Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
sabato 15 febbraio 2025
sabato 1 febbraio 2025
La Quarta Era. Capitolo 13. L'ultimo viaggio di Arwen Undomiel
Prima di lasciare Osgiliath e salutare suo figlio Eldarion e le figlie Ancalime e Silmarien, Arwen Undomiel aveva preso congedo da tutti coloro che non l'avrebbero seguita nel suo viaggio.
Poi era passato molto tempo, e quel sogno, invece di realizzarsi, si era allontanato e i suoi contorni erano svaniti come il vento sugli alberi, come la pioggia sui prati, come i lunghi tramonti, dietro le colline, nell'ombra.
Giorno dopo giorno, nel profondo del cuore di Arwen, si era fatta strada la consapevolezza che il Regno dell'Estate era un'utopia che non sarebbe sopravvissuta al suo ideatore.
E così era stato.
Eldarion aveva fatto ciò che aveva potuto, ma gli mancava il carisma di suo padre.
Ogni generazione si oppone a quella che è venuta prima, specie quando, nel momento in cui riceve l'agognata eredità, si rende conto che si tratta di un mondo in declino, la cui stessa sopravvivenza è minacciata da tutte le parti.
Come avrebbe reagito Aragorn, sapendo che i suoi figli non erano stati in grado di ridare slancio al suo sogno?
I figli non sono i nostri figli: sono i figli del futuro. Non ci appartengono più di quanto la freccia appartiene all'arco che l'ha scoccata.
Questo era il loro momento. Avrebbero fatto le loro scelte e forse sarebbero state scelte sbagliate. Ma dovranno essere liberi di sbagliare, così come lo siamo stati noi.
Giusto, ma c'era un'obiezione.
Noi non abbiamo sbagliato.
Il padre di Arwen li aveva perdonati, ma lei era sicura che sua madre Celebrian, partita per Valinor tanto tempo prima, non le avrebbe mai concesso il proprio perdono.
L'unica che aveva capito davvero i suoi sentimenti era stata sua nonna Galadriel.
Due innamorati sono come i complici di uno stesso crimine, che si rincorrono da sempre e per sempre, sotto le sedie e tra i tavoli, nell'infinità del tempo.
Beren e Luthien, Dior e Nimloth, Tuor e Idril, Earendil ed Elwing...
Noi non avremo una seconda vita, come gli elfi: ciò che è riservato agli umani dopo la morte nessuno lo sa.
Quel pensiero la turbava.
Solo in quel momento tutto le sembrava evidente.
Gandalf l'aveva previsto e aveva messo in guardia sia lei che Aragorn.
Gandalf lo sapeva: era uno dei Maiar, e aveva ascoltato la musica degli Ainur, al principio dei tempi.
Come abbiamo potuto pensare di intrometterci nel disegno di Iluvatar? Abbiamo peccato di orgoglio, Aragorn: ci siamo sentiti alla pari dei Valar.
Si ricordò una frase che Eldarion si era lasciato sfuggire a proposito di suo padre.
"Ho condiviso il suo sogno, gli ho creduto: mai più guerre, mai più ingiustizie, mai più malvagità!
Ma senza di lui tutto questo si è rivelato soltanto un auspicio. Ed ora ci troviamo disarmati di fronte al ritorno dell'ombra"
Molto più dura, come sempre, era stata Ancalime:
"Per questo i sognatori devono morire, prima che ci uccidano tutti con i loro maledetti sogni"
Forse era stato il ricordo di quelle parole spietate a rendere Arwen così severa con i suoi figli dopo la morte di Aragorn, ma non voleva che il loro addio fosse turbato da questioni che ormai sfuggivano al loro controllo.
<<Figli miei>> aveva detto Arwen <<Ogni generazione deve affrontare i suoi demoni. Guardate dentro di voi, riflettete su ciò che è giusto e ciò che non lo è. Fatelo con umiltà e con coraggio: guardate la verità anche se questa non vi piace. Saranno le vostre scelte a stabilire se sarete figli della luce o dell'oscurità>>
Eldarion aveva sussurrato:
<<Pensi che riuscirò a non sbagliare?>
Quando dovrai rialzarti in piedi, ricorda ciò che mantiene vivo un uomo e gli permette di essere tale, anche nella sua ora più disperata. Tu sai di cosa sto parlando?>>
Qualcosa si illuminò nel volto del figlio:
<<La Luce di Earendil>>
Arwen sorrise:
<<Earendil. Il padre di mio padre Elrond. Ricordi cosa dicono le leggende riguardo ad Earendil?>>
Eldarion guardò verso l'alto:
<<Dicono che la sua nave solca ancora i cieli, portando nel firmamento la luce del Silmaril creato da Feanor e che Beren aveva sottratto alla corona di Morgoth, per donarlo a Luthien, la sua amata. Senza quell'amore, e noi non saremmo qui. La vita e la bellezza richiedono grandi sacrifici e una speranza ancora più grande: è questo forse il significato più profondo del Quenta Silmarillion>>
Arwen annuì:
<<La Luce di Earendil, la nostra stella più amata.
