lunedì 30 giugno 2014

La reggia di Fontainebleau







Il castello di Fontainebleau è un castello rinascimentale situato a Fontainebleau. Dimora dei sovrani di Francia da Francesco I a Napoleone III, la struttura riflette nella sua complessità le varie epoche in cui è stato abitato.


Dal 1981 il castello ed il suo enorme parco sono iscritti alla lista del Patrimonio dell'umanità UNESCO.
L'edificio è contornato da una serie di giardini. La città di Fontainebleau è cresciuta attorno alle rovine della foresta di Fontainebleau, ex parco reale dedicato alla caccia.

Parte sinistra della Corte d'Onore
Questo castello introdusse in Francia il manierismo italiano applicato alle decorazioni interne, ed alla storia del giardinaggio. Il manierismo francese degli interni del XVI secolo è noto con il termine di "stile Fontainebleau": combina scultura, lavori in ferro battuto, pittura, stucco ed intarsi, mentre per gli esterni introdusse i giardini parterre. Lo stile Fontainebleau unì pitture allegoriche e forme plastiche, oltre ad arabeschi e grottesche. Gli ideali di bellezza femminile privilegiano piccole teste sopra lunghi colli, torsi esageratamente lunghi, seni piccoli ed un ritorno alla bellezza del tardo gotico. Le nuove opere di Fontainebleau sono famose per mostrare incisioni raffinate e dettagliate, ricercate tra amanti ed artisti. Grazie alle incisioni della "Scuola di Fontainebleau" questo nuovo stile venne esportato negli stati dell'Europa centro-settentrionale, soprattutto ad Anversa ed in Germania, per poi raggiungere anche Londra.

Il vecchio castello presente su questo sito era già usato alla fine del XII secolo da re Luigi VII, per conto del quale san Tommaso Becket consacrò la cappella. Fontainebleau era una residenze preferite da Filippo Augusto e da Luigi IX. Il creatore dell'attuale costruzione fu Francesco I, che fece erigere a Gilles le Breton la maggior parte degli edifici dellaCour Ovale, tra cui la Porte Dorée, entrata meridionale. Il re invitò in Francia anche l'architetto Sebastiano Serlio e Leonardo da Vinci. La galleria di Francesco I, con i suoi affreschiincorniciati in stucco da Rosso Fiorentino, venne creata tra il 1532 ed il 1539, e rappresentavano la prima grande galleria decorata della Francia. Il Rinascimento arrivò in Francia passando per Fontainebleau. La Salle des Fêtes, durante il regno di Enrico II, venne decorata da pittori manieristi italiani, Francesco Primaticcio e Nicolò dell'Abate. La Ninfa di Fontainbleau di Benvenuto Cellini, commissionata per il castello, si trova oggi presso il museo del Louvre.
Un'altra importante fase edilizia venne svolta da Enrico II di Francia e da Caterina de' Medici, che incaricarono gli architetti Philibert de l'Orme e Jean Bullant. Alla versione di Francesco I ed Enrico II, Enrico IV aggiunse la corte che porta il suo nome, Cour des Princes, inserendo la Galerie de Diane de Poitiers e la Galerie des Cerfs, utilizzata come biblioteca. Decoratori della "seconda scuola di Fontainebleau", meno ambiziosi dei predecessori, si svilupparono partendo da questi progetti. Enrico IV fece passare in mezzo al parco un canale da 1200 metri (tuttora pescoso) ed ordinò di piantare pini, olmi e piante da frutto. Il parco copre 80 ettari, è cintato da mura e costellato da sentieri rettilinei. Il giardiniere di Enrico IV, Claude Mollet, che aveva fatto esperienza presso il castello di Anet, creò degli ottimi parterre. Tre secoli dopo il castello cadde in disuso; durante la rivoluzione francese molti arredi originali vennero venduti, così come i contenuti di molti altri castelli reali, nel tentativo di recuperare soldi per lo Stato, e di evitare il futuro ritorno dei Borbone. Nonostante questo l'imperatore Napoleone Bonaparte iniziò a trasformare il castello di Fontainebleau nel simbolo della sua grandezza, quale alternativa a quello vuoto di Versailles. A Fontainebleau Napoleone congedò la Vecchia Guardia andando in esilio nel 1814. Attraverso le modifiche alla sua struttura, tra cui l'entrata in ciottolato, grazie a Napoleone il castello è oggi visitabile. Fontainebleau fu la corte del secondo Impero francese, retto dal nipote Napoleone III.



