venerdì 19 maggio 2017

Storia del Vicino Oriente antico

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La storia del Vicino Oriente antico muove dalla rivoluzione neolitica, fase protostorica in cui l'uomo, anche in altre parti del mondo, perfezionò progressivamente le più arcaiche tecnologie produttive. L'inizio della storia viene tradizionalmente associato all'invenzione della scrittura (seconda metà del IV millennio a.C.), ma già durante la cosiddetta protostoria del Vicino Oriente la progressiva affermazione dei modelli urbano, templare e palatino[1]rappresenta una marca che caratterizza tutto il periodo che va dal IV millennio a.C. fino alla metà del I millennio a.C. D'altra parte, il ruolo della scrittura rispetto al "sorgere" della storia è importante non tanto perché essa renda disponibili delle fonti di nuovo tipo, bensì perché, come scrive Mario Liverani, "per la prima volta si assiste all'interazione complessa di gruppi umani all'interno di singole comunità (stratificazione sociale, costituzione di una dirigenza politica, ruolo socio-politico dell'ideologia)"[2].
La storia condensatasi nel Vicino Oriente rappresenta la metà dell'intera storia umana documentata[3]. Convenzionalmente viene scandita, oltre che dalla rivoluzione neolitica, da un'età del bronzo (dal 3500 a.C.), solitamente divisa in un periodo antico (nel contesto del quale si verifica, con termine controverso, la "rivoluzione urbana"), un periodo medio (che inizia con il crollo dell'impero di Ibbi-Sin e la progressiva amorreizzazione del Vicino Oriente) e uno tardo (che inizia con una sorta di "età oscura", nel XVI secolo a.C.), per poi passare ad un'età del ferro, che coincide con l'arrivo dei Popoli del Mare (1200 a.C. ca.).

Periodizzazione

Manca una storiografia antica che abbia lasciato una traccia su cui innestare la ricostruzione storica moderna del Vicino Oriente. È una storia che poggia interamente sulle fonti primarie: documentazione amministrativa, commerciale, giuridica, in generale in funzione archivistica. Tale documentazione ha resistito al tempo perché raccolta su un supporto, le tavolette d'argilla, che hanno resistito a incendi, immersione nel suolo e altri agenti atmosferici assai meglio di altri supporti (il papiro, la pergamena, la carta) che verranno via via utilizzati, nella zona considerata o altrove[4].
Oltre che alla luce della ricostruzione greco-classica, il contesto storico antico-orientale è stato letto attraverso la Bibbia[5] e anzi la riscoperta di questa storia ha spesso avuto come motore il tentativo di ricostruire l'ambiente storico che sta dietro i racconti biblici[6].
La periodizzazione del Vicino Oriente antico risulta quindi essere solo un tentativo di categorizzarne o dividerne il tempo in blocchi, o periodi distinti, con un loro nome. Il risultato è un'astrazione descrittiva, che fornisce una chiave utile riguardo ai periodi di tempo del Vicino Oriente con caratteristiche relativamente stabili.
Approssimativamente, il limite alto del contesto storico in esame può essere individuato nel momento in cui vedono la luce le fonti scritte, in aggiunta a quelle puramente archeologiche, mentre il limite basso potrebbe coincidere con l'avvento delle fonti greco-romane[7].
Schema cronologico generale del Vicino Oriente[8]
Schema crono vicino oriente antico.svg

Problemi cronologici

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Cronologia mediaCronologia bassa e Tavoletta di Venere di Ammi-Saduqa.
Per il Vicino Oriente antico si seguono naturalmente datazioni archeologiche (collocazione di reperti sia degli uni rispetto agli altri, ma anche datazione assoluta, cioè in rapporto al presente) e datazioni culturali. Le prime si fondano in generale sulla stratigrafia verticale, le seconde sulla stratigrafia orizzontale (quella in uso per le necropoli, ad esempio) e sulla classificazione tipologica. Le seconde devono per forza di cose svolgere un ruolo solo secondario. La datazione assoluta può sostanziarsi con il rinvenimento di documenti testuali in uno strato o con uno dei vari metodi fisico-chimici con cui possono essere datati alcuni materiali, in particolare quelli organici.[9]
Le culture antico-orientali sentirono l'esigenza di fissare una propria cronologia degli eventi (ruolo svolto da scribi e sacerdoti), ma in modi spesso incompatibili con la storiografia modernamente intesa. Le ere in uso in Mesopotamia erano relativamente brevi e facevano riferimento per lo più alle intronizzazioni, in modo che ogni città-stato poteva averne una propria. Così, esiste ad esempio un documento datato "giorno 4, mese III, anno sesto di Nabucodonosor", che rischia, così com'è, di restare slegato dai sistemi di riferimento moderni.[10]
Testi come la Lista reale sumerica (ma anche la Lista dei re babilonesi e la Lista dei re assiri, di epoca posteriore) sono giunti frammentati e incompleti. Vi sono poi anche errori materiali, rinvenibili quando è possibile confrontare diverse riproduzioni della stessa lista. Più decisive ancora risultano le manomissioni, intenzionali in maggiore o minor misura, spesso di sapore politico-ideologico: alcuni re o intere dinastie vengono espunte, alcune dinastie che esercitarono il loro potere nello stesso periodo vengono messe acriticamente in sequenza. Più facilmente controllabile risulta l'inserimento di elementi mitico-leggendari, in particolare agli inizi di queste liste.[11]
La cronologia che si è riusciti a estrapolare dai dati a disposizione è sufficientemente precisa per il periodo 1500-500 a.C. e anzi, per il I millennio a.C. gli storici hanno a disposizione cronache babilonesi e annali assiri che risultano più precisi delle liste.[11]
La Lista reale assira è la sequenza dinastica meglio conservata e la più lunga. Eppure, verso la metà del II millennio a.C. si produce uno iato, provocato da diverse sovrapposizioni di dinastie babilonesi. Per il periodo 2500-1500 a.C. questo iato misura circa dieci anni, ma diventa più corposo man mano che si retrocede a tempi più antichi. Il tentativo di sistemare lo iato in relazione al periodo intorno alla metà del II millennio a.C., riferendosi ad allusioni a fenomeni astronomici contenuti in testi paleo-babilonesi (periodo di Ammi-Saduqa, re della prima dinastia babilonese: 1582-1562 a.C., secondo la cronologia corta; si tratta della cosiddetta "tavoletta di Venere di Ammi-Saduqa") non ha avuto successo, poiché gli astronomi non hanno trovato un accordo sull'interpretazione di queste allusioni. In base alle incerte indicazioni degli astronomi, sono state determinate tre cronologie diverse: una, cosiddetta "lunga", una "media" e una "corta". Quella "media" ha riscosso il maggior consenso. La cronologia più solida è quella relativa alla Mesopotamia: quelle delle aree circostanti si appoggiano a questa.[12]

Protostoria

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Protostoria del Vicino Oriente.

Epipaleolitico[modifica | modifica wikitesto]

Robert John Braidwood distingue due fasi:
Nella prima fase, l'insediamento è ancora in caverne e le comunità, al seguito degli animali che sostentano la loro dieta, sono formate da 40-50 individui al più. Gli uomini non hanno ancora sviluppato nessuna tecnica di produzione o conservazione del cibo e la sussistenza resta una sfida quotidiana.[13] L'uomo tende a cacciare prede più minute (gazzelle, ovini, caprini), ma non lo fa più in modo indiscriminato: si tenta piuttosto di salvaguardare la consistenza del gregge, attraverso una forma che è di controllo, anche se non ancora diretto.[13] La raccolta di graminacee e leguminose produce un'involontaria diffusione e selezione dei semi.[13] L'industria litica si dirige verso il microlitismo. Appaiono i primi pestelli.[14]
Nella seconda fase, inizia l'addomesticamento delle greggi, con il conseguente utilizzo di latte e lana, e i primi esperimenti di coltivazione. L'uomo inizia ad abbandonare gradualmente il nomadismo, stabilendosi progressivamente in bassa montagna, accanto ad una forte varietà di unità ecologiche.[15]

Neolitico

Neolitico aceramico

Schema cronologico della rivoluzione neolitica[16]
15000PeriodizzazionePalestinaSiriaTauroAnatoliaKurdistanLuristanKhuzistan
10000caccia e
raccolta

intensificata


Kebara



Zarzi

7000produzione
incipiente

Natufiano
(10000-8500)
PPNA
(8000-7300)
Hagilar
aceramico
(7500-7000)

Zawi Chemi
Shanidar

(9000-8000)
Karim Shahir
(7500-7000)

Ganjdareh
Asiab
(8000-7500)





Bus Mordeh
(7500-6500)
6000neolitico
aceramico

PPNB (Gerico)
(7000-6000)

Beidha
(7000-6000)

PPNB (Mureybet)
(ca. 6500)

Buqrosel-Kom
(6500-6000)
Çayönü
(7500-6500)
Giafer Hüyük
Çatalhöyük
aceramico
(7000-6000)
Giarmo
aceramico
(6500-6000)
Tepe Guran
(6500-6000)
Ali Kosh
(6500-6000)

Siti protostorici del Vicino Oriente all'epoca dei primi commerci di ossidiana (le dimensioni del Golfo Persico sono quelle ipotizzate per il 3000 a.C.)
Il periodo del neolitico aceramico (ca. 7.500-6.000 a.C.) può essere inteso come un neolitico pressoché "pieno"[17]. La totale sedentarietà, in case di mattoni crudi o fango, si può dire raggiunta. Le abitazioni hanno ora forma quadrangolare, un formato intrinsecamente aperto a nuovi aggregati. Molto importante è in questa fase la cooperazione interfamiliare all'interno dei villaggi, composti ora da diverse centinaia di individui.[18]
I nuclei abitati sono del tutto autonomi, ma i contatti tra di essi si ampliano e arrivano a coprire anche distanze di discreta lunghezza per quanto riguarda la reperibilità di certi materiali (pietre duremetalliconchiglie): in particolare, si sviluppa un commercio dell'ossidiana (dall'Anatolia e dall'Armenia), mentre le conchiglie giungono dal Mediterraneo, dal Mar Rosso, dal Golfo Persico. Ci si scambia insomma materiali di pregio e di poco ingombro (non le cibarie, dunque)[18][19].

