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venerdì 26 ottobre 2012

Gothian. Capitolo 110. Marigold: il lato umano della donna fatale



Lady Marigold di Gothian, imperatrice dei Lathear, rimase impietrita nell'apprendere che le sue preziosissime prigioniere Alienor di Alfarian e Lilieth Vorkidian erano riuscite ad evadere con la complicità del pirata Vyghar di Linthael.
Avevo promesso a Vyghar la nomina ad Ammiraglio, e un tesoro immenso in lingotti d'oro e pietre preziose, e lui cosa fa... libera Lilieth e la sua amica perché è innamorato!
Marigold aveva preso in considerazione tutte le possibilità tranne quelle che Vyghar fosse innamorato di Lilieth.
Questo fatto, più che adirarla, la sconfortava.
Non è solo la loro fuga a farmi male... è anche il loro amore... anzi, soprattutto il loro amore!
Le tremavano le mani al solo pensiero.
L'amore... quella cosa che lei aveva perduto tantissimi anni prima, precipitando nel cinismo e in quel surrogato di emozioni che è il potere.
Il mio sogno d'amore fu interrotto... tutto il resto, tutti i secoli passati cambiando marito per mero opportunismo non sono stati altro che un sopravvivere a me stessa.
Ora che non aveva più modo di ricattare Marvin, e che aveva cacciato Elner dall'Impero, l'unico uomo che desiderava sposarla era il vecchio Sephir Eclionner.
Allora tanto valeva che rimanessi sposata con Elner, o meglio ancora con Fenrik di Gothian!
Ma c'era una cosa che Fenrik non le avrebbe mai potuto dare: un figlio!
Ora la proposta di Sephir diventava per Marigold l'unico modo per concepire un figlio che fosse anche un erede del glorioso sangue degli Eclionner.



Dicono che sia ancora vigoroso, nonostante l'età e le ferite di guerra... 
Non c'erano altre vie d'uscita.
Si diresse verso gli appartamenti di Sephir e ottenne subito udienza.
<<Marigold... ti stavo aspettando>>
Evidentemente la notizia della fuga delle prigioniere si era sparsa in tutto il palazzo.
<<Lo immaginavo, Sephir... questo è il tuo momento. Elner mi ha abbandonata, Fenrik è stato fermato e Marvin, dopo la fuga dei miei ostaggi, non mi vorrà più. A questo punto non ho altra scelta che considerare la tua proposta di matrimonio... ma prima devi regolarizzare la tua posizione nella linea di successione al trono>>
Gli occhi di Sephir brillarono per il senso di trionfo.
<<Mi sono permesso di consultare un esperto al riguardo... lo stesso che convinse quel vecchio pazzo di mio padre a diseredarmi... immagino avrai indovinato che mi riferisco a mio suocero, il senatore Fuscivàrian>>



Un moto di ribrezzo e nausea percorse l'imperatrice al pensiero del vecchio e viscido manovratore di tutte le cospirazioni degli ultimi decenni.
Al disgusto seguì lo sdegno e la voce di Marigold si fece tagliente:
<<Mi deludi, Sephir! Con tutto il potere che ti deriva dal controllo delle legioni, hai sentito il bisogno di coprirti le spalle rendendo di nuovo arbitro della successione quel lurido verme di Fuscivarian!>>
Sephir le puntò l'indice contro:
<<Sei stata tu a imbrogliare le carte, Marigold! Non dovevi sposare Elner! Sapevi benissimo che la sua successione era illegittima, in quanto nato da un vergognoso incesto tra i miei figli!>>
La Dama Gialla parve spegnersi, come se il naturale colore fiammeggiante della sua persona si stesse affievolendo. Aveva gli occhi lucidi:
<<Almeno loro si sono amati!>>





La voce di Marigold era profondamente triste: <<Forse secondo le leggi dei Lathear l'incesto è comunque illegittimo, ma se Ellis e Masrek erano consenzienti, non trovo che il loro amore sia vergognso. Se tu avessi accettato che i tuoi figli si amassero liberamente, e non avessi sfogato la tua rabbia in quella guerra assurda nell'anno della Primavera di Sangue... forse avremmo potuto essere tutti più felici, non trovi?>>
Sephir era stupefatto.
La guardò con misto di sdegno e di incredulità.



