Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
domenica 3 febbraio 2013
Gli eredi di Gothian. Capitolo 25. Il conflitto interiore di Irulan Eclionner.
La principessa Irulan Eclionner si appoggiò alla base del pilastro, che gli antichi chiamavano "usùl".
Quel giorno la sua voglia di vivere si era ritratta come acqua sulla sabbia.
Un conflitto interiore la dilaniava.
Continuare a rifuggire la vita sociale, per proteggere la indole ipersensibile e la mia libertà, oppure accettare gli obblighi che il mio rango mi impone, diventando un piccolo ingranaggio in una grande macchina che stritolerà le mie emozioni e la mia creatività?
Posta così, la domanda era tendenziosa, ed Irulan lo sapeva benissimo.
Aveva comunque le sue ragioni a porre la questione in quei termini.
Gli altri mi fanno soffrire. Mi usano e abusano di me. Mi prosciugano tutte le energie, mi privano del tempo e della possibilità di dedicarmi a ciò che più mi interessa.
In quel momento una congiura di palazzo voleva sbarazzarsi dell'imperatore Elner XI e porre lei sul Trono del Sole, costringendola ad un matrimonio combinato con suo cugino Leto Fuscivarian.
Certo è un bel ragazzo, ma è talmente arrogante, sadico e violento, avido di potere e di donne, che farà di me la moglie più maltrattata, tradita e infelice della terra.
E poi c'era tutto quel diabolico meccanismo che voleva fare di lei un semplice ingranaggio, una pedina sacrificabile di un gioco che non le era mai interessato, il Gioco del Trono, quello in cui "si vince o si muore".
E lei si sentiva morire dentro.
Il dolore... il dolore sotto le costole, sotto al cuore... e il conflitto... il conflitto perenne tra ragione e sentimento, tra principio di realtà e principio del piacere.
Non riusciva a trovare un compromesso
La vita non è un romanzo di Jane Austen.
In realtà Irulan della vita sapeva ben poco.
Non era mai uscita dall'Acropoli e non le interessava nemmeno. Sapeva che i problemi se li sarebbe portati dietro.
"Licet traieceris vastum mare... sequentur te" scriveva Seneca.
Non troverai altro luogo, non troverai altro mare. La città ti verrà dietro.
Quello che aveva potuto sperimentale, nel suo angolo di mondo, era un surrogato di vita.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto, tu l'hai sciupata su tutta la terra.
Le parole di Kavafis suonavano come una condanna, e invece erano una giustificazione, e forse anche un alibi.
Ma c'erano altre questioni che la legavano al suo "angolo discreto".
Se andassi in giro sarebbe più difficile procurarmi segretamente l'oppio di cui ho bisogno.
La sua dipendenza era il massimo segreto della sua vita. Solo sua madre e sua sorella ne erano a conoscenza.
Come ho fatto a ridurmi così?
La prima risposta che le venne in mente fu una affermazione di Sartre: "L'inferno sono gli altri". Ma prima di scaricare le colpe sugli altri, Irulan aveva appreso una massima universale: "Ogni critica seria deve essere preceduta da una ancor più seria autocritica".
In realtà sono sempre stata così.
Da bambina il suo temperamento scontroso e solitario era stato rilevato con molta precisione, e le era stato reso noto in tutti i modi, ma non c'era stato modo di correggerne gli eccessi, anzi, ogni volta che si faceva un tentativo di socializzazione, Irulan manifestava, dopo un periodo apparentemente tranquillo di "luna di miele", una crisi di rigetto che le provocava grande dolore e che accentuava sempre di più le asperità del suo carattere.
L'oppio è arrivato quando il dolore delle crisi si era fatto insopportabile.
All'inizio si era illusa di poterlo usare come rimedio temporaneo, ma ben presto ne era diventata dipendente.
Da quel momento aveva cominciato a pensare a se stessa come ad una persona malata, destinata ad una vita breve e ad un decadimento prematuro.
Ma ogni tanto mi illudo di essere come gli altri e persino meglio di loro, e di poter fare quello che loro hanno imparato a fare fin dalla più tenera età.
Sapeva per esperienza che quelli erano i periodi più pericolosi, perché abbassava la guardia, si lasciava andare, accumulava impegni sociali che non riusciva a sostenere nel medio-lungo periodo e questo avviava, spesso per futili motivi, una successiva crisi di rigetto.
E ora vorrebbero fare di me una imperatrice? Come posso essere il capo di uno stato se non riesco nemmeno a governare me stessa?
Certo ci sarebbero stati validi collaboratori, ma alla fine la sua inidoneità sarebbe stata riconosciuta.
Molti Eclionner sono morti assassinati per questa ragione. E mio fratello è stato uno di loro.
Lei aveva cercato in tutti i modi di dissuaderlo dallo sposare Ellis, ma lui ne era realmente innamorato.
Il bisogno di essere amati e stimati è ciò che conduce le persone come me o mio fratello alla rovina.
Irulan aveva conosciuto molte persone "come lei" ed inizialmente c'era stata stima e amicizia, a volte persino amore. Poi però quella stessa somiglianza che aveva favorito il nascere di una infatuazione, divampata spesso come un fuoco di paglia, era la causa dell'incrinatura, spesso traumatica e irrecuperabile, dei rapporti stessi con la persona e il gruppo intero che ci stava dietro.
Eppure alcuni considerano l'ipersensibilità come il "talento degli Eclionner".
Sotto molti aspetti poteva essere utile: gli Eclionner avevano come un sesto senso, che permetteva di percepire un altro mondo, ovunque, intorno a loro. La capacità sensoriale e percettiva degli Eclionner faceva sì che notassero molti più dettagli che agli altri sfuggivano completamente. In certi momenti questo poteva creare un vantaggio, in quanto ne derivavano intuizioni e informazioni tali da ottenere vittorie considerevoli.
Vincere la guerra e perdere la pace.
La capacità di notare i dettagli, di sentire più intensamente, di ricordare in moto accurato, si ritorceva poi contro chi se ne era avvalso per vincere. Nell'ordinaria amministrazione, infatti, gli Eclionner fallivano sistematicamente perché finivano per trovare difetti ovunque, specie nelle persone più vicine a loro, e incominciavano a covare un'avversione che spesso diventava rancore. Potevano riuscire a nascondere questo rancore anche per mesi, o per anni interi, ma prima o poi arrivava il momento in cui quello che inizialmente era stato il "favorito" finiva per "cadere in disgrazia". Questo portava gli Eclionner ad espellere dalla loro vita quasi tutti i loro più stretti collaboratori, con grave danno alle attività di governo.
Ma il "talento" degli Eclionner ha una sua particolarità: la premonizione.