Filippo il BelloEnrico III e Luigi XIII nacquero tutti all'interno del palazzo, ed il primo vi morì anche. Cristina di Svezia visse qui per anni dopo la sua abdicazione del 1654. Nel 1685 Fontainebleau ospitò la firma dell'Editto di Fontainebleau, che revocò quello di Nantes (1598). Gli ospiti reali dei re Borboni venivano ospitati a Fontainebleau: Pietro il Grande di Russia, Cristiano VII di Danimarca e, durante il regno di Napoleone, anche papa Pio VII. Nel 1804 il papa venne qui per consacrare l'imperatore Napoleone, e vi tornò nel 1812–1814, quando fu prigioniero di Napoleone.
Oggi una parte del castello ospita le Scuole di Fontainebleau: arte, architettura e musica per studenti statunitensi. Al piano terra è ben conservato il campo di Pallacorda (antenato del tennis) di Enrico IV. È il più grande campo al mondo di pallacorda, ed anche uno dei pochi di proprietà pubblica.
Il pianista e compositore Jazz Tadd Dameron scrisse la composizione "Fontainebleau" dopo una sua visita a palazzo.


Garden
















Giardini preraffaelliti 2



Flora e lo Zefiro, John William Watherouse, 1898, olio su tela, 114,2 x 73,6 cm, collezione privata.


Waterhouse prende spunto per il soggetto dai “Fasti” di Ovidio, che indaga la mitologia e rivisita le leggende storiche di Roma, associate a specifici periodi dell’anno. Nei versi 195-375 del capitolo V, è Flora stessa a parlare, raccontando del suo rapimento e del matrimonio con Zefiro , dio del vento. La dea romana delle piante e dei fiori (poi identificata con la “primavera”) è in origine una ninfa chiamata Clori, e quando Zefiro, fratello di Borea la vede, se ne innamora e decide di rapirla per farla diventare sua moglie, e come dimostrazione d’amore le concede di regnare sui fiori dei giardini e dei campi. Waterhouse rappresenta il momento in cui il dio vede per la prima volta la ninfa e se ne innamora perdutamente; la giovane sta raccogliendo fiori di campo con le sue ancelle e i bambini. Zefiro, seguito dai compagni alati, vola verso la ninfa e la circonda con una ghirlanda di fiori bianchi. Il dipinto viene esposto alla Royal Accademy e ottiene un grande successo. In particolare colpisce la luminosità eccezionale e lo splendore delle figure sognanti, prima fra tutti la ninfa; come per la figura di Hylas, dipinta l’anno precedente, Flora affronta il suo destino incerto con un misto di allarme ed eccitazione, in una forte tensione psicologica ed esaltazione frenetica che raramente riuscirà ancora a raggiungere.

 Il risveglio di Adone, John William Waterhouse, 1900ca, olio su tela, 95,9 x 188 cm, Londra, collezione privata The Maas Gallery.



Nella mitologia greca, Adone è un giovane di straordinaria bellezza, il favorito della dea Afrodite. Essa, affascinata da lui, mette Adone neonato in una cassa e lo consegna alle cure di Persefone, la regina degli inferi, che in seguito si rifiuterà di rinunciare a lui. Afrodite allora lancia un appello a Zeus, re degli dei, che decide che Adone dovrà trascorrere un terzo dell'anno con Persefone, un terzo con Afrodite e il terzo a sua scelta. Adone diventa un appassionato cacciatore, e viene ucciso da un cinghiale inviato da Apollo, amante geloso, durante la caccia. Dal sangue del giovane morente crescono gli anemoni e da quello della dea, ferita tra i rovi mentre era corsa a soccorrerlo, le rose rosse. Zeus commosso per il dolore di Afrodite concesse ad Adone di rivivere ed ella lo risveglia con un bacio.


