Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 24 novembre 2016
Elin Kling e Beatrice Borromeo alla sfilata di Blugirl nel 2009
Le modelle Elin Kling e Beatrice Borromeo (ora giornalista e membro della famiglia reale di Monaco) assistono a una sfilata del brand Blugirl,
Sotto Marta Marzotto, Beatrice Borromeo ed Elin Kling
Sotto Bryanboy,Rumi Neely, Leandra Medine, Natalie Joos, Elin Kling and Hanneli Mustaparta
La roccaforte di Angmar, il regno del Re Stregone capo dei Nazgul
Angmar è un regno di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien.
Angmar fu fondato nel 1300 della Terza Era all'estremo nord delle Montagne Nebbiose dal malvagio Signore degli Spettri dell'Anello, che divenne noto come il Re Stregone di Angmar. Dato che il Re Stregone era un servitore del Signore Oscuro Sauron, si presume che le guerre di Angmar contro i regni successori di Arnor furono mosse seguendo gli ordini di Sauron.
La capitale di Angmar era Carn Dûm.
Poco dopo la sua fondazione, Angmar mosse guerra ai regni dei Dúnedain di Arthedain, Cardolan e Rhudaur, approfittando delle loro divisioni interne. Il Re Stregone conquistò Rhudaur, il più debole dei regni succeduti ad Arnor, e sostituì il re Dúnedain con uno degli Uomini delle Colline, una tribù selvaggia di uomini forse discendenti della "maledetta" stirpe di Ulfang.
Sotto il controllo del Re Stregone, Rhudaur nel 1356 T.E. invase Arthedain e nell'attacco il re di Arthedain, Argeleb I, venne ucciso. Tuttavia, con l'aiuto dell'esercito di Cardolan, Arthedain riuscì a mantenere una linea di difesa lungo le Colline Vento.
Nel 1409 T.E. Angmar attaccò Cardolan, distruggendo il regno. In quest'epoca, Rhudaur scomparve, lasciando Arthedain come unico regno dei Dúnedain in Arnor. Arthedain, privo di alleati, combatté per altri 500 anni.
Stendardo e bandiera del Regno di Angmar
Nel 1974 T.E. Angmar riunì le sue forze e lanciò un assalto finale ad Arthedain. Angmar prese la capitale di Arthedain, Fornost, distruggendo così l'ultimo regno dei Dúnedain in Arnor.
Un anno più tardi, il principe Eärnur di Gondor arrivò in aiuto di Arthedain, ma troppo tardi. Il suo esercito, insieme con i Dúnedain rimasti, gli Elfi di Lindon, e truppe di elfi inviate da Gran Burrone guidate da Glorfindel sconfisse completamente le forze di Angmar nella battaglia di Fornost, ma il Re Stregone non fu ucciso. Fuggì e si rifugiò a Mordor, e il suo regno non esisteva più. Fu dopo questa battaglia che Glorfindel pronunciò la celebre profezia che il Re Stregone non sarebbe stato ucciso da un uomo (infatti, alla fine de Il Signore degli Anelli, sarà Angmar sarà ucciso da una donna, Eowyn, con l'aiuto di un Hobbit, Merry Brandybuck).
mercoledì 23 novembre 2016
Bandiera dell'alleanza ortodossa e filo-russa
Serbia, Grecia, Siria, Russia, Bielorussia, Bulgaria, Romania, Libano, Slovacchia, Georgia, Armenia, Etiopia, Ucraina, Assiria.
Rhun e gli Esterlings: l'Oriente della Terra di Mezzo
Rhûn è una regione di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien.
