venerdì 14 dicembre 2012

La mitologia germanica: il Beowulf e i Nibelunghi



La prima espansione dei Germani in età antica precristiana è indicata in questa mappa:

File:Germanic tribes (750BC-1AD).png

La mitologia germanica in senso stretto comprende quella tedesca e quella anglosassone, mentre in senso lato comprende anche quella nordica norrena, a cui è molto simile, ma rispetto alla quale presenta alcune differenze:
1)  nei nomi delle divinità,
2)  nella visione cosmologica,
3) nelle fonti letterarie da cui è desunta, che sono sostanzialmente due poemi: il Beowulf per gli anglosassoni (questo poema fu studiato e interpretato in maniera interessante anche da Tolkien) sia il  Canto dei Nibelunghi (da cui Wagner trasse famosissima serie di opere liriche "L'anello del Nibelungo", e da cui Tolkien trasse l'idea dell'anello come elemento centrale del suo più famoso romanzo).


1) I nomi delle divinità. Conosciamo gli dei germanici, gli Asi e i Vanir, grazie soprattutto alle fonti scandinave. Asi e Vanir ricordano gli Asura e i Deva indoiranici, mentre le Norne ricordano le Parche/Moire greco-romane che presiedono il destino umano.Gli dei principali sono Wotan (Re degli Dei, corrispondente del norreno Odino), Thor (il fabbro, dio della guerra), Freyr e Freya (le divinità della fertilità e dell'abbondanza). Baldur o Baldr è il figlio prediletto di Wotan, che viene ucciso da Loki, il dio della discordia e della distruzione.



2) La cosmologia.  C'è un corrispondente all'Yggdrasil svedese, si tratta dell'Irminsul, una gigantesca quercia situata nella Bassa Sassonia tedesca, che fu fatta distruggere da Carlo Magno quando sconfisse i Sassoni e li cristianizzò con la forza. dopo averne massacrati la maggioranza.
Ecco il simbolo dell'Irminsul, che continuò a vivere nella Sassonia tedesca come ricordo delle proprie tradizioni, in segno di opposizione alla violenza dei franchi carolingi.



Dopo la morte gli eroi possono accedere al Walhalla, il paradiso dei guerrieri,



Il Walhalla è dunque molto importante nella cosmologia germanica.

Altrettanto importante è il concetto di Ragnarok, la battaglia che si combatterà alla fine dei tempi tra le forze del Bene e quelle del Male  e che porterà alla distruzione dell'universo e ad un suo nuovo inizio. Rispetto all'Apocalisse cristiana, dove avviene il giudizio universale ed regno millenario di Cristo ("Terre nuove e cieli nuovi"), nel Ragnarok tutto finisce affinché tutto ricominci dalle origini, da una nuova creazione.



3) Le fonti letterarie.

Il Nibelungenlied, ovvero Canto (Canzone) dei Nibelunghi (tradotto in italiano anche col titolo I Nibelunghi) è un poema epico scritto in alto tedesco medio nella prima metà del XIII secolo. Narra le vicende dell'eroeSigfrido alla corte dei Burgundi e la vendetta di sua moglie Crimilde, che porta ad una conclusione catastrofica e alla morte di tutti i protagonisti.
Il poema andò perduto nel XVI secolo ed è giunto a noi in diversi manoscritti che presentano un insieme di differenze e varianti. Si compone di circa 8.000 versi, raggruppati in quartine e articolati in 39 canti detti "avventure". I manoscritti furono recuperati nel XVIII secolo e divennero molto noti nell'Ottocento romantico ispirando, fra gli altri, Richard Wagner, che su di essi basò la sua celebre tetralogia L'anello del Nibelungo.


L'anello del Nibelungo (in tedesco Der Ring des Nibelungen ascolta[?·info], altrimenti detto Tetralogia) è un ciclo di quattro drammi musicali di Richard Wagner, che costituiscono uncontinuum narrativo che si svolge nell'arco di un prologo e tre "giornate":
Inoltre il tema dell'anello ha ispirato, come è noto, il romanzo di Tolkien, "Il Signore degli Anelli".


Il Nibelungenlied è basato su temi eroici germanici precristiani (la Niebelungensaga), che includevano la narrazione, tramandata oralmente, di eventi storici realmente accaduti fra il V e VI secolo. La letteratura mitologica norrena ha un parallelo di questi temi nella Saga dei Völsungar e nella Atlakviða.
L'autore del poema è un anonimo dell'area del Danubio, fra Passavia e Vienna, e ha composto l'opera fra il 1180 e il 1210, forse alla corte del vescovo di PassaviaWolfger von Erla (in carica dal 1191 al 1204). Secondo molti studiosi l'autore era probabilmente una persona istruita della corte del vescovo e scriveva per i chierici e per i nobili di corte. È stato suggerito che l'autore possa essere Konrad von FußesbrunnenBligger von Steinach o Walther von der Vogelweide, ma si tratta esclusivamente di ipotesi.



