mercoledì 22 gennaio 2014

Le città europee dove si vive meglio (anche grazie alla tecnologia)

copenaghen

(Da Linkiesta)

Quando si tratta di smart city, l’Europa può essere considerata un modello da seguire per tutto il resto del mondo (l’Italia un po’ meno). Molte città europee dispongono infatti di ottimi servizi di trasporto pubblico, di bike sharing e i loro cittadini hanno una forte predisposizione a camminare a piedi. Gran parte del nostro Paese resta lontano anni luce da queste condizioni, ma in alcuni casi si sta cercando di migliorare. Il trasporto condiviso, ad esempio, in alcune grandi città italiane è ormai una realtà consolidata. Nel frattempo guardiamo ad alcuni dei migliori esempi di città intelligenti, in giro per l’Europa.
Copenaghen
copenaghen
Considerata per il secondo anno consecutivo città leader per il verde in tutto il mondo, Copenaghen ha portato il titolo del Siemens Green City Index in Europa ed è stata scelta anche come capitale europea “verde” per il 2014. Questo soprattutto perché la capitale danese è una delle città con il più basso rapporto carbonio pro capite al mondo (meno di due tonnellate a testa), e con un piano ambizioso di riduzione dell’uso del carbone, che spera di eliminare del tutto entro il 2025.
Amsterdam
amsterdam
Può sembrare strano (non troppo in realtà) ma Amsterdam è probabilmente l’unica città al mondo in cui ci sono più problemi con la gestione del traffico ciclabile che con non con quello del traffico automobilistico. Secondo le statistiche infatti il 67% degli spostamenti nella città olandese vengono effettuati in bici o al massimo a piedi. Ogni giorno si possono trovare oltre 10mila biciclette parcheggiate nei soli spazi adiacenti alla stazione centrale. Ma Amsterdam non è solo biciclette, perché negli ultimi anni si è intensificato il processo di trasformazione in smart city. Il progetto Amsterdam Smart city è un partenariato pubblico-privato focalizzato sulla città come laboratorio urbano per l'utilizzo di open data, e nuove soluzioni di mobilità al fine di garantire una nuova qualità della vita a tutti i residenti.
Vienna
vienna
È nota soprattutto per la sua qualità della vita, ma la città austriaca non si è adagiata sugli allori della reputazione che da molti anni la accompagna. Recentemente infatti è stato creato un ente – una copartecipazione pubblico/privato – denominato TINA Vienna, che ha il compito di co-sviluppare strategie di crescita in ottica smart e soluzioni funzionali per la città. Tra i progetti più interessanti c’è il cosiddetto “Citizen Solar Power Plant” che ha come obiettivo quello di ottenere il 50% dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Un progetto realizzato in collaborazione con la società Wien Energy, che ha sviluppato un modello di crowd-funding per cui i singoli cittadini possono partecipare alla spesa.
Barcellona
barcellona
Non solo architettura, spiagge e strade affollate. A Barcellona si è realizzato negli ultimi anni un impressionante portfolio di iniziative intelligenti per la città. Tra quelle più importanti va sicuramente menzionato il principale evento mondiale dedicato alle città intelligenti denominato “Smart City Expo World Congress”, ideato proprio a Barcellona e poi replicato in altre città del mondo. Oltre a tutto ciò, la città catalana offre un ottimo servizio di bike sharing con oltre seimila biciclette, e ha anche testato sensori di vari tipi, da quelli per l’inquinamento acustico, a quelli per la congestione per il traffico o per la gestione dei rifiuti.
Parigi
parigi
Arte, storia, letteratura ma anche tecnologia. Da qualche anno infatti Parigi è entrata a far parte delle città pioniere nell’ambito delle smart city. Tra le iniziative principali va citato l'investimento fatto dalla città nei confronti della mobilità condivisa. Il servizio Vélib (il bikesharing parigino) offre una gamma di oltre 20mila biciclette in tutta la città, e ha portato a una riduzione del 5% del traffico cittadino. In più da qualche tempo è stato lanciato un programma di car sharing - che punta ambiziosamente a diventare il migliore del mondo - e che a breve potrà disporre di una flotta di oltre 3mila veicoli elettrici.

