domenica 6 luglio 2014

Gothian (seconda edizione). Capitolo 28. Il viaggio di Marvin.



Quel mattino di metà dicembreMarvin, in partenza per la sua missione, aveva salutato sua nonna dicendole semplicemente: «Prima o poi ritornerò».
Lei lo aveva abbracciato rispondendogli con altrettanta semplicità
«Lo so. Il Signore Belenos ti proteggerà» e poi, usando la lingua sacra che i Keltar e gli Alfar condividevano nel culto dei Signori della Luce, gli disse addio:
<<Namarie>>
Marvin riconobbe la citazione e si commosse, rispondendo a sua volta:
<<Namarie>>
Non doveva essere stato facile per Lady Ariellyn Vorkidian, contessa di Keltar Senia, veder partire suo nipote, l'ultimo parente che le era rimasto, eppure aveva dominato le emozioni e aveva sorriso radiosamente.
Il giovane sapeva che quel sorriso con cui sua nonna, guardandolo partire, gli aveva ispirato fiducia, sarebbe rimasto scolpito nella memoria per sempre.

Marvin non era solo, in quella missione.
La spedizione della Compagnia per la liberazione di Alienor di Alfarian era guidata dal giovane Ser Yvain De Bors, figlio di lord Gallrian, Duca di Amnisia.
Erano partiti all'alba, perché si trattava di un viaggio molto lungo.
Il tragitto era stato tracciato su una antica mappa. 



Avrebbero attraversato per nave la laguna salmastra amnisiana fino al canale che la collegava col Braccio Mediano del Delta dell'Amnis e da lì risalire fino ad immettersi nel grande grande fiume, sempre controcorrente, verso ovest, in direzione della capitale della Federazione Keltar, la città di Floriana.


La piccola flotta aveva ormai lasciato la darsena settentrionale della città di Amnisia.
La nebbia era così fitta che non si riusciva a vedere quasi nulla, nemmeno il confine tra il cielo e il mare: tutto era come sospeso in una grande nuvola, in un’atmosfera surreale. 

Nascondi le cose lontane, tu nebbia impalpabile e scialba.
Nascondi le cose lontane: le cose son ebbre di pianto.

Amnisia ormai, vista di lontano, sembrava una piccola Avalon, l'isola magica delle fate, sperduta nelle nebbie, di cui la mitologia keltar aveva raccontato molte fiabe.
Marvin Vorkidian viaggiava sulla nave GallrianDuca intrepido, insieme ai diplomatici, ai druidi e ai sacerdoti di Eclion.


I cavalieri della Compagnia erano invece a bordo della Ser Yvain Il Valoroso.
Marvin trovava ridicoli quei nomi grondanti di adulazione.
Il Duca e suo figlio sono dei palloni gonfiati. Per il padre non c'è speranza, ma Yvain, forse, può ancora maturare.
Lord Gallrian era un uomo furbo, mentre Ser Yvain era un ragazzo ingenuo, troppo giovane per guidare una missione così impegnativa, e troppo consapevole del proprio rango per capire che tutto quel viaggio non era solo una scampagnata all'aria aperta.
Fortunatamente Ser Yvain era stato affiancato da altri cavalieri di lunga esperienza, che avrebbero dovuto garantire la sicurezza di tutti nei momenti difficili.
Ma è troppo presto per pensare a queste cose!
Marvin si guardò intorno, per scorgere qualche persona che conoscesse.
In quel momento il giovane druido Gwydion gli si avvicinò.



Marvin lo salutò. Erano amici d'infanzia, essendo stati entrambi allievi di Halfgan.
Gwydion era una presenza molto rassicurante. 
Insieme guardarono quel che restava dell’alba, un chiarore soffuso nella nebbia, pregando il Signore Belenos, ma il sole se ne stava nascosto e l’aria era così fredda e umida che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
Furono salutati bruscamente dal capitano della nave, un Keltar grande e grosso, rossiccio e peloso, che poi li affidò a una specie di nostromo, sdentato e pieno di rughe, il quale a sua volta li guidò sottocoperta per mostrare i loro pagliericci, bofonchiando parole incomprensibili in un dialetto sconosciuto.

