domenica 30 giugno 2013

L'Imperatore-Profeta di Gothian. Capitolo 54. Confessioni ad Alice



Il corteo imperiale si spostava lentamente.
Già il solo fatto che si spostasse era considerato miracoloso.
L'Imperatore-Profeta lascia la fortezza di Gothian per la prima volta dopo trent'anni, e porta con sé la sua giovane sposa.
Alice de Bors, Principessa Consorte, viaggiava nella Carrozza Imperiale, assieme al marito.
Chi li avesse visti, li avrebbe scambiati per una coppia di fidanzatini.
Alice ho bisogno di te come l'aria per respirare. Ora i miei nemici sanno il mio punto debole.
Marvin si aggrappava alla Profezia come unica fonte di rassicurazione.
Ho visto nascere nostra figlia, ho visto che la crescevamo insieme... non corriamo alcun pericolo.
Così pensava, ma per la prima volta in vita sua, incominciava a chiedersi se quelle visioni fossero veramente ciò che sarebbe accaduto in futuro e non un sogno.



Fuori dal suo castello, dalla sua sala del trono, si sentiva vulnerabile.
E devo viaggiare nascosto, perché la gente non veda quanto sembro giovane.
Il dono dell'eterna giovinezza incominciava a infastidirlo.
Non mi prendono sul serio. Mi guardano e si chiedono: ma è proprio lui l'uomo che comanda l'Impero da trent'anni? 
Sentì il bisogno di abbracciare Alice e di stringersi a lei.
La Principessa Consorte si era abituata a quei momenti di sconforto, in cui lui pareva tornare quasi un bambino.
<<Cosa c'è che non va, mio amato?>>
Lui aveva voglia di piangere, ma cercò di controllarsi.
<<Niente... è solo che non ero più abituato agli spazi aperti>>
Lei non ci credette neanche per un secondo:
<<Non è solo questo... parla liberamente, sfogati, qui non ci sente nessuno>>



Aveva pronunciato quelle parole con dolcezza e con un sorriso rassicurante.
Marvin si sentì subito meglio:
<<Il fatto è che io senza di te non potrei più vivere... e i miei nemici lo sanno, ho paura che provino a farti del male>>
Lei istintivamente si pose le mani sul grembo:
<<Tu hai visto nascere nostra figlia. Mio caro, dammi almeno altri otto mesi di vita!>>
Risero entrambi.
<<Sì, l'ho vista nascere, e so anche come tu la chiamerai. Ma non te lo dico, altrimenti sceglieresti un altro nome non fosse altro che per dimostrare che il destino non esiste>>
Lei gli accarezzò i capelli.
<<A chi assomiglierà? Almeno questo me lo puoi dire?>>
Marvin chiuse gli occhi, ed ebbe la visione di sua figlia adolescente, forse già diciottenne.



<<La vedo immersa in una foresta, con il viso che mi osserva da dietro un albero. Ti assomiglia moltissimo, eppure ha un'espressione completamente diversa. Ha l'aria di essere triste, gli occhi sono splendidi e profondi, i capelli più scuri dei tuoi...>>
Alice annuì:
<<Ho capito. Sarà una Eclionner, e anche se avrà un volto simile al mio, avrà una personalità come la tua. Ma sai cosa ti dico, io sono contenta se assomiglierà a te>>
Marvin non era d'accordo:
<<Ho visto l'ombra di Eclion su di lei. E questo significa dolore... il mio stesso dolore>>
Alice continuò a parlare con voce tranquilla:
<<Solo il dolore rende grandi. Solo il dolore ci dà la certezza di esistere>>
Lui si sentì attraversare da un brivido:
<<Non potrò mai accettare questa affermazione. Se il dolore è la prova dell'esistenza, allora è meglio non esistere, meglio non diventare grandi>>
Lei gli asciugò lacrime che avevano accompagnato quello scambio di frasi.
<<Nostra figlia ti insegnerà che non è così. Te lo sta insegnando già adesso. Queste tue visioni, questi tuoi pensieri... tu stai percependo lei che cresce nel mio grembo. Siete in simbiosi già adesso, e lo sarete sempre più. Le figlie femmine amano sempre di più il padre>>
Marvin vedeva sempre più chiaramente sua figlia, ma non vedeva più Alice. Era come se l'una avesse sostituito l'altra.



