mercoledì 15 gennaio 2014

Acqua minerale: alcune cose che (forse) non sappiamo

Acqua minerale: 20 cose che (forse) non sappiamo


È meglio quella del rubinetto o in bottiglia? E la frizzante fa male? Qual è la durezza giusta da bere?  Un pool di esperti ci chiarisce ogni dubbio.

Ritirate le bottiglie di spumante e di alcolici dopo i postumi delle feste e con i propositi salutisti di inizio anno, ora è il periodo in cui a tavola ricompaiono piatti dietetici e alimenti salutari, a cominciare dalla bevanda preferita dagli Italiani: l’acqua minerale. Sarà per il basso costo (mediamente venti centesimi a bottiglia) o per la grande disponibilità, gli oltre centoquaranta stabilimenti siti sul nostro territorio ne producono più di un miliardo di litri al mese (l’equivalente di quattrocento piscine olimpioniche) per un giro d’affari annuale che si aggira intorno ai due miliardi e mezzo di euro, fatto sta che siamo i maggiori consumatori di acqua minerale nel mondo: centonovanta litri a testa l’anno, circa il doppio rispetto un trentennio fa, seguiti a ruota solo dai Tedeschi (dati: Bevitalia).
Eppure, secondo recenti sondaggi, della bevanda più diffusa sulle tavole nostrane, il consumatore medio sa poco. O crede di saperne fin troppo, quando in realtà confida spesso in informazioni errate, instillate da martellanti spot pubblicitari, dal retaggio di false credenze popolari e delle tante bufale che girano in rete. Abbiamo chiesto a un gruppo di esperti di fare chiarezza, scoprendo che i dubbi sono davvero tanti, anche su banalità che normalmente diamo per scontate proprio perché semplici come un bicchiere d’acqua. Ecco gli esperti che ne parlano:
Alessandro Zanasi, docente presso la scuola di specializzazione in malattie dell’apparato respiratorio della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna e membro dell’osservatorio Sanpellegrino
Umberto Solimene, Presidente del Centro di Ricerche di Bioclimatologia medica, Medicina termale e Scienze del benessere dell’Università di Milano ed esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino
Marcello Giovannini, professore emerito di pediatria all’Università degli Studi di Milano
Ester Giaquinto, medico specialista in scienza dell’alimentazione.
Irene Cetin, professore di ostetricia e ginecologia all’Università degli Studi di Milano e Direttore U.O. Complessa di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Luigi Sacco e membro del Comitato Scientifico Acqua Panna
Innanzitutto, l’etichetta, questa sconosciuta, anche se apposta su ogni bottiglia: a cosa dobbiamo stare attenti nel leggerla?
“Verificare che ci sia l’indicazione “acqua minerale naturale”, perché le bottiglie che riportano “acqua di sorgente” o “acqua da bere” non contengono acqua minerale e quindi non possono vantare le peculiarità e proprietà salutistiche riconosciute dal Ministero della Salute” spiega il dottor Alessandro Zanasi. “Inoltre deve essere presente il nome della sorgente, la composizione analitica, la data e il laboratorio presso cui sono state effettuate le analisi, il contenuto nominale, il titolare del provvedimento di autorizzazione all’utilizzazione dell’acqua minerale e il numero di identificazione del lotto”.
A proposito di composizione analitica: ci può spiegare la specificità degli ioni e degli elementi chimici indicati nell’etichetta?
“I sali minerali, comunemente detti ioni, non vengono prodotti dal corpo, ma devono essere assunti attraverso l’alimentazione. Sono nutrienti inorganici con funzioni regolatrici e plastiche. Ad esempio le acque ricche di calcio favoriscono il rafforzamento delle ossa e l’attività muscolare, quelle con magnesio aiutano a regolare l’intestino e le funzioni enzimatiche; il potassio regola la conduzione di impulsi nervosi e muscolari, lo zolfo il benessere di unghie e capelli, mentre il ferro è indispensabile durante la gravidanza e l’allattamento. Manganese, selenio e zinco hanno effetti antiossidanti, cioè combattono i radicali liberi” continua Zanasi.
E il sodio? Negli anni campagne pubblicitarie e dibattiti ci hanno convinto che l’acqua minerale alza la pressione, è vero?
“Il corpo umano ne contiene circa 100 grammi e il fabbisogno giornaliero è inferiore a 3,5 grammi. In alcune condizioni patologiche (ipertensione arteriosa, malattie cardiache e renali) è necessario limitare il suo apporto al minimo. Però la quantità di sodio assunta attraverso l’acqua minerale è ininfluente rispetto a quanto introdotto con l’alimentazione” rassicura Zanasi “che può arrivare a 15 grammi. Studi recenti hanno invece evidenziato che l’eccesso di sodio durante l’infanzia è legato ad un maggior rischio di ipertensione nell’adulto. Secondo il Ministero della Salute, l’acqua idonea per i bambini deve contenerne meno di 20 mg/l.”
Sempre spulciando nelle etichette, si trova il “Residuo Fisso”. Perché è importante questo numero?