È situata nella parte più orientale della Terra di Mezzo, infatti, il termine in Sindarin significa Est. Occupa tutta la parte a est del Rhovanion e tutta quella attorno ad un grande lago, il Mare di Rhûn. È abitata dagli Esterling, spesso alleati di Sauron poiché lì erano i suoi domini originari, prima di spostarsi a Mordor. A ovest del mare di Rhûn si stendono grandi pianure, dove un tempo i signori di Gondor stabilirono degli insediamenti per arginare gli Esterling. Tali città si trovavano negli spazi del Dor Rhunen e Sagathavuld, a nord di Mordor. In prossimità del lato ovest del Mare di Rhûn vi sono grandi catene montuose, gli Orocarni, dove si è stabilita una delle Sette Case dei Nani in cerca di ricchezze; nei pressi delle montagne vi è una regione nota come Dorwinion, abitata ancora nella Terza Era da Elfi Avari e da cui proviene un vino pregiato. Nei pressi del lato est del Mare vi è la regione di Agasha Dag, attraversata da grandi foreste temperate e foreste di latifoglie. Presumibilmente il clima doveva essere abbastanza umido con tratti continentali. Oltre il mare di Rhûn, nel lontano est, si intravvedono in certe mappe le estreme propaggini del Forodwaith, che in gran parte è composto da tundre e taighe. Nei pressi del mare pascolano preziosi buoi, da cui i gondoriani anticamente solevano prendere le corna per renderli strumenti di richiamo in battaglia, come quello che conservava Boromir.
Il Mare di Rhun è un grande lago salato situato nell'omonimo regno, costeggiato da basse montagne a sud-ovest e da una foresta a nord-est; questo lago ha come affluenti il Celduin (o fiume Fluente) a nord-ovest e altri piccoli fiumi, di cui non è noto il nome, a sud-est. Pare che il Mare di Rhûn ed il mare interno di Nurnen fossero ciò che rimase del Mare Interno di Helcar che molto probabilmente venne distrutto durante la Guerra d'Ira alla fine della Prima Era.
Qui sotto possiamo vedere i regni della terra di Rhun
Le popolazioni degli Uomini vivono in numerosi regni e governatorati oligarchici, ma riunite in una sorta di confederazione militare. Le città degli Esterling si trovano affacciate per la maggior parte sull' enorme lago, ed è probabile che proprio lì si siano recati i due Stregoni Blu. Le popolazioni orientali asservite a Sauron vivono soprattutto a ovest del Mare di Rhûn, occupando in parte le antiche città gondoriane del Rhovanion: questi uomini hanno carnagione olivastra, con capelli e occhi scuri; etnicamente dunque potrebbero risultare meticci, forse cresciuti nell'unione tra i popoli meridionali e quelli settentrionali.
Nell'estremo Est della regione potrebbero vivere ancora Elfi Avari e, negli Orocarni, vivono fin dai Tempi Remoti tre delle Sette Case dei Nani, precisamente le stirpi dei Pugniferro, dei Barbedure e dei Piediroccia. La zona Occidentale è comunque stata per secoli provincia del Regno di Gondor, dopo la conquista da parte del Re Romendacil I, che vi fondò alcune città e vi costruì fortezze e valli fortificati di difesa.
Gli Esterling (in inglese Easterlings) sono un popolo di Uomini di Arda, l'universo immaginario creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien. Gli Esterling sono un popolo che vive nella regione di Rhûn, ad est dei popoli liberi, e il loro aspetto fisico trae infatti molti elementi da reali popoli orientali. Generalmente essi non sono molto alti ma robusti, hanno la pelle di colore olivastro, e occhi e capelli scuri. In una nota in The War of the Jewels (undicesimo volume di The History of Middle-earth), Tolkien precisa che sono della stessa stirpe dei forodwaith, e imparentati con gli uomini del Lossoth.
La storia
Prima Era
Nel Silmarillion, si narra che all'inizio della Prima Era tutti gli Uomini vennero da est, dove si erano risvegliati, nel Beleriand e nelle terre abitate dagli Elfi. Ma i primi che giunsero si allearono con gli Elfi nella guerra contro Morgoth e vennero per questo chiamati Edain, "amici degli Elfi". Altri vennero più tardi, e vennero generalmente detti Easterlings, vale a dire "Orientali": essi migrarono in massa nelle terre occidentali, e alcuni di essi passarono al servizio di Morgoth.
Uno di essi fu Bór, che giunse nel Beleriand nell'anno 463 con i suoi figli Borlach, Borlad e Borthand: egli strinse amicizia con i figli di Fëanor, e Maedhros gli concesse di stabilirsi con il suo popolo nel nord del suo territorio, la Marca di Maedhros. Essi rimasero sempre fedeli a Maedhros, ma caddero nella Nirnaeth Arnoediad.