 Mia dolce rosa, John William Waterhouse, 1908, olio su tela, 91,4 x 61 cm, collezione privata.


A differenza della maggior parte delle opere di Waterhouse, “Mia dolce rosa” non è tratto da un racconto mitologico o medievale ma ispirato ad una poesia di Tennyson, intitolata “Vieni in giardino, Maud”.
Il tema è però uno dei suoi preferiti, ossia l’amore perduto o non corrisposto. Waterhouse è interessato alla donna della società vittoriana, che per la prima volta riesce ad essere attiva e ad acquistare diritti politici; nonostante le sue donne siano sempre imprigionate o intrappolate, appaiono sempre potenti e risolute. “Mia dolce rosa” non fa eccezione: sotto l’aspetto delicato della donna si cela la sensualità e il desiderio, suggerito dalla posizione languida contro il muro e dalla mano che lo sfiora.
 
Cogliete le rose finché potete, John William Waterhouse, 1908, olio su tela, 61,6 x 45,7 cm, collezione privata.


Il dipinto, che dimostra ancora una volta quanto Waterhouse ami i fiori, si ispira ad una famosa poesia di Robert Herrick, “Alle vergini, perché facciano buon uso del loro tempo” che ricorda alle giovani quanto sia effimera la loro bellezza:

“Cogliete le rose finché potete,
Il Vecchio Tempo ancora vola,
E lo stesso fiore che oggi sorride,
Domani sarà morto

La gloriosa lampada del cielo, il Sole,
Diviene sempre più alta,
Presto la sua corsa sarà compiuta,
Ed è prossimo a tramontare.

Quell'età che è la prima è la migliore,
Quando la giovinezza e il sangue sono più caldi;
Ma essendo trascorsa, il peggio, il peggior
Tempo già subentra al precedente.

Quindi non siate riluttanti, ma usate il vostro tempo
E finché potete, sposatevi;
Perché, avendo perduto una volta il primo,
Potreste attardarvi per sempre.”
 






domenica 29 giugno 2014

Giardini preraffaelliti



Santa Cecilia, John William Waterhouse, 1895, olio su tela, 123,2 x 200,7 cm, Montreal (Canada), The Montreal Museum of Fine Arts .

Il dipinto si ispira alla poesia di Tennyson “Il palazzo dell’arte” ed è uno dei quadri più famosi di Waterhouse, accolto alla Royal Accademy con enorme successo. Alcuni versi di Tennyson accompagnano il dipinto: “In una chiara città fortificata sul mare, vicino a canne d’organo dorate, dormiva Santa Cecilia.” Cecilia, il cui onomastico ricorre il 22 novembre, è una ragazza cristiana che vive a Roma nel 2 °/3 ° secolo d.C. e che fa voto di castità nonostante sia costretta a sposare un nobile romano di nome Valerio di Trastevere; egli accetta la condizione di astinenza sessuale a patto che gli sia concesso di vedere il suo angelo custode, che prontamente scende dal cielo e mette sul suo capo ghirlande di rose e gigli facendolo convertire. Valerio e il fratello Tiburzio decidono di farsi battezzare ma verranno così processati insieme a Cecilia per la loro fede. La santa è anche patrona della musica poiché entrando per la prima volta nella casa del fidanzato rifiutò il suono di strumenti musicali per poter sentire “la musica celestiale”, e durante il matrimonio "mentre si udì la musica profana, Cecilia cantava nel suo cuore un inno di amore per Gesù, il suo vero sposo. " Waterhouse raffigura Cecilia in un momento di riposo nel giardino con vista sul mare, seduta su una poltrona di marmo, mentre ascolta due angeli suonare una musica celestiale. Il sole sta affondando oltre l’orizzonte montuoso gettando flebili riflessi sui cipressi; gli unici rumori naturali sono lo scorrere dell’acqua nella fontana e lo sciabordio delle onde provocato dai triremi, ma note sublimi si dipanano dai violini degli angeli accanto all’organo, che donano dolcezza ai sogni di Cecilia. Nel giardino crescono rose che si riferiscono alla ghirlanda dell’angelo custode, ma Waterhouse aggiunge anche papaveri, emblemi di sonno e di morte, a ricordare che Cecilia è una martire. Le sue reliquie sono conservate ancora oggi nella basilica paleocristiana di S. Cecilia in Trastevere.

