Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 11 luglio 2016
domenica 10 luglio 2016
Il Trono del Toro. Capitolo 12. Amasis diventa il nuovo favorito del Re
Quando furono nei loro
appartamenti, Catreus e Indis si affrontarono in una delle loro furiose liti.
Fu lei, come sempre, a
incominciare:
«Spero che questa ennesima delusione da parte dei tuoi favoriti ti abbia aperto gli occhi. Stamattina eri patetico, con la tua voce tremante e le tue lacrime a stento trattenute. Tuo padre si sarà rivoltato nella tomba a vedere in che molli mani ha lasciato il Trono del Toro»
«Spero che questa ennesima delusione da parte dei tuoi favoriti ti abbia aperto gli occhi. Stamattina eri patetico, con la tua voce tremante e le tue lacrime a stento trattenute. Tuo padre si sarà rivoltato nella tomba a vedere in che molli mani ha lasciato il Trono del Toro»
Catreus, già mezzo ubriaco, le
scagliò addosso tutti gli oggetti che trovò a portata di mano e che lei riuscì
a scansare con agilità.
«Maledetta arpia, strozzati col
tuo stesso veleno!»
Indis si mise a ridere:
«Tu sbagli bersaglio… dovresti prendertela con il tuo fido Edelmas l'Eunuco e quella sua insulsa scuola di… come li chiami tu… novizi…» e rise ancora.
«Tu sbagli bersaglio… dovresti prendertela con il tuo fido Edelmas l'Eunuco e quella sua insulsa scuola di… come li chiami tu… novizi…» e rise ancora.
Catreus però non rideva:
«Tu credi di aver vinto, ma ti sbagli. Per prima cosa ho preso una decisione che ha il principale obiettivo di farti un dispetto: manderò via da Cnosso nostro figlio Althamenes. L’indovino ha nuovamente preso gli auspici, ed ancora una volta ha predetto che mio figlio un giorno mi ucciderà. Lo spedirò a Rodi, ufficialmente come governatore dell’isola, ma in realtà sarà prigioniero. Così tu perderai il tuo pupillo»
Indis resse bene il colpo:
«Lo perderò solo temporaneamente, fintanto che il vino e i vizi non ti avranno spedito nel grembo della Dea Madre, a far compagnia ai tuoi nobili antenati»
«Lo perderò solo temporaneamente, fintanto che il vino e i vizi non ti avranno spedito nel grembo della Dea Madre, a far compagnia ai tuoi nobili antenati»
«Attenta! Ti piace abbaiare, ma
sei un cane da guardia che sta abbaiando troppo per i miei gusti. Potrei anche
farti abbattere…»
«Che sciocchezza! Tu sai che le
guardie sono dalla mia parte. Se mi succedesse qualcosa, tu saresti finito.
Faresti soltanto un ennesimo regalo a Pasifae. Hai visto come le brillavano gli
occhi stamattina ? E’ lei il nemico! E’ lei che dobbiamo abbattere»
Catreus rimase in silenzio per un po’.
«Beh, mia regina, lascio a te i
divertimenti e le gioie della politica. Io adesso vado dal mio amico Edelmas a
farmi presentare qualcuno che saprà consolarmi dalle mie sofferenze»
Indis gli si parò dinnanzi:
«Non farlo! Non perseverare nel tuo errore… Non capisci che questi eunuchi vogliono solo manovrarti, e che i loro novizi sono lo strumento con cui ti rendono politicamente ricattabile?»
«Non farlo! Non perseverare nel tuo errore… Non capisci che questi eunuchi vogliono solo manovrarti, e che i loro novizi sono lo strumento con cui ti rendono politicamente ricattabile?»
«Al diavolo la politica!»
Indis allora tentò un altro
approccio:
«Senti Catreus, c’è stato un tempo, quando ci siamo sposati, vent’anni fa, in cui ci amavamo sul serio… e tu non ci crederai, ma io ti amo ancora, nonostante tutto… io posso dimenticare il passato, posso aiutarti a tornare ad essere un vero uomo» tentò di abbracciarlo, ma questa volta lui la spinse lontano e le disse:
«Se anche volessi una donna, non sceglierei certo te. Tu mi disprezzi, lo so, e mi vuoi usare, esattamente come gli eunuchi. E allora sai costa ti dico, Indis? Io preferisco essere usato dagli eunuchi, piuttosto che da te. Non ti voglio più nelle mie stanze! Vattene! Trovati un’ala del Palazzo tutta per te, e consolati con i tuoi giochi di potere! Almeno Pasifae si diverte con il suo amante. Tu invece sei solo un pezzo di ghiaccio!»
«Senti Catreus, c’è stato un tempo, quando ci siamo sposati, vent’anni fa, in cui ci amavamo sul serio… e tu non ci crederai, ma io ti amo ancora, nonostante tutto… io posso dimenticare il passato, posso aiutarti a tornare ad essere un vero uomo» tentò di abbracciarlo, ma questa volta lui la spinse lontano e le disse:
«Se anche volessi una donna, non sceglierei certo te. Tu mi disprezzi, lo so, e mi vuoi usare, esattamente come gli eunuchi. E allora sai costa ti dico, Indis? Io preferisco essere usato dagli eunuchi, piuttosto che da te. Non ti voglio più nelle mie stanze! Vattene! Trovati un’ala del Palazzo tutta per te, e consolati con i tuoi giochi di potere! Almeno Pasifae si diverte con il suo amante. Tu invece sei solo un pezzo di ghiaccio!»
E con questo se ne andò sbattendo
la porta.
Lo videro arrivare alla Scuola dei
Novizi in piena notte, sconvolto e ubriaco.
Edemlas lo stava aspettando:
«Mio sire. Lascia che i miei servi ti preparino un bagno caldo e ti rendando, come dire, più…ehm… presentabile al tuo nuovo favorito»
«Mio sire. Lascia che i miei servi ti preparino un bagno caldo e ti rendando, come dire, più…ehm… presentabile al tuo nuovo favorito»
Catreus annuì e si lasciò lavare,
asciugare, profumare e vestire con abiti di seta finissima.
Amasis lo vide arrivare, e gli
parve regale e maestoso come quel giorno di cinque anni prima, quando lo aveva
prelevato dalla tenuta del mercante Fargas.
Catreus si fermò ad ammirare Amasis, che quella notte era stato agghindato come un principe.
Catreus si fermò ad ammirare Amasis, che quella notte era stato agghindato come un principe.
