giovedì 28 novembre 2013

Moda uomo: come abbinare la cravatta alla camicia



La combinazione di camicia e cravatta non è solo questione di gusto, deve anche seguire alcune regole di eleganza. Scegliere la cravatta giusta è fondamentale per trasmettere una prima impressione di sé, ed è in grado di proiettare maggiore o minore formalità in relazione con il look con cui è abbinata. E' dunque interessante scoprire come coordinare al meglio il tono della cravatta a quello della camicia, creare contrasto e giocare con i colori, il disegno e le dimensioni.

Innanzitutto alcune regole preliminari:

Non dimenticare mai:evita l'uso di camicie con bottoni sul collo se usi la cravattaassicurati che il tessuto della cravatta sia morbido e non troppo lucidonelle occasioni ufficiali, opta per tinte tenui e fantasie classichese vuoi apparire elegante, scegli il nodo Windsor doppio                                                                                                                                                                                                                            


Ed ora ecco cinque regole da tenere a mente:

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Come Abbinare La Cravatta Alla CamiciaIl primo passo è scegliere la camicia, e da lì selezionare la cravatta appropriata. Per avere nel guardaroba capi facili da abbinare, è fondamentale contare su un set di camicie bianche, celesti e rosa, tinte che permettono un'ampia gamma di possibilità di combinazioni. Le cravatte più facili da abbinare sono quelle di colore nero, azzurro profondo, bordeaux o grigio; approvatissime quelle color argento o dorate.
2Come Abbinare La Cravatta Alla CamiciaAbbinare una camicia fantasia con una cravatta fantasia nel modo corretto farà il tuo stile più ricercato. Sbirciare le vetrine dei negozi ti darà spunti. Nel caso della camicia liscia (cioè monocolore), puoi optare per una cravatta di colore complementare o oppostose a linee sottili, una cravatta liscia o a linee grosseSe il collo della camicia è piccolo, deciditi per una cravatta piccola e viceversa. Ricorda che l'obiettivo è un risultato armonioso e proporzionato.
3Come Abbinare La Cravatta Alla CamiciaCamicia e cravatta devono avere in comune almeno un colore, ma non devi abbinare fantasie dello stesso tipo o della stessa grandezza.  Come una camicia a righe larghe con una cravatta a piccoli pois, o una camicia a righine sottili con una cravatta a righe larghe. 
Puoi invece combinare fantasie grandi con altre più discrete usando una camicia a quadri grandi con una cravatta non eccessivamente colorata.
4Come Abbinare La Cravatta Alla CamiciaSe ricorri a testure o patroni simili, dovranno essere di dimensioni diverse. Combina una camicia a quadretti con una cravatta a quadri più grandi per bilanciare verticalmente il volume. Se mischi due capi a linee, scegline in senso diverso: abbina rombi con linee invece che con quadrati per ottenere un'immagine più armonica. Se indossi una cravatta con stampati o loghi, evita portarla con un capo con lo stesso patrono, o proietterai un'immagine saturata di segni.
5Come Abbinare La Cravatta Alla CamiciaSe mischi linee e quadrati, dovranno essere sottili le linee della camicia in modo da generare un effetto di maggior lunghezza al dorso. I colori non devono rivaleggiare ma complementarsi: considera che una cravatta nera, chic e sobria, si associa perfettamente ad una camicia bianca, la stessa che combina con una cravatta bianca o color crema, da riservare alle grandi occasioni. Se rossa, la cravatta si armonizza con camicie azzurre (un abbinamento molto quotato), nere o bianche; se blu, si sposerà perfettamente con camicie bianche, blu negli stessi toni o più chiare.

Moda uomo. Winter style inspiration: young man look.








Albero genealogico dei Romanov di Russia

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Il fondatore della dinastia, Michele figlio di Fiodor, era nipote della zarina Anastasia, moglie di Ivan IV il Terribile e su quella base reclamò la successione quando la discendenza di Ivan si estinse.
A Michele succedette il figlio Alessio, che guidò con fermezza il paese tra numerose difficoltà.