 Il santuario, John William Waterhouse, 1895, olio su tela, 88 x 42 cm, collezione privata.






Una ragazza attraversa un cortile dove è posto un santuario domestico, e non resistendo alla tentazione affonda il naso tra i petali delle rose per sentirne il profumo. Questi fiori sono spesso presenti nei quadri di Waterhouse, e sono simbolo di fascino sensuale. A differenza de “L’anima della rosa” dove la donna che le sta voracemente annusando, suggerisce forti passioni, qui la ragazza vestita di bianco con il suo soccombere improvviso al piacere allude alla giovanile curiosità sessuale e alla perdita dell'innocenza. Il quadro ha suscitato delle critiche all’interno dell’Ateneo che sottolineava l’inadeguato comportamento femminile e che la giovane appare seducente e non così pura come dovrebbe essere. Poiché la scena è intima e privata, e lo spettatore assume il ruolo di “guardone”, la ragazza dovrebbe esserne disturbata ma appare invece disponibile per essere colta in flagrante. Anche il punto di vista dell’angolo in basso pare suggerirlo: infatti se l’avessimo dall’alto in basso da sopra la scalinata avremmo percepito una superiorità morale. I critici inoltre trovavano inconciliabile violare un santuario con la volgare e primordiale attrazione per un odore.

Primavera (La raccoglitrice di fiori), John William Waterhouse, 1900, acquerello su carta, 46,2 x 29,2 cm, collezione privata .


Fa parte di una serie di dipinti che rappresentano ragazze che raccolgono fiori in paesaggi all’aperto, tipici di questo periodo. Esistono due versioni ad acquerello sullo stesso soggetto leggermente modificato, e numerosi studi preparatori. 

Waterhouse: Giardino, Rosamund, Miranda



 Il giardino incantato, John William Waterhouse, 1916, olio su tela, 112 x 1 61 cm, Liverpool, Lady Lever Art Gallery .
Con quest'opera Waterhouse illustra una delle ultime storie del Decameron, quella di Dianora.

Sotto, The fair Rosamund, John William Waterhouse, 1917, olio su tela, 96,6 x 72 Cm, collezione privata.



Rosamund Clifford detta anche Fair Rosamund ossia bella, aggraziata, ha 16 anni quando il re d’Inghilterra Enrico II se ne innamora. Egli pur essendo già sposato con Eleonora d'Aquitania, intraprende con lei una lunga e tragica relazione, culminata 10 anni dopo con la sua morte, forse avvenuta per omicidio da parte della regina. (Numerose leggende trattano la scena dell’assassinio all’interno di un labirinto, ma non ci sono conferme storiche o prove ufficiali). Rosamund, che amava le rose, viene seppellita dall’addolorato amante in un convento pieno di rose, dove verrà seppellito anche il suo corpo, in modo che le preghiere delle suore ricongiungano gli amati. Tuttavia due anni dopo la sua morte, un vescovo (S. Ugo) che passa di lì da voce al suo orrore nel vedere fedeli che venerano la tomba della peccatrice, e fa quindi spostare il corpo di Rosamund in un cimitero fuorimano del convento. Molte ballate riportano le iscrizioni giocando con l’assonanza tra Rosamund e Rosa mundi (ovvero rosa del mondo), versi di cui tutta la confraternita ha subito un grande fascino, compreso Waterhouse. 

La sua versione è sicuramente influenzata da “Mariana” di Millais.



In entrambe le opere tratte da poesie di Tennyson, le eroine protagoniste attendono in solitudine l’arrivo dell’amato, davanti ad una finestra. Entrambe in abiti medievali, hanno i volti sereni e i corpi rilassati, e i colori sono vivaci.

Eppure Mariana, che si stiracchia voluttuosamente verso le vetrate, non ha niente della dolce Rosamund che sta speranzosamente affacciata alla finestra vicino ad un ricamo di cavalieri in un castello, le due donne sono fondalmentamente diverse, Rosamund conserva la freschezza e la speranza, Mariana, stanca e voluttuosa, ha perso l'amore. Una cameriera sul fondo sbircia dalle tende con disapprovazione e sorpresa.