Normalmente si trattava di questioni trascurabili e del tutto inutili. A volte però c'era un salto di qualità, come era successo a Marvin. Era anche quella un'arma a doppio taglio, perché vedere il futuro senza sapere la catena di cause ed effetti che lo aveva generato era come scoprire diagnosticare una malattia senza conoscerne le cure.
Io so quali catastrofi arriveranno, ma non so né quando, né come, né perché.
Cast
Virginia Madsen (Irulan Corrino) - principessa Irulan Eclionner
James McAvoy (Leto II Atreides) - Leto Fuscivarian (Fujiwara)
Foto
Opium - Eau de parfume - Yves Saint Loren
Papavero da coltivazione di oppio.
Quadro di Salvador Dalì - Premonizione della guerra civile.
Gli eredi di Gothian. Capitolo 24. Ellis e Marvin.
Ellis Eclionner arrivò a Caemlyn intorno alla mezzanotte, senza farsi annunciare, per questo fu molto sorpresa di trovare suo nipote Marvin Vorkidian ad attenderla nel parco tra le mura intermedie della città.
Quasi non lo riconobbe. Era vestito di nero e il suo sguardo era diventato duro e cupo.
<<Marvin, come facevi a sapere che io...>>
Lui troncò malamente la frase:
<<Ti avevo ordinato di rimanere a Gothian!>>
Il suo tono era talmente adirato e sdegnato che Ellis ne fu profondamente turbata e ferita:
<<Il potere ti ha dato alla testa. Mi ricordi come ero io negli anni peggiori>>
Marvin rimase impassibile:
<<C'è ancora la legge marziale in vigore. Ti potrei far processare per diserzione, ma per questa volta ti concederò la mia clemenza. Ora dì quel devi dire, e poi sarai esonerata da ogni carica nei miei regni. Potrai tornare da tuo figlio, ma dubito che ti riserverà un'accoglienza migliore della mia>>
Ellis era sconvolta dal cambiamento riscontrato in Marvin.
Allora aveva ragione Marigold! Sta veramente impazzendo...
Improvvisamente sentì una profonda compassione per lui.
<<Marvin, sei in pericolo. Sono venuta a conoscenza di una ampia cospirazione contro di te. Vogliono farti passare per pazzo. Il druido Bendeigind userà ogni suo potere per togliere lucidità alla tua mente>>
Lui osservò gli occhi commossi di Ellis e per la prima volta vide sua zia come una donna fragile e vulnerabile:
<<Ne sono al corrente. So bene quanto siate tutti delusi dalle mie scelte>>
Ellis vide in lui qualcosa che non aveva mai notato prima: la sua somiglianza con Masrek.
Assomiglia così tanto a suo padre.
Aveva la sua stessa espressione malinconica e rassegnata, come se presagisse eventi luttuosi.
<<Io non sono delusa, sono preoccupata per te! Cosa ti sta succedendo?>>
Marvin dovette lottare contro un istintivo e assurdo desiderio di abbracciarla:
<<Se te lo rivelassi, metterei in pericolo la tua stessa vita>>
Lei scosse il capo:
<<La mia vita? Dopo la morte di tuo padre, la mia vita ha perso ogni valore. Ti prego, Marvin, non mandarmi via>>
A lui parve di aver rivissuto quella scena almeno un milione di volte.
<<Puoi ancora rifarti una vita, Ellis>>
La sua voce era remota, come se parlasse da distanza siderali.
<<In nome di quella parte di Masrek che ancora vive in te, consentimi di restare al tuo fianco, per vivere o morire, a seconda di quello che la sorte ha in serbo per noi>>
Marvin sentiva la catastrofe avvicinarsi verso di loro come una tempesta.Come poteva dirle che la sorte era mutevole per chi poteva vederla, e che implicava scelte assurde e incomprensibili dagli altri per essere evitata. Se fosse stato freddamente razionale avrebbe potuto e dovuto compiere delle scelte radicali. Ma nonostante l'espressione dura e severa del suo volto, sentiva il cuore esplodergli dentro.
<<Un giorno mi odierai per aver ceduto alle tue richieste. Ed io dovrò chiederti perdono per averlo fatto>>
Ellis ebbe per un attimo l'intuizione di ciò che Marvin aveva visto e sentì la stretta morsa gelida che ghermiva il suo cuore.
Era come il tocco di uno spettro, o forse quello della morte. La maledizione di Orazio le risuonò nella memoria: "Et inquietis adsidens praecordiis, pavore somnos auferam" : e pesando sui vostri cuori inquieti, nel terrore vi ruberò il sonno. La traduzione di quei versi si insinuò dalla mente fino al cuore.
Era dunque questo che Marvin aveva visto?
La traduzione del quinto epodo di Orazio pareva riassumere quella vaga intuizione in termini pieni di angoscia. "Vos turba vicatim hinc et hinc saxis petens contundet".
Nei villaggi da ogni parte la folla vi lapiderà... e avvoltoi e lupi sull'Esquilino lapideranno le vostre membra insepolte.
La profondità di quella consapevolezza le si dipinse sul viso, ed incontrò gli occhi gli Marvin.
<<Un giorno verrà la morte e avrà i tuoi occhi>>
Al sentire il richiamo luttuoso dei versi estremi che una lucida angoscia aveva dettato a Pavese nella parte finale della propria vita, Marvin si rese conto che lei aveva visto il rischio che correvano, lo aveva ponderato nel suo cuore, e lo aveva accettato. Una lacrima scese dal volto del giovane mentre le rispondeva con la prosecuzione della stessa poesia:
<<Questa morte che ci accompagna dal mattino a sera, insonne, sorda come un vecchio rimorso.... oh cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla>>
sabato 2 febbraio 2013
Gli eredi di Gothian. Capitolo 23. Le visioni di Marvin
All'inizio, prima della sua trasformazione, Marvin Vorkidian re dei Keltar e reggente degli Alfar, aveva avuto nel sonno le prime visioni profetiche, come il sogno di Ossian il Bardo, figlio di Fingal, condottiero dei Keltar delle Highlands e fondatore della famiglia Canmore, quella della regina Igraine.
Poi le premonizioni avevano incominciato a manifestarsi anche quando era sveglio: si trattava di improvvise coincidenze tra il suo pensiero e la realtà. Lui pensava qualcosa e questa si verificava.
C'era un antico proverbio dei Navajo, i nativi che proveniva dal Continente Occidentale, che attribuiva questo potere anche alla parola
Attento mentre parli: con le tue parole tu crei un mondo intorno a te.
