domenica 10 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 12. Amasis diventa il nuovo favorito del Re








Quando furono nei loro appartamenti, Catreus e Indis si affrontarono in una delle loro furiose liti.
Fu lei, come sempre, a incominciare:
«Spero che questa ennesima delusione da parte dei tuoi favoriti ti abbia aperto gli occhi. Stamattina eri patetico, con la tua voce tremante e le tue lacrime a stento trattenute. Tuo padre si sarà rivoltato nella tomba a vedere in che molli mani ha lasciato il Trono del Toro»
Catreus, già mezzo ubriaco, le scagliò addosso tutti gli oggetti che trovò a portata di mano e che lei riuscì a scansare con agilità.
«Maledetta arpia, strozzati col tuo stesso veleno!»
Indis si mise a ridere:
 «Tu sbagli bersaglio… dovresti prendertela con il tuo fido Edelmas l'Eunuco e quella sua insulsa scuola di… come li chiami tu… novizi…» e rise ancora.





Catreus però non rideva:
«Tu credi di aver vinto, ma ti sbagli. Per prima cosa ho preso una decisione che ha il principale obiettivo di farti un dispetto: manderò via da Cnosso nostro figlio Althamenes.  L’indovino ha nuovamente preso gli auspici, ed ancora una volta ha predetto che mio figlio un giorno mi ucciderà. Lo spedirò a Rodi, ufficialmente come governatore dell’isola, ma in realtà sarà prigioniero. Così tu perderai il tuo pupillo»
Indis resse bene il colpo:
«Lo perderò solo temporaneamente, fintanto che il vino e i vizi non ti avranno spedito nel grembo della Dea Madre, a far compagnia ai tuoi nobili antenati»

«Attenta! Ti piace abbaiare, ma sei un cane da guardia che sta abbaiando troppo per i miei gusti. Potrei anche farti abbattere…»

«Che sciocchezza! Tu sai che le guardie sono dalla mia parte. Se mi succedesse qualcosa, tu saresti finito. Faresti soltanto un ennesimo regalo a Pasifae. Hai visto come le brillavano gli occhi stamattina ? E’ lei il nemico! E’ lei che dobbiamo abbattere»

Catreus rimase in silenzio per un po’.
«Beh, mia regina, lascio a te i divertimenti e le gioie della politica. Io adesso vado dal mio amico Edelmas a farmi presentare qualcuno che saprà consolarmi dalle mie sofferenze»
Indis gli si parò dinnanzi:
«Non farlo! Non perseverare nel tuo errore… Non capisci che questi eunuchi vogliono solo manovrarti, e che i loro novizi sono lo strumento con cui ti rendono politicamente ricattabile?»

«Al diavolo la politica!»
Indis allora tentò un altro approccio:
 «Senti Catreus, c’è stato un tempo, quando ci siamo sposati, vent’anni fa, in cui ci amavamo sul serio… e tu non ci crederai, ma io ti amo ancora, nonostante tutto… io posso dimenticare il passato, posso aiutarti a tornare ad essere un vero uomo» tentò di abbracciarlo, ma questa volta lui la spinse lontano e le disse:
«Se anche volessi una donna, non sceglierei certo te. Tu mi disprezzi, lo so, e mi vuoi usare, esattamente come gli eunuchi. E allora sai costa ti dico, Indis? Io preferisco essere usato dagli eunuchi, piuttosto che da te. Non ti voglio più nelle mie stanze! Vattene! Trovati un’ala del Palazzo tutta per te, e consolati con i tuoi giochi di potere! Almeno Pasifae si diverte con il suo amante. Tu invece sei solo un pezzo di ghiaccio!»
E con questo se ne andò sbattendo la porta.
Lo videro arrivare alla Scuola dei Novizi in piena notte, sconvolto e ubriaco.
Edemlas lo stava aspettando:
«Mio sire. Lascia che i miei servi ti preparino un bagno caldo e ti rendando, come dire, più…ehm… presentabile al tuo nuovo favorito»
Catreus annuì e si lasciò lavare, asciugare, profumare e vestire con abiti di seta finissima.
Amasis lo vide arrivare, e gli parve regale e maestoso come quel giorno di cinque anni prima, quando lo aveva prelevato dalla tenuta del mercante Fargas.
Catreus si fermò ad ammirare Amasis, che quella notte era stato agghindato come un principe.



«Che bellezza diversa da quella del biondo Teseo!» disse «Diversa, ma non inferiore! Anzi! Il tuo sapore orientale mi inebria, signore della notte, con i tuoi occhi neri e questi capelli corvini lunghi e lisci come seta, e i lineamenti di un Faraone.
C’è un fascino speciale nel tuo sguardo, una magia che mi incanta… tu sei un dono degli Antichi Dei!»
Amasis si sedette nel letto, pieno di paura e di ansia, e rimase muto a fissare con i suoi occhi leggermente a mandorla il re che lo osservava ammaliato.
Nonostante recitasse bene la sua parte, Amasis provava vergogna per ciò che lo costringevano a diventare.
Ma Edelmas aveva tentato di indorare la pillola: «Tu non sei come gli altri, Amasis. Tu hai l’intelligenza e la sensibilità per saperti destreggiare a palazzo. Io sento che sei destinato a grandi cose. Tu riuscirai a non cadere in disgrazia, e un giorno il tuo potere sarà pari a quello dei re e delle regine, e tu potrai avere moglie e figli. Ma ora devi sottometterti al volere del tuo sovrano. E devi fare in modo che lui non possa più fare a meno di te. Un giorno l’Impero di Creta potrebbe esserti molto grato del tuo sacrificio»
Non aveva scelta. Non c’era mai stata una possibilità di scelta.