<<Tu, Marigold di Gothian, che cambi marito a seconda del tuo tornaconto, osi insegnare a me cos'è l'amore? Io ho amato una sola donna in vita mia, la mia povera Wensy....>>
Il ricordo della defunta Principessa della Corona era rimasto vivo nel cuore di tutti.
<<L'hai abbandonata, Sephir! Non sei degno nemmeno di pronunciare il suo nome!>>
Rimasero in silenzio, ognuno perseguitato dai suoi fantasmi.
Alla fine il vecchio principe parlò con voce priva di qualsiasi intonazione:
<<Il nostro matrimonio sarà un patto dinastico. Ora che anche i capi dell'opposizione hanno le prove che la successione di Elner è illegittima, il Senato lo dichiarerà "usurpatore" e riconoscerà me come unico sovrano. A quel punto tu potrai rimanere imperatrice soltanto chiedendo l'annullamento del tuo matrimonio con mio nipote, e implorandomi di sposarti>>
Un tempo Marigold si sarebbe adirata, ma quel giorno era troppo stanca, e si limitò a commentare, con aria lievemente ironica:
<<A Gothian esiste un proverbio, che il conte Fenrik era solito ripetermi, quando gli chiedevo come mai, prima di me, non avesse sposato nessun'altra donna>>
Sephir apparve incuriosito:
<<Ebbene? Quale sarebbe questo proverbio?>>
L'imperatrice rispose a voce bassa, come se stesse parlando a se stessa:
<<Per ogni uomo esiste una donna fatale. Se egli riuscirà a evitarla, allora sarà salvo>>.


NdA

Marigold di Gothian è interpretata da Cersei Lannister.
Sephir Eclionner da Tywin Lannister.
Il senatore Fuscivarian (cognome derivato dal clan giapponese dei Fujiwara) è intepretato dall'imperatore Palpatine)

martedì 1 maggio 2012

Gothian. Capitolo 50. Fuscivarian in esilio incontra il cardinale Arenga. Eravamo un nobile popolo.






















Il vecchio monaco, seduto immobile su una panca del chiostro dell'abbazia di Marina del Campo, teneva gli occhi socchiusi e pareva stanco, ma le linee amare che tormentavano gli angoli della sua bocca indicavano in realtà una coscienza vigile.
«Senatore Fuscivarian» lo chiamò uno dei monaci «è arrivato Sua Eminenza il Cardinale Arenga. Vuole parlare con voi»
Sorpreso da questa notizia, il vecchio fece un leggero cenno di assenso con la mano.
Tra un fruscio di tonache e di baci all’anello, il potente Cardinale Augustin Arenga, Arcivescovo di Lathena, si fece largo maestoso e deciso verso una poltrona color porpora appositamente portata per lui davanti al vecchio Senatore.


Fuscivarian  non si alzò, ma aspettò che fosse il Cardinale ad avvicinarsi, a piegarsi leggermente per abbracciarlo e baciarlo in entrambe le guance.
«Sibelius… ma come ti sei ridotto? Non mi dirai che ti sei arreso!»
Il Senatore pareva guardare un punto imprecisato dietro ad una colonna del portico, da dove proveniva una melodia triste, di quelle che solo le popolazioni tropicali dell’Impero potevano creare.
«Augustin, tu invece sorridi troppo per i miei gusti. La Dama Gialla ci ha ingannati tutti. Credevi di essere saggio, cardinale, ma con tutte le tue sottigliezze non hai mostrato discernimento. Credevi che gli occhi della Grande Canonica fossero ciechi? Loro hanno visto più di quanto noi sapessimo. Quanto a Marigold, con la mano destra ci offriva aiuto e con la mano sinistra si preparava a soppiantarci»
Il Cardinale, un uomo dinamico, mondano ed energico, rimase come interdetto da quella risposta, e non volle nemmeno prenderla in considerazione: 
«Sibelius, non capisco questo tuo atteggiamento disfattista. Abbiamo perso una battaglia, ma la guerra è ancora tutta da decidere»
Fuscivarian parlò a voce così bassa che pareva uno sforzo per lui sillabare ogni singola parola: 
«Eravamo un nobile popolo… noi Lathear intendo… un popolo virtuoso, giusto e capace di provare compassione. Lo eravamo prima che gli Eclionner prendessero il potere...»



«Giunse Arexatan, e quando proclamò l'Impero, noi ci inorgoglimmo e diventammo avidi di ricchezze e di potere e questa fu la nostra maledizione»
Il cardinale scosse il capo:
«Tu rinneghi la nostra gloria?»
Fuscivarian sospirò:
«Fu vera gloria? I miei antenati erano uomini integri, ma si fecero confondere. Gli Eclionner indicavano il sole e dicevano: l'anima di Arexatan è lassù. Persino io ci credetti. Sai perché accettai di dare in sposa le mie figlie agli eredi degli Eclionner?»
L'arcivescovo era imbarazzato:
«Per indirizzare la Dinastia verso un Nobile Scopo!»
Il vecchio sorrise:
«In gioventù avevo sentito parlare dei ghiacci eterni di Gothian. Per uno cresciuto all'equatore, dove è sempre estate, è difficile credere ai ghiacci eterni. Potevo raffigurarmi una montagna innevata, ma un'intera distesa di neve era troppo perché la mia mente potesse immaginarla. Fu così che in segreto intrapresi un viaggio fin lassù, fino al Castello di Gothian»



