venerdì 13 giugno 2014

Gothian (seconda edizione). Capitolo 7. Ellis Eclionner e il senatore Fujiwarian; la progenie di Eclion



Ogni volta che passava davanti al ritratto di sua figlia Wensy, l’anziano Senatore Sibelius Fujivarian, nonno materno dell'Imperatrice reggente Ellis Eclionner, non poteva fare a meno di rabbrividire.
Erano ormai passati diciassette anni dal giorno in cui la dolce, bellissima Wensy, Principessa della Corona, moglie di Sephir Eclionner e madre di Masrek ed Ellis, era stata trovata morta, apparentemente suicida, ai piedi di una delle torri che sorgevano su un terrazzamento della Piramide imperiale.
avanzava a passi brevi e silenziosi verso gli uffici personali della sovrana, con la quale tutte le mattine concordava la linea politica da tenere in Senato assieme ai Lord fedeli alla Corona.
Il nobile clan dei Fuscivàrian era considerato secondo di importanza solo alla stessa Dinastia Imperiale, con la quale aveva stabilito importanti alleanze matrimoniali. 
Sibelius aveva dato in moglie sua figlia Wensy al Principe della Corona, Sephir Eclionner, e da quella unione erano nati  Ellis e  Masrek.
La Principessa della Corona, Wensy Fujivàrian, era stata molto amata dal popolo, perché era l'unica, nella famiglia imperiale, ad avere un cuore buono, e a dedicarsi ad opere di bene e di aiuto verso i bisognosi. Usciva spesso dall'Acropoli e amava passeggiare per la capitale, acclamata dalla gente, cosa impensabile per tutti gli altri componenti della famiglia imperiale.
Dopo la presunta morte del marito Sephir e dell'amatissimo figlio Masrek, Wensy si era gettata dalla finestra di una torre situata a fianco della Piramide, nell'Acropoli.
Suicidio. Quella almeno era la versione ufficiale. 
La  povera Wensy aveva idee pericolose, pensò il senatore passando davanti ad un meraviglioso ritratto di sua figlia.
Una sua eventuale reggenza sarebbe stata un grave pericolo per l'Impero e per la Dinastia.
 E poi soffriva troppo. Mi era intollerabile vederla in quelle condizioni... 
La morte tragica della Principessa della Corona aveva destato una grande commozione tra i Lathear, che avevano partecipato in migliaia ai funerali.
La principessa del popolo... così l'avevano chiamata in quei giorni.
Sibelius, fingendosi affranto dal dolore, aveva utilizzato persino quella circostanza a vantaggio del suo clan, ed aveva trasformato la tomba di Wensy in un luogo di pellegrinaggio e di devozione verso i Fuscivàrian.
Era stato un  grande successo anche per gli Eclionner.
Dopotutto anche Wensy, rendendosi defunta, ha fatto la sua parte per la maggior gloria della Dinastia imperiale. Ah, che destino curioso: amata da tutti tranne che dalla sua famiglia...
Ellis poteva avere anche qualche valido motivo per essere gelosa del rapporto privilegiato della madre con suo fratello Masrek, ma questo elemento, da solo, senza altre motivazioni politiche, non sarebbe parso accettabile nemmeno al vecchio senatore per giustificare l'odio che ella nutriva verso la madre.
Ellis è un mostro, e l'ho creato io, quel mostro!
Un tempo ne andava fiero.
Il mio personale capolavoro politico... e la mia più grande delusione!
Ancora era incerto su quale sorte decidere per la nipote. Doveva stare molto attento, perché nel gioco del trono tutto dipendeva dalla capacità di saper gestire anche i più  piccoli dettagli.
Sibelius ormai era un maestro in quell'arte.
Non si era limitato a salire al potere. 
Era sgusciato su, furtivo, tra le fessure
         Lo avevano sottovalutato.


Aveva molti scheletri nell'armadio, ma la cosa non turbava la sua coscienza.
Non si sentiva in colpa. Tutto ciò che aveva fatto era stato necessario per il bene dell'Impero, e ancor di più per la gloria del dio Eclion e del suo santo Clero.
In nome dello stato e della divinità, talvolta erano necessari dei sacrifici. 
Anche umani!
 Era entrato al servizio dell'imperatore Wechtigar XVI, detto Barbablù ed in breve tempo aveva ottenuto incarichi sempre più importanti, fino a diventare Primo Ministro e persino consuocero del monarca. Aveva dato in moglie l'altra sua figlia, Susan, a Ivar Eclionner, figlio di una delle sorelle di Wechtigar e di un cugino del ramo cadetto della Dinastia: da quel matrimonio era nato Elner X. 
Ricordava quei tempi con una certa nostalgia.
Ah,Wechtigar sì che era un vero sovrano, amava divertirsi e gozzovligliare! E lasciava a me tutto il resto. Ci intendevamo alla perfezione.
Era stato fin troppo facile, per Fuscivarian, accumulare il potere, mentre Wechtigar Barbablù si abbandonava alla crapula e alle orge. 
Bastava fargli avere una vergine ogni sera...