Poi erano comparse le visioni vere e proprie. Erano come delle sovrapposizioni rispetto alla realtà, che duravano pochi istanti, ma che rivelavano come anche un solo dettaglio diverso avrebbe potuto dare inizio ad un futuro completamente diverso.
I druidi chiamavano "awen" quel momento e lo consideravano una ispirazione divina.
Quando Marvin aveva queste visioni, i suoi occhi diventavano di un blu intenso, tra il cobalto e l'indaco, come quello dei suoi antenati maschili, gli Eclionner.
Pochi però conoscevano la sofferenza che queste visioni portavano con sé.
I rischi connessi ad ogni minimo errore, ad ogni minimo scostamento dalla realtà immediata, erano terrificanti, e non era affatto chiaro il modo di evitarli. La connessione delle cause e degli effetti era come avvolta in una nebbia.
Questo causa la mia immobilità: io so che determinate mosse porterebbero alla catastrofe, ma non posso spiegarlo a coloro che si aspettano da me qualcosa che non deve assolutamente accadere.
Come posso dire alle persone che amo che in ognuna delle mie visioni almeno uno di loro morirà?
Era questa la tortura più grande del suo "dono" di preveggenza.
Nel futuro c'è la morte: o la nostra o quella di coloro che amiamo. E poi mi chiedono perché la tristezza non mi abbandona mai.
Nessuno poteva capire.
Sua madre gli aveva scritto una lettera severa:
<<La tua inerzia non è più soltanto motivo di imbarazzo per me: è diventata spergiuro, ingratitudine e abbandono di tutti coloro che si sono sacrificati per la tua causa>>
Madre, come posso dirti che nelle vie visioni, se dovessi decidere di marciare su Lathena, tu o Alienor, necessariamente, perdereste la vita? Preferisco il tuo disprezzo alla tua morte.
Ma non era l'unico futuro ipoteticamente luttuoso.
Se abbandonassi il regno degli Alfar, gli elfi oscuri mi colpirebbero alle spalle, e ucciderebbero mia moglie Igraine con nostro figlio ancora in grembo.
Meglio allora la stasi, meglio il non decidere, meglio quest'ombra, questa caligine.
Ellis sta arrivando... maledizione! Non doveva lasciare Gothian! Qualcuno doveva rimanere a presidiare il fortino!
Ogni linea del futuro che si dipartiva da quel punto portava ad un evento luttuoso.
Alcune linee conducevano ad una completa catastrofe.
Ma come posso farglielo capire, se non si fidano di me? Come posso evitare che mi giudichino un pazzo?
C'era un unico futuro dove tutto poteva andare bene. Marvin lo chiamava la Via Aurea, o il Sentiero Dorato.
Posso riuscire ancora ad imboccare la Via Aurea, ma è una strada stretta, stretta, che ogni giorno si fa sempre più stretta.
Il tempo scivolava via, precipitava.
Ci sarà un momento, presto, in cui dovrò prendere la decisione essenziale per imboccare il Sentiero Dorato.
Non sapeva ancora bene quando, come e dove si sarebbe creata l'occasione per decidere.
Nessuna visione ancora gli aveva mostrato nemmeno una vaga proiezione di quel momento, eppure lui sapeva che c'era, e che una volta passato non sarebbe tornato mai più.
In fondo alla Via Aurea c'è quello che potremmo chiamare il "migliore dei mondi possibili".
La definizione era quella della teodicea di Leibniz: "questo non è un mondo perfetto, ma il migliore dei mondi possibili". Voltaire aveva poi avuto facile gioco a mettere in ridicolo l'ottimismo di Leibniz, scrivendo il "Candido".
Il fatto che sia il migliore non lo rende necessariamente né perfetto, né giusto. Significa soltanto che gli altri sono peggio.
Il tutto stava, naturalmente, nel riuscire a ricreare un equilibrio dove il Bene, e il suo dio Ahura Mazda, avrebbero potuto porsi in una condizione di superiorità stabile rispetto al Male e al suo dio Ahriman.
La Via Aurea è alternativa all'equilibrio degli Arcani Supremi. E' un miglioramento, ma contiene il pericolo più grande, quello della guerra perenne. Un solo passo falso e...
Non voleva nemmeno pensarci.
Il senso di responsabilità lo schiacciava.
Mio dio! Ma che cosa ho fatto al nostro universo?
Aveva fatto quello che era necessario, e avrebbe continuato, perché non c'erano alternative.
E se mi sbagliassi?
La visione si faceva confusa, si ritraeva nell'atro fondo del pozzo la cui carrucola cigolava nei versi del suo poeta preferito.
Ti ridono all'atro fondo, visione... una distanza ci divide...
Un improvviso senso di solitudine lo afferrò e gli provocò quella stretta al petto che era espressione dell'angoscia somatizzata.
Nemmeno mia moglie capisce la mia sofferenza. Crede di adorarmi, ma non mi conosce. Adora l'idea che si è fatta di me, e non vuole sapere altro.
Sua nonna lady Ariellyn invece era l'unica che riusciva a leggere nel suo pensiero anche solo guardandolo negli occhi.
Lei ha capito, lei sa tutto, e quindi sa anche che è inutile parlarne.
Lady Ariellyn, Contessa di Keltar-Senia, aveva sempre saputo che l'inevitabile poteva essere solo rimandato, ma mai eluso.
Per questo aveva educato suo nipote seguendo l' "insegnamento profondo", una pedagogia sperimentale famosa presso le Bene Gesserit, portata alla gloria dalla reverenda madre superiora Darwi Odrade.
Odrade l'aveva insegnata a lady Janet Roxbrough di Laerneus, madre di lady Ariellyn.
L'insegnamento profondo è quello che aiuta la mente ad essere aperta, elastica, pronta ad affrontare il cambiamento e l'imprevisto. E' contro ogni dogmatismo, ogni rigidità, perché nella selezione naturale non è il più forte quello che sopravvive, ma chi riesce ad adattarsi meglio al cambiamento.
Marvin sapeva di dovere gran parte della sua forza a sua nonna Ariellyn, sia per gli insegnamenti del passato che, nel presente, per la sua gestione oculata della Sezione Affari Speciali, i servizi segreti del regno.
Anche Ariellyn possedeva in parte il dono della Vista, e così sua figlia Lilieth, ma non era mai capitato che un discendente maschio di Vorkidex avesse il Dono e fosse in grado di svilupparlo fino a quel livello.
Ogni giorno vedo sempre più chiaramente i loro destini sdipanarsi dal gomitolo delle possibilità, e non posso intervenire, altrimenti peggiorerei le cose. Non posso nemmeno dirglielo, perché una previsione conosciuta si avvera con molta più facilità.