Le conseguenze dei litigi dei genitori davanti ai bambini

Psicologia: Litigare davanti ai bambini, 10 cose da sapere

di Marzia Rubega (nostrofiglio.it)


In un mondo perfetto, mamma e papà sorridono sempre, attendono con ansia il momento dei pasti per chiacchierare allegramente e, in ogni possibile situazione, si scambiano 'paroline dolci' (con sguardo luminoso). Peccato che nella realtà non sia proprio così…

1. La famiglia felice h24 non esiste. Dunque rilassatevi

Di fatto, la famiglia felice stile Mulino Bianco, 24 ore su 24, proprio non esiste. Perfino alle coppie più affiatate capita di discutere. Una giornata 'no', e uno scambio verbale un po' acceso si può trasformare in una lite (quelle 'normali', non pensiamo a episodi estremi e di violenza domestica).

2. Però potreste impegnarvi un po’ di più a gestire la rabbia

La gestione della rabbia non è così scontata neppure per l'adulto. Che, talvolta, si 'accende' e non riesce a mettere un freno alle emozioni che lo travolgono. Ammettiamolo: non è molto diverso dalle esplosioni di disappunto di un bimbo in età prescolare che, però, viene invitato a smetterla...
Forse, il 'grande' che tanto fatica - o si sente impotente - con il suo piccolo, dovrebbe, invece, sforzarsi di riconoscere e contenere i suoi attacchi di stizza.

3. Se state leggendo questi consigli, non vi piacciono i litigi davanti ai figli

Se un genitore si interroga sul fatto che sia sbagliato o no litigare davanti al suo bambino, in realtà si è già dato, da solo, la risposta. E’ la premessa di Anna Coppola De Vanna, psicologa e psicoterapeuta familiare (con Ilaria De Vanna, autrice del libro: Senti che urla! Quando i genitori litigano, La Meridiana), intervistata da nostrofiglio.it per capire le conseguenze dei litigi davanti ai figli e come rimediare.

4. E in effetti sarebbe meglio non litigare davanti ai bambini

“Litigare davanti ai figli, anche quando sono molto piccoli, andrebbe evitato - dice Anna Coppola De Vanna che da anni si occupa di mediazione familiare e gestione dei conflitti. Ma se succede, non dobbiamo andare a suicidarci!
A volte, i genitori si colpevolizzano per ogni cosa e temono che il bimbo avrà un trauma per tutta la vita... Ma non è così: la lite va vista come qualcosa che può accadere. Se non ce la facciamo al momento a essere così pronti e lucidi da evitarla, è importante, poi, riconoscere quanto è successo e correre ai ripari con i figli”, dice la psicoterapeuta.
Quello che conta davvero è non minimizzare il fatto che il bimbo abbia assistito a una situazione spiacevole. “Un comportamento adulto è anche quello di chi commette un errore e poi ripara. Non lo è invece chi lascia passare o sostiene che l'episodio non ha avuto importanza”.

5. Se però succede, niente drammi ma rassicurate il bambino…

Secondo Anna Coppola De Vanna, in qualche modo è 'legittimo' che ogni tanto un genitore non riesca a stare zitto davanti a una provocazione, anche quando il bimbo è nei paraggi: può accadere a ognuno di noi. Non lo è altrettanto che l'adulto, poi, non rassicuri il bimbo, scusandosi con lui.
Il pretesto 'tanto è piccolo, non capisce!' non giustifica il fatto di ignorare il figlio senza confortarlo rispetto al litigio di cui è stato testimone. Di fatto, in età prescolare, può non capire bene i contenuti ma 'afferra' chiaramente che qualcosa tra mamma e papà non va.

6. …e fategli capire che un litigio può capitare ma poi passa

“Io consiglio di trovare un momento subito dopo la lite per rassicurare il bimbo. Passata la burrasca, è fondamentale prenderlo vicino e dirgli: ”Guarda, può capitare, mamma e papà, però, ti vogliono bene” -dice Anna Coppola De Vanna.
È importante confortarlo sul fatto che 'i grandi', a volte, sono un po' strani. Occorre trasmettere l'idea che la lite è un incidente, un evento, qualcosa che 'passa'... Un po' come quando cadi e ti sbucci un ginocchio: fa male, ma poi passa”.

7. Non dimenticatelo: anche i bimbi molto piccoli avvertono la tensione

Con un bimbo in età prescolare, il conforto si esprime a parole, con lo sguardo e le coccole. Ma se l'involontario testimone di una discussione è molto piccolo, non importa?
In realtà, no, conta eccome. “Già prima dell'anno, il bimbo avverte l'alterazione di suoni e movimenti - dice l'esperta - i toni della voce, il modo di guardarsi l'un l'altro dei genitori, i gesti frenetici delle mani. Magari uno dei due tocca l'altro, o butta giù il braccio con insofferenza...
La vita di ogni bimbo è fatta di ritmi, suoni, rumori della casa, lo stridere di una voce è un boato per lui. Intorno all'anno, o anche meno, il piccolo si può spaventare per un tono più alto, ma non casca il mondo”.
Per Anna Coppola De Vanna, comunque, è indispensabile rassicurarlo attraverso il linguaggio non verbale. Basta cullarlo, abbracciandolo e trasmettergli, con le mani e la voce, che quanto successo non è distruzione. L'operazione di rassicurazione è sempre fondamentale.