 

Il rollio della nave incominciava a farsi sentire, ma fortunatamente né Marvin, né Gwidion erano deboli di stomaco. Sistemarono i loro pochi bagagli e poi, sperando che la nebbia si fosse dissolta e l’aria riscaldata, risalirono sul ponte e si avvicinarono alla prua.
La mancanza di vento rendeva necessario il lavoro dei rematori.
C’era ancora una certa caligine, e l’umidità penetrava nelle ossa, e si faticava a distinguere il confine tra l’acqua della laguna e il cielo. Erano ancora accesi i fari delle piccole isole e delle coste alberate.

Oh quei fanali come s'inseguono
accidiosi là dietro gli alberi
tra i rami stillanti di pioggia
sbadigliando la luce su 'l fango!

Meglio a chi 'l senso smarrì de l'essere
meglio quest'ombra, questa caligine
io voglio, io voglio adagiarmi
in un tedio che duri infinito.

Grigia e livida appariva la laguna di Amnisia, e sconfinata. Marvin pensò a come poteva essere apparsa ai primi Keltar, che dalle lontane regioni del nord erano scesi lungo il fiume e poi lungo quel lago salmastro, alla ricerca di isole e di porti per stabilire delle basi commerciali con il sud e l’Impero, negli anni che erano seguiti al Grande Cataclisma.
Le tribù dei Keltar che avevano colonizzato la zona a sud dell’Amnis erano di tre spirpi: Boni, Lingonici e Senii, quelli che si era spinti più a sud e aveva fondato la città insulare di Amnisia e poi colonizzato il territorio paludoso circostante con opere di bonifica.
«Come sono i Keltar a nord dell’Amnis?» chiese Marvin al druido.


Gwidion sorrise: «Sono orgogliosi! Si ritengono gli unici veri Keltar, e considerano gli altri come dei mezzosangue inaffidabili. L’unica cosa che tiene unite le tribù ed evita la guerra è la costante diplomazia dei druidi al servizio dei vari Duchi della Federazione» 
Marvin aveva sentito dire spesso che i Keltar settentrionali erano diffidenti.
«Perché sono tanto prevenuti, Gwydion?»
Il giovane druido era stato più volte a nord dell'Amnis, e Marvin lo riteneva un abile osservatore.
«Perché pensano che siamo servi dei Lathear, cosa in parte vera, se consideri che il Clero di Lathena controlla buona parte della nostra amministrazione, nel Ducato di Amnisia»
Marvin annuì. Si era immaginato quella risposta, ma la sua vera preoccupazione era un'altra.
«Dunque non troveremo supporto al nord, nella nostra missione?»
Gwydion soppesò la risposta:
«I druidi ci aiuteranno, in particolare l’Arcidruido. I duchi del nord faranno qualche storia, ma alla fine l'Arciduca di Floriana troverà una mediazione. Quanto al popolo, certo non dobbiamo aspettarci delle facce sorridenti, specie dai Clan delle Highlands»
Marvin sospirò.
Nemmeno i druidi sorrideranno troppo quando vedranno Padre Grizinga e la sua squadra di canonici di Eclion.
Gwydion, come se gli avesse letto nel pensiero, dichiarò
«Alcuni druidi credono che la principessa Alienor non sia la Fanciulla Dorata delle Nevi, colei che che secondo la profezia dovrà sposare il  Figlio dei Cento Re. Ma se non è lei, allora chi può essere questa misteriosa dama?»
Dalla reazione di Gwydion, Marvin si rese conto che il giovane druido era stato informato dal vecchio Halfgan sul segreto della famiglia Vorkidian, e cioè il matrimonio di Lilieth con Masrek Eclionner.
Cinquanta sovrani per parte di padre e cinquanta per parte di madre: io sono il Figlio dei Cento Re... e Gwydion mi sta offrendo la sua guida spirituale.. .tutto come era stato previsto fin dall'inizio.
Lo guardò dritto negli occhi.
«Gwidion, io… io non so come spiegarlo, ma ultimamente faccio dei sogni strani, che riguardano personaggi del passato... vedo due guerrieri che si scontrano in duello, sono Arexatan Eclionner su un cavallo nero e Vorkidex dei Keltar, con la mazza di Kernunnos Pendragon, il Re Cervo, primo sovrano dei Keltar, antenato di Vorkidex e figlio del Signore Belenos.