«Che bellezza diversa da quella
del biondo Teseo!» disse «Diversa, ma non inferiore! Anzi! Il tuo sapore
orientale mi inebria, signore della notte, con i tuoi occhi neri e questi
capelli corvini lunghi e lisci come seta, e i lineamenti di un Faraone.
C’è un fascino speciale nel tuo
sguardo, una magia che mi incanta… tu sei un dono degli Antichi Dei!»
Amasis si sedette nel letto, pieno
di paura e di ansia, e rimase muto a fissare con i suoi occhi leggermente a
mandorla il re che lo osservava ammaliato.
Nonostante recitasse bene la sua
parte, Amasis provava vergogna per ciò che lo costringevano a diventare.
Ma Edelmas aveva tentato di
indorare la pillola: «Tu non sei come gli altri, Amasis. Tu hai l’intelligenza
e la sensibilità per saperti destreggiare a palazzo. Io sento che sei destinato
a grandi cose. Tu riuscirai a non cadere in disgrazia, e un giorno il tuo
potere sarà pari a quello dei re e delle regine, e tu potrai avere moglie e
figli. Ma ora devi sottometterti al volere del tuo sovrano. E devi fare in modo
che lui non possa più fare a meno di te. Un giorno l’Impero di Creta potrebbe
esserti molto grato del tuo sacrificio»
Non aveva scelta. Non c’era mai
stata una possibilità di scelta.
Quella notte il destino di Amasis
si compì, e con esso il destino della dinastia reale, e di tutto il regno.
Cast
Ezra Miller - Amasis
Varys - Edelmas l'Eunuco
Cast
Ezra Miller - Amasis
Varys - Edelmas l'Eunuco
Il Trono del Toro. Capitolo 11. L'umiliazione di re Catreus e il matrimonio di Arianna
«Tutto procede come avevo
previsto» disse sogghignando l’eunuco
Edelmas rivolto ad Amasis, che ebbe quasi paura dell’astuzia di quell’ometto
impomatato e olezzante di profumo di fiori «Ora passeremo alla seconda fase
del nostro piano»
«Del tuo piano» fece notare
Amasis
«Oh! Dettagli! Tu sei compromesso
quanto me! E poi non dimenticare che noi ci siamo solo difesi dalla presenza di
Teseo e degli Achei a Palazzo, e dalla nefasta influenza che essi avevano su
Catreus. Quando tu diventerai il suo favorito, le cose torneranno a funzionare secondo
la tradizione»
Amasis fece un inchino in segno di
sottomissione. Non poteva evitare l’inevitabile, ma ora che il suo momento si
avvicinava, aveva paura.
«Bene! Ti dicevo, caro Amasis, che
ora si passa alla seconda fase del nostro piano. Oggi Teseo ed Arianna si
sposeranno, e Catreus dovrà assistere alla cerimonia, e tu sai come balbetta
quando deve affrontare situazioni spiacevoli. Vedersi portare via il favorito
da sua sorella non sarà piacevole. Avrà bisogno di essere consolato, e allora
verrà da noi, alla Scuola degli scribi, come ha sempre fatto ogni volta che un
suo favorito gli veniva a noia, o cadeva in disgrazia»
A quelle parole, Amasis sentì come
un sasso nello stomaco, e la sua paura, mista a ribrezzo, lo rese ansioso e
preoccupato.
Edelmas scrollò le spalle,
pensando che all’inizio facevano tutti così…
Il giorno dopo, tutto il personale
di palazzo venne convocato per un pubblico processo.
Era la messinscena preparatoria al
matrimonio di Teseo e Arianna.
Il re Catreus sedeva sul Trono del Toro, scuro in volto come non si era mai visto.
Il re Catreus sedeva sul Trono del Toro, scuro in volto come non si era mai visto.
Sulla panca sua destra sedeva la
regina consorte Indis, raggiante in volto. Alla sua sinistra sedevano il re
Glauco, leggermente infastidito, e la regina madre Pasifae, impassibile come
una statua nella sua glaciale bellezza.
Alcuni gradini sotto al trono,
sedevano i principi reali e gli alti dignitari del regno.
Davanti a loro, in ginocchio,
Teseo ed Arianna attendevano la sentenza che già era stata ampiamente
concordata.
Il re Catreus si alzò e con voce
bassa e tremante incominciò a leggere un discorso scrittogli a quattro mani da
Indis e Pasifae.
«Ehm…noi, Minosse XV…uhm… con la
benedizione della Grande Madre Terra… ehm… e degli Dei del Mare…» e qui si
fermò, ma la moglie Indis gli fece vigorosamente cenno di proseguire «uhm…
accogliamo la supplica di questi due peccatori…» qui dovette asciugarsi una
lacrima «…sì…di questi due peccatori…uhm… e li graziamo dalla pena per il reato
di fornicazione al di fuori del matrimonio» si fermò di nuovo, consapevole che
quel reato egli lo compiva da una vita, e questa volta Indis dovette addirittura
schioccare le dita per risvegliare la sua attenzione e farlo riprendere «… e da questo momento essi sono banditi…ehm…ed
esiliati a vita dall’isola di Creta e da tutto il nostro Impero… così abbiamo
deciso in accordo con nostro fratello» e guardò il re Glauco, che a sua volta
fissava Teseo con odio «…nell’anno quinto del regno congiunto delle nostre
maestà…» e qui tacque definitivamente, lasciandosi cadere sfinito sul Trono del
Toro.
Ora era il turno del re Glauco, che con voce fermissima e severa, lesse un discorso scrittogli ed impostogli da Pasifae:
«Noi Minosse XVI, con la
benedizione della Grande Madre Terra e degli Dei del Mare, accogliamo la richiesta
di matrimonio che questo principe Acheo ha espresso nei confronti di nostra
sorella la principessa reale Arianna, a riparazione dell’indegno comportamento
tenuto da entrambi, che ha disonorato la nostra casa e la nostra dinastia.
Auspichiamo vivamente che nostra sorella Arianna sia incoronata al più presto Regina
di Atene e che l’intera città presti giuramento eterno di fedeltà all’Impero di
Creta.
Così abbiamo deciso in accordo con
il Re nostro fratello, nell’anno quinto di regno delle nostre maestà»
Si mise poi il papiro in tasca, e
si risedette ostentando da quel momento una plateale indifferenza.
