domenica 2 novembre 2014

Evoluzione della televisione nel tempo



La televisione (parola entrata in uso in Italia nel 1931 su modello dell'inglese television, coniata dal prefisso greco tele, "a distanza", e dal latino video, "vedere"[1][2]), abbreviato TV, è la diffusione corrente di contenuti visivi esonori, fruibili in diretta o con un breve ritardo, a utenti situati in aree geografiche servite da apposite reti di telecomunicazione e dotati di specifici apparecchi elettronici detti televisori, o di altri impianti per telecomunicazioni.
Da un punto di vista sociologico la televisione è uno dei mezzi di comunicazione di massa tra i più diffusi e apprezzati e naturalmente anche tra i più discussi. Dal punto di vista del pubblico, la semplicità d'uso e l'attuale basso costo l'hanno portata ad affiancare sempre più efficacemente la stampa e la radio come fonte di informazione e soprattutto di svago grazie agli innumerevoli spettacoli.

Il primo televisore italiano (1936, da "L'illustrazione italiana")

Televisore dei primi anni cinquanta

Televisore digitale moderno
La televisione è uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati nel mondo.

Storia

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Storia della televisione.
L'evoluzione della televisione broadcaster ha seguito tre fasi principali:
  • fase della scarsità: è un periodo che va dagli anni quaranta ai settanta, le frequenze sono scarse così come i canali;
  • fase intermedia: è un periodo che va dagli anni settanta fino a metà degli anni novanta, le frequenze e i canali aumentano e le tipologie di fruizione cambiano, infatti, si sviluppa la televisione satellitare e terrestre;
  • fase dell'abbondanza: è un periodo che va da metà degli anni novanta in poi, le frequenze aumentano, il numero di canali diventa illimitato e l'offerta diventa personalizzata.

I contenuti

I contenuti diffusi agli utenti possono essere una ripresa della realtà, una creazione artificiale (cartoni animati o immagini digitali), o anche una combinazione delle due. Possono essere riprodotti oppure, in caso di ripresa della realtà, ripresi e contemporaneamente trasmessi agli utenti. In quest'ultimo caso si parla di "diretta" o, usando un termine inglese, di "live". La singola produzione visiva e sonora diffusa agli utenti è chiamata programma televisivo. L'insieme dei programmi televisivi di un'emittente televisiva è chiamato palinsesto. Un programma televisivo può essere prodotto dall'editore dell'emittente televisiva oppure da altre aziende. Se è prodotto da altre aziende l'editore può comprarne la proprietà oppure limitarsi all'acquisto dei diritti di diffusione.

Caratteristiche tecniche principali

Le caratteristiche tecniche dei contenuti visivi e sonori diffusi agli utenti variano a seconda dello standard televisivo utilizzato. Sono comunque individuabili alcune caratteristiche principali comuni a tutti gli standard televisivi.
I contenuti visivi sono immagini in movimento bidimensionali di forma rettangolare. I primi anni sono stati utilizzati vari rapporti d'aspetto, oggi sono utilizzati i rapporti d'aspetto 4:316:9 e 21:9. All'inizio i contenuti visivi erano in bianco e nero, poi gradualmente, a partire dal 1954 negli Stati Uniti, sono diventati a colori.
Le immagini in movimento sono ottenute visualizzando in rapida sequenza delle immagini fisse chiamate frame, termine di lingua inglese, o quadri, termine italiano, in modo analogo a quanto avviene nel cinema con la pellicola cinematografica. Per il fenomeno della persistenza della visione se le immagini fisse sono visualizzate ad una velocità sufficientemente alta sono percepite come immagini in movimento e non come sequenza di immagini fisse. La frequenza delle immagini è misurata in frame per secondo ed è quasi sempre 25 o 30.
I contenuti sonori possono essere monostereo o multicanale. Può anche essere disponibile più di un sonoro contemporaneamente, uno solo dei quali ovviamente ascoltabile a scelta dell'utente. Tale funzionalità permette ad esempio con un film di poter ascoltare la colonna sonora originale o quella doppiata in altre lingue.
Per un'informazione più particolareggiata sulle caratteristiche tecniche dei contenuti visivi e sonori si veda la voce Standard televisivi.

Format televisivi

I contenuti visivi e sonori diffusi agli utenti sono i più vari ma essenzialmente finalizzati ad informare o intrattenere. Non sempre è possibile farli rientrare in un genere specifico, a volte invece rientrano in più di uno. Sono comunque riconosciuti i seguenti formati televisivi, alcuni non propri della televisione.
Generi propri della televisione:
  • Non fiction:
    • telegiornale
    • talk show
    • reality show
    • talent show
    • telequiz, game show
    • varietà (spettacolo)
    • divulgazione culturale (documentario, divulgazione scientifica, storica, etc.)
    • pubblicità televisiva, televendita
  • Fiction televisiva:
Generi non propri della televisione:
  • documentario (viene prodotto anche per il cinema)
  • situation comedy (viene prodotta anche per la radio)
  • soap opera (viene prodotta anche per la radio)

