La regina consorte Indis aveva
posto come principale condizione per le nozze tra sua figlia, la principessa
reale Erope e il giovane re di Micene, Atreo, che la cerimonia si tenesse a
Creta.
E così il biondo re Atreo lasciò
la sua città, passando sotto la Porta dei Leoni, e lasciando la reggenza al suo fratello minore Tieste.
Si imbarcò con un grande seguito di guerrieri
verso il porto di Cnosso.
Atreo e Tieste erano figli di
Pelope, il Grande Re degli Achei, che governava la terra chiamata, in suo onore,
Peloponneso, dove aveva fondato alcune città da lui stesso controllate. Micene
l’aveva ceduta al suo primogenito ed erede Atreo, il figlio prediletto. Argo
sarebbe spettata a Tieste. Sparta a Tindaro, suo nipote e amico d’infanzia dei
suoi figli.
Re Atreo venne accolto al porto di
Cnosso dal Primo Consigliere Horemab e da alcuni eunuchi e dignitari di
palazzo.
Mi mandano i loro lacchè ad accogliermi, come se fossi un mercante di
pesce, ma un giorno si pentiranno della loro arroganza!
Fu con questo stato d’animo che
l’aitante sovrano acheo varcò le soglie del palazzo di Cnosso e venne
introdotto nella sala del trono.
Quando Atreo vide il re di Creta e
i suoi cortigiani tutti truccati e incipriati, si convinse ancora di più di
aver ragione: Gente effemminata e
destinata presto alla rovina!
Fece un accenno di inchino, al che
il re Catreus, con a fianco Amasis e le due regine Indis e Pasifae, dichiarò,
leggendo un papiro:
«Con la benedizione della Grande Madre Terra, del Sacro
Toro e degli Dei del Mare, noi, Minosse XV, accogliamo te, Atreo figlio di
Pelope, nella nostra reggia e accettiamo la tua richiesta di matrimonio nei
confronti di nostra figlia, la principessa reale Erope. Così è deciso nell’anno
sesto di regno della nostra maestà» e con ciò depose a terra il rotolo.
Indis gli fece dei cenni, ma Catreus
sul momento non capì.
Alla fine la moglie gli dovette
sussurrare rabbiosamente:
«Finisci di leggere!» al che Catreus, arrossendo,
riprese in mano il papiro e lesse:
«Abbiamo inoltre deciso che le nozze si
terranno qui al nostro cospetto in questo stesso giorno di gaudio. Si faccia
dunque entrare la principessa reale Erope»
Indis sospirò.
La principessa, elegantissima
nelle sue sete pregiate e nell’acconciatura elaborata dei capelli corvini, fece
il suo ingresso trionfale nella sala del trono accompagnata dalle due sorelle
Afrosina e Climene, e abbagliò tutti per la sua straordinaria bellezza
mediterranea.
Il re Atreo rimase incantato da
tale splendore.
Questa è una dea! Sono un
uomo fortunato
Indis era combattuta tra
l’orgoglio per avere una figlia così bella e la tristezza per il fatto che
andasse in sposa a un barbaro dai capelli gialli come Pasifae.
Il re Catreus sorrideva dal Trono
del Toro e parlottava con Amasis, che stava seduto di fianco allo scranno
eburneo.
Pasifae osservava la scena come da
lontanissime distanze, statuaria più che mai, e pensava.
Erope ha lo stesso carattere emotivo della madre e gli stessi appetiti
sessuali del padre. Povero Atreo! Ora si crede fortunato, ma si accorgerà
presto di che vipera si è messo in seno
«Che la cerimonia nuziale abbia
inizio» disse il re Catreus.
Il Sacerdote allora si affiancò
allo sposo e iniziò a cantare una litania di cui Atreo non capì assolutamente
nulla, anche perché già conosceva poco il cretese parlato.