Quella notte il destino di Amasis si compì, e con esso il destino della dinastia reale, e di tutto il regno.


Cast

Ezra Miller - Amasis

Varys - Edelmas l'Eunuco

Il Trono del Toro. Capitolo 11. L'umiliazione di re Catreus e il matrimonio di Arianna




«Tutto procede come avevo previsto»  disse sogghignando l’eunuco Edelmas rivolto ad Amasis, che ebbe quasi paura dell’astuzia di quell’ometto impomatato e olezzante di profumo di fiori «Ora passeremo alla seconda fase del nostro piano»
«Del tuo piano» fece notare Amasis

«Oh! Dettagli! Tu sei compromesso quanto me! E poi non dimenticare che noi ci siamo solo difesi dalla presenza di Teseo e degli Achei a Palazzo, e dalla nefasta influenza che essi avevano su Catreus. Quando tu diventerai il suo favorito, le cose torneranno a funzionare secondo la tradizione»
Amasis fece un inchino in segno di sottomissione. Non poteva evitare l’inevitabile, ma ora che il suo momento si avvicinava, aveva paura.
«Bene! Ti dicevo, caro Amasis, che ora si passa alla seconda fase del nostro piano. Oggi Teseo ed Arianna si sposeranno, e Catreus dovrà assistere alla cerimonia, e tu sai come balbetta quando deve affrontare situazioni spiacevoli. Vedersi portare via il favorito da sua sorella non sarà piacevole. Avrà bisogno di essere consolato, e allora verrà da noi, alla Scuola degli scribi, come ha sempre fatto ogni volta che un suo favorito gli veniva a noia, o cadeva in disgrazia»
A quelle parole, Amasis sentì come un sasso nello stomaco, e la sua paura, mista a ribrezzo, lo rese ansioso e preoccupato.
Edelmas scrollò le spalle, pensando che all’inizio facevano tutti così…
Il giorno dopo, tutto il personale di palazzo venne convocato per un pubblico processo.
Era la messinscena preparatoria al matrimonio di Teseo e Arianna.

Il re Catreus sedeva sul Trono del Toro, scuro in volto come non si era mai visto.



Sulla panca sua destra sedeva la regina consorte Indis, raggiante in volto. Alla sua sinistra sedevano il re Glauco, leggermente infastidito, e la regina madre Pasifae, impassibile come una statua nella sua glaciale bellezza.
Alcuni gradini sotto al trono, sedevano i principi reali e gli alti dignitari del regno.
Davanti a loro, in ginocchio, Teseo ed Arianna attendevano la sentenza che già era stata ampiamente concordata.
Il re Catreus si alzò e con voce bassa e tremante incominciò a leggere un discorso scrittogli a quattro mani da Indis e Pasifae.
«Ehm…noi, Minosse XV…uhm… con la benedizione della Grande Madre Terra… ehm… e degli Dei del Mare…» e qui si fermò, ma la moglie Indis gli fece vigorosamente cenno di proseguire «uhm… accogliamo la supplica di questi due peccatori…» qui dovette asciugarsi una lacrima «…sì…di questi due peccatori…uhm… e li graziamo dalla pena per il reato di fornicazione al di fuori del matrimonio» si fermò di nuovo, consapevole che quel reato egli lo compiva da una vita, e questa volta Indis dovette addirittura schioccare le dita per risvegliare la sua attenzione e farlo riprendere  «… e da questo momento essi sono banditi…ehm…ed esiliati a vita dall’isola di Creta e da tutto il nostro Impero… così abbiamo deciso in accordo con nostro fratello» e guardò il re Glauco, che a sua volta fissava Teseo con odio «…nell’anno quinto del regno congiunto delle nostre maestà…» e qui tacque definitivamente, lasciandosi cadere sfinito sul Trono del Toro.


