Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 8 giugno 2016
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 50. Alzati, Sir Waldemar
<<In Iraq vincemmo la guerra, ma perdemmo la pace. Far cadere Saddam fu un grave errore politico, come in seguito lo è stato far cadere Gheddafi o fomentare le rivolte in Egitto e in Siria. Tutti i più grandi problemi attuali derivano da lì. Si può dire che, in politica estera, negli ultimi trent'anni, noi occidentali abbiamo sbagliato tutto>> c'era molta amarezza nella voce di Waldemar e anche un po' di rabbia.
<<Per quanto tempo sei rimasto in Iraq?>> chiese Greta.
<<Tre anni. Per mia fortuna la zona britannica era più stabile. Gli Sciiti filoiraniani avevano preso subito il controllo della situazione.
Partecipai comunque a numerose operazioni, vidi cadere soldati e ufficiali che erano miei amici, e vidi anche le vittime civili dell'atrocità della guerra. Tutto questo mi ha segnato profondamente, in particolare un episodio, che credo non riuscirò mai a dimenticare>>
<<Ti va di raccontarmelo?>>
Waldemar annuì:
<<Io e alcuni altri ufficiali avevamo partecipato ad un'operazione a Najaf. La missione era andata bene e stavamo ritornando con l'elicottero alla base di Bassora. A metà strada, l'elicottero fu colpito alla coda da un colpo di mortaio.
Il pilota riuscì comunque ad atterrare in una zona desertica.
Io e gli altri due ufficiali facemmo in tempo a scendere, ma l'elicottero prese fuoco prima che il pilota fosse riuscito ad allontanarsi.
Cercammo di tirarlo fuori, ma sarebbe stato meglio che non l'avessimo fatto: era ancora vivo, sì, ma tremendamente ustionato su tutto il corpo.
Non avevamo niente per lenire il suo dolore. Il kit del pronto soccorso era bruciato insieme ai bagagli e ai telefoni satellitari, per cui non potevamo nemmeno chiamare i soccorsi.
Ci misero più tempo del previsto a ritrovarci e a soccorrerci.
Sopravvisse per un'ora, urlando come un pazzo per la sofferenza.
Non so nemmeno se si rendesse conto che ero accanto a lui, ma se anche l'avesse saputo, questo non avrebbe di certo lenito il suo dolore. Morì poco prima dell'arrivo dei soccorsi. E fu allora che mi fu chiara una cosa che in fondo avevo sempre saputo...>>
<<Cosa?>>
<<Che di fronte alla sofferenza siamo soli, perché gli altri, anche con le migliori intenzioni, spesso non hanno i mezzi per soccorrerci e a volte, pur con tutta la loro buona volontà, non sono neanche in grado di capire la natura e la profondità del nostro dolore.
E' inutile farci illusioni: ogni essere vivente, quando soffre, soffre solo>>
Greta lo fissò, comprendendo che la sua risposta sarebbe stata importante, per lui:
<<Ma senza l'aiuto degli altri, come potremmo farcela?>>
<<Dobbiamo accettare noi stessi per quello che siamo, e imparare a salvarci da soli. E a bastare a noi stessi. il più possibile. Ogni volta che si devia da questa strada ci espone a rischi enormi>>
Greta era sinceramente turbata da quel discorso e per la prima volta, da quando aveva conosciuto Waldemar, incominciava a capire qualcosa di lui e desiderava che lui lo sapesse:
<<Quell'evento avrebbe traumatizzato chiunque>>
<<Forse. Ma io non riesco ad accettare il fatto di non averlo potuto aiutare. Se almeno avessi avuto un unguento per lenire i suoi dolori! Almeno quello!>>
<<Non è colpa tua, non devi sentirti in colpa!>>
<<Lo so, eppure non potrò mai dimenticare.
Sai, la sorte è ironica.
In quel momento, come ho detto, mi sarebbe bastato avere degli unguenti lenitivi per soccorrere il pilota.
Non li avevo, ma li ho avuti dopo, al mio ritorno in patria, quando non servivano più a niente.
Sì, perché per quell'operazione militare fui nominato Cavaliere dell'Impero Britannico e nella notte della vigilia, recitai le litanie e fui unto con il sacro olio di San Giorgio, nella cappella di Windsor.
Il giorno dopo fui condotto a Buckingham Palace per l'investitura pubblica.
Mi inginocchiai sul cuscino di velluto rosso, davanti a Sua Maestà.
La Regina pose la spada sulla mia spalla e disse: "Alzati, Sir Waldemar!">>
Greta ne fu molto colpita:
<<Fu un grande onore. Di solito la Regina delega uno dei suoi familiari per le cerimonie di investitura>>
Waldemar sorrise, con una vena di ironia:
<<Lo so. Persino Sir Christopher Lee dovette accontentarsi del Principe Carlo>>
Greta apprezzò la battuta:
<<Tua madre sarà stata fiera di te>>
<<Anche troppo! Ma poi la delusi di nuovo, perché in realtà, con quella gloria non meritata, decisi di concludere la mia carriera militare.
Mi presi un periodo sabbatico.