No, questo è un gioco dove necessariamente una pedina non può essere mossa ed un'altra almeno deve essere sacrificata. La Via Aurea incomincia da qui. Non è un bel nome? Se non vi piace dovrete abituarvi, perché è tutto quello che c'è, e tutto quello che sempre ci sarà.
Cast
Kyle MacLachlan (Paul Atreides) - Marvin Vorkidian
Claire Forlani (Igraine di Camelot) - Lilieth Vorkidian
Sophie Truner (Sansa Stark) - Igraine Canmore di Logres
Erszebet Bathory - Lady Ariellyn Vorkidian, Contessa di Keltar Senia.
venerdì 1 febbraio 2013
Gli eredi di Gothian. Capitolo 22. Il discorso di Morgil agli Elfi Oscuri.
L'Assemblea Generale degli Elfi Oscuri, detti anche Drow, si teneva nel centro della Foresta Nera, tra il fiume Dhain e la catena montuosa dei Denti del Drago, al confine meridionale del Regno degli Alfar. Quella zona era anche chiamata Forgotten Realms, i regni dimenticati, poiché gli Alfar da molto tempo non vi risiedevano più.
La particolare zona della foresta in cui gli Elfi Oscuri avevano il loro principale rifugio era detta Selva di Teutoburgo, ed era famosa perché molti secoli prima il re Arminio degli Alfar aveva sconfitto e annientato le legioni dell'imperatore August Eclionner.
Ora un altro Eclionner aveva invaso il Regno, anche se preferiva farsi chiamare col cognome della madre.
Il suo nome era Marvin Vorkidian, re dei Keltar.
Quando Marvin venne a liberarci dai vampiri di Gothian, noi lo acclamammo e lo aiutammo. Poi però lui divenne il nuovo padrone del regno, e con la scusa di "bonificare" le terre del Nord dai vampiri, si fece proclamare Reggente degli Alfar.
In molti sostenevano che questa scelta fosse stata particolarmente voluta e realizzata dalla moglie di Marvin, la regina Igraine Canmore di Logres.
Di questo e di altro quel giorno Morgil Thalion, comandante degli Elfi Oscuri, avrebbe parlato di fronte all'Assemblea del suo popolo, che si stava tenendo dentro una grotta.
Erano presenti anche il subcomandante Markus Darkflame e di suo figlio Aegor Bittersteel.
Erano giunti persino i sacerdoti e le sacerdotesse dei principali angeli neri: Lolth, Ghaunadaur, Vhaeraun, Kiaransalee, Selvetarm ed Eilistraee.
Eilistraee
Lolth
Ghaunadaur
Vhaeraun
Kiaransalee
Selvetarm
Gli angeli neri del Pantheon Drow erano passati al servizio di Gothar quando Morgil Thalion aveva concluso il patto di allenza con i vampiri albini di Daemon Iceblood.
Quando tutti ebbero preso il loro posto, il comandante Morgil Thalion incominciò il suo discorso:
<<Cari amici, un anno fa il re dei Keltar, Marvin Vorkidian, pronunciò due giuramenti davanti a noi e allo spirito del defunto re Kerelik di Alfarian. Giurò che avrebbe liberato il regno degli Alfar dall'occupazione del Conte di Gothian, e lo avrebbe restituito al nostro popolo. Giurò inoltre di liberare Alienor di Alfarian e di riportarla a noi, affinché diventasse la nostra sovrana.
Nessuno dei due giuramenti è stato mantenuto. Il nostro regno è governato dai Keltar come se fosse una provincia da spremere e da convertire. Quanto ad Alienor, è ancora a Lathena, costretta a vivere accanto a Elner XI Eclionner. La principessa Ingrid è di fatto ostaggio dello stesso Marvin e il principe Hans Axel è agli arresti domiciliari, controllato da lord Ywain de Bors, il Reggente, duca di Amnisia, che ci domina col pugno di ferro. Siamo stati traditi!
Per quanto tempo ancora, Marvin, abuserai della nostra pazienza?
I Keltar ci impongono i loro druidi e le loro divinità celtiche. I Lathear ci schiacciano con la loro disciplina militare.
Dove creano il deserto, lo chiamano pace!>>
Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Pochi avrebbero ricordato la citazione dell'Agricola di Tacito, uno dei pochi storici Lathear che ammirava i "barbari" Alfar del Nord.
<<Io ricordo com'era Marvin Vorkidian un anno fa, prima che perdesse la retta via. Era, per dirla nella lingua dei suoi antenati Eclionner, un "integer vitae scelerisque purus". Che cosa allora lo ha traviato? Da dove è scaturita la jihad, la guerra santa che ha portato le sue legioni a sottomettere tutto il Nord? Per rispondere dobbiamo tenere conto che egli si è proclamato Profeta, che ha sempre più di frequente premonizioni, visioni e vere e proprie cognizioni di prescienza. E in quel futuro che lui vede, noi siamo ingabbiati e in catene. Ci ha fatto rimpiangere il dominio del Conte di Gothian>>
L'assemblea assentì all'unanimità. Tanta era la delusione per il governo di Marvin!
<<Se dunque si stava meglio quando si stava peggio, tanto vale coalizzarci con gli Eredi di Gothian, Daemon Iceblood e Daenerys Hearteater. Loro attaccheranno da Nord e si riprenderanno il regno dei Vampiri Albini e ricostituiranno, presso l'Ultima Thule, la Fratellanza Bianca. A Gothian c'è lady Marigold, che è riuscita ad allontanare Ellis Eclionner. Noi attaccheremo da Sud, e ci riprenderemo il nostro regno, o almeno quella parte di esso che apparteneva all'aristocrazia elfica>>
Arrivò infine alla "peroratio", la mozione degli affetti:
<<Eravamo un nobile popolo, nato dall'unione degli Elfi Luminosi con gli Uomini del Nord, i biondi Normanni. Ora di quel popolo restano solo poche comunità sparse. Noi che eravamo gli Eldar tornati da Aman per rifondare l'Alfheim, siamo caduti nell'ombra. La Luce si è ritratta da noi. Nessuno onora più il nostro lignaggio. Ci hanno privato di tutto, della dignità, della libertà, delle nostre case e delle nostre terre. Viviamo come clandestini in fuga, i nostri stessi dei sono caduti agli Inferi.