La regina Pasifae si alzò e prese la
parola:
«Figli miei, con la clemenza propria di una madre, vi accolgo a braccia aperte nella nostra famiglia e confido che l’alleanza tra Creta e Atene possa segnare l’inizio di un più proficuo rapporto di collaborazione tra il nostro popolo e quello degli Achei»
«Figli miei, con la clemenza propria di una madre, vi accolgo a braccia aperte nella nostra famiglia e confido che l’alleanza tra Creta e Atene possa segnare l’inizio di un più proficuo rapporto di collaborazione tra il nostro popolo e quello degli Achei»
Fece segno ai due adolescenti di
alzarsi e avvicinarsi a lei, e li abbracciò con
studiata gentilezza.
I suoi occhi celesti esprimevano
un senso di trionfo.
Anche questa volta era riuscita a
trasformare uno scandalo di famiglia in una sua personale vittoria politica.
La cerimonia nuziale ebbe inizio.
Il Sommo Sacerdote del Dio Toro,
un uomo straordinariamente grasso e basso, avanzò, affiancato dalla Somma
Sacerdotessa della Dea Madre Terra, una donna alta e secca, che per motivi
religiosi, le Sacre Nozze di Fertilità, era anche sua moglie.
Il Sacerdote allora si affiancò
allo sposo e iniziò a cantare una litania di cui Teseo non capì assolutamente
nulla, anche perché conosceva poco il cretese antico.
«…e invochiamo la tua benevolenza,
o sacro sposo di Europa, Minosse I, Grande Toro che rese il grembo della Terra
Madre fecondo e prospero, e la Sacra Dinastia dei Re fu fondata nei primordi…»
continuava a cantilenare il Sommo Sacerdote.
Pasifae moriva di noia.
Questi sacerdoti si prendono maledettamente sul serio. Ah, molto meglio le stregonerie della Còlchide: sintetiche ed efficaci! Quanto avrebbe voluto avere ancora Circe al suo fianco, ma la sua sorella fattucchiera aveva preferito crearsi un proprio regno nella barbarica Italia. Pasifae disapprovava quella scelta: Non capisco cosa ci trovi in quella terra di pecorai! Eppure prevede per quelle genti grandi destini!
Questi sacerdoti si prendono maledettamente sul serio. Ah, molto meglio le stregonerie della Còlchide: sintetiche ed efficaci! Quanto avrebbe voluto avere ancora Circe al suo fianco, ma la sua sorella fattucchiera aveva preferito crearsi un proprio regno nella barbarica Italia. Pasifae disapprovava quella scelta: Non capisco cosa ci trovi in quella terra di pecorai! Eppure prevede per quelle genti grandi destini!
«…e che la sacra forza del grande
Toro scenda su di te e
renda fertile questa unione, in accordo con la Grande Madre
Terra e con tutti gli Dei del Mare. Vogliano gli Dei tutti che la nostra
preghiera sia ascoltata!»
Finalmente il Sommo Sacerdote aveva
concluso. Ora toccava alla Somma Sacerdotessa sua moglie, che gli si avvicino,
tanto alta quanto lui era basso, e tanto magra quanto lui era grasso.
Pasifae si concesse un sorriso.
Il ridicolo è il primo nemico della sacralità. Ed anche della regalità: quell’idiota di Catreus farebbe meglio a ricordarselo. Oh, tanto peggio per lui… si sta scavando la fossa da solo con le sue stravaganze. Ma non deve cadere troppo presto… ancora i tempi non sono maturi per quello che ho in mente.
Il ridicolo è il primo nemico della sacralità. Ed anche della regalità: quell’idiota di Catreus farebbe meglio a ricordarselo. Oh, tanto peggio per lui… si sta scavando la fossa da solo con le sue stravaganze. Ma non deve cadere troppo presto… ancora i tempi non sono maturi per quello che ho in mente.
La Sacerdotessa incominciò una
litania altrettanto noiosa rivolta alla principessa: «O giovane sposa, che ti
avvicini alle Nozze Sacre rinnovando l’eterno rito della fertilità che è il
dono più grande della nostra Grande Madre Terra: ascolta le mie parole, che
sono le parole della Dea, che pronunciò alla tua progenitrice Europa, prima
regina di Creta, nelle arcaiche Nozze Ancestrali…»
Indis sbuffò.
Povera regina Europa, si rivolterà nella sua sacra tomba sul monte Ida vedendo come le Sacre Nozze siano celebrate con stranieri e barbari!
Povera regina Europa, si rivolterà nella sua sacra tomba sul monte Ida vedendo come le Sacre Nozze siano celebrate con stranieri e barbari!
Il Sommo Sacerdote sparse sul capo
degli sposi dei semi di grano, simbolo della fecondazione. La Sacerdotessa
sparse loro sopra del terriccio, simbolo della fecondità femminile, poi disse:
«Che i frutti dell’unione del seme e della terra siano il suggello di questo matrimonio, e gli assicurino felicità e molti figli. Che la prole di questa coppia sia forte e grande, e renda onore alla discendenza di Minosse e di Egeo.
«Che i frutti dell’unione del seme e della terra siano il suggello di questo matrimonio, e gli assicurino felicità e molti figli. Che la prole di questa coppia sia forte e grande, e renda onore alla discendenza di Minosse e di Egeo.
Ora prendetevi per mano: con
questo laccio io vi lego per sempre e vi ammonisco. Guai allo sposo distratto o
alla sposa adultera! La Grande Madre punirà le loro colpe! E il Dio Toro
esigerà un tributo di sangue per espiare questi peccati!»
Teseo percepì un brivido
ascoltando tale oscura minaccia.
Così si concluse il rito e la
musica degli arpisti fu come una liberazione.
I parenti della sposa e gli altri
reali e dignitari si avvicinarono per augurare alla coppia una felice vita
coniugale.
Indis fu la prima: con un sorriso
ipocrita e uno sguardo fisso verso un punto indefinito, si fermò davanti alla
sposa e con aria vagamente ironica le augurò con un buffetto sulla guancia:
«Amore e saggezza, piccola mia. Amore e saggezza!»
«Amore e saggezza, piccola mia. Amore e saggezza!»
Poi passò davanti allo sposo
fissandolo con disgusto e disprezzo, senza dire una parola e pensando
Sparisci dalla mia vita, barbaro maledetto!
Sparisci dalla mia vita, barbaro maledetto!
Teseo ricambiò lo sguardo gelido
della regina.
Poi fu il turno di Pasifae, che
ammonì Arianna a comportarsi da degna regina, e si fece baciare la mano da
Teseo, a cui concesse un:
«Auguri, futuro re di Atene! Ricorda a chi devi fedeltà, qui a Cnosso»
«Auguri, futuro re di Atene! Ricorda a chi devi fedeltà, qui a Cnosso»
Pragmatica e fredda fino all’ultimo pensò Teseo Però è una donna di rara bellezza ed
eleganza. La fama su di lei è ben fondata.