Ogni volta che avrai bisogno di me, guarda la stella di Earendil, e ricordati ciò che ci siamo detti oggi e ciò che ti dico ora. Non perdere mai la speranza: è l'unica cosa che ti chiedo>>
Eldarion annuì:
<<Lo prometto, madre>>
E poi si erano abbracciati.
<<Namarie>>
Era parola d'addio degli Elfi.
<<Namarie...>>
L'avrebbero ripetuta di nuovo nella cerimonia pubblica, ma il loro vero addio era stato quello.
sabato 11 gennaio 2025
Il freddo della stanza
giovedì 2 gennaio 2025
La Quarta Era. Capitolo 12. Difendere la Contea
Elanor rivolse a tutti e tre gli Hobbit uno sguardo interrogativo e poi si rivolse al pronipote:
Il Sindaco guardò la prozia intensamente e poi, da politico quale era, esordì con una certa enfasi:
<<Eravamo un popolo felice e innocente, prima che l'Anello del Potere entrasse nella Contea. La nostra vita era tranquilla, serena, non contagiata dal male: eravamo esattamente come volevamo essere e possedevamo tutto ciò di cui avevamo bisogno. Seguivamo il ritmo delle stagioni ed ogni cosa aveva il suo posto e il suo significato.
I vecchi capifamiglia di un tempo, saggiamente, rifiutavano, perché non era nella nostra natura impicciarci negli affari della gente alta e temevano che la nostra quiete fosse turbata dagli eventi della Grande Storia. Sapevamo che la tranquillità si può difendere soltanto rimanendo appartati, facendosi dimenticare.
E infatti quasi nessuno conosceva la nostra esistenza, prima che Bilbo Baggins accettasse di farsi coinvolgere nella questione della riconquista di Erebor.
Quando Bilbo ritornò, con un baule pieno di tesori e un numero esorbitante di storie da raccontare, i giovani incominciarono a fremere, a non accontentarsi di quello che avevano>>
Elanor sospirò:
<<Ma è normale che i giovani fremano, che non si accontentino! Che gioventù sarebbe se si adeguassero alle vecchie usanze senza un minimo di trasgressione... e te lo dice una vecchia centenaria che non è mai stata una ribelle!>>
Harding scosse il capo:
<<Non sto parlando delle piccole marachelle giovanili! Ai giovani era consentito trasgredire un po', ma si trattava di una fase, un insieme di piccoli eventi che non li guastavano. Non avevano desideri superiori alle loro risorse>>
<<Tu sottovaluti le nostre risorse! Mio padre era considerato un sempliciotto: Sam il figlio che Gaffiere, eppure senza di lui la Terra di Mezzo sarebbe caduta nelle tenebre!>>
Noi tutti eravamo poveri, ma ci sentivamo ricchi. E' questo ciò che intendevo dire>>
Elanor gli rivolse un sorriso ironico:
<<Se vuoi tornare a stare nella vecchia topaia del Gaffiere, perché non lo fai? Nessuno ti obbliga ad abitare nel lusso di Casa Baggins! Si fa presto a dire che ognuno deve accontentarsi e stare al proprio posto, ma sentirlo dire da un privilegiato non è credibile.
Tuttavia in ciò che hai detto c'era una parte di verità: noi Hobbit, nel tempo che precedette i Grandi Anni, forse eravamo più felici di quanto lo siamo ora, ma non perché siamo più poveri o meno importanti, ma per il fatto che, dopo aver conosciuto il benessere, non siamo più disposti a rinunciarci, forse non ne siamo più capaci. E' questo che volevi dire?>>
Harding annuì amaramente:
<<Mia cara prozia, mi hai tolto le parole di bocca. Io non nego di essere un privilegiato, nella Contea, ma il guaio è che ai privilegi ci si abitua troppo facilmente e alla fine li si dà per scontati. E questo lo sapeva anche Sam!>>
Il vento ha spazzato la terra
e gli uomini via lontano...
Cos'è mai questo vento?
Ho conosciuto troppi mondi
troppi uomini, troppe terre,
troppi mari, troppi venti...
Ora so che non morirò più qui,
Mio padre aveva già deciso di seguire lo stesso destino di Bilbo e di Frodo.