Viaggiai ed ebbi molte avventure. Poi mi fermai in Italia, e lì studiai Filologia Romanza per molti anni, e mentre facevo il Dottorato di Ricerca a Milano, e lì conobbi Virginia>>
Greta annuì:
<<Vlad Dracu di teneva d'occhio da prima che entrasse in scena Virginia. Credeva di poterti annientare e invece ha fallito>> disse Greta <<Ora sei il Gran Maestro dell'Ordine degli Iniziati, e sei un Veggente, e hai i poteri di premonizione, telepatia e telecinesi. Puoi sollevare le montagne con la sola forza della mente: tutto questo, unito alla tua e alla mia esperienza, ci permetterà di vincere la più importante delle guerre.
E allora tutti quelli che hanno dubitato di te dovranno ricredersi>>
Cast
Cillian Murphy nella parte di Sir Roman Waldemar da adulto
(la foto è tratta dal film Inception, con Leonardo Di Caprio e Joseph Gordon-Lewitt)
Elisabetta II Windsor nella parte di se stessa
Il Principe Carlo nella parte di se stesso
Sir Christopher Lee nella parte di se stesso
martedì 7 giugno 2016
Le generazioni: Baby Boomers, Generazione X, Generazione Y, Millennials e Generazione Z
I Gen X: i più sottovalutati. Entrati nel mondo del lavoro con più lauree e master dei propri genitori. I Generation Y, stirpe impaziente ma distratta, con record di disturbi da deficit d’attenzione e iperattività
Baby-boomer, millennial, X, Z. Tu lo sai di che generazione sei?
Sono la generazione più vasta di sempre: 2,3 miliardi, la metà della forza lavoro mondiale entro il 2020. Ma se i Millennial eccitano le fantasie delle agenzie di marketing, gli esperti di generazioni guardano già oltre. Il futuro, per loro, è la «Generation Z», ovvero i nati dal 2005 in poi. Categoria ancora in divenire, della quale non è certo neanche il nome. Per trovarlo, USA Today aveva indetto un sondaggio: tra le proposte, «iGeneration» e «Generation Wii». Perché se un tempo per «battezzare» una generazione si aspettava che fosse passata da vent’anni, ora lo si fa prima che nasca. Anche questo è business.
Se però nel 2014 compite tra 50 e 68 anni, altro che Z: siete «baby boomer». Quelli dell’esplosione demografica (il picco nel 1957, quando negli USA nacquero 4,3 milioni di bambini): assertivi, disinvolti e ambiziosi. Gente ottimista, cresciuta nel boom economico, con redditi elevati e grande capacità di risparmio, anche se oggi alcuni vedono deteriorata la propria posizione finanziaria, e ritardano l’età della pensione. È la prima generazione attenta alla forma fisica, la prima a concedersi «rimedi» contro la mezza età. Gente «giusta» nata al momento giusto, tutti drogati di lavoro (gli ultimi boomer sono gli yuppie, i giovani vincenti dell’era reaganiana).
Gente che secondo Salon ha rovinato i propri figli, crescendoli nel mito di «puoi avere tutto ciò che vuoi» e «non permettere a nessuno di mettersi fra te e i tuoi obiettivi», senza capire che il mondo nel frattempo era cambiato, che la crisi e la deindustrializzazione avevano trasformato le loro certezze in precarietà. Genitori ingombranti, alibi fantastico e reale. Quelli a cui ne «Il capitale umano» Paolo Virzì fa dire, «per voi ci siamo giocati tutto, anche il vostro futuro». Oggi hanno una nuova vita social: il 75% è su Facebook, e molti hanno sperimentato il sexting (scambio di messaggi e/o foto a contenuto sessuale), con conseguenze disastrose. Quando però si raccontano su «Booming», il blog che dedica loro il New York Times, discettano di come risolvere conflitti, col marito, sul lavoro, con la signora delle pulizie.
I figli maggiori dei boomer sono i «Generation X», secondo l’espressione resa popolare da Doug Coupland nel romanzo del 1991. Quei poveretti venuti al mondo tra il 1965 e il 1980 e condannati dal film «Giovani, carini e disoccupati» (1994) a imperitura leggenda di fannulloneria. Apatici, precari nel lavoro e nella vita, senza obiettivi, affetti o identità sociale (da cui la X, appunto). I più anziani dei quali, dopo aver vissuto alla giornata per 49 anni, oggi entrano nella mezza età, e per la prima volta devono pensare a lungo termine. La «Generazione Mtv», tanto angustiata da adottare come divisa (e scudo) il grunge, il cui manifesto era il video dei Nirvana «Smells like teen spirit». E forse l’inganno è tutto lì. In quel «teen spirit» confuso dai fattivi boomer per spirito adolescenziale, mentre era solo il nome del deodorante dell’allora fidanzata di Kurt Cobain. Gli esperti, infatti, assolvono i Gen X. I più sottovalutati. Entrati nel mondo del lavoro con più lauree e master dei propri genitori, ma nella recessione, con le retribuzioni ai minimi. E se quadratissimi non sono (scorrendo gli status di WhatsApp, tutti i trentenni si dicono «A scuola», i quarantenni dormono), sono anche quelli cui si deve lo sviluppo del web: giganti come Google e Yahoo! li hanno creati loro, e senza tirarsela come i propri padri.
