Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 25 febbraio 2015
martedì 24 febbraio 2015
Estgot. Capitolo 33. Catabasi
C'era un terzo libro, che sporgeva leggermente meno degli altri, e non aveva alcun titolo, se non le iniziali della sua proprietaria MBR (Margaret Burke Roche).
Waldemar provò ad estrarlo, ma incontrò una certa resistenza, finché non sentì scattare una molla ed azionarsi un meccanismo.
Vide che quel ramo della libreria incominciava a ruotare in senso orario.
Sorpreso, indietreggiò di alcuni passi.
La libreria continuò a ruotare fino a quando non ebbe percorso un angolo di 90 gradi, disponendosi perpendicolarmente al resto del muro.
Dietro vi era un corridoio malmesso, freddo, ma fiocamente illuminato.
I muri erano ricoperti di carta da parati stracciata e i pavimenti erano polverosi.
Il corridoio continuava fino alla parete, dove uno specchio rifletteva la luce proveniente dalla finestra della stanza di dietro.
Era una luce blu, come quella della notte fredda e nevosa che aveva avvolto il tetro maniero di Sleepy Provicende.
Si avvicinò in direzione dello specchio, che creava l'illusione del proseguimento di quell'angusto corridoio.
Chiaramente doveva esserci un altro passaggio segreto dietro a quello specchio.
Guardò ai lati dello specchio alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto azionare un meccanismo di apertura.
Trovò quasi subito quello che cercava: tra le tante decorazioni della carta da parati c'era quella che lui stava cercando: un arazzo che rappresentava il simbolo del Drago Rosso con la Fiamma.
Le sue mani sfiorarono con delicatezza il punto in cui la fiamma fuoriusciva dalla bocca del drago.
Si accorse che proprio in quel punto c'era un pulsante.
Decise che valeva la pena rischiare e lo premette senza esitazione.
Lo specchio allora si sollevò e finalmente Waldemar poté vedere quello che c'era dietro: una scala molto ripida, che scendeva in profondità, lungo uno stretto cunicolo arcuato.
Aveva con sé una torcia elettrica carica e quando illuminò il fondo di quella galleria, vide che c'erano altre scale.
Pareva che la discesa, la catabasi, dovesse durare all'infinito.
Incominciò a scendere, incurante del freddo e della claustrofobia.
Dopo un periodo di tempo imprecisato giunse finalmente alla fine delle scale.
Da lì una specie di catacomba si dipartiva orizzontalmente.
Bisognava stare molto attenti a non perdersi, ma per fortuna le diramazioni dal corridoio principale erano molto più strette e quindi facilmente riconoscibili e memorizzabili.
Andò avanti per un bel po', finché non gli parve di scorgere un'ombra in lontananza.
Era una figura femminile vestita di bianco, con lunghi capelli sciolti, chiarissimi, e per un istante Waldemar ebbe l'impressione che si trattasse di un fantasma, o peggio ancora di una banshee pronta a terrorizzarlo col suo urlo diabolico.
In quel momento, forse più che in ogni altra occasione nella sua vita, Roman Waldemar ebbe paura e temette di essere destinato a soccombere.
Parodie fantasy
Sadomaso
Altre 50 sfumature
Cattivi maestri
Wedding planner
Trova l'intruso
Conversazioni tra pensionati: Gandalf si sfoga con l'amico Theoden per essere stato scambiato con Silente da una donna di facili costumi.
L'intuizione di Brontolo
Gara di Friendzone
Il più odiato?
Mr Baggins, l'unico vagamente "normale"
Obiezione accolta, Bilbo
Finale alternativo
lunedì 23 febbraio 2015
Estgot. Capitolo 32. Se il grano non muore
Mentre si poneva questi dubbi, esaminando con attenzione la biblioteca, scorse un volume più nuovo rispetto agli altri, collocato in un settore diverso da quello a cui sarebbe dovuto appartenere in base all'argomento.
"Se il grano non muore", romanzo autobiografico di André Gide.
C'era il solito segnalibro, scritto con la solita calligrafia di lady Margaret Burke-Roche:
"Se il seme di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo se stesso e non dà frutto, poiché la nuova pianta non può nascere. Ma se, sotto terra, esso muore, allora da lui germoglia nuova vita. Questo è il circolo dell'eternità e per questo ogni Iniziazione è insieme Morte e Rinascita. Una persona ne entra e un'altra ne esce".
Dunque i Suggeritori sapevano.
Mi stanno già fornendo istruzioni e informazioni. E' un invito ad andare "sotto terra" per una trasformazione in cui ciò che io sono stato dovrà evolversi, svilupparsi e crescere.