Qualcosa dentro di lui si era spezzato, come era accaduto ai Baggins, e poi, alla fine, quel turbamento contagiò tutti noi. Era la nostalgia di qualcosa che non conoscevamo, la volontà di vedere il vasto mondo, oltre i confini sicuri della Contea.
I soldati di Arnor ci proteggono e noi in cambio dobbiamo pagare le tasse, anche se sono più alte di prima. Re Eldarion ha le sue ragioni e se non lo sosteniamo rischiamo che il potere passi a quella tirannica sorella, Ancalime, e ai suoi Stregoni Blu, di cui mio padre non si è mai fidato.
Non ci saranno altre navi dirette a Valinor per noi. Mio padre ebbe quel privilegio solo perché portò l'Anello per un breve tratto e fu di fondamentale sostegno per Frodo.
Ma i Reami Beati dell'Occidente non saranno generosi col Piccolo Popolo, se noi non faremo la nostra parte, e l'unica parte che possiamo fare è pagare i nostri tributi in oro o in natura>>
martedì 24 dicembre 2024
Gli oggetti
domenica 1 dicembre 2024
La Quarta Era. Capitolo 11. Elrond reincontra sua moglie Celebrian.
Celebrian non era stata soltanto ferita, ma rapita dagli Orchi che le avevano inflitto orribili torture, ed era stato questo a distruggerla moralmente, essendo lei già di per sé era incline alla malinconia e ai repentini cambiamenti di umore, come tutti i discendenti della casa reale dei Noldor.
Non era bastato l'amore del marito, dei figli e dei genitori a trattenerla. Lei aveva voluto andarsene. Avrebbe potuto restare, ma non l'aveva fatto. E questo era stato il primo grande abbandono che Elrond aveva dovuto subire, prima di quello di sua figlia Arwen.
In quel momento, Arwen si era fatta avanti:
"Siamo noi la tua famiglia, madre! E io non voglio lasciare la mia terra!".
Celebrian l'aveva guardata con risentimento:
"Dunque non sono io che vi abbandono! Siete voi che non volete seguirmi! O forse è perché in voi Mezzelfi scorre anche il sangue degli uomini, e li amate troppo per lasciarli da soli. Tu, Arwen, in particolare... troppo a lungo hai dato confidenza ai Dunedain. Se questa è la tua scelta, allora tu devi accettare la mia. Non resterò in questo luogo corrotto, che mi uccide giorno per giorno con la sua malvagità"
Nemmeno Galadriel era riuscita a convincerla a restare:
"Cosa credi di trovare dall'altra parte dell'oceano? Valinor non è perfetta come fingiamo di credere. Persino nel reame beato esistono rancori e ipocrisie. I Valar hanno innalzato un muro tra se stessi e il resto del mondo, eppure dovrebbero sapere che, nascosto dietro alte pareti, il cuore diventa ghiaccio. Io a Valinor ci sono nata e credevo che viaggiando mi sarei lasciata i turbamenti alle spalle, e invece loro mi hanno seguita. La serenità è dentro di noi, oppure non è in nessun luogo"
Si era congedata da tutti con una sola parola: "Namarie", l'addio elfico, un concetto definitivo intriso di amarezza, malinconia e nostalgia di ciò che si è perduto per sempre.
E pertanto, quando infine Elrond era arrivato a Tol-Eressea, il dolore di Celebrian si era trasformato in risentimento, soprattutto quando le avevano riferito che sua Arwen era rimasta nella Terra di Mezzo.
N.d.A.
venerdì 1 novembre 2024
La Quarta Era. Capitolo 10. Il re Finarfin di Valinor reincontra la figlia Galadriel
Galadriel si chiedeva se suo padre Finarfin l'avrebbe riconosciuta, poiché, nonostante gli Elfi godessero dell'immenso privilegio dell'eterna giovinezza, erano passati 9000 anni, e Tre Ere del Sole e della Luna dall'ultima volta che si erano visti.
Mithrandir, il Grigio Pellegrino, divenuto ora il Bianco, era sempre stato il più acuto nel capire i sentimenti di lei.
Eppure gli elfi lo nascondevano, e Galadriel, grazie al suo Anello, aveva aggiunto grazia e bellezza alla sua giovinezza immortale, ma quell'epoca si era conclusa:
<<Non sono più la Signora di Lorien. Non ho più il potere di Nenya, né quello dello Specchio: ora tutto mi è incognito.
Non sai quante volte ho sognato questo momento, ma ora ho capito qualcosa che prima non mi era chiaro.
