Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
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mercoledì 22 gennaio 2014
Mariano Di Vaio - Nodo Windsor - Windsor knot
Questa puntata della rubrica Nodo Windsor Club è dedicata all'indossatore Mariano Di Vaio.
Dalle foto si può notare come sia stato privilegiato il nodo doppio Windsor.
giovedì 16 gennaio 2014
The Wolf of Wall Street: alcune curiosità prima di vedere il film - Nodo Windsor - tie Windsor knot
«The Wolf of Wall Street», il film di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, appena premiato ai Golden Globe come miglior attore, esce nelle sale italiane il 23 Gennaio. Mentre facciamo il tifo per il tanto agognato Oscar al caro Leo - eterno candidato -, ecco cinque cose da sapere su questo film.
È una storia vera. Basato sulle memorie dell’agente di cambio Jordan Belfort, il film racconta le vicende del broker di Wall Street dagli inizi della sua carriera fino all’accusa per frode e riciclaggio.
Leo è un tipo tenace. Ci sono voluti sei anni prima che DiCaprio riuscisse a portare sugli schermi la storia di Belfort. L’attore è rimasto folgorato dal ritratto impietoso e sincero di un uomo totalmente governato dall’avidità.
È un gioco di squadra. Per dirigere il lungometraggio, DiCaprio ha voluto come regista Martin Scorsese, da sempre affascinato dal confine sottile tra bene e male che c’è in ciascuno di noi. Questo è il loro quinto film insieme.
Non era tutto in copione. L’attore Jonah Hill, superata l’agitazione di recitare con il suo attore e il suo regista preferito, ha dimostrato ottime doti di improvvisazione. Anche Matthew McConaughey, pur avendo un piccolo ruolo, ha reso indimenticabile il suo personaggio grazie alle sue trovate.
Nasce prima il cinema o la realtà? Jordan Belfort, interpretato nel film da Leonardo DiCaprio, ha dichiarato che da ragazzo il suo modello era Gordon Gekko, il protagonista di Wall Street reso memorabile da Michael Douglas. A proposito di storia che si ripete.
Il nodo Windsor doppio alla cravatta. Questo da solo vale una promozione da parte della mia rubrica Nodo Windsor Club.
Il nodo Windsor doppio alla cravatta. Questo da solo vale una promozione da parte della mia rubrica Nodo Windsor Club.
Ora non vi resta che dare un’occhiata alla gallery e correre al cinema.
sabato 11 gennaio 2014
David Gandy - Nodo Windsor - tie Windsor knot
David James Gandy (Billericay, 19 febbraio 1980) è un noto indossatore britannico.
È cresciuto in Essex in una famiglia della classe operaia. Dopo aver vinto un concorso televisivo è diventato un modello di successo. Per diversi anni, Gandy è stato il modello maschile di punta per Dolce & Gabbana e li ha rappresentati nelle loro campagne e sfilate di moda.
In un settore dominato da modelli magri ed efebici, i muscoli e i tratti marcati di David hanno fatto in modo che alcuni stilisti di moda passassero ad uno standard di modello più maschile. L'aumento della sua popolarità e il riconoscimento del suo nome è stato determinato dalle miriadi di copertine di riviste, editoriali, servizi fotografici, interviste e premi di settore. Ha continuato a partecipare a progetti legati alla moda e progetti personali come la scrittura di un blog per Vogue, scrivendo recensioni
per GQ.
Ne parlo in questa sede più che altro perché Gandy ha optato sempre per un look classico e in questo ambito ha scelto, come nodo alla cravatta, quello che è considerato il più elegante dei nodi, e cioè il nodo Windsor doppio di cui io sono uno strenuo sostenitore. Ed è proprio per questo che una delle rubriche del mio blog è stata chiamata "Nodo Windsor Club", per presentare ogni settimana un personaggio pubblico che è divenuto in un certo senso un testimonial di questo tipo di nodo.
lunedì 6 gennaio 2014
Chris Pratt - Nodo Windsor - tie Windsor knot
Oggi, per la rubrica Nodo Windsor Club voglio mostrare alcune foto dell'attore Chris Pratt.