Ora era il turno del re Glauco, che con voce fermissima e severa, lesse un discorso scrittogli ed impostogli da Pasifae:
«Noi Minosse XVI, con la benedizione della Grande Madre Terra e degli Dei del Mare, accogliamo la richiesta di matrimonio che questo principe Acheo ha espresso nei confronti di nostra sorella la principessa reale Arianna, a riparazione dell’indegno comportamento tenuto da entrambi, che ha disonorato la nostra casa e la nostra dinastia. Auspichiamo vivamente che nostra sorella Arianna sia incoronata al più presto Regina di Atene e che l’intera città presti giuramento eterno di fedeltà all’Impero di Creta.
Così abbiamo deciso in accordo con il Re nostro fratello, nell’anno quinto di regno delle nostre maestà»
Si mise poi il papiro in tasca, e si risedette ostentando da quel momento una plateale indifferenza.
La regina Pasifae si alzò e prese la parola:
«Figli miei, con la clemenza propria di una madre, vi accolgo a braccia aperte nella nostra famiglia e confido che l’alleanza tra Creta e Atene possa segnare l’inizio di un più proficuo rapporto di collaborazione tra il nostro popolo e quello degli Achei»
Fece segno ai due adolescenti di alzarsi e avvicinarsi a lei, e li abbracciò con  studiata gentilezza.
I suoi occhi celesti esprimevano un senso di trionfo.
Anche questa volta era riuscita a trasformare uno scandalo di famiglia in una sua personale vittoria politica.
La cerimonia nuziale ebbe inizio.
Il Sommo Sacerdote del Dio Toro, un uomo straordinariamente grasso e basso, avanzò, affiancato dalla Somma Sacerdotessa della Dea Madre Terra, una donna alta e secca, che per motivi religiosi, le Sacre Nozze di Fertilità, era anche sua moglie.
Il Sacerdote allora si affiancò allo sposo e iniziò a cantare una litania di cui Teseo non capì assolutamente nulla, anche perché conosceva poco il cretese antico.
«…e invochiamo la tua benevolenza, o sacro sposo di Europa, Minosse I, Grande Toro che rese il grembo della Terra Madre fecondo e prospero, e la Sacra Dinastia dei Re fu fondata nei primordi…» continuava a cantilenare il Sommo Sacerdote.
Pasifae moriva di noia.



Questi sacerdoti si prendono maledettamente sul serio. Ah, molto meglio le stregonerie della Còlchide: sintetiche ed efficaci! Quanto avrebbe voluto avere ancora Circe al suo fianco, ma la sua sorella fattucchiera aveva preferito crearsi un proprio regno nella barbarica Italia. Pasifae disapprovava quella scelta: Non capisco cosa ci trovi in quella terra di pecorai! Eppure prevede per quelle genti grandi destini!

«…e che la sacra forza del grande Toro scenda su di te e
renda fertile questa unione, in accordo con la Grande Madre Terra e con tutti gli Dei del Mare. Vogliano gli Dei tutti che la nostra preghiera sia ascoltata!»
Finalmente il Sommo Sacerdote aveva concluso. Ora toccava alla Somma Sacerdotessa sua moglie, che gli si avvicino, tanto alta quanto lui era basso, e tanto magra quanto lui era grasso.

Pasifae si concesse un sorriso.
Il ridicolo è il primo nemico della sacralità. Ed anche della regalità: quell’idiota di Catreus farebbe meglio a ricordarselo. Oh, tanto peggio per lui… si sta scavando la fossa da solo con le sue stravaganze. Ma non deve cadere troppo presto… ancora i tempi non sono maturi per quello che ho in mente.
La Sacerdotessa incominciò una litania altrettanto noiosa rivolta alla principessa: «O giovane sposa, che ti avvicini alle Nozze Sacre rinnovando l’eterno rito della fertilità che è il dono più grande della nostra Grande Madre Terra: ascolta le mie parole, che sono le parole della Dea, che pronunciò alla tua progenitrice Europa, prima regina di Creta, nelle arcaiche Nozze Ancestrali…»




Indis sbuffò.
 Povera regina Europa, si rivolterà nella sua sacra tomba sul monte Ida vedendo come le Sacre Nozze siano celebrate con stranieri e barbari!
Il Sommo Sacerdote sparse sul capo degli sposi dei semi di grano, simbolo della fecondazione. La Sacerdotessa sparse loro sopra del terriccio, simbolo della fecondità femminile, poi disse:
 «Che i frutti dell’unione del seme e della terra siano il suggello di questo matrimonio, e gli assicurino felicità e molti figli. Che la prole di questa coppia sia forte e grande, e renda onore alla discendenza di Minosse e di Egeo.
Ora prendetevi per mano: con questo laccio io vi lego per sempre e vi ammonisco. Guai allo sposo distratto o alla sposa adultera! La Grande Madre punirà le loro colpe! E il Dio Toro esigerà un tributo di sangue per espiare questi peccati!»
Teseo percepì un brivido ascoltando tale oscura minaccia.
Così si concluse il rito e la musica degli arpisti fu come una liberazione.
I parenti della sposa e gli altri reali e dignitari si avvicinarono per augurare alla coppia una felice vita coniugale.
Indis fu la prima: con un sorriso ipocrita e uno sguardo fisso verso un punto indefinito, si fermò davanti alla sposa e con aria vagamente ironica le augurò con un buffetto sulla guancia:
«Amore e saggezza, piccola mia. Amore e saggezza!»
Poi passò davanti allo sposo fissandolo con disgusto e disprezzo, senza dire una parola e pensando
Sparisci dalla mia vita, barbaro maledetto!
Teseo ricambiò lo sguardo gelido della regina.
Poi fu il turno di Pasifae, che ammonì Arianna a comportarsi da degna regina, e si fece baciare la mano da Teseo, a cui concesse un:
«Auguri, futuro re di Atene! Ricorda a chi devi fedeltà, qui a Cnosso»

Pragmatica e fredda fino all’ultimo  pensò Teseo Però è una donna di rara bellezza ed eleganza. La fama su di lei è ben fondata.
Infine passò il re Catreus, che pronunciò distrattamente per entrambi gli sposi alcune frasi di rito, con una gran fretta di concludere quella sgradita cerimonia .