Solo che prima di iniziare il duello, i due sovrani alzano le visiere dell'elmo, e tutti e due hanno il mio volto»
Gwydion annuì: «Tu discendi da entrambi gli sfidanti, ed entrambi si risveglieranno in te, come fu stabilito nell'Antico Patto. Questi sogni sono solo un preavviso, ma non temere, io ti aiuterò: sia Halfgan che l'Arcidruido Omualdus in persona mi hanno preparato a questo. Ti insegnerò come dominare i dormienti, quando si risveglieranno»
Marvin accennò un sorriso di gratitudine, e poi continuò a parlare:
 «Nel duello vince Arexatan, come nella storia, ed io vedo me stesso sul trono imperiale... 


 E in tutte le visioni c'è un cane albino al mio fianco, con gli occhi rossi. Ma Alienor non compare mai. Non capiscoCosa dicono le premonizioni dei druidi?».
Gwydion rispose a voce bassa:
«In molti, raggiungendo la condizione dello spirito chiamata Awen,  una sorta di "ispirazione"...

File:Awen symbol final.svg

 ... vedono un villaggio chiuso in una valle sperduta tra monti altissimi. Lì regna un Pirata, un uomo di grandi ambizioni, che riteniamo sia imparentato con gli Eclionner, perché ha gli occhi color indaco e i capelli neri con riflessi blu. Secondo alcuni la sua famiglia apparteneva alla stirpe di Linthael, un ramo collaterale della Dinastia.»
Marvin rimase sorpreso.
Un altro Eclionner in incognito?
Ma c'erano altre questioni che lo preoccupavano di più
«Hai detto che Alienor potrebbe non essere la fanciulla della Profezia. Ma se non è lei, allora chi?»
Gwidion lo guardò con serietà:
«Nei tuoi sogni c'è la risposta. Chiudi gli occhi, e dimmi cosa vedi!» 
Marvin obbedì e tornò a ricordare:
«Vedo due cose: sullo sfondo c'è un castello altissimo, minaccioso, tra i ghiacci perenni» 

Non era necessario specificarne il nome. Era ovvio.
La ruota del mio destino gira tutta intorno a quel luogo maledetto, il Castello di Gothian! 



«Poi davanti al castello compare una giovane donna molto bella, con un grande mantello nero, ma non ho idea di chi possa essere»


Anche Gwydion era incerto. Il castello era quello di Gothian, non c'erano dubbi, ma si era aspettato che la donna fosse la Dama Gialla, oppure una fanciulla albina, non una donna in nero.
«Se veste in nero non può essere la Fanciulla Dorata. Fatico a interpretare questa visione, ma mi pare di aver sentito dire che il Conte Fenrik avesse una figlia, nata da un matrimonio precedente. Sono solo voci, ma ormai mancano solo due settimane al Millennio, e man mano che ci avvicineremo a quella data, i tuoi sogni diventeranno sempre più espliciti e le informazioni ti arriveranno tutte da lì. La nostra generazione vedrà compiersi tutto ciò che fu profetizzato. E solo allora capiremo chi ha sbagliato nell’interpretare i presagi»
Marvin alzò un indice.
«C'è un'ultima cosa che vedo, nel sogno. Una grande guerra. Una carneficina senza fine, e macabri fiumi di porpora, tra i ghiacci...»



Gwydion rimase per un momento pensieroso, poi rispose: «I tuoi sogni riflettono le tue paure e i tuoi conflitti interiori, ma non solo. Molti druidi hanno avuto la percezione di questo rischio, e circolano voci di una possibile guerra civile nell’Impero Lathear e anche nel Regno Alfar. Ma il vero campo di battaglia potrebbe essere qui, nella valle dell'Amnis. La Federazione Keltar rischia di disgregarsi. Ma per ora gli oracoli sono troppo ambigui. Come ho già detto, tutto si chiarirà tra poche settimane, quando il Millennio sarà scaduto»
Marvin annuì, però aveva davanti agli occhi l'immagine del ghiaccio vicino al sangue, e quella combinazione, nella sua mente, aveva un solo, terribile, inconfondibile nome:
 Gothian!


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