Sotto Miranda – La tempesta, John William Waterhouse, 1916, olio su tela, 98 x 136 cm, collezione privata
.

Waterhouse riflette sulla vita e la vecchiaia attraverso il personaggio di Miranda, protagonista de “La tempesta” di Sheakespeare. 35 anni dopo la prima versione l’artista rifinisce la prima composizione con i benefici dell’esperienza e dell’abilità che ha accumulato. La fanciulla si erge ondeggiando nel vento della tempesta, mentre le onde si infrangono sulla riva e le scogliere incombono su di lei. In lontananza in un tumulto di ferri infranti la nave condannata da Prospero sta lentamente affondando. Il dipinto di rocce, vento selvaggio e con la ragazza solitaria è molto diverso dalla visione di dolce perfezione che l’artista aveva nella prima versione, che vediamo qui sotto:
 Miranda, John William Waterhouse, 1875, olio su tela, 76,2 x 101,5 cm, collezione privata.



“Miranda” è un soggetto molto sentito da Waterhouse, tanto da dipingerla in due versioni, una all’inizio della sua carriera, l’altra alla fine.

Miranda, personaggio de "La tempesta" di Shakespeare, naufragata insieme a suo padre all’età di 3 anni e vive un’esistenza estremamente protetta; anche se ha ricevuto una ricca istruzione è disperatamente priva di esperienza del mondo reale. All’età di 15 anni è il padre a scegliere che sposerà Ferdinando, e lo manda a rapire da Ariel, una sorta di spiritello suo servo, mentre la figlia dorme ignara di tutto. La sua scarsa conoscenza del mondo le fa credere che tutti siano buoni , affrontando la vita con ingenuità e riservatezza. L’artista la dipinge mentre osserva l’orizzonte, il costume e la modella sono gli stessi di “Ondina”, facilmente riconoscibili poiché Waterhouse non sintetizza mai i tratti delle sue modelle, come fa ad esempio Burne-Jones.




Storia del giardinaggio 6: il Giardino alla Francese.


Lo chateau di Vaux-le-Vicomte.


Il giardino alla francese si definisce come diretto discendente del giardino all’italiana per lo schema geometrico e ben definito che segue. 
La differenza con quello italiano si nota per le elaborazioni geometriche delle forme che in quello alla francese assumono un carattere meno schematico, pur rimanendo in perfetta armonia con lo stile delle demarcazioni e delle linee regolari e precise. Il giardino alla francese si caratterizza per la maestosità con la quale si presenta.

Soprattutto i colori rendono i giardini alla francese particolari e unici nel loro essere. I fiori a tal motivo rappresentano un elemento fondamentale, sulla loro scelta e preferenza si crea l’andamento armonioso e proporzionato del giardino. Un ruolo importante è dato anche dai giochi melodiosi dell’acqua, le fontane si trovano in risalto, queste donano insieme alle cornici geometriche delle siepi e dei vari spazi verdi una sensazione di eccesso e di ampliamento dello stesso giardino.
Il giardino alla francese si evidenzia per la sua spettacolarità scenografica con la quale si presenta: viali, ampi spazi verdi delimitati da siepi precise e curate con meticolosità, alberi e arbusti la cui esposizione è stata studiata con assoluta precisione. Inoltre un’altra differenziazione del giardino alla francese con quello all’italiana, è data nel primo dall’assenza dei terrazzamenti, i quali invece sono spesso presenti in quello all’italiana. I terrazzamenti sono assenti come caratteristica dei suddetti giardini anche a causa delle condizioni geografiche e morfologiche del terreno stesso. La regione francese di fatti presenta un andamento del terreno prevalentemente pianeggiante rispetto all’Italia, che al contrario per sua natura è ricca di alture e colline.
Lo splendore dei giardini alla francese deve il suo periodo di nascita e di maggior risalto al 1700; quando i reali di Francia chiesero ai loro architetti di riprodurre nei loro giardini lo stesso stile usato per i giardini d’Italia. Andrè Le Notre, un noto architetto francese di quel periodo, riprese la tendenza dei giardini italiani apportando delle preziose e personali modifiche, quelle sopra elencate oltre ad arricchire le strutture architettoniche con illustri disegni ricamati e decorativi; particolarità che hanno contribuito alla costituzione degli splendidi giardini alla francese che conosciamo.

