L'Unione eurasiatica è un' unione politica ed economica tra Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e altri paesi ex-sovietici nata il 29 maggio 2014.
Membri | Bielorussia Kazakistan Russia |
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Osservatori | Kirghizistan Tagikistan |
Statistiche complessive | |
Superficie | 20 007 860 km² |
Popolazione | 169 669 400 |
Densità | 8,36 ab./km² |
Fusi orari | UTC+3 - UTC+12 |
Valute | Rublo bielorusso Rublo russo Tenge kazako |
L'idea, ispirata all'integrazione tra i paesi dell'Unione europea, è stata annunciata nell'ottobre 2011 dall'allora presidente russo Vladimir Putin, che riprese una proposta lanciata originariamente dal presidente kazako Nursultan Nazarbaev nel 1994. Il 18 novembre 2011 i presidenti di Bielorussia, Kazakistan e Russia hanno firmato un accordo che stabilisce l'obiettivo di fondare l'Unione eurasiatica entro il 2015.. L'accordo include piani per la futura integrazione e la creazione di una Commissione eurasiatica (modellata sulla base della Commissione europea) e di uno Spazio economico eurasiatico, entrato in vigore il 1º gennaio 2012.
La bandiera provvisoria dell'Unione Eurasiatica è rappresentata nell'immagine sottostante.
Con l'Unione Eurasiatica la Russia di Putin volta le spalle all'Europa e si rivolge verso le economie asiatiche, in particolare la Cina, l'India e l'Iran.
Mentre in Ucraina si continua a combattere e morire, i presidenti di Russia, Bielorussia e Kazakistan firmano il documento che permetterà all’Unione Eurasiatica di partire regolarmente da gennaio 2015.
C'è un legame tra il disastro ucraino e il faraonico progetto di cooperazione economica fortemente voluto dal presidente russo Vladimir Putin: il sangue che si sta versando a Kiev e dintorni ha preso a scorrere quando l’ex presidente ucraino Yanukovich ha rifiutato le proposte di associazione all’Unione Europea e lasciato intendere che prima o poi il paese avrebbe fatto parte dell’altra Unione - quella Eurasiatica, appunto.
Putin e gli altri leader ex sovietici - il bielorusso Lukashenko e il kazako Nazarbaev - avevano da sempre fatto la corte a Kiev affinché questa concentrasse le sue attenzioni verso Est, piuttosto che verso Ovest. Troppo importante l’apporto strategico e economico dell’Ucraina per poterne fare a meno.
Ai 170 milioni di persone, tra russi, bielorussi e kazaki che andranno a formare “un ponte commerciale” tra Europa e Asia (così lo ha pensato Putin) mancheranno i circa 46 milioni di ucraini (abitanti della Crimea esclusi) e la posizione strategica di un territorio dal quale passa gran parte delle condutture energetiche che dalla Russia viaggiano verso il Vecchio Continente.
Sarà comunque un cambiamento epocale, la "nuova realtà geopolitica del XXI secolo", rassicurava il leader del Cremlino dopo la firma del trattato il 29 maggio scorso. Il più grande mercato comune all’interno della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi), al quale presto aderiranno anche l’Armenia, il Kirghizistan e il Tagikistan.
Un potente centro di sviluppo regionale - sempre secondo Putin -che prenderà il posto di quell’Unione Doganale che dal 2010 ha convinto, dati alla mano, della validità del progetto: negli ultimi 3 anni gli scambi commerciali tra i paesi membri sono cresciuti del 50% e arrivati a 66,2 miliardi di dollari alla fine del 2013.
I 3 paesi fondatori dell’Unione Eurasiatica possiedono riserve energetiche importanti, pari a 1/5 di quelle globali di gas e al 15% di quelle petrolifere. Un tesoro che attirerà, insieme alle altre potenzialità dei paesi membri, interessi da ogni parte: “La nostra posizione geografica”, assicura Putin, “ci permetterà di creare una rete di trasporti e percorsi logistici d'importanza non solo regionale ma globale, attirando enormi flussi commerciali sia dall’Europa sia dall’Asia.
Scambi, ma soprattutto investimenti esteri dei quali la Russia e gli altri paesi dell’Unione Eurasiatica hanno bisogno per costruire le infrastrutture necessarie a competere su scala internazionale e sviluppare un mercato orientale così ricco di prospettive.
La recente firma del contratto tra Russia e Cina, infatti, per una mega-fornitura di gas russo a Pechino è un primo ma importante segnale di come, anche a seguito degli avvenimenti ucraini, Putin abbia intenzione di spostare il baricentro degli interessi economici e strategici di Mosca dall’Europa verso l’eldorado della regione Asia-Pacifico.
Qui lo attende di nuovo lo scontro con gli Stati Uniti di Obama, decisi a fare della regione l’asse dei propri interessi negli anni a venire.
Per prepararsi alla battaglia il leader del Cremlino ha scelto le armi di un’alleanza finora soltanto “energetica” con la Cina e di una Unione Eurasiatica ancora tutta da valutare. Basteranno?
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