sabato 14 giugno 2025

Una con tutte stelle nella vita. Capitolo 3. In amore vince chi...



Dal giorno in cui Vittoria aveva incominciato a frequentare, come mia compagna di banco e di studi, il corso di storia dell'arte contemporanea, la mia vita era cambiata radicalmente.
Ogni lezione era come un "appuntamento", anche se io continuavo a non farmi illusioni immotivate e a mantenere un certo distacco, perché in fondo il mio ruolo era solo quello di un follower divenuto per caso conoscente utile, dal punto di vista di lei, come "tutor" da sfruttare per riuscire a passare l'esame con un buon voto senza faticare troppo. 
Però sarebbe riduttivo vedere le cose soltanto da quel punto di vista, perché Vittoria mostrava di gradire la mia compagnia, come amico s'intende, e mi trovava divertente, ed io a mia volta, apprezzavo il suo senso dell'umorismo e la sua allegria contagiosa, che tutto sommato smorzava la punta di malinconia che sentivo ogni volta che pensavo che quella meravigliosa ed ironica ragazza stava insieme ad un altro ed io non avevo speranze dal punto di vista sentimentale.

Dopo circa due settimane dal nostro primo colloquio, lei mi chiese se quel pomeriggio fossi libero per studiare con lei, cosa che in realtà significava farle lezione o "ripetizione" gratis.
L'idea di trascorrere un pomeriggio con lei, anche solo per studiare, mi emozionava e mi allettava, ma sapevo che alla fine avrebbe solo aumentato la mia sofferenza per il fatto che lei amava un altro e io mi sentivo una nullità in confronto a quell'altro.

Mi chiedevo quanto potesse essere grande l'autostima di un giovane uomo che si fosse guadagnato l'amore di una ragazza come lei, Vittoria Elena Lucrezia Prinsivalli.







Io non sapevo quasi niente del suo ragazzo e non ero ancora in grado di capire bene quali fossero le qualità che gli avevano permesso di conquistare l'amore di Vittoria.
Sapevo solo che lui si chiamava Michele e che lei lo chiamava Micky. Studiava ingegneria al Politecnico di Milano. Era alto e giocava anche a basket. Era un tipo sicuro di sé, forse un po' troppo. Per il resto c'erano stati solo alcuni accenni, su di lui, ma le informazioni che ne avevo ricavato erano comunque poche e contrastanti dal momento che Vittoria alcuni giorni sembrava arrabbiata con lui, mentre altri giorni mostrava un'adorazione sconfinata nei suoi confronti.

Una cosa era certa: stavano attraversando un momento di crisi perché lei aveva cancellato da Instagram e Tik Tok alcuni post che li ritraevano insieme in momenti molto romantici, in particolare uno che doveva aver richiesto molta tecnica per essere realizzato. Mai mi sarei aspettato una sua cancellazione. E poi lei aveva tolto anche la frase, che persino a me era parsa una vanteria, in cui diceva di sembrare più giovane della sua età.

