che nel periodo degli equinozi sembra scendere la balaustrata occidentale della rampa di scale situata a nord. L'effetto visivo è quello di un serpente che discende la scalinata, con la sua testa alla base illuminata. Inoltre la facciata ovest punta verso il tramonto, intorno al 25 maggio, tradizionalmente la data di transizione che delimita il periodo secco dalla stagione delle piogge.[130]

Stonehenge


Il sole spunta su Stonehenge durante solstizio dell'estate del 2005.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Stonehenge.
A Stonehenge[131] si ipotizza la presenza di molti allineamenti astronomici, il più famoso dei quali è l'allineamento in piena estate, dove il Sole sorge su Heel Stone. Ad ogni modo, questa interpretazione è stata invalidata da alcuni archeologi i quali asseriscono che l'allineamento di pieno inverno, è il più significativo, dove lo spettatore è all'esterno di Stonehenge e vede il sole stabilirsi nel henge; l'allineamento in piena estate può essere una coincidenza dovuta alla topografia locale.[132] Sempre a Stonehenge oltre agli allineamenti solari, sono stati individuati allineamenti lunari. Le quattro pietre del luogo delimitano un rettangolo. I lati corti puntano verso l'alba in piena estate e al tramonto in pieno inverno. I lati lunghi, se osservati verso sud-est, fronteggiano il più meridionale sorgere della luna. Aveni nota che questi non hanno mai ottenuto il consenso come per gli allineamenti solari.[133] Jacobs[134] nota che l'azimut di Heel Stone è un settimo della circonferenza, pareggiando la latitudine di Avebury, mentre l'azimut del sole che sorge nel solstizio d'estate non è più ormai uguale alla direzione dell'epoca della costruzione.

Uxmal


Il Palazzo del Governatore a Uxmal.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Uxmal.
Uxmal è una città Maya situata sulle colline del Puuc nello Yucatán, in Messico. Il Palazzo del Governatore ad Uxmal viene spesso usato come un modello del perché sia importante combinare i dati etnografici con quelli dell'allineamento. Il palazzo è allineato con un azimut di 118º sulla piramide di Cehtzuc. Questo allineamento si ripete anche verso meridione dove sorge Venere, evento che accade ogni otto anni. Di per sé questo non sarebbe sufficiente per sostenere una significativa connessione fra i due eventi. Il palazzo è stato allineato in una direzione o in un'altra, per il fatto che la nascita di Venere fosse un po' più importante del sorgere del Sole, Luna, altri pianeti, Sirio et cetera? La risposta fornita è che non solo il palazzo è orientato verso dove sorge Venere, ma esso è anche ricoperto con glifi che rappresentano Venere e le costellazioni zodiacali dei Maya.[135] La combinazione dell'allineamento ed etnografia suggerisce che la città fosse stata costruita per rappresentare un preciso e complesso ordine cosmico.


Archeoastronomia marginale

« Almeno ora abbiamo tutti i fatti archeologici per andare insieme con gli astronomi, i druidi, i Terrestri Depressi (Flat Earthers) e tutto il resto. »
(Sir Jocelyn Stephens[136])

L'archeoastronomia deve qualcosa riguardo a questa scarsa reputazione tra gli allievi al suo cattivo uso occasionale di presentare un campo di relazioni pseudo-storiche. Durante gli anni '30 Otto S. Reuter compilò uno studio intitolato Germanische Himmelskunde (Astronomia Tedesca), o Tradizioni del cielo germaniche. Gli orientamenti astronomici dei monumenti antichi individuate da Reuter e dai suoi seguaci, collocherebbero i tedeschi in testa al Vicino Est Antico nel campo dell'astronomia, dimostrando la superiorità intellettuale della "razza ariana. "[137]
Fin dal XIX secolo numerosi studenti hanno cercato di usare i calcoli archeoastronomici per dimostrare l'estrema antichità della cultura vedica indiana, calcolando le date delle osservazioni astronomiche ambiguamente descritte nella poesia antica risalente a 4.000 anni a.C.[138] David Pingree, uno storico di astronomia indiana, condannò "gli studenti che perpetravano teorie selvagge di scienza preistorica chiamandoli archeoastronomi."[139]
Più recentemente Gallagher,[140] Pyle,[141] e Fell[142] interpretarono le iscrizioni nella Virginia dell'Ovest come una descrizione, in alfabeto celtico Ogham, del presunto marcatore del solstizio d'inverno nel sito. La controversa traduzione fu presumibilmente resa valida da una problematica indicazione archeoastronomica in cui il sole del solstizio d'inverno splendeva su una iscrizione del sole. Analisi seguenti dimostrarono la sua inadeguatezza culturale, come pure le sue asserzioni linguistiche e archeoastronomiche[143], per descriverla come un esempio di "archeologia di culto".[144]

