venerdì 26 settembre 2014

La Quarta Era. Capitolo 2. Eldarion.

Chiunque guardasse il principe Eldarion, figlio di re Elessar e della regina Arwen, gli avrebbe dato al massimo venticinque anni, forse meno.
E invece ne aveva centodiciotto.
Era nato durante il secondo anno di regno di suo padre, insieme alla sua gemella, la principessa Ancalime.
Nessuna premonizione di Arwen aveva previsto un parto gemellare: Eldarion, l'erede maschio del Regno Unito di Arnor e Gondor, era il principe che era stato promesso nelle profezie degli Elfi e dei Dunedain legati all'Antica Via, e per questo era stato accolto con grandi festeggiamenti.
Ancalime, che era uscita per prima dal ventre della madre, aveva suscitato fin dall'inizio incredulità e scalpore, e persino una certa inquietudine, perché lo scostamento dalle profezie era considerato un segnale di malaugurio.
E così, Eldarion aveva ricevuto fin dall'inizio molte più attenzioni della sua gemella, per quanto il Re e la Regina cercassero di trattarli con equità.
Questo diverso trattamento aveva profondamente influenzato lo sviluppo di entrambi.
Eldarion era, prima di ogni altra cosa, il figlio e l'erede. Non era mai esistito autonomamente. Chiunque lo guardasse non poteva fare a meno di pensare a sui padre, a sua madre, ai suoi illustri antenati o al compito che lo attendeva, chiedendosi se ne fosse all'altezza.
C'era una grandissima aspettativa nei suoi confronti, e questo alla lunga era diventato un peso.
Chi conosceva le imprese di Aragorn Elessar, o quelle di Elrond, o dei principi della Casa di Elendil, non poteva che giudicare difficile che quel "ragazzo", nato nella bambagia e cresciuto in un'epoca di pace e ricchezza, potesse riuscire ad eguagliare l'eroismo e la grandezza di suo padre, o la millenaria saggezza carismatica dei suoi antenati materni.
Chi non conosceva le leggende, vedeva semplicemente un giovane che ai loro occhi sembrava un eterno ventenne, privo di esperienza.
Il popolo di Gondor non riusciva proprio ad accettare che quel "ragazzo" fosse diventato prima un uomo, poi un anziano, pur mantenendo le sembianze di un giovane.
E questo accentuava il problema principale e cioè il fatto di essere stato principe ereditario per troppo tempo.
Ho atteso troppo a lungo. L'entusiasmo giovanile è passato. Solo uno sciocco, a quest'età, può credere che il potere sia qualcosa di desiderabile, che il mondo possa essere veramente migliorato grazie alla nostra buona volontà.
Era un pensiero pericoloso, che Eldarion non aveva mai espresso a nessuno, nemmeno a suo padre.
Forse il Ramingo mi avrebbe capito, ma non il Re.
Per tanto tempo suo padre Aragorn era vissuto nell'ombra, prima che il destino lo chiamasse alle grandi imprese che lo avevano portato alla gloria e al regno.
Un regno che è durato troppo. Intere generazioni sono nate, cresciute e decedute durante quel regno. Nemmeno i più vecchi ricordano i tempi in cui Elessar non era il Re.
Ed ora che Elessar era andato incontro al suo destino mortale, il popolo di Minas Tirith era rimasto attonito, confuso, come se improvvisamente il sole fosse venuto meno.
Centoventi anni di regno. Avrebbe dovuto associarmi al trono quando ero giovane e abdicare a mio favore nel momento in cui credevo ancora di poter essere utile a qualcosa. Ma non si è mai fidato di me: sentiva che non sarei mai stato alla sua altezza.
Non che fosse severo, e nemmeno critico, ma c'era stata sempre un'ombra di scetticismo ogni volta che il suo sguardo si posava su Eldarion.
Disse bene Merry Brandybuck, quando mi sussurrò che era lo stesso sguardo con cui osservava gli Hobbit. Povero Merry, per lui era un complimento!
Più diretto era stato Gimli, forse il più simpatico tra gli amici di suo padre. Un giorno, dopo troppe pinte di birra, il vecchio nano si era lasciato sfuggire una frase rivelatrice: <<Non è colpa tua ragazzo! Le grandi cose le abbiamo già fatte tutte noi... abbiamo raggiunto la vetta e adesso si può solo scendere>>
Già. Si poteva solo scendere.
Perché mia madre si mostra debole di fronte a Legolas?
C'era stato un tempo in cui Eldarion aveva nutrito una sconfinata ammirazione per l'elfo amico di suo padre. Per quanto la parentela tra la famiglia di Legolas e quella di Arwen fosse piuttosto lontana, l'elfo era sempre stato come uno zio per Eldarion e un modello da seguire.
Poi però la sua brama di azione e di guerra ha stancato anche me. 
Ogni volta che discutevano, Legolas assumeva un'aria di sufficienza, con la quale pareva dire: "In fondo, sei soltanto un mortale!".
Solo mio padre si era guadagnato il suo rispetto. 
Un vecchio con il volto, il corpo e la salute di un ragazzo. Ma la mia mente è carica di ricordi e di lutti, di interminabili attese e di crescenti preoccupazioni.
Quegli occhi chiari, così simili a quelli di sua madre, avevano visto più di un secolo di storia, nella Quarta Era della Terra di Mezzo.
Il popolo di Gondor mi guarda, mi vede giovane e si aspetta da me un comportamento giovanile, ma i miei concittadini non si rendomo conto che io ero già vecchio quando la maggior parte di loro non era ancora nata.
Se fosse stato un vero elfo, come sua madre, e avesse avuto le orecchie visibilmente a punta, allora forse qualcuno si sarebbe ricordato che un tempo esistevano realmente quelle creature immortali di cui narravano le leggende.
Ma io sono un mortale, sebbene il sangue di Numenor e quello degli Eldar mi abbia donato una vita ed una giovinezza molto più lunghe di quelle di un uomo comune.
Era davvero un dono? E se lo era, non aveva forse un suo prezzo?
Vivere sì, ma non in una perenne attesa. 
Nessuno poteva capirlo, nemmeno le sue sorelle, a cui non spettava l'onere della successione.
Ma c'era un altro motivo di preoccupazione.
I miei figli sono qui. E sembrano più vecchi di me. Molto più vecchi.
La loro madre era morta da tempo.
Eldarion l'aveva amata perdutamente, anche se all'inizio le nozze erano state favorite da ragioni politiche. Sua moglie Anduril, "Fiamma dell'Occidente", era di nobile stirpe, primogenita di Faramir, sovrintendente di Gondor, e di sua moglie Eowyn, principessa di Rohan.
Era stata un'unione felice, benedetta da figli e figlie, per molti anni, ma poi era accaduto l'inevitabile: mentre lui si manteneva giovane, per il sangue elfico e numenoreano che scorreva nelle sue vene, lei deperiva con l'età. Non per questo Eldarion l'aveva amata di meno, ma era stato straziante perderla così, un poco alla volta, giorno per giorno.
Mia madre mi aveva messo in guardia. Forse, nel profondo del cuore, non voleva che io commettessi il suo stesso sbaglio: innamorarmi di qualcuno destinato ad avere una vita più breve. Perché il dolore non appartiene ai morti: il dolore spetta ai sopravvissuti.
Forse fu questo pensiero che gli permise di comprendere perché sua madre in quel momento cercava il conforto di Legolas.
Sono gli ultimi sopravvissuti di un mondo che non c'è più. 

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