... e raccoglierne i resti la mattina dopo...
Ma la vera opera d’arte della carriera del Senatore era stato sbarazzarsi dei due eredi legittimi, che lo avrebbero tagliato fuori da ogni incarico di potere. 
Togliere di mezzo Sephir  era stato un azzardo. Era pericoloso assecondare la sua brama di sangue, affidandogli la guida di quella spedizione folle. Bisognava autorizzarlo facendo finta di prenderne le distanze, e tutti ci sono cascati. Solo io ed Ellis sapevamo che non poteva vincere, perché stava violando il Patto, e non poteva più tornare, proprio perché lo aveva violato. 
E poi il Principe della Corona era odiato da tutti, persino da suo padre.
 Tutti sapevano che Sephir era un sanguinario, un sadico torturatore.


E tale è rimasto, anche dopo, anche nell'ombra... sotto falso nome...
Ma quella era tutta un'altra storia, un conto ancora in sospeso.
Devo risolvere un problema per volta. Ed eliminare un Eclionner per volta.
Nella crisi dinastica che era seguita all'anno della Primavera di Sangue, Sibelius era riuscito ad imporre come sovrano il debole e malaticcio Elner X, il marito di Ellis, la quale aveva da poco messo al mondo un figlio, Elner XI.
Dopo soli sette mesi di matrimonio. Troppo pochi per credere che il giovane Elner sia figlio di suo “padre”...dal quale ha ricevuto solo il nome...
Ma quelli erano affari di Ellis, l'importante era sapere che lei era la madre! Da lei veniva il più puro sangue di Eclion, lei era una Principessa del Sangue: così erano chiamate le discendenti dirette e primogenite del divino Arexatan.
Finché Elner X era stato in vita, Ellis aveva operato seguendo i consigli del nonno materno, ma quando anche Elner fu “aiutato a morire”, la nomina di Ellis a Reggente era diventata inevitabile.


Il mio errore più grande…
Fujivàrian non si dava pace per essere stato così sciocco da credere di poterla manovrare.
Troppo potere si era concentrato nelle mani dell’Imperatrice Vedova, che aveva cercato di rendersi più autonoma “promuovendo” Sibelius alla Presidenza del Senato, in modo da sostituirlo nella guida del Governo con un certo Rowland Tucker, un burocrate a lei fedelissimo.
Tucker era una nullità.
E lei lo ha scelto proprio perché è una nullità!
Un signor nessuno come primo ministro le andava benissimo: non le aveva mai fatto ombra, non aveva mai osato disobbedirle.
Ogni volta che si ricordava di come era stato ingannato da sua nipote, Fujivarian veniva colto da una fredda rabbia interiore e da uno sconfinato desiderio di vendetta e di riconquista del potere.
 Nel frattempo, dallo scranno più alto del Senato Imperiale, il vecchio politico si era dovuto barcamenare in una posizione di precario equilibrio tra le varie fazioni, cercando di organizzare attorno a sé un ampio consenso, che un giorno gli sarebbe tornato utile. Per diciassette anni aveva tessuto nell’ombra la sua rivincita, e sentiva che il momento in cui avrebbe di nuovo controllato il Trono era vicino.
Ellis doveva essere eliminata.
Non basta mandarla in convento, bisogna ucciderla, come sua madre! 
Aveva creato lui quel mostro, ed ora doveva distruggerlo.
Era necessario, così come era stato necessario togliere di mezzo gli altri Eclionner.
Ma non sarebbe stato facile. Ellis non era come gli altri. Lei era la Vedova Nera!
Se la ricordava da bambina, molto vivace e caparbia, gelosissima del fratello.
Era stato facile far leva su quel sentimento.
Mi è bastato farle notare come tutti, in famiglia, amassero solo Masrek e non tenessero in minima considerazione lei.
Crescendo, la principessa Ellis aveva imparato a mascherare la sua rabbia dietro ad un’immagine di falsa modestia e di simulata innocenza.