Il Beowulfè un poema epico, incompleto ed anonimo, scritto in una variante sassone occidentale dell'anglosassone (o inglese antico). La datazione è tuttora incerta, tuttavia gli indizi più significativi finora raccolti dagli studiosi tenderebbero a collocarla attorno alla metà dell'VIII secolo. Con i suoi 3182 versi, è il più lungo poema anglosassone. Il poema si apre con la costruzione di un'immensa dimora per ordine del re danese Hrothgar a Heorot, il "Cervo". La splendida reggia attira l'attenzione di Grendel, un "vagabondo delle marche", un mostro gigantesco e sanguinario il cui aspetto viene descritto sempre indirettamente e a tratti, probabilmente un troll della mitologia nordica. Dopo aver studiato la vita nella reggia dall'esterno per qualche tempo, Grendel prende a far visita al Cervo ogni notte, mietendo molte vite a ogni suo passaggio.




In soccorso al disperato re danese arriva Beowulf, nipote del re dei Geati (i Goti che abitavano, probabilmente, la Svezia meridionale). Anche dell'aspetto di Beowulf non si sa molto; certamente si tratta di un uomo molto giovane, fisicamente "eccessivo" (dotato di una statura e di una forza sovraumane, che lo fanno spesso apparire simile a quei giganti che la mitologia nordica ritrae sempre come ostili e pericolosi). Beowulf decide di affrontare Grendel a mani nude, e in un terribile combattimento riesce a strappare un braccio all'Orco e causarne la morte.
I festeggiamenti al Cervo sono appena iniziati quando, la notte successiva, il palazzo viene visitato da una creatura altrettanto sanguinaria, la madre di Grendel; rappresentata come una donna mostruosa e gigantesca, che abita in una dimora subacquea nascosta nei paludosi e nebbiosi acquitrini di una "marca" remota e inquietante.



 Beowulf offrirà ancora il suo sostegno al re e si recherà, in una sorta di simbolica discesa agli inferi, a incontrare l'Orchessa, riuscendone ancora vittorioso. Tuttavia, è da evidenziare una escalation drammatica nel fatto che, per affrontare l'Orchessa, Beowulf, diversamente da quanto accaduto con Grendel, non rinuncia ad armi ed armature, anzi si affida esplicitamente alla cotta e alla sua spada (che peraltro si rivelerà insufficiente), ed alla fine riesce ad avere la meglio solo in virtù di una spada eccezionale e prodigiosa, trovata in una circostanza fortuita nell'antro del mostro durante la lotta, senza la quale sarebbe certamente perito nello scontro.
In una subitanea accelerazione della narrazione, Beowulf, tornato in patria, diventa re dei Geati e regna pacificamente per 50 anni. Il suo regno viene però aggredito da un nuovo mostro, questa volta un drago(quest'ultimo noto con vari nomi quali il serpente di fuoco, il verme di fuoco o semplicemente il verme). La figura del drago di Beowulf rappresenta un esempio canonico a cui si è certamente ispirata molta letteratura successiva, anche contemporanea (si pensi ai draghi di Tolkien): il drago di Beowulf è una serpe alata e volante; sputa fiamme e custodisce un antico tesoro. Già anziano, Beowulf affronta il drago per proteggere il proprio regno; pur riuscendo a ucciderlo, morirà anch'egli nello scontro (come Thor è destinato a morire uccidendo il gigantesco serpente d'acqua).

giovedì 13 dicembre 2012

Gothian. Capitolo 138. Inizia l'assedio di Lathena



Il dieci maggio dell'anno 1000 dalla fondazione dell'Impero Lathear, la capitale imperiale, Lathena, fu attaccata via mare dalla flotta dei pirati e via terra dall'esercito dei Neri del Wekth di Jandola e Ker.
A guidare la flotta pirata era lord Vyghar, conte di Linthael e ammiraglio della fratellanza corsara.




Vyghar era sicuro che la città non avrebbe potuto resistere a lungo.
Proveremo a prenderla per fame e per sete.
Il suo unico dispiacere erano le perplessità di Lilieth riguardo al metodo di quell'assedio.