“È la quantità di sali minerali depositati da un litro di acqua minerale fatto evaporare a 180°C, chiarisce il professor Umberto Solimene. “Permette di classificare le acque quindi in base ai minerali contenuti, trasportati durante il lungo cammino sotterraneo prima di sgorgare in superficie; se la quantità di sali minerali è inferiore a 50 milligrammi per litro sono Minimamente mineralizzate: leggere, favoriscono la diuresi e facilitano l’espulsione di piccoli calcoli renali. Le Oligominerali (fino a 500 mg/l) sono ottime acque da tavola, adatte ad essere bevute quotidianamente; svolgono un’azione diuretica e contengono poco sodio. Se il residuo fisso è compreso tra 500 e 1000 si tratta invece di Minerali: contengono una percentuale consistente di sali e pertanto non devono essere bevute in quantità eccessive (massimo un litro al giorno), alternandole con acqua oligominerale. Oltre 1500 si parla di acque Ricche di sali minerali: si usano specificamente a scopo curativo su consiglio medico e si acquistano prevalentemente in farmacia.”
 E la conducibilità elettrica invece?
"È una controprova del Residuo Fisso poiché più minerali sono presenti, più è facilitato il passaggio di corrente elettrica e quindi è un parametro utile per ottenere una misura del contenuto dei sali disciolti in un’acqua".
Cos’è la “durezza” e qual è quella giusta?
“La durezza è determinata dal contenuto di calcio e magnesio. Si esprime in gradi francesi (°F): più il valore è alto, più l’acqua è calcarea. Si distinguono acque dolci (durezza inferiore a 15°F), mediamente dure (tra 15 e 30°F) e dure. Una durezza media o elevata può variare il gusto dell’acqua, ma senza problemi per la salute. L'attuale normativa (DL31/2001) raccomanda valori tra 15-50 °F equivalenti a 60-200 milligrammi di Calcio per litro” precisa Solimene. Il magnesio protegge inoltre il cuore, aiutando le cellule muscolari cardiache a rilassarsi. La sua carenza è correlata all’insorgere di aritmie, mentre bere “acqua dura”, ricca cioè di calcio, riduce i rischi cardiocircolatori: per ogni unità di durezza in più, la probabilità d’infarto diminuisce dell’uno per cento.
Tutte queste informazioni le troviamo appunto nell’etichetta. Ma ogni quanto sono eseguiti i controlli nei laboratori universitari?
Le analisi per il rinnovo delle etichette vengono effettuate ogni cinque anni. Tuttavia c’è da stare tranquilli: controlli chimici e microbiologici sono eseguiti dalle autorità sanitarie (Asl, Arpa) in tutte le fasi della catena produttiva. Almeno una volta l’anno alla captazione e almeno una volta al mese sul prodotto finito prelevato alla linea di imbottigliamento e ai depositi di distribuzione, così come nei punti vendita. Le aziende produttrici, inoltre, hanno un sistema di autocontrollo che prevede oltre quattrocento controlli chimico-microbiologici giornalieri.
Differenze tra l'acqua minerale e l’acqua microfiltrata?  
“L’acqua minerale per legge deve essere imbottigliata direttamente alla fonte dove sgorga incontaminata con peculiari proprietà utili al benessere dell’organismo ed è inoltre sottoposta a numerosi e ripetuti controlli per verificare e certificare che la purezza originaria e le qualità organolettiche rimangano costanti. L'acqua microfiltrata è privata di caratteristiche organolettiche naturali e la sua potabilità dipende dalla qualità e manutenzione dei filtri, che spesso invece non vengono né controllati né cambiati. Inoltre non ha alcuna azione biologica. Usata costantemente, può favorire la perdita dei sali minerali. Ha comunque caratteristiche igieniche sicure per essere utilizzata per cucinare, preferibilmente bollita, ma non è consigliata per un continuo uso alimentare” ammonisce Solimene.
Passiamo invece alla salute.  Diabete: nella dieta per prevenirlo (e anche in quella per curarlo) si deve aumentare la quantità d’acqua?
“Il bisogno idrico di un paziente diabetico è equiparato a qualsiasi altra persona in buono stato di salute” assicura la dottoressa Ester Giaquinto. “ Il consiglio è di bere 8 bicchieri, ma l’assunzione giornaliera di acqua varia notevolmente per i singoli e tra gruppi. Ad esempio, per un individuo sedentario va da circa 1,2 litri fino a 2,5 litri, un valore che aumenta a 3,2 litri se svolge un’attività fisica moderata.”
Qual è il limite giornaliero di acqua da non superare, cosa succede se si beve troppo: non è che paradossalmente ci si disidrata perché si diluiscono le sostanze nel nostro corpo espulse poi con la diuresi?
“Un’eccessiva idratazione, tale da non essere smaltita dal nostro organismo, può portare alla riduzione nella concentrazione degli ioni disciolti nel corpo, portando ad uno scompenso dell’omeostasi del nostro fisico. Ma questo avviene in soggetti già predisposti” specifica la dottoressa Giaquinto “e con problemi patologici. L’organismo infatti, si difende dall’eccesso di idratazione mediante profusa sudorazione e poliuria. I sintomi da iper-idratazione comprendono convulsioni, vomito, disturbi del ritmo cardiaco e fanno affrontati prontamente con un supporto medico. Aggiunge Zanasi che “è meglio invece tenere sempre a mente i campanelli d’allarme della disidratazione: se le urine sono di color giallo acceso vuol dire che non si è idratati a sufficienza”.