Un altro Esterling famoso arrivò nel Beleriand poco dopo Bór, Ulfang con i figli Ulfast, Ulwarth e Uldor: anch'essi strinsero alleanza con i figli di Fëanor, in particolare con Caranthir, che concesse loro di stabilirsi a sud della Marca di Maedhros; ma Ulfang e i figli erano segretamente al servizio di Morgoth, e tradirono Elfi ed Edain nella Nirnaeth Arnoediad cambiando improvvisamente fronte durante la battaglia. Morirono tutti nel corso di quella battaglia.
Altri Esterling ancora si stabilirono in altre terre del nord-ovest della Terra di Mezzo: tra questi ricordiamo Brodda, che invase lo Hithlum con il suo popolo, prima abitato dalla gente di Húrin, padre di Túrin Turambar.
Terza Era
Nella Terza Era, il termine si applica a tutti gli uomini che vivono oltre il mare di Rhûn: essi compaiono nel Signore degli Anelli come alleati di Sauron contro i popoli liberi (Elfi, Nani e Uomini); la storia delle loro guerre contro Gondor viene inoltre raccontata dettagliatamente nell'Appendice A del romanzo.
La prima invasione di Gondor ebbe luogo nel 490 T.E. e fu respinta dal re Rómendacil I, che però morì nel 541 combattendo appunto contro gli Esterling. Il figlio Turambar riconquistò la regione compresa tra l'Anduin e il mare di Rhûn, a sud di Bosco Atro, ma tali terre non vennero conservate a lungo dai gondoriani che erano troppo poco numerosi, e furono quindi cedute a un loro alleato, gli Uomini del Nord. Una parte di questi Uomini del Nord tuttavia si alleò con gli Esterling che ripresero l'invasione del Rhovanion. Il sovrintendente di Gondor, Minalcar, apprestò un esercito che, nel 1248, cacciò definitivamente gli Esterling da quella zona.
Alcuni secoli dopo però ricominciarono le invasioni ad opera di un altro popolo orientale, i Carrieri (Wainriders), il cui nome deriva dal fatto che usavano spostarsi su grandi carri, e che i capi addirittura combattevano su carri; in generale i carrieri erano comunque meglio armati degli Esterling dei secoli precedenti. Gondor dovette combatterli per quasi un secolo (da 1851 al 1944 T.E.): nel 1856 essi sconfissero il re Narmacil II, morto in battaglia, e ridussero in schiavitù gli Uomini del Nord che ancora vivevano nel Rhovanion; il successore di Narmacil, Calimehtar, approfittò di una rivolta degli Uomini del Nord per sconfiggere i Carrieri a Dagorlad, che si rifugiarono oltre il mare di Rhûn e si allearono con gli abitanti del Khand e dello Harad, regione a sud-est di Mordor, i quali avrebbero invaso Gondor da sud mentre essi lo invadevano da nord: per fronteggiare questo duplice pericolo, il re Ondoher divise in due le sue truppe: si mise a capo dell'esercito del nord e affidò quello del sud al cugino Eärnil; Ondoher venne battuto e morì davanti al Morannon, così come i suoi due figli Artamir e Faramir, e i Carrieri invasero l'Ithilien; ma Eärnil vinse e, risalendo verso nord, li attaccò di sorpresa e li annientò nel 1944.
Un altro gruppo ancora arrivò nel 2510: i Balchoth, segretamente al servizio di Dol Guldur, che come i Carrieri combattevano su carri e forse erano anche discendenti di quel popolo. In quell'anno essi invasero il Calenardhon e quasi annientarono gli eserciti del Sovrintendente Cirion, ma vennero infine sconfitti da un popolo giunto dal nord, i futuri Rohirrim, guidato da Eorl il Giovane.
Vennero poi i Variag dal Khand, che erano già comparsi a fianco dei Carrieri nel 1944 e tornarono durante la battaglia dei Campi del Pelennor, un migliaio d'anni più tardi[1].
Nel Signore degli Anelli, gli uomini corrotti da Sauron (Esterling e Haradrim) non vengono menzionati se non nella grande guerra contro Minas Tirith dove prendono parte alle armate di Mordor guidate dal Re Stregone di Angmar. Essi sono descritti come appartenenti a diverse stirpi e culture, non solo i Variag del Khand: uno di questi gruppi è descritto come un "nuovo" gruppo di Esterling che gli uomini di Gondor non avevano precedentemente incontrato.