La flotta era ben equipaggiata ed i canali della città, permettevano di circondarla facilmente.



C'erano però due problemi che impensierivano Vyghar.
I poteri di Marigold sul fuoco e l'arrivo imminente della Legione del Sole di Elner Eclionner.
Questi due elementi avrebbero potuto creare dei grossi problemi.
Il peggio deve ancora venire...

mercoledì 12 dicembre 2012

La mitologia scandinava o norrena.



Con mitologia nordicamitologia norrena o mitologia scandinava ci si riferisce alle credenze religiose pre-cristiane e alle leggende di popoli scandinavi (Danesi, Svedesi, Norvegesi), inclusi quelli che colonizzarono l'Islanda e le Isole Fær Øer, dove le fonti scritte della mitologia norrena furono assemblate. È da ritenersi pressoché separata da quella germanica (che include anche la strettamente correlata mitologia anglo-sassone), che è più tarda e con cui vi sono solo alcuni punti in comune in quanto le divinità della mitologia germanica sono trasposizioni di quelle norrene.
La mitologia norrena non è frutto di una "religione rivelata", in quanto priva di una fondazione storica individuale. Per la maggior parte dell'età vichinga venne trasmessa oralmente e le nostre conoscenze al suo riguardo sono principalmente basate su testi medievali (in particolare le due versioni dell'Edda), compilati successivamente all'introduzione del cristianesimo.
Nel folklore scandinavo, queste credenze sono durate a lungo anche successivamente al medioevo, in alcune aree rurali si sono conservate fino ai nostri giorni, venendo di recente rivivificate o reinventate, come l'Ásatrú o Odinismo. La mitologia norrena si è conservata anche come fonte d'ispirazione letterariaproduzioni teatralecinematografica e videoludica.



Secondo la mitologia norrena la terra si chiama Miðgarðr (lett. "recinto centrale"). Circondata dalle acque, alla sua sommità si trova Asgarðr, la dimora degli dei, raggiungibile unicamente tramite Bifröst, il ponte dell'arcobaleno.Giganti vivono all'esterno del mondo, al Nord, in un luogo chiamato Jötunheimr ("Paese dei giganti"). La dea Hel governa il sotterraneo regno omonimo, luogo predestinato ai defunti. Nel Sud vi è l'infuocato e misterioso reame di Muspell, il Múspellsheimr dimora dei giganti del fuoco. Ulteriori regioni dell'immaginario norreno sono Álfheimr dimora degli "elfi chiari" (ljósálfar), Svartálfaheimr dimora degli elfi oscuri (ma questa divisione tra elfi è fatta unicamente dal poema di Snorri), Niðavellir le miniere dei Nani.



Come si è detto le fonti principali della mitologia norrena sono le due versioni dell'Edda:

1) L'Edda in prosa (conosciuta anche come Edda di Snorri o Edda recente), è un manuale di poetica norrena che contiene anche molte storie di mitologia norrena. Il suo intento era di fare capire ai lettori e ai poeti norreni le sottigliezze dei versi allitterativi (versi che ripetono spesso gli stessi suoni), e di afferrare il significato celato di molte kenningar di uso frequente nella poesia norrena. Fu scritta dal dotto storico islandese Snorri Sturluson attorno al 1220. Sopravvive in sette manoscritti principali, scritti all'incirca fra il XIV e il XVII secolo.
L'Edda in prosa è composta da un prologo e tre parti:
  1. Fyrirsögn ok Formáli (intestazione e prologo)
  2. Gylfaginning (l'inganno di Gylfi) (20.000 parole circa), nel quale Snorri presenta i miti e le divinità più importanti, attraverso episodi tratti dalla cosmogonia e dalla mitologia.
  3. Skáldskaparmál (dialogo sull'arte poetica) (50.000 parole circa), nel quale Snorri si occupa delle metafore (kenningar), molto in voga presso gli scaldi.
  4. Háttatal (trattato di metrica) (20.000 parole circa), nel quale l'autore esamina i ritmi e i tipi di strofa