<<Molto volentieri! Mi fa piacere l'idea di studiare insieme a te. Prima però dobbiamo mangiare qualcosa in un bar, io non cucino e spesso mi prendo anche una pizza al taglio, con una coca, ma non so i tuoi gusti, quindi dimmi tu...>>
Lei annuì:
<<Una pizza al taglio va benissimo, con una coca light. E spero di non sembrarti troppo sfacciata a chiederti se possiamo studiare da te, visto che so che disponi di un monolocale qui vicino>>
In effetti era vero: avevo potuto acquistare quel monolocale grazie all'eredità che mi aveva lasciato la mia adorata nonna materna.
<<Ma certo, è proprio qui a due passi. Ho anche un cortiletto interno, minuscolo, ma è comunque meglio di niente. Ho solo due domande. Ti fidi ad andare a casa di uno sconosciuto? E... come hai fatto a sapere del mio monolocale?>>
Lei rise:
<<Sono un'esperta di arti marziali, tra le altre cose. E riguardo alla seconda domanda: i tuoi due compari, Fabio e Nicola, approfittano di ogni opportunità per tessere le tue lodi e per mettere in risalto le tue qualità anche... come dire... materiali. Da dove deriva tutta questa loro adorazione per te?>>
Io risi a mia volta:
<<Non è adorazione, è compassione! Sai, io sono single e per loro questo è intollerabile e penoso. Per cui, con qualsiasi ragazza, mi descrivono come se fossi un principe azzurro, creando solo dei problemi perché poi queste fanciulle restano inevitabilmente deluse dalla mia triste realtà>>
Lei mi fissò con uno sguardo di rimprovero:
<<Perché ti svaluti così? Non mi era mai capitato di conoscere un ragazzo che parlasse male di se stesso. Non capisco perché senti l'esigenza di sminuirti>>
Era un discorso delicato, troppo difficile da affrontare mentre stavamo camminando verso il chiosco delle pizzette al taglio, ma qualcosa dovevo comunque dire:
<<Perché non voglio deludere nessuno>>
Vittoria mi osservò con stupore:
<<Ma è normale che le persone ci deludano! Però non bisogna farne una tragedia! Siamo esseri umani, possiamo sbagliare, possiamo avere tanti difetti, è una cosa naturale. L'importante è che non si facciano cose gravi, ma non mi sembra il tuo caso>>
Io pensai che dipendeva da cosa si intendesse per cose gravi, ma preferii essere più specifico:
<<Be', io ogni tanto mi arrabbio in maniera eccessiva rispetto alla causa, e durante quei momenti alzo la voce e dico parole crudeli con l'intento di ferire la persona che mi ha ferito. A parole, naturalmente, ma le parole che dico quando mi arrabbio sono difficili da dimenticare e ancor più  difficili da perdonare>>
Lei mi fissò:
<<Preferisco chi si sfoga con le parole piuttosto che in altri modi. I maschi di oggi sono violenti, a volte, oppure vendicativi, rancorosi. Preferisco uno che si arrabbia e sbotta per cinque minuti e poi, una volta che si è sfogato a parole, torna normale. In fondo vale la regola: "can che abbaia non morde!">>
Io risi:
<<Sì, be', diciamo che io rientro nella categoria dei cani che abbaiano, ma non mordono>>
Vittoria rise a sua volta:
<<Ma io non volevo paragonarti a un cane! E' che il proverbio dice così>>
Io annuii sorridendo:
<<Lo so, lo so... c'è molta saggezza nei proverbi. Ma scommetto che il tuo fidanzato non si arrabbia mai>>
Lei scosse il capo:
<<Si arrabbia anche lui, non è certo un santo! E dice anche lui cose sgradevoli, ma io so che non le pensa>>
Io ero molto curioso riguardo a quell'argomento, ma bisognava essere delicati:
<<Immagino che sia molto orgoglioso del fatto che una persona con le tue qualità abbia scelto lui>>
Vittoria apparve pensierosa:
<<All'inizio lo era, eccome! Ma col tempo, sai com'è, si incomincia a dare le cose per scontate. Insomma, ci si abitua e forse ci si stanca anche. Le relazioni, al giorno d'oggi, possono finire per ragioni difficili da descrivere... forse la parola adatta potrebbe essere "noia". Ciò che era travolgente diventa noioso: le coppie di una volta lo accettavano. Adesso è più difficile. Non dico che il mio fidanzato si annoi a stare con me, ma di certo è meno entusiasta di prima. Insomma, non bisogna mai dare nulla per scontato. E visto che siamo in vena di proverbi, l'amore è eterno finché dura>>