Siti archeoastronomici del vecchio mondo

Italia

Siti archeoastronomici del nuovo mondo


Tempio di Chichen Itza

Artefatti di interesse archeoastronomico

Note

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Voci correlate

La Xenoarcheologia e l'Esobiologia

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La xenoarcheologia o esoarcheologia, detta anche archeologia spaziale,[1] è una disciplina scientifica ipotetica, principalmente presente nella fantascienza. È ipotizzata come un settore dell'archeologia che avrebbe come oggetto i resti materiali di civiltà aliene e come campo di azione corpi celesti come asteroidi o altri pianeti.
Non va confusa con l'archeoastronomia, che è invece l'attuale disciplina che studia le concezioni che le antiche civiltà avevano dei fenomeni astronomici, né con la cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia, una disciplina pseudoscientifica.
Il concetto di xenoarcheologia è analogo a quello di "xenobiologia" (o esobiologia, che tuttavia costituisce anche un campo speculativo della biologia reale), o di "xenolinguistica".
Un esempio di xenoarcheologia è rappresentato nella seconda parte del film 2001: Odissea nello spazio, quando sulla superficie lunare si ha il ritrovamento di un grande monolito nero sotterrato ad arte in tempi remoti.
Tra gli scrittori di fantascienza che si sono particolarmente dedicati al tema dell'archeologia spaziale è possibile citare Jack McDevitt. Anche vari autori legati all'ufologia[1] hanno scritto su questo tema, soprattutto in relazione alla controversa teoria degli antichi astronauti.

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Esempi nella fantascienza

Nella fantascienza i temi legati alla xenoarcheologia sono comuni. Le opere sull'esplorazione di enigmatici artefatti extraterrestri sono ironicamente inserite nella categoria del Big Dumb Object ("grande oggetto muto").
Alcuni dei più significativi esempi di xenoarcheologia immaginaria sono il romanzo di Arthur C. Clarke Incontro con Rama, il racconto Omnilingue di H. Beam Piper e il ciclo dell'Heritage Universe di Charles Sheffield.
I romanzi fantascientifici di Jack McDevitt spesso sono incentrati su misteri storici ed archeologici umani o alieni.

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Letteratura

Esempi di opere fantascientifiche incentrate sul tema (dove non specificato, si tratta di romanzi):

Filmografia

Televisione

Videogiochi

Note

  1. ^ a b L'espressione "archeologia spaziale" è anche usato, in campo ufologico e pseudoscientifico, per indicare la cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia.
  2. ^ Storia editoriale di The Vaults of Yoh-Vombis
  3. ^ Sixth Sun: Wasteland of Flint, by Thomas Harlan
  4. ^ Sixth Sun: House of Reeds, by Thomas Harlan

Voci correlate

Il pensiero di Mauro Biglino e il Dio Alieno della Bibbia

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Mauro Biglino (Torino13 settembre 1950) è uno scrittore italiano.
Biglino ha collaborato come traduttore di ebraico biblico ad un progetto editoriale delle Edizioni San Paolo curato da Piergiorgio Beretta eseguendo la traduzione interlineare[1] di diciassette libri del testo masoretico della Bibbia ovvero i 12 Profeti minori e le 5 Meghilot traduzioni raccolte nei due volumi I profeti minori e I cinque Meghillôt. Mauro Biglino è noto per lo più come autore di libri sulla Bibbia inseribili nel filone della paleoastronautica, è inoltre coautore di fumetti basati sui suoi libri[2]

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Ipotesi e metodologie di traduzione