Alla morte di Alessio ci fu un periodo di lotte dinastiche fra i figli di primo letto (Fëdor IIISofiaIvan V) ed il partito legato alla famiglia della seconda moglie, Natal'ja Kirillovna Naryškina, madre del futuro zar Pietro I, il quale visse più a lungo dei suoi fratellastri, divenendo unico sovrano. Questi riformò radicalmente l'Impero trasformandolo in una potenza europea, associando al titolo di Zar quello di Imperatore di tutte le Russie e spostando la capitale a San Pietroburgo, che sorse sul golfo di Finlandia dopo le sue conquiste.

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Anche alla sua morte però la corte venne divisa da problemi di successione: allo zar succedette la seconda moglie Caterina I ed in seguito l'unico figlio vivente, l'adolescente Pietro II, dell'unico erede di Pietro, lo zarevic Alessio, privato delle proprie prerogative dinastiche dal padre anni prima: con la morte di Pietro II terminò la linea patrilineare dei Romanov.

Pietro III

Elisabetta di Russia
Come suo successore venne scelta l'unica figlia ancora in vita di Ivan V, che divenne l'imperatrice Anna (1693-1740): anch'essa senza figli, adottò come erede un infante figlio della figlia della propria sorella, che divenne zar col nome di Ivan VI per soli pochi mesi, sotto la reggenza della madre. Un colpo di stato da parte della cugina di Anna, l'impetratrice Elisabetta, ultima figlia vivente di Pietro il Grande e della seconda moglie Caterina I, portò quest'ultima sul trono, ed in carcere od in monastero la discendenza di Ivan V. Priva anch'essa di discendenza, adottò come erede il duca Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp, figlio di sua sorella maggiore ed erede presunto al trono svedese, nonostante fosse notoriamente di scarse capacità. Questi salì al trono nel 1762 col nome di Pietro III mantenendo il cognome materno, venendo dopo poco deposto (e fatto assassinare) dalla moglie, che si proclamò imperatrice come Caterina II, ponendo fine a circa un secolo di lotte di palazzo.

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Al regno brillante ed innovatore di Caterina, che in molte cose assomigliò all'avo del marito Pietro il Grande, succedette il figlio Paolo I, particolarmente fiero di essere discendente di quell'imperatore, benché nelle proprie memorie la madre insinuasse che fosse in realtà frutto di una relazione con il cortigiano Sergej Saltykov. Figlio unico, e privo di cugini discendenti dai Romanov se non in grado lontano, Paolo mise mano ad una organica legge di successione, allora una delle più rigorose in Europa, per evitare che in futuro si ripresentassero crisi come quelle che i Romanov avevano affrontato nel XVII secolo: la legge di famiglia si basò sulla primogenitura agnatizia, sulla richiesta della fede ortodossa del monarca e dei membri della dinastia, del consorte dell'imperatore e dei primi eredi in linea di successione. Dopo pochi anni di regno anche Paolo I venne ucciso in una congiura di palazzo, ma la monarchia rimase salda, nelle mani di suo figlio Alessandro I che, appoggiato anche dai suoi fratelli e dalle sorelle, condusse la Russia oltre le guerre del periodo Napoleonico. L'imperatore, affrontando la possibilità di un matrimonio morganatico del suo fratello ed erede Costantino, modificò la legge di successione, aggiungendo la clausola per cui i consorti dei membri della dinastia dovevano essere di uguale nascita, cioè appartenenti ad una casa reale o regnante, altrimenti la loro prole avrebbe perso ogni diritto.