sabato 9 luglio 2016

Diana Spencer ai funerali di Grace Kelly

September 18, 1982: Princess Diana attends the funeral of Princess Grace on her first official engagement representing Queen Elizabeth.:

Il Trono del Toro. Capitolo 10. Lo scandalo di Arianna e Teseo




All’età di diciassette anni, la principessa Arianna era divenuta bella come sua madre, di cui aveva in parte le fattezze fisiche, e fiera come suo padre nell’atteggiamento, ma non aveva ereditato né l’astuzia di Pasifae, né la saggezza di Minosse.
Univa una completa ingenuità ad una eccessiva autostima e sicurezza di sé, e come tale si prestava benissimo ad essere truffata: per questo Edelmas  e Gabaal avevano scelto lei come obiettivo primario del loro inganno.
Quando Gabaal la incrociò per i corridoi dell’ala del palazzo destinata alle principesse di sangue reale, le porse con la massima discrezione possibile un rotolo di papiro sigillato, sussurrandole: «Vostra Altezza Reale, sono stato incaricato di farvi avere questo messaggio. Spero che avrete la bontà di leggeerlo, quando sarete sola, e poi bruciarl
Arianna, curiosissima, si attenne ai consigli del vecchio schiavo, che le aveva sempre fatto numerosi favori fin da quando era bambina.
Una volta sola nella sua stanza, Arianna staccò il sigillo e lesse:
«Altezza reale, così vi scrive un vostro devoto servitore. Se volete incontrare privatamente il principe Teseo, seguite le istruzioni che seguono. Stanotte, quando tutti si saranno coricati, recatevi con la massima segretezza nel palazzo del Labirinto, là nell’ingresso dove è disegnata la labrys, la grande ascia di guerra di vostro padre. Troverete aperto il portone, e dentro nell’atrio ci sarà Teseo, e quando vi vedrà, sono certo che l’amore che prova per voi lo renderà pieno di gioia. Se vorrete essere liberi di amarvi nella più assoluta segretezza, entrate nei corridoi del Labirinto, e cercate una stanza agibile e protetta, dove potrete finalmente stare insieme senza paura. Che la Dea Madre protegga il vostro amore e che gli Antichi Dei di Creta vi aiutino nel mantenere il segreto dei vostri incontri. Non fate parola a nessuno di tutto questo. Quando finalmente il vostro amore avrà trovato soddisfazione, Teseo capirà di non poter fare più a meno di voi, e chiederà la vostra mano alla regina Pasifae, che sarà ben lieta di stabilire una nuova alleanza con gli Achei. Così vi auguro felicità e salute e mi firmo: un vostro servo umilissimo»
Arianna rilesse più volte il messaggio, poi sorrise e avvicinò il papiro a una candela, che lo incenerì in breve tempo.
La principessa attendeva da anni un’occasione di quel tipo,  ed era pronta a tutto pur di conquistare Teseo.
Venne la notte, Arianna, coperta con un mantello blu indaco, con tanto di cappuccio, scivolò silenziosa verso la porta del labirinto, sotto la grande ascia bipenne dei suoi antenati.
Per un attimo, vedendo la mole del labyris, le venne in mente la maestà di Minosse ed ebbe paura, ma poi scorse sulla porta il bellissimo profilo di Teseo, il suo principe biondo e alto, e tutte le ansie sfumarono nel fuoco della passione.
Corse verso di lui, con entusiasmo.



Teseo inizialmente cercò di rispettare le formalità: «Altezza reale» disse baciandole la mano, con leggero imbarazzo di fronte alla focosità della fanciulla, di cui era nota l’impulsività.
Arianna era euforica:
«Mio principe, da tempo desideravo di poterti incontrare in un luogo riservato»
«Era anche il mio desiderio» rispose lui
I due si abbracciarono timidamente.
«Chiamami Arianna, e seguimi. Non dobbiamo aver timore del Labirinto. Ho escogitato un sistema per non perderci dentro a questo enorme palazzo: guarda» ed estrasse un gomitolo da una tasca «legherò qui questo filo di lana alla maniglia di questa porta e dipanerò il gomitolo man mano che ci addentreremo nel palazzo»
«Un trucco ingegnoso,  Arianna»
I due adolescenti si addentrarono nel buio del palazzo, e nel cuore del Labirinto trovarono una stanza da letto sontuosa.
Non ci fu bisogno di parole.
L’amore, o forse è meglio dire l’attrazione reciproca, parlò per loro. E fu così che segnarono per sempre il loro destino.
Questi incontri clandestini incominciarono a ripetersi con sempre maggiore frequenza, con la complicità delle ancelle di Arianna.





Quando quest’ultima confidò a Teseo che credeva di essere incinta, incominciarono per entrambi le preoccupazioni.
Avevano deciso di interrompere quella gravidanza, ma qualcuno impedì che questo proposito di realizzasse.
Due lettere anonime, con lo stesso contenuto, raggiunsero il re Catreus ed il re Glauco, che rifiutavano di credere a quello che c’era scritto riguardo a Teseo ed Arianna. Ma la regina consorte Indis e la regina madre Pasifae per una volta si trovarono d’accordo nell’organizzare un sopralluogo notturno vicino al portone del Labirinto.

