Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
martedì 15 aprile 2014
Virginia D. Capitolo 26. Cose preziose.
Dopo alcune settimane di convivenza, incominciai ad avere più chiaro qual era il sistema di valori di Virginia, il suo indice delle priorità.
Come ho già detto, aveva interrotto i rapporti con la famiglia D. , in cui era cresciuta. Non diceva mai "la mia famiglia", ma sempre "la famiglia in cui sono cresciuta", come se l'avessero adottata, anche se lei escludeva questa ipotesi.
La famiglia D. l'aveva tenuta sotto stretta osservazione fino a che lei non era diventata maggiorenne. Da quel momento aveva incominciato a godere di una semi-libertà, ma non avendo denaro, e dovendo fare una vita da pendolare per frequentare l'università, era rimasta sotto la cappa oppressiva dei D. fino a quando non era venuta a vivere da me.
Si era portata dietro alcune valigie piene di vestiti, di scarpe, di borse e altri accessori che aveva comprato con il denaro che aveva guadagnato in alcuni lavori estivi, dopo l'esame di maturità.
Non conosceva nessun altro tranne me, nella città dei mille portici. Dipendeva da me e dalla mia famiglia in tutto.
Era riuscita a conquistare la fiducia dei miei genitori, il che era molto strano, perché i miei erano, all'epoca, persone molto apprensive, e non avrebbero mai immaginato una convivenza tra me e una compagna di università che avevo conosciuto da poco più di un mese.
Quando li incontrò la prima volta, nella mia città natale, io all'inizio ero molto timoroso e invece lei fu perfetta.
Si rivolse a loro con una dolcezza e un affetto così spontanei che pareva quasi che vedesse nei miei una sorta di famiglia adottiva. Sembrava che li conoscesse da sempre. Suscitò subito in loro altrettanta cordialità e affetto, cosa che mi fece contento, ma che molto meravigliato.
E così, la mia famiglia, era divenuta, la seconda "cosa preziosa" nel suo indice, dopo di me.
La terza priorità era certamente quella che io chiamerei una sorta di religione della bellezza.
Questa forma di estetismo era nata attraverso la sua venerazione per la civiltà classica greco-romana ed il concetto tipicamente classico di "bontà della bellezza".
Non era una passione superficiale o frivola.
Virginia amava l'arte, la letteratura e il cinema. Leggeva molto.
Ma la sua esigenza di completezza non la confinava nella torre d'avorio autoreferenziale degli intellettuali puri.
Era consapevole di avere avuto il privilegio di essere nata con un corpo molto bello, ma era altrettanto consapevole che la bellezza si poteva mantenere e valorizzare solo al prezzo di notevoli sacrifici.
Per questo seguiva una dieta molto spartana, camminava molto e a passo spedito, e a casa faceva esercizi ginnici e mi insegnava le mosse delle arti marziali.
Aveva una notevolissima abilità nel make-up e nella manicure e pedicure. Inoltre era molto abile anche nel curare i suoi lunghi e splendidi capelli, senza bisogno di dover ricorrere troppo spesso al parrucchiere. E riguardo al vestiario e agli accessori era capace di trovare ottime cose a prezzo stracciato. Era un genio dello shopping.
Quando uscivamo insieme la sera, lei era assolutamente perfetta e irresistibile.
Gli uomini la guardavano ma lei non li guardava nemmeno ed io ero rassicurato anche dal fatto che lei, conoscendo le tecniche di autodifesa, sapeva badare a se stessa, se qualcuno si fosse mostrato molesto.
Eravamo una bella coppia, ma a volte qualcuno si azzardava a chiedere se fossimo fratello e sorella, perché ci assomigliavamo. Era una cosa che mi turbava ogni giorno di più.
Lei invece la prendeva sul ridere.
In genere uscivamo il venerdì sera e il sabato sera, prima per un aperitivo, poi a cena, poi al cinema e infine tornavamo a casa molto eccitati e desiderosi l'uno dell'altra, anche se la magia perfetta della nostra prima volta non riuscì mai ad essere superata ed era destinata a rimanere un vertice assoluto e irripetibile.
In tutti gli altri giorni, invece, dedicavamo le nostre energie al dovere.
Le lezioni, lo studio, i lavori domestici, le commissioni quotidiane.
Devo dire che lei aveva una capacità organizzativa e amministrativa straordinaria.
Aveva preso le redini della situazione e vista l'efficienza e l'efficacia con cui sapeva gestire il tutto, io finii per delegarle ogni potere decisionale.
Lo stesso errore che aveva commesso mio padre e che lo aveva sostanzialmente esautorato di ogni effettiva autorità nell'amministrazione di tutta la vita familiare.
Persino i miei genitori avevano incominciato a chiederle consigli. Era incredibile. Due mesi prima non la conoscevamo nemmeno, e in così poco tempo era divenuta l'astro nascente, il nuovo sole della mia famiglia, la cui luce oscurava quella di tutti gli altri, a partire da me.
Non era una cosa normale, ma apparentemente sembrava una fortuna.
Erano tutti così affascinati e conquistati da lei che nessuno osava dire che non era affatto prudente affidare tanta autorità ad una persona del cui passato non si conosceva quasi nulla.
Starring
Emmy Rossum - Virginia D.
P.s. Il titolo del capitolo è una citazione dello splendido romanzo "Cose preziose" di Stephen King
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