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Alla morte di Alessandro gli succedette il fratello Nicola I. Autocratico e reazionario, Nicola I dedicò il suo regno a potenziare l'esercito ma nonostante questo il suo regno terminò con la bruciante sconfitta della guerra di Crimea, per la quale si disse che lo zar morì di dolore. Nicola I ebbe quattro figli, che diedero origine a quattro rami principali della famiglia Romanov
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Quasi gemelli: Nicola II di Russia e Giorgio V di Gran Bretagna


Two bearded men of identical height wear military dress uniforms emblazoned with medals and stand side-by-side

Nicola II e Giorgio V erano cugini di primo grado per parte di madre: le loro madri, Dagmar e Alessandra di Danimarca, erano sorelle.
Entrambi nipoti di Cristiano IX di Danimarca, loro nonno materno, i due sovrani si somigliavano come due gocce d'acqua.
La madre di Nicola II era Dagmar di Danimarca (1847-1928), che sopravvisse al figlio e ai nipoti, uccisi durante la rivoluzione russa.

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Dagmar di Danimarca aveva sposato lo zar Alessandro III.
Sua sorella Alessandra di Danimarca (1844-1925) aveva sposato re Edoardo VII del Regno Unito, figlio della regina Vittoria.

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Alessrandra e Dagmar avevano una terza sorella, Thira (1853 -1933).

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Loro figlio Giorgio V era pertanto cugino di primo grado di Nicola II.

Inoltre Nicola II sposò una nipote della regina Vittoria, imparentandosi ulteriormente con la famiglia reale inglese.


mercoledì 27 novembre 2013

In arrivo un film sulla vita di Tolkien: il genio che inventò gli hobbit e il genere fantasy.



Il Los Angeles Times ha dato la notizia della realizzazione di un film biografico su J.R.R. Tolkien, autore della saga de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit. Per ora c’è solo un titolo provvisorio del progetto, ed è semplicemente Tolkien, la sceneggiatura è stata affidata a David Gleeson. La pellicola sarà prodotta da Peter Chernin attraverso la sua Chernin Entertainment per Fox Searchlight.
Il film si concentra in particolare sulla vita giovanile di Tolkien, ripercorrendo la fase del Pembroke College e del servizio militare durante la prima guerra mondiale. La scommessa è quella di rintracciare in queste prime esperienze dello scrittore la “scintilla” che lo porterà successivamente a dare vita ai suoi mondi alternativi e fantastici.




 Non si sa se i familiari di Tolkien saranno coinvolti nella produzione, considerato che Christopher Tolkien, figlio di J. R. R., non è famoso per essere un fan dei grandi adattamenti cinematografici, l’ultimo dei quali ci aspetta al cinema il 13 dicembre con Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, di Peter Jackson.

Il progetto è certamente ambizioso visto che chiunque si cimenti con gli eventi che hanno contrassegnato la vita di Tolkien resta colpito dall’ordinarietà della sua esistenza tranquilla, metodica, professorale, circondata da amicizie selezionate. Una quotidianità senza scosse (se si eccettua l’esperienza da soldato) che contrasta con la potenza fantastica che dà origine alle opere più famose.

Una vocazione che lo travolse, inaspettata e non cercata, quando mentre correggeva i compiti dei suoi allievi improvvisamente scrisse su un foglio: «In un buco sotto terra viveva uno hobbit…».
Da segnalare, ancora su Tolkien, la pubblicazione da parte della casa editrice Odoya di un libro che raccoglie gli interventi di Wu Ming 4 e che ha un titolo provocatorio Difendere la Terra di mezzo. E da cosa andrebbe difesa la Terra di Mezzo? Dalla destra che vi ha attinto per il suo pantheon ideale a fine anni Settanta, conferendo all’opera di Tolkien significati mitici e simbolici che ora si vogliono contestare. Un Tolkien “ripulito” da certi addentellati imbarazzanti, insomma, potrebbe persino diventare icona degli indignati o del popolo di Porto Alegre. Sicuro. L’immaginario è terreno di conquista di chi ha più fantasia. Alla destra piaceva Eowyn che uccideva il Nazgul e alla sinistra può piacere Sam Gamgee, il servitore senza il quale l’anello non sarebbe stato distrutto (classismo al posto del simbolismo, che orrore…). A fine anni Settanta fu molto brava la destra giovanile a cercare rifugio nelle avventure degli hobbit per rasserenare le nuvole degli anni di piombo. E non è certo colpa del neofascismo italiano se all’epoca la sinistra detestava la fantasy come letteratura d’evasione poco utile alla lotta di classe. Anche per questo certe operazioni di tutela non richieste e fuori tempo massimo  - Tolkien ormai è un autore globale – sanno solo di muffa ideologica.