Come sapeva apparire dolce e ingenua, la piccola Ellis, quando era adolescente!
Sapeva tenere a bada i suoi difetti e le sue debolezze, e Sibelius aveva sottovalutato sia l'astuzia che la rabbia che covavano dentro di lei.
Ma c'è stato qualcosa di più! E questo qualcosa sarà la sua rovina, perché chi ama il potere non deve amare nient'altro e nessun altro!
Sibelius aveva incominciato a sospettare qualcosa il giorno in cui Ellis aveva sposato Elner X, poco prima che Masrek raggiungesse il padre Sephir ad Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue..
Era passato tanto tempo, ma aveva ancora presente la scena come se fosse accaduto il giorno prima.
L’orchestra suonava una musica triste, per accompagnare una danza tipica delle assolate regioni del Sud, e nell’udire quelle note malinconiche Ellis si era improvvisamente incupita. Stava guardando fissamente Masrek, che per mostrarle la contrarietà a quel matrimonio, aveva ballato tutto il giorno con una loro coetanea Il Senatore aveva riso di lui e di tutta quella sceneggiata. E in quel momento era avvenuto l'incredibile: Ellis gli aveva detto una cosa sorprendente, l'unica affermazione sincera di tutta la sua vita: «Non ridere! Non si deve ridere mai dell’amore, in nessuna delle sue manifestazioni…».
In quel momento Sibelius aveva capito il punto debole di Ellis, quello che l'avrebbe trascinata prima o poi alla rovina.
Masrek! Lui è il suo punto debole! Ed il tempo per colpire è arrivato. La Vedova Nera va schiacciata come un insetto!
Giunto nell’anticamera dell’ufficio privato dell’Imperatrice, il vecchio fece un rapido cenno alle guardie affinché lo annunciassero.
Quando Sibelius entrò in quella stanza buia che esalava aromi di cera e di incenso, Ellis non lo degnò nemmeno di uno sguardo e continuò a scribacchiare incomprensibili appunti su un papiro, al lume di una lampada azzurra. Faceva sempre così quando era particolarmente nervosa.
Non lo guardò e non lo invitò a sedersi.
«Mia cara nipote...» esordì Fujivarian, ma fu subito interrotto.
«Quando mi chiami così, so che devo preoccuparmi…» 
L'Imperatrice aveva detto quelle parole senza sollevare lo sguardo. Il vecchio mantenne la calma:
«Mia dolce Ellis, sono diciassette anni che governiamo l’Impero insieme e...»
Lei lo interruppe di nuovo:
«Ed è ora che tu vada all'inferno!»
Il senatore non si lasciò provocare:
 «Mi dici questo solo perché ritengo necessario il matrimonio…»
A quel punto lei si alzò di scatto e lo fissò con aria annoiata:
«Non ci sarà nessun matrimonio»



Notando l'aspetto tetro e scarmigliato della nipote, Sibelius vide per la prima volta in lei i segni della stanchezza.
Provò quasi pena e sentì di doverle almeno un avvertimento:
«Non ti conviene metterti contro di me, Ellis».
L’Imperatrice restò impassibile: «Stavo per darti lo stesso consiglio. Credi che non conosca le trame dei tuoi leccapiedi? So a memoria i nomi di chi mi ha tradito, e posso garantirti che al minimo tentativo di ribellione li farò impalare vivi davanti alle porte dell'Acropoli!»
Sibelius si chiese fino a che punto fosse realmente informata: «Ti fidi troppo del tuo eunuco!»
La sovrana rise: «Lui dice che mi fido troppo di te… non è divertente? »
La faccia del vecchio senatore era diventata grinzosa come il tronco di un pino: «Ellis, io faccio appello alla tua razionalità. Questa opposizione contro Alienor è una sciocchezza da adolescente!»
Si era aspettato un’esplosione d'ira da parte di lei, e invece la Reggente rimase impassibile.
Quel silenzio preoccupò Fujivarian molto più di quanto avrebbe fatto una sfuriata: «Ellis, mi stai ascoltando?»
L'imperatrice, sempre più seria, sussurrò: «La Progenie del Sole non dovrà unirsi con quella delle Nevi fino alla cinquantesima generazione dal divino Arexatan»
Fujivarian capì:
«Se quello che temi è una violazione dell'Antico Patto, basterà attendere pochi mesi e allo scadere del Millennio, Elner potrà sposare chi vuole!»