<<Parli come se conoscessi il futuro molto meglio di me>>
Alice rise:
<<Io so leggere il presente. Per intuire certe cose non c'è bisogno della Profezia. E' come quando guardi un fiore dalla radice ai petali. Anche quella è una forma di destino. Come un fiore non è responsabile del suo colore, noi non lo siamo per ciò che siamo diventati>>
Era una dottrina eretica, ma Marvin la condivideva:
<<Avrei voluto una vita normale, ma il destino mi ha reso grande e inutile>>



Era una citazione da Majkovskij, il finale di "All'amato me stesso", ma inevitabilmente a Marvin risuonarono nella testa le parole scritte dal poeta prima di spararsi: "La vita e io siamo pari".
Alice aveva il pregio di non colpevolizzare il suo vittimismo.
Lei sa il prezzo che dovrò pagare. Me lo ha letto negli occhi. 
Ogni romanzo della sua vita si concludeva con una morte, ma mai con la sua.
Alcuni non possono più essere salvati, ma per altri c'è ancora speranza.
Era l'unico motivo per il quale aveva deciso di intervenire personalmente a sud.
Alice pareva averlo sempre saputo:
<<Finché sarà vivo qualcuno che ti vorrà bene, non sarai inutile. E qualcuno che ti vorrà bene ci sarà sempre>>
Marvin ne dubitava:
<<E' difficile volermi bene. Se ne sono andati via tutti, e quelli che non se ne sono andati di loro iniziativa, li ho cacciati via io, come ho fatto con Mordred e Valyria. La storia mi ricorderà come uno dei più crudeli tiranni della Dinastia>>
Alice scosse il capo, facendo oscillare i lunghi capelli ondulati sulle guance del marito:
<<A volte si deve fare qualcosa di male per evitare che succeda qualcosa di peggio>>



Marvin, a occhi chiusi, continuava a vedere sua figlia India nel bosco. Gli sembrava quasi che fosse stata lei a parlare.
<<Nostra figlia vivrà costantemente nel pericolo>>
Alice non ne aveva dubbi:
<<E allora tu dovrai insegnarle a difendersi in tutti i modi possibili>>
Lo avrebbe fatto, lo sapeva, lo vedeva.
<<Presto saranno inventate nuove armi>>



<<Le insegnerai ad usarle>>
Marvin ebbe un altro flash.
<<Finalmente vedo anche te... vedo nostra figlia che ti spazzola i capelli>>



<<Ma sei sicuro che sia io?>>
Non ne era affatto sicuro, ma finse di esserlo:
<<Come potrei non riconoscerti!>>
Alice accettò la risposta senza indagare oltre, ma pareva sorpresa, come se qualcuno le avesse predetto che la sua vita non sarebbe stata lunga.
<<Hai visto il luogo?>>
Marvin annuì, ma la risposta non sarebbe piaciuta a sua moglie:
<<La camera rossa di Gothian>>
Alice sospirò:
<<Dunque quel luogo maledetto ci perseguiterà ancora?>>
Marvin cercò di attenuare il perso della risposta:
<<Noi lo trasformeremo! Dopo quest'ultima guerra, noi trasformeremo tutto!>>


Cast

Mia Wasikoswska - Alice de Bors d'Alfarian , Consorte imperiale
Jonathan Rhys Meyers - Marvin Eclionner Vorkidian
Mia Wasikowska (India Stoker) - India Eclionner Vorkidian
Nicole Kidman (Eve Stoker) - Alice de Bors d'Alfarian

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