È grazie ai Gen X che esistono i nativi digitali. Che sono poi la maggior parte dei Millennial: «Generation Y», com’erano chiamati nei Novanta. I primi a non aver bisogno di un adulto per reperire informazioni (anzi, sono loro a «istruire» genitori e insegnanti). Stirpe impaziente ma distratta, con record di disturbi da deficit d’attenzione e iperattività. Gli sdraiati, i «me me me». Che per strada sbattono contro i pali della luce perché hanno la testa infilata nello smartphone, e se per caso la sollevano non dicono «ciao, come stai?», ma «ciao, come sto?». Una generazione segnata da grandi conquiste sul fronte della parità (negli USA le Millennial guadagnano all’ora il 93% di un uomo, e il 61% vuole diventare top manager), ma che ha sacrificato la famiglia (il 75% dei Millennial è single, il 62% ritiene che un figlio ritardi la carriera, il 42% non ne vuole).
E la Generazione Z? Per gli esperti sarà definita da ciò che la precede. Una generazione «post», seguita a eventi che hanno cambiato il mondo, come l’11 Settembre e Facebook. Ecco perché, con un gioco di parole, alcuni la chiamano «Post Gen». Generazione «post» che si racconta in un post.
di Costanza Rizzacasa d’Orsogna
Tags: figli, generazione, generazioni, genitori, internet, lavoro, smartphone, x, y, z
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 49. La Fonte Sacra e la Trasformazione di Joelle
Il rito stava per avere inizio.
Vlad Dracu si rivolse a Joelle Burke-Roche con solennita:
<<Ogni rito consiste in una serie di simboli messi in azione.
E i simboli sono carichi di significato, un significato che si è conservato e accresciuto nei secoli. Non è dunque per una vuota apparenza che ora mi faccio garante della correttezza del rito a cui stai per sottoporti, ma perché tu apprenda e comprenda tutti i Misteri che accompagnano ogni Iniziazione e ogni Trasformazione>>
Joelle aveva già superato l'Iniziazione all'Ordine degli Arcani Supremi ed aveva aderito alla società dell'Aristocrazia Nera devota ad Eclion.
Ora però si accingeva a un passo ben più difficile e pericoloso, già intrapreso dalla sorella maggiore Virginia molti anni prima.
<<Ne sono consapevole>>
Quando sua sorella aveva condiviso con lei le proprie memorie, quel rito era stato uno dei ricordi più intensi.
Si era presentata alla prova col nome di Virginia Burke-Roche, aveva ascoltato e recitato numerose litanie, aveva bevuto l'acqua della Fonte Sacra ed era caduta in trance.
Al suo risveglio, si era inginocchiata di fronte agli officianti, era stata segnata con i sette unguenti e il principe Vlad le aveva toccato la spalla, dicendole: "Alzati, Virginia Dracu"
Vlad annuì:
<<Eccoci dunque al cospetto della Fonte Sacra, e del Calice con cui attingerò alla sua acqua, i cui poteri risveglieranno in te qualcosa che fino ad ora è stato dormiente.
In un certo senso, l'Amaro Calice che ora ti porgo, è il Graal Oscuro, che unirà in te le la protezione di Eclion e quella di Gothar, conferendoti un ruolo centrale nella guerra che verrà>>
Joelle annuì:
<<Che cosa sentirò?>>
<<Dolore. E poi avrai delle Visioni riguardo al passato, al presente e al futuro>>
<<Come nell'Iniziazione agli Arcani Supremi?>>
<<Di più. Molto più dolore, Molte più Visioni. Ma alla fine avrai anche molto più Potere>>
<<Mi sembra tutto così letterario>>
<<Questo perché le Visioni vanno oltre le possibilità della vita, ed è noto che la letteratura, come tutta l'arte è la confessione che la vita non basta>>
<<Allora, che tutto abbia inizio>> disse Joelle
<<Un'ultima cosa, prima di procedere. E' mio dovere avvertirti che questa Iniziazione è anche una Prova, e difficile, peraltro. In molti non l'hanno superata>>
<<Hanno tentanto e hanno fallito?>> chiese lei.
Vlad la fissò con i suoi intensi occhi verdi:
<<Hanno fallito e sono morti>>
Joelle annuì:
<<Non ho paura della morte. La morte non è niente. E' la vita che fa tremare. E' la vita quella che richiede coraggio>>
Vlad annuì a sua volta:
<<Molto bene. Possiamo procedere>> indicò una piccola conca <<Stenditi su quella pietra. E' necessario che ci sia il contatto con la terra. Io e Jennifer ti assisteremo, qualora dovessi avere le convulsioni. A volte capita, se la persona è particolarmente ricettiva all'acqua della Fonte Sacra>>
Joelle si distese e Jennifer le mise addosso una coperta.
In fondo a modo suo mi vuole bene. Se sopravviverò a questa prova, non lo dimenticherò.
Vlad allora sollevò il calice e rese grazie a Gothar con la preghiera di rito, lo porse alla sua discepola e disse:
<<Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se morto, vivrà. Chi vive e crede in me non morirà in eterno>>
Joelle bevve e sentì che quell'acqua era fredda oltre ogni immaginazione.
E quel senso di freddo fu l'ultima percezione che ebbe prima di perdere conoscenza.
Una Visione si manifestò subito nella sua mente.
Riconobbe l'Anello del Destino, dove i Signori degli Elementi erano raccolti in circolo.
