Nella cultura del giardino dell'Asia orientale le descrizioni e le raffigurazioni dei giardini sono più tarde. Se gli egizi furono ispirati alla creazione di giardini originali e artistici dalla conformazione geomorfica del loro territorio, i babilonesi meritano la fama di essere i creatori del parco. Tale forma di piantagione può svilupparsi solo in un paese naturalmente ricco di alberi e boschi. Nell'epopea di Gilgameš viene narrata una residenza boschiva di questo tipo. Non si riscontrano in questa descrizione i tratti caratteristici dei giardini babilonesi successivi. Per prima cosa manca un recinto che distingua il bosco dal parco e questo viene definito quistu (foresta), mentre il parco vero e proprio veniva chiamato kiru, termine che indicava la disposizione geometrica in filari, quindi un bosco piantato dall'uomo.
I parchi erano considerati il più grande ornamento ed erano la prima cosa che veniva devastata in guerra. I boschi assiri erano delle enormi riserve di caccia con canali e vasche per l'allevamento dei pesci. Non ci sono incisioni o raffigurazioni di tali parchi, i bassorilievi mancano quasi del tutto di sfondi paesaggistici fino al IX secolo a.C. Solo a partire dall'VIII secolo a.C. i ricchi e potenti signori assiri iniziarono a far rappresentare le loro dimore e i parchi.
Le prime immagini risalgono all'epoca di Sargon II che costruì a nord di Ninive la città di Dur-Sharrukin, in cui fece ergere un enorme palazzo e vi costruì uno sterminato parco che si diceva raccogliesse tutte le piante degli Ittiti e le erbe della montagna. Gli assiri avevano una predilezioni per la costruzione a terrazze ed erigevano i loro palazzi su collinette formate da immensi riporti di terreno. Nei parchi costruivano cappelle e tempietti. Agli assiri si può far risalire quella che viene chiamata "collina a chiocciola", cioè una collina coronata da cipressi e pini, di cui la collina dei cipressi di Villa Medici costituisce l'esemplare più citato. Sennacherib, figlio e successore di Sargon, fece costruire una fitta rete di canali di irrigazione. Non diversamente da papi e cardinali del Rinascimento e del Barocco, questo re portò l'acqua prima ai suoi giardini e successivamente alle città.
Dalle fonti letterarie sappiamo che gli Assiri e i babilonesi furono gli inventori dei giardini pensili. I famosi Giardini pensili di Babilonia erano considerati una delle sette meraviglie del mondo. Di essi si narra che furono costruiti da Nabucodonosor per omaggiare la moglie, nostalgica dei paesaggi fioriti della Media, la sua regione di nascita.
Durante il regno di Assurbanipal prese piede la coltivazione della vite facendola arrampicare da un albero all'altro, come una sorta di catenaria. Questo tipo di coltivazione esiste ancor oggi, sia in Italia che in Oriente, e viene denominato vite maritata. Il vino prodotto da questo tipo di coltivazione è più leggero rispetto a quello ottenuto con la coltivazione tradizionale.
Ci sono importanti testimonianze anche di una tradizione di giardinaggio presso i persiani e i medi, eredi della cultura assiro-babilonese: si trovano citazioni di un "giardino del paradiso" appartenuto a Dario il Grande. Il termine paradiso per i persiani indicava appunto il "giardino cintato del principe". Difatti, nel II sec. a.C. quando i settanta saggi ebrei dovettero tradurre la dicitura biblica gan'eden (giardino dell'Eden) in greco, usarono una parola di origine persiana: paraideza, o pairadaeza (altrove "pardes"), "recinto", che in greco era stata trasformata da Senofonte in paraidesos. Solitamente tali giardini erano dei boschi produttivi, piantati con tecniche molto elaborate. Senofonte è una delle nostre fonti più accreditate sui giardini persiani, sua è infatti la descrizione del giardino di Ciro a Sardi, che avrebbe avuto molta fortuna nella letteratura greca, al punto che Socrate lo citò nel dialogo con Critobulo, e in quella latina.
Il paradiso persiano è basato su tre componenti principali: l'acqua, gli alberi e la regolarità dell'impianto. Il paradiso infatti era diviso in quattro quadranti da due canali che si incontravano al centro del giardino. È evidente che tale struttura nasceva da una simbologia numerica legata alla concezione della quadripartitura del mondo. In epoca sassanide il giardino era solitamente diviso in quattro quadranti originati dall'incrocio di due canali ortogonali, segnati da filari di alberi. Alla confluenza dei canali c'era un tempio o una fontana.
Il paradiso persiano avrà una grande influenza sulla storia del giardino, sia per la sua diretta connessione con il mondo musulmano, sia per le influenze attraverso la cultura alessandrina ed ellenistica. Scipione l'Emiliano il Giovane parla dei paradisi di cui era venuto a conoscenza dopo la conquista della Macedonia (167 a.C.). Un secolo dopo i paradisi erano diventati un complemento indispensabile per qualsisia dimora reale ellenistica. Gli edifici reali sparivano dentro l'estensione del parco.
I persiani ereditarono dalla cultura assiro-babilonese l'amore per gli alberi, cui era rivolto un culto di primaria importanza. Non diversamente dai Celti, essi credevano che il mondo fosse originato da un albero con una fonte che sgorgava dalle radici. L'interesse per l'arboricoltura non era riservato solo a re e principi, ma anche a persone di basso rango. Nei boschi si tenevano delle ispezioni militari, ma anche feste popolari, come narrato nel libro di Ester. Durante la guerra con i fenici, questi ultimi, conoscendo l'amore persiano per gli alberi, distrussero il parco di Sidone. La geometria dei parchi persiani funse da modello per l'ideazione del Giardino dell'Eden ebraico, che è in tutto e per tutto una copia del "paradiso" quadripartito. All'incrocio dei fiumi vi era però posto l'Albero della conoscenza del Bene e del Male.
Finalmente sono tornata! :)
RispondiEliminaMi sono mancati i tuoi post pieni di bellissime immagini, ormai per me rappesentano un vero momento d'evasione, mi fanno fare un salto in un mondo incantato!
Mi sto rileggendo tutti quelli che ho saltato questi giorni, e questo l'ho trovato davvero interessantissimo, non avevo proprio idea dell'origine di parchi e giardini! :)
Sono felice che tu sia tornata! Mi sei mancata molto, così come mi è mancato molto il tuo blog!
EliminaTi ringrazio, sei sempre gentilissima! Devo confessare che a volte nemmeno io, prima di scrivere il post, conoscevo esattamente l'argomento. Poi mi succede, siccome sono per natura molto curioso, in tutti i campi, di fare delle ricerche e di imbattermi in argomenti interessanti ed in immagini che mi colpiscono e allora mi documento meglio e scopro cose nuove che poi mi piace poter condividere subito! :-)
L'argomento della storia del giardinaggio sarà portato avanti per tutta la prossima settimana, a puntate! ;-)