2) L'Edda poetica (anche nota come Edda in poesia o Edda maggiore) è una raccolta di poemi in norreno, tratti dal manoscritto medioevale islandese Codex Regius. Insieme alla Edda in prosa di Snorri Sturluson, l'Edda poetica rappresenta la più importante fonte di informazioni a nostra disposizione sulla mitologia norrena e sulle leggende degli eroi germanici. I ventinove canti che compongono l'Edda poetica, di differente antichità e provenienza, possono essere divisi più o meno in due categorie: i primi dieci canti sono di argomento sapienziale-mitologico e riguardano le imprese degli dèi; i seguenti diciannove sono di argomento eroico, incentrati - tranne il primo, il Carme di Völundr - sulle gesta degli eroi dei Völsunghi, tra cui spiccano Helgi e Sigurðr. Presenti solamente in manoscritti recenti rispetto al Codex Regius, non anteriori al XVII secolo, sono, invece, altri due carmi eddici: Grógaldr (Incantesimo di Gróa) e il Fjölsvinnsmál (Il lamento di Fjölsvidhr), editi normalmente assieme col nome di Svipdagsmál (Il lamento di Svipdagr). Lo Svipdagsmál è un poema epico simbolico che presenta varie similitudini con un canto canonico dell'Edda poetica: Skírnismál(Il discorso di Skírnir).



In principio c'erano il mondo del ghiaccio Niflheimr e il mondo del fuoco Muspellsheimr e tra di essi Ginnungagap, un "vuoto sbadigliante", nel quale non viveva niente
Qui fuoco e ghiaccio si incontrarono, dando forma al gigante primordiale, Ymir e alla vacca cosmica, Auðhumla il cui latte nutrì Ymir. La mucca leccò il ghiaccio, dando forma al primo dio Buri, che fu il padre di Borr, padre a sua volta del primo Æsir, Óðinn, e dei suoi fratelli, Víli e . Da Ymir discese invece la razza dei Giganti. Quindi i figli di Bor, Óðinn, Víli e Vé, uccisero Ymir e con il suo corpo formarono il mondo.
Gli dei regolavano il passaggio dei giorni e delle notti, così come delle stagioni. I primi esseri umani furono Askr ed Embla (frassino e olmo), formati dal legno e portati in vita ancora da Óðinn, Víli e Vé[1]Sól è la dea del Sole, una figlia di Mundilfœri, data in sposa a Glenr. Ogni giorno cavalca nel cielo sul suo carro trainato da due cavalli chiamati Alsviðr e Árvakr. Sol è perennemente inseguita da Sköll, un lupo che vuole divorarla (probabile spiegazione delle eclissi), e che prima o poi la raggiungerà. Fratello di Sol è Máni, la Luna, anch'egli inseguito da un lupo, Hati. Uno scudo, chiamato Svalinn, si interpone tra la Terra e il Sole, per impedire che questi bruci il suolo con la sua eccessiva violenza.
La veggente descrive quindi il grande albero Yggdrasill e le tre norne che tessono le trame del fato ai suoi piedi. Quindi descrive la guerra primordiale tra Æsir e Vanir e l'omicidio di Baldr. A questo punto rivolge la sua attenzione al futuro.

Al termine del tempo le forze del caos prenderanno il sopravvento, spezzando le loro catene. Guidate da Loki, daranno il via al Ragnarök, la battaglia finale tra la luce e la tenebra.
Le due forze contrapposte si annienteranno a vicenda, distruggendo con loro l'intera creazione. Dalle sue ceneri, tuttavia, un nuovo mondo risorgerà, una nuova coppia originaria, Líf e Lífþrasir (salvatisi dal Ragnarök nascondendosi nel bosco di Hoddmímir o nel frassino Yggdrasill a seconda delle varie credenze), ripopolerà Miðgarðr, ricominciando così un ciclo di ascesa e decadenza.

martedì 11 dicembre 2012

Gothian. Capitolo 137. Il Conte Fenrik e gli Elfi Oscuri




Dal palazzo reale di Elenna sul Dhain, dove aveva posto la sua residenza, il Conte di Gothian meditava sulla trasformazione in atto degli Alfar in Vampiri.
L'ordine 666 ha prodotto risultati sorprendenti.
Alcuni Alfar sottoposti alla procedura non si erano limitati a trasformarsi in vampiri.
Sono diventati qualcosa d'altro. Qualcosa con pelle scura, bluastra o violacea. I capelli bianchi o neri. Le orecchie appuntite, come i loro progenitori.
C'era una sola spiegazione possibile per quella metamorfosi.
E' il sangue elfico che ha prodotto quell'effetto. A contatto col sangue dei vampiri ha prodotto un ibrido...sono diventati elfi della notte... Elfi Oscuri...




Fenrik non sapeva se era veramente possibile fidarsi di loro.
Alcuni hanno evocato la protezione di Morrigan, la dea della guerra, della passione e della notte.
Era sempre stata una potente avversaria dei vampiri.