Acqua e farmaci: bere oltre due litri al giorno può ridurre l’effetto di farmaci (tipo quelli a lento rilascio) perché ne diluisce il livello nel sangue? Sia per quelli da prendere al bisogno sia per quelli da prendere quotidianamente?
“Ovviamente”, prosegue Giaquinto “l’acqua è un diluente delle sostanze ingerite oralmente, inclusi i medicinali, ma generalmente non riduce l’effetto dei farmaci, a meno di qualche raro caso di iper-idratazione”
Digestione: quali le acque migliori, in base al tipo di sale contenuto?
Per chi ha difficoltà a digerire, consiglia Giaquinto, è utile un’acqua minerale di tipo bicarbonato-solfato. Questi minerali, infatti, influenzano lo svuotamento della colecisti, aumentando la velocità di transito stomaco/intestino e stimolando le secrezioni biliari, pancreatiche e gastriche: in altre parole, aiutano la digestione. Il bicarbonato e solfato inoltre stimolano l'azione degli enzimi digestivi, abbassando l'acidità dello stomaco e dell'intestino. 
E per le donne in gravidanza?
La professoressa Irene Cetin ci spiega che “spesso, in questa fase, la donna ha più sete rispetto al normale. E’ consigliato bere due litri d'acqua ripartiti nell'arco della giornata, per evitare di portare il fisico al limite della sensazione di sete. Nel terzo trimestre di gravidanza, soprattutto se questo avviene d'estate, bisogna aumentare fino a 2,5 litri di acqua. Si consiglia l'assunzione di acque amedia mineralizzazione, da alternare con acque oligominerali a basso contenuto di sodio per combattere i problemi legati alla ritenzione idrica o ai gonfiori. è importante favorire un sufficiente apporto di calcio ai due organismi, e per questo può essere utile scegliere un'acqua bicarbonato-calcica.”
E infine veniamo ai falsi miti sull’acqua minerale, cominciando dal più gettonato: bere un bicchiere di minerale a digiuno appena alzati al mattino fa bene?
“Non si tratta di un falso mito, anzi. Favorisce l’eliminazione delle tossine attraverso la diuresi, garantendo un beneficio a tutto l’organismo” conferma il professor Solimene.
È vero che l’acqua non si può conservare a lungo in frigorifero?
In genere l'acqua minerale imbottigliata non ha bisogno di essere conservata in frigorifero, in caso la si voglia però mantenere fresca è possibile farlo senza limite temporale.
L’acqua frizzante fa male, soprattutto ai bambini.
Anche se gli Italiani prediligono le acque naturali (sono il 65% del venduto) non significa che quelle gassate facciano male. Precisa Marcello Giovannini, che “tutte le acque minerali naturali quando sgorgano hanno una certa percentuale di anidride carbonica libera e nella maggior parte dei casi è talmente esigua da non essere percepita dal palato. Le bollicine sono quasi sempre aggiunte artificialmente. Le “acque effervescenti naturali” sono frizzanti alla sorgente perché l’anidride carbonica è presente in quantità superiore a 250 mg/l. L’acqua frizzante non è consigliabile per i bambini piccoli a cui è preferibile un’acqua oligominerale a bassa mineralizzazione. Nel bambino più grande non c’è una vera controindicazione. L'acqua gassata può causare una dilatazione temporanea dello stomaco perché l'anidride carbonica a volte aumenta le secrezioni gastriche: sicuramente non sono indicate per bambini con problematiche a livello gastro-esofageo. E’ importante precisare che non vi sono studi scientifici che abbiano mai provato gli effetti negativi sulla salute umana dell’acqua addizionata con anidride carbonica.
È vero che quelle con alto contenuto di fluoro possono prevenire la carie?
“Sì, perché incrementa i valori medi del PH salivare, il che garantisce una maggiore protezione alla nostra dentatura” conferma Giovannini.
L’acqua minerale è un toccasana per i capelli.
“Pochi lo sanno ma una corretta idratazione fa bene anche ai capelli, aiutando a prevenire pruriti e irritazioni al cuoio capelluto ed è coadiuvante nel trattamento di bruciori ed arrossamenti, contribuendo a ripristinare il benessere dello scalpo e la bellezza dei capelli” spiega il dottor Zanasi. “In aggiunta, lavarsi la testa o almeno fare l’ultimo risciacquo con l’acqua minerale è un metodo semplice ma efficace per avere capelli più morbidi e lucenti. Questo perché l'acqua del rubinetto è spesso troppo ricca di calcare e di cloro, sostanze che influiscono negativamente sulla salute dei capelli rendendoli opachi e più rigidi. Per l’ultimo risciacquo l’ideale sono le acque minerali gassate, perché hanno un maggiore potere sgrassante e puliscono meglio i residui di saponi e shampoo”