Il neolitico pieno e la crisi del VI millennio


Zone di influenza delle diverse culture nel periodo medio Halaf, 5600-4500 a.C. (le dimensioni del Golfo Persico sono quelle ipotizzate per il 3000 a.C.)
Legenda (da sudest a nordovest approssimativamente):
     Cultura di Halaf
     Culture "tipo Halaf"
     Ceramiche anatoliche
     Amuq D e neolitico ceramico B palestinese
     (area di Biblo): neolitico medio di Biblo
Il periodo che va dal 6000 al 4500 a.C. è indicato generalmente come "neolitico pieno". L'affermarsi dei nuovi caratteri nell'economia di sussistenza (agricoltura e allevamento) è accompagnato da nuove tecniche di manifattura (tessitura, lavorazione della ceramica e del rame martellato) e dal perfezionamento di quelle già esistenti (punte di freccia, falcetti, strumenti per la lavorazione delle pelli, per la tosatura e la macellazione).
La ceramica, in particolare, usata per cuocere e per consumare i cibi (e più di rado i liquidi), svolge in questa fase un ruolo molto importante, soprattutto per quanto riguarda l'inizio delle coltivazioni estese.[20]
L'allevamento si concentra su cane (usato per la difesa e la caccia), caprovini, suini, bovini e asini.[21]
Gli abitati iniziano a diffondersi dalle zone pedemontane agli altopiani iranici e anatolici e, finalmente, giungono a popolare la piana mesopotamica[22].
Agricoltura irrigua, macinazione dei semi e tecniche di conservazione del cibo sono i momenti più importanti di un'economia ormai quasi esclusivamente a base agro-pastorale. Prosegue comunque l'attività di raccolta e continuano ad essere sempre praticate caccia, pesca e raccolta di molluschi e crostacei.[22]
Nella prima metà del VI millennio incontriamo una fase di arresto o di crisi, segnata dal diminuire sensibile dei dati archeologici (crisi forse imputabile ad un periodo di siccità, conseguente al cambiamento climatico avvenuto intorno al 10.000 e che portò un innalzamento della temperatura)[23].

Rapporti tra comunità: guerra e commercio

La "colonizzazione" neolitica lascia ampi spazi residuali, dedicati alla caccia e alla raccolta. Si ipotizza una bassa conflittualità tra le comunità, poiché le armi pervenuteci non denotano una differenziazione tipologica tra caccia e guerra.[24]
Del linguaggio nulla si sa, me si presume una certa differenziazione e corrispondenza areale alla fase storica. La corrispondenza tra cultura, lingua e ethnos può essere stata maggiore in questa fase seminale, mentre in epoca storica tende ad essere nulla o irrilevante e, al limite, fuorviante.[24]
Quanto al commercio, come detto, la tecnologia neolitica non è in grado di supportare trasporti di materiali ingombranti o di cibi. Vengono commerciati materiali preziosi (nelle proporzioni dell'epoca). È stato possibile ricostruire per grandi linee il commercio dell'ossidiana, a motivo della diversa composizione chimica che ha a seconda del luogo di provenienza (diverse quantità di bario e zirconio).[25]
Schema cronologico del neolitico del Vicino Oriente[26]
6000KhaburGebel Singiar
Assiria
Medio TigriBassa
Mesopotamia
KhuzistanAnatoliaSiria
5600Umm DabaghiyaMuhammad GiaffarÇatalhöyük
(6300-5500)
Amuq A
5200
Halaf antico

Hassuna
Samarra antico
(5600-5400)

Samarra medio
(5400-5000)

Samarra tardo
(5000-4800)

Susiana A
Hagilar

Mersin 24-22

Amuq B
4800
Halaf medio
Hassuna tardo

Gawra 20
Eridu
(= Ubaid 1)
Eridu 19-15

Tepe Sabz
Hagilar

Mersin 22-20

Amuq C
4500Halaf tardoGawra 19-18Haggi Muhammad
(= Ubaid 2)

Eridu 14-12
Khazineh

Susiana B
Gian Hasan

Mersin 19-17

Amuq D

Calcolitico

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Protostoria del Vicino Oriente § Calcolitico e Cultura di Ubaid.
Schema cronologico del calcolitico del Vicino Oriente[27]
4500MesopotamiaKhuzistanSiriaAnatolia
SudNord
4000Ubaid antico
(=Ubaid 3)

Eridu 11-9

Ninive 3
Gawra 17-14
Susiana C

Mehmeh

Amuq D

Mersin 16
3500Ubaid tardo
(=Ubaid 4)

Eridu 8-6
Uruk 18-15
Ninive 3
Gawra 13-12


Bayat
Susa A



Amuq E


Mersin 15

Le prime avvisaglie di un passaggio dalla fase protostorica a quella storica consistono nell'edificazione di edifici che sembrano dedicati al solo culto (ma non si tratta di veri e propri templi). Sotto questo aspetto, particolarmente significativa risulta la cultura di Ubaid (che prende il nome dal sito guida di Ubaid, nella Bassa Mesopotamia), una cultura cronologicamente assai consistente (dura infatti dal 4500 al 3500), al cui inizio si fa coincidere l'inizio del Calcolitico locale. È in questa fase che avviene una prima sistemazione infrastrutturale dell'alluvio. Nella fase tarda della cultura di Ubaid si collocano i livelli 7 e 6 del tempio di Eridu, in cui si forma quello che diverrà il modello standard dell'edificio templare mesopotamico per tremila anni. I corredi funerari fanno pensare ad una seminale stratificazione sociale.[28]

La rivoluzione urbana

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Protostoria del Vicino Oriente § La rivoluzione urbanaPeriodo di Uruk e Scrittura cuneiforme.
Schema cronologico della rivoluzione urbana[29]
3500Bassa
Mesopotamia
Alta
Mesopotamia
Iran
occidentale
SiriaAnatolia
orientale
3200antico Uruk

Uruk 14-9
Eridu 5-4

Gawra 11-10
KhuzistanSusa B
Zagros: Godin 7
Fars: antico Banesh

Amuq F
Hama K

Malatya 7
3000tardo Uruk

Uruk 8-4
Eridu 3-2
Nippur 16-15
Gawra 9
Ninive 4
Tell Brak ("tempio dell'occhio")
Khuzistan: tipo Uruk

Zagros: Godin 5-6
Fars: medio Banesh
Habuba Kebira
Gebel Aruda
Malatya 6A
Hassek
Kurban Hüyük 6
Mersin 14-13
2900Gemdet Nasr

Uruk 3
Nippur 14-12
Gawra 8
Ninive 5
Khuzistan: Susa C
Zagros: Godin 4
Fars: tardo Banesh
Amuq G
Hama K
Malatya 6B
Kurban Hüyük 5
Mersin 12

Il periodo di Uruk (dal 4000 a 3100 a.C. ca.) prende il nome dal sito guida di Uruk. È in questa fase che viene individuato un "salto" organizzativo: il passaggio dalla nicchia ecologica pedemontana, in cui si interfacciano ambienti assai diversi a distanza ravvicinata, ad una decisamente più vasta, quella dell'alluvio, sembra il motivo fondante che ha spinto le comunità umane ad organizzarsi a livelli congrui: Tigri ed Eufrate offrivano infatti un potenziale raccolto assai più ricco, ma d'altra parte si rendeva necessario un lavoro di canalizzazione fortemente coordinato per permettere il passaggio dall'agricoltura "secca" del pedemontano a quella irrigua dell'alluvio: la prima obbedisce alle precipitazioni, la seconda è in misura maggiore frutto del lavoro umano, perché convoglia le acque lì dove è necessario e drena le quantità in eccesso. L'alluvio, che nel periodo della prima neolitizzazione, era ancora lontano dai fulcri dello sviluppo tecnologico e insediamentale, durante il calcolitico e nel passaggio alla prima età del bronzo diventa il polo centrale e tale rimarrà per tutta l'antichità preclassica, pur in rapporto dialettico con le zone semiaride e con l'elemento nomadico che le abita. Il culmine della "rivoluzione urbana" della Bassa Mesopotamia è da collocare tra il 3500 e il 3200 a.C.[30]: in questa fase, corrispondente al tardo-Uruk, la sedentarizzazione dei produttori agricoli assume proporzioni di rilievo mai riscontrato prima; va notato che "Le grandi organizzazioni della prima urbanizzazione si costituiscono in assenza dello strumento della scrittura: sono proprio le loro esigenze a portare alla sua introduzione"[31].

La prima urbanizzazione


I principali siti archeologici del periodo di Uruk nell'Alta Mesopotamia e nel sud-est dell'Anatolia
Il nord viene in qualche modo "colonizzato" dal modello Uruk, con la creazione di insediamenti finalizzati a supportare, a quanto sembra, il commercio meridionale (un commercio sostanzialmente fluviale). Pure, è già presente e rimane in vita una cultura autonoma del nord, che si rifletteva (e si rifletterà) in un diverso modello politico, sostanziato da un diverso rapporto con il territorio.[32] In particolare, tra il sud (Sumer) e il nord (Akkad)[33]:
  • il territorio del sud è più soggetto a paludizzazione; viene organizzato a livello centrale ("colonizzazione templare")
  • a nord i flussi idrici sono controllati con più facilità (a detrimento dei territori a valle); il ruolo dei "liberi" è maggiormente incisivo, data la natura "gentilizia" del comando
In sostanza, insediamenti come Susa o Habuba Kebira sembrano essere vere e proprie "colonie" di Uruk, mentre in diversi centri coevi, nel nord, il rapporto con l'elemento nomadico-pastorale definisce un panorama politico diverso[34]. Si tratta dei centri di Subartu (la futura Assiria) e del triangolo del Khabur: il sito-guida di Tepe Gawra rappresenta per il nord quello che Uruk ha rappresentato per il sud. Quando vi giunge la "colonizzazione", questa si impianta su una importante cultura, mentre, sempre al nord, vi sono anche casi di vera e propria fondazione dal nulla (la stessa Habuba Kebira e Gebel 'Aruda[34]). Un altro importante centro del nord è Ninive.[34] Tell Brak è invece il sito più rilevante del triangolo del Khabur (rilevante il suo "tempio dell'occhio")[35].
Quanto alla Palestina, la prima urbanizzazione la coinvolse appena[36].