8. Se è vero che una lite non è una tragedia, il bimbo però ne soffre

In una vita familiare 'non perfetta', dunque, se il bimbo viene opportunamente consolato, una discussione non è poi la fine del mondo. Ma, al tempo stesso, occorre non sottovalutare l'effetto destabilizzante che una lite tra i genitori può esercitare su di lui.
Il bimbo percepisce mamma e papà come una sorta di 'contenitore colorato' che lo fa sentire figlio di quella coppia. “La scatola è la somma dei 'colori' e delle qualità, dei due genitori: il papà, per esempio, è più giocoso e la mamma un po' più regolativa – spiega la psicoterapeuta. La somma delle caratteristiche dei genitori ha una funzione rassicurante sul bimbo.
Se i genitori litigano, si sgretola questo 'contenitore' che rappresenta lo spazio affettivo e relazionale del bimbo. E questo causa la paura di sentirsi solo, perché il contenitore dà il senso di appartenenza a quella famiglia”, spiega l'esperta.

9. Cercate di tenere i problemi di coppia lontano dalle orecchie dei bimbi

Certo, a volte, è difficile sottrarsi a una lite, tuttavia, quando i problemi sono legati alla coppia, dovrebbero essere gestiti in uno spazio separato: la camera da letto, il salotto... Insomma, lontano dallo sguardo e dalle orecchie dei figli. Secondo la psicoterapeuta, non è bene mettere i bimbi davanti a una situazione che li spaventa, il conflitto tra adulti dovrebbe proprio avvenire altrove.

10. Sull’educazione provate a trovare una soluzione comune

Ma anche se al centro delle discussioni c'è l'educazione del bimbo, o argomenti che lo riguardano direttamente, è ancora peggio metterlo nella condizione di assistere alle accuse reciproche dei genitori. Se mamma pensa A e papà B su un'azione educativa, è opportuno che discutano le rispettive posizioni da soli, raggiungendo una soluzione. “Per ogni bimbo è importante l'idea che ci sia una sorta di 'alleanza genitoriale' su quanto lo riguarda”, dice la psicoterapeuta.
In ogni caso se malgrado tutti i buoni propositi dei genitori, il temporale scoppia, è sempre meglio, dal punto di vista dell’esperta, dare ai bimbi l'espressione più prossima alla verità. “Si litiga ma poi si fa pace. 'Non ti preoccupare, a volte mamma e papà non ce la fanno'.

I genitori dovrebbero trovare le parole che accarezzano, gentili ed efficaci, come erbe medicamentose che curano una ferita”, conclude Anna Coppola De Vanna.

Ecco i rischi per i quali la nostra storia d'amore può finir male.

Undicesimo comandamento per vivere meglio



(dalla pagina "Caffeina" di FB)

Siete d'accordo?

Dieci abitudini che allungano la vita



(fonte: Il Sole 24 Ore)

1) Dormire almeno 7 ore consecutive di notte



2) Stare nudi davanti allo specchio



3) Calzare scarpe comode



4) Sorridere



5) Stare dritti



6) Non saltare la colazione 



7) Bere un bicchiere di vino rosso a cena



8) Archiviare ordinatamente i dati clinici



9) Prendere un'aspirina al giorno a stomaco pieno (contrasta i tumori e favorisce la circolazione sanguigna).



10) Prendetevi cura di un animale domestico o di una pianta











Ultime dal Senato: abolizione del reato di immigrazione clandestina



Cosa ne pensate?

113 anni fa, a Osborne (Isola di Wight) moriva la regina Vittoria



La regina Vittoria del Regno Unito si spense a 81 anni e mezzo, dopo quasi 64 anni di regno, il 22 gennaio 1901, presso il castello di Osborne, nell'Isola di Wight, dove era solita trascorrere i mesi invernali.



Gli Arcani Supremi. Capitolo 71. L'eredità di Vivien.