Tipologie di televisione e inerenti aspetti tecnologici

Televisione terrestre, televisione via cavo e televisione satellitare

La televisione viene diffusa agli utenti attraverso reti per telecomunicazioni che possono utilizzare metodi di trasmissione diversi in diversi tratti della rete. In base al metodo di trasmissione utilizzato nel tratto di rete che giunge all'utente la televisione si distingue in televisione terrestre se il metodo di trasmissione utilizza onde radio emesse da trasmettitori posti sulla superficie terrestre, in televisione satellitare se il metodo di trasmissione utilizza onde radio emesse da trasmettitori posti su satelliti per telecomunicazioni, in televisione via cavo se il metodo di trasmissione utilizza un cavo per telecomunicazioni.

Televisione analogica e televisione digitale

Da un punto di vista tecnico la televisione è un'informazione elettronica e l'informazione elettronica può essere rappresentata in due forme diverse: analogica o digitale. In base al tipo di rappresentazione utilizzata per l'informazione elettronica la televisione si distingue in televisione analogica se la rappresentazione è analogica e in televisione digitale se la rappresentazione è digitale. In realtà nella televisione analogica solo la componente visiva, le immagini in movimento, è sempre rappresentata in forma analogica, le altre componenti, come ad esempio il suono, possono anche essere rappresentate in forma digitale. Nella televisione digitale invece ogni componente informativa (immagini, suono, servizi interattivi) è sempre in forma digitale. In Italia l'unica componente informativa della televisione analogica attualmente rappresentata in forma digitale è il teletext.
Sia la rappresentazione analogica dell'informazione elettronica televisiva che quella digitale sono usate per la televisione terrestre, per la televisione via cavo e per la televisione satellitare. In modo ancora più particolareggiato la televisione viene quindi distinta in televisione analogica terrestre e televisione digitale terrestretelevisione analogica via cavo e televisione digitale via cavotelevisione analogica satellitare e televisione digitale satellitare.
Da un punto di vista tecnico televisione analogica e televisione digitale significa standard televisivi diversi. Lo standard televisivo è necessario affinché il provider televisivo e l'utente televisivo possano comunicare attraverso apparecchiature televisive interoperanti. Lo standard televisivo non è altro infatti che un "linguaggio" basato su rigorose regole, le specifiche tecniche, che le apparecchiature televisive devono seguire per risultare interoperanti. Standard televisivi diversi da un punto di vista pratico per l'utente significa doversi dotare di apparecchi televisivi compatibili, per questo è buona norma limitare il più possibile la proliferazione di standard televisivi. Spesso però interessi di tipo commerciale o anche politico vanno contro tale principio.
Da un punto di vista prestazionale televisione digitale significa funzionalità e servizi quasi illimitati per la facilità di implementazione permessa dalla tecnologia digitale. La televisione infatti è nata come analogica ma il futuro è certamente nella tecnologia digitale per gli indubbi vantaggi che questa offre rispetto alla tecnologia analogica. Per questo è in atto un progressivo passaggio dalla televisione analogica alla televisione digitale. Quando il passaggio sarà completato non si parlerà più di televisione analogica terrestre e televisione digitale terrestre, o di televisione analogica satellitare e televisione digitale satellitare, ma di nuovo semplicemente di televisione terrestre, televisione satellitare e televisione via cavo, come quando la tecnologia digitale non aveva fatto ancora il suo ingresso in campo televisivo e la televisione digitale non esisteva ancora.

Televisione interattiva

La televisione nasce come comunicazione unidirezionale dal provider televisivo all'utente, cioè l'utente non ha la possibilità di interagire con la televisione. L'editore dell'emittente televisiva decide i programmi televisivi di cui deve fruire l'utente e tutti gli utenti fruiscono dei medesimi programmi televisivi nel medesimo istante. L'unica forma di interazione dell'utente con la televisione è la possibilità di scegliere l'emittente televisiva tra quelle disponibili.
Con il passare degli anni e il progredire della tecnologia, in particolare di quella digitale, iniziano ad essere disponibili i primi servizi televisivi attraverso cui l'utente interagisce con la televisione, tali servizi sono chiamati servizi interattivi (per approfondire il concetto di interattività si veda la relativa voce). Nasce così la televisione interattiva, la televisione in cui sono disponibili i servizi interattivi.
Oggi i moderni standard televisivi per la televisione digitale, in modo particolare l'IPTV, non pongono limiti alle possibilità di interazione dell'utente con la televisione, gli unici limiti sono dati dalle capacità e dalla creatività degli sviluppatori dei servizi interattivi. In particolare si sta sviluppando molto l'interattività legata all'interazione sociale, la cosiddetta Social tv.