La maggior parte di quegli Elfi Oscuri aveva comunque dichiarato il proprio appoggio alle forze di Gothian.
Sono validi guerrieri. Ridurranno i miei nemici in poltiglia. Sterminerò la dinastia Eclionner una volta per tutte!



Alcuni Elfi Oscuri avevano più somiglianza con i Vampiri, ed erano quindi considerati l'aristocrazia del regno.
Ho donato loro terre e castelli. E l'eternità...



Alcuni avevano dimostrato una predisposizione per la magia nera.
Ho insegnato loro i segreti del Necronomicon, della Clavicula Salomonis, e del Grimorio Supremo. 
La stregoneria li aveva resi ancora più letali.





Alcuni però erano caduti vittima di una strana forma di malinconia.



Gli stessi figli minori della regina Alyx di Alfarian, e cioè Ingrid e Axell, non accettavano l'autorità del Conte e speravano in un ritorno della loro sorella maggiore Alienor.



Per il momento il Conte evitava di affrontare la questione, anche se li teneva sotto costante controllo da parte della sua guardia personale.
Troverò un sistema per assoggettarli completamente! Dovranno vivere nel terrore di me! Che mi odino pure, purché mi temano!
Sarebbe arrivato il giorno della resa dei conti anche con la resistenza degli Alfar e dei loro principi, ma prima c'era qualcosa di più importante.
Ucciderò tutti gli Eclionner con le mie stesse mani. Marvin rimpiangerà di essere nato, il giorno in cui lo condannerò a una morte lenta e dolorosa, come era solito fare il mio antenato materno, il conte Vlad Tepes l'Impalatore, che costruì il castello di Gothian, destinandolo al dominio del mondo.



lunedì 10 dicembre 2012

Ortografia, questa sconosciuta: accenti e apostrofi


Tranquillizzo le mie lettrici abituali dicendo che questo post è rivolto genericamente ad un pubblico occasionale, che magari capiterà qui per caso. Chi è mia amica anche su Facebook saprà della mia fissazione per l'ortografia: del resto è il mio mestiere, insegnare ai pargoli a esprimersi in modo corretto. Può succedere che si commettano errori di battitura e di distrazione: succede spesso anche a me. Però, mi capita spesso, su Facebook, di trovare errori di ortografia che regolarmente si ripresentano.  Io non voglio apparire pedante, però credo che potrebbe essere utile una rinfrescata alla memoria con 5 brevissime e semplicissime regolette:

1) L'accento non è la regola, ma l'eccezione.  Meno lo usate, meglio è.

2) Esempi di casi in cui non ci vuole l'accento:  - Io do qualcosa a qualcuno. 
                                                                             - Io so qualcosa.
                                                                            - Egli sa qualcosa.
                                                                            - Egli va da qualche parte
                                                                            - Ella sta bene.
                                                                            - Io sto bene.
                                                                            - Quella cosa fa male.
                                                                            - Sono qua (o qui)


3) Esempi in cui ci vuole l'accento: - Egli dà qualcosa a qualcuno.
                                                          - Io vivo là (o lì)
                                                          - Ti dico di sì.
                                                          - Tre volte al dì.


4) L'apostrofo nei verbi non va confuso con l'accento

5) Si usa l'apostrofo nei casi di imperativo dove avviene un troncamento: - Va' via, per favore!        
                                                                                                                         - Sta' fermo, ti prego!
                                                                                                                         - Fa' le cose per bene!

                                                                                                                         - Di' qualcosa!


Sono piccoli accorgimenti che vanno tenuti presente. Perdonatemi se ogni tanto salta fuori l'insegnante delle medie che è in me!

;-)




domenica 9 dicembre 2012

Gothian. Capitolo 136. Alienor e Lilieth discutono sulla guerra.






























Ormai era stato tutto deciso riguardo all'imminente attacco navale e terrestre a Lathena, capitale dell'impero Lathear, ma Lilieth Vorkidian, regina madre dei Keltar, nutriva forti riserve su quel progetto e non ne fece mistero con Alienor di Alfarian, erede al trono del regno degli Alfar.
<<Quando ho iniziato questa missione per riportare i legittimi eredi sul trono imperiale, non intendevo certo farlo scagliando una flotta di pirati su Lathena>>
Alienor nvece era favorevole all'operazione:
<<Non ti fidi di Vyghar e di Lorran?>>
Lilieth scosse il capo:
<<Di loro sì, è di tutti gli altri che non mi fido!>>
La principessa degli Alfar non poteva darle torto:
<<Eppure dobbiamo combattere Marigold con le armi che abbiamo. Non vedo altro modo>>
La lady dei Keltar sospirò:
<<Elner potrebbe assalirci da terra, con la sua Legione Dorata. Sarebbe un massacro...>>
Alienor non poteva negare nemmeno questo:
<<I Neri delle province equatoriali verranno in nostro aiuto. Alla fine riusciremo a trovare un accordo per la successione, un compromesso che escluda Marigold dal potere>>
C'era molta convinzione nelle sue parole.
Alienor voleva portare a compimento la sua missione per detronizzare la sua antica dama di compagnia.



