Se una cosa è troppo bella per essere vera, allora, molto probabilmente, non è vera.
Questo era il pensiero che mi ossessionò tutto il pomeriggio, dopo che mi ero reso conto che la splendida Virginia aveva accettato con incredibile tranquillità il mio interesse nei suoi confronti.
Io ero abituato a un trattamento ben più freddo da parte delle ragazze che cercavo di corteggiare, ed ero ben consapevole dei miei limiti, per cui la disponibilità con cui Virginia aveva accettato il mio accerchiamento mi aveva spiazzato.
Il bacetto finale sulla guancia poi era stato la classica ciliegina sulla torta. Credo che avrebbe potuto trasformarmi in un principe azzurro seduta stante.
Mi convinsi del fatto che molto probabilmente mi vedeva solo come un potenziale amico, cosa che poteva rivelarsi pericolosa, nel senso che se un uomo si innamora di una donna che però lo considera solo un amico, l'uomo in questione finisce per sentirsi una specie di zerbino, anche considerando la rozzezza dell'eventuale fidanzato di lei.
Conoscevo fin troppo bene "la regola dell'amico" e gli effetti negativi che aveva su di me: se una donna che ti piace non ti vede come uomo e ti tratta come se tu, uomo, fossi una delle sue amiche, allora c'è il rischio che tu ti senta un eunuco, a prescindere dai livelli di autostima.
Percepivo il rischio di finire nella temutissima "friendzone", per usare un anglismo molto di moda in quel periodo, e questo mi preoccupava, anche se da un lato mi pareva già un privilegio il fatto di essere l'unico che lei aveva giudicato degno di una eventuale amicizia. Agli altri non aveva nemmeno rivolto la parola.
Le paure e i dubbi però si dissolvevano all'idea di poter essere ogni giorno l'ospite d'onore della sua personale sfilata.
In fondo ero il suo primo amico di università ed è risaputo il fatto che, in un contesto universitario, gli studenti frequentanti finiscono per passare molto più tempo con i loro compagni di studi che con i loro partner.
Poteva succedere, e spesso succedeva realmente, che sui banchi di università nascessero storie d'amore destinate a soppiantare quelle sorte ai tempi del liceo.
Io avevo alle spalle una storia importante, con una ragazza mia coetanea, che avevo amato moltissimo, ma che alla fine aveva preferito un altro e probabilmente aveva avuto le sue buone ragioni. Non serbavo alcun rancore per la sua scelta, ma avevo sofferto moltissimo.
Non volevo soffrire di nuovo. In fondo, uno dei motivi che mi aveva spinto a scegliere una facoltà che nessuno del mio gruppo di amici e conoscenti aveva scelto era stato proprio il desiderio di ricominciare da zero.
Quei pensieri, comunque, non mi portavano da nessuna parte.
Sapevo benissimo che alla fine la razionalità non può mettere a tacere i sentimenti.
Non avevo ancora ben chiaro ciò che provavo per Virginia, ma la probabilità che mi stessi innamorando di lei in maniera seria era alta.
Mi conoscevo abbastanza per dire che in me ciò che trasformava l'infatuazione per una donna, spesso dovuta principalmente al suo aspetto, in un vero e proprio innamoramento era la personalità di lei e fino a quel momento la personalità di Virginia D. mi aveva conquistato.
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