Servizi interattivi

I servizi interattivi sono:
  • teletext: permette di fruire di contenuti testuali/semigrafici. I contenuti offerti sono i più vari: dalle notizie alla guida ai programmi televisivi, dalle informazioni di utilità sociale agli annunci economici, dall'orario dei treni alla pubblicità. Il teletext è stato (ed è) il primo servizio interattivo sviluppato per la televisione.
  • pay per view: permette di fruire a pagamento di un programma televisivo, o di un gruppo di programmi televisivi, da un archivio messo a disposizione dal provider televisivo.
  • video on demand: permette di fruire di un programma televisivo, da un archivio messo a disposizione dal provider televisivo, in qualsiasi momento non appena lo si richiede. Può essere abbinato alla pay per view.
  • videogioco.
Esistono poi molti altri servizi interattivi non identificati da una denominazione generica ma da un nome proprio attribuito dall'editore.

Televisione on demand

La televisione on demand è la televisione in cui è disponibile il video on demand, è quindi una tipologia di televisione interattiva.
Nella televisione tradizionale è l'editore dell'emittente televisiva che sceglie quali programmi televisivi fornire agli utenti e a quale ora. Una volta effettuata tale scelta, stabilito cioè il palinsesto, tutti gli utenti fruiscono dei medesimi programmi al medesimo orario. Nella TV on demand è invece l'utente che sceglie il programma televisivo (da un archivio più o meno capiente messo a disposizione dell'editore) e l'orario di visione.
La TV on demand supera quindi due dei principali limiti della televisione tradizionale: la diffusione contemporanea a tutti gli utenti dei medesimi programmi televisivi e l'impossibilità da parte dell'utente di scegliere quale programma televisivo fruire (eccezione fatta per la possibilità di scegliere il programma televisivo di un'altra emittente televisiva). Per questo la TV on demand è da ritenersi un nuovo concetto di televisione, e più che una tipologia di televisione interattiva deve essere contrapposta alla televisione tradizionale. Dopo la nascita della TV on demand, la televisione tradizionale, al fine di distinguerla da quella on demand, viene infatti detta televisione lineare.
La TV on demand è una novità degli ultimi anni resa possibile dagli ingenti sviluppi avvenuti in campo tecnologico nei settori dell'elettronica e dell'informatica.

Televisione on demand in Italia

Per ora in Italia ad offrire la TV on demand sono le piattaforme Sky (con Sky Selection ON DEMAND), TVdiFASTWEBAlice Home TVTiscali TV e Mediaset Premium (con Premium ON DEMAND) in digitale terrestre.
Le maggiori emittenti radiotelevisive offrono la possibilità di rivedere dal loro sito programmi, documentari e serie fiction, ad esempio tramite RaiClick e Mediaset Rivideo. Mediaset permette di rivedere anche film e telefilm.
Nella tipologia di TV on demand può essere classificata anche la trasmissione di contenuti audio e video su telefono cellulare.
Tutti gli operatori telefonici prevedono offerte di questo tipo per la visione in diretta o in differita, principalmente di telegiornali ed eventi sportivi.
Ogni operatore collabora con un certo numero di case costruttrici di cellulari, le quali permettono l'accesso al portale e ai contenuti. In Italia, la TV sui cellulari è broadcast blocked, ossia un cellulare permette di vedere i contenuti di un solo operatore.
Diversamente dalla SIM, non c'è un periodo trascorso il quale l'operatore telefonico è obbligato dalla legge antitrust a permettere l'uso del terminale anche con altri operatori.
Inoltre è in via di sviluppo TW-NET un'ulteriore piattaforma innovativa multicast (la televisione che vuoi, quando vuoi) che permette di ricevere e interagire in tecnologia multicast con i broadcasters.