Infine passò il re Catreus, che
pronunciò distrattamente per entrambi gli sposi alcune frasi di rito, con una
gran fretta di concludere quella sgradita cerimonia .
sabato 9 luglio 2016
Il Trono del Toro. Capitolo 10. Lo scandalo di Arianna e Teseo
All’età di diciassette anni, la
principessa Arianna era divenuta bella come sua madre, di cui aveva in parte le fattezze
fisiche, e fiera come suo padre nell’atteggiamento, ma non aveva ereditato né
l’astuzia di Pasifae, né la saggezza di Minosse.
Univa una completa ingenuità ad
una eccessiva autostima e sicurezza di sé, e come tale si prestava benissimo ad
essere truffata: per questo Edelmas e
Gabaal avevano scelto lei come obiettivo primario del loro inganno.
Quando Gabaal la incrociò per i
corridoi dell’ala del palazzo destinata alle principesse di sangue reale, le
porse con la massima discrezione possibile un rotolo di papiro sigillato,
sussurrandole: «Vostra Altezza Reale, sono stato incaricato di farvi avere
questo messaggio. Spero che avrete la bontà di leggeerlo, quando sarete sola, e
poi bruciarlo»
Arianna, curiosissima, si attenne
ai consigli del vecchio schiavo, che le aveva sempre fatto numerosi favori fin
da quando era bambina.
Una volta sola nella sua stanza,
Arianna staccò il sigillo e lesse:
«Altezza reale, così vi scrive un vostro devoto servitore. Se volete incontrare privatamente il principe Teseo, seguite le istruzioni che seguono. Stanotte, quando tutti si saranno coricati, recatevi con la massima segretezza nel palazzo del Labirinto, là nell’ingresso dove è disegnata la labrys, la grande ascia di guerra di vostro padre. Troverete aperto il portone, e dentro nell’atrio ci sarà Teseo, e quando vi vedrà, sono certo che l’amore che prova per voi lo renderà pieno di gioia. Se vorrete essere liberi di amarvi nella più assoluta segretezza, entrate nei corridoi del Labirinto, e cercate una stanza agibile e protetta, dove potrete finalmente stare insieme senza paura. Che la Dea Madre protegga il vostro amore e che gli Antichi Dei di Creta vi aiutino nel mantenere il segreto dei vostri incontri. Non fate parola a nessuno di tutto questo. Quando finalmente il vostro amore avrà trovato soddisfazione, Teseo capirà di non poter fare più a meno di voi, e chiederà la vostra mano alla regina Pasifae, che sarà ben lieta di stabilire una nuova alleanza con gli Achei. Così vi auguro felicità e salute e mi firmo: un vostro servo umilissimo»
«Altezza reale, così vi scrive un vostro devoto servitore. Se volete incontrare privatamente il principe Teseo, seguite le istruzioni che seguono. Stanotte, quando tutti si saranno coricati, recatevi con la massima segretezza nel palazzo del Labirinto, là nell’ingresso dove è disegnata la labrys, la grande ascia di guerra di vostro padre. Troverete aperto il portone, e dentro nell’atrio ci sarà Teseo, e quando vi vedrà, sono certo che l’amore che prova per voi lo renderà pieno di gioia. Se vorrete essere liberi di amarvi nella più assoluta segretezza, entrate nei corridoi del Labirinto, e cercate una stanza agibile e protetta, dove potrete finalmente stare insieme senza paura. Che la Dea Madre protegga il vostro amore e che gli Antichi Dei di Creta vi aiutino nel mantenere il segreto dei vostri incontri. Non fate parola a nessuno di tutto questo. Quando finalmente il vostro amore avrà trovato soddisfazione, Teseo capirà di non poter fare più a meno di voi, e chiederà la vostra mano alla regina Pasifae, che sarà ben lieta di stabilire una nuova alleanza con gli Achei. Così vi auguro felicità e salute e mi firmo: un vostro servo umilissimo»
Arianna rilesse più volte il
messaggio, poi sorrise e avvicinò il papiro a una candela, che lo incenerì in
breve tempo.
La principessa attendeva da anni
un’occasione di quel tipo, ed era pronta
a tutto pur di conquistare Teseo.
Venne la notte, Arianna, coperta
con un mantello blu indaco, con tanto di cappuccio, scivolò silenziosa verso la
porta del labirinto, sotto la grande ascia bipenne dei suoi antenati.
Per un attimo, vedendo la mole del
labyris, le venne in mente la maestà di Minosse ed ebbe paura, ma poi
scorse sulla porta il bellissimo profilo di Teseo, il suo principe biondo e
alto, e tutte le ansie sfumarono nel fuoco della passione.
Corse verso di lui, con
entusiasmo.
Teseo inizialmente cercò di
rispettare le formalità: «Altezza reale» disse baciandole la mano, con leggero
imbarazzo di fronte alla focosità della fanciulla, di cui era nota
l’impulsività.
Arianna era euforica:
«Mio principe, da tempo desideravo di poterti incontrare in un luogo riservato»
«Mio principe, da tempo desideravo di poterti incontrare in un luogo riservato»
«Era anche il mio desiderio»
rispose lui
I due si abbracciarono
timidamente.
«Chiamami Arianna, e seguimi. Non dobbiamo aver timore del
Labirinto. Ho escogitato un sistema per non perderci dentro a questo enorme
palazzo: guarda» ed estrasse un gomitolo da una tasca «legherò qui questo filo
di lana alla maniglia di questa porta e dipanerò il gomitolo man mano che ci
addentreremo nel palazzo»
«Un trucco ingegnoso, Arianna»
I due adolescenti si addentrarono
nel buio del palazzo, e nel cuore del Labirinto trovarono una stanza da letto
sontuosa.
Non ci fu bisogno di parole.
L’amore, o forse è meglio dire
l’attrazione reciproca, parlò per loro. E fu così che segnarono per sempre il loro
destino.
Questi incontri clandestini
incominciarono a ripetersi con sempre maggiore frequenza, con la complicità
delle ancelle di Arianna.
Quando quest’ultima confidò a
Teseo che credeva di essere incinta, incominciarono per entrambi le
preoccupazioni.
Avevano deciso di interrompere
quella gravidanza, ma qualcuno impedì che questo proposito di realizzasse.
