venerdì 26 settembre 2014

La Quarta Era. Capitolo 1. Arwen e Legolas davanti al sepolcro di re Elessar.






"Perverrà alla morte come immagine dello splendore dei Re degli Uomini in gloria, senza macchia, prima del crollo del mondo. Ma tu, figlia mia, tu ti trascinerai nell'oscurità e nel dubbio come la notte d'inverno che arriva senza una stella"
(Elrond Mezzelfo, Lord di Imladris, a sua figlia Arwen - dalla sceneggiatura del film "Il Signore degli Anelli - Le due Torri", 2002)

Arwen aveva saputo fin dall'inizio che quel momento sarebbe arrivato ed era stata l'unica argomentazione con cui, molto tempo prima, suo padre aveva tentato di dissuaderla dall'amore per Aragorn, prima che lui diventasse per tutti il re Elessar, sovrano dei reami riuniti di Arnor e Gondor.
Ma anche dopo il giorno del matrimonio e dell'incoronazione, il nome da lei prediletto per rivolgersi al suo sposo era sempre rimasto Estel, "speranza", in lingua elfica sindarin.
Così era stato chiamato e cresciuto a Imladris il figlio di Arathorn e Gilraen, quando ancora gli Eldar non avevano lasciato la Terra di Mezzo.
"Se non troverai la forza di dirgli addio adesso" l'aveva avvertita Elrond in quei giorni ormai lontani "dovrai farlo comunque, quando sarà più penoso, dopo una vita trascorsa insieme. Siete infatti destinati a separarvi: se non sarà la tua partenza ora, sarà la morte a farlo, poiché nulla di umano può durare per sempre".
Per gli elfi era indiscutibile la certezza che l'eternità fosse un loro esclusivo privilegio, tra i Figli di Iluvatar.
E se ti sbagliassi, padre? Se gli uomini, dopo la morte, fossero destinati a vivere ancora, e a incontrarsi di nuovo, da un'altra parte, in un altro tempo e in un luogo che noi non possiamo nemmeno immaginare?
Per gli elfi caduti in battaglia o periti di morte violenta, vi erano le Aule di Mandos, ma nessuno sapeva quale fosse la sorte degli uomini, dopo il trapasso.
Forse un giorno Iluvatar manderà qualcuno per annunciarlo. Per adesso, ognuno di noi può soltanto aggrapparsi alle proprie speranze e a ciò che sente nel cuore.
Speranza. Estel.
Rammentò le parole di Gilaren, l'amata madre di Aragorn, che le era stata amica nei tempi remoti:
Onen i-Estel Edain, ú-chebin estel anim. Ho dato la speranza agli uomini, non ne ho conservata per me.
E lei, la regina Arwen Undomiel, la "Stella del Vespro", figlia di Elrond d'Imlardirs e di Celebrian di Lothlorien, era certa, in cuor suo, che avrebbe incontrato nuovamente il suo amato, in un'altra vita, in un'altra era, in un'altra dimensione.
Chi conobbe Luthien Tinuviel disse che io ero uguale a lei. E dunque non è forse possibile che lo spirito della mia antenata sia rivissuto in me, come quello di Beren sia rinato in Aragorn e morto nuovamente con lui, per poi un giorno ritornare e incontrarmi ancora?
Questi erano i suoi pensieri, mentre il vento scorreva attraverso il suo velo nero e modellava le vesti del lutto, davanti al sepolcro di Elessar, re di Arnor e Gondor, che si era spento infine, carico d'anni, dopo aver vissuto e regnato sulla Terra di Mezzo più di tutti i Dunedain della stirpe reale di Numenor.
Correva l'anno 122 della Quarta Era del Sole e della Luna, nel Regno Unito di Arnor e Gondor, nella Terra di Mezzo, nel mondo di Arda.
Erano passati così in fretta i secoli, dopo i giorni trionfali in cui il Nemico era stato sconfitto per sempre e gli ultimi portatori degli Anelli del Potere erano partiti per l'ovest, per Valinor e Aman, le Terre Imperiture.
E non è stata forse quella un'altra morte? Andare verso il tramonto nelle terre degli immortali non è in fondo come passare a miglior vita, in un altrove da cui non si può più fare ritorno? 
Se infatti vi era per lei ancora speranza di ritrovare Aragorn in un'altra vita, non ve n'era nessuna di poter rivedere suo padre e sua madre, i suoi fratelli e tutti gli elfi che le erano stati amici e parenti, prima di partire per l'estremo occidente.
Forse fu quella consapevolezza a farle volgere spontaneamente lo sguardo verso Legolas, che sostava poco distante, assorto in profondi pensieri.