A molte di queste cose, purtroppo, non c'è rimedio, ma ad altre sì. Riprendiamoci la dignità e la libertà, riprendiamoci le nostre case e le nostre terre, costruiamo un nuovo regno, quello degli Svart Alfar, gli Elfi Oscuri, poiché i luminosi più non esistono nel nostro continente, e gli uomini del nord hanno bisogno di una nuova guida. Certo non potremo più cambiare la nostra natura. La Luce non ritornerà per noi, perché gli Eldar che sono morti erano l'ultima luce tramontata insieme col sole. Quanto agli uomini del Nord, ai cavalieri di Rohan e del Mark, ai signori di Elenna e ai navigatori di Baralbeck, forse potranno un giorno ricostituire un popolo, e quel giorno noi saremo ricordati da loro come degli dei. Ora ci guardano e chiedono, come un tempo fece il re Theoden: dove sono il cavallo e il cavaliere? Dov'è il corno dal suono violento? Dove sono l'elmo e lo scudiero, e la fulgida capigliatura al vento? Dov'è la mano sull'arpa e il rosso fuoco ardente? Sono passati come la pioggia sulle montagne, come il vento nei prati. I giorni sono calati a Ovest, dietro le colline, nell'Ombra. Come siamo giunti a questo? Come possiamo permettere che questo continui ancora? Se questa deve essere la nostra fine, allora facciamo in modo che sia almeno una grande fine, ricordata nei poemi e nelle leggende, per sempre!>>
giovedì 31 gennaio 2013
Gli eredi di Gothian. Capitolo 21. L'Ultima Thule.
Quella sera Daemon Iceblood di Gothian non riuscì a vedere il sole di mezzanotte. Le nubi si erano addensate sopra il fiume ghiacciato e i raggi si rifrangevano in colori suggestivi: indaco, blu oltremare, e quell'azzurro che faceva apparire i blocchi di ghiaccio come splendidi zaffiri. Certo tutto questo era nulla rispetto all'aurora boreale, ma bisognava ammettere che ogni giorno donava colori nuovi, e nuove emozioni, quando la luce si rifrangeva tra le nuvole e il ghiaccio, lassù, all'Ultima Thule.
C'era una canzone che riassumeva bene le emozioni e i ricordi che Daemon Iceblood, che nella sua gioventù aveva cercato il Passaggio a Nord Ovest, navigando tra quegli iceberg, belli come diamanti.
Io che ho doppiato tre volte Capo Horn
e ho navigato sette volte i sette mari
e ho visto mostri ed animali rari,
l'anfesibena, le sirene, l'unicorno.
Io che tornavo fiero ad ogni porto
dopo una lotta, dopo un arrembaggio,
non son più quello e non ho più il coraggio
di veleggiare su un vascello morto.
Dov'è la ciurma che mi accompagnava
e assecondava ogni ribalderia?
Dov'è la forza che ci circondava?
Ora si è spenta ormai, sparita via.
Guardo le vele pendere afflosciate
con i cordami a penzolar nel vuoto,
che sbatton lenti contro le murate
con un moto continuo, senza scopo.
E vedo in aria un'insensata danza
di strani uccelli contro il cielo bigio
cantare un canto in questo mondo grigio,
un canto sordo ormai, senza speranza.
E qui da solo penso al mio passato,
vado a ritroso e frugo la mia vita,
una saga smarrita ed infinita
di quel che ho fatto, di quello che è stato.
Le verità non vere in cui credevo
scoppiavano spargendosi d'intorno,
ma altre ne avevo e giorno dopo giorno
se morivo più forte rinascevo.
E ora son solo e non ho più il conforto
di amici andati e sempre più mi assale
la noia a vuotar l'ultimo boccale
come un pensiero che mi si è ritorto.
Ma ancora farò vela e partirò
io da solo, e anche se sfinito,
la prua indirizzo verso l'infinito
che prima o poi, lo so, raggiungerò.
L'Ultima Thule attende al Nord estremo,
regno di ghiaccio eterno, senza vita,
e lassù questa mia sarà finita
nel freddo dove tutti finiremo.
L'Ultima Thule attende e dentro il fiordo
si spegnerà per sempre ogni passione,
si perderà in un'ultima canzone
di me e della mia nave anche il ricordo.
(Francesco Guccini)
Ogni volta che la cantava, suonando l'arpa, nelle notti luminose e insonni dell'Artico, gli venivano i brividi.
Aveva navigato, aveva esplorato, aveva cercato di dare un senso alla propria vita e al mondo intero, ma non era approdato a nulla.
Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore.
Questi erano i pensieri di Daemon Iceblood, mentre contemplava, con gli occhi viola velati dalla commozione, i ghiacci eterni dove gli Albini si erano ritirati per sopravvivere alla conquista da parte dei legionari Keltar, nella loro guerra santa contro i vampiri.
Lo spirito guerriero che gli ruggiva dentro lo avrebbe spinto ad una battaglia campale, ma non era ancora il momento. Quello era stato l'errore commesso da suo padre, Lord Fenrik, Conte di Gothian.
Aver allontanato Ellis da Gothian è già stato un grande successo. Presto Marigold preparerà le condizioni per la riconquista del castello dei miei antenati.
Sarebbe stato il primo passo di una strategia "a tenaglia", in cui i vampiri albini avrebbero colpito da Nord e gli elfi oscuri da Sud, per ripristinare l'indipendenza della contea di Gothian e del regno degli Alfar dall'occupazione dei fanatici seguaci di Marvin Vorkidian e del suo braccio spirituale, l'Organizzazione Missionaria.
Mia sorella riderebbe di me, se sapesse con quale stato d'animo rifletto sulle strategie future.
Daenerys, la Divoratrice di Cuori, era molto diversa da suo fratello.
Io sono riflessivo, lei è impulsiva. Io sono contorto, lei è diretta. Io patisco la mia natura di vampiro, e non bevo il sangue umano. Lei invece è fiera di essere una non-morta, e il sangue umano non le basta: deve divorare il cuore delle sue vittime.
Era lei il terrore dei ghiacci, Daenerys Hearteater, la Divoratrice di Cuori.
E dire che quando non cedeva a quel disgustoso istinto, sembrava una semplice fanciulla, ferma all'età adolescenziale in cui aveva ricevuto, col morso del vampiro, l'immortalità e l'eterna giovinezza.
Daenerys assomigliava fisicamente molto alla loro madre, Rhaella Targaryen.
Mia madre però era dolce e silenziosa.
Si ricordava ancora la sua tristezza, il giorno in cui Lord Fenrik aveva deciso di tramutarsi definitivamente in vampiro.
Giunsero da ogni angolo della terra a portare dei doni. Quando i sacerdoti del dio Gothar, signore dei ghiacci, le donarono incenso e balsami, ella li accettò, e li ponderò nel suo cuore. Li ponderò, ma non se ne rallegrò, perché erano presagi di morte e sepoltura.
E lo furono per davvero.
Ma era inutile tornare su questi ricordi.