Biglino propone una disamina dell'antico testamento attraverso un approccio nel tradurre il testo ebraico della Biblia Hebraica Stuttgartensia che egli dichiara essere il più letterale possibile rispetto all'originale, suggerendo, in alcuni casi, di mantenere certi termini non traducendoli affatto [3]. In particolare, pone in risalto quelli che ritiene riferimenti alle conoscenze tecnologiche di coloro i quali, secondo lui, avrebbero creato l'uomo a propria immagine e somiglianza. Inoltre, suppone che nei testi biblici sarebbero riscontrabili riferimenti a velivoli alieni - o comunque a dispositivi dotati di tecnologie all'epoca non conosciute e non compatibili con il livello di conoscenza tecnologica del periodo - e alla presenza di esseri provenienti da altri pianeti. Oltre alle teorie ufologiche, le traduzioni da lui esposte differiscono in forma e in contenuto da quelle adottate dalle maggiori confessioni religiose, facendo leva su talune differenze semantiche e interpretative. Ne "La Bibbia non è un libro sacro", l'autore espone la tesi secondo cui la divinità, spiritualmente intesa, non sarebbe presente nell'Antico Testamento e si interroga anche su possibili modifiche subite dal testo e sulle figure attive nei secoli per dar seguito a tali interventi.

Scenario emergente dalle ipotesi

Mauro Biglino, rilevando nella traduzione letteraria del Vecchio Testamento elementi non teologici ma puramente di fatto (nello specifico analizzando il codice masoretico di Leningrado), introduce una nuova ipotesi, anche biologica, sulla natura dell'essere umano. Collegando anche il pensiero e le scoperte di Zecharia Sitchin, all'autore appare evidente (sempre restando nella mera traduzione dei testi) che il Dio del Vecchio Testamento fosse, in realtà, non una singola entità ma un gruppo di esseri evoluti che, secondo Biglino, hanno accelerato l'evoluzione del genere umano operando geneticamente e per clonazione. Se si accetta questa ipotesi, naturalmente decade il concetto di peccato originale in quanto gli adam, ovvero il gruppo di esseri che l'autore suppone geneticamente modificati dagli elohim, dovevano essere, sempre secondo Bigino, addestrati per servire i loro padroni, dotati di una nuova intelligenza, abili nella gestione degli animali e nell'agricoltura, a differenza dei loro simili confinati al di fuori del giardino dell'Eden - letteralmente tradotto come "giardino recintato e protetto". Yaweh, che Biglino ipotizza essere figlio minore di uno dei capi Elohim, aveva quindi il compito di "farsi le ossa" con un ramo della famiglia di Giacobbe (non tutta) e di istigare guerre fratricide per conquistare lembi di terra e piccole aree del territorio palestinese. Ben diverso, secondo l'autore, era invece il compito degli altri Elohim, più esperti, che si occupavano di popoli come l'Egitto e la Grecia per i quali, ancora oggi, i sostenitori della paleoastronautica affermano di rilevare le cosiddette "tracce degli Dei".

Altri teorici prima di Biglino

Altri autori hanno teorizzato la presenza aliena nei testi vari testi sacri, non solo dalla Bibbia, ma anche da testi di altre lingue. Tra questi Erich von DänikenZecharia Sitchin, Walter Raymond Drake, Mario PincherlePeter Kolosimo, Padre Barry Downing, Padre Enrique Lopez Guerrero, Padre Carlo Crespi Croci, Salvador FreixedoClaude Vorilhon.

Valutazione critica del lavoro di Biglino

A fronte del successo come autore popolare, il lavoro di Biglino è stato analizzato in un saggio di Stefano Bigliardi pubblicato sulla pagina web del CESNUR, che si concentra sia sul contenuto sia sulla ricezione di tale lavoro. Lo studio riconosce che alcune ipotesi presenti nei suoi libri sembrano apporti originali di Biglino ma evidenzia anche come la cornice del suo lavoro sia la stessa di altri scrittori del filone paleoastronautico. Il saggio sottolinea inoltre che Biglino tende a presentarsi al grande pubblico come uno studioso, pur evitando di fatto le modalità di comunicazione e costruzione della conoscenza che caratterizzano gli studiosi veri e propri (in primis le pubblicazioni basate su revisione paritaria). Secondo tale studio il fascino di Biglino si spiega con la capacità di mescolare temi e forme argomentative tipiche del complottismo con altri tipici dell'ateismo, risultando così in grado di interessare vari e vasti tipi di pubblico. Viene inoltre riconosciuta a Biglino una notevole capacità affabulatoria e di autopromozione[4].
In un saggio pubblicato nella rivista Studi e materiali di storia delle religioni Manuel Ceccarelli analizza criticamente alcune delle affermazioni di Biglino (per esempio la traduzione del termine elohim), mettendo in evidenza come l'approccio di Biglino sia caratterizzato dal metodo di analisi pseudo-scientifico tipico della letteratura paleoastronautica [5]. Il saggio si concentra su come viene diffuso e recepito il lavoro di Biglino all'interno degli ambienti della spiritualità alternativa. Secondo l'autore l'adesione alle teorie di Biglino rientra nei processi di "individualizzazione religiosa" e, nelle sue forme più estreme, arriva a configurarsi come una "quasi religione".
Il teologo Simone Venturini ha pubblicato un piccolo articolo in cui critica le teorie di Biglino sul Dio alieno[6].