Il lato oscuro dei gatti


Cosa fa un gatto quando sparisce dalla nostra vista? Dove si rifugia quando si assenta per giorni e giorni? Queste sono solo alcune delle domande che ci ruotano in testa quando il nostro gatto non si vede in giro.
Considerando però che si tratta di una creatura che ha dominato l’uomo e la forza di gravità, le risposte potrebbero anche toccare confini ai limiti del reale. Tenendo presente anche che i gatti erano considerati sacri nell’antico Egitto (non era possibile maltrattarli o esportali, a rischio della vita) è inevitabile che a tutt'oggi un alone di mistero e magia li circondi. Moltissime sono le superstizioni e le false credenze popolari che vedono i gatti, soprattutto quelli neri, come portatori di malasorte o compagni fidati di streghe e stregoni.
Bisogna inoltre sfatare un altro mito, quello dell'aggressività verso i padroni.

 Quando il tuo animale ti aggredisce, in questo caso un grosso gatto tigrato, gli interrogativi si fanno fitti. E’ difficile entrare dentro la psiche degli animali, e di sicuro questi interrogativi se li sarà posti anche Helena Silver, 48 anni, originaria di Southampton, in Inghilterra, la quale ha raccontato il suo orrore, quando è saltato verso di lei e gli ha affondato i denti nel braccio destro, mordendola per ben undici volte. “Era così incredibile, ero terrorizzata e ho urlato. C’era sangue dappertutto sulla moquette e sulle tende e io tutta dolorante“. Lei è riuscita ad afferrarlo per la collottola e a buttarlo fuori, ma la sua mano si è gonfiata due volte la dimensione normale a causa dei morsi

I medici l’hanno avvertita che poteva contrarre un avvelenamento del sangue, perdere l’arto – o addirittura morire. Il suo braccio è stato ingessato e le è stata messa una flebo per combattere i batteri. Helena, di Southampton, Hants, ha dichiarato: “E’ così stupido che le ferite causate da un gatto ti possano far stare in ospedale per così tanto tempo, ma mi ha morso molto profondamente. Io non so chi possiede il gatto tigrato, ma aveva attaccato anche il gatto del mio vicino di casa ed è pericoloso“. Una storia di amicizia trasformatasi improvvisamente in orrore.




Il sonno e le sue caratteristiche


Il sonno è definito come uno stato di riposo contrapposto alla veglia. In realtà questa definizione, come altre definizioni che si possono trovare su vari dizionari (periodica sospensione dello stato di coscienza durante la quale l'organismo recupera energia; stato di riposo fisico e psichico, caratterizzato dalla sospensione, completa o parziale, della coscienza e della volontà, dal rallentamento delle funzioni neurovegetative e dall'interruzione parziale dei rapporti sensomotori del soggetto con l'ambiente, indispensabile per il ristoro dell'organismo) non è completamente vera. Come la veglia, infatti, il sonno è un processo fisiologico attivo che coinvolge l'interazione di componenti multiple del sistema nervoso centrale ed autonomo.
Infatti, benché il sonno sia rappresentato da un apparente stato di quiete, durante questo stato avvengono complessi cambiamenti a livello cerebrale che non possono essere spiegati solo come un semplice stato di riposo fisico e psichico. Ad esempio, ci sono alcune cellule cerebrali che in alcune fasi del sonno hanno una attività 5-10 volte maggiore rispetto a quella che hanno in veglia. Due caratteristiche fondamentali distinguono il sonno dallo stato di veglia: la prima è che nel sonno si erige una barriera percettiva fra mondo cosciente e mondo esterno, la seconda è che uno stimolo sensoriale di un certo livello (ad esempio un rumore forte) può superare questa barriera e far svegliare chi dorme. Un adeguato sonno è biologicamente imperativo ed appare necessario per sostenere la vita.

Le fasi del sonno

Il sonno presenta un'alternanza regolare di fasi non-REM (Rapid Eyes Movements) e REM costituita da cicli di durata simile tra loro. In questa fase si sogna. 

Dopo l'addormentamento il soggetto passa progressivamente dallo stadio 1 del sonno non-REM allo stadio 4, dopodiché ritorna fino allo stadio 3 o allo stadio 2 e quindi, tra i 70 e i 90 minuti dopo l'addormentamento, si verifica la prima fase di sonno REM che dura circa 15 minuti. Alla fine della prima fase di sonno REM si conclude il primo ciclo che dura all'incirca dagli 80 ai 100 minuti. Dopo il primo ciclo se ne susseguono altri di durata piuttosto costante ma dove il sonno REM tende ad aumentare in durata a scapito del sonno non-REM, in particolare degli stadi 3 e 4 (sonno profondo) che si fanno più brevi. Durante la notte, alla fine, il sonno REM costituisce circa il 25% della durata totale del sonno. È possibile che tra i vari cicli vi siano momenti di veglia. Il periodo di sonno viene rappresentato graficamente mediante gli ipnogrammi che illustrano il succedersi delle fasi di veglia e sonno in rapporto al tempo. Una più recente classificazione degli stadi del sonno ha abolito la distinzione tra stadio 3 e 4, accorpandoli in un unico stadio di sonno profondo, denominato N3.