Lui e Daenerys, per quanto diversi, erano uniti da un legame profondo, sotterraneo.
Lei è l'altra parte di me.
Non erano amanti, però. Aborrivano il crimine di Ellis Eclionner.
Il profondo, fraterno e tenero affetto che li univa, nonostante le differenze e le liti, era un sentimento puro, qualcosa che aiutava a riequilibrare le loro anime, e a tenerle vive.
L'Ultima Thule era anche questo. Un luogo dell'anima, prima di ogni altra cosa.
Chi non è stato qui non può capire. Noi siamo l'ultimo mito rimasto sulla Terra.
Dopo che il castello di Gothian era stato profanato, la Thule era rimasta l'ultimo luogo sacro per la Fratellanza Bianca. Lì c'erano le porte di Agharti, lì si custodiva il Graal, lì l'energia tellurica poteva incontrare quella siderale, per plasmare nuove creature.
Noi non siamo scienziati, ma siamo inventori. Non siamo dèi, ma siamo creatori.
Cast
Harry Loyd (Vyserys Targaryen) - Daemon Iceblood di Gothian
Emilia Clarke (Daenerys Targaryen) - Daenerys Hearteater di Gothian, la Divoratrice di Cuori.
Gli eredi di Gothian. Capitolo 20. Riunione del clan dei Fuscivarian
L'abitazione principale del clan dei Fuscivarian era in stile nipponico, poiché il loro clan era originario dell'impero giapponese, nel Continente Orientale. Il loro cognome, all'epoca, era Fujiwara.
Erano migrati a Lathena quando una congiura di palazzo aveva fatto cadere in disgrazia la loro famiglia presso il Trono del Crisantemo. Il clan che successivamente si era impadronito del potere, ottenendo l'appannaggio della carica di shogun, erano i Tokugawa, che ancora esercitavano la loro egemonia sul Continente Orientale.
I Fujiwara, divenuti Fuscivarian per una latinizzazione del loro cognome, erano riusciti ad acquisire un ruolo analogo presso la Dinastia imperiale Eclionner, a cui erano legati da fittissimi vincoli di parentela tramite una fruttuosa politica matrimoniale.
Albero genealogico e legami tra la dinastia Eclionner e il clan dei Fuscivarian (Fujiwara)
(in grassetto sono indicati i personaggi ancora in vita)
_______________________________________
| | |
Wechtigar XVI Barbablù Vorian Eclionner Diana Eclionner
+ + +
Sophie Tessier-Ashpool Melania Orwell William Richese
| | !
Sen. Sibelius Fuscivarian Sephir Eclionner Ivar Eclionner Helena Richese
| + + +
Kato Fuscivarian - - - Wensy Fuscivarian - - - Susan Fuscivarian Conte di Linthael
+ ________ |________ _ _ _!_____ |
Jessica | ! | | Vyghar
Antares Masrek --- --+ ----Ellis Eclionner-+ Elner X Irulan di Linthael
_| _ + | Eclionner
| | Lilieth Vorkidian Elner XI
Hito Leto | +
Fuscivarian Marvin Alienor di Alfarian
+ Vorkidian |
Chani Corrino + Eleanor Eclionner
Igraine Fenmore
Igraine Fenmore
A Susan Fuscivarian pareva che il suo clan fosse decaduto a causa dell'alleanza matrimoniale con gli Eclionner.
Persino Melania, la madre del divino Arexatan, lo riconobbe. Quando il dio Eclion la visitò e la prescelse come madre di suo figlio e della sua Dinastia, Melania accettò con umiltà, ma non ne gioì, perché sentiva in quel destino un presagio di morte.
E così ora capitava a lei.
Susan aveva 65 anni, portati dignitosamente.
Per quasi tutta la sua vita era stata una figura di secondo piano. Il padre Sibelius aveva accentrato su di sé tutti i poteri. Il marito Ivar Eclionner era morto giovane, lasciando Susan con tre figli da allevare.
In quel periodo tutta la gloria e l'attenzione era riservata alla sua bellissima sorella maggiore, Wensy Fuscivarian, Principessa della Corona, in quanto moglie dell'allora erede al trono Sephir Eclionner, e madre di Masrek ed Ellis.
Nell'anno della Primavera di Sangue (the Bloody Spring, la chiamavano gli Alfar) la vita del clan Fuscivarian e quindi anche di Susan fu completamente sconvolta da una serie di eventi orchestrati dal vecchio senatore Sibelius.
Sephir aveva scoperto la tresca incestuosa tra Masrek ed Ellis, e aveva costretto il primo a seguirlo in guerra e la seconda a trovarsi marito il prima possibile, essendo rimasta incinta.
Dopo la sconfitta di Sephir, mio padre convinse l'imperatore Wechtigar XVI a diseredare il principe, e persuase lo stesso Sephir a tenere Masrek lontano dalla corte, facendo credere che fosse morto, altrimenti avrebbe rivelato lo scandalo dell'incesto.
Susan credeva che suo padre non avrebbe osato andare oltre e dava per scontato che Wensy fosse d'accordo con lui.
Wensy invece non voleva rassegnarsi all'idea della morte del figlio. E nostro padre la spinse giù dalla torre.
Per quanto i rapporti con Wensy non fossero mai stati calorosi, Susan rimase comunque sconvolta dalla sua morte e dal ruolo che il loro stesso padre aveva avuto in quella morte.
Da quel momento tutto è precipitato. Wechtigar venne avvelenato. Del ramo primogenito rimaneva soltanto Ellis, che era sposata con mio figlio, Elner X. Avrei potuto essere l'imperatrice madre, ma anche mio figlio fu avvelenato.
La mandante dell'avvelenamento era stata Ellis, la quale poi aveva assunto su di sé un potere assoluto, come reggente per il figlio avuto da Masrek, chiamato Elner XI per legittimarne la nascita.
Mio figlio fu imperatore per pochi mesi, poi, dopo il suo avvelenamento, io e le mie figlie fummo allontanate da corte, e tornammo a vivere nella residenza dei Fuscivarian.
Durante tutto il lungo, gramo periodo della Reggenza di Ellis, la principessa Susan non ebbe alcuna importanza di carattere politico e nemmeno di tipo mondano e le sue figlie Irulan ed Eilan, principesse imperiali del sangue Eclionner, non riuscirono a trovare marito.
Diciotto anni di umiliazioni. Io e le mie figlie eravamo sole, dimenticate da tutti, disprezzate, emarginate.
Si era ormai rassegnata al peggio, quando ci fu il miracolo.
Elner XI ritirava a sua madre Ellis la reggenza e la spediva in esili. Tutti i giochi, da quel momento si sono riaperti.