Il cardinale incominciava a spazientirsi:
«E l'hai poi trovato, il tuo castello?»
Fuscivarian annuì:
«Una notte perenne. La notte artica. Sei mesi di oscurità. E lì vidi qualcosa che non avrei mai dovuto vedere. Sembravano umani, ma non lo erano. E capii perché il Conte Fenrik li aveva messi in bella mostra. Perché io potessi vederli. Vampiri, zombie e altre creature del ghiaccio. Era una prova di forza, voleva mostrarmi quale pericolo incombeva sull'Impero del Sole. Ma fu un inganno, perché io credevo che Eclion fosse il Sole e che ci avrebbe protetti dalle legioni del ghiaccio. La credevo una giusta causa e per il bene di quella causa accettai di legarmi all'imperatore folle, al vecchio Wechtigar XVI»


«L'ho servito per tremt'anni, ho dato mia figlia Wensy in moglie a suo figlio Sephir, l'ho sacrificata. Sono diventato bramoso di potere. Schiavo del potere. Ho corrotto mia nipote Ellis, ho rovinato suo fratello Masrek e poi alla fine che cosa ho ottenuto? Elner mi ha voltato le spalle, e sai una cosa: ha fatto bene! Perché io meritavo di essere punito»
Nelle sue parole l'amarezza e la rabbia si stemperavano a vicenda, conferendo un insolito alone di saggezza al vecchio senatore in esilio.
La musica in sottofondo si faceva sempre più triste.
Il Cardinale non si lasciò commuovere:
«E' soltanto una situazione temporanea. Presto anche Elner farà un passo falso, e allora la Dama Gialla sarà costretta a trattare con noi»
Fuscivarian rise, come se avesse sentito una solenne idiozia, poi tornò al suo tono elegiaco: 
«La melodia che senti... ricordo che a Wensy piaceva tanto»


Il Cardinale aggrottò le sopracciglia: 
«Wensy era un pericolo per la Dinastia, esattamente come adesso lo è Elner! Ma con Marigold possiamo ancora trattare!»
Le rughe sul viso di Fuscivarian si infossarono:
«Augustin, se ti illudi di poter controllare Marigold, sei ancora più sciocco di quanto pensassi»
Il Cardinale Arenga sgranò gli occhi: 
«Sei tu che non capisci! Marigold ha perduto il sostegno di Eclion!»
Il senatore gli puntò contro l'indice della mano destra:
«Eclion ha abbandonato tutti noi. Anzi, in verità non è mai stato dalla nostra parte. Non abbiamo voluto vedere ciò che pure era evidente. Come potevamo aspettarci lealtà dal Signore delle Tenebre che serve Ahriman, il dio del Male?»


Il Cardinale cambiò espressione come se fosse stato appena schiaffeggiato: «Questa è una bestemmia! Chi ti ha messo in testa queste idee eretiche?»
Fuscivarian scosse il capo:
«E' stato Elner stesso! Ma a parlare era l'anima di Arexatan: ho visto il suo sguardo, ho udito le sue parole. Mi ha rivelato ciò che tu mi hai taciuto per mezzo secolo!»


Il Cardinale apparve meravigliato: «Non merito una simile accusa. Sapevamo entrambi che c'erano dei rischi nel nostro piano... non ti ho mai nascosto nulla. Forse eri tu che preferivi non vedere...»
Fuscivarian scosse il capo:
«Io sono sempre stato un uomo di fede, Augustin! Certo, amavo il potere, ma sono sempre stato devoto a Eclion. Ho fatto tutto il possibile per favorire la reincarnazione di Arexatan... ma non immaginavo che avrei evocato un simile demonio!»
Il Cardinale tacque.
Fuscivarian si rese conto che in un istante imprecisato del loro dialogo la musica si era interrotta.
Arenga si era innervosito.
«Dove vuoi arrivare, Sibelius
Il senatore chiuse gli occhi:
«Elner va cacciato! Io da oggi in poi sosterrò il ritorno di Sephir Eclionner»
Il prelato scattò in piedi:
«Tu sei impazzito del tutto! Sephir ti odia... come speri di ottenere favori da lui?» 
Fuscivarian si voltò di scatto:
<<Non cerco favori, ma solo una riabilitazione per tutto il nostro popolo. Quando Sephir tornerà, avrà bisogno di qualcuno che gli assicuri l'appoggio del Senato. E a chi credi che si rivolgerà?>>
Il cardinale lanciò al senatore uno sguardo obliquo:
<<Incomincio a capire.  E devo ammettere che con questo saio hai un aspetto ancora più minaccioso>>



Prima di congedarsi dal vecchio recitò la formula di assoluzione e fu percorso da un brivido di paura.