Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 9 aprile 2014
Virginia D. Capitolo 8. Questione di stile.
Il giorno successivo la vidi scendere dal solito autobus con lo stesso piglio regale con cui sarebbe potuta scendere da una carrozza trainata da quattro cavalli bianchi.
Indossava un vestito bianco e nero, decorato con motivi floreali, molto aderente, ma elegantissimo, perché riusciva a mantenere un perfetto equilibrio tra elaboratezza e sobrietà. Nel busto, il vestito era bianco e le decorazioni nere, mentre nella gonna valeva il viceversa, ma nei pressi delle ginocchia tornava a prevalere il bianco, con un gioco di sfumature estremamente raffinato.
Questo effetto era ottenuto con la sovrapposizione di due tessuti ricamati.
Anche la pettinatura era speciale: i capelli erano tutti pettinati da una parte, in modo tale da ricadere solo sulla spalla sinistra, fino al seno, con soffici ondulazioni.
Le scarpe avevano un tacco leggermente più alto. Le unghie erano state smaltate di blu.
Il make-up si era concentrato sulle labbra, con la scelta di un rossetto scarlatto.
Mi attardai un po' troppo ad osservare e lei se ne accorse, ma fortunatamente la sua reazione fu positiva.
Mi sorrise e per una frazione di secondo si mise in posa, come se fosse davanti a un fotografo.
Io le andai incontro e cercai subito di mascherare l'imbarazzo dietro una sfilza di parole:
<<Sei elegantissima. Oggi hai superato te stessa>>
Lei mi guardò con un'espressione divertita:
<<E questo è solo l'inizio! Comunque vedo che anche tu ci tieni, allo stile>>
<<Faccio quello che posso>>
<<Ah, ma è così che si fa! La gente si immagina chissà quali sforzi o quali spese>>
<<Sì, e poi magari guardano con sospetto, come se la cura dell'immagine fosse una colpa grave>>
Virginia sorrise:
<<Pensano che sia segno di superficialità. Mi è capitato, ma è sempre stato a mio vantaggio, perché mi sottovalutavano ed io riuscivo ad avere la meglio dimostrando che non ero affatto superficiale>>
Entrammo in aula ed io mi accorsi che, camminando insieme, suscitavamo una certa attenzione, come se pensassero: "Dio li fa e poi li accoppia".
Mentre ci sedevamo nel solito posto, non potei fare a meno di chiederle:
<<Ma come fai a rimanere così in ordine durante il viaggio, considerando che il treno e l'autobus sono pieni e caldi... per me sarebbero peggio una sauna>>
Lei ci pensò qualche secondo, come se il problema fosse stato risolto da così tanto tempo che occorreva un esercizio di memoria per rispondere.
<<E' una questione di esperienza. In questo noi donne siamo molto più brave. Impariamo a vestirci molto prima di voi, e a commisurare le scelte al clima, ai mezzi di trasporto, alle finanze, alle nostre condizioni fisiche. Tutto questo per i maschi è molto più difficile>>
L'argomentazione mi aveva convinto a tal punto che mi sentii in dovere di improvvisare una difesa d'ufficio del genere maschile:
<<Va detto che una donna ha una scelta più ampia>>
Virginia annuì:
<<Sì, infatti ringrazio il cielo per essere donna!>>
<<E non hai paura dell'invidia delle altre donne o degli apprezzamenti pesanti di certi uomini?>>
Era una domanda rischiosa, soprattutto perché era essa stessa un implicito "apprezzamento pesante".
Lei invece rispose con la massima nonchalance:
<<Anche a questo ci si fa l'abitudine. In fondo è meglio essere invidiati piuttosto che compatiti. E riguardo agli apprezzamenti troppo pesanti, li posso tenere a bada con le arti marziali>>
Non riuscii a capire se scherzava o diceva sul serio, e non ebbi la possibilità di domandarlo, perché ormai la lezione era incominciata e tutta l'attenzione di Virginia era rivolta all'Eneide.
Quel giorno era caldo, come spesso succede nelle prime settimane di ottobre, quando ancora il vero autunno non è comparso.
Avevo molta sete e bevvi in un'intera bottiglietta d'acqua minerale, e notai che lei fece la stessa cosa.
Mi venne in mente, alla fine della lezione, di offrirle un caffè alla macchinetta, cosa che lei accettò di buon grado.
<<Ho visto che domani iniziano anche le lezioni di storia greca e storia romana, tu quale hai scelto?>>
Lei parve molto divertita:
<<Noi "classicisti" le dobbiamo fare tutte e due. Voi "modernisti" invece potete scegliere. Tu cos'hai scelto?>>
<<Storia romana. La conosco meglio, e poi anche l'orario è preferibile. Sarà comunque un tour de force, quando avremo lezione fino a sera. Io per fortuna abito qui a due passi, per cui se sono stanco posso ristorarmi un po'>>
Lei annuì con un certo trasporto:
<<Hai una bella fortuna! La casa qui dietro, nessuno coinquilino tra i piedi, nessun genitore che controlla... sei comodo e libero>>
Io sorrisi:
<<Non mi lamento! Tra l'altro ho anche una pizzeria al taglio di fianco a casa, veramente ottima>>
Lei mi diede un'occhiata lunga, dal basso verso l'alto, come se stesse valutando se acquistare o meno un vestito appeso.
<<Bene, allora ho come il presentimento che domani mi offrirai anche la pizzetta>>
<<Ah ah, una giusta intuizione!>>
Lei mi guardò di nuovo con aria maliziosa:
<<Valuterò se accettare questa proposta indecente. Per adesso ci salutiamo>> e poi, con mia somma sorpresa, mi si avvicinò e mi diede un rapidissimo bacetto sulla guancia.
Credo che in quel momento le mie coronarie abbiano superato un difficilissimo stress-test.
Cast
Emmy Rossum - Virginia D.
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