Ormai l'Iniziazione era avvenuta. Robert ne era vagamente consapevole, anche se gli sembrava di vagare ancora in un sogno. Vedeva un bosco, con robusti tronchi d'albero e una fitta vegetazione.
Una voce femminile a lui ben nota gli disse:
<<Benvenuto a Brocelandia, nipote mio, anche se potrai rimanere qui soltanto pochi minuti. Il tempo perché io ti affidi il mio testamento morale e materiale>>
Era la voce di Vivien Lake Oakwood, duchessa di Albany, Dama del Lago, ultima Signora di Avalon.



<<Nonna, ma allora è vero che sei ancora viva!>>
Lei sorrise, anche se un'ombra di tristezza le velava gli occhi scuri:
<<Vivo in un'altra dimensione, nel regno di Faerie. Qui il tempo scorre molto più lento. Dai portali posso vedere tutto ciò che accade nel tuo mondo, che io ho deciso lasciare andando oltre il Varco. Qui sono stata accolta nuovamente nella mia identità eterna, quella della Dama del Lago, e rendo grazie agli Iniziati per avermi aiutato a ritrovare me stessa. Io rimarrò qui per molto tempo ancora, ma le mie memorie, e quelle di tutte le sacerdotesse di Avalon prima di me, sono state tutte trasferite nella mente di India Stoker, che è destinata a guidare gli Iniziati e a difendere il Varco da chi vuole utilizzarlo per fini malvagi>>



India era a fianco a Robert e teneva in mano un fiore bianco, osservando con aria rapita la donna che le aveva appena consegnato le sue memorie e il ruolo di guida degli Iniziati agli Arcani Supremi.
Robert era sollevato per il fatto di non essere stato scelto come Priore.
<<Posso abbracciarti?>> chiese a Vivien.
Per tre volte tentò di farlo e per tre volte le sue braccia si richiusero nel nulla.
<<Tu e India siete ancora sulla Terra, nel vostro universo. Questa visione presto si concluderà. Ascoltami bene, quindi, perché devo dirti qualcosa di molto importante, prima che il Varco si richiuda>>



Teneva un libro sul grembo, e in mano una spada e una bilancia nell'altra, come l'antica dea della giustizia.
<<Gli Arcani Supremi contraddicono alcuni dogmi delle religioni storiche, ma nel contempo sono una sintesi di ognuna di loro. Non usare dunque la tua conoscenza per contrastare i fedeli: lascia a ognuno di loro la sua speranza. Restino le tue conoscenze un Mistero, accessibile solo a chi chiede e mostra di essere degno di conoscere la somma verità. Questa conoscenza non sia però motivo di disprezzo verso gli altri, o di senso di superiorità. Lascia l'arroganza e la superbia ai fanatici e agli intolleranti, perché in verità ti dico: essi hanno già ricevuto la loro ricompensa e non ne avranno altre, in questa vita o in altre vite>>
Il cuore di Robert era turbato:
<<I fanatici sono spesso offensivi e aggressivi, oppure insidiosi e pericolosi. Come posso difendermi da loro?>>
Vivien annuì:
<<Parlo sia a te che ad India, con le parole che Cristo stesso rivolse agli apostoli: "Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e candidi come colombe">>



Poi riprese il suo discorso:
<<Non pensare di essere l'unico chiamato ad un grave compito. Non credere che la vita degli altri sia così semplice come te l'immagini. Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui tu non sai nulla. Sii gentile, sempre, perché non conosci la loro reale sofferenza>>
Robert annuì:
<<Non è facile, a volte l'amarezza, la delusione o l'indignazione alimentano la mia ira e perdo il controllo. Sento che la mia mente è fragile di fronte a queste emozioni>>
Vivian gli indicò l'anello di ametista:
<<Porta con te quell'anello e quando senti che la rabbia e la paura turbano la tua quiete, mettilo al dito e ricordati di me e di quanto ti ho detto>>



Hypnose era il nome di quell'anello, donatogli da Eiren, Signora della Pace, una dei Grandi Anziani che reggevano l'universo. Lo mise al dito e si sentì subito meglio.
<<Spero che possa salvarmi dagli eccessi della collera. Ma poiché il mio umore spesso oscilla tra il collerico e il melanconico, io temo anche l'accidia e il tedio angoscioso>>
Vivien conosceva bene quei turbamenti, poiché erano stati alla base della sua decisione di abbandonare il mondo e di oltrepassare il Varco.