Non era invecchiato di un giorno, né avrebbe dovuto, poiché a differenza di lei non aveva scelto una vita mortale.
Eppure la sua tristezza era grande, come mai prima d'allora, forse perché si avvicinava anche per lui il momento di prendere una grave decisione.
Aewen gli si avvicinò e gli parlò sottovoce:
<<Ora rimanete soltanto tu e Gimli, nella Terra di Mezzo, tra coloro che ebbero l'onore e il coraggio di far parte della Compagnia dell'Anello. Sarebbe troppo chiedervi di restare qui, come aiuto e conforto ad Eldarion, ora che il peso della corona grava sul suo capo?>>
Legolas sospirò e per lunghi momenti tenne chiusi gli occhi, come se fosse consapevole che quanto stava per dire non sarebbe piaciuto alla regina vedova Undomiel, che pur avendo scelto la natura umana, conservava ancora la bellezza elfica dei Primogeniti.
<<A lungo Eldarion è stato preparato per il compito che ora lo attende. Tutto ciò che sapevo, gliel'ho già insegnato, e così ha fatto Gimli, e prima di lui tutti coloro che fecero parte della Compagnia e decisero di non partire con Elrond e Galadriel. Ma tu sai bene, mia regina, che si trattò soltanto di un rinvio. Per quanto grande sia il mio amore per la Terra di Mezzo, non posso fingere che essa sia cambiata. 
Questa è l'era degli uomini ed è destino che tutti gli elfi desiderino sempre di più recarsi nel luogo dove fin dall'inizio furono invitati dai Valar>>
Così infatti era accaduto anche ai più restii alla partenza e cioè agli Elfi Silvani, che mai prima di allora avevano sentito il bisogno di mettersi in mare e fare vela verso occidente.
Ma quello era il segno dei tempi.
Lui lo sa. Il tempo degli elfi è finito. Persino il superbo Thranduil lasciò il reame boscoso, e tutta la sua gente lo seguì. Persino il venerabile Cirdan lasciò ad altri il compito di sovrintendere alla creazione delle navi e dopo millenni decise di solcare il grande mare.
Come posso sperare di convincere Legolas a indugiare ancora in un luogo che non gli appartiene più e che sente ormai estraneo?
Annuì, cercando di non rivelare la propria commozione:
<<Non a lungo saresti costretto a tardare, Legolas Verdefoglia, se anche avessi il cuore di attendere che la luce di Arwen Undomiel si spenga. So quello che dicono di me: "E' ormai fredda e grigia come una notte d'inverno senza stelle". La morte mi si approssima, già ne sento i crudeli assalti e ne odo le orme
Troppo a lungo ho vissuto, ho visto troppe partenze, troppe volte ho detto addio a coloro che amavo. 
Non vuoi dunque risparmiare, ai pochi giorni che restano a questa mortale, la pena di doversi separare da te, ultimo della mia gente tra coloro che mi sono amici e quasi fratelli? Cos'è un anno degli uomini per un immortale? Solo un battito di ciglia. Ed io non ti chiedo di più>>


4 commenti:

  1. Ma hai iniziato un nuovo romanzo basato sui personaggi del "Signore degli Anelli" (ma in questo caso come hai fatto a calcolare il periodo temporale e a scrivere in elfico???) o è il riassunto o un brano di qualche libro che racconta quello che è avvenuto successivamente?
    (perdonami l'ignoranza, ma non ho capito un granchè sulle pubblicazioni di Tolkien...)
    In ogni caso sembra molto interessante (Legolas è tra i protagonisti principali!^^) ed è scritto benissimo! :D

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    1. Ebbene sì! Hai indovinato! :-D Era una vita che desideravo (segretamente) scrivere un sequel dei romanzi di Tolkien, basato su alcune informazioni contenute nelle appendici del Signore degli Anelli e del Silmarillion, oltre che nei vari testi di "filologia tolkieniana".
      Sono consapevole che è un atto di hybris e se lo sapesse il figlio di Tolkien mi arriverebbe come minimo una querela, per non parlare della nemesi di tutti coloro che si dedicano alla cosiddetta "fandom", cioè all'unverso esteso della saga fantasy. Tu non hai idea di quanti siano! Però devo dire una cosa, io ho letto veramente tanto e mi esercito nella scrittura da molti anni, quindi ho pensato che era il momento di provare a mettere nero su bianco qualcosa, ogni volta che mi viene l'ispirazione. Naturalmente ho cercato di rispettare il più possibile la psicologia dei personaggi, ma tutto quello che la storia non dice "è dominio della poesia"... e quindi chi scrive può concedersi qualche libertà! ;-)
      Ti ringrazio tantissimo per l'apprezzamento, ne sono davvero molto felice!!!
      Grazie!!! :-D