Antica età del bronzo

Il Bronzo Antico del Vicino Oriente va dal 3000 al 2000 a.C.[8]

La crisi della prima urbanizzazione[modifica | modifica wikitesto]


Il monumento megalitico di Rujm el-Hiri (Bronzo antico, 3000–2700 a.C.), nelle Alture del Golan (in zona UNDOF)
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Gemdet Nasr.
Nella sua fase più tarda (fine del IV millennio a.C.), la cultura di Uruk patisce una forte contrazione, che vede la sparizione di alcuni centri che ad essa fanno riferimento. Le ragioni di questa crisi non sono del tutto chiare: Liverani ipotizza una questione di rendimento dei raccolti, più contratto fuori dell'alluvio.[37] La portata di questa crisi, in assenza di documentazione scritta, può essere valutata solo in rapporto alla cultura materiale (specialmente la produzione ceramica): ad essa succede comunque una regionalizzazione (a fronte della forte omogeneità rappresentata dagli insediamenti tipo-Ubaid). Alla fase di Uruk segue un periodo che prende il nome dal sito guida di Gemdet Nasr (corrispondente a Uruk 3): questa fase è detta "proto-letterata". Ad essa segue il periodo detto "protodinastico", con una prima fase recessiva (Proto-Dinastico I, 2900-2750 ca.).[38]

La fase protodinastica

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Proto-Dinastico (Mesopotamia).
Con questa fase si entra nel III millennio a.C. Le fasi protodinastiche II e III, dopo la prima fase recessiva, sono di espansione, sia demografica che tecnologica. La regionalizzazione prodotta dalla crisi della prima urbanizzazione si sviluppa adesso in un sistema di città-stato: tra queste, la stessa Uruk, Ur ed Eridu nel sud, Lagash e Umma sul TigriAdabShuruppak e Nippur nella zona centrale, Kish a nord ed Eshnunna nell'estremo nord.[39]

La Mesopotamia protodinastica (i confini indicati sono quelli attuali: al centro l'Iraq; in senso orario, dal basso: Arabia SauditaGiordaniaIsraeleCisgiordaniaLibanoSiriaTurchiaIran). A nord ovest di Mari, il fiume Khabur incontra l'Eufrate: di lì si apre il "triangolo del Khabur", il "paese alto", a nord-ovest di Subartu, la futura Assiria.
Periodo Proto-Dinastico in Mesopotamia[40]
Proto-Dinastico I2900-2750 ca.
Proto-Dinastico II2750-2600 ca.
Proto-Dinastico IIIa2600-2450 ca.
b2450-2350 ca.





La seconda urbanizzazione

La seconda urbanizzazione in Siria e Alta Mesopotamia

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: EblaAssur (città)Mari (città) e Giazira.
Il panorama valido per la prima urbanizzazione (una cultura meridionale che si impianta su un sostrato settentrionale a carattere gentilizio e pastorale) si ripete in occasione della seconda urbanizzazione[32]. Va però detto che questa seconda urbanizzazione ha maggiore diffusione rispetto alla prima e si impianta in modo più stabile e significativo: i due insediamenti fondamentali (vere "teste di ponte" del sud al nord) sono Mari sull'Eufrate e Assur sul Tigri: intorno a questi insediamenti, diretta emanazione sumerica, c'è tutta una costellazione di insediamenti (città o villaggi) che sono invece emanazione della cultura settentrionale: tali insediamenti pedemontani si fondano sull'agricoltura "secca" (che si basa sulle precipitazioni) e sull'allevamento di caprovini (al sud assai meno significativo). L'influenza del sud si avverte sul piano amministrativo, ma la cultura materiale è diversa e si basa su un retroterra ambientale diverso. Si può ipotizzare una certa unità culturale del pedemontano: si va dal pedemonte dell'Anti-Tauro a quello degli Zagros settentrionali. Con l'apparire di una documentazione scritta, in queste zone emergeranno le popolazioni hurrite e semite (i primi nella fascia più nordica).[41]
Sul lungo periodo, questa fascia insediamentale settentrionale fiorirà nel Proto-Dinastico II (2750-2600) e III (2600-2350) e poi fino all'impero di Akkad (2350-2200), l'invasione gutea (2200-2120), la terza dinastia di Ur (2120-2000), mentre si registra una fase declinante nel Bronzo medio e un'ulteriore contrazione nel Bronzo tardo.[42]
La seconda urbanizzazione comporta una solida diffusione del modello "città", e con esso delle istituzioni e caratteristiche che ad essa si accompagnano: un uso sistematico della scrittura (ovviamente circoscritto ad una élite specializzata, quella degli scribi), centralizzazione del comando, gerarchia degli insediamenti e una forte stratificazione sociale (come mostra il commercio diffuso di oggetti di pregio, illuminato dalle scoperte del centro commerciale di Ebla, in Siria).[43] È possibile che all'improvviso picco insediamentale del III millennio a.C. corrisponda una fase climatica più ricca di precipitazioni, perché successivamente, quando le condizioni climatiche peggioreranno, la fascia del pedemontano (il "paese alto") dimostrerà di non poter sostentare un'urbanizzazione troppo fitta.[42] Non vi sono evidenze archeologiche della comparsa della scrittura in Alta Mesopotamia in questa fase presargonica, ma la ricchezza degli archivi di Ebla ha fatto supporre che anche nel "paese alto" la scrittura fosse utilizzata in modo significativo.[44]Del resto, l'archivio di Ebla fa riferimento ad una a-BAR-SÌLA, probabilmente Assur, per cui si parla di un "trattato tra Ebla e Assur". Se di Assur si tratta, si configurerebbe un sistema commerciale internazionale, con due vie principali, quella di Ebla (alto Eufrate, Siria) e quella di Assur (alto Tigri, Anatolia), le cui reciproche interferenze sarebbero all'origine della decisione di regolamentarne l'uso attraverso un trattato (in particolare, il trattato permette ai mercanti assiri di servirsi dei kāru eblaiti). La via di Assur così ipotizzata è peraltro la stessa che si manifesterà nella fase del commercio paleo-assiro.[45]
Importante è anche la documentazione giuntaci da Mari (città ben presente nelle tavolette degli archivi di Ebla) e dal suo cosiddetto "palazzo presargonide" (forse già del Proto-Dinastico IIIa), i vari templi, tra cui quello di Ishtar. Mari appare una diretta emanazione sumerica, ma la documentazione rivela un'onomastica in gran parte semita e la lingua è la stessa che a Ebla, una lingua semitica "pre-amorrea".[46] Un documento fondamentale per discernere i rapporti tra Ebla e Mari è la cosiddetta "lettera di Enna-Dagan" (non è però chiaro se Enna-Dagan fosse un re di Ebla o, come è più probabile, un re di Mari). Nel complesso, il ruolo commerciale di Mari, passaggio sull'Eufrate tra la Mesopotamia e la Siria come è Assur per il Tigri, è nella sostanza dipendente da quello di Ebla. Per quanto assai oscuro il quadro complessivo di questa fase storica, è possibile ipotizzare una certa competizione tra le due città, che può aver avuto risvolti militari.[47]