Televisione ad alta definizione

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi HDTV.
La definizione dell'immagine televisiva è sempre stata fin dalla nascita della televisione un aspetto rilevante. Le prime diffusioni televisive non sperimentali iniziano a partire dal 1928 negli Stati Uniti e a partire dal 1929 nel Regno Unito e in Germania. È una televisione elettromeccanica che ha dalle trenta alle cinquanta linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva. Per questo non è presa troppo in considerazione, l'immagine è veramente scadente. Si pensi ad esempio che gli standard televisivi di televisione analogica utilizzati oggi in Italia hanno 625 linee di risoluzione verticale ( PAL ) dell'immagine televisiva. Si pensi anche che nel 1928 esisteva già dal 1895 ilcinema con una buona qualità dell'immagine. La televisione è vista dalla gente comune ancora come qualcosa di sperimentale, come un gioco tecnologico. Nella sua massima evoluzione la televisione elettromeccanica raggiungerà 240 linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva prima di essere completamente dismessa già nel 1939 sostituita dalla televisione elettronica.
La televisione elettromeccanica è una televisione ad uno stadio embrionale che si diffonde solo in pochissime nazioni del mondo e in aree geografiche molto limitate. In Italia ad esempio non si diffonde, viene solamente sperimentata. È definita elettromeccanica perché l'apparecchio di acquisizione delle immagini (la telecamera) e quello di visione (il televisore) sono basati su un dispositivo elettromeccanico, il disco di Nipkow.
Una televisione completamente elettronica, in cui cioè l'apparecchio di acquisizione delle immagini e quello di visione sono basati su dispositivi elettronici, si diffonde a partire dal 1936 nel Regno Unito e in Germania, a partire dal1938 in Francia, e a partire dal 1939 negli Stati Uniti. È una televisione che ha intorno alle 400 linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva e viene definita televisione ad alta definizione avendo una definizione dell'immagine televisiva significativamente più alta della televisione elettromeccanica.
Nel 1939 viene dismessa la televisione elettromeccanica e la televisione elettronica rimane l'unica esistente (tuttora è l'unica esistente), appaiono infatti subito chiare le maggiori potenzialità della televisione elettronica. Nella seconda metà del XX secolo si diffondono in tutto il mondo standard televisivi con 486 e 576 linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva. Tali risoluzioni diventano quindi la norma e non ci si riferisce più ad esse come televisione ad alta definizione ma come televisione a definizione standard. Il termine "televisione ad alta definizione" assume infatti una valenza diversa nel corso degli anni. È un termine che indica in modo generico una televisione con definizione dell'immagine significativamente superiore a quella della televisione maggiormente diffusa correntemente. Quando la televisione che oggi è considerata ad alta definizione diventerà la norma saranno già sperimentate o anche adottate definizioni dell'immagine televisiva ancora più alte che verranno definite a loro volta televisione ad alta definizione.
Dal 1948 al 1986 la Francia adotta uno standard di televisione analogica con 755 linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva. Tale risoluzione è considerata tuttora televisione ad alta definizione. L'unico altro standard di televisione analogica adottato nel mondo e considerato tuttora televisione ad alta definizione è quello adottato in Giappone.
Nel 1968 il Dr. Takashi Fujio, direttore dei laboratori di ricerca della NHK, la televisione pubblica giapponese, inizia a studiare una televisione ad alta definizione con oltre 1000 linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva. Nel 1980 sono realizzati i primi apparecchi televisivi (telecamera, videoregistratore, telecinema) per uno standard televisivo a 1035 linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva. Nel 1987 la NHK inizia la diffusione via satellite di un'emittente televisiva ad alta definizione, lo standard televisivo è denominato MUSE. Lo standard televisivo verrà abbandonato nel 2007 in favore dei nuovi standard televisivi digitali che prevedono anche la televisione ad alta definizione: ISDB-T (per la televisione terrestre), ISDB-S (per la televisione satellitare), e ISDB-C (per la televisione via cavo).
Nel frattempo anche l'Europa e gli Stati Uniti avviano progetti per la definizione di standard analogici di televisione ad alta definizione. Nel 1986 la CEE lancia il progetto Eureka 95 per sostenere economicamente la diffusione della televisione ad alta definizione in Europa. Nel 1987 iniziano le prime trasmissioni sperimentali di televisione ad alta definizione con lo standard analogico HD-MAC. È lo standard proposto per l'Europa ed ha 1152 linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva. Tale standard non verrà però mai adottato perché nuovi sviluppi in campo digitale renderanno la televisione digitale, ritenuta fino ad allora solo un progetto futuribile, realizzabile nel breve periodo. I vantaggi e le possibilità che prospetta la televisione digitale fanno cessare ogni investimento sulla televisione analogica in favore di quella digitale, anche quelli riguardanti la televisione ad alta definizione. Nel 1993 il progetto Eureka 95 viene abbandonato e nello stesso anno viene fondato il consorzio DVB Project con lo scopo di creare degli standard europei per la televisione digitale, standard che oggi vengono utilizzati in tutto il mondo.
Anche gli Stati Uniti non sono da meno anche se non arriveranno mai a definire uno standard analogico per la televisione ad alta definizione. Già nel 1977 la SMPTE, uno dei più importanti enti internazionali che si occupa di standard cinematografici e televisivi che ha base negli Stati Uniti, crea un gruppo di studio sulla televisione ad alta definizione. Nel 1981 sempre la SMPTE crea l'HDTV Electronic Production Working Group che nello stesso anno definisce un primo formato video per la televisione ad alta definizione con 1035 linee di risoluzione verticale dell'immagine video. Nel 1982 l'EIA, l'IEEE, il NAB, l'NCTA e la SMPTE creano l'ATSC un'organizzazione non profit per lo sviluppo di standard avanzati di televisione destinati primariamente agli Stati Uniti. L'ATSC però non arriverà mai a definire uno standard analogico di televisione ad alta definizione. A partire dal 1993 sposterà infatti l'attenzione esclusivamente sulla televisione digitale abbandonando quella analogica e nel 1995 delibererà i primi standard per la televisione digitale.
Oggi i moderni standard di televisione digitale prevedono anche la televisione ad alta definizione con risoluzione verticale dell'immagine televisiva di 720 e 1080 linee.