Veglia

Durante la veglia l'EEG (elettroencefalogramma) alterna fondamentalmente tra due pattern, due linee di percorso. Un pattern chiamato di "attivazione" (o pattern desincronizzato) caratterizzato da onde di basso voltaggio (10-30 microvolt) ed alta frequenza (16-25 Hz) ed un secondo chiamato "attività alfa" caratterizzato da onde sinusoidali di 8-12 Hz. L'attività alfa è tipicamente presente ed abbondante quando il soggetto è rilassato ad occhi chiusi. Il pattern di attivazione è presente quando il paziente è in stato di attenzione ad occhi aperti. I movimenti oculari sono sia rapidi che lenti e il tono muscolare è medio-alto.

Stadio 1

Durante lo stadio 1 l'attività alfa diminuisce, il pattern di attivazione scarso, L'EEG è costituito principalmente da onde di basso voltaggio di frequenza mista tra i 3-7 Hz. I movimenti degli occhi sono ancora presenti ma lenti, rotanti e oscillatori (non in opposizione di fase come nella fase REM). L'elettromiogramma mostra una attività tonica persistente benché di intensità inferiore rispetto alla veglia.

Stadio 2

Nello stadio 2 è presente una attività di fondo di voltaggio relativamente basso, con frequenza variabile ma vicina alle onde theta (3-7 Hz). Lo stadio 2 è caratterizzato dalla presenza di due componenti, i cosiddetti complessi K e i fusi del sonno (o spindles). Questi ultimi di provenienza talamica, mancano nell'insonnia familiare letale, malattia mortale per la privazione del sonno. I movimenti degli occhi sono lenti, mentre l'EMG si riduce ulteriormente.

Stadio 3

Nello stadio 3 il 20% - 50% di ogni epoca (convenzionalmente un periodo di registrazione EEG di 30 sec.) deve contenere attività Delta ovvero onde EEG di grande ampiezza (>75 microvolt) e bassa frequenza (circa 0,5 - 4 Hz). Il tono muscolare in questo stadio è lievemente ridotto ed i movimenti degli occhi praticamente assenti. I fusi del sonno possono presentarsi oppure no, mentre sono presenti i complessi K, sebbene spesso siano difficilmente distinguibili dalle onde delta.

Stadio 4

Lo stadio 4 è caratterizzato dalla presenza di onde delta, che qui raggiungono la massima ampiezza e la minima frequenza, per più del 50% di ogni epoca. Come per lo stadio 3, i fusi possono essere assenti o presenti mentre i complessi K sono presenti, ma pressoché irriconoscibili dal ritmo delta di fondo. I movimenti degli occhi non sono presenti mentre persiste uno stato di attivazione muscolare tonica molto basso. In questa fase l'attività metabolica del cervello è ridotta (minor consumo di ossigeno e glucosio). Se il soggetto si sveglia in questa fase può rimanereconfuso per qualche minuto.

Stadio Rem

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Rapid eye movement.
Lo stadio REM è caratterizzato da un EEG a basso voltaggio con frequenze miste. L'EEG del sonno REM ricorda molto quello dello stadio 1 se non per le caratteristiche scariche di onde con la caratteristica morfologia a 'dente di sega'. Compaiono le onde PGO (ponto-genicolo-occipitali), l'attività dell'ippocampo si fa sincronizzata con la comparsa di onde theta. Lo stadio prende il nome dai i movimenti oculari rapidi e per il basso tono dei muscoli mentonieri. Inoltre questa fase è caratteristica per la paralisi dei muscoli (per evitare di mimare i sogni) e perché è quella in cui si verificano prevalentemente i sogni. Il cervello consuma ossigeno e glucosio come se il soggetto fosse sveglio e stesse svolgendo un'attività intellettuale. Se ci si sveglia in questa fase si è perfettamente orientati. Questo stadio è caratterizzato anche da un controllo più impreciso delle funzioni vegetative dell'organismo, infatti la pressione arteriosa aumenta e subisce sbalzi, la frequenza cardiaca aumenta e possono comparire extrasistoli, aumenta la frequenza respiratoria che si fa più irregolare inoltre è in parte compromessa la termoregolazione. Si possono verificare erezione del pene nell'uomo e modificazioni genitali nella donna. Il sonno REM tende a ridursi con l'avanzare dell'età e raggiunge un picco all'età di 1 anno per poi diminuire in favore del sonno non-REM.


Stato di attivazione di aree cerebrali durante il sonno

Durante il sonno sono attivi il tegmento pontino, la circonvoluzione paraippocampale, l'amigdala, l'ippocampo, la corteccia del cingolo anteriore, aree corticali temporo-occipitali, aree limbiche, alcuni nuclei del talamo e parte del prosecefalo basale. Sono invece deattivati la corteccia prefrontale dorsolaterale, la corteccia del cingolo posteriore e la corteccia parietale. Gli aspetti emozionali dei sogni sembrano avere origine nelle aree limbiche e paralimbiche, nell'amigdala e nella corteccia anteriore del cingolo mentre la deattivazione della corteccia prefrontale renderebbe conto della difficoltà nel ricordare i sogni nello stato di veglia.

Controllo della veglia e del sonno

Il ciclico alternarsi di veglia e sonno è controllato da sistemi neuronali che si trovano in particolare nel tronco encefalico e nel diencefalo. Alcuni sistemi promuovono e mantengono la veglia mentre altri promuovono e mantengono il sonno.