Io rimasi meravigliato per il fatto che lei si fosse confidata con me su questo argomento:
<<Sì, c'è molta saggezza nelle tue parole. Forse potrei aggiungere che è la passione quella che col tempo si affievolisce, e anche l'innamoramento, che viene sostituito da un profondo affetto, almeno così mi sembra sia accaduto per molte coppie che ho conosciuto. Non posso parlare in prima persona perché non ho mai avuto la gioia di un grande amore ricambiato, e questo per colpa mia, perché pretendo più di quel che posso dare>>
Lei mi ascoltò con interesse, mentre camminavamo, avvicinandoci al bar-pizzeria:
<<Sei tu il più saggio e il più sincero. Sei la prima persona di genere maschile che ammette i suoi difetti in maniera onesta, anche se eccessivamente severa. Credo che tu possa dare molto a una donna, perché noi donne apprezziamo gli uomini sinceri, che fanno autocritica, che ammettono i propri limiti, che sanno pensare in maniera profonda e parlare con efficacia>>
Riflettei sulle sue parole, mentre ordinavamo le nostre pizzette, e poi le risposi:
<<A costo di cadere in un luogo comune, credo che le donne apprezzino queste doti in un amico, ma poi si innamorano di uomini molto diversi, sicuri di sé, che parlano poco e agiscono molto>>
Vittoria si accigliò:
<<In parte è un luogo comune, anche se devo ammettere che all'inizio molte di noi si innamorano dei cosiddetti "maschi alpha". Ma dopo un po' il maschio alpha diventa insopportabile, almeno per le donne di oggi, che non sono disposte a farsi calpestare da questi personaggi narcisisti e manipolatori. Io credo che la dote dell'autocritica sia fondamentale sia nei rapporti di amicizia che nelle relazioni sentimentali.
Io mi sento una femmina alpha e forse voglio un maschio beta...>>
Mi chiesi se io corrispondessi all'idea che lei aveva del cosiddetto "maschio beta", ma il mio timore era di essere molto peggio, un "maschio omega", ultima lettera dell'alfabeto greco e ultima ruota del carro.
Mentre ci consegnavano le pizzette al taglio, io continuavo a riflettere su quelle parole e non sapevo se credere a ciò che aveva detto:
<<Forse le conquiste del femminismo e l'orrore dei femminicidi e delle molestie hanno fatto perdere molti punti al maschio alpha, agli occhi delle donne, ma temo che questo sia un discorso basato più sulla razionalità che sui sentimenti, sulle emozioni e sulle pulsioni. Io temo che alla fine l'uomo forte sia quello che risulta più desiderato>>
Lei aveva già la risposta pronta:
<<Il punto è che il concetto di forza è cambiato. Forse le ragazzine potranno ancora innamorarsi di un bullo che comanda una baby gang, ma una donna maggiorenne sa già che la vera forza richiede l'autocontrollo e l'autocritica, e anche l'intelligenza, il senso dell'umorismo, la cultura, l'eleganza, la capacità di esprimersi in maniera tale da affascinare l'uditorio>>
A questo punto, visto che ormai ci stavamo avvicinando al mio monolocale, trovai il coraggio di chiederle:
<<E quindi il tuo fidanzato possiede le doti che hai elencato adesso, immagino...>>
Gli occhi blu di Vittoria mi fissarono con aria malinconica:
<<Non proprio tutte e non al livello di cui in questo periodo sento l'esigenza. Ti ho già accennato altre volte che ultimamente abbiamo molte divergenze. Lui riesce sempre a stemperare la tensione e a riconquistare la mia fiducia, perché comunque la nostra relazione dura da molto tempo e abbiamo trascorso momenti bellissimi insieme. Ma non mi accontento più di vivere di ricordi e lui non è più quello di una volta. A essere sinceri, non lo sono più neanch'io>>
Il discorso si faceva interessante:
<<In che senso?>>
Lei apparve un po' titubante ed io mi ripromisi di non correre troppo:
<<Prima entriamo nella mia umile dimora, ci sediamo, mangiamo con calma, e poi continuiamo il discorso>>
 Vittoria annuì e apparve comunque un po' nervosa:
<<Ok, d'accordo, anche perché...>>
Incominciò ad aggiustarsi la cravatta della sua personale uniforme scolastica anglosassone così strana all'Università. Divenne all'improvviso molto agitata e continuava a tormentarsi la cravatta allora le chiesi se c'erano dei problemi e lei all'iniziò negò, poi si mise le mani sul cavallo della gonna e senza alcuna remora dichiarò quasi brutalmente: 
<<Scusa Roberto ma mi sto facendo la pipì addosso, è da stamattina alle 8 che non la faccio ed ho bevuto almeno due tazze di tè, due di caffè e tre bottigliette d'acqua. Adesso sono le 14, sono passate sei ore e ho la vescica che mi scoppia, mi sembra di avere le contrazioni da partoriente, se non arriviamo subito al tuo bagno c'è il rischio concreto che me la faccia addosso per strada... non sarebbe la prima volta, perché io ho paura dei bagni pubblici, mi fanno schifo e non li uso mai, e ogni tanto succede che non riesco a trattenere la pipì e tutto questo fa infuriare il mio fidanzato, che come vedi non è molto comprensivo, specie dopo che gli ho bagnato il sedile della sua preziosissima macchina...>>












Io ero incredulo:
<<Dopo sei ore in cui hai bevuto così tante sostanze diuretiche direi che al contrario hai dimostrato di avere una vescica di ferro: le accuse del tuo ragazzo sono ingiuste.
Comunque non preoccuparti: siamo arrivati, io sono al piano terra, la stanza è una sola e la porta del bagno è aperta, quindi hai via libera!>>
Aprii il portone esterno mentre lei mi avvertiva che stava incominciando ad avere delle perdite, poi aprii la porta del mio monolocale e lei si fiondò in bagno urlando "me la sto facendo letteralmente addosso" come se fosse con un amico di vecchia data.
Una cosa che mi colpì fu il fatto che, a differenza delle altre ragazze che avevano usato il mio bagno per la stessa ragione, lei non fece nulla per deviare la traiettoria del getto di urina per cui incominciai a sentire subito uno scroscio potente e torrenziale che durò senza pause per un minuto e mezzo senza e poi a fasi alterne fino a due minuti.

















Visto che lei non aveva fatto nulla per nascondere l'entità biblica del diluvio con cui aveva inondato il mio bagno, mi sentii libero di commentare ironicamente ironicamente:
<< Che record! Ma quanta ne avevi?>>
Lei, tutta sollevata e sorridente come una scolaretta, rispose, con grande naturalezza:
<<Secondo me almeno un litro e mezzo. La prossima volta compra un misuratore graduato, potresti rimanere stupefatto!>>
Io lo ero già nel vedere l'amore platonico della mia vita collidere con una minzione degna di un cavallo da corsa.
Eppure non per questo apparve meno perfetta ai miei occhi, anzi, in un certo senso questa sua spontaneità aveva creato una situazione di intimità che trovavo molto piacevole.

Lei fece un gran sospiro, si ricompose, si risistemò la cravatta e fu pronta per esprimere i suoi commenti sul mio monolocale.







Si sedette a tavola e accavallò le gambe in modo divino: erano davvero perfette. Sarei rimasto lì a contemplarle per l'eternità.



      






 

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