Quarta Era
Dopo la sconfitta di Sauron, gli Esterling sembrerebbero essersi riappacificati con Gondor. In un testo posteriore al Signore degli Anelli e riportato nelle Lettere, Tolkien ritorna sul caso degli Istari, di cui due, chiamati gli "Istari Blu", non hanno ruolo nel romanzo, per chiarire il loro destino: durante la Quarta Era questi Istari sarebbero andati a est e vi avrebbero fondato nuovi culti; in un altro testo dell'anno della sua morte Tolkien ci informa che essi ebbero una discreta importanza anche nella guerra dell'Anello, in quanto seminarono la discordia tra gli Esterling impedendo loro di unirsi e così di invadere Gondor in massa.
Adattamenti
Nel film Le due torri di Peter Jackson, l'Esterling viene rappresentato come un guerriero armato di alabarda e scudo di metallo con una corazza di bronzo sopra vesti rosso porpora e con il volto coperto da veli.
Lingua esterling
Tolkien non fa mai menzione delle lingue degli Esterling in alcuno dei suoi libri pubblicati.
Note
- ^ Di questo popolo si sa ben poco. Si noti comunque che nel mondo reale i Variaghi sono un popolo vichingo descritto in una cronaca bizantina come "barbari armati di asce".
martedì 22 novembre 2016
Mappa dell'esito delle elezioni presidenziali Usa del 2016 per stato. Rosso per Trump, Blu per Clinton
Map of the 2016 US presidential election results by state
Mappa delle contee Usa che hanno votato per Trump (rosso) e per Clinton (blu)
2016 US presidential election map by county
Below the map of 2012 Us presidential election map by county.
Mappa della battaglia di Aleppo a fine novembre 2016
In rosso le aree controllate dal governo siriano del presidente Assad, in grigio le aree ancora in mano ai terroristi, in arancione le zone dove si sta combattendo, in giallo-verde la zona neutrale.
I Palantir, le Pietre Veggenti
I Palantíri (al singolare Palantír), chiamati anche Pietre Veggenti e Pietre Vedenti, sono manufatti di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien. Sono sette gemme sferiche create dagli Elfi in Aman con l'aiuto di Melkor e portate prima a Númenor, ed infine nella Terra di Mezzo da Elendil e da suo figlio nel tempo della Caduta.
Il genere del termine Palantír nella traduzione italiana varia a seconda del libro; in alcune edizioni de Il Signore degli Anelli è maschile (il palantír, i palantíri), mentre nei Racconti incompiutiè femminile (la palantír, le palantíri). Dato che sia in inglese che in Quenya (al nominativo plurale) non c'è distinzione fra femminile e maschile, ognuna delle due traduzioni può essere corretta.
Il loro nome significa Coloro che sorvegliano da lontano. Il palantìr è una pietra dall'apparenza di una sfera di cristallo che permette a chi la osserva di comunicare, anche a grande distanza, con chiunque stia a sua volta osservandone una. È estremamente resistente; uno di essi rimane intatto, dopo essere caduto dalla torre di Orthanc e aver spaccato la pietra alla base.
La creazione delle pietre
Le pietre vennero create dagli Elfi di Valinor, quasi certamente dai Noldor e forse da Fëanor. Nel creare tali oggetti gli elfi si giovarono dell'aiuto fornito loro da Melkor in persona negli anni di semilibertà a Valinor, dopo aver scontato la pena in seguito alla prima sconfitta, quando, per non destare sospetti, ed attendere dunque un momento migliore per vendicarsi dei Valar, questi finse di essersi ravveduto e condivise parte della sua sapienza con gli elfi, mentre insieme ad essa egli seminava menzogne e inganni.
Il numero esatto dei palantìr è ignoto, anche se si sa che ne vennero creati molti. La dimensione può variare da un piede (30 cm) a una stanza.
Sette pietre vennero regalate dagli Eldar ad Amandil di Andúnië. Dopo la caduta di Númenor le pietre vennero prese da Elendil nel suo viaggio nella Terra di mezzo e vennero distribuite a Gondor (quattro) e Arnor (tre). Alla fine della Terza era, tre erano perse per sempre, una era rinchiusa in Elostirion, una sepolta fra le rovine della torre di Barad-dûr, una resa virtualmente inutilizzabile per il fatto che Sire Denethor fosse morto bruciato stringendola con le mani avvizzite. La settima era nelle mani del re dei Regni riuniti.