Tipologie di televisione inerenti altri aspetti

Televisione pubblica e televisione privata

La televisione inizia timidamente a diffondersi a partire dal 1928 negli Stati Uniti e a partire dal 1929 nel Regno Unito e in Germania. È una televisione elettromeccanica basata sul disco di Nipkow ancora ad uno stadio embrionale con solo qualche decina di linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva e diffusa solo in alcune aree geografiche molto ristrette. Una televisione totalmente elettronica inizia a diffondersi a partire dal 1936 nel Regno Unito e in Germania, a partire dal 1938 in Francia, e a partire dal 1939 negli Stati Uniti, ed ha intorno alle 400 linee di risoluzione verticale dell'immagine televisiva.
Due sono però le nazioni che fanno da modello per il resto del mondo, gli Stati Uniti, in particolare inizialmente per l'America settentrionale, e il Regno Unito, in particolare inizialmente per l'Europa. Negli Stati Uniti si afferma una televisione completamente libera affidata all'iniziativa privata, finanziata dalla pubblicità e volta al profitto economico. Nel Regno Unito invece si afferma una televisione monopolistica affidata allo Stato e gestita con finalità di servizio pubblico. Nel caso di televisione affidata allo Stato si parla di televisione pubblica, mentre nel caso di televisione affidata all'iniziativa privata si parla di televisione privata o televisione commerciale.
Con il passare dei decenni entrambi i modelli si affermano anche all'interno della stessa nazione, ma restano presenti gli aspetti positivi che li hanno contraddistinti in passato: il regime di libertà, e di conseguenza di concorrenza, presente nella televisione privata produce un'offerta ricca e di qualità, mentre la televisione pubblica offre qualità in programmi televisivi spesso trascurati dalla televisione privata perché di basso audience e quindi di scarso profitto (noti in tutto il mondo sono ad esempio i documentari dell'inglese BBC per la qualità offerta). In generale la televisione pubblica è più attenta nel fornire programmi di utilità sociale e di maggiore levatura culturale (un esempio sono gli sceneggiati televisivi della RAI).

Televisione pubblica e televisione privata in Italia


Le televisioni pubbliche non furono solo oggetto privilegiato dell’Europa ma furono usate anche in Asia. In Giappone il mezzo fu visto come un nuovo simbolo di medium informatico e di propaganda, un po’ come accadde in Germania. Nelle principali città nipponiche erano infatti diffuse, in piazze o stazioni principali, teleschermi che mostravano notiziari di guerra o informazioni locali. Nel nostro Paese le trasmissioni erano per pochi fortunati; tra il 1939 e il 1940 si poteva assistere alle prime trasmissioni nazionali con tanto di presentatori, interviste sportive in studio, sketch, canzoni, balletti e opere. Le grandi aziende elettrotecniche italiane iniziarono immediatamente la fabbricazione di televisori a valvole destinati a un piccolo pubblico che era limitato a gerarchi, docenti, industriali e imprenditori che installarono sui tetti delle tre grandi città italiane (Torino, Milano e Roma) le prime antenne per la ricezione delle immagini. Non fecero eccezione i Palazzi Vaticani e Villa Torlonia, dimora di Mussolini. La regolare programmazione televisiva del tempo è testimoniata in gran parte sul «Radiocorriere» che riporta tutta una serie di novità assolute per l’Italia di quell’epoca. Purtroppo, a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, gli archivi dell’EIAR andarono distrutti. Documenti, palinsesti, sceneggiature, foto, ordini di servizio, pellicole e tutto ciò che documentava quella prima generazione di televisione, andarono in fumo.
A differenza di Francia, Germania e Inghilterra che avevano già effettuato i primi tentativi di trasmissione regolare di programmi televisivi, lo sviluppo italiano di questa nuova tecnologia era assai più limitato. In Inghilterra, poco prima dello scoppio della guerra, erano in circolazione circa 20.000 videoricevitori venduti direttamente al pubblico; ciò fa supporre che lo sviluppo del piccolo schermo era già a buon punto, così come lo era in Francia dove gli esperimenti di trasmissioni erano ormai appuntamenti quasi quotidiani. In Germania le cose stavano prendendo un piede prettamente propagandistico: Hitler comprese l’importanza strategica di questo vettore per la sua inarrestabile politica nazista. E fu proprio in Germania che avvenne la prima diretta televisiva: le XI Olimpiadi di Berlino dell’estate 1936. Vennero trasmesse in diretta in 27 luoghi pubblici, per un totale di otto ore giornaliere, tramite cavo coassiale, tra Berlino e Lipsia e tra Berlino e Monaco. Hitler e Vittorio Mussolini assistettero alle riprese. Non stupisce dunque il fatto che in Germania esisteva già nel 1940, il Palazzo della Televisione. In Italia, a fronte dell’evento estivo che avrebbe cambiato il mondo della comunicazione e a fronte della forte collaborazione politica-sociale con la Germania, venne emanata una legge (9 gennaio 1936) che stabiliva il passaggio dei programmi dell’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) sotto il controllo del Ministero della Stampa e Propaganda del governo fascista.
E come mai nessuno ricorda che c’era una televisione prima della guerra? I motivi sono molteplici. Innanzitutto si trattava di un apparecchio sperimentale e in secondo luogo, i conflitti mondiali interruppero bruscamente ogni tipologia di sviluppo. Le aziende elettrotecniche sopracitate fecero spazio a produzioni di radiotrasmittenti e prodotti per uso bellico. Inoltre, molte persone che vissero nell’immediato dopoguerra, non fecero nulla per salvaguardare questo patrimonio storico, in quanto veniva considerato figlio dell’ideologia nazi-fascista[3].
Quando parte "ufficialmente" la televisione in Italia, il 3 gennaio 1954[4], è una televisione pubblica gestita dallo Stato in regime di monopolio. Nonostante le numerose richieste eseguite nel corso degli anni da liberi cittadini intenzionati a gestire una propria emittente televisiva, il Parlamento si dimostra non favorevole e anche la Corte Costituzionale, interpellata a proposito, si pronuncia a sfavore.
Solo dopo accese battaglie giudiziarie nel 1974 viene permessa la televisione privata (la prima ricordata è TeleBiella). Prima relativamente alla televisione via cavo (in ambito locale) a seguito della Sentenza n.225 del 1974 della Corte Costituzionale, e poi anche relativamente alla televisione terrestre (sempre in ambito locale) a seguito della Sentenza n.202 del 1976 della Corte Costituzionale.
A seguito di tale liberalizzazione nascono centinaia di emittenti televisive locali. Tra queste le emittenti del gruppo Fininvest primeggiano e si trasformano da realtà locali a realtà nazionali ottenendo prima l'autorizzazione a coprire tutta l'Italia, poi l'uso della diretta, prima di allora non concessa alle televisioni private. Nasce così una realtà aziendale, Mediaset, in grado di rivaleggiare con il servizio pubblico della RAI.