Nato nel Minnesota e cresciuto nel Lake Stevens Washington, Chris è meglio conosciuto per il suo ruolo di Bright Abbott nella serie televisiva Everwood. Fu scoperto dall'attrice-regista Rae Dawn Chong mentre aspettava di sedersi in un ristorante a Maui, Hawaii, che gli diede una parte nel cortometraggio Cursed Part 3.
È stato fidanzato con Emily VanCamp che ha interpretato la parte di sua sorella Amy nella serie televisiva Everwood.
È sposato con l'attrice Anna Faris. La coppia ha un figlio Jack, nato il 25 agosto 2012.
Dopo aver terminato le riprese di Everwood ha partecipato alla quarta serie del telefilm The O.C..
venerdì 27 dicembre 2013
Spot Prada Candy - Nodo Windsor - Tie Windsor knot
Nello spot per il profumo Prada Candy mi ha colpito un particolare. Uno dei due attori, quello che nella foto qui sopra siede alla destra, è vestito in modo impecabile e finalmente mostra una nuova tendenza per quanto riguarda le cravatte. Finalmente torna la cravatta classica indossata con nodo Windsor doppio, come vuole la vera eleganza maschile. E' un elemento che ritengo molto rilevante e per questo ho voluto dedicargli un intero post.
Una cosa invece che non approvo è il fatto di incoraggiare la moda degli incisivi separati delle modelle, oltre che la pettinatura con frangette troppo rigide.
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mercoledì 18 dicembre 2013
Edoardo Fanucci e la Web Tax (o Spot Tax) che riguarda anche noi blogger (però sa fare il nodo Windsor alla perfezione!)
Questo baldo giovine, trentenne, bocconiano, commercialista nonché onorevole della Camera dei Deputati per il partito democratico, ha alcuni pregi e un enorme catastrofico difetto.
Partiamo dai pregi: ha una faccia simpatica, è sicuramente ben preparato e, cosa più importante a mio giudizio, sa fare perfettamente il nodo Windsor doppio alla cravatta (tie doubleWindsor knot).
Naturalmente appartiene alla corrente di Matteo Renzi, l'Homo Novus, il Profeta, il Messia, l'Uomo della Provvidenza.
Questo simpatico e solerte giovane deputato si è dato da fare. Non è di quelli che scaldano la sedia o che dormono in aula. No, appartiene a quella minoranza di deputati che sono molto attivi, anche se purtroppo gli esiti della loro attività finisco per provocare danni.
Ma quale danno potrà mai aver fatto il nostro brillante Fanucci?
In quanto membro della Commissione parlamentare Bilancio, ha presentato l'emendamento alla Legge di stabilità del Governo Letta, "Destinazione Italia", il quale "fa scattare l’obbligo di apertura di un partita iva sia per i servizi di e-commerce sia per l’acquisto di link sponsorizzati, di banner. Questo significa che l’advertising può essere venduto soltanto da imprese con regolare partita iva. Il meccanismo è pensato per evitare o comunque arginare il fenomeno dell’acquisto di pubblicità estero-su-estero, che elude il fisco italiano. In pratica, riguarda il business delle transazioni tra imprese."
La cosa riguarda anche molti di noi blogger, in maniera indiretta, nel senso che non siamo noi gli inserzionisti dei banner, però i nostri inserzionisti, forse, dico forse perché poi l'emendamento Fanucci è stato modificato dal presidente di commissione, l'on. Boccia, sempre del PD, dovranno pagare una tassa che tra le altre cose rischia di non essere compatibile con le norme per la libera concorrenza in vigore nell'Unione Europea, il che ci espone ad una procedura di infrazione.