Sistemi che controllano la veglia[modifica | modifica sorgente]

  • Un primo sistema che controlla e mantiene lo stato di veglia è rappresentato dai nuclei aminergici del tronco encefalico, in particolare dai neuroni noradrenergici del locus coeruleus e dai neuroni serotoninergici dei nuclei del rafe, si presume però che abbiano un ruolo anche i neuroni dopaminergici della sostanza nera. Questi neuroni proiettano diffusamente alla corteccia, altalamo, all'ipotalamo e all'ippocampo. Quando il soggetto è vigile, la frequenza di scarica dei neuroni di questi sistemi è massima, si riduce notevolmente durante il sonno non-REM e quasi del tutto durante il sonno REM, ciò fa pensare che siano sistemi coinvolti nel mantenimento della veglia. Questi neuroni possono anche andare incontro a fenomeni di autoinibizione che favoriscono il sonno. Condizioni che ne stimolano l'attività promuovono la veglia, se invece questi sistemi vengono inibiti viene promosso il sonno. Se però sembra vero che la stimolazione del sistema noradrenergico stimoli e mantenga la veglia, la serotonina, pur stimolando anch'essa la veglia, favorisce, nel tempo, la sintesi il rilascio di sostanze che promuovono il sonno ed inibisce i neuroni colinergici del prosencefalo basale, coinvolti nel mantenimento della veglia, svolgendo quindi un ruolo ambiguo.
  • Un secondo sistema che promuove la veglia è costituito dai neuroni colinergici del prosencefalo basale. Questi neuroni proiettano alla corteccia, attivandola, all'ippocampo e all'amigdala, e, oltre che durante la veglia, sono attivi durante la fase REM, poco attivi in quella non-REM. Sono inibiti da terminazioni serotoninergiche provenienti dai nuclei del rafe.
  • Il nucleo tuberomammillare contiene i neuroni istaminergici ipotalamici che proiettano diffusamente a quasi tutto il sistema nervoso centrale promuovendo il mantenimento della veglia e sono massimamente attivi in questa fase. L'inibizione di questi neuroni con antistaminici induce sonnolenza.
  • L'ipotalamo postero-laterale comprende un piccolo gruppo di neuroni orexinergici che mantengono la veglia e sono coinvolti anche nella regolazione dell'assunzione di cibo. Proiettano diffusamente alle strutture coinvolte nella regolazione del ciclo sonno-veglia nel sistema nervoso centrale.

Sistemi che controllano il sonno

  • Il nucleo preottico ventrolaterale dell'ipotalamo anteriore, altre aree ipotalamiche e del prosencefalo basale contengono neuroni GABAergici e neuroni rilascianti galanina che proiettano alle strutture coinvolte nel mantenimento della veglia e le inibiscono, favorendo il sonno, fase nella quale presentano la massima frequenza di scarica.
  • Il rilascio di adenosina da parte del metabolismo cerebrale si accompagna ai periodi di veglia. Questa sostanza, interagendo con i suoi recettori, inibisce i circuiti che promuovono la veglia ed attiva quelli che promuovono il sonno, principalmente disinibendo i neuroni GABAergici del nucleo preottico ventrolaterale dell'ipotalamo anteriore. La caffeina e stimolanti correlati invece contrastano l'effetto dell'adenosina perché le impediscono il legame ai suoi recettori.
  • Le citochine possono promuovere il sonno in condizioni fisiologiche o patologiche.

Il sonno dall'infanzia all'età adulta e all'anziano[modifica | modifica sorgente]

Nel neonato il sonno ha un ritmo polifasico: ritmico, ritmico ad onde lente, lento, alternante.
Con lo sviluppo il sonno diventa bifasico.
Le tre caratteristiche del sonno del neonato sono:
  • Alternanza: il nucleo sovrachiasmatico regola il sonno e la veglia.
  • Quantità: preminente nella prima fase della vita va man mano a ridursi con lo sviluppo, resta costante durante l'adolescenza per poi diminuire nella vita adulta.
  • Sonno REM: nelle prime due settimane di vita la sua percentuale sulle ore totali di sonno è del 50%, vista la sua importante funzione integrativa della memoria, in seguito si riduce.
I neonati dormono circa 16-18 ore al giorno ed il loro sonno è equamente distribuito nell'arco delle 24 h.
Dal sesto mese di vita il sonno scende intorno alle 14-15 ore al giorno ed inizia ad emergere un pattern diurno. Questa quota giornaliera di sonno rimane praticamente stabile fino all'anno di vita.
Un ulteriore graduale passaggio verso le 10-12 ore avviene tra i tre ed i cinque anni di vita. All'età di 10 anni la quantità di sonno giornaliera si aggira intorno alle 10 ore o meno. La quantità di sonno giornaliera continua a decrescere durante l'adolescenza fino a trovare una stabilità nel pattern adulto. In parallelo tuttavia la diminuzione di ore complessive di sonno nell'adolescenza è accompagnata da un aumento della tendenza ad addormentarsi durante il giorno.
I principali stati comportamentali riscontrati nell'adulto sono: lo stato di veglia, lo stato di rilassamento con un andamento più armonioso e lento, la sonnolenza con andamento basso, il sonno, il sonno profondo e lo stato di coma.
L'anziano dorme circa 6-7 ore per notte, tuttavia la qualità del sonno è assai diversa da quella del giovane. Il sonno è infatti molto più frammentato da momenti di veglia ed è a volte più suscettibile ai possibili disturbi ambientali. Una possibile interpretazione di questi fatti è che il bisogno di sonno si riduce nelle persone anziane.

