lunedì 14 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 20. The Dark Lady



Avrei dovuto capire subito che Virginia era pericolosa.
O meglio, il sospetto che fosse pericolosa ce l'avevo fin dall'inizio, ma non che fosse così pericolosa.
Eppure, a modo suo, lei mi aveva avvertito, un po' come fanno certe creature demoniache dei film horror quando chiedono il permesso di entrare in casa delle loro vittime. 
Prima di rivolgermi la parola, quando ci eravamo conosciuti, in università, mi aveva messo sotto gli occhi il suo badge, con il suo cognome in bella vista.
Quel cognome di due sillabe, che ne evocava una terza preoccupante, era stato un avvertimento notevole che io avevo scelto di ignorare, perché in fondo, pensavo, certe cose non esistono.
Come mi sbagliavo.
Avrei dovuto ricordare una frase, citata in epigrafe in un meraviglioso libro di mitologia greca, che Virginia mi aveva consigliato: "Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre".
Non era solo una frase letteraria, era un altro avvertimento.
Gli indizi erano numerosi, ma romanzeschi. Li interpretavo in chiave psicologica, come secondo grado di lettura, quando il senso letterale viene considerato puramente allegorico.
Per esempio, il fatto che somigliasse in maniera inquietante ad una foto degli anni '40 di mia nonna da ragazza, che altro significato poteva avere se non in termini edipici?
In fondo "La donna che visse due volte" era vissuta una volta sola anche nel film.



C'è sempre una spiegazione razionale delle cose, no?
In tutti i romanzi gotici, i personaggi cercano fino all'ultimo di trovare una spiegazione razionale ad eventi impossibili.
Puro caso? Coincidenze? E quando queste coincidenze diventano troppe?
Prendiamo per esempio le continue citazioni dell'Eneide, da parte di Virginia.
Non erano mai casuali, come quella che venne fuori quando parlammo di mia nonna.
<<Quanti anni ha adesso?>>
<<Se fosse viva ne avrebbe ottantacinque. Purtroppo è morta l'anno scorso>>
<<Mi dispiace, Luca. Immagino che ti manchi molto>>
<<Moltissimo. Eravamo molto legati. Ma adesso lei vive dentro di me, nei miei ricordi>>
Virginia aveva annuito, come se io avessi detto una frase rivelatrice, e poi si era sentita in dovere di citare l'Eneide:
<<Quisque suos patimur manes. Ciascuno di noi porta con sé i suoi fantasmi>>



A quel punto, se fossi vissuto in un film horror, come talvolta sospettavo, avrei dovuto chiedere: "Ma chi sei tu veramente?".
Non era una cosa gentile da chiedere.



E non potevo nemmeno chiederle: "Ma come mai una ragazza perfetta come te si è messa con un tipo strano come me?". Per non parlare del fatto che era ancora vergine. Quella era la cosa più strana di tutte, a meno che non si volesse prendere anche il suo nome proprio come un avvertimento, a costo però di fare la figura del paranoico.





Quelle assurdità potevano anche farsi strada nel mezzo di una notte buia e tempestosa, ma poi, quando tornava il giorno, e rivedevo quella splendida ragazza, con quel meraviglioso sorriso, tutti i dubbi sparivano.



E così non mi accorsi del mutare della marea.
La settimana successiva al nostro primo weekend insieme aveva portato con sé la pioggia e il freddo.
Virginia, sempre previdente, aveva messo in valigia il cappotto e l'ombrello, entrambi neri, da vera dark lady, ma cosa importava questo se i suoi occhi sorridevano?
Era bello, in fondo, credere che due occhi così scuri potessero brillare tanto.






Starring

Emmy Rossum - Virginia D.

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