«Dimentichi che Elner appartiene alla cinquantesima generazione, quella più pericolosa! Il Millennio scadrà solo con la generazione successiva, secondo l'interpretazione che padre Mollander dà all'Antico Patto...»
Il senatore la fissò con sguardo di rimprovero: «Questa interpretazione è minoritaria! Il termine "generazione" va inteso come periodo di venti anni!»
«Ti sbagliLe parole del Giuramento vanno rispettate alla lettera!»
Fujivarian ridacchiò:
«E da quando in qua tu rispetti i giuramenti?»
Ellis rispose con solennità:
«C’è un unico Giuramento che conta! Così mi insegnò Padre Izùmir Mollànder, che adesso è Priore della Grande Canonica»
Sibelius era legato ai Cardinali e al Sommo Sacerdote, e non vedeva di buon occhio il potere della Grande Canonica: «Mollander è un eretico! Il cardinale Arenga lo farà presto bruciare al rogo!»
L'imperatrice scosse il capo con decisione:
 «No, Sibelius! Io non lo permetterò! Mollander è un potente esorcista, e conosce la demonologia meglio di chiunque altro. Mi ha servito bene e ho bisogno di lui, ora più che mai!»
Il vecchio inorridì:
«Demonologia? Stai forse insinuando che Eclion sia un demone?»
Il viso di Ellis rimase impassibile:
«Eclion è adirato... abbiamo avvelenato due imperatori, la sua Progenie! Abbiamo rinnovato il Crimine del figlio di Arexatan! »
Fujivarian inarcò le sopracciglia:
 «Questa leggenda è blasfema! Wechtigar I il Pio non uccise suo padre Arexatan! Fu Kevin Vorkidian che si macchiò del Crimine!»
«Chiunque sia stato ad uccidere il divino Arexatan, non cambia la nostra responsabilità nella morte dei suoi ultimi discendenti… e tu sai bene cosa intendo... Eclion si sente tradito, e pretende che paghiamo il prezzo del sangue…non possiamo correre il rischio di una sua reincarnazione!» la voce di Ellis era quasi impercettibile.
Fujivarian rimase atterrito. La sua fede in Eclion vacillava.
E se fosse vero? Se fosse un demone? 
Dopotutto gli Eclionner erano stati uno peggio dell'altro, una dinastia di pazzi sanguinari.
Ellis ed io ne abbiamo eliminati tre! Che cosa abbiamo scatenato? Chi potrebbe risvegliarsi nel corpo di Elner XI, il cinquantesimo discendente, nato da un incesto tra fratelli carnali?
L’Imperatrice approfittò di questo suo smarrimento per tornare al suo tono autoritario:
«Ora capisci perché Alienor va eliminata? Ho già incaricato i nostri referenti di prendere contatto con la dama di compagnia, lady Marigold di Gothian. So per certo che è caduta in disgrazia presso la corte di Alfarian. Sarà facile farla passare dalla nostra parte. Ora che sai come stanno le cose, torna in Senato e cerca di far rinsavire i ribelli. Digli che la fanciulla degli Alfar non metterà mai piede nell’Impero. Il suo destino è segnato, così come lo è stato quello di tutti coloro che si sono messi contro di me!»
Fujivarian annuì, suo malgrado, e si inchinò in segno di congedo, lasciando con sollievo l’atmosfera tetra di quella stanza, dove la Vedova Nera aveva riportato la sua ennesima vittoria.


giovedì 12 giugno 2014

Il Trono del Pavone, la dinastia Pahlavi di Persia e la dinastia Moghul d'India



La dinastia Pahlavi regnò in Iran dal 1925 al 1979, quando la Rivoluzione iraniana mise fine alla millenaria tradizione monarchica del Paese. Nel 1921 l'ufficiale dell'esercito Reza Khan attuò un colpo di Stato contro il sovrano Ahmad Qajar, e utilizzò i quattro anni successivi per consolidare il proprio potere personale sopprimendo ogni opposizione. Nel 1925 la Majlis (il Parlamento iraniano) convocata in seduta speciale depose l'ultimo rappresentante della dinastia Qajar e nominò Reza Khan, denominatosi Pahlavi, quale nuovo scià.





Nell'agosto del 1941, URSS e Gran Bretagna invasero l'Iran, arrestarono il sovrano e lo deportarono in Sudafrica. Sul trono salì il figlio Mohammad Reza Pahlavi (Teheran26 ottobre 1919 – Il Cairo27 luglio 1980, che dichiarò guerra alla Germania nel settembre 1943.



La corona imperiale di Persia ai tempi della dinastia Pahlavi







La terza moglie di Mohammed Reza Palhavi, Farah Dibah.



L'ultima imperatrice di Persia, Farah Dibah Pahlavi



Farah Pahlavi, in persiano فرح دیبا (Teheran14 ottobre 1938), nata Farah Diba, è la vedova di Mohammad Reza PahlaviShah dell'Iran, ed ex Imperatrice (Shahbanou) del moderno Iran. Anche se i titoli e le distinzioni della famiglia imperiale iraniana in Iran sono stati aboliti dal governo islamico, è ancora formalmente Imperatrice (Shahbanou) per i media stranieri. Alcuni paesi come gli Stati Uniti d'AmericaDanimarcaSpagna e Germania si riferiscono ancora all'ex Imperatrice come Sua Maestà Imperiale Shahbanou dell'Iran nei documenti ufficiali, ad esempio nelle liste degli ospiti per le nozze reali.