<<Non verranno certo gratis>> obiettò Lilieth  <<C'è lo zampino dell'Eunuco dietro a tutto questo. Nessuno è abile quanto lui nel gioco del Trono, e alla fine sarà proprio lui a decidere chi ha vinto e chi ha perso>>
La principessa rifletté su questo punto:
<<Dobbiamo cogliere tutti di sorpresa! Se riusciamo ad aprire una breccia nelle mura prima degli altri, potremo negoziare da una posizione di forza. Io credo che sia possibile, se usiamo l' "acqua che brucia", come mi suggerì l'oracolo del monte Konar>>
Lilieth le rivolse uno sguardo interrogativo:
<<L' "acqua che brucia" è l'effetto che si verifica quando dell'olio nero galleggiante si incendia. Ma non vedo come potremmo utilizzarla...>>
<<Ascoltami Lilieth... l'unico punto accessibile delle mura è quello sopra il fiume, prima del porto. Nel momento in cui la marea sospinge la corrente all'interno della città, noi dovremo colare l'olio nero nell'acqua, e poi dargli fuoco. Si creerà un incendio proprio nel punto più fragile delle mura. A quel punto concentreremo i lanci delle catapulte sempre in quella zona. Se si apre la breccia, Lathena cadrà molto prima che ogni altro esercito possa raggiungerla>>
La donna non parve convinta:
<<Il fuoco è l'elemento in cui Marigold è più forte. Non dimentichiamo che è la custode del fuoco segreto, e regge la fiamma di Atar, suo padre, il demone del fuoco. Anche se la città bruciasse, Marigold non potrebbe in alcun modo essere danneggiata>>
Alienor ebbe la risposta pronta:
<<Ma rimarrebbe l'imperatrice di cosa? Di rocce annerite e carne bruciata? Che resti pure imperatrice della Gehenna, che resti la Signora delle ceneri...>>



<<Sarebbe una strage per gli abitanti di Lathena. Non dobbiamo macchiarci di un simile delitto!>>
Questa era l'unica argomentazione di Lilieth a cui Alienor non era in grado di rispondere.
Come potrò mai sconfiggere Marigold senza danneggiare anche i suoi sudditi? 
Era il dilemma di tutte le guerre.
<<Anche le guerre più giuste, Lilieth, hanno avuto vittime civili. Non possiamo illuderci di prendere Lathena senza spargimenti di sangue innocente. E' una tragica realtà, le guerre sono fatte così>>
Gli occhi di Lilieth sembrarono guardare a qualcosa di lontano: <<Alienor, tu parli così della guerra perché non l'hai mai vista né conosciuta. Non eri ancora nata quando ci fu la guerra tra i Lathear e gli Alfar, nell'anno della Primavera di Sangue. Io avevo diciotto anni, ricordo tutto molto bene. Vidi la ritirata delle truppe di Sephir Eclionner, che facevano razzie in tutte le città dei Keltar. Il nome degli Eclionner era maledetto e anche per questo volli che mio figlio portasse il mio cognome e non quello di suo padre. Non voglio ora che il cognome dei Vorkidian si macchi per una strage di innocenti>>
Nemmeno Alienor voleva una cosa simile.
Mi hanno detto che devo distruggere Marigold, ma con quali mezzi?
Sospirò:
<<Cosa suggerisci di fare, allora?>>
Lilieth chiuse gli occhi e scosse il capo:
<<Non lo so. Ero convinta che Marigold sarebbe stata detronizzata dopo che le prove dell'illegittimità di Elner fossero state rese note. E invece non è successo. E' andato tutto storto, Alienor... io posso dirti solo quello che non dobbiamo fare. Non dobbiamo provocare la morte di innocenti. Se lo facessimo, diventeremmo come la parte  peggiore di coloro a cui ci opponiamo>>

N.d.A.