Patologia del sonno

Numerose sono le patologie del sonno, che possono distinguersi in dissonnie e parasonnie. La Classificazione internazionale dei disturbi del sonno (ICSD 2005) ne raggruppa tantissimi (oltre 90). I principali sono:

Posizioni nel sonno


Secondo questa interpretazione, le persone che hanno un carattere dipendente e bisognoso sarebbero quelle che tendono ad addormentarsi in una modalità protetta: a pancia in giù, eventualmente abbracciati al cuscino. La persona proteggerebbe la pancia, una parte tenera. Psicologi ed esperti di linguaggio del corpo associano le posizioni che si assumono durante il sonno ad inconsce aspirazioni e desideri personali.
Al contrario, un carattere dominante è associabile di frequente ad una persona che dorme in posizione supina.
Le donne preferiscono dormire sdraiate su un fianco, in modo da proteggere il cuore e la pancia. Questa scelta è associata all'idea, tipicamente femminile, di proteggere la procreazione.

Industria italiana: quali settori crescono e quali continuano a crollare

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Siamo ancora in recessione, ma alcuni settori, nonostante tutto, resistono e cercano di resistere e di reagire.

I comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+10,8%), della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+10,5%) e dei mezzi di trasporto (+10,3%).
Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori dell’attività estrattiva (-10,2%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-5,7%) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-4,0%).

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martedì 14 gennaio 2014

Alcune professioni che offrono opportunità (web marketing, e-commerce, retail moda, product manager moda)



Indirizzate il vostro curriculum verso le professioni del mondo digitale, o quei settori del management che si occupano della gestione e dell'armonizzazione delle spese di un'azienda. Orientatevi, poi, verso la finanza, la sanità o il mercato dellusso. Perché sono queste le aree lavorative dove nel prossimo futuro ci sarà maggiore offerta di impiego e dove, se non bastasse, ci sono le maggiori possibilità di crescita professionale. Sono 12 le professioni, in particolar modo, ad offrire le migliori occasioni: le ha individuatiMichael Page, agenzia di recruiting, in un'analisi per Panorama.
Web marketing managerSi tratta del responsabile delle strategie di marketing online. Con 5 anni di esperienza si guadagna dai 40mila ai 70mila euro annui (le cifre vanno sempre intese come lorde, ndr), dal decimo, quando le possibilità di carriera portano fino ai ruoli di vertice, si può arrivare agli 85mila.
E-commerce manager
E' chi ha l'incarico del canale di vendita sul web. I compensi toccano gli 80mila euro nel primo decennio di professione, per posi crescere intorno ai 100mila.
Seo-sem manager
E' il professionista che si occupa del posizionamento dell'azienda sui motori di ricerca. L'inserimento avviene con una remunerazione annua tra i 35mila e i 60mila euro, con margini di creascita entro i 12 anni di professione a 80 mila euro.
Community managerCura il posizionamento del marchio sul web, la sua promozione sui social network e tiene d'occhio la brand reputation (che cosa se ne dice in giro, in altri termini) studiando strategie per migliorare il tutto. La mansione ha un "tetto" retributivo di circa 50mila euro annui.
Food & beverage manager
Il ruolo di chi ottimizza il lavoro di bar, cucine e ristoranti. Cura l'approvvigionamento, razionalizza il servizio al cliente e mantiene il polso dei costi operativi. E' una figura molto richiesta anche all'estero ed è quindi opportuna la padronanza di almeno una lingua straniera oltre l'inglese. Nel giro di tre lustri si può più che raddoppiare il proprio compenso, passando dai 45mila euro iniziali ai 100mila.
Project manager nel settore energeticoSi occupa dei progetti dell'azienda a tutto tondo. Individua gli obiettivi e sviluppa il progetto nelle sue esigenze di risorse e personale, gestendo i rapporti con il cliente. E' richiesta la laurea in ingegneria chimica, la conoscenza delle lingue e una forte esperienza pregressa nello stesso settore. Lo stipendio parte dai 35mila euro annui e ha margini di crescita fino ad 80mila euro.
Product specialist sanitarioE' il responsabile della vendita di prodotti per le strutture sanitarie. E' necessario avere competenze scientifiche che di tipo commerciale e, per la tipologia di suddivisione delle responsabilit per aree regionali, bisogna essere disponibili a trasferte. Il range di compenso nei primi dieci anni di attività va dai 30 mila ai 75mila euro.
Medical advisor
Coordina le diverse funzioni aziendali e gestisce gli studi clinici della sua area, occupandosi dell'area terapeutica, a livello nazionale e internazionale. E' una funzione nella quale sono richiesti i laureati in medicina, ma che abbiano esperienze dirigenziali. L'inserimento parte dai 45mila euro annui, che salgono a 70mila nei primi 5 anni e lievitano fino a 100mila.
Export area managerInternazionalizza il bacino di vendite di un'azienda proponendosi come intenditore di paesi e aree linguistiche. Studia i mercati in ricerca di opportunità di business. Il primo impiego si  colloca tra i 45mila e i 70mila euro e lievita fino a 150mila in quindici anni.
Direttore amministrazione finanza e controllo-Cfo
In estrema sintesi, è quello che mette l'ultima firma sul bilancio di un'azienda. A differenza che in passato, non è solo un esperto di contabilità, ma deve essere un professionista in grado di mettere becco in tutte le iniziative dell'impresa per la quale lavora, così da saperci mettere becco. Il profilo richiesto è molto alto: laurea di tipo economico, master, conoscenza delle lingue e preparazione tecnica e legale, capacità di seguire i diversi aspetti del management. La retribuzione è strettamente legata al fatturato dell'azienda in cui si opera: dopo 20 anni si possono guadagnare fino a 230mila euro.
Retail manager nella moda
Il suo obiettivo è sviluppare la rete commerciale del brand per la quale lavora. Gestisce i punti vendita esistenti e ne cura l'apertura di nuovi nell'ottica della strategia di sviluppo commerciale. Se il marchio è di spessore internazionale (o ambisce a successi esteri), è richiesta la conoscenza delle lingue. La retribuzione annua varia tra i 60mila e gli 80mila euro annui nei primi dieci anni di esperienza, fino a 120mila in seguito
Product manager nella modaE' "l'angelo custode" di un prodotto. Analizza i concorrenti, coopera con l'ufficio stile, definisce taglio e listini del campionario, monitora l'andamento delle sfilate e i risultati in termini di vendite. E' necessaria una precedente esperienza in ambito retail. Si parte da un range di 35-50mila annui di partenza per arrivare a 80mila.