In precedenza lo scià aveva sposato in prime nozze Fawzia d'Egitto e in seconde nozze Sorāyā Esfandiyāri Bakhtiyāri (persiano ثریا اسفندیاری ﺑﺨﺜﻴﺎﺭی ; Esfahan22 giugno 1932 – Parigi25 ottobre 2001) è stata la seconda moglie di Mohammad Reza Pahlavi, l'ultimoScià di Persia. In Italia fu più conosciuta con il nome di Soraya.












Sulle armi reali lo scudo, sormontato dalla corona dei Pahlevi, è rotondo inquartato; nei quarti, simboli in oro del culto e della mitologia persiana. Nel primo quarto l'emblema nazionale, il leone col sole, in campo azzurro; nel secondo, il dio zoroastriano Ahura Mazda in campo rosso; il terzo quarto, verde con bordo oro, mostra la spada di Alì; sul quarto una mitica creatura alata ricorrente nell'arte dell'antica Persia (es. bassorilievo di Shusha, sommità di colonna a Persepoli). Sul disco centrale è rappresentato il Damavand, un vulcano spento che è il monte più alto dell'Iran, o, secondo un'altra interpretazione, la montagna di luce sacra agli sciiti. Lo scudo è sostenuto da leoni armati di sciabola e adorno del collare dell'Ordine Reale dei Pahlevi. Il motto sul cartiglio, Mara dad farmud va Hod Davar Ast, significa "Egli mi ha ordinato di essere giusto, ed egli mi giudicherà".







Va detto, a scanso di equivoci, che precedentemente il termine Trono del Pavone era già stato usato dall'Impero Moghul, che aveva governato l'India nei secoli precedenti all'invasione britannica.



The Peacock Throne (Hindustani: تخت طاؤس, मयूरासन: MayūrāsanaPersianتخت طاووس‎, Takht-i Tāvūs) was a famous jewelled throne that was the seat of the Mughal emperorsof India. It was commissioned in the early 17th century by emperor Shah Jahan and was located in the Red Fort of Delhi. The original throne was subsequently captured and taken as a war trophy in 1739 by the Persian king Nader Shah, and has been lost ever since. A 2000 report by The Tribune, estimated the value of the Peacock Throne at $810 million USD (Rs 4.5 billion).



The Mughal era is a historic period of the Mughal Empire in South Asia (mainly Northern India, Pakistan and Bangladesh) that was ruled by members of the Barlas Mongol Timurid Dynasty. It ruled from the early 16th century to the early 18th century when the Mughal emperors' power dwindled. It ended with the establishment of the British Raj in 1858.



The Mughal Emperor Shah Alam II made futile attempts to reverse the Mughal decline, and ultimately had to seek the protection of outside powers. In 1784, the Maratha's under Mahadji Scindia won acknowledgement as the protectors of the emperor in Delhi, a state of affairs that continued until after the Second Anglo-Maratha War. Thereafter, the British East India Company became the protectors of the Mughal dynasty in Delhi.



 After a crushedrebellion which he nominally led in 1857-58, the last Mughal, Bahadur Shah Zafar, was deposed by the British government, who then assumed formal control of the country



Gothian (seconda edizione). Capitolo 6. La Contea di Keltar Senia





Il borgo dei Keltar della stirpe Senia era un piccolo villaggio di campagna, composto da un centinaio di fattorie con al centro la tenuta della contessa, Lady Ariellyn Vorkidian, costruita secondo gli standard dei manieri, con pietra scura e una corte interna. 
Da secoli la famiglia Vòrkidian cercava di abbellire in qualche modo quella terra fangosa strappata alle paludi con opere continue di bonifica e canalizzazione
Lady Ariellyn Vorkidian, lo governava con saggezza, per conto del Duca di Amnisia. 
Ariellyn era una tipica Keltar, dagli occhi verdi e dai capelli col rame e ondulati, e nonostante avesse ormai una certa età, era ancora una donna affascinante.