A entrambe faceva comodo smascherare quella relazione: a Indis perché le permetteva di togliere di mezzo Teseo, che era diventato troppo influente nella vita di suo marito; a Pasifae perché ella sperava  in un matrimonio di Arianna con Teseo, che avrebbe rafforzato il suo legame politico con i sovrani degli Achei.

Tutto ciò era stato ampiamente previsto e calcolato dall’astuto eunuco Edelmas, che ancora una volta riuscì ad ottenere quello che voleva.
Arianna e Teseo vennero scoperti “in flagrante” proprio grazie al filo di lana del gomitolo, che Indis e Pasifae avevano seguito, assieme alle loro guardie personali.
Le due regine li trovarono a letto insieme.
Teseo ebbe paura e quasi si nascose sotto le coperte, mentre Arianna, fiera e impavida, disse a sua madre: «Tu sei l’ultima che ha la credibilità morale per criticarmi!»
Indis ridacchiò, ma Pasifae fece finta di niente:
«So che sei incinta, figlia mia. E aspetti un figlio di nobile stirpe achea. Ora dobbiamo pensare ad una sola cosa: il tuo matrimonio con Teseo, principe di Atene, così  valoroso che non ha nemmeno il coraggio di mettere il naso fuori dalle coperte…»
Teseo, che aveva capito di essere stato preso in trappola, riemerse dalle lenzuola, quel tanto che bastava ad accettare la soluzione del matrimonio riparatore.

Il Trono del Toro. Capitolo 9. Teseo, il favorito del Re



Dopo alcune inevitabili difficoltà iniziali, il nuovo assetto di potere a Cnosso incominciò a stabilizzarsi, perché in fondo quell’equilibrio faceva comodo a entrambe le fazioni. quella che faceva capo a re Catreus e a sua moglie Indis e quella guidata da re Glauco e sua madre Pasifae.

La regina madre Pasifae diede alla luce il suo ultimo figlio, Sarpedon, durante il primo anno di reggenza per il figlio maggiore, Glauco. La sua unione con Taron era ormai di dominio pubblico e il potere della loro fazione cresceva. Ella sedeva nella panca di pietra a fianco del Trono del Toro, spesso vuoto perché Glauco considerava noiose le udienze, e così parlava continuamente a nome del figlio
La regina consorte Indis riusciva a tenerle testa, riuscendo, insieme al Primo Consigliere Horemab, a manovrare il volubile marito Catreus, l’altro re, che preferiva occuparsi con sempre maggiore interesse della Scuola dei novizi.
Dopo circa due anni dalla morte di Minosse, la vita a Cnosso aveva ripreso i suoi ritmi e le sue abitudini.
Teseo era stato promosso al ruolo di segretario particolare di Catreus, il che equivaleva all’essere il suo favorito a corte, il suo amante e il prossimo candidato a partecipare al Consiglio Superiore degli Scribi.




Il capoclasse Maeris era stato venduto agli acrobati dell’arena, dove però, per la sua abilità nella danza sul toro, era diventato un eroe popolare.
L’altro capoclasse,Thyles, serviva Teseo come aiutante.

E passò molto tempo.

Amasis arrivò all’ultimo anno degli studi, nei quali si distinto per gli ottimi risultati conseguiti in tutte le materie. Inoltre la sua bellezza adolescenziale, a sedici anni, era al culmine.



Gli eunuchi lo curavano come se fosse una ragazza da marito. Gli lavavano regolarmente i lunghi capelli neri ondulati e folti, si preoccupavano di rifornirlo costantemente di vestiti di lusso e di profumi.

Edelmas sperava in lui per riuscire a far cadere in disgrazia Teseo presso il re Catreus.

La Scuola dei novizi infatti si reggeva sulla breve durata dei favoriti di Catreus, che così aveva costantemente bisogno di creare nuovi favoriti, e ciò permetteva alla Scuola di sopravvivere.

«Bisognerebbe trovare un modo per far compiere a Teseo un passo falso, e se i miei occhi non mi ingannano, io ho già una mezza idea su come fare» confidò una sera Edelmas ad Amasis.

«E sarebbe?» chiese quest’ultimo con quell’aria vagamente annoiata che assumono i ragazzi viziati.
«Avrai certamente notato l’attrazione reciproca tra Teseo e la principessa Arianna. 
E’ possibile che tra quei due nasca una relazione e noi faremo in modo di accelerare il loro avvicinamento e di facilitare la consumazione del loro amore. E allora Teseo dovrà subire la rabbia sia di Catreus, tradito, che di Pasifae, madre di Arianna»

«Uhm… un piano ambizioso. E come intendi procedere
La voce di Amasis ora aveva una sfumatura di ironia e scetticismo.

Edelmas sorrise beatamente, emanando profumo di violette:
 «Come ben saprai nel Palazzo di Cnosso esiste un enorme edificio destinato agli ospiti, tanto grande che dentro ci si può perdere. Il suo ingresso è decorato con la doppia ascia di guerra dei soldati di Minosse, il labyris. Per questo è chiamato Labirinto. 
Per costruirlo, dopo il terremoto che seguì l’esplosione del vulcano di Thera, l’allora Minosse VIII, detto il Crudele, chiamò architetti da tutte le parti del mondo, e poi, quando la costruzione fu terminata, uccise tutti coloro che avevano contribuito a costruirla, compresi gli architetti Apelle e Icaro, perché voleva mantenere segreta la mappa del Labirinto ed i suoi passaggi segreti.