Le sette pietre
- La pietra di Osgiliath era la più grande e la più importante delle sette. Venne posta nell'edificio principale della capitale del regno di Gondor. Sul soffitto era dipinta la volta stellare e diede il nome alla stessa capitale Os-Giliath, la cupola delle stelle. Durante la guerra civile nella metà della Terza Era la Torre fu distrutta: il palantìr cadde nel fiume Anduin e andò perduto.
- Un'altra pietra venne posta nella torre di Elostirion, sui Colli Torrioni (Emyn Beraid) ad ovest della Contea. Tale pietra, detta Pietra di Elendil, aveva una particolarità rispetto alle altre: essa era l'unica delle sette portate nella Terra di Mezzo che riuscisse a vedere oltre il mare, e veniva spesso usata da Elendil (il quale aveva in animo la volontà di raggiungere con la vista l'isola di Tol Eressëa, che in passato era stata visibile ai discendenti della stirpe di Elros). Per questo possiamo ipotizzare che fosse in contatto con l'unica Pietra rimasta ad Aman, ad Avallónë, ma è una pura congettura. Círdan la imbarcò alla partenza di Elrond, portandola via dalla Terra di Mezzo.
- Un'altra pietra era quella della torre di guardia di Amon Sûl. Si perse quando Arvedui naufragò nella Baia ghiacciata di Forochel.
- La terza pietra di Arnor fu quella della città di Annuminas che seguì la stessa sorte di quella di Amon Sûl.
- Una pietra venne messa a Minas Ithil nei monti noti come Ephel Dúath. Quando Minas Ithil venne catturata dai Nazgûl e divenne Minas Morgul, la pietra venne portata a Barad-dûr e veniva usata da Sauron. Si presume sia andata distrutta con la caduta di Sauron.
- Una pietra venne messa a Orthanc, la grande torre di Isengard costruita dai Dúnedain nella Seconda Era sul bordo meridionale delle Montagne Nebbiose. Cadde nelle mani di Saruman che la usò per ottenere informazioni sui vicini e sulle loro attività. Fu a causa di questa pietra che Saruman venne in contatto con Sauron e in seguito venne usata per le comunicazioni fra i due. Gettata dalla torre da Grima Vermilinguo, venne recuperata da Peregrino Tuc che si trovò così in contatto con Sauron. Recuperata da Gandalf, passò poi ad Aragorn e ai re della Quarta Era.
- Una pietra venne messa a Minas Anor, che divenne poi Minas Tirith e capitale di Gondor. Era usata da Denethor (l'ultimo sovrintendente di Gondor), ma Sauron scelse che cosa mostrargli, cioè le grandi forze che stavano venendo preparate contro di lui. Lo sforzo per controllarla fu causa dell'invecchiamento precoce di Denethor e la visione ripetuta dell'enorme potenza di Mordor lo portò alla follia. Denethor si arse vivo, stringendo il palantìr fra le mani. Chi scruti in questa pietra, senza possedere un'enorme forza di volontà, vedrà solo due mani distrutte dal fuoco.
- Una pietra rimase ad Avallónë, nell'isola di Tol Eressëa, ed era considerata la Pietra Padrona. Non risulta che sia mai entrata in comunicazione con altre palantìri della Terra di mezzo, tranne, forse, con quella di Elostirion.
- Secondo alcuni scritti di Tolkien, potrebbe essere esistita un'altra pietra posta ad Armenelos, la capitale di Númenor. La pietra sprofondò negli abissi assieme all'isola all'epoca della sua Caduta.
Bibliografia
- J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Milano, Bompiani, 2004. ISBN 978-8845210273
- J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, Milano, Bompiani, 2005. ISBN 978-8845256547
lunedì 21 novembre 2016
Il concetto di aura e i suoi piani
Nel contesto della parapsicologia e della spiritualità, l'aura o alone luminoso, parola che deriva dal greco alos («corona»), denota un sottile campo di radiazione luminosa, invisibile alla normale percezione, che circonderebbe e animerebbe tutti gli esseri viventi (persone, animali e piante) come una sorta di bozzolo o alone, capace di riflettere l'anima dell'individuo cui tale aura appartiene, e di sopravvivere al decadimento della sua vita biologica. Non esistono prove scientifiche a supporto di tali credenze, che restano al momento non dimostrabili e ritenute oggetto della pseudoscienza.