A parlare fu Belenos, il Signore della Luce:
<<Per prima cosa, Joelle, osserva ciò a cui hai rinunciato!>>
Joelle ossevò quel luogo che sembrava appartenere ad un'altra dimensione:
<<Cos'è questo posto? E' forse il paradiso che viene promesso da certe religioni come contropartita di una grama esistenza?>>
Belenos sorrise:
<<Soltanto pochi Eletti hanno il diritto di accedere all'Anello del Destino, diventando un Signore degli Elementi, un Dominatore dell'Universo, con il diritto di contemplare gli Arcani Supremi. Altri si guadagnano il diritto di morire, che è un grande diritto, poiché la vita, fuori di qui, è intrisa di lacrime e sangue. Questo luogo è il punto da cui tutto ebbe inizio, la scaturigine di ogni energia, l'Ombelico del Mondo. Solo qui si può conoscere la felicità perfetta e perpetua>>
<<Ma come hai detto tu, Signore Belenos, questa felicità è per pochi Eletti, ed immagino si tratti di coloro che meglio hanno servito i Patti tra i Signori degli Elementi. Forse Waldemar è destinato a questo luogo, e questo in sé sarebbe già un motivo per evitare di entrarci. Non intendo servire nessun Patto. Questo paradiso di noia non mi riguarda!>>
Belenos annuì:
<<Rinunci dunque alla Luce Eterna?>>
<<Rinuncio!>>
<<Rinunci al Supremo Ahura Mazda e a tutti i suoi Angeli?>>
<<Rinuncio!>>
<<Rinunci al Sacro Fuoco e alla Fiamma Imperitura?>>
<<Rinuncio!>>
Le parole di rito erano state pronunciate. Non si poteva più tornare indietro.
Les jeux sont faits. Rien ne va plus.
Belenos sollevò una mano in segno di addio:
<<Così hai deciso e così sia>>
Si fece avanti Atar:
<<Nemmeno io posso più aiutarti, Joelle. Ora tu appartieni alla Tenebra e al Ghiaccio>>
Lo scenario cambiò improvvisamente.
Si trovava in una città sotterranea, con nere torri d'ebano e luce verde.
A fianco a lei c'era il Signore Eclion, Principe delle Tenebre:
<<Ti porgo il benvenuto nella Città di Shambala, dove risiedono tutti i Principi dei Demoni, i prediletti di Deva Ahriman. Qui vi è la mia dimora e anche quella del Signore Gothar, ma sul Trono di Ebano siede la nostra Regina, Ecate, la Signora della Morte>>
Joelle osservò con interesse la sinistra bellezza di quel luogo:
<<Mi condurrai da lei?>>
<<Non è ancora il momento. Prima dovrai parlare col Signore Gothar, che presto sarà qui>>
Gothar si materializzò di fianco ad Eclion.
Erano i due massimi Principi dei Demoni.
Insieme facevano una coppia quasi di opposti.
Tanto Eclion era oscuro, nero di capelli, olivastro di pelle, rosso negli occhi e scuro di vesti, tanto l'altro era chiaro, ma di un chiarore spettrale.
Gothar aveva lunghi capelli color avorio, occhi completamente bianchi, e pallida era la sua pelle.
La sua veste era di un colore azzurro ghiaccio, degno di colui che la indossava, il Signore dei Ghiacci.
Gothar fissò su di lei i suoi occhi pallidi:
<<Ecco qui la nuova Erzsébet Báthory!>>
Joelle capì il riferimento:
<<Mio Signore, spero non si debba mai arrivare a tanto>>
Il Signore dei Ghiacci continuò ad osservarla attentamente, soppesando le sue parole:
<<Sarà comunque un bagno di sangue. Questo è inevitabile. Sta per scoppiare una guerra, la grande guerra di questo tempo, e tu combatterai sotto i miei vessilli, e i miei blasoni>>
Poi si voltò e indicò una nera torre, dalle finestre rosso sangue:
<<Questa è la mia residenza, qui a Shambala. Ben pochi hanno avuto l'onore di vederla con i propri occhi. Ma se ti dicessi quali altri umani hanno condiviso con te questo onore, non saresti affatto contenta della loro compagnia. Attila era uno di questi. Un altro era un austriaco destinato a diventare l'uomo più famoso del XX secolo. Tutti conoscono il suo cognome.
Ma questo è il passato. Tu sei il futuro, mia giovane Joelle>>
<<Tu conosci il mio futuro?>>
<<Sempre in movimento è il futuro. Ma esistono delle probabilità che tu abbia successo. Hai il mio sostegno e quello di mio fratello, il Signore Eclion.
A lungo ti abbiamo attesa qui>>
<<Il mio destino si compirà a Gothian?>>
<<Gothian è il principio e la fine, l'Alpha e l'Omega, il perno attorno a cui tutto dovrà girare e girare e girare per i secoli che verranno, finché il mondo non sarà completamente cambiato>>
<<Ho superato la prova?>>
<<C'è ancora la parte più importante. Quella delle Premonizioni. Solo se avrai la capacità di vederle e interpretarle potrai riuscire a sopravvivere e ad essere ammessa al di là del Varco>>
Gothar ed Eclion scomparvero.
Tutto si fece buio e Joelle si sentì come galleggiare nel vuoto.
Vide due unicorni combattersi, uno nero e uno bianco.