Pay TV

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Pay TV.
La pay TV è la televisione privata a pagamento.
La televisione privata nasce gratuita: l'editore dell'emittente televisiva si finanzia attraverso la pubblicità e l'utente televisivo fruisce dei vari programmi televisivi gratuitamente. La pay TV nasce per fornire programmi televisivi di pregio e possibilmente non interrotti dalla pubblicità, programmi per cui l'utente è disposto a pagare, come film e telefilm in prima visione televisiva o eventi sportivi di particolare importanza.
Per estensione una pay TV è anche un'emittente televisiva, o una piattaforma televisiva, a pagamento. Raramente oggi però sono offerte singole emittenti televisive a pagamento, la tendenza è quella di offrire una piattaforma televisiva, cioè un'offerta il più possibile ricca e variegata in modo da attrarre il più possibile l'acquirente.

Televisione generalista e televisione tematica

La televisione generalista è la televisione che offre i contenuti più vari, dal film al documentario, dall'evento sportivo al talk show. La televisione tematica invece è la televisione che offre contenuti ristretti ad un particolare ambito di interesse, ad esempio l'informazione, lo sport, i documentari, la musica, il cinema.
La televisione nasce generalista. In seguito, con il proliferare di emittenti televisive in concorrenza tra loro, nasce l'idea di restringere l'offerta di contenuti ad un particolare ambito come modo per assicurarsi un proprio bacino di utenti. Con l'arrivo poi della pay TV la televisione tematica si afferma definitivamente: i provider delle piattaforme televisive a pagamento cercano infatti di arricchire e diversificare il più possibile l'offerta di contenuti in modo da attrarre il maggior numero di utenti e ciò viene attuato offrendo ogni genere di televisioni tematiche in modo che sia possibile fruire dei contenuti preferiti in ogni momento della giornata. A partire dalla metà degli anni 2000 i canali televisivi tematici gratuiti sono aumentati, favoriti dall'entrata della televisione digitale via terrestre e quindi rendendo possibile una maggiore scelta anche agli spettatori che non devono necessariamente pagare un corrispettivo economico alle piattaforme di televisione a pagamento; queste però sono un numero inferiore se si fa riferimento alla quantità e alla scarsità di argomenti trattati per quanto riguarda la qualità.