Nonostante fosse l'unica ad avere il diritto di reclamare l'eredità del trono dei Keltar, vacante dal giorno in cui l'ultimo re, Vorkidex Pendràgon, era stato sconfitto e ucciso da Arexatan Eclionner, imperatore dei Lathear, Lady Ariellyn aveva preferito condurre una vita ritirata e modesta, soprattutto dopo la misteriosa scomparsa della figlia Lilieth, la madre di Marvin.
A chi le ricordava il lignaggio regale del nipote, Lady Ariellyn si schermiva, dicendo che ormai quella stirpe era spezzata, e che Marvin non era erede di nulla di rilevante. Se poi qualcuno le muoveva delle critiche per averlo fatto crescere in campagna, quasi come un selvaggio, lady Ariellyn dichiarava che : Un’infanzia a contatto con la terra, ancorato alla terra, con le radici che sprofondano nella terra, ha reso forte la sua personalità. Nessuna crisi è arrivata a scalfirlo” 
 All compimento dei sesto anno, Marvin era stato comunque condotto ad Amnisia, la città lagunare, per incominciare gli studi che lo avrebbero condotto a diventare retore presso la cancelleria del Duca Gallrian de Bors.
Ogni estate il ragazzo tornava comunque al villaggio, dove oltre alla nonna, lo attendevano gli amici d'infanzia e il suo primo maestro, il druido Halfgan.
Era una giornata calda di metà luglio quando anche quell'anno Marvin si era messo in viaggio per  tornare nella terra dei suoi avi.
Aveva percorso a dorso di mulo la Via Orientale, una antica strada dal selciato in pietra, costruita dai Lathear secoli prima e da loro mantenuta pulita e agibile, con stazioni di rifornimento e alloggio ogni venti miglia. 


I Lathear erano insuperabili in quanto a opere di ingegneria civile e idraulica.
Partendo dal porto di Aminsia, la Via Orientale si dirigeva verso sud e fiancheggiava a est la Pineta di Protezione, piantata dai Lathear per consolidare la spiaggia, e a ovest la Palude Senia, un grande bacino di acqua dolce, in parte drenata dal Fossato Grande, il più imponente canale di scolo di tutto il Ducato. 
Si vedevano le folaghe volare a stormi sulle paludi, e gettarsi nell’acqua ricca di pesci. 
I canneti e la vegetazione spontanea erano rigogliosi. 
Alla gente non piacevano quei luoghi, mentre Marvin sarebbe stato ore a contemplare quella natura selvaggia. 
La mia terra… mia nel senso che io ne faccio parte, non nel senso che la possiedo.
Una volta oltrepassato il ponte sul Fossato Grande, incominciavano i campi coltivati. 
La civiltà banalizza il paesaggio
Eppure bisognava dissodare quei terreni fangosi, se si voleva avere di che vivere. 
La Via Orientale costeggiava l’amatissimo Fossato Piccolo, da cui arrivava il drenaggio alle terre del Borgo, e delle colline sovrastanti. 
Presso il Borgo la Via Orientale incrociava la Via del Mare, che univa la Colonia Fluvia dei Lathear, a Senia Marina, le cui saline portavano molte ricchezze nelle casse del Duca di Amnisia. 
Dopo ‘incrocio, la Via Orientale continuava verso il Sud fino alla Sublime Porta della Grande Muraglia, varcate le quali diventava una vera strada imperiale, meglio pavimentata e curata, che si dirigeva per oltre mille miglia verso il meridione e l’Istmo di Lathéna, dove gli Oceani quasi si toccavano, nel cuore dell’Impero Lathear 








Il Borgo di Keltar-Senia era nato come insediamento agricolo dei Keltar presso il luogo strategico dell’incrocio tra le due strade, dove c’era il ponte sul Fossato Piccolo, valicato il quale Marvin prese un piccolo sentiero che conduceva alla tenuta di sua nonna. 
Poiché Lady Ariellyn non aveva più fratelli viventi, il titolo feudale era passato a lei, assieme al diritto di trasmettere il proprio nobile cognome ai figli e ai nipoti
I Vorkidian potevano vantare una discendenza altrettanto prestigiosa di quella degli Eclionner, ma al contrario di questi ultimi, erano molto decaduti sia in termini di potere che di prestigio e di denaro, nonostante gli sforzi della Lady di risollevare le sorti della famiglia e della tenuta. 
Come sempre Ariellyn aveva raggiunto il villaggio alcune settimane prima, all’inizio dell’estate, per sistemare l’antica villa, che, dopo la lontananza dei padroni nei mesi freddi, aveva sempre bisogno di lavori e migliorie per essere resa pienamente abitabile. 
Il druido Halfgan, amministratore della fattoria di Ariellyn, risiedeva nelle vicinanze con il discepolo Gwydion, e controllava la proprietà durante l’inverno, per poi aiutare la proprietaria nel dirigere i lavori di manutenzione annuale. 
In genere, quando Marvin arrivava, a metà luglio, i lavori erano terminati e la villa era di nuovo in condizioni discrete, e così fu anche quell’anno. 
Nel varcare i cancelli d’ingresso del podere, il giovane provò un senso di gioia, di sollievo e di protezione, nel ritrovare intatto il paesaggio abituale della sua infanzia. 