Si dice che Minosse VIII ospitasse nel Labirinto i personaggi a lui più invisi, e che spesso facesse  in modo di farli perdere lì dentro, o cadere in dei passaggi segreti senza ritorno. 
Da allora si creò una fama sinistra, e rimase per lo più disabitato»

«Tutto ciò è molto interessante» disse Amasis pensando l’esatto contrario «ma non vedo cosa c’entri con piano per far cadere in disgrazia Teseo»

Edelmas, indispettito, rispose seccamente:
«Io intendo far incontrare Teseo e Arianna nel Labirinto»

«A che scopo?»

«Prenderli in trappola, e rendere così universalmente nota la loro relazione»

Amasis corrugò la fronte:
«Tu credi che Teseo sia così ingenuo da cadere in un tranello così banale?»

«Banale? Ehi, ragazzo! Bada a come parli, perché tu ancora non sei niente, qui, e se non ci fossi io, tu saresti a zappare la terra!»

«Ti chiedo scusa, nobile Edelmas. Ma vorrei comunque sapere la tua risposta»

L’eunuco, ancora offeso, parlò con tono serio, facendo squittire la sua vocetta:
«Agirò su Arianna, è lei la più ingenua. Farò in modo che risulti che l’idea di incontrarsi al Labirinto sia della principessa. Lascia fare a me!»

Edelmas aveva deciso di avvalersi, nell'attuazione del piano per la caduta di Teseo, della collaborazione con il capo degli schiavi, il fenicio Gabaal, suo alleato e nemico giurato degli Achei.
Più volte i due avevano collaborato e tramato per far cadere in disgrazia i favoriti di turno di Catreus e di sostituirli con dei nuovi.
L’eunuco spiegò la situazione al capo degli schiavi, e gli consegnò un biglietto sigillato da consegnare alla principessa Arianna , spiegandogli quello che avrebbe dovuto fare in seguito.
Gabaal annuì:
«Io lo faccio per Amasis, che mi è caro come un figlio. E’ un ragazzo che ha sofferto molto, e merita di essere risarcito dalla sorte. Però non chiedermi, un domani, di farlo cadere per far posto ad un altro. Ad Amasis non farei del male neanche col pensiero. Ricordatelo, Edelmas»
«Sì, sì… lo so che anche tu stravedi per quel ragazzo. Me lo hai portato che era quasi un animale selvatico, ed io ne ho fatto un principe. Conviene anche a me avere un alleato come lui negli alti ranghi dell’amministrazione »
«Bene, allora farò quello che mi hai chiesto»



venerdì 8 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 8. La successione al Trono







Finalmente arrivò il giorno della lettura del testamento di Minosse.
Tutti i grandi del regno chiesero di poter assistere, e l’assembramento alle porte di Cnosso era tale che il Primo Consigliere Horemab decise che l’apertura sarebbe avvenuta pubblicamente nel grande salone delle adunanze, perché la sala del trono era troppo piccola, per misure precauzionali.
C’erano tutti: gli aristocratici latifondisti, i burocrati del Palazzo, la Corporazione dei Mercanti, i rappresentati dell’esercito, della marina e della guardia reale, oltre, naturalmente, alla Famiglia Reale.



La principessa Indis e la regina vedova Pasifae sedute ai lati opposti di una lunga panca di pietra su cui sedevano i principi del sangue reale, si fissavano con odio reciproco.

Il Primo Consigliere, in piedi su un pulpito davanti ad un tavolo sopraelevato, dichiarò, in apertura, che era in possesso di dati tali da rendere nulla ogni credibilità del documento.

Il Consigliere Taron, in prima fila nel pubblico, rispose che da giorni erano state messe in giro voci calunniose contro di lui e contro la regina, ma che non si sarebbe fatto intimidire.
Suggerì poi la lettura del papiro del testamento da parte del Consiglio degli Scribi per verificarne l’autenticità dopo la lettura.
 Horemab allora srotolò il papiro e lesse:
«Io, Minosse XIV, Re di Creta, Imperatore del Mare e delle Coste, Sovrano delle colonie e delle città sottomesse, nomino quale mio successore, con il titolo di Minosse XV, il principe Glauco, figlio mio e della mia seconda moglie Pasifae. Qualora il principe Glauco non avesse ancora compiuto il sedicesimo anno, la reggenza spetterà alla Regina Pasifae in accordo col Consiglio degli Scribi. Così decido in piena consapevolezza e libertà, nell’anno qarantaduesimo del mio regno e applico il mio sigillo reale»

Nella sala c’era silenzio. Tutti già sapevano tutto. Ora si trattava di vedere come si sarebbe risolta la questione concretamente.
Il Primo Consigliere dichiarò:
 «Per quanto il sigillo sia effettivamente quello del Re, io trovo che la calligrafia sia stata contraffatta. Inoltre sono a conoscenza della relazione adulterina tra il Consigliere Taron e della regina vedova Pasifae, che da lui aspetta un figlio, e ho ragione di sospettare che il re sia stato da costoro avvelenato per evitare la sua punizione»

«Traditore!» urlò il principe Glauco, mentre, accompagnato da buona parte della guardia reale, si alzava diretto verso il Primo Consigliere.
Un’altra parte della guardia, però, si schierò in difesa del Primo Consigliere, che ribatté:
«I traditori sono Taron e Pasifae!»