Cito quanto scritto da alcuni colleghi blogger:
"Fanucci del pd è il padre dell'emendamento "web tax" fatto passare col solito colpo di mano in Commissione Bilancio alla Camera. Con Governo (giustamente) ed M5S contrari. La "web tax" produrrà svantaggi e nessun benefico per l’economia italiana, le imprese, i consumatori e finanche le casse dell’erario. I promotori dell’iniziativa si appellano al principio secondo il quale è giusto che per i servizi venduti in Italia, le tasse siano pagate in Italia. Mettiamola così: facciamo che sono un produttore di vino che esporta il bene in un'altro paese comunitario. Secondo voi dovrei pagare le tasse in Italia o nel Paese dove vendo? Beni e servizi digitali non possono essere trattati diversamente dal vino. Chiunque dotato di buonsenso, risponderebbe che è corretto pagare le tasse del bene/servizio nel paese dove lo produco. Perchè? Perchè se vendo il vino in 10 paesi differenti, secondo il pd devo pagare le tasse in 10 paesi differenti. La necessità secondo Fanucci di legare i contenuti digitali e pubblicitari che girano sul web alle aziende che hanno partita IVA in Italia, produrrebbe come effetto la marginalizzazione dell'Italia dall'economia digitale. Perchè Google dovrebbe far girare il suo motore di ricerca in Italia se questo significa per loro pagare più tasse? Semplicemente deciderà di non investire in Italia." Terzo Nick
Fanucci è simpatico ed elegante ed ha una faccia da bravo ragazzo, vagamente somigliante a Beppe Grillo da giovane, no dai scherzo, anche perché questa storia della web tax ha fatto molto arrabbiare il vecchio Beppe, che è il re dei blogger e infatti oggi sul suo blog troviamo scritto quanto segue:
"Nessuna web tax, si ad una piccola e brutta spot-tax. Si è chiusa così, nella notte, in Commissione Bilancio, la partita che ormai da settimane tiene banco, tra addetti ai lavori e non, e della quale, nell’ultimo weekend, si erano occupati anche il neo-eletto Segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi e Carlo de Benedetti, Patron del Gruppo L’Espresso, contrario il primo e favorevole il secondo. La Commissione parlamentare, infatti, ha approvato solo il secondo comma della proposta di legge – poi trasformatasi in un emendamento alla Legge di stabilità – presentata da Francesco Boccia (Pd). Niente obbligo generalizzato, dunque, di acquisto online di servizi solo da fornitori dotati di partita Iva italiana ma si a tale obbligo quando si tratterà di comprare “spazi pubblicitari online” e “link sponsorizzati…visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un sito o la fruizione di un servizio online attraverso rete fissa o rete e dispositivi mobili”. La web tax, in sostanza, esce ridimensionata e ribattezzata dal dibattito parlamentare ed extra parlamentare degli ultimi giorni. Qualcuno, nelle prossime ore, gioirà del risultato e qualcun altro se ne rammaricherà ma la realtà è che non ha vinto nessuno ed abbiamo perso tutti. La legge che l’Assemblea di Montecitorio si avvia ora ad approvare è una brutta legge, anti-europea, di dubbia legittimità costituzionale, sostanzialmente inapplicabile ed anacronistica. Tanto per cominciare, infatti, è evidente che la tagliola che si è abbattuta sul testo scritto e pensato dall’On. Boccia non ne ha modificato l’impianto sostanziale ma solo ridimensionato l’ambito di applicazione con l’ovvia conseguenza che tutte le perplessità ed i dubbi sollevati da più parti circa l’incompatibilità di un’iniziativa tricolore su una materia di evidente interesse comunitario restano valide così come inalterati rimangono i dubbi sollevati dallo stesso Ministero dell’Economia circa la legittimità della norma rispetto alla libertà di impresa costituzionalmente garantita. Il Parlamento, quindi, si avvia a pronunciare il si definitivo su una legge che potrebbe costare al Paese l’apertura di una procedura di infrazione comunitaria con condanna al pagamento della relativa sanzione ed essere poi dichiarata costituzionalmente illegittima. Difficile, in questo contesto, condividere l’urgenza con la quale si è ostinatamente voluto approvare un brandello dell’originaria web tax. Tale difficoltà è resa ancor più tangibile se si pone mente al fatto che – a