L'Eurozona, in blu, comprende attualmente anche la Lettonia.
I paesi in azzurro sono membri dell'Unione Europea, ma non hanno aderito all'unione monetaria e all'euro.
In rosa c'è la Federazione Russa, che ha annesso la Crimea e controlla varie zone del Caucaso formalmente appartenenti alla Georgia e all'Azerbaigian. La Russia, insieme alla Bielorussia e al Kazakistan ha dato vita all'Unione Economica Euroasiatica, un colosso che mira a ricreare l'area di influenza dell'Unione Sovietica.
In color malva ci sono i paesi balcanici, tra cui la Serbia, alleata storica della Russia.
In rosso c'è la Siria, alleata principale della Russia, in Medio Oriente. Altri alleati della Russia sono l'Armenia e l'Iran.
In arancione ci sono i paesi che si trovano attualmente in una condizione di guerra civile e cioè la Libia e l'Ucraina.
"La balcanizzazione non è più specialità esclusiva della penisola eponima.
Il suo spazio è in rapida dilatazione a partire dal quasi contemporaneo crollo dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia. Dal confine italo-sloveno a quello ucraino-russo, da Trieste a Kharkiv, dal Mare Adriatico al Mar Nero, cent’anni dopo il crollo degli imperi asburgico, ottomano e zarista non c’è quasi frontiera che non sia contestata o contesa.
Partendo dalla disputa fra Slovenia e Croazia sul Golfo di Pirano, che investe direttamente i nostri interessi, si può percorrere per un migliaio di chilometri in direzione est una via balcanica che fende senza soluzione di continuità territori oggetto di contenziosi sordi o vivissimi.
A cominciare da quelli di fatto aperti da Budapest con Slovacchia, Romania, Serbia e Ucraina in odio al trattato del Trianon (1920), di lì passando in Moldova, tanto cara agli apologeti della Grande Romania quanto a sua volta deprivata da Mosca e dalle sue mafie di riferimento della fascia transnistriana, sfociando nell’Ucraina contesa, già amputata della Crimea.
Sempre muovendo da Trieste è istruttivo percorrere la variante meridionale della via balcanica, lungo la dorsale che ci collega a Sarajevo, capitale di uno Stato inesistente, di qui dirigendo verso i contenziosi serboalbanesi, albano-greci, greco-turchi, curdo-turchi e turco-siriani, fino alla partita arabo-israeliana e oltre, verso il Nordafrica o il Medio Oriente.
Lì dove la caduta dell’impero ottomano ha prodotto cent’anni di conflitti permanenti, di cui quello siriano è oggi il più crudele".
La carta propone un quadro d'insieme sull'Europa, il Maghreb e il Medio Oriente nel quale la cifra comune è l'instabilità e la tensione, latente o esplicita. Ciò non soltanto nelle periferie, ma fin al cuore dell'Ue (in blu i paesi dell'Eurozona, in azzurro gli altri Stati membri dell'Ue). I tondi numerati indicano i separatismi: scozzese, basco, catalano, veneto.
Partendo da Trieste e percorrendo la via balcanica meridionale si incontrano altri focolai di tensione: la Bosnia-Erzegovina Stato fantasma (cerchio nero numero 2) e oggetto delle mire croate e serbe (freccia rossa); le mai sopite tensioni greco-albanesi (cerchio nero 3) e quelle greco-turche (circoli frecciati azzurri); i sogni della Grande Albania (trattini rossi); la questione turco-bulgara (cerchio nero 4) e il contenzioso israelo-palestinese (cerchio nero 5).
Il cerchio nero 1 indica la Crimea, propaggine meridionale della tensione che corre lungo la via balcanica orientale. Questa "via" è rappresentata come una linea che conduce da Trieste a Kharkiv, nell'Ucraina oggetto delle pressioni russe (frecce e semicerchi neri). Nel mezzo del percorso due tappe calde sono Budapest e Bucarest, in virtù rispettivamente della questione magiara (frecce gialle) e della pulsione romena verso la Moldova (freccia nera).
L'Ucraina e la Libia sono caratterizzate da una guerra civile a bassa intensità (tratteggio arancione). Attorno alla Libia si trovano l'incertezza algerina (giallo chiaro), la transizione costituzionale tunisina (arancione) e l'instabilità egiziana (giallo) che il neo-eletto presidente, generale al-Sisi, dovrà fronteggiare.
Completano la carta la guerra di Siria (in rosso), il Kurdistan informale (cerchio frecciato bianco) e i tre epicentri della cronica instabilità caucasica: l'Abkhazia (cerchio viola 1), l'Ossezia del Sud (cerchio viola 2) e il Nagorno-Karabakh (cerchio viola 3), conteso tra Armenia e Azerbaigian.
Carta e citazione tratte da "Sonnambuli di ieri e di oggi",
editoriale di 2014-1914: l'eredità dei grandi imperi
editoriale di 2014-1914: l'eredità dei grandi imperi
(3/06/2014)
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