Gothian (seconda edizione) Capitolo 23. Bial Kyoto ed Ellis Eclionner.




Il potente Ministro dei Servizi Segreti, Bial l'Eunuco, entrò nell'ufficio privato dell'Imperatrice Reggente con aria cupa e vagamente minacciosaGli occhi erano cerchiati di bistro e truccati ancor più pesantemente del solito. Il volto era pallido.
«Vedo che hai la faccia delle grandi occasioni, Bial» ironizzò Ellis Eclionner, come per dire "Spero proprio che tu abbia valide ragioni per avermi disturbato".
«Purtroppo Maestà, ci sono molte cose che non stanno andando nella giusta direzione. Non so da dove cominciare»
L'Imperatrice Madre sospirò:
 «Incomincia dalle notizie peggiori»
L’eunuco annuì:
 «Abbiamo perso le tracce dell'Eremita»
Ellis batté un pugno sul tavolo: 
«Ma com’è possibile?»
Bial si guardò le unghie laccate di nero:
«I miei uomini lo stavano seguendo nei boschi a nord dell'Amnis...  e all'improvviso è sparito, probabilmente in qualche grotta che comunica con dei passaggi segreti. E' probabile che abbia trovato rifugio nel covo della Piovra, a Terramara, che però non sappiamo dove si trovi...»

Gli occhi color indaco di Ellis divennero completamente viola per la rabbia



«Sei un idiota! I tuoi uomini si sono fatti ridicolizzare di nuovo dallo Sciancato!»
Bial era abituato a questi insulti, ma riteneva ingiusto essere accusato di qualcosa che era principalmente colpa di Ellis.
«Maestà, avremmo dovuto arrestare l'Eremita prima che entrasse nel bosco, ma voi....» 
Ellis scattò in piedi:
«Io cosa? Eravamo d'accordo che bisognava pedinarlo in modo da scoprire il rifugio dello Sciancato!»
Bial chinò il capo:
«Io non ero d'accordo. In tanti anni non siamo mai riusciti a trovare il covo della Piovra, e il rischio che vostro fratello raggiungesse vostro padre era...»
Uno sguardo viola imbestialito della Reggente gli bastò per non aggiungere altro.
«Come puoi credere che quei due pezzenti siano mio padre e mio fratello?»
L'eunuco era abituato alle sfuriate della sovrana, specie su quell'argomento:
«Non è che io lo creda: NE SONO CERTO! Le loro rivendicazioni sono più che credibili, Maestà, e non è un caso il fatto che si siano messi in moto proprio ora che il Millennio sta scadendo. Chi crede nell'Antico Patto, potrebbe usare l'Eremita contro di voi. Anche di questo vi avevo messo in guardia»
L'Imperatrice non sopportava i rimproveri dell'Eunuco, specie quando lui aveva ragione.
Era stata lei a impedire in tutti i modi quelle indagini. Aveva preferito mettere la testa sotto la sabbia, come se questo potesse rendere minore il pericolo.
«E allora, visto che credi di sapere tutto, dimmi Bial, chi devo temere di più? Il mio presunto padre, o il mio presunto fratello?»
L'Eunuco si attorciglio una ciocca di capelli tra le dita, e si preparò a rivelare la seconda notizia scomoda della giornata:
«Maestà,  alcuni miei informatori hanno raccolto la notizia che lo Sciancato è in contatto con alcuni elementi del Clero. Secondo queste voci, tre sacerdoti della Grande Canonica stanno ordendo un complotto contro di voi e vostro figlio, per portare il presunto Masrek sul trono»
Ellis inarcò le sopracciglia.
«Fuori i nomi dei congiurati!».
Bial sospirò: «Mollander, Ulùme e Sulmen»

Il nome del Priore Izùmir Mollander fu quello che sconvolse di più l'imperatrice.