Due lettere anonime, con lo stesso
contenuto, raggiunsero il re Catreus ed il re Glauco, che rifiutavano di
credere a quello che c’era scritto riguardo a Teseo ed Arianna. Ma la regina
consorte Indis e la regina madre Pasifae per una volta si trovarono d’accordo
nell’organizzare un sopralluogo notturno vicino al portone del Labirinto.
A entrambe faceva comodo smascherare quella relazione: a Indis perché le permetteva di togliere di mezzo Teseo, che era diventato troppo influente nella vita di suo marito; a Pasifae perché ella sperava in un matrimonio di Arianna con Teseo, che avrebbe rafforzato il suo legame politico con i sovrani degli Achei.
A entrambe faceva comodo smascherare quella relazione: a Indis perché le permetteva di togliere di mezzo Teseo, che era diventato troppo influente nella vita di suo marito; a Pasifae perché ella sperava in un matrimonio di Arianna con Teseo, che avrebbe rafforzato il suo legame politico con i sovrani degli Achei.
Tutto ciò era stato ampiamente
previsto e calcolato dall’astuto eunuco Edelmas, che ancora una volta riuscì ad
ottenere quello che voleva.
Arianna e Teseo vennero scoperti
“in flagrante” proprio grazie al filo di lana del gomitolo, che Indis e Pasifae
avevano seguito, assieme alle loro guardie personali.
Le due regine li trovarono a letto
insieme.
Teseo ebbe paura e quasi si
nascose sotto le coperte, mentre Arianna, fiera e impavida, disse a sua madre: «Tu
sei l’ultima che ha la credibilità morale per criticarmi!»
Indis ridacchiò, ma Pasifae fece
finta di niente:
«So che sei incinta, figlia mia. E aspetti un figlio di nobile stirpe achea. Ora dobbiamo pensare ad una sola cosa: il tuo matrimonio con Teseo, principe di Atene, così valoroso che non ha nemmeno il coraggio di mettere il naso fuori dalle coperte…»
«So che sei incinta, figlia mia. E aspetti un figlio di nobile stirpe achea. Ora dobbiamo pensare ad una sola cosa: il tuo matrimonio con Teseo, principe di Atene, così valoroso che non ha nemmeno il coraggio di mettere il naso fuori dalle coperte…»
Teseo, che aveva capito di essere
stato preso in trappola, riemerse dalle lenzuola, quel tanto che bastava ad
accettare la soluzione del matrimonio riparatore.
Il Trono del Toro. Capitolo 9. Teseo, il favorito del Re
Dopo alcune inevitabili difficoltà
iniziali, il nuovo assetto di potere a Cnosso incominciò a stabilizzarsi,
perché in fondo quell’equilibrio faceva comodo a entrambe le fazioni. quella che faceva capo a re Catreus e a sua moglie Indis e quella guidata da re Glauco e sua madre Pasifae.
La regina madre Pasifae diede alla luce il suo ultimo figlio, Sarpedon, durante il primo anno di reggenza per il figlio maggiore, Glauco. La sua unione con Taron era ormai di dominio pubblico e il potere della loro fazione cresceva. Ella sedeva nella panca di pietra a fianco del Trono del Toro, spesso vuoto perché Glauco considerava noiose le udienze, e così parlava continuamente a nome del figlio
La regina consorte Indis riusciva
a tenerle testa, riuscendo, insieme al Primo Consigliere Horemab, a manovrare il
volubile marito Catreus, l’altro re, che preferiva occuparsi con sempre
maggiore interesse della Scuola dei novizi.
Dopo circa due anni dalla morte di
Minosse, la vita a Cnosso aveva ripreso i suoi ritmi e le sue abitudini.
Teseo era stato promosso al ruolo
di segretario particolare di Catreus, il che equivaleva all’essere il suo
favorito a corte, il suo amante e il prossimo candidato a partecipare al
Consiglio Superiore degli Scribi.
Il capoclasse Maeris era stato
venduto agli acrobati dell’arena, dove però, per la sua abilità nella danza sul
toro, era diventato un eroe popolare.
L’altro capoclasse,Thyles, serviva
Teseo come aiutante.
E passò molto tempo.
Amasis arrivò all’ultimo anno degli studi, nei quali si distinto per gli ottimi risultati conseguiti in tutte le materie. Inoltre la sua bellezza adolescenziale, a sedici anni, era al culmine.
Gli eunuchi lo curavano come se
fosse una ragazza da marito. Gli lavavano regolarmente i lunghi capelli neri ondulati e folti, si preoccupavano di rifornirlo costantemente di vestiti di lusso
e di profumi.
Edelmas sperava in lui per riuscire a far cadere in disgrazia Teseo presso il re Catreus.
La Scuola dei novizi infatti si reggeva sulla breve durata dei favoriti di Catreus, che così aveva costantemente bisogno di creare nuovi favoriti, e ciò permetteva alla Scuola di sopravvivere.
«Bisognerebbe trovare un modo per
far compiere a Teseo un passo falso, e se i miei occhi non mi ingannano, io ho
già una mezza idea su come fare» confidò una sera Edelmas ad Amasis.
«E sarebbe?» chiese quest’ultimo
con quell’aria vagamente annoiata che assumono i ragazzi viziati.
«Avrai certamente notato
l’attrazione reciproca tra Teseo e la principessa Arianna.
E’ possibile che tra quei due nasca una relazione e noi faremo in modo di accelerare il loro avvicinamento e di facilitare la consumazione del loro amore. E allora Teseo dovrà subire la rabbia sia di Catreus, tradito, che di Pasifae, madre di Arianna»
E’ possibile che tra quei due nasca una relazione e noi faremo in modo di accelerare il loro avvicinamento e di facilitare la consumazione del loro amore. E allora Teseo dovrà subire la rabbia sia di Catreus, tradito, che di Pasifae, madre di Arianna»
«Uhm… un piano ambizioso. E come intendi procedere?»
La voce di Amasis ora aveva una sfumatura di ironia e scetticismo.
Edelmas sorrise beatamente,
emanando profumo di violette:
«Come ben saprai nel Palazzo di Cnosso esiste un enorme edificio destinato agli ospiti, tanto grande che dentro ci si può perdere. Il suo ingresso è decorato con la doppia ascia di guerra dei soldati di Minosse, il labyris. Per questo è chiamato Labirinto.