La proprietà era delimitata da piccole mura con inferriate e da una grande siepe, tranne che nel lato orientale, dove il confine era rappresentato dall’argine del Fossato Piccolo.



Le mura circondavano il giardino esterno della villa, che era boscoso e quasi selvaggio, mentre il cortile interno, su cui si affacciavano anche le abitazioni dei contadini, con i capannoni per il fieno, le stalle, i porcili e i pollai, era un’ampia aia, ricoperta di un prato sempre ben falciato, dove le galline razzolavano e i conigli brucavano l’erba
Questa corte era collegata al giardino esterno per mezzo di un portone, che di giorno rimaneva aperto in modo che uomini e animali potessero entrare e uscire liberamente dall’aia. 
Le fortificazioni erano state rese necessarie dopo l'anno della Primavera di Sangue, in cui il maniero dei Vorkidian era stato usato come rifugio per la popolazione minacciata dagli scontri tra i Lathear e gli Alfar
I primi ad accorgersi dell’arrivo di Marvin, come sempre, furono i cani, che lo conoscevano fin da quando era bambino e si ricordavano benissimo di lui nonostante i lunghi mesi di assenza, aiutati nel ricordo dalle cibarie che il giovane portava con sé proprio per loro. 


La sua voce e il richiamo del cibo fece accorrere ben presto anche la colonia di gatti che viveva presso la villa, i cui componenti discendevano tutti da un’unica gatta che era appartenuta ad Ariellyn quando Marvin era bambino, e i cui cuccioli, per sua volontà, erano stati tutti lasciati vivere e nutriti a spese della Lady, che d’inverno lasciava questo compito al druido Halfgan, anch’egli amante dei gatti. 
Non a caso l’arrivo della colonia dei felini fu seguito da quello del vecchio Halfgan,. L’anziano druido aveva una lunga barba e indossava un abito scuro. Procedeva appoggiandosi ad un nodoso bastone ricavato dal ramo di una quercia e con l’altra mano salutava il giovane a cui voleva bene come a un figlio. 


Appena lo vide, Marvin gli corse incontro e lo abbracciò. Il druido era stato l’unica figura paterna della sua vita, e gli voleva bene così come ad Ariellyn. 
«Come stai, Halfgan? » 
«Tiro avanti, con l’aiuto degli Dei e della natura, anche se ormai sono più di settanta le primavere che questo vecchio corpo ha passato» 
«Vorrei poter arrivare io alla tua età con la tua salute! » 
«Oh, spero per te che farai di meglio! L’umidità di questi luoghi mi è penetrata nelle ossa» 
«Allora in agosto verrai con me e la nonna a Senia Marina a camminare lungo la spiaggia» 
«Vedremo… » non pareva molto convinto, e infatti ogni anno accampava scuse pur di evitare il soggiorno nel capanno che Ariellin possedeva a Senia Marina. 
«Piuttosto, Marvin, devo complimentarmi con te per il diploma di retore! So che hai avuto un’ottima valutazione» 
«Ti ringrazio. Ma esami sono stati duri, e sono molto stanco» 
«Qui avrai modo di riposarti. E se ne avrai voglia, mi racconterai le cose nuove che hai appreso» 
«Molto volentieri, anche se, come ben sai, tutto ciò che mi hanno insegnato ad Amnisia è basato dei dogmi della religione Lathearica» 
«Ah, figliolo, non voglio che tu ti metta contro il Clero di Lathéna. Devi nascondere il tuo scetticismo, altrimenti questo finirà per nuocere al tuo lavoro, quando sarai al servizio del Duca» 



«Fino ad oggi ci sono riuscito, ma non sai quanto mi costa» 
Sospirò.
«Posso immaginarlo. Ma purtroppo non hai scelta: il potere del Clero di Lathéna è ancora enorme, soprattutto ad Amnisia, dove la dipendenza dall’Impero è rimasta molto forte» 
Marvin scosse il capo:
«Meno forte che in passato, comunque. Ormai la Federazione Keltar è uno stato sovrano, una unione di Ducati sotto un'unica bandiera, quella dell'antico Pendragon.



