Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 2 novembre 2016
martedì 1 novembre 2016
lunedì 31 ottobre 2016
domenica 30 ottobre 2016
Perché si verificano terremoti in Italia: la placca euroasiatica, la placca africana e la microplacca adriatica
La placca adriatica o placca Apula è una placca litosferica minore, generalmente associata alla placca euroasiatica. Comprende il mar Ionio settentrionale, il mare Adriatico, il settore settentrionale ed orientale della penisola italiana, le Alpi meridionali ed orientali. Il nome è di solito adoperato riferendosi al settore settentrionale, deformato durante l'orogenesi alpina.
È a contatto con la placca euroasiatica, la placca africana e la placca egea, tramite una zona di subduzione nello Ionio settentrionale, zone di collisione continentale e faglie nelle Alpi dinariche, negli Appennini e nelle Alpi (Linea Insubrica).
Si ritiene che la placca adriatica si stia tuttora muovendo in modo indipendente dalla placca euroasiatica in direzione NNE, con una piccola componente di rotazione antioraria.[1]
Composta principalmente da crosta continentale, si è separata dalla placca africana lungo una faglia trasforme durante il Cretaceo, ed è entrata in collisione con la placca euroasiatica durante l'orogenesi Alpina, formando le catene delle Alpi e degli Appennini, e provocando fenomeni magmatici nell'Italia meridionale e nel Tirreno.
La crosta oceanica della placca africana è in subduzione al di sotto della placca adriatica al largo delle coste meridionali ed occidentali della penisola italiana, creando un prisma sedimentario che si innalza dal fondale marino e prosegue sulla terraferma. Insolitamente, pare che anche la crosta oceanica eurasiatica sia stata subdotta in qualche modo al di sotto della placca adriatica, oltre ad aver subito deformazione.
Le rocce sedimentarie mesozoiche deposte su questa placca comprendono i calcari formanti le Alpi meridionali.
Note
- ^ R. Devoti, C. Ferraro, E. Gueguen, R. Lanotte, V. Luceri, A. Nardi, R. Pacione, P. Rutigliano, C. Sciarretta, F. Vespe, Geodetic control on recent tectonic movements in the central Mediterranean area, in Tectonophysics, vol. 346, 3-4, marzo 2002, pp. 151–167, DOI:10.1016/S0040-1951(01)00277-3.
Bibliografia
- F.K.Bauer & O.Schermann, Das Periadriatische Lineament in den Karawanken, Jahrbuch der Geologischen Bundesanstalt, Vol 127, Tomo 3, Pagg. 299–305, Wien, 1984.PDF-Datei; 691 kB
- S.M. Schmid, B. Fügenschuh, E. Kissling e R. Schuster, Tectonic map and overtall architecture of the Alpine orogen, Eclogae geologicae Helvetiae, Vol. Bd. 97, Pagg. 93-117, 2004. pdf-Version; 4,3 MB
- Golonka J., Glossary of plate tectonic and paleogeographic terms
- Favali, P., Mele, G., Mattietti, G., 1990: Contribution to the study of the Apulian microplate geodynamics. Mem. Soc. Geol. It., 44, p. 71 - 80
Voci correlate
L'incidenza dello stress e dei traumi sulle condizioni mentali secondo il modello vulnerabilità/resilienza
In psicologia, la resilienza è una parola che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.
Si può concepire la resilienza come una funzione psichica, che si modifica nel tempo in rapporto all'esperienza, al vissuto e, soprattutto, al modificarsi dei processi mentali che ad essa sottendono.
Proprio per questo troviamo capacità resilienti di tipo:
- istintivo: caratteristico dei primi anni di vita, quando i processi mentali sono dominati da egocentrismo e senso di onnipotenza;
- affettivo: rispecchia la maturazione affettiva, il senso dei valori, il senso di sé e la socializzazione;
- cognitivo: quando il soggetto può utilizzare le capacità intellettive simbolico-razionali.
Una resilienza adeguata è il risultato dell'integrazione di tali elementi libidico-istintivi, affettivi, emotivi e cognitivi.
La persona "resiliente" può essere considerata quella che ha avuto uno sviluppo psicoaffettivo e psicocognitivo sufficientemente integrati, sostenuti dall'esperienza, da capacità mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di giudicare sempre non solo i benefici, ma anche le interferenze emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri.
Andrea Canevaro definisce la resilienza come «la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza ampia, scoprendo uno spazio al di là di quello delle invasioni, scoprendo una dimensione che renda possibile la propria struttura»[1].
È una capacità che può essere appresa e che riguarda prima di tutto la qualità degli ambienti di vita, in particolare i contesti educativi, qualora sappiano promuovere l'acquisizione di comportamenti resilienti:
« La resilienza è la capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale. » | ||
(Oscar Chapital Colchado (2011))Comunità resilienti
Applicato a un'intera comunità, anziché a un singolo individuo, il concetto di resilienza si sta affermando nell'analisi dei contesti sociali successivi a gravi catastrofi naturali o dovute all'azione dell'uomo quali, ad esempio, attentati terroristici, rivoluzioni o guerre.[2] Vi sono processi economici e sociali che, in conseguenza del trauma costituito da una catastrofe, cessano di svilupparsi restando in una continua instabilità e, alle volte, addirittura collassano, estinguendosi; in altri casi, al contrario, sopravvivono e, anzi, proprio in conseguenza del trauma, trovano la forza e le risorse per una nuova fase di crescita e di affermazione.
Un esempio del primo tipo è quello della comunità del Polesine che, a seguito della grande alluvione del Po del 1951, non riuscì a risollevarsi e subì una vera propria diaspora, disperdendosi nell'ambito di un grande processo migratorio che si spinse, tra l'altro, fino all'Australia[3]. La città di Firenze, al contrario, pur avendo subito oltre 60 alluvioni dell'Arno nell'ultimo millennio, molte delle quali di intensità assolutamente eccezionale, ha conservato una straordinaria continuità nel tessuto economico[4], artistico e architettonico. I fattori identitari, la coesione sociale, la comunità di intenti e di valori costituiscono il fondamento essenziale della "comunità resiliente".[5]
Note
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Voci correlate |
Iscriviti a:
Post (Atom)