Dieci libri che ti rendono una persona migliore

10 libri che ti rendono una persona migliore

In uno dei miei precedenti post ho parlato della book therapy. Che leggere faccia bene allo spirito è un dato di fatto. Non è un caso, del resto, che in Inghilterra abbiano addirittura pensato di prescrivere libri nella cura dei casi di depressione o ansia o altre patologie dello spirito 

Ma non è necessario avere gravi problemi per godere del giovamento di un buon libro. La lettura aiuta a guardare la realtà con maggiore consapevolezza e diverse prospettive: gli strumenti perfetti permigliorare se stessi.
Il sito Flavorwire ha individuato cinquanta titoli che possono renderci persone migliori. Di quella classifica ne abbiamo scelti otto e aggiunti due di nostro pugno, e ve li proponiamo qui sotto in una lista aperta a suggerimenti, modifiche e “reclami”.
Siddhartha – Hermann Hesse (Adelphi)
Il grande classico di Hesse ricorda l’importanza dell’esperienza come portatrice di consapevolezza di sé.
Infinite Jest – David Foster Wallace (Einaudi)
Wallace ci fa riaprire gli occhi di fronte a un'epoca dominata dalle leggi dell'intrattenimento e della dipendenza.
Il buio oltre la siepe – Harper Lee (Feltrinelli)
La forza morale di un personaggio come Atticus Finch non può non toccare l’anima del lettore.
Qualcuno volò sul nido del cuculo – Ken Kesey (BUR)
Può aiutare riconsiderare talvolta il significato di “malattia mentale”, raggiungendo più alti livelli di compassione ed empatia, guardando meglio se stessi e i propri limiti.
Delitto e castigo – Fedor Dostoevskij (Einaudi)
Pochi autori sanno arrivare agli stessi livelli di profondità di Dostoevskij nel cogliere gli angoli più nascosti dell’uomo e le infinite sfumature della moralità.
L’insostenibile leggerezza dell’essere – Milan Kundera (Adelphi)
Un titolo che non può mancare in questa lista. Il capolavoro di Kundera può illuminare sui rapporti fra le persone e il loro ruoli nell’esistenza.
Lo straniero – Albert Camus (Bompiani)
Il protagonista arriva con una logica esasperata alla consapevolezza di "essere" e di "sentire": sembra banale, ma non è semplice affrontarla una volta raggiunta.
Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta – Robert M. Pirsing (Adelphi)
Un buono spunto per ragionare sulla definizione di "qualità" e applicarla alla vita di tutti i giorni.
È così che la perdi – Junot Diaz (Mondadori)
Un divertente e toccante libro che ricorda una cosa fondamentale: nonostante gli errori, i tradimenti e le cadute, è comunque sempre possibile provarci ancora.
Racconti – Francis Scott Fitzgerald (Feltrinelli)
Da queste malinconiche e fallimentari storie d’amore il messaggio che arriva è che avere comporta la morte dell’essere: ça va sans dire.
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Siddhartha – Hermann Hesse (Adelphi)
Infinite Jest – David Foster Wallace (Einaudi)
Il buio oltre la siepe – Harper Lee (Feltrinelli)
Qualcuno volò sul nido del cuculo – Ken Kesey (BUR)
Delitto e castigo – Fedor Dostoevskij (Einaudi)
L’insostenibile leggerezza dell’essere – Milan Kundera (Adelphi)
Lo straniero – Albert Camus (Bompiani)
Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta – Robert M. Pirsing (Adelphi)
È così che la perdi – Junot Diaz (Mondadori)
Racconti – Francis Scott Fitzgerald (Feltrinelli)