Una voce fuori campo, senza inflessioni, diceva.
<<Due persone si contenderanno il tuo cuore>>
<<E tu dovrai combattere con un'altra persona in nome dell'amore>>
Joelle non apprezzò quelle frasi. Cuore e amore non erano in cima alla lista delle sue priorità, almeno in quel momento.
<<Pensavo che la mia trasformazione richiedesse ben altro!>>
Le parve di sentire l'eco di una risata che si perdeva nel nulla.
<<<E infatti questo è solo l'inizio. Il resto, se mai verrà, te lo dovrai guadagnare>>
<<Chi sei? A chi appartiene questa voce?>>
<<Ego sum Qui sum. Io sono Colui che sono>>
Ma non poteva essere Dio. Era forse il suo Antagonista?
<<Il Supremo Ahriman?>>
<<Chi altri poteva benedire la clonazione da cui sei nata?
Ho sempre avuto una particolare predilezione per la specie umana, poiché essa ha una naturale inclinazione al disordine e all'aggressività.
E nel contempo, l'umanità si sente così tremendamente sola nell'universo, e sente il bisogno di evocare dei o spiriti sovrumani, come un bambino che chiama disperatamente la madre.
Come potevo non affezionarmi a voi?
E a te in particolare, perché in tutto e per tutto sei il risultato di esperimento da me fortemente voluto.
Io ti ho scelta affinché tu diventassi la Madre del Caos.
In nome di questo io ti segno con i sette unguenti della discordia.
Segui la Via della Mano Sinistra.
Sarai segnata col simbolo della stirpe di Caino.
Io ti comando: prosciuga e degrada le energie di chi ti si oppone.
Questo è il mio mandato celeste.
E ora svegliati, e rinasci come mia servitrice, Dama Joelle, Mater Honorata>>
lunedì 6 giugno 2016
il libero arbitrio? Pura illusione
Il libero arbitrio è il concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona è libera di scegliere da sé gli scopi del proprio agire, tipicamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta è liberamente determinata.
Ciò si contrappone alle varie concezioni secondo cui questa possibilità sarebbe in qualche modo predeterminata da fattori sovrannaturali (destino), o naturali (determinismo), per via dei quali il volere degli individui sarebbe prestabilito prima della loro nascita: si parla allora a seconda dei casi di predestinazione, servo arbitrio o fatalismo.
Con lo sviluppo della biologia, conseguente soprattutto alla scoperta del microscopio, l'essere umano iniziò ad essere concepito come un complesso sistema fisico composto da particelle, e successivamente molecole, che fanno uso di reazioni chimiche, fisiche, proprio come ogni altro sistema fisico nell'universo, e dunque ritenuto soggetto alle stesse leggi della fisica che conosciamo; sorse allora il problema di stabilire se tali reazioni materiali fossero l'effetto o piuttosto la causa della sua volontà.
Si venne in particolare scoprendo che il cervello umano sfrutta una serie di reazioni chimiche e chimico-fisiche che generano i campi elettrici e magnetici, tramite i quali avviene la comunicazione dei neuroni, quindi la decisione volontaria di un individuo potrebbe determinare queste reazioni, regolate a loro volta da leggi fisiche ben precise, oppure esserne determinato.
Con l'avvento delle prime conoscenze in campo atomico, e soprattutto in seguito alla formulazione del principio di indeterminazione di Heisenberg, alla concezione deterministica propria della meccanica classica si è affiancata una concezione stocastica, basata sulla meccanica quantistica in grado di predire eventi solo in termini di probabilità, che non è più ritenuta il frutto di una conoscenza incompleta del sistema fisico, ma una caratteristica intrinseca del mondo quantistico.
Come il determinismo, tuttavia, anche l'indeterminismo venne utilizzato come argomento contro la possibilità del libero arbitrio. Se infatti il determinismo aveva finito per negare la libertà umana, i sostenitori dell'indeterminismo adesso attribuivano al caso la genesi delle nostre azioni, giungendo così ugualmente a negare che la volontà umana fosse libera, in quanto essendo soggetta a parametri irrazionali, risulterebbe incontrollabile.
L'argomento standard contro l'esistenza del libero arbitrio ebbe modo così di basarsi su due differenti opzioni, cioè sulle seguenti concezioni:
l'interpretazione deterministica della natura, secondo la quale sono solo le leggi fisiche a dettare i comportamenti umani;
l'interpretazione indeterministica, per cui ogni evento è prodotto dal caso, e le scelte individuali sarebbero il risultato di questi processi casuali.
Uno studio neuroscientifico e psicologico dimostra che la libertà di scelta è frutto di suggestione. Il test su un campione di 25 persone mette in allerta sugli inganni del cervello
LE SCELTE che siamo chiamati a fare ogni giorno sono frutto di un'illusione. Ovvero, le decisioni che pensiamo dipendano dal nostro libero arbitrio, in realtà, anche se ci riguardano in prima persona, non sono che un inganno del cervello.
E' l'interpretazione suggerita da un gruppo di neuroscienziati dell'Università di Yale, autori di uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Science che riguarda le scelte effettuate in breve tempo e tutt'ora in corso.