La seconda urbanizzazione in Libano e Palestina

Alla fine del calcolitico (fine del IV millennio a.C.), la Siria-Palestina sperimenta una fragile esperienza protourbana con il sito di Giawa, nell'odierna Giordania[36][48]. È solo nel corso del III millennio a.C. (soprattutto alle metà del millennio, in coincidenza con l'apogeo di Ebla) che il modello urbano emerge con forza in queste zone, muovendo da nord a sud, attestandosi prima sulla costa e sulle valli ad agricoltura secca, successivamente sulle colline. In questo periodo (corrispondente al Bronzo Antico III), la Palestina tocca un picco demografico e vasta è anche l'estensione dell'area di penetrazione umana.[36] In passato è stata avanzata l'ipotesi di un fitto fenomeno migratorio da nord. Di fatto sono riconoscibili dei tipi ceramici di ispirazione est-anatolica (in particolare nel tipo di Khirbet Kerak, sul Lago di Tiberiade), ma si tratta di modelli rielaborati da popolazioni locali, nel contesto di uno sviluppo non improvviso.[36]
La cellula di questo sviluppo insediamentale è la tribù pastorale, con un'agricoltura stentata e dipendente da precipitazioni capricciose. Le risorse più importanti sono rappresentate dai cedri del Libano, dal rame dell'ʻAraba, dal turchese e dalla cornalina del Sinai[36].
In questa fase è già attestato il centro urbano di Biblo (con evidenze di importazioni dall'Egitto) e forse è di quest'epoca anche la fondazione di Ugarit[36]. Altri centri importanti sono la già nominata Khirbet Kerak (Bet Yerah) e Megiddo, situati nelle valli, Gerico, posto accanto a un'oasi, ʻAi e Tell Farʻah sulle colline. Successivi sono gli insediamenti di Tell ʻAreyni e Tell ʻArad (nel Negev).[49]
Si tratta di centri di dimensioni mediamente inferiori rispetto a quelli siriani e altomesopotamici. Le fortificazioni di tutti questi centri testimoniano di una alta conflittualità tra di essi. Ospitavano edifici pubblici, come è il caso di un palazzo a Megiddo, di un silo a Khirbet Kerak o del cosiddetto tempio di Reshef a Biblo. Nel complesso, i templi della zona sono minuti e ad ambiente unico, molto diversi da quelli dell'alluvio mesopotamico, con cui evidentemente non condividevano la spiccata propensione per l'attività politica e commerciale.[49]
I centri palestinesi sono documentati anche da testi provenienti da Ebla e dall'Egitto dell'Antico Regno. Non abbiamo però un quadro dei rapporti di dominio. Peraltro l'archivio di Ebla, che disvela una serie di fitti rapporti commerciali intorno all'antica città siriana, non abbraccia, con i suoi riferimenti, la rete commerciale esistente a sud di Biblo e Hama: sembra che i centri palestinesi gravitino più sull'Egitto, ma va detto che vasi con cartigli egiziani (della IV e VI dinastia) sono stati ritrovati anche ad Ebla (oltre che a Biblo stessa) ed è possibile che Biblo abbia esercitato un ruolo in questo commercio. Diversi sono i beni di prestigio che sono stati trovati in Egitto o ad Ebla e che sono il frutto di questi commerci (intesi come doni regi): lapislazzuli in Egitto e oro ad Ebla, di origine egiziana o forse anche dell'Africa orientale.[49]
Oltre alle risorse già citate (cedri, rame, turchese, cornalina), l'attenzione dell'Egitto verso Palestina e costa libanese è suscitato dall'olio d'oliva e dal vino (commerciati nelle giare di tipica fattura palestinese poi ritrovate nelle necropoli dell'epoca dell'Antico Regno), nonché dalle essenze resinose che i locali ricavano dalle conifere. L'atteggiamento egiziano non è impostato su una parità commerciale: i rapporti con le élites locali erano probabilmente fondati su uno "scambio ineguale", per cui queste, in cambio dell'accesso ai beni, ottenevano oggetti di prestigio (come gli scarabei apotropaici). Ed è probabile che l'Egitto usasse anche la forza per accedere alle risorse palestinesi.[50] L'intervento armato egizio era spesso indirizzato alla repressione dei nomadi (chiamati Shasu, ʻAmu o, con termini più generici, "i selvaggi", "quelli della sabbia"), visti come elemento di disturbo delle pratiche commerciali che l'Egitto intratteneva con le popolazioni stanziali[51], ma non mancano sortite anche nelle zone urbanizzate, come attestano le iscrizioni tombali di Uni o una rappresentazione parietale a Deshasha, dov'è raffigurato l'assedio di una città palestinese fortificata. Ma non si tratta ancora di un interesse alla gestione diretta del territorio, quanto di protezione alle vie di accesso alle risorse.[52]
La seconda urbanizzazione in Palestina e Libano entra a un certo punto in crisi, ma non è né la pressione dell'impero di Akkad né quella assai più tenue degli Egizi a determinare questo tracollo. Si tratta di una crisi interna, probabilmente determinata dall'insostenibilità di una pressione demografica non adeguatamente supportata dalle risorse del territorio e dalle possibilità tecnologiche del Bronzo Antico. Sarà poi l'elemento nomadico che, nel Medio Bronzo, riuscirà a riportare in Palestina e nelle zone limitrofe una più stabile urbanizzazione.[53]

L'impero di Akkad


Estensione approssimativa dell'impero accadico ai tempi di Naram-Sin (2254 al 2218 a.C.)
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Accadi e Impero di Akkad.
Gli Accadi, una popolazione semita[54] presente in Mesopotamia fin dal Proto-Dinastico II e III (2750-2350 a.C., secondo la cronologia media), erano una popolazione nomade, proveniente, secondo la tradizione, dal deserto siro-arabico[55]. Rappresentano la vistosa manifestazione storica di un fenomeno di lungo periodo, cioè la "coabitazione", in ambito mesopotamico, di popolazioni semite con la civiltà sumera, coabitazione che risale almeno al IV millennio a.C.[56] L'impero da essi costituito (detto "accadico" o "di Akkad"), fondato dall'homo novus Sargon, rappresenta la più importante iniziativa unificatrice fino a quel momento sperimentata in Mesopotamia.
Oltre a Sargon (2335-2279 a.C.), l'altra grande figura di rilievo nel circa 150 anni di vita dell'impero accadico è Naram-Sin, che regnò dal 2254 al 2218 a.C.[57] Entrambi i grandi re rimasero impressi nella memoria delle genti mesopotamiche molto a lungo, ma Sargon come esempio positivo e Naram-Sin (immeritatamente) come esempio negativo[58].
La causa del crollo della dinastia di Akkad è generalmente attribuita all'invasione dei Gutei, una popolazione montanara originaria del Luristan. È probabile che il loro dominio si estendesse in prossimità della loro regione di provenienza: ciò significò una certa autonomia per il meridione (Sumer) e tale condizione sarà il preludio alla riconquista del potere politico, con la cosiddetta rinascita sumerica.[59]

L'età neo-sumerica

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Età neo-sumerica e Terza dinastia di Ur.

Media età del bronzo

Il Medio Bronzo del Vicino Oriente va dal 2000 al 1500 a.C.[8] Dopo la distruzione della città di Ur a causa degli Elamiti e degli Amorrei, questi daranno il via ai cosiddetti regni amorrei, ovvero stati governati da dinastie di origine amorrea.

La crisi della seconda urbanizzazione

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Amorrei.

Il periodo di Isin e Larsa

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Isin e Larsa.

Origine dello Stato assiro

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Assiria e Kaneŝ.

I palazzi del medio Eufrate ai tempi di Mari

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Mari (città).
Mari era un'antica città sumera e amorrita, situata a 11 chilometri a nord-ovest della moderna città di Abu Kamal, sulla riva occidentale dell'Eufrate, quasi 120 km a sud-est di Deir el-ZorSiria. Si pensa che sia stata abitata fin dal V millennio a.C., sebbene essa prosperò dal 2900 a.C. fino al 1759 a.C., quando venne messa a sacco da Hammurabi.

Yamhad

Yamhad era un antico regno amorrita, dove si stanziò anche una cospicua popolazione hurrita, influenzando l'area con la sua cultura. Il regno era potente durante la media età del bronzo (1800-1600 a.C. ca.). Il suo più grande rivale era Qatna più a sud. Yamhad venne infine distrutta dagli Ittiti nel XVI secolo a.C.

Hammurabi

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Hammurabi.

Intervento dello Stato ittita

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Ittiti.
Nell'arco di un cinquantennio (ca. 1650-1600) gli Ittiti, guidati dai due re Hattušili I e Muršili I, divennero protagonisti della storia del vicino oriente antico. Essi dilagarono sui bassopiani siro-mesopotamici e fecero finire gli stati di Yamkhad e Babilonia. Durante il suo secondo anno di regno Kattushili sferra il suo primo attacco contro Alalakh, vassallo di Aleppo, distruggendola. Durante il sesto anno e seguenti il re ittita scese di nuovo a sud del Tauro distruggendo diverse città ma si dovette fermare ad Urshum. Alla morte di Kattushili l'opera venne continuata dal figlio adottivo di quest'ultimo, Murshili I che discese in Siria sconfiggendo Yamkhad ed i suoi alleati. Forte della sua vittoria, si spinse fino a Babilonia saccheggiandola e facendo così terminare la dinastia regnante. I disegni di Mushili però non erano così ambiziosi, quindi lasciò Babilonia per concentrarsi sulla Siria[60].