Dotazioni per l'utente

Per ricevere la televisione è necessario il televisore. Il televisore è l'apparecchio elettronico di forma rettangolare che visualizza i contenuti visivi, riproduce i contenuti sonori, ed eventualmente gestisce i servizi interattivi della televisione. Molto sommariamente è composto dalle seguenti parti: lo schermo (dispositivo di visualizzazione dei contenuti visivi), uno o più altoparlanti (dispositivi per la riproduzione dei contenuti sonori), l'elettronica per il funzionamento di questi due dispositivi, e il ricevitore. Il ricevitore è l'insieme dei circuiti elettronici per la compatibilità con gli standard televisivi.
In alternativa al televisore si può usare un monitor. Il monitor è l'apparecchio elettronico che riproduce contenuti visivi di tipo televisivo e/o di altro tipo, come ad esempio quelli di un computer, è necessario quindi che sia predisposto per visualizzare i contenuti visivi di tipo televisivo. Può non essere predisposto per la riproduzione di contenuti sonori, in questo caso è necessario provvedere con un impianto di riproduzione sonora esterno. Inoltre il monitor è sempre sprovvisto del ricevitore, sono però disponibili ricevitori esterni. Il ricevitore esterno per la televisione analogica è anche chiamato sintonizzatore o set top box (set top box è la denominazione per un generico apparecchio elettronico che aggiunge funzionalità televisive ad un televisore, ad un monitor, o ad un videoproiettore), per la televisione digitale invece è anche chiamato decoder (decoder è una semplificazione di Integrated Receiver and Decoder, in sigla IRD, termine però che non si è mai diffuso nell'uso comune) o set top box. In particolare se il decoder è per la televisione digitale terrestre è detto decoder terrestre, se è per la televisione digitale satellitare è detto decoder satellitare.
Tutti i moderni televisori sono dotati di connettori per collegare, al pari dei monitor e dei videoproiettori(fatta eccezione eventualmente per il sonoro), eventuali set top box. Se il televisore non è compatibile con gli standard televisivi che si vuole ricevere, è quindi possibile dotarsi della compatibilità con tali standard attraverso l'appropriato set top box. Inoltre è anche possibile collegare al televisore altri tipi di apparecchi come videocamere,videoregistratori, lettori DVD, ecc.
Una seconda alternativa al televisore è il videoproiettore. Il videoproiettore è un apparecchio elettronico che proietta contenuti visivi di tipo televisivo e/o di altro tipo su appositi teli. Per il videoproiettore vale tutto quanto già detto per il monitor.
Per la televisione terrestre e la televisione satellitare serve anche un'apposita antenna. Per la televisione terrestre può essere sufficiente anche un'antenna di dimensioni ridotte, può quindi essere anche integrata nel televisore. La televisione terrestre e la televisione satellitare sono ricevibili anche in movimento. Ma mentre per la televisione terrestre sono possibili televisori palmari (anche integrati con altri tipi di apparecchi palmari come ad esempio itelefonini), la televisione satellitare è ricevibile in movimento solo su mezzi mobili in quanto è necessario un certo spazio per l'installazione dell'antenna. Un'antenna satellitare per mezzi mobili è anche notevolmente più costosa di quelle per postazione fissa in quanto dovendo mantenere il puntamento sul satellite geostazionario è dotata di meccanismi automatici di puntamento. Un altro svantaggio della televisione satellitare è che tra l'antenna e il satellite non ci può essere nessun tipo di ostacolo. Non è quindi possibile ad esempio installare l'antenna satellitare all'interno di edifici.
La televisione via cavo serve solo punti fissi, tipicamente luoghi abitativi.
Per predisporre all'interno di abitazioni più punti di accesso alla stessa antenna, o allo stesso cavo in caso di televisione via cavo, è necessario anche un apposito impianto di telecomunicazioni.

Sviluppo e funzionamento

Considerata concettualmente un'evoluzione della radio, la quale è limitata alla sola diffusione di contenuti sonori, la televisione fu parallelamente sviluppata da diversi gruppi di lavoro in diversi paesi (è quindi arduo individuare una reale primogenitura), anche per finalità militari (come spesso accade per molte invenzioni) e fu resa disponibile al pubblico subito dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Mentre per l'audio poteva agevolmente utilizzarsi la tecnologia della radio, per la ripresa, la trasmissione e la ricezione delle immagini dovevano studiarsi nuove forme tecniche da affiancare.
Partendo dal concetto della persistenza delle immagini sulla retina umana, il cui principale utilizzo comunicativo era il cinema, allora con il marcato consolidamento, e con il calcolo delle proporzioni di definizione per le quali l'occhio umano non avrebbe potuto distinguere le differenze di dimensione infinitesima, si pensò di rendere su uno schermo idoneo (televisore) un'immagine elettronica scandita altrove da una telecamera e trasmessa via radio.
La telecamera, ricalcata per le ottiche sulla cinepresa, analizzava elettronicamente brandelli infinitesimali dell'immagine inquadrata, usando un pennello elettronico di lettura che scandiva l'immagine per righe, da sinistra a destra, componeva un pacchetto di dati del tipo "luce/buio" (analogo all'acceso/spento e poi allo 0/1 del sistema binario) e lo trasmetteva ordinatamente via radio.
Dall'altro lato, il ricevitore decodificava questi dati attraverso un altro pennello elettronico (di scrittura) che percorreva da dietro, sempre per righe alterne, lo schermo: questo fascio di elettroni accendeva dei fosfori che una volta "eccitati" emettevano luce, lasciando inerti quelli dove occorreva buio.
Il fascio di elettroni veniva "guidato" da un campo elettromagnetico creato da bobine poste sul collo del tubo catodico.
I tempi ridottissimi di scansione (25 fotogrammi al secondo) consentivano poi di rendere le immagini in sequenza a ritmi superiori a quelli del cinema, consentendo un'ottimale resa del movimento.
Per la trasmissione furono scelte gamme di frequenza che consentissero un'ampia portata di dati: le migliori risultarono infine quelle delle VHF (Very High Frequencies, frequenze da 30 a 300 MHz) e UHF (Ultra High Frequencies, frequenze da 300 MHz a 3.0 GHz). Per la ricezione si rese necessario dotare gli apparati riceventi di antenne complesse, capaci di raccogliere con sufficiente amplificazione le vari componenti del segnale.
La banda che ogni canale occupa è di 7 MHz per trasmissioni in VHF, 8 MHz per trasmissioni in UHF.