 I rapporti tra il duca Gallrian e la Reggente dei Lathear si stanno deteriorando. Pare che lord Gallrian voglia ospitare la principessa Alienor, quado farà tappa ad Amnisia nel suo viaggio verso Lathena.» 
«Uhm…» Halfagan si accigliò, come sempre quando sentiva nominare l’Imperatrice Ellis «Gallrian è sempre stato un uomo ambiguo. Gli piace fare il doppio gioco. Quanto a Ellis... non è il momento adatto per parlarne... poi mi racconterai tutto a tempo e luogo, ora vai a salutare tua nonna, che sta arrivando» 
Ariellyn era appena uscita dal portone dell’aia e camminava con compostezza verso di loro. 
Era ancora una donna molto giovanile, alta, snella, con il portamento eretto e la vita sottile, il volto magro e asciutto, la pelle chiara, gli occhi di un verde luminoso e i capelli che conservavano ancora il colore fulvo ramato, tipico delle donne dei Keltar. 
Nonostante avesse perduto da anni il marito e la figlia, Ariellyn non aveva mai mostrato segni di debolezza o di cedimento: aveva sempre saputo cavarsela in ogni situazione, ed era stata in grado di superare con successo le più dure avversità. 
Lo ha fatto per me. Pensò Marvin. Si è fatta forza per non farmi mancare nulla… 
Lei e Hafgan erano tutta la sua famiglia, ed avrebbe voluto che fossero eterni, che non invecchiassero mai. 
E lì, nel giardino della villa di Keltar Senia, per un attimo egli si illuse che il tempo non fosse mai passato e che veramente la nonna e il druido fossero rimasti esattamente com’erano quando lui era bambino. L’illusione durò qualche breve momento, poi però fu impossibile evitare di notare quanto Halfgan si fosse incurvato e indebolito, e quanto Ariellin fosse più magra ed esile, come se qualcosa la stesse lentamente prosciugando. Inutile far finta di nulla: il tempo stava passando per tutti, anche nel paesaggio immobile di Keltar Senia. 
«Hai fatto buon viaggio? » gli chiese sua nonna, dopo averlo abbracciato. 
«Sì, anche se mi hanno divorato le zanzare come al solito» 
«Si fanno più aggressive di anno in anno» notò Ariellyn 
«Sono le navi che fanno scalo ad Amnisia a portare le larve di zanzare più cattive dal sud» dichiarò il druido «e questo ha causato il diffondersi delle febbri verso cui nemmeno noi siamo vaccinati» 
«Beh, la gente della mia Contea è comunque molto robusta» concluse la Lady: «Sono secoli che le zanzare tentano di farci estinguere senza riuscirci! » 
Si diresse verso il mulo, che brucava pazientemente l’erba all’ombra degli alberi: «Su, Marvin, aiutami a scaricare questi bagagli e a portare il mulo nella sua stalla» 
Ariellyn non si era mai tirata indietro di fronte ai lavori pratici. Preferiva fare le cose importanti personalmente, per controllare che tutto si svolgesse in modo corretto. 
Halfgan aveva raccontato a Marvin com’erano altezzosi i genitori di Ariellyn e come si erano opposti al fatto che la loro unica figlia sposasse un uomo del villaggio. Ma era destino che nella sua famiglia i matrimoni fossero contrastati dalle famiglie, poiché la stessa Lady aveva disapprovato l’unione di sua figlia Lilieth con Rekormas Roth. 
Ma quello era un argomento tabù: qualunque domanda egli facesse a sua nonna o al druido riguardo ai suoi genitori, subito calava un muro di silenzio e di imbarazzo che non c’era modo di far cadereEppure lui avrebbe voluto sapere tutto dei suoi: era come se una parte di lui gli fosse stata rubata e tenuta nascosta per tanti anni. C’erano dei segreti talmente dolorosi e gravi che tutti si rifiutavano di parlare. Era come se dal libro della sua vita avessero strappato le prime pagine, o forse tutto l’intero prologo e anche il primo capitolo. 
Come posso capire chi sono, se non so nemmeno com’erano coloro che mi hanno messo al mondo
Aveva solo vaghi ricordi di sua madre.



Nemmeno sotto tortura sua nonna avrebbe rivelato qualcosa. Halfgan invece non sapeva tutto, ma era probabile che avesse intuito o scoperto nelle sue “visioni” qualcosa che non doveva essere assolutamente divulgato. 
Ma cosa? Cosa mai hanno potuto fare di così grave i miei genitori?
Col tempo aveva rinunciato a tornare sull’argomento, eppure aveva giurato a se stesso che un giorno a avrebbe scoperto da solo tutto ciò che aleggiava attorno a quel mistero. 
«Su Marvin, non restare lì impalato, porta quel mulo nella stalla! » gli gridò Lady Ariellyn che già stava entrando nell’aia con in mano alcune borse di bagagli del nipote, seguita dal curvo e zoppicante Halfgan. 
Sono a casa, pensò Marvin con un senso di profonda serenità, mentre il sole tramontava sulle colline in lontananza e le rondini compivano le loro acrobazie sul cielo dal colore di rosa.