Tarda età del bronzo


Mappa del Vicino Oriente antico durante il periodo di Amarna (XIV secolo a.C.), che mostra le grandi potenze del periodo: Egitto (verde), Hatti (giallo), regno Cassita di Babilonia (viola), Assiria (grigio), e Mittani (rosso). Le aree più chiare mostrano il controllo diretto, mentre quelle più scure rappresentano le sfere di influenza. L'estensione della civiltà achea/micenea viene mostrata in colore arancio.
Il Tardo Bronzo del Vicino Oriente va dal 1500 al 1200 a.C.[8] Chiamata anche "l'epoca dei grandi regni" questo periodo vede appunto lo sviluppo di superpotenze che decideranno le sorti della storia: L'Egitto, Hatti (ittiti), Mitanni, Babilonia (cassiti) e L'Assiria.
Questi stati si vennero a creare non per movimenti migratori, bensì a causa dei vuoti di potere che avevano lasciato i vecchi dominatori (es. Yamhad; Mitanni o Babilonia; Cassiti) oppure con l'aggregazione di città indipendenti in un unico stato (es. Hatti).
Gli Hurriti vivevano nella Mesopotamia settentrionale e nelle immediate vicinanze a est e a ovest, approssimativamente intorno al 2500 a.C. Essi probabilmente erano originari del Caucaso e scesero da nord, ma ciò non è dato con certezza. Loro patria era Subartu, la valle del fiume Khabur. Successivamente si stabilirono come dominatori di piccoli regni in Mesopotamia settentrionale e Siria. La più grande e influente nazione hurrita fu il regno di Mitanni. Gli Hurriti giocarono un ruolo sostanziale nella storia degli Ittiti.
Ishuwa (o Išuwa) era un antico regno in Anatolia. Il nome viene attestato per la prima volta nel secondo millennio a.C. Nel periodo classico il suo territorio corrispondeva più o meno all'attuale Armenia. La prima rivoluzione agricola ebbe in Ishuwa uno dei luoghi di sviluppo. I centri urbani si concentravano lungo la valle dell'Eufrate intorno al 3500 a.C., mentre i primi stati seguirono nel III millennio a.C. Il nome "Ishuwa" non è conosciuto se non a partire da documentazione del II millennio a.C. Poche fonti letterarie sono state scoperte al suo riguardo e le fonti primarie sono estratti da testi ittiti. A ovest di Ishuwa si estendeva il vicino regno degli Ittiti, popolo montanaro e combattivo. Si racconta che il re ittita Hattušili I (1600 a.C. ca.) avesse marciato con la sua armata attraverso l'Eufrate, distruggendo le città del luogo. Dall'archeologia arriva la conferma, ovvero dagli strati bruciati scoperti nei siti di città nell'Ishuwa, datati pressappoco allo stesso periodo. Dopo la fine dell'impero ittita all'inizio del XII secolo a.C. un nuovo stato emergeva nel regno di Ishuwa. La città di Malatya divenne il centro di uno dei cosiddetti regni neo-ittiti. Il movimento del popolo nomade potrebbe avere indebolito il regno di Malatya prima dell'invasione finale assira. Il declino degli insediamenti e della cultura nell'Ishuwa dal VII secolo a.C. fino al periodo romano venne probabilmente causato dal questo spostamento di popolo. Gli Armeni successivamente si stabilirono nell'area, essendo essi nativi dell'altopiano armeno, relazionandosi ai più antichi abitanti di Ishuwa.
Kizzuwatna è il nome di un antico regno del II millennio a.C. Situato sugli altopiani dell'Anatolia sud-orientale, vicino al Golfo di İskenderun, attualmente in Turchia, circondava la catena montuosa del Tauro e il fiume Ceyhan[61]. Il centro del regno era la città di Kummanni, situata negli altopiani. In un successivo periodo, la stessa regione venne conosciuta come Cilicia.
Il luvio è una lingua antica estinta del ramo anatolico della famiglia linguistica dell'indoeuropeo. I parlanti luvi gradualmente si espansero attraverso l'Anatolia, contribuendo alla caduta, dopo il 1180 a.C. circa, dell'impero ittita, dove già tale lingua si parlava. Il luvio era anche la lingua parlata negli stati neo-ittiti di Siria, come Melid e Karkemiš, come pure nel regno centrale di Tabal che fiorì intorno al 900 a.C. Il luvio si è preservato in due forme, definite secondo il sistema di scrittura usati per rappresentarli: luvio cuneiforme e luvio geroglifico.
Mitanni fu un regno hurrita situato nella Mesopotamia settentrionale (1500 a.C. ca.). Il culmine della sua potenza si ebbe durante il XIV secolo a.C.: abbracciava allora ciò che oggi è la Turchia sud-orientale, la Siria settentrionale e l'Iraq settentrionale (corrispondente pressappoco alla regione del Kurdistan), ed era incentrato intorno alla capitale Washukanni, la cui precisa località non è ancora stata determinata dagli archeologi. Si pensa che Mitanni fosse uno stato "feudale", guidato dalla nobiltà guerriera di discendenza indo-ariana, che invase a una certo punto la regione del Levante durante il XVII secolo a.C. La diffusione nella Siria di una tipo di ceramica caratteristica associata alla cultura di Kura-Araxes è stata collegata con questo movimento, sebbene la sua datazione risulti forse troppo arcaica.[62]
Gli Aramei erano un popolo semitico (gruppo linguistico semitico occidentale), semi-nomade e pastorale che visse nella Mesopotamia superiore e Aram. Gli Aramei non hanno mai avuto un impero unificato: erano divisi in regni indipendenti, tutti situati nel Vicino Oriente. Anche per gli Aramei si realizza il privilegio di imporre la loro lingua e cultura all'intero Vicino Oriente e oltre, favorite in parte dai trasferimenti di massa decretati dagli imperi successivi, inclusi quelli degli Assiri e dei Babilonesi. Anche gli studiosi hanno utilizzato il termine "aramaicizzazione" per le lingue e culture dei popoli assiro-babilonesi, che finirono per adottare l'aramaico come lingua franca.
"Popoli del mare" è una definizione utilizzata per una confederazione di predoni del mare del II millennio a.C., i quali, veleggiando lungo le coste orientali del Mediterraneo, causarono non poche inquietudini politiche: tentarono di controllare il territorio egizio durante il tardo periodo della XIX dinastia, specialmente durante otto anni del regno di Ramesse III della XX dinastia.[63] Il faraone egiziano Merenptah si riferisce esplicitamente a loro con il termine "le nazioni (o popoli) straniere[64] del mare"[65][66] nella sua Grande iscrizione di Karnak.[67] Alcuni studiosi credono che essi "invasero" CiproHatti e il Levante, ma questa ipotesi viene ancora discussa.[68]

Collasso dell'età del bronzo

Il "collasso dell'età del bronzo" è la definizione data da quegli storici che vedono la transizione dalla tarda età del bronzo alla prima fase dell'età del ferro come violenta, improvvisa e culturalmente distruttiva, espressa dal collasso delle Società palaziali dell'Egeo e dell'Anatolia, rimpiazzate dopo un'interruzione dalle culture di villaggi isolati delle età buie. Il collasso dell'età del bronzo può essere visto nel contesto di una storia tecnologica che vide la lenta, relativamente continua espansione della tecnologia della siderurgia nella regione, iniziata precocemente nei secoli XIII e XII in quella che è attualmente la Romania.[69] Il collasso culturale dei regni micenei, dell'impero ittita in Anatolia e Siria, e dell'impero egizio in Siria e Palestina, la scissione dei contatti commerciali a lunga distanza e l'eclissarsi improvviso dell'alfabetizzazione, accaddero tra il 1206 e il 1150 a.C. Nella prima fase di questo periodo, quasi ogni città fra Troia e Gaza venne violentemente distrutta, e spesso lasciata vuota (per esempio, ḪattušaMiceneUgarit). La graduale fine dell'"età buia" che segue vide l'ascesa dei stabili regni aramei neo-ittiti nella metà del X secolo a.C., e l'avvento dell'impero neo-assiro.

Età del ferro

L'età del ferro del Vicino Oriente va dal 1200 al 500 a.C.[8]
Durante la prima fase dell'età del ferro, l'Assiria assunse una posizione di grande potenza regionale (benché soltanto dopo le riforme di Tiglatpileser III, nell'VIII secolo a.C.), entrando in competizione con Babilonia e altre potenze minori per il dominio della regione[70]. Nel periodo Medio Assiro della tarda età del bronzo, l'Assiria era un regno minore della Mesopotamia settentrionale (attuale Iraq settentrionale), competendo per il predominio con la rivale Babilonia della Mesopotamia meridionale. Iniziando con la campagna di Adad-nirari II, essa divenne una grande potenza regionale, crescendo in modo tale da diventare una seria minaccia per la XXV dinastia d'Egitto. L'impero neo-assiro successe a quello del Medio Assiro (XIV-X secolo a.C.). Alcuni studiosi, come Richard Nelson Frye, considerano l'impero neo-assiro come il primo vero impero nella storia dell'umanità.[71] Durante questo periodo, l'aramaico venne istituito come lingua ufficiale dell'impero, a fianco della lingua accadica.[71]
Gli stati del regno neo-ittita erano entità politiche che parlavano il luvioaramaico e fenicio della Siria settentrionale e Anatolia meridionale nell'età del ferro, che sorsero in seguito al collasso dell'impero ittita intorno al 1180 a.C., e durarono pressappoco fino al 700 a.C. Il termine "neo-ittita" è talvolta riservato specificamente ai principati che parlavano il luvio come Melid (Malatya) e Karkemiš, sebbene in un senso più ampio il termine culturale più esteso sia "siro-ittita" per tutte le entità che sorsero nell'Anatolia centro-meridionale in seguito al collasso ittita - come Tabal e Quwê - o quelle della Siria settentrionale e costiera[72][73].
Urartu era un antico regno di Armenia e Mesopotamia settentrionale[74], esistito più o meno dall'860 a.C., emergente dalla tarda età del bronzo, fino al 585 a.C. Il regno di Urartu era situato nell'altopiano montuoso tra l'Asia Minore, la Mesopotamia e la Catena del Caucaso, successivamente conosciuto come Altopiano Armeno, incentrandosi attorno al lago di Van (attualmente facente parte della Turchia orientale). Il nome corrisponde alla biblica Ararat.
Il termine impero neo-babilonese si riferisce a Babilonia sotto il governo della XI dinastia ("caldea"), dalla ribellione di Nabopolassar nel 626 a.C. fino all'invasione di Ciro II di Persia nel 539 a.C., in modo particolare includendo il regno di Nabucodonosor II. Attraverso secoli di dominazione assira, Babilonia godette di un notevole status sociale, tentando più volte di ribellarsi contro il giogo dei dominatori. Tuttavia, gli Assiri riuscirono sempre in un modo o nell'altro a ripristinare la fedeltà di Babilonia all'impero, attraverso concessioni di crescenti privilegi, o militarmente. Infine nel 627 a.C. con la morte dell'ultimo regnante assiro potente, Sardanapalo, Babilonia si ribellò sotto Nabopolassar il caldeo l'anno successivo. Con l'aiuto dei MediNinive venne saccheggiata nel 612 a.C., e la sede del potere dell'impero venne di nuovo trasferita a Babilonia.
L'Impero achemenide fu il primo degli imperi persiani a governare su significative aree del Grande Iran, e il secondo grande impero iranico (dopo l'Impero dei Medi). All'apice della sua potenza, con una vasta estensione approssimativamente di 7,5 milioni km², l'Impero achemenide era territorialmente il più vasto dell'antichità classica. Esso si estendeva su tre continenti, inclusi i territori dell'attuale Afghanistan, parte del PakistanAsia CentraleAsia MinoreTracia, molte regione costiere del Mar Nero, Iraq, Arabia Saudita settentrionale, GiordaniaIsraeleLibano, Siria e tutti i centri abitati dell'antico Egitto fino alla Libia. L'impero viene menzionato nella storia come il nemico degli città stato greche nelle guerre greco-persiane, come liberatore degli Israeliti dalla loro cattività babilonese, e per avere istituito l'aramaico come lingua ufficiale dell'impero.