La televisione a colori

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Televisione a colori.
Col tempo, e col progresso delle tecnologie elettroniche (ma anche con la progressiva riduzione delle dimensioni dei componenti, grazie ai transistor), fu possibile ipotizzare e realizzare una trasmissione di immagini a colori, effettuando analisi e suddivisioni dell'immagine scandita secondo le componenti dei colori fondamentali (rosso, blu e verde), da riprodurre in tutta analogia su schermi in cui al posto di uno strato uniforme di fosfori di un solo colore (tipicamente bianco), era presente una matrice composta da terne (disposte a "delta" nei primi tipi poi "in line") di fosfori di colori diversi: rosso, blu, verde (RGB).

Aspetti sociali ed effetti sui bambini

La televisione ha svolto un ruolo fondamentale nella socializzazione dei secoli XX e XXI. Ci sono molti aspetti della televisione che possono essere affrontati, incluse le ricerche sulla violenza nei media.

Bibliografia

Note

  1. ^ Televisione: Definizione e significato di Televisione – Dizionario italiano – Corriere.it
  2. ^ Il termine "televisione" venne stabilito il 10 marzo 1947 durante la conferenza mondiale delle radiocomunicazioni diAtlantic City dai delegati di 60 nazioni che, altresì, stabilirono di adottare come abbreviazione la sigla "TV"
  3. ^ "La TV di Mussolini" di Diego Verdegiglio, Castelvecchi Editore 2003
  4. ^ Approfondimento su Cinquantamila.corriere.it

Voci correlate

Regioni del mondo: mappa

Brasile: mappe geopolitiche

La carta disegna un “planisfero di lingua portoghese”, dove i membri della Cplp (Comunità dei paesi di lingua portoghese) sono indicati in verde e contorni gialli. Dal Brasile fino a Timor Leste, passando per vari Stati africani, tra i quali Angola e Mozambico, ex colonie di Lisbona: sono oltre 200 milioni le persone che nel mondo parlano portoghese.“Lusosfera” è una carta di Laura Canali tratta dall’editoriale di Lucio Caracciolo “Quando i cobra fumano“.

Il continente americano è posto al centro di questa rappresentazione, che svela le ambizioni planetarie del Brasile, membro dei Brics e del Mercosur, proiettato sui mari ben oltre la cosiddetta “Amazzonia azzurra”. “Il Brasile punta al centro” è una carta di Laura Canali tratta dall’editoriale di Lucio Caracciolo “Quando i cobra fumano“.

Rio de Janeiro, seconda città del Brasile per abitanti dopo San Paolo, presenta favelas ancora non pacificate (macchie arancioni). Nella zona nord, non distante dal porto, sorge lo stadio Maracanã.“La bonifica delle favelas” è una carta di Laura Canali tratta dall’editoriale di Lucio Caracciolo “Quando i cobra fumano“.

Nella città di San Paolo oltre 170 mila italiani sono registrati al consolato, mentre nell’omonimo Stato 13 milioni di abitanti su 40 hanno ascendenza italiana. Fitto è anche il rapporto economico tra Italia e Brasile: l’avanzo commerciale per il nostro paese nel 2013 rispetto all’anno precedente è aumentato del 61,58%.“Il Brasile italiano” è una carta di Laura Canali tratta dall’editoriale di Lucio Caracciolo “Quando i cobra fumano“.

Qui vediamo indicate le aree indigene (in arancione), i parchi nazionali e le riserve (in verde). Quasi tutti questi territori sono situati nell’area amazzonica. Il Brasile rientra tra i paesi “megadiversi”, in virtù della sua biodiversità.“Quel che resta delle origini” è una carta di Laura Canali.

La carta offre una rappresentazione del Brasile secondo i suoi principali biomi. Il più esteso resta la foresta tropicale amazzonica, nonostante l’avanzata dell’arco di deforestazione. Tutta la parte centrale del paese, inclusa la capitale Brasilia, fa invece parte del cerrado (con la sua variante del cerradão), simile alla savana. “Grandi domini naturali” è una carta di Laura Canali.

Questa di Laura Canali è una mappa delle grandi infrastrutture in corso di realizzazione all’interno del Brasile e lungo alcuni dei suoi confini. Ferrovie, ponti transnazionali, grandi progetti idroviari: i cantieri aperti in Brasile sono grandi come le sue ambizioni.

Nella carta di Laura Canali i principali “Progetti di interconnessione sudamericana”.