E' stato chiesto a 25 volontari di osservare cinque cerchi bianchi in posizioni casuali sullo schermo di un computer, per indovinare quello che da lì a breve sarebbe diventato rosso. Le cavie potevano indicare oppure rispondere sì/no rispetto alla loro scelta. Il test, ripetuto più volte, ha rivelato che in media gli studenti hanno risposto ''sì'' nel 20% dei casi. In realtà, i ricercatori hanno scoperto che la risposta giusta era stata scelta oltre il 30% delle volte quando i cerchi diventavano rossi più rapidamente. In sintesi, lo studio dimostra che, quando abbiamo poco tempo a disposizione per prendere una decisione, capita che adattiamo questa alle conseguenze ormai verificatesi. Anche se il nostro cervello ci porta a credere che in realtà siamo stati noi a scegliere, a prescindere da quanto poi accaduto.
''Questo suggerisce che i partecipanti a volte avevano scambiato l’ordine degli eventi, creando l’illusione che una scelta aveva preceduto il cambiamento di colore quando in realtà non era così“, spiega Adam Orso, uno dei ricercatori di Yale. ''Forse nei momenti in cui sperimentiamo una scelta, la nostra mente sta riscrivendo la storia, ci porta a pensare che la decisione – che in realtà è stata ''completata'' dopo che le sue conseguenze sono state inconsciamente percepite – dipenda dal nostro libero arbitrio''.
Limiti convenzionali del Mar Ionio
In giallo i confini tradizionali, in rosso i confini definiti dall'Organizzazione idrografica internazionale, in arancione i confini utilizzati dal servizio meteorologico Meteomar.
domenica 5 giugno 2016
Il concetto di Impero e la genesi degli Imperi continentali europei
Un impero (dal latino imperium, "potere militare", "potere coercitivo") è convenzionalmente un'entità statale costituita da un esteso insieme di territori e popoli, a volte anche molto diversi e lontani, sottoposti ad un'unica autorità, normalmente ma non necessariamente impersonificata nella figura dell'imperatore.
Pur essendo indicate come impero strutture statali anche estremamente diverse tra loro, per le sue caratteristiche, un impero presenta quasi sempre spiccate caratteristiche di multiculturalità e multietnicità, accompagnate però da una marcata distinzione tra i territori metropolitani e i territori periferici, normalmente indicati come province (retti da governatori,viceré o vassalli nominati dall'autorità centrale), e tra l'etnia dominante e i popoli assoggettati.
L'impero è inoltre in genere caratterizzato da un'ideologia imperiale, cioè dell'ideologia fondante dell'architettura del sistema imperiale, spesso connotata di caratteri di egemonismo eduniversalità, sulla base della quale si modellano i meccanismi di controllo politico, sociale, religioso ed economico del gruppo dominante sui gruppi dominati.
Impero è però un concetto complesso che ha connessioni con la storia, la politica, l'economia, il diritto, la linguistica; ma anche la logica e la mitologia avrebbero da dire la loro parte. In realtà, più che un concetto, impero è un sistema semantico (cioè un sistema di significati). A tale proposito conviene partire con una definizione di Johan Galtung:
« Un impero è un insieme articolato di conquiste militari, dominio politico, sfruttamento economico e penetrazione culturale. » |
Hardt e Negri, nel libro Impero, in qualche modo definiscono l'impero tramite la sua controparte: la moltitudine, necessitando di tornare ad un concetto pre-moderno per identificare le masse che si contrappongono al potere dell'impero e limitandolo lo definiscono. Per l'origine del concetto di moltitudine è interessante leggere Virno:
« Nel descrivere le forme della vita associata e lo spirito pubblico dei grandi Stati appena costituiti, non si parlò più di moltitudine, ma di popolo. » |
Tiberio Graziani, rigettando un'analisi puramente geografica o limitata ai soli rapporti interni tra i territori, scrive:
« L'impero non è dunque definibile per il suo gigantismo territoriale, né per la eterogeneità etnica e culturale, né per un centro geografico definito e la sua correlata periferia. La definizione di tale entità geopolitica va trovata, quindi, altrove.[...] Ciò che contraddistingue e qualifica l'impero rispetto alle altre costruzioni politiche, o più precisamente geopolitiche, sembra essere invece la funzione equilibratrice che esso tende ad esercitare nello spazio che lo delimita. » |
Tale funzione equilibratrice consiste nel regolare i rapporti tra le nazioni e le etnie che compongono l'impero stesso, impedendo alle une di sopraffare le altre e, quindi, preservando i particolarismi e le specificità interne. Tratti distintivi dell'impero, secondo Graziani, sono quindi: la funzione equilibratrice tra le sue componenti; la continuità spaziale; l'unità spirituale al suo interno.