Mentre già lo sfondo del bosco e del lago del regno di Faerie stava sfumando i suoi contorni, ella rispose:
<<La fiamma di Atar, che arde forte in te, ti preserverà dall'accidia e dal taedium vitae, ma se un giorno il malvagio Deva Ahriman, o uno dei suoi servi, dovesse gettarti nella disperazione e privarti di ogni altra risorsa, allora affida te stesso e la tua anima a Dio, che noi chiamiamo Ahura Mazda, ma che ha anche molti altri nomi e può donare conforto attraverso le Sacre Scritture delle grandi religioni. Leggi l'Avesta e la Bibbia, leggi il Tao Te Ching e gli aforismi Zen. In ultimo, affidati allo spirito, alla contemplazione, poiché quella è la parte migliore, quella che non ti sarà tolta>>

martedì 21 gennaio 2014

Cristiano Ronaldo - Nodo Windsor - tie Windsor knot



Oggi il calciatore Cristiano Ronaldo è stato insignito del titolo di Grand'ufficiale del Portogallo, giusto una settimana dopo aver vinto il Pallone d'Oro.
Ora, io non sono un grande appassionato di calcio, ma so che spesso l'estetica del calciatore è molto influente, e per questo le case di moda si avvalgono dei calciatori come testimonial delle nuove tendenze.
Quindi questo post rientra nell'ambito dell'argomento relativo al look.
La cosa in particolare che volevo far notare è che da alcuni mesi Cristiano Ronaldo sfoggia un perfetto nodo Windsor doppio alla cravatta e quindi è d'obbligo dedicargli una puntata della mia ormai famosa rubrica Nodo Windsor Club.









E comunque il look di Cristiano Ronaldo va nella direzione di recuperare alcuni elementi di eleganza maschile classica, il che è molto positivo.





Geopolitica del Medio Oriente



Dalla rivista "Limes"

 Il conflitto civile siriano visto nel più ampio contesto mediorientale. In viola lo schieramento che sostiene la Siria del presidente al-Assad: Libano, Iraq e Iran. La carta riporta i flussi finanziari, di armamenti e di uomini che riforniscono le truppe lealiste siriane. Lo schieramento a sostegno dei ribelli è invece in giallo ocra, e comprende l'Egitto, la Giordania e i paesi del Golfo. La Turchia, apparentemente defilata, resta in vigile attesa. Frattanto, le unità aeronavali delle grandi potenze prendono posto alle spalle dei contendenti regionali. Il Mediterraneo orientale è così solcato dalle flotte di Russia, Regno Unito, Francia e Stati Uniti, le cui squadre già stazionano tutt'intorno alla Penisola arabica.



O mangi la minestra dell'accordo di Ginevra-2 o salti dalla finestra: è questo in sintesi il messaggio più volte ripetuto alle opposizioni siriane dalle cancellerie occidentali, incapaci finora di escogitare una formula politica meno ambigua di quella che da domani sarà sul tavolo di Montreux, imbandito dall’inviato Onu Lakhdar Brahimi.


Per l’anziano diplomatico algerino conta soprattutto che domani si cominci.
 Conta che di fronte alle telecamere e alle macchine fotografiche gli attori sorridano e stringano le mani al cerimoniere. Nessuno potrà dire che la “comunità internazionale” non ha provato a trovare una soluzione. Se poi le parti non troveranno un’intesa “sarà colpa loro”.

Accantonata definitivamente l’opzione militare dopo l’accordo sulle armi chimichesponsorizzato da Russia e Stati Uniti, gli 11 paesi che almeno formalmente appoggiano la coalizione delle opposizioni in esilio (Cns) hanno sostenuto Brahimi nel fare di tutto perché l’incontro svizzero non dovesse essere rimandato per l’ennesima volta.


Perché se la sedia riservata all’opposizione non fosse stata occupata, la conferenza non si sarebbe potuta svolgere: da qui le fortissime pressioni esercitate sui membri del Cns più vicini all’Arabia Saudita perché ci siano almeno loro.

Senza un concreto sostegno occidentale, il Cns è però una piattaforma di oppositori in esilio, incapaci di formare un governo nelle regioni settentrionali del paese e di rappresentare a livello locale un’alternativa credibile al regime e ai qaedisti.

Inoltre, come era previsto, la Coalizione si è spaccata: l’ala più vicina alla Fratellanza musulmana - in esilio e illegale in Siria dal 1980 - è uscita formalmente dalla piattaforma.

Nei giorni scorsi, l’opposizione in patria - detta ‘tollerata’ dal regime, anche se numerosi suoi membri finiscono regolarmente nelle segrete celle di Damasco – aveva annunciato che non sarebbe andata a Montreux. Ma nelle ultime ore pare che alcuni suoi membri siano in viaggio verso il lago Lemano.