Opere

Collaborazione alla traduzione interlineare
  • Cinque Meghillôt : Rut, Cantico dei cantici, Qoelet, Lamentazioni, Ester, a cura di Piergiorgio Beretta, Edizioni San Paolo, 2008, ISBN 978-88-215-6301-0
  • I profeti minori: Piergiorgio Beretta (Ed.), Edizioni San Paolo, 2010, ISBN 978-88-215-6647-9
Autore
È inoltre coautore per 10 fumetti usciti per Uno editori
  • Il Preludio - Elohim vol. 1 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori, novembre 2014 ISBN 978-8898829163
  • Elohim - In Principio Vol.2 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori, febbraio 2015 ISBN 978-8898829354
  • Il Frutto - Elohim vol. 3 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori maggio 2015 ISBN 978-8898829477
  • La Sentenza - Elohim vol. 4 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori settembre 2015 ISBN 978-8898829569
  • Gli Adamiti - Elohim Vol. 5 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori novembre 2015 ISBN 978-8898829637
  • Le Generazioni - Elohim vol. 6 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori gennaio 2016 ISBN 978-8898829705
  • Le Unioni - Elohim Vol. 7 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori giugno 2016 ISBN 978-8898829873
  • Il Viaggiatore - Elohim vol. 8 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori settembre 2016 ISBN 978-8898829927
  • I Giganti - Elohim vol. 9 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori ottobre 2016 ISBN 978-8898829965
  • Il Codice - Elohim Vol. 10 (Riccardo Romiti e Mauro Biglino), Uno editori novembre 2016 ISBN 978-8899917012
Opere tradotte in altre lingue
  • (EN) "The book that will forever change our ideas about the Bible" Uno Editori 2013, in formato ebook
  • (DE) "DIEU DE LA BIBLE VIENT DES ÉTOILES (LE) : De la traduction littérale des codex" Nouvelle Terre febbraio 2014, ISBN 978-2918470120
  • (FR) "La Bible comme vous ne l'avez jamais lue : Les Dieux sont-ils venus des étoiles?" Atlantes maggio 2014, ISBN 978-2362770159
  • (DE) "Kamen die Götter aus dem Weltall?" Kopp Verlag novembre 2015 ISBN 978-3864452567
  • (FR) "La Bible N'est Pas un Livre Sacre" Macro Editions luglio 2016 ISBN 978-8893190886
  • (NL) "Zo heb je de Bijbel nog nooit gelezen: komen onze goden van de sterren? een zoektocht voor de vrijdenkers" Uitgeverij Aspekt aprile 2016, ISBN 978-9461538642
  • (FR) "Il N'y a Pas de Creation dans la Bible" Macro Editions ottobre 2016, ISBN 978-8893190961

Note

  1. ^ Interlineare, La Repubblica Dizionari / Hoepli editore, 2011.
    «Traduzione interlineare,».
  2. ^ Graphic Novel, Uno Editori. URL consultato il 13 novembre 2016.
  3. ^ https://maurobiglino.it/2015/04/un-suggerimento-pasquale-da-mauro-biglino/
  4. ^ Stefano Bigliardi, I nuovi antichi alieni di Mauro Biglino. Analisi di un fenomeno editoriale e culturaleacademia.edu, 28 ottobre 2015.
  5. ^ Manuel Ceccarelli, Tra paleoastronautica, secolarizzazione individualizzazione religiosa e quasi-religione. Il fenomeno Biglino, Studi e materiali di storia delle religioni, 82/2 (2016) 952-975.
  6. ^ Simone Venturini, Discussione con Mauro Biglino (Prima parte)simoneventurini.com, 17 ottobre 2016.

Voci correlate


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