Note

  1. ^ Liverani 2009, p. 15.
  2. ^ Liverani 2009, p. 108.
  3. ^ Liverani, Il vicino oriente antico, intervento al Convegno di Modena La storia è di tutti. Nuovi orizzonti e buone pratiche nell'insegnamento della storia (5-10 settembre 2005).
  4. ^ Liverani 2009, p. 10.
  5. ^ Liverani 2009, p. 5.
  6. ^ Liverani 2009, p. 6.
  7. ^ Liverani 2009, p. 13.
  8. ^ a b c d e Liverani 2009, p. 24.
  9. ^ Liverani 2009, p. 17.
  10. ^ Liverani 2009, p. 23.
  11. ^ a b Liverani 2009, p. 25.
  12. ^ Liverani 2009, pp. 25-6.
  13. ^ a b c Liverani 2009, p. 64.
  14. ^ Liverani 2009, p. 64-5.
  15. ^ Liverani 2009, p. 63.
  16. ^ Liverani 2009, p. 64.
  17. ^ Liverani 2009, p. 66.
  18. ^ a b Liverani 2009, p. 69.
  19. ^ Liverani 2009, pp. 80-1.
  20. ^ Liverani 2009, p. 74.
  21. ^ Liverani 2009, pp. 72-3.
  22. ^ a b Liverani 2009, p. 72.
  23. ^ Liverani 2009, p. 71.
  24. ^ a b Liverani 2009, pp. 78-9.
  25. ^ Liverani 2009, p. 81.
  26. ^ Liverani 2009, p. 84.
  27. ^ Liverani 2009, p. 92. Le date indicate si appoggiano alla cronologia media.
  28. ^ Liverani 2009, pp. 90-5.
  29. ^ Liverani 2009, p. 147. Le date indicate si appoggiano alla cronologia media.
  30. ^ Liverani 2009, pp. 114-115.
  31. ^ Liverani 2009, p. 128.
  32. ^ a b Liverani 2009, p. 201.
  33. ^ Liverani 2009, p. 166.
  34. ^ a b c Liverani 2009, p. 148.
  35. ^ Liverani 2009, p. 150.
  36. ^ a b c d e f Liverani 2009, p. 227.
  37. ^ Liverani 2009, p. 157.
  38. ^ Liverani 2009, pp. 157, 159.
  39. ^ Liverani 2009, p. 164.
  40. ^ Secondo la cronologia media (cfr. Liverani 2009, p. 164). Il periodo è indicato anche come "Dinastico Antico", in sigla "DA": ne discendono le sigle DA I, DA II, DA IIIa, DA IIIb (cfr. Orsi 2011, p. 22).
  41. ^ Liverani 2009, pp. 201-202.
  42. ^ a b Liverani 2009, p. 202.
  43. ^ Orsi 2011, p. 11. [1]
  44. ^ Liverani 2009, p. 204.
  45. ^ Liverani 2009, pp. 204-205.
  46. ^ Liverani 2009, pp. 205-206.
  47. ^ Liverani 2009, pp. 206-207.
  48. ^ Liverani, Frangipane, Davoli, De Martino, Battini-Villard 2002.
  49. ^ a b c Liverani 2009, p. 228.
  50. ^ Liverani 2009, p. 229.
  51. ^ Liverani 2009, pp. 229-230.
  52. ^ Liverani 2009, p. 230.
  53. ^ Liverani 2009, pp. 230-231.
  54. ^ Scheda sugli Accadi, in treccani.it.
  55. ^ Caselli e Della Fina 1999, p. 10.
  56. ^ Scheda sui Semiti, in treccani.it.
  57. ^ Liverani 2009, p. 235.
  58. ^ Liverani 2009, p. 236.
  59. ^ Liverani 2009, p. 263.
  60. ^ Liverani, Antico Oriente. Storia Società Economie.
  61. ^ Conosciuto tradizionalmente anche come Pyramos o Pyramus (dal greco Πύραμος) o Leucosyrus.
  62. ^ Mallory e Adams 1997.
  63. ^ Un'opportuna tavola di popoli del mare in geroglifici, traslitterazione e traduzione in inglese viene offerta dalla dissertazione di Woodhuizen, 2006, il quale la sviluppò dai lavori di Kitchen là citati.
  64. ^ Come notato da Gardiner (Gardiner 1947, p. 196), altri testi hanno 
    N25
    X1 Z4
     ḫȝty.w"popoli-stranieri"; entrambi i termini possono ben riferirsi al concetto di "stranieri". Zangger, esprimendo un punto di vista diffuso, afferma che il termine "popoli del mare" non traduce questa e altre espressioni, ma è un'innovazione accademica. La dissertazione di Woudhuizen e il saggio di Morris indicano in Gaston Maspero il primo che usò il termine "peuples de la mer", nel 1881.
  65. ^ Gardiner 1947, p. 196.
  66. ^ Manassa 2003, p. 55.
  67. ^ Verso 52. L'iscrizione viene mostrata in Manassa 2003, p. 55, tav. 12.
  68. ^ Molti articoli in Oren.
  69. ^ Vedi A. Stoia e altri saggi in Sørensen 1989 e Wertime e Muhly 1980.
  70. ^ Tadmor 1994, p. 29.
  71. ^ a b Frye 1992
    « E l'impero assiro, fu il primo vero impero nella storia. Ciò che voglio significare, è che esso ebbe molte genti diverse incluse nell'impero, tutte parlanti l'aramaico, diventando quelli che potrebbero essere chiamati, "cittadini assiri". Fu il primo periodo della storia in cui questo avviene. Per esempio, i musici elamiti, vennero portati a Ninive, e 'fatti assiri'; ciò significa che l'Assiria era più che una piccola regione: era un impero, l'intera mezzaluna fertile. »
  72. ^ Hawkins 1982, pp. 372-441.
  73. ^ Hawkins 1995, pp. 87-101.
  74. ^ (ENUrartu, su The Free Dictionary, The Columbia Electronic Encyclopedia, 2013. URL consultato il 30 gennaio 2014.

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Voci correlate

Come si schiererebbero gli stati nel caso di una III Guerra Mondiale



Alleanza Occidentale filo-americana (blu) e Alleanza Orientale filo-russa (rosso)
In giallo gli stati incerti.

Il Corridoio Sciita, l'asse Siria, Iraq e Iran e l'autostrada bombardata dagli Usa

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L'Alleanza anglo-americana ha bombardato ieri un contingente militare filo-Assad composto da volontari per lo più iracheni, libanesi e iraniani, verso il confine con l'Iraq.
La zona non fa parte dell'accordo sulle aree di de-escalation raggiunto ad Astana.
Gli Stati Uniti sono intervenuti in quanto l'area di confine tra la Siria e l'Iraq, in particolare quella attraversata dal'autostrada Damasco-Baghdad-Teheran, è di importanza fondamentale sia per l'Asse Sciita, sia per l'Alleanza Filo-Sunnita, in quanto è da lì che dovrebbe passare il gasdotto della discordia.
Il bombardamento di ogni convoglio filo-Assad che transiti lungo quell'autostrada è l'unica possibilità degli Americani e dei cosiddetti "ribelli moderati" di non perdere la guerra.
Infatti se l'esercito siriano riprende il controllo del confine con l Iraq, uno degli scopi primari della finta rivoluzione (tagliare la linea di contiguità sciita tra l'Iran e le aree del Libano controllato dagli Hezbollah) viene meno, insieme allo scopo nascosto, ossia impedire il gasdotto lungo il Corridoio Sciita.

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Civiltà antiche mediorientali