Per costruirlo, dopo il terremoto che seguì l’esplosione del vulcano di Thera, l’allora Minosse VIII, detto il Crudele, chiamò architetti da tutte le parti del mondo, e poi, quando la costruzione fu terminata, uccise tutti coloro che avevano contribuito a costruirla, compresi gli architetti Apelle e Icaro, perché voleva mantenere segreta la mappa del Labirinto ed i suoi passaggi segreti.
«Come ben saprai nel Palazzo di Cnosso esiste un enorme edificio destinato agli ospiti, tanto grande che dentro ci si può perdere. Il suo ingresso è decorato con la doppia ascia di guerra dei soldati di Minosse, il labyris. Per questo è chiamato Labirinto.
Per costruirlo, dopo il terremoto che seguì l’esplosione del vulcano di Thera, l’allora Minosse VIII, detto il Crudele, chiamò architetti da tutte le parti del mondo, e poi, quando la costruzione fu terminata, uccise tutti coloro che avevano contribuito a costruirla, compresi gli architetti Apelle e Icaro, perché voleva mantenere segreta la mappa del Labirinto ed i suoi passaggi segreti.
Si dice che Minosse VIII ospitasse
nel Labirinto i personaggi a lui più invisi, e che spesso facesse in modo di farli perdere lì dentro, o cadere
in dei passaggi segreti senza ritorno.
Da allora si creò una fama sinistra, e rimase per lo più disabitato»
Da allora si creò una fama sinistra, e rimase per lo più disabitato»
«Tutto ciò è molto interessante»
disse Amasis pensando l’esatto contrario «ma non vedo cosa c’entri con piano
per far cadere in disgrazia Teseo»
Edelmas, indispettito, rispose seccamente:
«Io intendo far incontrare Teseo e Arianna nel Labirinto»
«A che scopo?»
«Prenderli in trappola, e rendere
così universalmente nota la loro relazione»
Amasis corrugò la fronte:
«Tu credi che Teseo sia così ingenuo da cadere in un tranello così banale?»
«Tu credi che Teseo sia così ingenuo da cadere in un tranello così banale?»
«Banale? Ehi, ragazzo! Bada a come parli, perché tu ancora non sei niente, qui, e se non ci fossi io, tu saresti a zappare la terra!»
«Ti chiedo scusa, nobile Edelmas. Ma vorrei comunque sapere la tua risposta»
L’eunuco, ancora offeso, parlò con
tono serio, facendo squittire la sua vocetta:
«Agirò su Arianna, è lei la più
ingenua. Farò in modo che risulti che l’idea di incontrarsi al Labirinto sia
della principessa. Lascia fare a me!»
Edelmas aveva deciso di avvalersi, nell'attuazione del piano per la caduta di Teseo, della collaborazione con il capo degli schiavi, il fenicio Gabaal, suo alleato e nemico giurato degli Achei.
Più volte i due avevano
collaborato e tramato per far cadere in disgrazia i favoriti di turno di
Catreus e di sostituirli con dei nuovi.
L’eunuco spiegò la situazione al
capo degli schiavi, e gli consegnò un biglietto sigillato da consegnare alla
principessa Arianna , spiegandogli quello che avrebbe dovuto fare in seguito.
Gabaal annuì:
«Io lo faccio per Amasis, che mi è caro come un figlio. E’ un ragazzo che ha sofferto molto, e merita di essere risarcito dalla sorte. Però non chiedermi, un domani, di farlo cadere per far posto ad un altro. Ad Amasis non farei del male neanche col pensiero. Ricordatelo, Edelmas»
«Io lo faccio per Amasis, che mi è caro come un figlio. E’ un ragazzo che ha sofferto molto, e merita di essere risarcito dalla sorte. Però non chiedermi, un domani, di farlo cadere per far posto ad un altro. Ad Amasis non farei del male neanche col pensiero. Ricordatelo, Edelmas»
«Sì, sì… lo so che anche tu
stravedi per quel ragazzo. Me lo hai portato che era quasi un animale
selvatico, ed io ne ho fatto un principe. Conviene anche a me avere un alleato
come lui negli alti ranghi dell’amministrazione »
«Bene, allora farò quello che mi
hai chiesto»
venerdì 8 luglio 2016
Il Trono del Toro. Capitolo 8. La successione al Trono
Finalmente arrivò il giorno della
lettura del testamento di Minosse.
Tutti i grandi del regno chiesero
di poter assistere, e l’assembramento alle porte di Cnosso era tale che il
Primo Consigliere Horemab decise che l’apertura sarebbe avvenuta pubblicamente
nel grande salone delle adunanze, perché la sala del trono era troppo piccola,
per misure precauzionali.
C’erano tutti: gli aristocratici latifondisti, i burocrati del Palazzo,
la Corporazione dei Mercanti, i rappresentati dell’esercito, della marina e
della guardia reale, oltre, naturalmente, alla Famiglia Reale.
La principessa Indis e la regina vedova
Pasifae sedute ai lati opposti di una lunga panca di pietra su cui sedevano i
principi del sangue reale, si fissavano con odio reciproco.
Il Primo Consigliere, in piedi su
un pulpito davanti ad un tavolo sopraelevato, dichiarò, in apertura, che era in
possesso di dati tali da rendere nulla ogni credibilità del documento.
Il Consigliere Taron, in prima fila nel pubblico, rispose che da giorni erano state messe in giro voci calunniose contro di lui e contro la regina, ma che non si sarebbe fatto intimidire.
Suggerì poi la lettura del papiro del testamento da parte del Consiglio degli Scribi per verificarne l’autenticità dopo la lettura.
Horemab allora srotolò il papiro e lesse:
«Io, Minosse XIV, Re di Creta, Imperatore del Mare e delle Coste, Sovrano delle colonie e delle città sottomesse, nomino quale mio successore, con il titolo di Minosse XV, il principe Glauco, figlio mio e della mia seconda moglie Pasifae. Qualora il principe Glauco non avesse ancora compiuto il sedicesimo anno, la reggenza spetterà alla Regina Pasifae in accordo col Consiglio degli Scribi. Così decido in piena consapevolezza e libertà, nell’anno qarantaduesimo del mio regno e applico il mio sigillo reale»
«Io, Minosse XIV, Re di Creta, Imperatore del Mare e delle Coste, Sovrano delle colonie e delle città sottomesse, nomino quale mio successore, con il titolo di Minosse XV, il principe Glauco, figlio mio e della mia seconda moglie Pasifae. Qualora il principe Glauco non avesse ancora compiuto il sedicesimo anno, la reggenza spetterà alla Regina Pasifae in accordo col Consiglio degli Scribi. Così decido in piena consapevolezza e libertà, nell’anno qarantaduesimo del mio regno e applico il mio sigillo reale»
Nella sala c’era silenzio. Tutti
già sapevano tutto. Ora si trattava di vedere come si sarebbe risolta la
questione concretamente.