«No, non ci credo! Mollander è stato come un padre per me. Ulume mi deve un’infinità di favori e Sulmen è da vent’anni il mio fedelissimo ad Amnisia. Mi hanno sostenuto nell' ascesa al trono, hanno eliminato tutte le opposizioni al mio regime…»
«Forse lo hanno fatto in attesa di questo momento, Maestà. Padre Mollander è un mistico, e vi ha predetto il futuro e... non era una previsione, come dire... fausta...» 
Ellis odiava anche solo il ricordo di quella profezia, ma capiva che sarebbe stato sciocco continuare ad ignorarla:
«"Sovrana tu sarai per molti anni, fino a che la Fanciulla delle Nevi e il Figlio dei Cento Re non ti toglieranno tutto ciò che avrai di più caro". Gli chiesi di spiegarsi meglio, e lui mi rispose che ogni premonizione si esprime per enigmi»
Bial appariva poco convinto:
«NoMollander teme la reincarnazione di Arexatan nel corpo di vostro figlio, e vi ha detto solo quello che gli faceva comodo per impedire il matrimonio di Elner con una principessa Alfar, che avrebbe potuto rafforzare la sua posizione dinastica. Ma il Figlio dei Cento Re non può essere Elner: le generazioni Eclionner sono state cinquanta, non cento!»
L'imperatrice scosse il capo:
«Ma quella è una formula rituale! E' ovvio che si riferisce ad Elner. E' il Predestinato, colui che dovrò portare l'equilibrio tra le forze della Luce e dell'Oscurità, e quando scadrà il Millennio, e lo spirito di Arexatan tornerà in lui e allora potrebbe diventare pericoloso per noi. Questo è il senso della profezia: chi altri potrebbe essere il Figlio dei Cento Re?»
Bial si fece ancora più serio:
«Credo che tutto ciò sia legato alla fuga dell'Eremita»
Ellis si accigliò.
«Mio fratello, come me, appartiene alla quarantanovesima generazione. C'è qualcosa che non torna nei tuoi sospetti. Forse uno dei canonici mi ha mentito. In ogni caso, fa sorvegliare meglio Mollander, Ulume e Sulmen. Se sono colpevoli come dici tu, prima o poi si tradiranno» emise un profondo sospiro e poi disse: «Sentiamo il resto…»
«Re Kerelik sembra stia facendo sul serio nell’accerchiare il territorio montuoso dei Denti del Drago, e per ora i Keltar del Nord sembrano appoggiarlo nella ricerca di sua figlia»


«Kerelik non troverà mai il nascondiglio dei pirati! Non ci sei riuscito nemmeno tu! Ma dimmi almeno una buona notizia...»
«La regina Alyx di Alfarian ha intenzione di spodestare il marito e chiede il vostro consenso e il vostro consiglio. Inoltre apprezza la vostra decisione di accettare la sua principale confidente, la contessa Marigold di Gothian, come vostra dama di compagnia»
«Marigold è inaffidabile, e va tenuta sotto controllo, ma può tornarmi utile contro i nemici di Elner»
Bial annuì:
«Inoltre un’alleanza tra voi e Alyx potrebbe portare alla spartizione del continente tra due donne regnanti. Non è sempre quello che avete sognato?»
Gli occhi di Ellis ridivennero improvvisamente viola.
«Ho sognato soltanto una donna regnante, e cioè me stessa. Ciò non toglie che per il momento un’alleanza tattica con Alyx potrebbe essermi d’aiuto»
Bial rimase muto in attesa.
«Beh, e allora? Non stare lì impalato con quella faccia da cadavere! Dimmi il resto che c’è da sapere!»
«La "Missione Alienor" organizzata dal Duca Gallrian partirà domani. Ovviamente non hanno speranze. L'unica cosa da segnalare è che con loro c’è il nipote di Lady Ariellin Vorkidian. Ormai il Millennio sta scadendo e quindi è tempo di eliminare l'ultimo discendente di Vorkidex prima che il suo antenato si risvegli in lui. Dovremo ucciderlo al più presto...»
La Reggente corrugò le sottili sopracciglia nerazzure:
 «No, il Patto non ce lo consente! I Vorkidian sono protetti dal Giuramento di Kevin e dal loro dio Belenos. E poi io ho già sparso troppo sangue. Non voglio averne altro sulla coscienza, tanto meno se discende da una stirpe reale. Limitati a catturarlo e a portarlo al mio cospetto!»
Bial si inchinò e lasciò l'imperatrice in una condizione di inquietudine mista a incertezza.
Ellis non riusciva a togliersi di testa quello che Padre Mollander le aveva profetizzato vent’anni prima.