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Ebla (in araboإبلا‎) fu un'antica città del Bronzo antico III (metà del III millennio a.C.), rifondata due volte e infine distrutta alla metà del II millennio a.C., i cui resti si trovano nei pressi della moderna Tell Mardikh (circa 60 km a sud-ovest di Aleppo, nella Siria settentrionale).
Ebla e il suo regno prosperarono innanzitutto per il ruolo commerciale della città: la posizione intermedia tra MesopotamiaAnatolia e Palestina permetteva alla città (e al regno connesso) di godere dei vantaggi del commercio tra queste zone, dove passavano materie prime quali ramelegname (verso Mesopotamia ed Egitto), argento (verso la Mesopotamia). A Ebla giungeva poi il lapislazzuli afghano e forse anche l'oro egizio.[1]
La popolazione era per la stragrande maggioranza semita, non solo a Ebla città, ma in tutto il regno, come l'onomastica mostra con evidenza.[2]
La città offre evidenze archeologiche per tre fasi distinte (protosiriano maturo, protosiriano tardo, paleosiriano arcaico e maturo): per tre volte la città subì una distruzione violenta.[1] Per il periodo protosiriano, la popolazione residente in città dovrebbe essere stata sulle 15.000/20.000 persone, mentre il regno nel complesso contava forse circa 200.000/250.000 unità.[3] Di queste, forse 40.000 partecipavano direttamente al sistema redistributivo organizzato centralmente dal palazzo e dalla famiglia reale.[4] Si tratta di un culmine probabilmente mai più raggiunto: gli insediamenti nella zona si rarefanno nel Bronzo medio e precipitano nel Bronzo tardo.[5]
Già citato negli annali di Tuthmosi III, il nome della città potrebbe significare "pietra bianca", in riferimento alle superfici calcaree delle pietre sulle quali è stata costruita.[6][7][8].
Nel 1964 ebbe inizio una campagna di scavi da parte di una missione archeologica italiana diretta da Paolo Matthiae dell'Università La Sapienza di Roma.[1] La città di Ebla era menzionata da diversi testi mesopotamici e ad essa si allude anche in testi ititti ed egizi, ma non si conosceva la sua ubicazione e fino ad allora era stata cercata senza successo. Solo nel 1968, con il recupero di vari monumenti protosiriani e, tra questi, del torso di un re di Ebla, Ibbit-Lim, fu confermato che Tell Mardīkh era l'antica Ebla. Quanto agli archivi del palazzo reale (il palazzo G), furono scoperti tra il 1974 e il 1976.[1]
Il regno di Ebla aveva dimensioni ragguardevoli (forse da Aleppo a Hama) ed era diviso in quattordici distretti, due per la capitale e dodici per il regno.[9] Non aveva sbocchi sul mare: per la metà del III millennio a.C., infatti, sulla costa del Mediterraneo orientale sono attestati regni indipendenti, come Biblo.[3] E neppure giungeva all'Eufrate, dove sono invece attestati altri regni autonomi, come KarkemishEmarTuttul e Mari. È probabile che Ebla rappresentasse il centro egemone di tutta la zona ad ovest dell'Eufrate e che quindi altri regni dipendessero dal regno di Ebla. Tale influenza, mai costante, sembra abbia raggiunto anche la valle del Balikh (Kharran e Irrite).[10] La città si trovava in posizione strategica tra importanti regni dell'antichità. Sono attestati contatti con l'Egitto, fin dall'età del bronzo antico (2600-2300 a.C.), grazie anche alla intermediazione di Biblo, grande città cosmopolita della costa. A tale periodo risalgono, infatti, alcuni frammenti di pietra, una lampada in diorite con il cartiglio di Chefren (IV dinastia, 2500 a.C.) ed un coperchio circolare in alabastro con cartiglio di Pepi I (VI dinastia, 2300 a.C.), rinvenuti all'interno del cosiddetto "palazzo della prima urbanizzazione".[11][12]
Tre furono le fasi prospere di Ebla, tutte concluse con una distruzione da parte di mano nemica:
  • una prima nel Periodo Protosiriano maturo (2400-2300 a.C.), cui appartiene il celebre "palazzo reale" (palazzo G) con i suoi archivi: la distruzione avvenne per mano di Sargon di Akkad o del suo successore Naram-Sin. Al collasso di Ebla corrisponde la crisi della Mari presargonica, probabilmente sempre a causa della spinta accadica. A Mari si installano gli šakkanakku, sottoposti prima ai re accadici, poi ai re neo-sumerici.[13]
  • una seconda nel Periodo Protosiriano tardo (2200-2000 a.C.), archeologicamente poco conosciuta (forse perché oggettivamente meno rilevante[13]), cui probabilmente fanno riferimento alcuni testi di Lagash (dove gli Eblaiti avrebbero esportato legnami) e di Ur (dove avrebbero invece esportato mobilia e tessuti ricamati). La distruzione in questo caso fu probabilmente opera degli Amorrei (Martu), popolazione che intorno al 2000 a.C. impose la propria presenza in Siro-Palestina.[1]
  • una terza nel Periodo Paleosiriano arcaico e maturo (2000-1600 a.C.[14]), quando la città fu ricostruita attraverso imponenti sbancamenti nella cosiddetta "Città Bassa": da questi sbancamenti, sgombrati gli strati più antichi, oltre ad una base per una nuova fondazione si ottenne materiale di risulta con cui furono preparati dei terrapieni di terra battuta, su cui vennero edificati la cinta muraria e dei forti, e aperte quattro porte urbiche.[1] A questa fase vanno associati il cosiddetto palazzo E e un tempio di Ishtar. L'ultima distruzione di Ebla va quasi certamente attribuita ad una coalizione di Ittiti e Hurriti.[1] Tale interpretazione è suggerita dal cosiddetto Poema della liberazione,[15] poema bilingue (in hurrita e ittita) ritrovato nella capitale ittita Ḫattuša e risalente al XV secolo a.C., da cui sembra potersi desumere che a distruggere definitivamente Ebla sia stato Pizikarra, un re di Ninive menzionato solo nel proemio di questo poema. Matthiae suppone che il poema, composto in lingua hurrita e in ambiente hurrita, sia stato composto a ridosso degli eventi di cui racconta. È probabile che Pizikarra si sia alleato, per la sua iniziativa in Siria, con il re ittita Mursili I.[1][16] Nel poema, Ebla è indicata come "città del trono", mentre il suo re è indicato come "stella di Ebla".[1] Quanto a Pizikarra, di lui si dice che ha vinto la città con l'aiuto della divinità Teshub di Kumme, una località da collocare certamente nell'alto Tigri.[16]
Dopo il 1600 Ebla cessò di essere un grande centro urbano: sulle sue imponenti rovine (in particolare il palazzo E e il "palazzo meridionale") si installò in breve tempo una popolazione precaria, che provvide a minimi aggiustamenti. Con il passare del tempo l'area si andò sempre più ruralizzando; in epoca persiano-ellenistica (tra il VI ed il IV secolo a.C.), fu sede di un palazzetto rurale, che offre evidenze di un'attività tessile. Nella tarda antichità (III-VI secolo d.C.) era abitato da monaci: fu quando, forse, il sito si iniziò a chiamare Mardikh. Al sito fanno forse riferimento alcune cronache della Prima crociata cristiana in Terrasanta: alcuni episodi del 1098, concernenti la conquista della città di Ma'arret en-Nu'man, potrebbero infatti essere in relazione con una presenza crociata nel sito. Si tratterebbe, comunque, di una presenza brevissima, di cui, forse, una traccia è la chiusura della porta sulla via di Damasco, per provvedere alla quale furono utilizzate delle pietre incise con invocazioni ad Allah in caratteri cufici.[1]

Il regno eblaita: caratteristiche generali

Gli scavi della missione archeologica italiana hanno fatto emergere la struttura urbana della città: un'ampia cinta muraria a cerchio, fortificata con possenti bastioni grandangolari, dove si aprono quattro porte disposte a croce, con al centro l'acropoli. La struttura radiale potrebbe rimandare alla concezione di un universo circolare. Rimangono anche i resti del palazzo reale con tutti i suoi settori, dove sono stati rinvenuti gli archivi di stato, oltre a migliaia di tavolette ed oggetti d'uso comune.
La città era guidata da un re indicato dal termine sumerico en, anziché lugal come a Mari e in Mesopotamia. Il sovrano era coadiuvato nelle sue funzioni da un ministro. Conosciamo i nomi dei tre re che hanno regnato durante la fase degli archivi: Igrish-HalabIrkab-DamuIsh'ar-Damu e quelli dei loro ministri ArruLUMIbrium e Ibbi-Zikir.
Nelle tavolette di Ebla appaioni i nomi di alcune divinità semite già note (DaganIshtarReshefKamishHadadHe(l)bat AdammaIshkara), mentre altre risultano sconosciute (KuraHaddabalBaramaGanana); inoltre appaiono dèi Sumeri (Enki and Ninki, TU) e Ittiti (Ashtapi).
L'archivio reale di Ebla attesta l'impiego di una lingua semitica, l'eblaita, che veniva scritta in caratteri cuneiformi e che ci permette di osservare uno spaccato delle attività del suo palazzo, a conoscere alcune opere letterarie e ad avere a disposizione uno dei più antichi vocabolari della storia: una serie di tavolette con una lista lessicale bilingue, eblaita e sumerico.

Il sito

La scoperta nel 1975

La presenza di una cultura urbana relativa al Proto-Dinastico II e III nella zona era già nota: il tavolato semi-arido siriano risultava già in parte scavato (AmuqHamaUgarit e Biblo). Erano state ritrovate necropoli ed individuato un tipo ceramico, detto "caliciforme", che presupponeva, almeno per le fasi più tarde, una industria ceramica palaziale, certamente accompagnata da una intensa attività di allevamento semi-nomadico.[2]
Gli scavi iniziarono, nel 1964, su un sito ancora senza nome. Nel 1968, fu scoperta una statua che sulla spalla porta il nome di Ibbit-Lim,[17] uno dei re di Ebla, per cui si ebbero buone ragioni per pensare che il sito fosse la città di Ebla. La certezza si ebbe nel 1975, con la scoperta degli archivi reali[18] di Ebla, contenenti oltre 17.000 tra tavolette e frammenti di tavoletta d'argilla con iscrizioni cuneiformi in eblaita, risalenti al periodo tra il 2500 e il 2200 a.C. Da tali documenti - la cui lingua è stata studiata e sostanzialmente avviata alla decifrazione dall'epigrafista della Missione italiana, il prof. Giovanni Pettinato, dell'Università La Sapienza di Roma - si è avuta la prova dell'esistenza di una grande cultura urbana anche nella Siria del III millennio a.C., considerata sino ad allora troppo periferica rispetto alla cultura mesopotamica di centri come Sumer e Akkad ed ha permesso di inquadrare Ebla quale importante nodo commerciale oltre che come potenza internazionale nel mondo allora conosciuto; il re veniva eletto da un'aristocrazia di tipo mercantile. Sono stati rinvenuti reperti che testimoniano contatti e scambi commerciali, in generale, con tutta l'area del Vicino Oriente antico e, segnatamente, con l'Iran e l'Afghanistan. Un discorso a parte meritano i contatti con l'Egitto dei faraoni. In una delle sepolture infatti, quella denominata del “Signore dei capridi”, venne rinvenuta una mazza da guerra egizia, recante il nome del re egiziano Hetepibra, nonché frammenti in avorio di divinità egizie quali HathorSobekAmon.

L'area archeologica

Il sito si trova nelle vicinanze del villaggio moderno di Tell Mardikh, copre un'estensione di più di 50 ettari (dimensioni analoghe alle coeve Mari e Assur[2]) ed è ben visibile la possente cinta difensiva alta circa 20 metri, che alla base arrivava ad essere larga circa 6 metri che circondava la città. In città si entrava attraverso quattro porte: di Damasco (la meglio conservata), verso sud, della steppa, verso sud-est, dell'Eufrate, verso nord-est, e di Aleppo verso nord.
La città si è sviluppata intorno all'acropoli e verso sud si sono trovate la rovine del palazzo reale del terzo millennio (palazzo G), che sovrastava il quartiere meridionale della città; nella parte bassa del palazzo si sono trovati il quartiere amministrativo, con la sala dell'archivio e la corte delle udienze.
Le rovine del secondo millennio invece si trovano verso nord, il palazzo occidentale, il tempio di Ishtar e il palazzo settentrionale, mentre il palazzo reale del secondo millennio si trova, sempre a nord, a ridosso dell'acropoli.