Dal canto suo, il regime di Bashar al Asad invia una delegazione di membri del potere formale e visibile del regime: esecutori e nulla più. Il ministro degli Esteri, Walid al Muallim, guida infatti una squadra composta da personaggi che nelle stanze dei bottoni di Damasco non sono mai entrati. E mai entreranno.

Ma poco importa a Brahimi, che fino all’ultimo si è ostinato a organizzare una conferenza che risponda alle categorie occidentali: qui l’opposizione e qui il governo. Come se in Siria ci fosse una maggioranza che governa e una minoranza che fa opposizione. Come se il principio dell’alternanza fosse una realtà consolidata. Come se l’opposizione invitata a Montreux possa veramente contare su una rappresentanza interna. E come se il governo siriano fosse davvero titolare dell’esecutivo.

Di fondo, la formula di Ginevra prevede solo un vago percorso per la transizione politica siriana:

1) negoziati tra governo siriano e oppositori; per arrivare alla2) formazione di un governo di transizione che abbia pieni poteri esecutivi per un periodo stabilito in maniera consensuale;
3) il governo transitorio avrà il compito di fissare quello che due risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu - quindi anche Russia e Cina - hanno chiamato un sistema politico siriano “democratico e pluralista”.

Il testo è pieno di insidie. In primis non si affronta il problema di cosa ne sarà di Assad. Ma al raìs andrà di lusso: con questo governo di transizione i poteri reali rimarranno in mano a lui e ai suoi alleati russo e iraniano, ed egli potrà dire di aver comunque fatto importanti concessioni. Mentre continuerà a bombardare indisturbato le aree civili solidali con la rivolta; mentre proseguiranno gli assedi medievali ad alcune enclave ribelli; mentre non si arresterà la pulizia confessionale nella regione di Homs.

Le opposizioni, dal canto loro, devono accettare col sorriso di essere intrappolate in un’istituzione priva di vero potere. Sono costrette: chi nel novembre 2012 ha spinto per la creazione del Cns oggi ha imposto che si siedano a Montreux. Ma per loro presentarsi ai negoziati comporta un’ulteriore perdita di fiducia politica. Eppure non hanno più altre sedi dove poter far sentire la loro voce.

Tra l’altro, la resistenza armata nazionalista non è appoggiata dalle potenze occidentali e questo favorisce l’emergere di gruppi di insorti radicali. Ostili al Cns, i gruppi islamici - sostenuti da varie entità arabe del Golfo, statuali e private - sono rimasti gli unici a contrastare con le armi il regime e i qaidisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis).

La formula di Ginevra è ambigua anche per quanto riguarda la visione strategica regionale, non prevedendo di metter sul piatto gli interessi sovrapposti dei vari paesi coinvolti nel conflitto.

L’Arabia Saudita, membro degli 11 paesi vicini al Cns, sarà a Montreux. L’Iran no.Nelle ultime ore sembrava che il tardivo invito dell’Onu (inviato ad appena 48 ore dall’inizio dell’incontro) potesse essere accettato. La mossa delle Nazioni Unite è stata solo di facciata, così come il rifiuto di Teheran: tutti sapevano che Stati Uniti e il Cns avrebbero respinto la presenza iraniana a Montreux, minacciando di non presentarsi all’incontro; tutti sapevano che la Repubblica islamica non accetta la formula di Ginevra.

Ancor di più, tutti sanno che l’accordo con l’Iran sulla Siria può essere raggiunto- sopra o sotto il tavolo poco importa - in base a un’intesa più ampia, che tenga conto anche di altre questioni (il nucleare, ad esempio) e altri scenari (gli interessi in Asia Centrale).

In ogni caso, per l’Iran gli incontri svizzeri sono ininfluenti. Per Teheran, come per Mosca, in Siria si tratta di difendere un’influenza stabilita da decenni. E ogni eventuale pareggio è una vittoria.

Il fallimento di Montreux garantirà invece maggior copertura diplomatico-politica alla decisiva azione russo-iraniana di contro-insurrezione sul terreno. E un eventuale “successo” - considerato tale rispetto alla formula di Ginevra - sarà monetizzato solo da Assad e suoi.


Evoluzione (o involuzione) del maschio nella moda contemporanea



Secondo me tra un po' arriveremo alle scarpe fucsia con tacco 14 per uomo, se il trend della moda "metrosexual" continua così... o tempora, o mores!