Gli Arcani Supremi. Capitolo 53. The horror! The horror! Cuore di tenebra e rombo d'incubi.




Per la prima volta, da quando si era trasferito ad Hollow Beach, nella vecchia casa di Vivien Oakwood, Robert aveva paura.
Dovrei fuggire, ma non servirebbe a niente. Gli Iniziati saprebbero ritrovarmi ovunque. In questo momento nessuno mi può aiutare. Devo riuscire a cavarmela da solo.
Eppure un senso di angoscia lo opprimeva, specie quando tentò di mettersi a dormire ed il buio della notte accentuò i suoi terrori.
Non si dovrebbe mai desiderare il male di qualcuno, né fare nulla per provocarlo, per ogni male, sia fatto, sia desiderato, torna indietro e ti si ritorce contro. Una volta che si è evocato il Male è impossibile rimandarlo indietro.
Questi pensieri lo turbavano profondamente, mentre si rivoltava nel letto senza riuscire ad addormentarsi.
Alla fine, un senso di ipnosi gli tolse ogni forza e lo condusse in uno stato di dormiveglia che non aveva nulla di piacevole e tanto meno di ristoratore.
In quel sonno che pareva più un'anestesia mal riuscita, Robert si sentiva soffocare.
Arrivarono gli incubi e tutte le sue paure più segrete presero forma.



Avrebbe voluto gridare, ma era come inchiodato a quel letto e paralizzato. La sua bocca non si poteva muovere, la sua voce non si poteva far sentire.
Esistono malattie che ti riducono in queste condizioni. Ti ritrovi bloccato e incarcerato dentro a un corpo che non risponde più ai tuoi comandi. Meglio la morte, mille volte meglio. Ci sono delle condizioni in cui la vita è orribile, è insostenibile. L'orrore incombe su di noi e nessuno può dirsi al sicuro. Ah, l'orrore... l'orrore!
Come in Cuore di tenebra e in Apocalypse Now, il monologo e l'eterno grido del colonnello Kurtz, rimbombava nella mente di Robert.


"Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei. Ma non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di far questo, ma non ha il diritto di giudicarmi. 
E' impossibile trovare le parole per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l'orrore. L'orrore a un volto e bisogna farsi amico l'orrore. 
Orrore, terrore morale, dolore sono i tuoi amici. Ma se non lo sono, essi sono nemici da temere. Sono dei veri nemici.
Ricordo, quand'ero nelle forze speciali, sembra migliaia di secoli fa. Andammo in un campo, per vaccinare i bambini. Lasciammo il campo dopo aver vaccinato i bambini contro la polio. Più tardi venne un veccio a richiamarci, piangeva, era cieco.
Tornammo al campo, erano venuti i Vietcong e avevano tagliato ogni braccio vaccinato. Erano là in un mucchio, un mucchio di piccole braccia e, mi ricordo che ho pianto come, come, come un madre. 
Volevo strapparmi i denti di bocca, non sapevo quel ce volevo fare. E voglio ricordarlo, non voglio mai dimenticarlo.
Poi mi sono reso conto, come fossi stato colpito, colpito da un diamante: una pallottola di diamante in piena fronte e ho pensato: "Dio mio, che genio c'è in questo! Che genio! Che volontà, per fare questo! Perfetto, genuino, completo, cristallino, puro!"
E così mi resi conto che loro erano più forti di noi, perche loro lo sopportavano. Questi non erano mostri, erano uomini, quadri e addestrati. Uomini che combattevano col cuore, che hanno famiglia, che fanno figli che sono pieni d'amore, ma che avevano la forza, la forza di far questo. Se io avessi dieci divisioni di questi uomini, i nostri problemi qui si risolverebbero molto rapidamente. Bisogna avere uomini con un senso morale e che, allo stesso tempo, siano capaci di utilizzare i loro primordiali istinti di uccidere senza emozioni, senza passione, senza discernimento. Perchè è il voler giudicare che ci conduce alla sconfitta"