Il palazzo G

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Archivi reali di Ebla.

Palazzo Reale (2400-2250 a.C.)
Il più importante e imponente monumenti dell'area archeologica di Tell Mardikh - Ebla è certamente il Palazzo Reale G.[19] Gli scavi lungo il pendio occidentale dell'Acropoli hanno messo in luce un grande palazzo reale, denominato dagli archeologi palazzo G per via dell'area in cui fu scavato, che risale alla prima epoca d'oro di Ebla: 2400-2250 a.C. L'esplorazione archeologica ha portato alla luce gran parte del palazzo G, che doveva estendersi verso est: la corte principale, lo scalone d'ingresso, la stanza degli archivi e una parte dei quartieri di abitazione. Il palazzo G è diviso in varie ali, che sono:
  • l'ala cerimoniale, consacrata ai ricevimenti del re, formata da una corte principale con un corridoio coperto nord-est, le cui colonne in legno hanno lasciato nel pavimento una traccia, consistente in grandi fori rotondi a distanza regolare. Lo spessore dei muri dei corridoio è di oltre due metri; i muri sono in mattoni crudi, su base di pietra. Sul lato nord della corte si trova un podio di metri 4,5×3×0,50, su cui si saliva mediante due piccole scale ricavate nel suo stesso spessore: esso era destinato a ricevere il trono del re, ove quest'ultimo prendeva posto per ricevere i postulanti, decidere questioni giuridiche, organizzare le carovane commerciali e accoglierle quando tornavano da paesi lontani;
  • l'ala amministrativa: si estendeva a sud della grande scalinata che portava ai quartieri d'abitazione. Era il centro del governo e della monarchia. Una grande stanza posta a lato della scalinata era ornata da suppellettili di legno intarsiate di madreperla;
  • l'ala di abitazione: vi si giunge salendo la grande scalinata di pietra; comprende diverse stanze destinate alla preparazione del cibo, alla macinazione dei cereali, alla spremitura delle olive e alla cottura degli alimenti;
  • gli archivi reali: nel 1975 fu scoperta la biblioteca reale, o Grande Archivio. È un vano quadrato, posto ad ovest dell'ala amministrativa, con scaffali sulle pareti per allinearvi le tavolette. Una parte di esse, in particolare quelle di forma rotonda, più piccole delle grandi tavolette quadrate, era conservata in cesti posti a terra. Nel grande Archivio sono state trovate 17.000 tra tavolette intere e frammenti; i testi erano divisi per argomenti e vediamo che forme e argomenti si diversificano. Le tavolette sono in argilla e hanno varie dimensioni: alcune sono grandi, di forma quadrata e misurano sino a cm. 45 di lato; altre, più piccole, sono rotonde. Vi sono testi amministrativi, economici, storici, giuridici, religiosi. I caratteri sono cuneiformi, la lingua è una lingua locale, chiamata ora dagli studiosi "eblaita", che appartiene allo stesso gruppo di lingue semitiche di cui fa parte l'accadico di Mesopotamia. Alcune tavolette erano già cotte dal grande incendio seguito alla conquista di Ebla ad opera di Sargon di Akkad (o di Naram-Sin). Ciò ha favorito la conservazione dei pezzi fino al momento della scoperta nel 1975.

Area sacra di Ishtar (Bronzo Medio)


Area Sacra di Ishtar (1800-1600 a.C.)
Nella Città Bassa, a nord-ovest, sorge la vasta area sacra del principale dea della città Ishtar.[20]
L'area (1800-1600 a.C.) è composta da tre diversi monumenti il Tempio di Ishtar (denominato P2), sul cui lato occidentale sorgono una serie di piccoli edifici accessori e una pietra monumentale, la grande Terrazza Monumentale (denominato Monumento P3), unica nel suo genere in tutto il Vicino Oriente, e ad est di quest'ultima si trova l'ampio spazio aperto denominato Piazza delle Cisterne nelle cui fosse sono stati trovati migliaia di oggetti votivi dedicati alla dea Ishtar.

Reperti

Ad uno dei lotti sopra citati appartengono gli scettri, o mazze cerimoniali di cui una, corrosa e malridotta, recante il nome del Faraone Hotepibre (Harnejheryotef) ed un'altra, in osso, calcare, argento ed oro, molto simile alla prima rinvenuta nella cosiddetta “sepoltura delle Cisterne”, ma verosimilmente parte della medesima sepoltura del “Signore dei Capridi”.
La mazza cerimoniale di Hotepibre presenta, sull'impugnatura, due cinocefali posti ai lati del nome reale; quest'ultimo non è racchiuso, come di consueto, nel cartiglio, ma la postura adorante dei cinocefali conferma che si tratta di una titolatura regia.
La mazza dovette subire, già in epoca storica, un danno proprio all'impugnatura che venne, perciò, riparata in loco da artigiani che, però, non conoscevano bene la struttura dei geroglifici tanto che, nell'eseguire la riparazione, "rimontarono" il nome del Faraone in maniera non del tutto perfetta.
Hotepibre, secondo le liste dei Faraoni più frequentemente noto con il nome di Harnejheryotef, fu il nono re della XIII dinastia e regnò per breve periodo (1770-1760 a.C.); la titolatura di Hotepibre, presenta, tra gli altri nomi, quello di Sa Aam ovvero "figlio dell'Asiatico", ma anche "figlio del contadino". Dando credito alla prima traduzione, e considerando che la mazza cerimoniale, di per sé uno scettro regale, fu donata al proprietario della sepoltura in cui fu rinvenuta, si può avanzare l'ipotesi che il Faraone avesse legami di stretta parentela con la casa regnante eblaita. A rendere maggiormente realistica tale ipotesi, si rammenti che, nel II Periodo Intermedio, si stanziarono in Egitto genti provenienti da altre aree del vicino oriente e, inoltre, che in un certo periodo storico coincidente con la XIII dinastia la carica di Faraone divenne elettiva.
Fra i reperti più recenti sono degne di nota due statuette, la prima d'argento, la seconda di materiali vari fra cui prevale l'oro [21], che si trovavano nel magazzino reale a ridosso degli archivi. Rappresentano una regina e la sua antenata e probabilmente facevano parte di uno stendardo reale, dato che insieme è stato rinvenuto anche un incensiere di bronzo. Pochi anni dopo, nel 2014, Matthiae ha dovuto interrompere gli scavi e rientrare in Italia, a causa della situazione politica precaria dovuta alla guerra civile siriana.[22]

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j Storia di Ebla, da ebla.it.
  2. ^ a b c Liverani, 2009, p. 208.
  3. ^ a b Liverani, 2009, p. 209.
  4. ^ Liverani, 2009, p. 212.
  5. ^ Liverani, 2009, p. 207.
  6. ^ Paolo Matthiae e Licia Romano, 6 ICAANE, Otto Harrassowitz Verlag, 2010, p. 248, ISBN 978-3-447-06175-9URL consultato il 27 ottobre 2014.
  7. ^ Gábor Takács (a cura di), Etymological Dictionary of Egyptian: M-, vol. 3, BRILL, 2007, p. 175, ISBN 978-90-04-16412-3URL consultato il 27 ottobre 2014.
  8. ^ Paolo Matthiae, Nicoló Marchetti (a cura di), Ebla and its Landscape: Early State Formation in the Ancient Near East, Left Coast Press, 2013, p. 182, ISBN 978-1-61132-228-6URL consultato il 27 ottobre 2014.
  9. ^ Liverani, 2009, pp. 209-211.
  10. ^ Liverani, 2009, p. 210.
  11. ^ AA.VV. (a cura di Mattia Guidetti), Siria: dalle antiche città-stato alla primavera interrotta di Damasco, Jaca Book, 2006, p. 11.
  12. ^ (EN) Amanda H. Podany, Brotherhood of Kings: How International Relations Shaped the Ancient Near East, Oxford University Press, 2010, p. 52.
  13. ^ a b Liverani, 2009, p. 221.
  14. ^ Secondo la cronologia media (cfr. Paolo Matthiae, «The Archaic Palace at Ebla: A Royal Building between Early Bronze Age IVB and Middle Bronze Age I», in William G. DeverSeymour Gitin, J. Edward Wright, J. P. Dessel, Confronting the Past: Archaeological and Historical Essays on Ancient Israel in Honor of William G. Dever, Eisenbrauns, 2006, p. 85).
  15. ^ L'Epos der Freilassung di cui parla Erich Neu in Das hurritische Epos der Freilassung (citato in Matthiae, «The Archaic Palace at Ebla», cit., p. 85).
  16. ^ a b Matthiae, «The Archaic Palace at Ebla», cit., p. 85.
  17. ^ La statua di Ibbit-Lim si trova al museo nazionale di Damasco.
  18. ^ Le tavolette e i frammenti furono trovati in due archivi separati, prima circa 15.000 e poi gli altri 2.000 circa.
  19. ^ Paolo Matthiae, Ebla: un impero ritrovato : dai primi scavi alle ultime scoperte, Torino, 1995, pp. 121-125.
  20. ^ Paolo Matthiae, Ebla: un impero ritrovato : dai primi scavi alle ultime scoperte, Torino, 1995.
  21. ^ Paolo Brogi, Ebla, il ritorno delle due regine, da Corriere della Sera (ed. Roma) del 9 ottobre 2007, pag. 10; Paolo Matthiae, Ebla. Le due regine d'oro e d'argento, da Il Messaggero del 15 ottobre 2007, p. 19.
  22. ^ Il tempo e la storia, puntata L'avventura di Ebla

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Voci correlate