Regno Unito: Elisabetta II cede poteri a Carlo


Rimpasto a Buckingham Palace. Verso il progressivo passaggio di poteri al principe di Galles.

Potrebbe essere il primo passo per prepararsi al ritiro. La regina Elisabetta II ha intenzione di 'condividere' il trono con il primogenito Carlo.
A riferire la rivoluzione della famiglia reale è stato il Sunday Times, secondo cui a Buckingham Palace si sta lavorando per portare avanti un passaggio di poteri graduale ma progressivo in cui il principe di Galles deve sostituire - o accompagnare - in sempre più appuntamenti ufficiali la sovrana.
Per esempio è atteso al fianco di Elisabetta II per le  celebrazioni del 70esimo anniversario dello Sbarco in Normandia, in programma a giugno.
«È iniziato il passaggio del testimone», ha detto una fonte reale al domenicale. E l'eterno principe, che a 65 anni è già andato in pensione attendendo il 'lavoro' di una vita, procede verso la corona.
PIÙ IMPEGNI PER CARLO. Dopo lo storico viaggio in Irlanda del 2011, è stato infatti consigliato alla sovrana 87enne di ridurre al minimo le trasferte, vista la sua età.
Già il principe di Galles nei mesi scorsi ha rappresentato la sovrana al vertice dei Paesi del Commonwealth in Sri Lanka e ha preso parte ai funerali di Nelson Mandela, oltre ad affiancarla in occasione del Queen's Speech di fronte al parlamento di Westminster.
«La sua agenda sarà sempre più fitta», ha dichiarato una fonte di Palazzo.
NUOVO UFFICIO STAMPA. Per questo si è reso necessario un ufficio stampa che coordini al meglio la 'cogestione' del trono. Si prevede abbia sede a Buckingham Palace e deve essere guidato da Sally Osman, un membro dello staff di Carlo, che però deve rendere conto a Christopher Geidt, il segretario privato di Elisabetta.
Non solo, deve collaborare strettamente con gli addetti stampa dei giovani reali, i duchi di Cambridge e il principe Harry, che è stato deciso abbiano meno indipendenza nelle loro dichiarazioni e devono attenersi molto di più alle indicazioni che arrivano dall'alto. Tutta la famiglia reale è infatti coinvolta in questa riorganizzazione.
AL LAVORO TUTTA LA FAMIGLIA. Intanto tornano tutta una serie di notizie apparse in questi ultimi mesi. Come il fatto che prima William e poi anche Harry abbiano scelto nuovi incarichi nella capitale, per poter dare man forte all'attività ufficiale dei Windsor.
Il duca di Cambridge lo deve fare a tempo pieno, dopo che ha lasciato la divisa militare e si è iscritto a un corso di management in Agricoltura per poter gestire le proprietà reali quando il padre salirà sul trono. Già da ora però deve sostituire Carlo in una serie di appuntamenti organizzati a Clarence House.
Harry invece ha mantenuto la divisa ma è stato trasferito alle Horse Guards, a pochi metri da Palazzo, dove deve organizzare parate militari.
La stessa Kate, mentre il principe George continua a crescere, deve dare il suo contributo.
AGENDA FITTA DI IMPEGNI. Tutti devono tenere pronte le valigie. Ad aprile i duchi di Cambridge devono andare in visita di Stato in Australia e Nuova Zelanda e dovrebbero portarsi il bebè reale. Il mese successivo Carlo e Camilla sono attesi in Canada.
Nemmeno per sogno, però, si ipotizza una abdicazione, come ha fatto la regina Beatrice d'Olanda a 75 anni, in favore del figlio Guglielmo Alessandro.

Fonti di palazzo sottolineano che la sovrana continua come sempre nel suo 'lavoro', segue l'attività istituzionale e quanto accade nel Paese, con il suo solito dinamismo.

lunedì 20 gennaio 2014

Pump and dump: come guadagnano gli speculatori di borsa



Presto vedremo questa tecnica applicata sul grande schermo nel film "The wolf of Wall Street" di Martin Scorsese, con Leonardo Di Caprio.

Geopolitica dell'Europa dell'Est: la Polonia


Dopo la fine della seconda guerra mondiale, lo stato polacco che era stato rifondato nel 1919 col trattato di Versailles, alla fine della prima guerra mondiale, subì notevoli cambiamenti. 