Non è soltanto paura o terrore! E' tristezza, è angoscia, è disperazione. Chi non ha mai provato queste emozioni non sa niente e non ha il diritto di far la predica a nessuno.
Robert aveva sofferto di depressione durante l'adolescenza e ben pochi avevano capito quanta sofferenza si provasse in tali circostanze.
Chi può sapere cosa ho detto alle tenebre, nelle amare veglie notturne, quando la mia vita sembrava contrarsi e i muri della mia casa mi si stringevano addosso... come adesso...
Ma tutto l'orrore della notte, sarebbe diventato solo un mormorio d'arnie, alla mattina.
L'ora più fredda della notte è quella prima dell'alba.

Gli ultimi anni della Duchessa di Windsor (1966-1986): Wallis anziana.



Si può affermare senza ombra di dubbio che Wallis Simpson, Duchessa di Windsor, fosse a tal punto innamorata e affezionata del suo terzo marito, Edoardo VIII, che la sua felicità durò fintanto che lui fu in vita.

wallis and edward by charity


 









Quando Edward morì, nel 1973, iniziò per Wallis un lento, ma inesorabile declino.
La vediamo profondamente addolorata ai suoi funerali, che si tennero a Londra alla presenza della regina e della famiglia reale inglese.



Freddamente ignorata da Elisabetta II e dalla regina madre Elizabeth Bowes-Lyon (che la odiava a tal punto da considerarla peggiore di Hitler, secondo quanto affermò in una intervista), Wallis appare molto fragile e disorientata durante la cerimonia funebre.



Pare quasi chiedere aiuto ad Elisabetta, la quale, con la consueta freddezza, appare molto distaccata dal dolore dell'odiata zia.



Non parliamo poi della regina madre, che sembra quasi spassarsela. Non bisogna dimenticare che Elizabeth Bowes-Lyon era stata innamorata di Edward ed aveva sposato suo fratello come ripiego, per cui Wallis era stata una sua rivale in amore.



Dopo la morte del Duca, la Duchessa di Windsor si ritirò a vita privata nella residenza del Bois de Boulogne, dove solo saltuariamente la si vedeva ogni tanto comparire quando scostava i veli di qualche finestra.



Wallis, la cui salute andava declinando, compì il grande errore di delegare l'amministrazione dei suoi interessi ad una avvocatessa senza scrupoli, Suzanne Blum,che da quel momento divenne la sua carceriera.



"Blum sold items belonging to the Duchess to her own friends at lower than market value, and was accused of exploiting her client in Caroline Blackwood's The Last of the Duchess, written in 1980, but not published until after Blum's death in 1995. Later royal biographer Hugo Vickers called Blum a "Satanic figure … wearing the mantle of good intention to disguise her inner malevolence". In 1980, the Duchess lost the power of speech. Toward the end, she was bedridden and did not receive any visitors, apart from her doctor and nurses."

Isolata e segregata in casa, Wallis decadde rapidamente in una condizione di demenza senile, che la condusse alla morte il 24 aprile del 1986, all'età di 90 anni.

I suoi funerali si tennero a Windsor, dove ella fu sepolta a fianco al marito Edoardo VIII.



Possiamo vedere Carlo e Diana, principi del Galles e la regina Elisabetta II col marito Filippo, nel 1986, durante il funerale di Wallis Simpson, duchessa di Windsor.



Pare che la regina madre, Elizabeth Bowes-Lyon, avesse confessato in privato che il giorno dei funerali di Wallis fu uno dei più allegri della sua vita.