Lilieth Vorkidian è interpretata da Claire Forlani, nel ruolo di Igraine Pendragon in "Camelot".
Alienor di Alfarian è interpretata da Tamzin Merchant nel ruolo di Catherine Howard ne "I Tudor".
Marigold di Gothian è interpretata da Lena Headey nel ruolo di Cersei Lannister in "Il trono di spade" da "Le  Cronache del Ghiaccio e del Fuoco".

sabato 8 dicembre 2012

La mitologia dei Celti (e quella dei Keltar)



Per riuscire a delineare un profilo attendibile della mitologia celtica bisogna tener presenti due questioni fondamentali:
1) I Celti non erano un popolo unitario, ma un insieme di popoli, che comprendeva i Galli (diffusi nei territori che attualmente appartengono alla Francia, all'Italia del nord, alla Boemia, alla Galizia spagnola, alla Galizia ucraina e alla Galazia turca); i Britanni, di cui sopravvivono ancora i discendenti nel Galles, nella Cornovaglia e nella Bretagna francese; gli Irlandesi e gli Scozzesi.


2) Le fonti scritte sono scarse. Gli antichi celti praticavano la scrittura runica, ma solo per intestare dediche alle divinità o nei casi di iscrizioni funebri e marchi di proprietà. Il patrimonio religioso veniva tramandato solo per via orale attraverso i druidi (termine che potrebbe significare "gli esperti della quercia"), che oltre ad essere sacerdoti, a volte comparivano anche nella veste di poeti, storici, giuristi. Infatti per poter diventare druidi bisognava prima diventare bardi, cioè imparare a suonare l'arpa e a cantare i miti degli dei e degli eroi e indovini, cioè esperti in divinazione, medicina e magia. I druidi credevano nell'immortalità dell'anima, nella metempsicosi (o reincarnazione o trasmigrazione delle anime).
Nel "De bello Gallico" Cesare elenca le principali divinità celtiche di cui fa una interpretatio latina, dando a ciascuna di esse il nome della divinità romana o greca con cui a suo giudizio andava identificata. Lucano invece conserverà i nomi originali, tra questi si devono ricordare Teutates che corrisponde al Mercurio, Esus dio della guerra, Taranis rappresentante il Deus PaterLúg il Luminoso, figlio del Sole, che riceve l'epiteto di samildanach ("che possiede tutte le arti") a cui è dedicato un racconto; Belenus, dio della Luce e della fertilità, assimilato ad Apollo.


Esistono anche due dei silvestri Sucellus e Nantos e soprattutto il dio Cernunnos ("cornuto"), che ha le corna di cervo.

Tra le divinità femminili vanno ricordate Brigit, detta anche Dana, che viene considerata nelle sue tre forme: la Fanciulla, la Madre e la Vecchia, ed è la Dea che compare nei romanzi del Ciclo di Avalon.


 Vi sono poi Epona dea dei cavalli da associare alla romana Demetra e Sirona dea delle acquee dolci e della bianca luce lunare, associata anche alle figure di Viviana, Morgana e della Casta Diva che nell'opera lirica Norma venne cantata con eccezionale grandezza da Maria Callas. Inoltre va citata la terribile Morrigan, dea della guerra e degli incubi.

Appartengono alla mitologia celtica una particolare categoria di Fate, le Faerie o Fairies. Fondamentalmente l'assonanza ha portato ad associare la fata alla fairy inglese e celtica (presenti in alcune commedie dello stesso William Shakespeare), ovvero ad alcuni esponenti del piccolo popolo. Piccoli e con le alucce, malgrado che - secondo molti - con questi ultimi non abbiano assolutamente a che fare; la differenza sostanziale consisterebbe nel fatto che le fate vogliono interagire con gli umani, mentre le fairies preferiscono rimanere invisibili all'occhio umano.

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La Regina delle Fate, o Signora delle Faerie (della Fairies) è Mab, presente nel Romeo e Giulietta di Shakespeare e in molti romanzi del ciclo di Avalon, in particolare ne "La Signora di Avalon" che narra la vita di tutte le Grandi Sacerdotesse della Dea e dell'Isola, da Caillean a Morgana.