Due sono le idee di Impero, che si confrontano rivaleggiando fra loro. Il primo è un impero concepito sull'ideale di equilibrio interno nel rispetto della diversità. Ogni clan, gruppo, tribù e successivamente, nazione, riconosce un'unica fonte di potere sovrano, spesso attribuendole qualifiche divine o semidivine. L'unico riferimento dell'uomo inteso come appartenente alla specie umana in ogni campo del vivere e dello scibile, dal punto di vista sociale, economico, politico, religioso, militare od altro, sarebbe dunque divenuto il vertice imperiale, quale penultimo passaggio antecedente nella scala dell'autorità, alla divinità stessa
A questa concezione dell'Impero, assai ambiziosa, se ne contrappone un'altra, meno pregna dal punto di vista ideale, ma assai più concreta nelle forme di realizzazione politica. La seconda concezione di Impero infatti, intende occuparsi anch'essa di ogni aspetto della vita di una comunità, e se possibile elevare la comunità di riferimento alla sola presente, annettendo o sciogliendo al proprio interno ogni altra comunità, posta in condizione di inferiorità e sottomissione politica, economica e culturale, alla "comunità imperiale" e dal suo vertice, unica fonte di qualsiasi regola del vivere. Nate entrambe in Oriente, la prima in Akkad, dove Naram Sin fu il primo sovrano a farsi considerare divino, la seconda in Media e in Persia divennero nel corso dei secoli le concezioni tipiche del Potere la prima in Oriente, la seconda in Occidente.
La contrapposizione divenne insanabile all'interno dell'Impero Romano, con la fondazione dell'Impero Romano d'Occidente, ove rimanevano presenti l'aristocrazia senatoria, il cui potere venne assorbito dalle élite militari barbariche, e l'idea di Impero come organismo capace di annettere e dominare tutte le popolazioni ad esso sottomesse con la forza, contrapposta all'Impero d'Oriente. All'interno di quest'ultimo l'Imperatore aveva, anche in epoca cristiana, maggior peso di qualsiasi rappresentante religioso, e trattava le popolazioni soggette o abitanti i territori vicini ai propri territori, come nel caso degli Armeni, su un piano di rispetto della diversità e dell'equilibrio.
La notte di Natale dell'anno 800 quando il Papa Leone III incoronò Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero, fornisce la cartina di tornasole delle due concezioni imperiali. Se infatti il Papa, ancora influenzato dalle idee orientali, bizantine, intendeva fare di Carlo il "proprio Imperatore", capo di un impero universale ove ogni uomo riconoscesse nell'autorità imperiale sia pure "cristianizzata" e nelle mani di un esponente di un popolo "barbaro" l'unica fonte del Diritto in ogni campo della vita dell'uomo, ovunque vivesse e sotto qualunque autorità si trovasse a vivere, essendo l'imperatore investito dal Papa superiore a qualsiasi altra corona. Carlo intendeva invece l'Impero semplicemente come una vasta area geografica unitaria, ove le genti franche, da lui dominate, avessero l'egemonia su qualsiasi altro popolo, come i Longobardi residenti in Italia e sottomessi da Carlo stesso. A conferma di ciò, fu Carlo a incoronare il proprio figlio, Ludovico il Pio, Imperatore, giacché si trattava di una semplice investitura politica che quasi nulla aveva della idealità del concetto imperiale sostenuto dal Soglio Pontificale Romano.
Le due idee di Impero continuarono a confrontarsi con le epoche successive e a modificarsi con il passare di esse. Per un lunghissimo periodo sembrò che la seconda idea di Impero, sostenuta da Carlo Magno e da altri, fosse assai prevalente e vittoriosa. Vale a dire che l'imperialità consistesse nella sottomissione di popoli contigui e nel raggruppamento di molte province periferiche attorno a una sola capitale e dinastia o casata regnante, destinata al dominio di un popolo. In questo modo si formarono ad esempio i regni europei di Spagna, Francia e Inghilterra. L'idea di un impero fortemente connotato dal punto di vista religioso come unico riferimento e insieme speranza dell'umanità sembrava essere definitivamente declinata con la fine della dinastia imperiale sveva e contemporaneamente con la fine delle Crociate di Terrasanta, missione ad esso strettamente connessa..
Il Sacro Romano Impero Germanico si proclama erede dell'Impero Romano d'Occidente, così come, dopo il 1453 e la caduta di Costantinopoli, l'Impero Russo si proclama erede dell'Impero Bizantino, che a sua volta era la continuazione dell'Impero Romano d'Oriente. Persino i Sultani turchi dell'Impero Ottomano si proclamarono eredi dell'Impero Bizantino, ma di fatto erano più che altro eredi del Califfato Arabo e dell'Impero Achemenide persiano, riconducibili alla categoria del dispotismo orientale, così come l'Impero Cinese, l'Impero Persiano degli Shah, l'Impero Moghul e quello Giapponese.
Tutto cambiò con Napoleone Bonaparte e il neo-Impero francese, che pose fine nel 1806 al Sacro Romano Impero, il quale fu sostituito dall'Impero Austriaco, che se ne proclamò erede. Ma l'eredità dell'Impero d'Occidente fu poi rivendicata dalla Prussia e dall'Impero Tedesco di Bismarck e di Guglielmo II.
Se infatti certamente l'idea imperiale napoleonica era per un verso quella della annessione alla Nazione Francese, per i territori circonvicini, per la maggior parte del suolo europeo essa si esplicitò con l'arrivo, sulle baionette francesi, dei codici di legge napoleonici e della eredità politica sociale e legislativa della rivoluzione francese. Questa ideologia ancora una volta, seppure secolarizzata dalle forme religiose originarie a quelle giuridiche vedeva una unitarietà di regole e una unica fonte del diritto capace nel rispetto delle diversità di tenere sotto il proprio ombrello, tutte le popolazioni del mondo entro un sistema di diritti e garanzie dal potere politico esaltante i valori rivoluzionari di Uguaglianza, Solidarietà e Libertà.