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  2. Bè in questo caso devo farti i miei complimenti più sinceri, sei veramente bravissmo nella scrittura!
    Io non sono di certo un'esperta su Tolkien, ma come sai sto (più o meno) leggendo il Simarillion, quindi un pò so come è scritto, e ti assicuro che questo sarebbe tranquillamente essere il capitolo della continuazione del Signore degli Anelli!
    Hai fatto benissimo a pubblicarlo, chi lo sa, forse gli studiosi di Tolkien potranno avere qualche riserva, ma sono sicura che, come a me piacerà, anche a tante altre persone! :D
    Sono davvero curiosa di leggere il resto!

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    1. Le tue parole mi riempiono di gioia! Il tuo giudizio è per me molto importante, e le tue osservazioni sono sempre molto pertinenti e i tuoi suggerimenti molto preziosi! La tua conoscenza dell'universo di Tolkien è molto superiore alla media, credimi. E' rarissimo incontrare una ragazza che abbia letto per intero i suoi romanzi principali e si stia cimentando anche nei suoi scritti più difficili. E' una cosa che ti fa veramente onore!
      E questa conoscenza traspare anche dal fatto che hai colto un aspetto importantissimo sullo stile: infatti ho scritto questo capitolo con un linguaggio piuttosto arcaizzante che ricalca quello dei singoli personaggi, ed è stata una scelta di rispetto nei confronti dello stile che chi, come noi, ha letto ed apprezzato il Signore degli Anelli, credo possa ritrovare, almeno negli elementi essenziali. E' un linguaggio che usa parole raffinate, dal sapore retrò, che vuole ricreare, almeno per quanto riguarda i personaggi principali, l'atmosfera di un mondo che sta lentamente svanendo, ma che ancora resiste in una Quarta Era dove ci saranno, nei prossimi capitoli, nuove forze in gioco (sempre comunque nel rispetto degli appunti che Tolkien diffuse nelle lettere ai suoi fan, con cui aveva una proficua e fertile corrispondenza).
      Naturalmente lo stile cambierà a seconda del punto di vista dei vari personaggi. Nel capitolo 2, il figlio di Aragorn ed Arwen, il nuovo re Eldarion, mostrerà un conflitto interiore tra un passato glorioso rispetto al quale teme di non essere all'altezza. Nel capitolo 3 ritroveremo Gimli, il vecchio brontolone che farà da contrappunto ironico e da fustigatore, piuttosto comico, dei costumi delle nuove generazioni cresciute nei tempi della pace, anche se sarà sensibile all'insinuarsi di una nuova minaccia, più subdola perché più astuta nel nascondersi dietro apparenze innocue. Ho in progetto un quarto capitolo in cui torneranno in scena anche gli Hobbit e i cavalieri di Rohan. Intendo dare più spazio ai protagonisti femminili. Un limite di Tolkien, legato alla sua epoca, fu quello di una sproporzione tra protagonisti maschili in abbondanza e pochi protagonisti femminili, per quanto di grande spessore. Io invece amo molto le donne e credo che sotto tantissimi aspetti siano migliori di noi maschi e quindi vorrei dare molto più spazio ai personaggi femminili, come ho fatto negli altri miei scritti di narrativa. :-)
      Ti sono infinitamente grato per il tuo incoraggiamento, per il fatto di aver sempre letto e commentato con grande attenzione i miei post e avermi fornito preziosissimi suggerimenti. Quando ho scritto il ciclo di "Gothian" le tue osservazioni sono state fondamentali nella scelta di caratterizzazione di alcuni personaggi e nella decisione di alcuni elementi della trama.
      Naturalmente non devi sentirti in obbligo di leggere ogni capitolo che sfornerò nei momenti di estro creativo... ;-) ... ma quando ne avrai l'occasione, i tuoi consigli saranno tenuti nella massima considerazione!
      Ti ringrazio con tutto il cuore!!! **

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