prescindere da ogni altra considerazione – il ridimensionamento dell’ambito di applicazione della norma ai soli servizi promozionali, riduce significativamente i benefici per l’Erario. Senza voler entrare nella guerra dei numeri che ha, sin qui, diviso favorevoli e contrari al varo della web tax, infatti, è ovvio che se prima il maggior gettito sperato dalla tassazione tricolore di tutti i servizi venduti via web in Italia era modesto, ora diviene davvero marginale. C’è, quindi, da chiedersi se sia valsa davvero la pena assumere un’iniziativa marcatamente anti-europea e di dubbia legittimità costituzionale per portare a casa, forse, una manciata di euro in più. Ma la più importante ragione per la quale quella che il Parlamento si avvia a varare con il voto in aula sarà ricordata come una delle peggiori leggi sul web è un’altra. La legge, infatti, è interamente costruita su un’idea di web che non esiste se non nella fantasia della mano che ha scritto il disegno di legge: un web nel quale vi sarebbero contenuti accessibili dall’Italia e contenuti inaccessibili dal nostro Paese e si potrebbe assoggettare la circolazione dei primi ad un regime fiscale diverso da quella dei secondi. Qualcosa del genere – e per ragioni egualmente poco nobili ma, almeno, più rilevanti in quelle subculture politiche –lo hanno, sin qui pensato solo regimi autoritari come quello cinese, spingendosi ad ergere una “grande muraglia digitale” nel fallito tentativo di impedire ai propri cittadini l’accesso a contenuti provenienti dall’estero. Difficile immaginare come i supporter della nuova spot tax pensino di implementare il rispetto della loro creatura. Quando un imprenditore italiano comprerà spazi pubblicitari o link sponsorizzati, infatti, dovrà chiedere l’emissione di una fattura con partita Iva italiana per quei contenuti che saranno poi effettivamente “cliccati” dal nostro Paese e fattura senza partita Iva – come avviene oggi – quando i contenuti in questione saranno “cliccati” da un consumatore francese, tedesco o inglese al quale abbia legittimamente scelto di far arrivare il proprio messaggio promozionale. E’ ovvio, infatti, che per lo stesso principio alla base della spot tax, se un imprenditore italiano vuole far arrivare il suo messaggio in altri Paesi europei, il servizio non potrà essere tassato in Italia. Tempi duri per i pochi grandi nomi dell’industria italiana: auto, prodotti alimentari, turismo e moda. Da domani comprare pubblicità online diventerà maledettamente più complicato. Ci siamo rinchiusi – con le nostre mani – in un guscio nazionale in un sistema sempre più globale." dal blog di Guido Scorza
Allora cosa facciamo, dobbiamo biasimare l'on. Fanucci per questo pasticcio della web-tax o spot-tax che dir si voglia o lo assolviamo perché ci ispira simpatia, sa scegliersi bene le cravatte e sa fare il nodo Windsor alla perfezione?
In dubio pro reo. Lo assolviamo! Però, mi raccomando, onorevole: la prossima volta, prima di inventarsi una tassa, ci pensi bene... non siamo in uno sperduto consiglio comunale, siamo nel parlamento di un paese schiacciato dalle tasse... quindi attenzione e prudenza!
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martedì 26 novembre 2013
Chuck Bass - Il Dandy di Gossip Girl - Nodo Windsor - Tie Windsor knot
Nella serie televisiva "Gossip Girl", l'attore Ed Westwick interpreta il personaggio di Chuck Bass, un giovane rampollo di ricca famiglia che ama vestire come un moderno dandy dei nostri giorni.
Anche nel suo caso si conferma la tesi secondo cui l'uomo veramente elegante si avvale del Nodo doppio Windsor alla Cravatta, per cui anche Cuck Bass merita un posto d'onore nel Nodo Windsor Club.
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sabato 23 novembre 2013
Moda uomo. Scott Disick, il "reality dandy" - Nodo Windsor - Tie Windsor knot.
Scott Disick è un dandy contemporaneo divenuto noto attraverso un reality show americano. Ora è al centro del gossip americano in quanto è compagno di Kourtney Kardashian, da cui ha avuto due figli.
Un segno di eleganza e distinzione è il nodo Windsor doppio alla cravatta, per questo anche lui rientra nel Nodo Windsor Club.
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