Le descrizioni a noi pervenute dell'aura provengono da popoli appartenenti anche a culture molto diverse, antiche e moderne, presso le quali sono presenti raffigurazioni dei corpi umani avvolti da ovoidi luminosi; dall'aspetto di questi ultimi sarebbe stato possibile capire persino un'eventuale stato di malattia del corpo.[1]
Si tratterebbe di un'"emanazione luminosa" che solo alcuni individui sensitivi sarebbero in grado di percepire.[2] Charles Webster Leadbeater la descrive come «una nube a forma d'uovo di nebbia diafana».[3] Joseph Jastrow sostiene in proposito che «tutti gli oggetti esalano dalla loro periferia una sorta di vapore o nube».[4] Secondo il Manuale Rosacrociano, questa sorta di spirito, la cui essenza corrisponde al Mercurio degli alchimisti, ossia alla materia prima, «quando viene sottoposta a certe condizioni, si raccoglie in punti focali molto piccoli di carica elettrica», cioè negli elettroni;[5] in tal modo avrebbe luogo la materia per come la vediamo.
La nozione dell'aura, o di un involucro energetico avvolgente il corpo umano, compare già nelle descrizioni dei Veda, nel Libro di Dzyan, o nei geroglifici egiziani.[6] Sin dall'antichità essa rappresentava «una luminosità, o simbolica oppure reale, presente attorno al capo o al corpo di uomini illustri, come santi e capi carismatici».[1] Anche nei dipinti di epoca cristiana, ad esempio di Tiziano o Raffaello, si nota spesso un alone luminoso intorno ai personaggi dotati di sacralità.
Nell'Europa moderna, si deve a Johann Georg Gichtel, allievo del filosofo Jakob Böhme, una descrizione dei centri energetici dell'aura, meglio noti nella scrittura sancrita indiana come chakra, illustrati nella sua Theosophia Practica del 1696. Nell'Ottocento, alcuni studi sulle emanazioni auriche dell'essere umano furono condotti dal barone austriaco Carl Von Reichenbach, teorizzatore della forza Odica, e in seguito dalla comunità teosofica fondata da Helena Petrovna Blavatsky.[6]
Agli inizi del Novecento, Charles Webster Leadbeater intese divulgare al grande pubblico la descrizione dell'aura col suo libro L'uomo visibile e l'uomo invisibile,[7] mentre Rudolf Steine raccoglieva l'indagine sull'aura nella sua medicina antroposofica.[6]
Analogamente, secondo l'antroposofia steineriana, il primo livello è quello propriamente fisico, mentre ai due superiori (anima e spirito) si attribuisce un'ulteriore suddivisione a seconda dei vari livelli di densità. La costituzione occulta dell'uomo risulta quindi la seguente:[17]
- 1) corpo fisico;
- corpo sottile:
- 2) corpo eterico (o vitale),
- 3) corpo astrale (o emozionale),
- 4) Io razionale (personalità umana);
- corpo spirituale (o causale):
- 5) Sé spirituale (coscienza superiore),
- 6) Spirito vitale (individualità universale),
- 7) Uomo-spirito (emanazione della divinità).