Una terza parte della guardia si pose tra le due fazioni, prima per evitare una colluttazione, e poi per proporsi come come forza di compromesso.

Il rappresentante di questa “Guardia neutrale”, il Guadiano Radamanthus, che aveva tutta l’aria di chi è in attesa di schierarsi dalla parte del più forte, disse:

«Quando la successione è incerta si devono ascoltare i Grandi del Regno. Perciò io domanderò ai qui presenti rappresentanti delle forze del regno chi per loro è il successore legittimo. Lo chiedo per primo all’ammiraglio della flotta militare»

L’ammiraglio Tyblin, ostile agli Achei, si schierò con Catreus.

«Ammiraglio della flotta civile, con chi ti schieri?» domandò Radamanthus,

L’ammiraglio Vales era favorevole ad un trattato commerciale con gli Achei e quindi rispose: «Io appoggio il principe Glauco».
Radamanthus continuò a chiamare e a sentire le risposte.
«Nobile Daeras, rappresentante dei proprietari terrieri»
«Appoggio il principe Catreus»

«Signore Goreun, presidente della Corporazione dei Mercanti»
«Appoggio il principe Glauco»

«Generale Hatrin, comandante dell’esercito»
Il suo era il voto decisivo.
«Il regno è diviso. Rischiamo la guerra civile e non ce la possiamo permettere. Io per questo opto per una successione congiunta dei due principi»

Ci fu un attimo di silenzio totale, poi un brusio diffuso.
La Guardia Reale incominciò a consultarsi e a mediare. Dopo aver parlato con i rappresentati delle tre fazioni della Guardia, Radhamantus chiese:
«E i principi che ne pensano?»
Catreus, terreo in volto, si consultò con Indis, e poi rispose:
«Accetto, e propongo che tu, Guardiano Radamanthus, per la tua imparzialità e saggezza dimostrata in questo momento, sia promosso al ruolo di nuovo comandante della Guardia reale»
Ci fu un applauso da parte delle guardie
«Chi assumerà il titolo di Minosse?» chiese Glauco, dopo aver parlato con Pasifae.

Il Primo Consigliere Horemab rispose:
«C’è stato un precedente di regno congiunto di due fratelli, e la numerazione dei Minosse seguì l’anzianità. Pertanto Catreus sarà il Minosse XV e tu, nobile Glauco, il Minosse XVI»

Pasifae intervenne:
«Chi siederà sul Trono del Toro?»
Quella era la domanda fondamentale.



Horemab trovò subito una risposta di compromesso:
«I due sovrano siederanno sul Trono del Toro a giorni alterni. Il Minosse che siede sul trono sarà chiamato il Minotauro, e rappresenterà, nel suo giorno, l’unità della dinastia e del regno»

«E quanto ai miei diritti di Reggente? »

Horemab la fissò severamente:
«Potrai sedere nella panca a fianco del Trono, ma mai sul Trono! E sarai reggente solo per due anni, fino a quando Glauco ne avrà sedici, e comunque il tuo potere sarà limitato ai giorni di sovranità di tuo figlio, ed ogni decisione importante dovrà essere condivisa con il re Catreus»

«E le accuse di regicidio?» chiese Indis stizzita.

Il Primo Consigliere scosse il capo. Non c’era bisogno di parole: quello che era avvenuto era a tutti gli effetti un colpo di stato, e come tale implicava l’amnistia generale per i regicidi.

La regina reggente Pasifae sorrise, fissando Indis con occhi di ghiaccio.
 Quello era stato solo il primo passo per la conquista del potere assoluto.

Il Trono del Toro. Capitolo 7. La morte del re Minosse



La vita alla scuola dei novizi non era facile per Amasis: c’erano lezioni dalla mattina alla sera (calligrafia, ortografia, grammatica, aritmetica, geometria, a cui se ne sarebbero aggiunte altre in seguito) , i docenti erano severissimi e i compagni poco simpatici. Non era facile fare amicizia, perché gli altri erano tutti più grandi di lui, più avanti negli studi, e avevano già formato dei gruppetti e delle alleanze ben precise, in cui era difficile inserirsi.

Un gruppetto molto esclusivo era quello dei novizi di stirpe achea, quasi tutti biondi, che ruotava intorno al quindicenne Teseo, figlio del re di Atene.

Teseo era bellissimo, alto, slanciato, dai lineamenti raffinati. Era sicuro di sé, abile in tutto, ammirato da tutti, persino dai due capoclasse Maeris e Thyles.
Thyles aveva raccontato ad Amasis che Teseo era stato preso in ostaggio come punizione per la morte del primogenito del re Minosse, il principe Adregin, ucciso da un soldato del re Egeo durante un tentativo degli ateniesi di conquistare alcune isole controllate da Creta.

Maeris aggiunse che Teseo era il novizio su cui erano puntate tutte le attenzioni del principe Catreus, e non solo di costui, ma anche delle due giovanissime principesse reali, Arianna e Fedra, che lo avevano visto mentre faceva ginnastica nel parco e se ne erano invaghite.
«Dagli tempo, a Teseo, e diventerà molto potente qui a Creta» disse Maeris con una punta di invidia.
«Minosse però non lo sopporta, e nemmeno Indis. A Pasifae, poi, piacciono solo i mori…» ridacchiò Thyles.