Susan era una delle più esperte conoscitrici delle regole dell Gioco del Trono ed anche un'abile simulatrice e dissimulatrice. Partecipava a due congiure opposte tra loro: era alleata con Elner XI contro Marvin, ma anche con la madre di Marvin contro Elner XI, nella speranza di favorire l'ascesa indiscussa di sua figlia Irulan sul trono imperiale.
L'unico problema era riuscire a trovare un marito degno di sua figlia, che le portasse prestigio e potere, ma che non pretendesse di comandare al suo posto.
Un candidato naturale a quel ruolo c'era: suo nipote Leto Fuscivarian, un giovane di grandi qualità, ma molto umile e prudente. L'unico suo difetto era di avere una madre molto ambiziosa, lady Jessica Antares, che sicuramente avrebbe costituito un grande ostacolo per Irulan.
Comunque, per ora anche Jessica ha tutto da guadagnare nel seguire il mio piano. Il resto si vedrà al momento opportuno.
Cast
Susan Sarandon (Wensicia Corrino) - Susan Fuscivarian (Fujiwara)
Elizabeth von Wittelsbach (Sissi) - Wensy Fuscivarian (Fujiwara)
mercoledì 30 gennaio 2013
Gli eredi di Gothian. Capitolo 19. Marigold rivela ad Ellis le decisioni dei congiurati.
<<Capisco il tuo dilemma. Hai ricevuto un incarico importante qui e lo vuoi portare a termine>>
Così Marigold aveva espresso con grande sintesi ciò che vedeva accadere nell'animo di Ellis.
<<Anche se volessi lasciare Gothian, non potrei farlo. Gli ordini di Marvin sono stati ben precisi. Fintanto che non cadrà l'Ultima Thule, io dovrò rimanere qui>>
Marigold la guardò dritto negli occhi:
<<Se Marvin sarà deposto, il tuo incarico qui diventerà ben poca cosa>>
Ellis le lanciò un'occhiata di sbieco:
<<Come intendono "deporlo"?>>
La Contessa di Gothian chiuse gli occhi, come se avesse rivisto quella scena mille volte:
<<Lo vogliono far sprofondare nella pazzia. Le sue premonizioni ultimamente si stanno sviluppando in vere e proprie visioni. Questo misticismo lo demoralizza e lo indebolisce. I congiurati intendono assecondarlo su questa strada, instillando in lui pensieri negativi>>
L'ex reggente rimase perplessa:
<<Marvin è forte, non riusciranno mai a provocargli la pazzia!>>
Marigold fece un sorriso come se avesse sentito dire una ingenuità da un bambino:
<<Anche i congiurati sono forti. Hanno trovato alleati tra i druidi più tradizionalisti, in particolare il vecchio Bendeigind, che è un conoscitore dei testi della magia nera, in particolare il Malleus Maleficarum e la Clavicula Salomonis. Ovviamente anche lui è un mistico, e porterà con sé a Caemlyn altri personaggi con poteri mentali eccezionali>>
Ellis si rese conto che la situazione era più grave di quanto pensasse:
<<Gli scriverò una lettera per avvertirlo>>
Marigold continuò a sorridere con supponenza:
<<Ma lui sa già che questi personaggi fanno parte della congiura. Il suo errore è che crede non solo di tenergli testa, ma di portarli dalla sua parte! C'è bisogno che qualcuno lo dissuada da quel folle progetto!>>
<<Ha già sua moglie e sua nonna che lo sorvegliano da mattina a sera e da sera a mattina!>>
<<La regina crede ciecamente nelle doti di Marvin e quindi lo sta incoraggiando inconsapevolmente nella direzione che lo porterà alla rovina. Quanto a lady Ariellyn, non è mai riuscita a convincere né lui, né Lilieth a comportarsi in modo sensato. Per questo, Ellis, lui ha bisogno di te!>>
<<Perché non ci va Lilieth allora, visto che è sua madre! Qualcuno glielo dovrà pur ricordare!>>
<<Lilieth è incinta ed è troppo innamorata del suo nuovo marito. Non mi meraviglierebbe se si fosse messa a partecipare al Gioco del Trono!>>
Ellis si sentiva esasperata dalle stranezze della famiglia Vorkidian, che pure in apparenza si era sempre presentata come molto più equilibrata degli Eclionner.
E' come se nessuno di loro fosse più se stesso, come se gli avessero fatto un incantesimo. E non è da escludere questa idea, considerati i poteri di Bendeigind. Marvin deve sapere!
Non sarebbe comunque stato facile far cambiare idea a suonipote su quelle questioni.
Però devo rendermi conto con i miei occhi di quello che sta succedendo a corte.
Non si fidava per niente di Marigold, e avrebbe preferito rimanere a tenerla sotto sorveglianza, ma i messaggi che la Dama Gialla aveva mostrato erano inequivocabili.
La congiura è in atto, e sono in troppi ormai a dirmi che Marvin si sta perdendo nelle sue visioni.
Guardò di nuovo Marigold e le disse:
<<Andrò a Caemlyn, a verificare di persona la situazione. Ma non pensare di essere più libera: farò raddoppiare la sorveglianza su di te e sui tuoi figli! Hai ancora molta strada da fare per meritarti il mio perdono e, a maggior ragione, la mia fiducia!>>
Cast
Lena Headey (Cersei Lannister) - Marigold di Gothian
Eva Green (Morgana di Avalon) - Ellis Eclionner
Christopher Lee (Saruman) - druido Bendeigind
Claire Forlani (Igraine di Camelot) - Lilieth Vorkidian
Gli eredi di Gothian. Capitolo 18. Marvin e Ulume discutono su tutto.
Marvin era seduto su un trono di spade molto simile a quello delle Cronache del Ghaiccio e del Fuoco. A fianco a lui c'era il lupo albino Arf, che era appartenuto a suo padre Masrek ed era passato a lui come tutto il resto: l'anello di zaffiro degli Eclionner, che designava il capo della famiglia, il sigillo imperiale, che indicava il sovrano legittimo e altri effetti personali che, di fatto, stabilivano senza ombra di dubbio che l'imperatore dei Lathear sarebbe dovuto essere lui, e non il suo fratellastro Elner XI.
Proprio per discutere di questo, il priore della Grande Canonica, padre Rudo Ulume, aveva atteso pazientemente per tre giorni dal suo arrivo.
Quando vide il giovane re dei Keltar lo trovò molto incupito e la
sua espressione era dura e nel contempo malinconica. Le guardie, attorno a lui, avevano un'espressione ancora più cupa. Il clima era molto teso.
Padre Grizinga deve avergli anticipato qualcosa, e lui non l'ha presa affatto bene.