Il Primo Consigliere dichiarò:
«Per quanto il sigillo sia effettivamente quello del Re, io trovo che la calligrafia sia stata contraffatta. Inoltre sono a conoscenza della relazione adulterina tra il Consigliere Taron e della regina vedova Pasifae, che da lui aspetta un figlio, e ho ragione di sospettare che il re sia stato da costoro avvelenato per evitare la sua punizione»
«Per quanto il sigillo sia effettivamente quello del Re, io trovo che la calligrafia sia stata contraffatta. Inoltre sono a conoscenza della relazione adulterina tra il Consigliere Taron e della regina vedova Pasifae, che da lui aspetta un figlio, e ho ragione di sospettare che il re sia stato da costoro avvelenato per evitare la sua punizione»
«Traditore!» urlò il principe
Glauco, mentre, accompagnato da buona parte della guardia reale, si alzava
diretto verso il Primo Consigliere.
Un’altra parte della guardia,
però, si schierò in difesa del Primo
Consigliere, che ribatté:
«I traditori sono Taron e Pasifae!»
«I traditori sono Taron e Pasifae!»
Una terza parte della guardia si
pose tra le due fazioni, prima per evitare una colluttazione, e poi per
proporsi come come forza di compromesso.
Il rappresentante di questa “Guardia
neutrale”, il Guadiano Radamanthus, che aveva tutta l’aria di chi è in attesa
di schierarsi dalla parte del più forte, disse:
«Quando la successione è incerta si devono ascoltare i Grandi del Regno. Perciò io domanderò ai qui presenti rappresentanti delle forze del regno chi per loro è il successore legittimo. Lo chiedo per primo all’ammiraglio della flotta militare»
«Quando la successione è incerta si devono ascoltare i Grandi del Regno. Perciò io domanderò ai qui presenti rappresentanti delle forze del regno chi per loro è il successore legittimo. Lo chiedo per primo all’ammiraglio della flotta militare»
L’ammiraglio Tyblin, ostile agli Achei,
si schierò con Catreus.
«Ammiraglio della flotta civile,
con chi ti schieri?» domandò Radamanthus,
L’ammiraglio Vales era favorevole
ad un trattato commerciale con gli Achei e quindi rispose: «Io appoggio il
principe Glauco».
Radamanthus continuò a chiamare e
a sentire le risposte.
«Nobile Daeras, rappresentante dei
proprietari terrieri»
«Appoggio il principe Catreus»
«Signore Goreun, presidente della
Corporazione dei Mercanti»
«Appoggio il principe Glauco»
«Generale Hatrin, comandante
dell’esercito»
Il suo era il voto decisivo.
«Il regno è diviso. Rischiamo la guerra civile e non ce la
possiamo permettere. Io per questo opto per una successione congiunta dei due
principi»
Ci fu un attimo di silenzio totale, poi un brusio diffuso.
La Guardia Reale incominciò a
consultarsi e a mediare. Dopo aver parlato con i rappresentati delle tre
fazioni della Guardia, Radhamantus chiese:
«E i principi che ne pensano?»
Catreus, terreo in volto, si
consultò con Indis, e poi rispose:
«Accetto, e propongo che tu, Guardiano Radamanthus, per la tua imparzialità e saggezza dimostrata in questo momento, sia promosso al ruolo di nuovo comandante della Guardia reale»
«Accetto, e propongo che tu, Guardiano Radamanthus, per la tua imparzialità e saggezza dimostrata in questo momento, sia promosso al ruolo di nuovo comandante della Guardia reale»
Ci fu un applauso da parte delle
guardie
«Chi assumerà il titolo di
Minosse?» chiese Glauco, dopo aver parlato con Pasifae.
Il Primo Consigliere Horemab
rispose:
«C’è stato un precedente di regno congiunto di due fratelli, e la numerazione dei Minosse seguì l’anzianità. Pertanto Catreus sarà il Minosse XV e tu, nobile Glauco, il Minosse XVI»
«C’è stato un precedente di regno congiunto di due fratelli, e la numerazione dei Minosse seguì l’anzianità. Pertanto Catreus sarà il Minosse XV e tu, nobile Glauco, il Minosse XVI»
Pasifae intervenne:
«Chi siederà sul Trono del Toro?»
Quella era la domanda fondamentale.
Horemab trovò subito una risposta
di compromesso:
«I due sovrano siederanno sul Trono del Toro a giorni alterni. Il Minosse che siede sul trono sarà chiamato il Minotauro, e rappresenterà, nel suo giorno, l’unità della dinastia e del regno»
«I due sovrano siederanno sul Trono del Toro a giorni alterni. Il Minosse che siede sul trono sarà chiamato il Minotauro, e rappresenterà, nel suo giorno, l’unità della dinastia e del regno»
«E quanto ai miei diritti di
Reggente? »
Horemab la fissò severamente:
Horemab la fissò severamente:
«Potrai sedere nella panca a
fianco del Trono, ma mai sul Trono! E sarai reggente solo per due anni, fino a
quando Glauco ne avrà sedici, e comunque il tuo potere sarà limitato ai giorni
di sovranità di tuo figlio, ed ogni decisione importante dovrà essere condivisa
con il re Catreus»
«E le accuse di regicidio?» chiese Indis stizzita.
Il Primo Consigliere scosse il
capo. Non c’era bisogno di parole: quello che era avvenuto era a tutti gli
effetti un colpo di stato, e come tale implicava l’amnistia generale per i
regicidi.
La regina reggente Pasifae sorrise, fissando Indis con occhi di ghiaccio.
Quello era stato solo il primo passo per la
conquista del potere assoluto.
Il Trono del Toro. Capitolo 7. La morte del re Minosse
La vita alla scuola dei novizi non
era facile per Amasis: c’erano lezioni dalla mattina alla sera (calligrafia,
ortografia, grammatica, aritmetica, geometria, a cui se ne sarebbero aggiunte
altre in seguito) , i docenti erano severissimi e i compagni poco simpatici.
Non era facile fare amicizia, perché gli altri erano tutti più grandi di lui,
più avanti negli studi, e avevano già formato dei gruppetti e delle alleanze
ben precise, in cui era difficile inserirsi.
Un gruppetto molto esclusivo era
quello dei novizi di stirpe achea, quasi tutti biondi, che ruotava intorno al
quindicenne Teseo, figlio del re di Atene.