Amasis ascoltava e osservava in silenzio. La sua precedente vita da schiavo gli aveva insegnato le tre virtù fondamentali del vivere sociale: la pazienza, la prudenza e l’umiltà. In verità egli sapeva che prima o poi sarebbe arrivato anche il suo momento di gloria, ma non bisognava forzare i tempi. Prima bisognava capire bene le dinamiche dei gruppi, e nel frattempo imparare a scrivere e a far di conto.
Col passare dei giorni, Amasis incominciò a farsi qualche amico, tra i novizi più giovani e timidi, e quella compagnia gli bastava per non sentirsi solo.

Un giorno il direttore della scuola, l’eunuco Edelmas, piombò in classe durante la lezione di calligrafia, violaceo in faccia, con aria sconvolta e  la parrucca tutta arruffata, e ordinò all’insegnante di uscire subito perché era successa una disgrazia.
Tutti i novizi si assieparono vicino alla porta del corridoio, per cercare di captare qualche informazione dal crocchio di eunuchi strillanti che attorniavano Edelmas.
«Il Re! »urlavano.  «Che gli Dei ci proteggano!» , «Oh, Grande Madre, il Re!» , «Ma non è possibile!» , «Com’è potuto succedere! Era ancora in salute!»

Non ci volle molto ai novizi per capire che il re Minosse XIV era morto.
Edelmas , vedendo la curiosità dei novizi, annunciò con voce fin troppo dolente:
«Cari fanciulli, il nostro grande Re ci ha lasciati. Il suo nobile cuore ha cessato di battere questa notte, e ci ha lasciati orfani di un padre…» a questo punto la commozione gli impedì di andare avanti.

Gli eunuchi, dopo lo sconcerto iniziale, erano già passati al vero argomento importante. «E il testamento? », «Girano strane voci» , «Mi rifiuto di crederlo!», «Ma no, è assurdo! » , «E’ inaudito! », «Ci sarà una rivolta!».

Ai novizi venne detto solo che il regno era in lutto e tutte le attività didattiche erano sospese in attesa della successione al trono.

Subito si sparse la voce che alcuni consiglieri erano in possesso di un testamento segreto in cui il re nominava come suo erede universale e unico successore Glauco, il figlio maschio avuto da Pasifae.



Glauco era un ragazzo di soli quattordici anni, e il testamento diceva chiaramente che, in caso di minore età del nuovo sovrano, la reggenza sarebbe stata esercitata dalla regina vedova Pasifae.
Le notizie giungevano alla Scuola dei novizi con qualche giorno di ritardo, e spesso deformate e ingigantite.
Amasis aveva sentito dire che il Primo Consigliere Harameb si era subito opposto a tale testamento e aveva annunciato che in sede di lettura del documento avrebbe fatto delle rivelazioni sconvolgenti.

Le fazioni di palazzo stavano già prendendo posizione: dalla parte del principe Catreus e del Primo Consigliere c’erano l’aristocrazia terriera cretese e i componenti egiziani e fenici della burocrazia di palazzo, dalla parte di Pasifae c’erano il partito filo-Acheo del Consiglio e la potentissima Corporazione dei Mercanti, che vedeva nella regina una garante dei buoni rapporti con i popoli dell’Europa, con cui si sarebbero potuti stipulare trattati commerciali più favorevoli.

Tutto dipendeva ora dall’esercito, dalla flotta militare, da quella mercantile e dalla guardia reale, che per il momento attendeva la lettura del presunto testamento.

Nella Scuola dei novizi si respirava un’aria di grande preoccupazione, e il motivo era evidente: se il principe Catreus fosse caduto in disgrazia, la Scuola stessa sarebbe stata chiusa e tutti i componenti, eunuchi compresi, sarebbero stati venduti come schiavi.

Ogni discorso sulla successione venne rimandato, per rispetto, ma anche per dare tempo alle fazioni di affilare le lame, a dopo i funerali del re Minosse.

Si raccontava che il giorno stesso della cerimonia funebre del re, la principessa Indis avesse sparso la voce che la regina vedova Pasifae fosse in attesa di un figlio concepito con il Consigliere Taron, il burocrate a capo della fazione filo-Achea.

Nelle ore immediatamente successive alla cerimonia, dilagarono voci incontrollate sul sospetto che Pasifae avesse avvelenato il re.
I medici avevano però escluso l’ipotesi dell’avvelenamento: non c’era alcuna traccia sul corpo che indicasse tale eventualità.
Ma c’era già chi obiettava che Circe, la sorella della regina vedova, era esperta in veleni, e poteva aver usato una pozione sconosciuta per fermare il cuore del Re.

Pasifae ostentava indifferenza verso quelle voci, mentre Indis appariva preoccupata. Era evidente che i rapporti di forze tra i due partiti erano incerti, e che, più del testamento, sarebbe contata l’opinione della Guardia Reale.

C’era una grande attesa nell’aria, e tutta Cnosso era come immobilizzata, incapace di concentrarsi su qualcosa che non fosse la successione al Trono del Toro.

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