Vivere nella Terra di Mezzo mi ha cambiata e resa diversa da loro, e forse in tutti questi millenni anche loro sono cambiati. Ci illudiamo di rincontrare le stesse persone, ma in verità quelle persone non esistono più.>>
Il giorno della partenza, Galadriel aveva voluto Elrond e Gandalf al suo fianco, e il messo dei Vanyar aveva detto che sia il Mezzelfo che l'Istar erano i benvenuti a Valinor, ma che, nel momento in cui avrebbero messo piede nel Continente di Aman, non sarebbero potuti più tornare indietro.
<<Ora capisco perché tuo padre Earendil preferì volare in cielo con i Silmaril e diventare una stella, la nostra stella più amata, piuttosto che rimanere qui a vivere di ricordi tra persone che non conosceva, o, peggio ancora, non riconosceva più>>
Il riferimento al padre Earendil aveva riscosso Elrond dal senso di stupore di fronte alle prime rive del Continente che si scorgevano all'orizzonte, in lontananza:
<<Se mio padre fosse qui, sarebbe per me una gioia rivederlo. Quando partì per il suo viaggio io ed Elros eravamo solo infanti. Ne ho pochi ricordi, specie ora, dopo tutto questo tempo.
<<Mio caro Elrond, non ho mai avuto una fissa dimora: la mia casa era il mondo. Il distacco è stato meno doloroso che per voi, ma non temete, dopo gli anni di attesa a Tol Eressea, avete saldato ogni debito e pagato ogni errore: adesso sarete accolti in quella che sarà la vostra ultima dimora: il palazzo reale di Tirion. Quanto a me, soltanto i Valar sanno quale destino mi attende >>
Galadrie allora gli aveva domandato:
<<Tu credi davvero che Grande Disegno si sia compiuto, che la nostra Grande Narrazione finisca qui?>>
Gandalf non ne era affatto convinto:
<<Il Male non può essere scacciato per sempre: ritornerà, per questo il Grande Disegno non si è ancora compiuto e noi dobbiamo impiegare il tempo che ci resta per preparare la strada a coloro che verranno. Un'altra battaglia li attende>>
Elrond aveva corrugato le folte sopracciglia:
<<Un'altra battaglia?>>
Lo stregone annuì:
<<La Dagor Dagorath, ma non posso dire di più, poiché questo appartiene ai Misteri degli Istari>>
Galadriel si chiese se Finarfin l'avesse convocata per parlare anche di questo.
Galadriel si era infine inginocchiata davanti al Re Supremo.
<<Cinque figli partirono da Valinor alla volta della Terra di Mezzo. Quattro maschi e una femmina. E lei sola, la più ribelle, ha fatto ritorno.
Dimmi, Galadriel, come morirono i tuoi fratelli? >>
<<Padre, tu mi comandi di rinnovare un dolore indicibile. I tuoi figli caddero combattendo valorosamente contro Melkor il Morgoth, durante la Prima Era del Sole.
Finrod sacrificò la sua vita per salvare l'amico Beren e la sua sposa Luthien...>>
Il viso di Finarfin si rabbuiò:
<<Il sangue più nobile dei Noldor fu versato per la salvezza di un uomo?>>
Galadriel fissò suo padre negli occhi:
<<Da quell'uomo e dalla sua sposa, tramite loro nipote Elwing, discese la valorosa stirpe dei Mezzelfi. Ella sposò Earendil, il cui vascello vola in cielo assieme all'ultimo dei Silmaril, luminoso come una stella, la nostra stella più amata.
<<La salvezza di Arda non dipende dalla Terra di Mezzo. Quel luogo fu profanato dal Male e i Valar sanno una verità che voi stessi avete intuito, parlando della "lunga sconfitta". Il Male ritornerà, e ogni volta sarà peggiore, e questo è il destino della Terra di Mezzo.
A lungo ho pregato per te, chiedendo la grazia al supremo Iluvatar, ed ecco, ora sei qui, unica tra i miei figli, poiché gli altri giacciono come ombre nelle Aule di Mandos, e per loro a lungo piansi e sparsi gigli a piene mani>>
Tu mi hai fatto aspettare 6500 anni, prima di tornare nelle Terre Imperiture: la tua attesa, invece, è stata molto minore>>
Ma ora che sono qui davanti a te non posso fare a meno di domandarti se è proprio necessario che nel Reame Beato si coltivino antichi rancori?
La sorte di Galadriel, però, non è affar tuo. Fin troppo è l'amore che provi per mia figlia, e per quanto mi onori che un Maiar sia così devoto verso la figlia di un Eldar, io credo che Galadriel sia stata fin troppo amata nei suoi anni trascorsi lontano da qui.