Teseo era bellissimo, alto,
slanciato, dai lineamenti raffinati. Era sicuro di sé, abile in tutto, ammirato
da tutti, persino dai due capoclasse Maeris e Thyles.
Thyles aveva raccontato ad Amasis
che Teseo era stato preso in ostaggio come punizione per la morte del
primogenito del re Minosse, il principe Adregin, ucciso da un soldato del re
Egeo durante un tentativo degli ateniesi di conquistare alcune isole
controllate da Creta.
Maeris aggiunse che Teseo era il
novizio su cui erano puntate tutte le attenzioni del principe Catreus, e non
solo di costui, ma anche delle due giovanissime principesse reali, Arianna e
Fedra, che lo avevano visto mentre faceva ginnastica nel parco e se ne erano invaghite.
«Dagli tempo, a Teseo, e diventerà
molto potente qui a Creta» disse Maeris con una punta di invidia.
«Minosse però non lo sopporta, e
nemmeno Indis. A Pasifae, poi, piacciono solo i mori…» ridacchiò Thyles.
Amasis ascoltava e osservava in
silenzio. La sua precedente vita da schiavo gli aveva insegnato le tre virtù
fondamentali del vivere sociale: la pazienza, la prudenza e l’umiltà. In verità
egli sapeva che prima o poi sarebbe arrivato anche il suo momento di gloria, ma
non bisognava forzare i tempi. Prima bisognava capire bene le dinamiche dei
gruppi, e nel frattempo imparare a scrivere e a far di conto.
Col passare dei giorni, Amasis
incominciò a farsi qualche amico, tra i novizi più giovani e timidi, e quella
compagnia gli bastava per non sentirsi solo.
Un giorno il direttore della scuola,
l’eunuco Edelmas, piombò in classe durante la lezione di calligrafia, violaceo
in faccia, con aria sconvolta e la
parrucca tutta arruffata, e ordinò all’insegnante di uscire subito perché era
successa una disgrazia.
Tutti i novizi si assieparono
vicino alla porta del corridoio, per cercare di captare qualche informazione
dal crocchio di eunuchi strillanti che attorniavano Edelmas.
«Il Re! »urlavano. «Che gli Dei ci proteggano!» , «Oh, Grande
Madre, il Re!» , «Ma non è possibile!» , «Com’è potuto succedere! Era ancora in
salute!»
Non ci volle molto ai novizi per
capire che il re Minosse XIV era morto.
Edelmas , vedendo la curiosità dei
novizi, annunciò con voce fin troppo dolente:
«Cari fanciulli, il nostro grande Re ci ha lasciati. Il suo nobile cuore ha cessato di battere questa notte, e ci ha lasciati orfani di un padre…» a questo punto la commozione gli impedì di andare avanti.
«Cari fanciulli, il nostro grande Re ci ha lasciati. Il suo nobile cuore ha cessato di battere questa notte, e ci ha lasciati orfani di un padre…» a questo punto la commozione gli impedì di andare avanti.
Gli eunuchi, dopo lo sconcerto iniziale,
erano già passati al vero argomento importante. «E il testamento? », «Girano
strane voci» , «Mi rifiuto di crederlo!», «Ma no, è assurdo! » , «E’ inaudito!
», «Ci sarà una rivolta!».
Ai novizi venne detto solo che il
regno era in lutto e tutte le attività didattiche erano sospese in attesa della
successione al trono.
Subito si sparse la voce che
alcuni consiglieri erano in possesso di un testamento segreto in cui il re
nominava come suo erede universale e unico successore Glauco, il figlio maschio
avuto da Pasifae.
Glauco era un ragazzo di soli
quattordici anni, e il testamento diceva chiaramente che, in caso di minore età
del nuovo sovrano, la reggenza sarebbe stata esercitata dalla regina vedova
Pasifae.
Le notizie giungevano alla Scuola
dei novizi con qualche giorno di ritardo, e spesso deformate e ingigantite.
Amasis aveva sentito dire che il
Primo Consigliere Harameb si era subito opposto a tale testamento e aveva
annunciato che in sede di lettura del documento avrebbe fatto delle rivelazioni
sconvolgenti.
Le fazioni di palazzo stavano già
prendendo posizione: dalla parte del principe Catreus e del Primo Consigliere
c’erano l’aristocrazia terriera cretese e i componenti egiziani e fenici della
burocrazia di palazzo, dalla parte di Pasifae c’erano il partito filo-Acheo del
Consiglio e la potentissima Corporazione dei Mercanti, che vedeva nella regina
una garante dei buoni rapporti con i popoli dell’Europa, con cui si sarebbero
potuti stipulare trattati commerciali più favorevoli.
Tutto dipendeva ora dall’esercito,
dalla flotta militare, da quella mercantile e dalla guardia reale, che per il
momento attendeva la lettura del presunto testamento.
Nella Scuola dei novizi si
respirava un’aria di grande preoccupazione, e il motivo era evidente: se il principe
Catreus fosse caduto in disgrazia, la Scuola stessa sarebbe stata chiusa e
tutti i componenti, eunuchi compresi, sarebbero stati venduti come schiavi.
Ogni discorso sulla successione
venne rimandato, per rispetto, ma anche per dare tempo alle fazioni di affilare
le lame, a dopo i funerali del re Minosse.
Si raccontava che il giorno stesso
della cerimonia funebre del re, la principessa Indis avesse sparso la voce che
la regina vedova Pasifae fosse in attesa di un figlio concepito con il
Consigliere Taron, il burocrate a capo della fazione filo-Achea.
Nelle ore immediatamente
successive alla cerimonia, dilagarono voci incontrollate sul sospetto che
Pasifae avesse avvelenato il re.
I medici avevano però escluso
l’ipotesi dell’avvelenamento: non c’era alcuna traccia sul corpo che indicasse
tale eventualità.
Ma c’era già chi obiettava che Circe,
la sorella della regina vedova, era esperta in veleni, e poteva aver usato una
pozione sconosciuta per fermare il cuore del Re.
Pasifae ostentava indifferenza
verso quelle voci, mentre Indis appariva preoccupata. Era evidente che i
rapporti di forze tra i due partiti erano incerti, e che, più del testamento,
sarebbe contata l’opinione della Guardia Reale.
C’era una grande attesa nell’aria,
e tutta Cnosso era come immobilizzata, incapace di concentrarsi su qualcosa che
non fosse la successione al Trono del Toro.
Iscriviti a:
Post (Atom)