La parte orientale venne annessa in parte alla Lituania (Vilnius), in parte alla Bielorussia (Pinsk) e in parte all'Ucraina (L'viv, ex Leopoli). I polacchi di quelle zone furono costretti da Stalin ad emigrare verso ovest nei territori della Slesia e della Prussia Orientale, che erano stati sottratti alla Germania. I tedeschi di quei luoghi furono in parte costretti a emigrare e in parte rinchiusi nei gulag staliniani in Siberia.


Le zone in rosso indicano le regioni polacche dove ha vinto il candidato liberale europeista, mentre le zone in azzurro indicando dove ha vinto il candidato della destra anti-europeista.



Un paese di quasi 40 milioni di abitanti, alla frontiera orientale della Nato e dell’Ue, integrato nel sistema economico tedesco senza condividerne la moneta.

In vent’anni, i polacchi hanno prodotto un miracolo: il reddito medio pro capite è passato da un quarto alla metà di quello tedesco; il tasso di crescita è stato mediamente di tre punti più alto che in Germania; solo l’economia della Polonia, fra quelle europee, ha evitato la recessione prodotta dalla crisi mondiale del 2007-2009, continuando a crescere, sia pure di poco, mentre l’Eurozona sprofondava. Chiunque percorra le vie di Varsavia e delle principali città polacche, ricordando come fossero alla fine dell’èra comunista, resta colpito dal senso di relativo benessere, di vitalità e di efficienza. Insieme alle privatizzazioni, al buon uso dei fondi di coesione europei, alla stabilità politica e macroeconomica con conseguente incentivo agli investimenti esteri, non c’è dubbio che la disponibilità di una moneta nazionale - dunque di un tasso di cambio flessibile - abbia alquanto contribuito al miracolo.

Ora che sperimentano i limiti della crescita, stimata sotto il punto percentuale nel 2013, e mentre il tasso di occupazione resta piuttosto basso, i polacchi guardano alla prospettiva dell’integrazione nell’area dell’euro con crescente scetticismo. I sondaggi indicano una netta maggioranza contraria all’ingresso nell’Eurozona. Il governo guidato dal moderato, prudentissimo Donald Tusk cerca di schivare il dibattito, mentre l’opposizione di destra, nazionalista con accenti xenofobi, dipinge l’Eurozona a tinte fosche.

Lo sfogo di Angela Merkel durante il vertice europeo del 19 dicembre - “presto o tardi, l’euro esploderà, senza la coesione necessaria” - eccita a Varsavia il timore che abbandonando la propria moneta il paese possa finire nell’occhio del ciclone, in un’Eurozona a rischio disintegrazione. I sondaggi sembrano indicare che alle elezioni europee di primavera e soprattutto alle politiche del 2015 Tusk possa essere battuto dalla destra di Diritto e Giustizia, guidata da Jarosław Kacziński, il quale usa la paura dell’euro per dipingere l’Unione Europea come una minaccia alla sovranità e all’identità nazionale.

Il successo di Kacziński nei sondaggi è alimentato dalla “religione di Smolensk”, la leggenda secondo cui la sciagura aerea nella quale perse la vita il presidente conservatore Lech Kacziński, gemello di Jarosław, sia stata frutto di un complotto ordito da Putin e Tusk. Teoria sostenuta dai settori più xenofobi della Polonia profonda, soprattutto dalla Chiesa locale, refrattaria al verbo di Francesco (tanto da censurarne alcuni discorsi). “Vogliamo portare Budapest a Varsavia”, affermano diversi esponenti dell’ultradestra polacca, come se l’Ungheria di Orbán possa costituire un antidoto all’Europa, che “priva i polacchi di beni, dignità e lavoro” per aggiogarli a una “dominazione straniera”.

Quando facciamo un bilancio dell’eurocrisi, non è dunque solo alle performance economiche che bisogna guardare, ma soprattutto alla rivincita degli egoismi xenofobi. Il laboratorio polacco, in bilico fra successo europeo e ritorno al passato, ci dirà molto su noi stessi.

Eugenia e Beatrice di York: le sorellastre di Cenerentola Kate



Somiglianza sorprendente! Le principesse Eugenia e Beatrice di York, figlie del principe Andrea, duca di York, e della sua ex moglie Sarah Ferguson, sembrano identiche alle sorellastre, così come il principe William e sua moglie Kate, duchessa di Cambridge, il giorno del loro matrimonio, sembravano Cenerentola e il principe azzurro. Che lo abbiamo fatto apposta?

La camera da letto dell'imperatrice Giuseppina Bonaparte



Château de Compiègne. France. The bedroom of empress Josephine de Beauharnais, wife of Napoleon.