Subito di fianco vi era un altro volume
"Poesie scelte di Cesare Pavese". Questo libro è destinato a me, poiché solo io, qui dentro, conosco la lingua italiana e sono italiano per discendenza matrilineare.
Ancora una volta un segnalibro, ancora la stessa calligrafia.
"Questi versi parlano di morte, ma anche di speranza. Soffermati su quest'ultima"
Ancora una volta vi era una frase sottolineata, che nascondeva un messaggio diverso da quello letterale.
E' un suggerimento su come sopravvivere all'Iniziazione.
La poesia a cui faceva riferimento era molto nota nella letteratura italiana, ma conteneva alcune correzioni e modifiche che dovevano facilitarne l'interpretazione in codice.
Verrà la Morte e avrà i tuoi occhi,
questa morte che ci accompagna
da mattina a sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
davanti allo specchio e gli sorridi.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso,
e rifiorire. O cara Speranza,
quel giorno tu ed io sapremo
che sei la Vita e sei il Nulla
questa morte che ci accompagna
da mattina a sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
davanti allo specchio e gli sorridi.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso,
e rifiorire. O cara Speranza,
quel giorno tu ed io sapremo
che sei la Vita e sei il Nulla
La lettura di quei versi gli provocò come una specie di visione: il fantasma di Virginia Dracu, rosso come il sangue, che aleggiava davanti al maniero di Sleepy Providence.
Ho sempre pensato che nel momento della mia morte avrei rivisto gli occhi di Virginia, com'erano nel momento in cui la conobbi e in quello in cui le dissi addio.Trovava appropriata la scelta di quella poesia come messaggio in codice.
Cesare Pavese, che si era ucciso per un amore non corrisposto, sapeva bene che la sua morte avrebbe avuto gli occhi della donna che lo aveva sedotto e abbandonato, l'attrice e ballerina americana Constance Dowling.
"Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Non fate troppi pettegolezzi".
Quelle erano state le ultime, estreme parole del grande scrittore, affidate ad un biglietto, prima di ingerire una dose mortale di sonniferi e addormentarsi per sempre.
Ma la poesia era stata corretta e modificata dai Suggeritori in modo da fornire un nuovo messaggio.
Erano state introdotte nuove parole, altre erano state tolte, altre scritte con l'iniziale maiuscola e altre ancora erano strate sottolineate.
La Morte è scritta con la maiuscola, così come la Speranza, la Vita e il Nulla.
Due parole chiave positive e due negative: la Morte e il Nulla da una parte, la Speranza e la Vita dall'altra.
Era come se stessero fotografando ciò che provava nell'anima.
La mia esistenza oscilla tra vita e morte, tra la speranza e il nulla. In questa oscillazione, il motore che tiene in piedi la vita è la speranza. Senza speranza si muore. La disperazione uccide.
Si fermò a ragionare.
Il verso "Verrà la Morte e avrà i tuoi occhi" è ripetuto due volte. Chi ha scelto questa poesia per me sapeva che avrei pensato agli occhi di Virginia, che erano poi anche gli occhi di Jessica, essendo loro due cloni della stessa persona. Due cloni e due frasi ripetute. Vogliono che io sappia che nel momento dell'Iniziazione, in cui si rinnoverà il ciclo di Morte e Resurrezione, io rivedrò quel volto. Mi stanno preparando a questo.
Ma Virginia era morta, senza ombra di dubbio, e il suo corpo era stato cremato, per cui lei non sarebbe tornata più. Jessica era già presente, non c'era bisogno di preparare la sua comparsa.
Ce n'è un'altra... quanti sono i cloni di Jessica Burke-Roche? L'originale era stata considerata come J-1. Virginia era stata la J-2. Jessica Baumann era la J-3. Dunque nel sottosuolo potrebbe nascondersi il terzo clone, la J-4.
E' forse lei la mia Suggeritrice?
domenica 22 febbraio 2015
Estgot. Capitolo 31. Il Drago e la Fiamma
Le parole di Jessica riguardo alla prova di Iniziazione avevano suscitato in Waldemar un certo allarme.
Se gli Iniziati avevano intenzione di utilizzare delle sostanze psicoattive nella prova di Iniziazione, allora avrebbero potuto sfruttare quel suo momento di alterazione della coscienza per condizionarlo e vincolarlo alla loro obbedienza.
Potrebbero innestare delle capsule a rilascio prolungato, per creare dipendenza. Le nanotecnologie hanno fatto enormi progressi in questa direzione. Il progetto Google X, per esempio, sta sviluppando nanoparticelle magnetiche in grado di rilevare ogni tipo di malattia.
Gli venne in mente anche il film Transcendence, dove le nanoparticelle erano in grado addirittura di rigenerare i tessuti.