All’inizio tutto era stato come un gioco. “Dicono che sei un veggente” aveva iniziato lei, e il prete non si era fatto sfuggire l’occasione. Doveva averci pensato da tempo, perché disse subito:”Posso leggerti il futuro se lo vuoi. Nelle mani, nelle carte, nel fuoco, ma anche leggendo dentro ai tuoi occhi” “E allora fa' quello che devi fare!” aveva ribattuto la giovane Ellis.
Lui, con molta delicatezza, aveva preso la sua mano destra e l’aveva studiata a lungo, e aveva fatto lo stesso con la sinistra. Aveva sospirato  scosso il capo. “Cos’hai letto?” aveva domandato la principessa ridendo. “Le linee principali sono tutte frastagliate nella parte finale. La tua vita diventerà complicata nella sua seconda parte, ma per maggior chiarezza ho bisogno di chiedere consiglio ai Tarocchi” e lo aveva fatto. Aveva dato a lei il mazzo per mescolarle e poi le aveva detto di sceglierne tre. La prima che uscì era “Il Figlio dei Cento Re”.


 Il prete si rabbuiò. Poi estrasse “La Regina delle Nevi”.



 La terza carta era “La torre crollata”.
Padre Mollander aveva detto: "Quei due personaggi ti provocheranno gravi danni. Ma ora guardami negli occhi, fissamente”, ed egli a sua volta la fissò, con i suoi occhi neri come pece.
Che cosa hai visto nel mio futuro?” gli aveva chiesto Ellis, e lui le aveva espresso la profezia.
Era tutto chiaro tranne la formula "Figlio dei Cento Re".
In mille anni di regno, la dinastia Eclionner aveva avuto cinquanta generazioni e altrettanti imperatori. Sedici di nome Wechtigar, undici di nome Elner, quattordici di nome Sephir… e poi…
La memoria le mancava.
Ce ne sono altri, ma non arrivano a cento… almeno credo… maledizione, Masrek l’avrebbe saputo! 



Il ricordo del fratello la turbava più del solito.
E' ancora vivo. E' lui. Avrei dovuto farlo uccidere, o quantomeno arrestarlo... ma la verità è che lo amo troppo. 
«Portatemi del vino! » urlò alle damigelle che sostavano fuori dall’uscio.
Un misto di ansia e di paura le faceva contrarre i muscoli cervicali, provocandole un senso di oppressione.
La situazione mi sta sfuggendo di mano.
A volte le veniva in mente il pensiero di ritirarsi, mandare tutto al diavolo e fuggire in qualche nascondiglio segreto. Ma non era da lei arrendersi senza aver combattuto, e tanto meno fuggire dal campo di battaglia. 
Sorseggiò il vino rosso e dolce delle vigne del sud.
Lasciò che facesse effetto.
Non ti permetterò di distruggere la mia vita un'altra volta, Masrek. Costi quel che costi, non te lo permetterò.









N.d.A.

Bial l'Eunuco è Bill Kaulitz.
Ellis Eclionner è rappresentata come Nihal ne "Le Cronache del mondo emerso" di Licia Troisi.
Il priore Mollander è Cristopher Lee nei panni del Conte Douku (Darth Tyranus) in Guerre Stellari.
Kerelic di Alfarian è Finarfin, re degli elfi Noldor in Valinor ne "Il Silmarillion" di Tolkien.
La regina delle nevi è Tilda Swinton ne "Le Cronache di Narnia" di C.S. Lewis.

Altri spunti sono derivati da "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" di G.R.R. Martin e da "Le Cronache di Drangonlance" di Margaret Weis e Tracy Hickman.