Questa lingua è
contorta, pensò, ricordando le lezioni che il suo precettore gli aveva
tenuto da ragazzo, per ordine del Grande Re suo padre. Ricordò quando Pelope
gli diceva: “Devi imparare la lingua dell’Impero. Un giorno potrà esserti molto
utile, se vorrai che il tuo regno diventi il nuovo Impero”
«…e invochiamo la tua benevolenza, o sacro sposo di Europa,
Minosse I, Grande Toro dalla cui virilità il grembo della madre fu reso fecondo
e prospero, e la Sacra Dinastia dei Re fu fondata nei primordi…» continuava a
cantilenare il Sommo Sacerdote.
La Sacerdotessa della Dea Madre incominciò
una litania noiosa rivolta alla principessa Erope: «O giovane sposa, che ti
avvicini alle Nozze Sacre rinnovando l’eterno rito della fertilità che è il
dono più grande della nostra Grande Madre Terra: ascolta le mie parole, che
sono le parole della Dea, che pronunciò alla tua progenitrice Europa, prima
regina di Creta, nelle arcaiche Nozze Ancestrali…»
Indis sbuffò.
La regina Europa, si rivolterà nella sua sacra tomba sul monte Ida vedendo come le
Sacre Nozze siano concesse anche ai barbari, e continuò a fissare con astio sia il
marito che sorrideva sempre ad Amasis, sia Pasifae che pareva ogni giorno più
forte.
Atreo non ascoltava né notava
nulla, perso com’era nella contemplazione della bellezza di Erope e nel
desiderio di possederla.
Stanotte, mia
principessa, vedrai che il Leone degli Achei non è certo meno virile del Toro
dei Cretesi!
Quando anche il salmodiare della
Grande Sacerdotessa terminò, i due sposi furono invitati ad avvicinarsi.
Il Sommo Sacerdote disse:
«Ora
prendetevi per mano: con questo laccio io vi lego per sempre e vi ammonisco.
Guai allo sposo distratto o alla sposa adultera! La maledizione della Grande
Madre punirà le loro colpe! E il Dio Toro esigerà un tributo di sangue per
espiare questi peccati!»
Atreo percepì un brivido
ascoltando tale oscura minaccia.
Una maledizione! Questa gente è superstiziosa oltre ogni limite...
Così si concluse il rito e la
musica degli arpisti fu come una liberazione.
I genitori della sposa e gli altri
reali e dignitari si avvicinarono per augurare alla coppia una felice vita
coniugale.
Indis fu la prima: abbracciò la
figlia più volte, con copiose lacrime e le disse:
«Sii felice, bambina mia… più
di me! Molto più di me! E sii sempre una moglie fedele, una madre devota e una
regina degna di rispetto. Rendimi fiera di te!» e la abbracciò ancora
ripetutamente e a lungo.
Poi passò davanti allo sposo
fissandolo con disgusto e disprezzo, senza dire una parola e pensando: Quel
barbaro maledetto! Ci porterà solo guai!
Atreo ricambiò lo sguardo gelido
della suocera.
Poi fu il turno di Pasifae, che
con un vago sorriso e uno sguardo fisso verso un punto indefinito, si fermò
davanti alla sposa e con aria vagamente ironica la minacciò sottovoce:
«Comportati bene! Sappi che se tu ci farai vergognare di te, io mi vendicherò
sui tuoi»
Poi si fece baciare la mano dal re
Atreo, a cui concesse un:
«Auguri maestà: e che queste nozze cementino
l’alleanza tra i nostri popoli!»
Atreo annuì.
Pragmatica e fredda fino all'ultimo. Però è una donna di rara bellezza ed
eleganza. La fama su di lei è ben fondata
Infine passò il re Catreus, che
proncunciò distrattamente per emtrambi gli sposi alcune frasi di rito, con una
certa fretta di concludere quella noiosissima cerimonia e tornare dal suo amato
Amasis.
Atreo, quando lo vide avvicinarsi
al giovane favorito, scosse il capo.
E questo
rammollito di nome Catreus sarebbe il quindicesimo Minosse? Se così è, sarà
anche l’ultimo! Io oggi ho posto la mia base di diritto su tutta la sua
eredità!