Ulume si inginocchiò con deferenza, ma Marvin gli fece segno di accomodarsi in una poltrona alla base del palanchino reale.
<<Vi ringrazio, Vostra Maestà>>
Marvin annuì con un cenno:
<<Quali notizie portata da Lathena>>
Ulume decise di arrivare subito al punto.
<<Non buone, Maestà. Vostro fratello Elner ha ordito una congiura ai vostri danni, molto ampia come ramificazioni. La notizia giunge da una fonte sicura: Bial l'Eunuco>>
La malinconia nel viso di Marvin si accentuò:
<<Hai una lista dei congiurati?>>
Il sacerdote estrasse un rotolo di pergamena da una tasca e lo porse a Marvin, che però lo rifiutò con un cenno della mano, lasciando che fosse sua moglie Igraine a occuparsene.
Allora le voci sono vere: è la regina che detiene le redini del comando. Santo cielo, Marvin, ma cosa ti è successo?
Come se gli avesse letto nel pensiero, Marvin dichiarò:
<<Mentre a Lathena ci si diletta a tessere trame e inganni, qui a Caemlyn stiamo lavorando duramente per costruire la pace e il benessere. Mi dispiace di averti fatto attendere, ma in questi giorni il Consiglio sta decidendo su questioni improrogabili>>
La sua voce era roca, e le palpebre erano appesantite dal sonno.
Se va avanti così, la malattia e la morte lo colpiranno molto prima dei congiurati.
Ulume non sapeva come comunicargli quell'impressione, specie lì davanti a tutti, alla presenza della regina e dei suoi parenti.
<<Se non verrete presto a Lathena, sire, temo che comunque qualcosa succederà>>
Marvin non apparve per nulla sorpreso:
<<Persino mia madre si è stancata di aspettarmi. Non posso darle torto... >>
<<...Del resto già da tempo ho maturato l'idea che sia impossibile per me governare l'intero Continente. Immagino che il candidato legittimo sia la principessa Irulan>>
Il prete rimase di nuovo senza parole.
Continua a leggermi nel pensiero? L'espressione annoiata sul suo volto sembra dare l'idea che stia recitando una commedia che non lo diverte più.
Possibile che il Principe Promesso fosse già stanco della sua missione?
<<In molti vogliono Irulan sul Trono del Sole, ma temono la nefasta influenza di sua madre, Susan Fuscivarian, che sta facendo il doppio gioco, e degli altri membri di quel clan. Inoltre c'è l'incognita dei figli che Sephir ha avuto da Marigold, e di quelli che Elner ha concepito con Alienor. La Dinastia rischia di cadere nel disordine e con lei tutto l'Impero Lathear, trascinando con sé il Continente>>
Marvin pareva quasi non ascoltare. Era come se stesse contemplando una visione che agli altri era negata.
Sta esaminando le premonizioni. Si dice che sia un processo molto doloroso, perché è quasi sempre senza speranza.
Attorno a lui, anche gli altri dignitari erano consapevoli che il re si stava districando tra miriadi di futuri plausibili, ognuno dei quali portava con sé enormi rischi e dolori.
Con un cenno, lo fece avvicinare a sé:
<<Anche Marigold fa il doppio gioco. Le congiure in atto sono tre: quella di Elner, quella di Irulan e quella di Marigold. Ho avuto premonizioni discordanti riguardo al loro esito, e comunque, ancora non riesco a cogliere i nessi logici che legano una visione all'altra, e nemmeno il modo in cui intendono porre fine alla mia vita. Per questo devi tenere gli occhi bene aperti, perché io vedrò attraverso di te>>
Le parole erano così lontane e tristi che Ulume osò chiedere a bassa voce:
<<Maestà, vi vedo profondamente afflitto>>
Marvin gli sussurrò all'orecchio:
<<Viene per tutti il momento in cui ci rende conto di essere in un universo che non ci piace ed in un corpo troppo limitato per le nostre esigenze>>
Quelle parole non erano solo una affermazione pessimistica sulla natura umana.
Marvin doveva aver visto realmente qualcosa che aveva rafforzato tali convinzioni.
Se potessi chiedergli di rivelarmi cosa ha visto nel futuro! Deve esserci qualcosa di terribile, per turbarlo in quel modo.
Ulume scorse una furtiva lacrima che rapidamente scese sul volto di Marvin.
Gli parve di percepire la profonda angoscia che si stava impadronendo del giovane re.
Improvvisamente l'awen si impadronì anche di Ulume, che vide in un breve attimo tutti i possibili futuri e le possibili concatenazioni, e lo spaventarono a morte.
Marvin riemerse dalle sue meditazioni con lo sguardo di un medico che ha appena certificato la morte di un paziente.
<<Gli dei mi sono testimoni: sto facendo tutto il possibile per questo Continente. Ho un debito d'onore verso l'imperatrice Alienor, perché promisi a suo padre di liberarla. Molti pericoli la minacciano: è necessario che lasci Lathena prima che tutte queste congiure si realizzino. Riferisci a Bial, a Vyghar e a mia madre che affido a loro tutte le questioni imperiali>>
Ulume si chiese se veramente quella era una rinuncia definitiva o solo una pausa. In ogni caso ammirò la compostezza con cui Marvin affrontava l'uragano che si era abbattuto contro di lui.
<<Maestà, sappiate che non siete più da solo ad affrontare tutto questo. All'inizio non avevo capito, ma ora tutto mi sta diventando chiaro. Ho visto cosa c'è dietro la collina. L'ho visto e ne ho avuto paura>>
Marvin si alzò e lo abbracciò.
<<Non temere amico mio, è solo la ruota della vita che scorre più velocemente e in mille direzioni>>
Ulume ricordò un antico proverbio in una lingua keltari, l'occitano-catalano:
"Enfin lo temps sen va, va res l'eternitad, fugir tu puede enfin, enfin escapar non"
Non potevano sfuggire al loro destino, ma potevano quantomeno scegliere di che morte morire.
<<Mio signore, affido a voi la mia vita e la mia anima>>
Marvin gli impartì una benedizione nel nome di Ahura Mazda, Belenos e Vivien.
Poi giunse il momento del congedo:
<<Presto prenderò delle decisioni importanti e voi sarete il primo a saperlo. Siete sempre il benvenuto qui a Caemlyn. Verrà il giorno in cui affronteremo insieme tutto ciò che ora si nasconde "dietro la collina". Ma il nemico che è fuori di noi è anche dentro di noi, ed è lì che per primo dobbiamo sconfiggerlo. E in quella battaglia, i cuori di tutti gli uomini vivono nell'identica solitudine>>
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