Alla divinità Atepomaros che significa "che possiede tanti cavalli", definito altrove come Maponos ("il giovane ragazzo") figlio di Dagda "il dio buono" e la dea Boann( "colei che concede vacche ai suoi devoti"). "La battaglia di Moytura". Il dio Ogmios viene identificato da  I morti invece si recano dal dio irlandese Donn "lo Scuro", una divinità minore che abita nel Tech Duinn presso le coste irlandesi. Ci sono pervenuti poemi sia gallesi che irlandesi, Due famose collezioni del XIV secolo, il "Libro bianco di Rhydderch" e il "Libro rosso di Hergest" contengono alcune tradizioni gallesi come quella della raccolta detta "Mabinogi". Altri racconti gallesi contengono tradizioni che gli studiosi definiscono come sciamaniche, il cui protagonista è Cei che si trasformerà nel lugubre Key del ciclo arturiano. Infine il modello gallese di Merlino è il poeta mago Taliesin che si vanta di possedere tutte le arti magiche dell'Europa e dell'Asia. Ma anche altri personaggi come MathGwydion, figlio di Don (la dea Dana)Llwyd (Lancillotto), ecc. sono capaci di imprese favolose. Le tradizioni irlandesi ci raccontano la storia mitica dell'isola dopo il diluvio. I primi immigrati subiscono continuamente gli attacchi dei Fomori, esseri crudeli arrivati da oltremare. Una nuova ondata di immigrati porta le leggi e la società civile. Sono seguiti dai Túatha Dé Danann, le tribù della dea Dana, iniziati al sapere magico. Essi sono guidati dal Dio Lugh in persona nella grande battaglia di Magh Tuiredh contro la razza dei Fomoriani che vinta verrà per sempre bandita dall'Irlanda. Dopo la battaglia arriveranno i primi celti provenienti dalla Spagna. Le relazioni fra i celti e i Tuatha restano tese,come dimostrano le diverse battaglie che combattono gli uni contro gli altri. Finalmente i Tuatha si ritirano nell'Annwn e cedono lo spazio visibile ai Celti.  Importante è il calendario delle festività celtiche, perché molte di loro sono state poi tramandate nella cultura anglosassone e quindi in quella statunitense. Il caso più eclatante è quello di Samain, la festa dei morti, collocabile tra il 31 ottobre e il 2 novembre, divenuta poi Halloween.


Il solstizio d'inverno, 21 dicembre è Yule (divenuta poi sotto i romani il Dies Natalis Solis Invicti e in epoca cristiana il Natale) , l'equinozio di primavera è Ostara (assimilata poi alla Pasqua). Il solstizio d'estate è Litha (assimilato alla festa di San Giovanni, nella cui notte si raccoglie l'Iperico, usato nell'antichità come antidepressivo!) e l'equinozio d'autunno è Mabon.
Beltane è la festa della fertilità (si accendono i fuochi per il dio Belenus) mentre Lugnasad è la festa del raccolto (in cui si ringrazia il dio Lug). Di Samain ho già detto. Infine Imbolc è stata assimilata nella festività cristiana della Candelora.
Ora, devo fare una confessione. La cultura e la mitologia celtica sono state alla base dell'ambientazione del mio romanzo "Gothian".
I Celti sono diventati i Keltar e il Regno dei Keltar è la trasposizione della Gallia Cisalpina, cioè della pianura padana, com'era prima della conquista romana. (I Lathear sono infatti i Latini, e l'Impero Lathear ha le caratteristiche dell'Impero Romano).

















Nella mappa qui sopra c'è una scritta che va interpretata. Il cosiddetto "Mar padano" era in realtà una serie di lagune salmastre e paludi, che solo col tempo vennero bonificate.
La mappa del regno dei Keltar che io ho ricavato per il mio romanzo, che alcune lettrici seguono e conoscono ormai meglio di me, è la seguente:

C'è anche una corrispondenza tra le divinità: il dio del sole dei Keltar, Belenos è il Belenus dei Celti, e gli dei Lug e Cernunnos li ho ripresi con gli stessi nomi, così come anche la denominazione dei druidi. Mentre il terribile Eclion l'Oscuro, capostipite della dinastia Eclionner, riprende il dio irlandese Donn lo Scuro. Ci sono altre corrispondenze ancora più evidenti riguardo alle dee Vivien, Ulien ed Aenor (acqua, luna e luce). Questa scelta deriva dal fatto che io sono romagnolo di nascita ed emiliano di adozione e ho trascorso l'infanzia nelle campagne, dove ancora sussistono delle sopravvivenze rituali delle antiche festività galliche (nulla a che vedere coi revival celtici del tipo "Mutina Boica", che sono nati recentemente sulla scia di Halloween). Tra le curiosità aggiungo che la pianura padana ha vissuto una successione di dominazioni che ha qualcosa in comune con l'isola britannica: Celti-Romani-Germani, nel nostro caso Galli-Romani-Longobardi-Franchi, nel loro caso Britanni-Romani-Angli-Sassoni. Esistono anche sopravvivenze linguistiche dialettali, tanto che i dialetti della pianura padana sono detti gallo-italici. 
Prossimamente parlerò della mitologia nordica o germanica.