Un tema simile si è presentato con l'evolversi delle istituzioni europee. Se da una parte infatti si è parlato di "imperialismo" americano, secondo il sistema dell'annessione e del dominio del popolo americano sul mondo assicurato dall'equilibrio del terrore durante la guerra fredda, quindi secondo l'idea di un impero capace di assorbire e dominare tutti i popoli del mondo annullando le diversità e anzi imponendo il modello di vita e di società liberista, dall'altra l'Unione europea appare come un modello di Impero del primo tipo. Ove vi è una unica fonte del diritto, quella europea, che può normare gli aspetti fondamentali del vivere e dell'"essere cittadini" nel mondo moderno, lasciando alle differenze nazionali la disciplina di dettaglio, ma affermando la superiorità ideale della UE, rispetto a ogni altra istituzione europea e tendenzialmente, seppur non dichiaratamente, mondiale.
Per quanto riguarda gli stati extraeuropei, si tratta di valutare come tradurre nelle lingue europee i titoli che hanno nelle rispettive lingue indigene. E la diplomazia europea ha riconosciuto ad alcuni, pochi, sovrani extrauropei il titolo di "imperatore". Alcuni di questi imperi, formalmente riconosciuti dalla diplomazia, hanno poco senso geopolitico. Infatti non è facile trovare nel transitorio impero di Corea le caratteristiche dell'impero geopolitico. Ma anche l'attuale Giappone non è impero in senso geopolitico, essendo paragonabile all'Italia o alla Germania attuale. L'Impero Centrafricano del dittatore Bokassa è ancora un impero solo in senso diplomatico.
Impero sovietico
Lo stesso argomento in dettaglio: Impero sovietico. |
Anche se non governata da un imperatore e autodichiarata anti-imperialista, l'Unione Sovietica mostrò tendenze comuni agli imperi nella storia:
- espansione territoriale ottenuta attraverso l'invasione o la sovversione (come in Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Romania, Finlandia, Manciuria, Afghanistan).
- forte potere centrale che controllava i governi di tutti gli stati satelliti
- interferenze (incluso l'uso della forza militare) nelle politiche interne degli alleati (come in Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia).
Per queste ragioni, l'URSS è talvolta considerata da alcuni storici come uno dei principali imperi della storia, simile all'impero britannico e a quello romano, utilizzando anche alcuni elementi della politica estera zarista. I sostenitori dell'URSS rigettano tale teoria e ritengono che le relazioni tra l'Unione Sovietica e i paesi del suo "impero" erano stabilite da un rapporto di cooperazione volontaria.
Impero americano
Lo stesso argomento in dettaglio: Impero americano. |
Una parte dell'opinione pubblica utilizza il concetto di impero con riferimento agli Stati Uniti del XXI secolo, per quanto tale associazione non sia da tutti condivisa. Un esempio è Slavoj Žižek nel libro Iraq:
« Il problema degli Stati Uniti oggi non è che sono un nuovo impero globale, ma che non lo sono: in altre parole, pur pretendendo di esserlo, continuano ad agire come uno stato-nazione, perseguendo i propri interessi senza sosta. » |
Appare a costoro ben percettibile l'esistenza di un sistema simbolico degli USA, come pure sono facilmente ravvisabili, secondo la loro opinione, nella politica estera degli USA i segni caratteristici dell'imperialismo.
Imperi nella storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Lista di imperi. |
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Note
- ^ Introduzione a Claudio Mutti, Imperium. Epifanie dell'idea di Impero, Effepi, Genova 2005
- ^ Dalla dinastia degli Achemenidi alla Rivoluzione iraniana sotto la dinastia Pahlavi.
- ^ Dalla dinastia Qin alla Rivoluzione Xinhai sotto la dinastia Qing.
- ^ Dal Califfato dei Rashidun alla disgregazione del Califfato dei Fatimidi a causa della prima crociata e delle invasioni dei Selgiuchidi.
- ^ De jure l'imperatore è ancora il capo di Stato del Giappone
- ^ Dall'anschluss dell'Austria alla caduta del regime nazista.
- ^ Dalla colonizzazione delle Isole Fær Øer all'entrata della Groenlandia nel Regno di Danimarca, cessando lo status coloniale.
- ^ Dalla conquista di Ceuta (Nordafrica) alla cessione di Macao alla Cina.
- ^ Dalla conquista dell'impero azteco all'indipendenza del Sahara Occidentale.
- ^ Dalla colonizzazione dell'isola di Terranova alla cessione di Hong Kong alla Cina.
- ^ Dalla colonizzazione dell'Isola Ambon, tramite la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, all'indipendenza del Suriname.
- ^ Dalla colonizzazione di Port Royal (Canada) all'indipendenza di Vanuatu (vedi Nuove Ebridi ).
- ^ Dalla colonizzazione dell'Africa tedesca del Sud Ovest, corrispondente a gran parte della Namibia, alla privazione di tutti i possedimenti coloniali imposta dal Trattato di Versailles.
- ^ Dall'occupazione della città portuale di Massaua (Eritrea) nel Mar Rosso all'indipendenza della Somalia italiana.
- ^ Dall'annessione del Congo Belga a favore del Belgio, assumendo lo status coloniale, all'indipendenza del Ruanda-Urundi (poi Ruanda e Burundi).
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