Una singola capsula potrebbe contenere milioni di nanoparticelle capaci di penetrare nelle cellule e modificare il DNA. In fin dei conti, potrei essere soltanto la loro ennesima cavia umana. Potrebbero indurre una mutazione genetica. Creare un Mutante, così come hanno creato i cloni.
La prospettiva di diventare un mostro telecomandato, come la creatura di Frankenstein, lo atterriva.
Forse i misteriosi suggeritori del sottosuolo gli avrebbero potuto dare istruzioni utili per evitare di cadere in qualche trappola.
C'era poco tempo, visto che l'Iniziazione si sarebbe dovuta compiere entro una settimana, almeno secondo le prime indicazioni di Ivan Kaspar, il quale non si aspettava una adesione così rapida da parte del governatore di Estgot.
Quella sera Waldemar tornò alla ricerca di nuovi indizi che lo conducessero alla porta per i sotterranei.
Ricapitolò le tracce di cui era in possesso e le deduzioni che ne aveva tratto e giunse ad una conclusione drastica.
Devo trovare lo stemma con il Drago che emette una Fiamma. E lo devo fare stanotte!
Poteva sembrare un compito facile, dal momento che spesso si associa al drago la capacità di emettere il fuoco, ma Waldemar, che era esperto in araldica, sapeva che, tra i simboli del drago presenti nelle bandiere o negli stemmi scolpiti sulle porte dei palazzi o delle cripte delle famiglie aristocratiche, pochissimi mostravano una fiamma: quasi tutti mettevano in bocca al drago una lunga lingua di serpente, come nel caso del Pendragon del Galles.
Alcuni draghi di forma serpentina erano del tutto sprovvisti sia di fiamma che di lingua.
Waldemar sapeva anche che il drago che maggiormente aveva rappresentato la Dinastia del Serpente Rosso era quello che compariva nello stemma dell'Ordine del Dragone, fondato dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo, re di Boemia e d'Ungheria, nel Quattrocento.
Decise di consultare l'enciclopedia araldica della biblioteca di lady Margaret, come punto di partenza, e trovò subito la voce che gli interessava.
L'Ordine del Drago (o del Dragone) (lat: Societas Draconistrarum, ted: Drachenorden, hun: Sárkány Lovagrend, rom: Ordinul Dragonului) fu un ordine militare del Sacro Romano Impero Germanico, istituito dall'imperatore Sigismondo per distruggere l'eresia hussita e contenere il potere dell'Impero Ottomano.
Il simbolo che contraddistinse la fraternitas draconis fu:
« Il segno o effigie del drago curvato fino a formare un cerchio, la coda avvolta intorno al collo, diviso nel mezzo della schiena per tutta la sua lunghezza, dalla testa alla punta della coda, da sangue [che traccia] una croce rossa e scorre nella fenditura lasciando una linea bianca intermedia » |
(D'Arcy, Boulton (2000), The knights of the crow, Woodbridge, p. 350) |
Il testo poi menzionava che tra i membri dell'Ordine il più illustre era stato il principe voivoda Vlad di Valacchia e Transilvania, a cui era stato attribuito il cognome onorifico di Dracula, proprio in riferimento al dragone.
Un'altra notazione interessante era il fatto che, in una prima versione, quella del 1408. il drago teneva la testa rivolta a destra.
Nella seconda versione, però, dopo il 1437, la testa del drago era rivolta a sinistra e ciò aveva fatto pensare che l'Ordo Draconis avesse segretamente aderito alle dottrine segrete esoteriche della Via della Mano Sinistra, cosa che trovava conferma nel potere assunto dalla famiglia Dracula all'interno dell'Ordine stesso.
Era stata la stessa Virginia Dracu a raccontarglielo.
Virginia, chi avrebbe mai pensato che le tue parole mi sarebbero tornate utili in questo luogo remoto? Forse tu lo sapevi? Intuivi che mi avrebbero dato la caccia fino ai confini del mondo?
L'ipotesi era possibile.
Virginia era in realtà J-2, la seconda Jessica Burke-Roche, e quindi il primo clone realizzato in concomitanza con l'originale ereditiera della Dinastia del Serpente Rosso.
Ripensare a lei in questi termini gli era penoso.
Lei ha preferito subire la punizione mortale degli Iniziati, piuttosto che tradire la mia fiducia.
Era stato in seguito alla morte di Virginia che Waldemar aveva conosciuto il Professor Gallo, studioso di Storia delle Religioni e membro di rango segreto della Fiamma di Atar.
Gallo mi disse che coloro che avevano ucciso Virginia ne avrebbero prima o poi pagato il prezzo. Forse già sapeva che un giorno io sarei stato il braccio secolare della loro giustizia?
Iscriviti a:
Post (Atom)