Si tratta quindi di sette corpi in tutto, che nel lessico filosofico greco-latino trovano corrispondenza nei seguenti termini:[18]
- σῶμα (Soma) / Corpus
- ψυχῆ (Psyche) / Anima
- σκιά o ὅχημα (Ochema) / Umbra
- εἴδωλον (Eidolon) / Imago
- Φάσμα (Phasma) / Manes
- διάνοια (Dianoia) / Mens
- νοῦς (Nus) / Spiritus
Visualizzazione
Per spiegare tali visioni, tra le cause naturali proposte in ambito parapsicologico, ma scientificamente indimostrabili, potrebbe esservi un'emissione di onde elettromagnetiche d'una lunghezza d'onda troppo lunga per essere elaborate dai coni della retina ma sensibili invece ai bastoncelli, responsabili della visione laterale; questi ultimi, quando si assume una particolare posizione, ad esempio con il capo roteato e gli occhi socchiusi, sarebbero in grado di recepire tali onde; in tal modo, infatti, interverrebbe nella visione soltanto la parte periferica della retina.[2]
Trattandosi di onde, si ritiene che queste possano essere percepibili anche da apparecchiature tecniche, in particolare mediante strumenti di tipo termografico, in grado di eseguire foto a colori delle radiazioni di calore presenti sul corpo umano, ma non percepibili ad occhio nudo a causa della loro lunghezza d'onda.[2] In proposito, hanno raggiunto una certa notorietà le presunte fotografie dell'aura scattate con un procedimento fotografico noto come «effetto Kirlian», dal nome dei coniugi loro ideatori, da cui anche il nome di aura Kirlian. Secondo la ricerca scientifica, questo tipo di fotografia non ritrarrebbe in realtà l'aura, ma semplicemente normali effetti fisici quali l'umidità, il calore o generici fenomeni elettromagnetici tipicamente presenti in tutti i corpi, anche in quelli inanimati.[8]
Gli stessi coniugi Kirlian tracciarono la mappa dei punti del corpo umano che secondo loro avrebbero emanato questa luce e ritennero, in un secondo tempo, di individuare corrispondenze con i punti fondamentali per l'agopuntura.[1] Un'analoga corrispondenza è stata oggetto di studio del naturopata Peter Mandel.[9]
Patologie dell'aura e rimedi
Poiché l'aura non è che il riflesso dei pensieri e degli atteggiamenti di una persona, essa ne riflette anche le eventuali disarmonie e comportamenti errati, che possono dare luogo a patologie tendenti a trasferirsi progressivamente dal piano più sottile, attraverso i vari corpi intermedi, fino a quello materiale. Il legame tra psiche e malattia era noto del resto già nelle epoche pre-moderne, presso le quali il medico era anche sacerdote.[10] La disarmonia tra l'anima, intesa come la forma o il modello che la personalità è chiamata a realizzare, e la psiche, si esprime come una frattura del campo sottile che può andare da un semplice assottigliamento a una sorta di buco dell'aura, spesso di colore scuro. Attraverso i buchi dell'aura si determinano fuoriuscite di energia che vengono generalmente vissute come spossatezza e svuotamento.[11]
Quali forme di rimedio, oltre ad una presa di coscienza delle problematiche scatenanti, tra le più antiche vi sono le terapie energetiche come l'agopuntura o la cura dei colori della medicina tradizionale cinese. A livello eterico agisce anche l'omeopatia. Rimedi che agiscono invece al livello astrale o emozionale sono i fiori di Bach, i quali, apportando una specifica energia ad alta frequenza, inondano l'aura di vibrazioni armoniche in grado di riequilibrarne le eventuali disarmonie.[12]
Note
- ^ a b c Edoardo Borra, 50 parole chiave della parapsicologia, alla voce "Aura vitale", Edizioni Paoline, 1980, p. 43.
- ^ a b c E. Borra, op. cit., p. 39.
- ^ C. W. Leadbeater, Man visible and invisible, p. 73, Londra, The Theosophical Publishing House, 1971.
- ^ Joseph Jastrow, Wish and wisdom, p. 354, New York, D. Appleton-Century Co., 1935.
- ^ H. Spencer Lewis, The Rosicrucian Manual, p. 167, San Jose, California, Rosicrucian Press, 1966.
- ^ a b c Dietmar Krämer, Nuove terapie con i fiori di Bach, vol. II, p. 17, Mediterranee, 2008.
- ^ Man Visible and Invisible, pubblicato la prima volta nel 1902.
- ^ CICAP Lazio: "L'aura non c'è" - Box 1
- ^ Peter Mandel, Diagnosi Energetica dei Punti Terminali, Tecniche Nuove Edizioni, 2001.
- ^ Pia Vercellesi, Giampaolo Gasparri, L'aura, Xenia, 2007, p. 107.
- ^ L'aura, ivi, pp. 93-105.
- ^ L'aura, ivi, pp. 110-113.
Bibliografia
- Charles Webster Leadbeater, L'uomo visibile e l'uomo invisibile. Come un chiaroveggente vede l'anima dell'uomo, trad. it. a cura di E. Bratina, Adyar, 1997
- Jack Allanach, Il colore che guarisce. Cromopuntura: nuova medicina della luce, Tecniche Nuove, 1999
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