martedì 24 dicembre 2024

Gli oggetti

 



Gli oggetti sono ancora al loro posto
a custodire muti la quiete polverosa 
delle stanze, nell'oppiaceo incantesimo 
che inutilmente finge un'illusione:
come se i decenni non fossero sfumati
nell'inconcludenza di un tempo nascosto
già negli interstizi e sotto i tappeti.
E non serve a nulla fare l'inventario 
delle cose perdute, per poi soffocare dentro
l'urlo dei rimpianti e appoggiarsi a questi 
arredi fragili come fossero pilastri
mentre tutto frana intorno
e i volti a poco a poco si congedano.




Come il silenzio, 
noi scenderemo ognuno
per le proprie scale,
non penseremo più
al tuo bene ed al mio male,
senza guardare in giù,
e tutto il resto vada poi
come gli pare.
Come il deserto,
che avanza dentro me
veloce come il suono,
la nostra storia brucerà
un'ultima volta
e finalmente poi sarà
soltanto fumo.
Che ne faremo 
di questa farsa
che si ferma e poi riparte,
di questa vita
che non nasce e che non muore?
Dal grande fiume
svogliatamente
ci faremo trascinare
dalla sorgente alla foce, 
fino al mare, 
dalla corrente alla deriva
e non nuotare.
Dentro l'abisso,
che si spalanca sotto noi
come una fauce,
potremo infine
dolcemente sprofondare
e tutto il male 
ora e per sempre svanirà, 
svanirà, 
svanirà.







Noi abbiamo sognato in grande:
stelle, galassie, universi interi,
nebulose, viaggi, distanze siderali.
Noi eravamo i visionari, l'onda
che si è infranta, gli anormali
naufragati tra un millennio e l'altro, 
già obsoleti a detta dei nativi digitali.
Loro sono invece troppo scaltri,
ci tarpano le ali e irridono l'immenso.
Ecco quel che non abbiamo avuto:
in cambio ci hanno dato i cellulari.








2 commenti:

  1. Hai uno stile molto particolare, evocativo e visionario. Mi piace tantissimo.

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    1. Ti ringrazio molto per questo apprezzamento! Tra le poesie che ho scritto, questa è quella a cui tengo di più, sia per lo stile che per il significato. Stilisticamente mi colloco tra il simbolismo e il "correlativo oggettivo" del primo Montale. Cerco di salvare le assonanze, anche nascondendole, e di mantenere un andamento che si avvicini a quello riflessivo dell'endecasillabo. In questo modo, l'evocatività visionaria delle immagini riesce ad attutire la drammaticità del dolore che c'è dietro. Il dolore ha bisogno di essere anestetizzato attraverso metafore che, partendo da un elemento concreto, vadano a spaziare in una atmosfera sognante. La poesia, come tutta l'arte, ha il dovere di rendere il dolore più sopportabile.

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