mercoledì 20 maggio 2020

Vite quasi parallele. Capitolo 67. Summerchilds : i figli dell'estate

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Nel 1975 sono nati David Beckham, Angelina Jolie, Charlize Theron, Kate Winslet, Marion Cotillard, Drew Barrymore, Matteo Renzi, Andrea Agnelli e molti altri parassiti della società tra cui, ultimo ma non meno parassita, Roberto Monterovere, figlio di Francesco Monterovere e di Silvia Ricci-Orsini.
Stando alle testimonianze, l'estate del 1975 fu molto calda e molto lunga, e si protrasse ben oltre i limiti stagionali, tanto che il caldo continuò per tutto il mese di ottobre.
Francesco lo ricordava bene, perché la scuola iniziò il primo giorno del decimo mese, e per lui fu anche l'inizio della carriera nel Liceo Scientifico, il suo approdo definitivo.
Durante la precedente estate era diventato padre, e suo figlio Roberto era nato sotto il segno del Leone, durante la canicola di luglio.
Il caldo opprimente fu tale che i giornali incominciarono a parlare, con toni apocalittici, di "estate indiana" e di surriscaldamento globale, dopo che per anni si era attesa invano un'imminente glaciazione.
Ma forse c'era davvero qualcosa di strano nell'aria. Qualcosa di nuovo, anzi, d'antico.
I vecchi guardavano il cielo e scuotevano la testa. I più avveduti tra loro interpretavano i segni.
I più lungimiranti capirono che erano presagi funesti per la generazione che nasceva.
Lo capì la contessa madre Emilia Orsini ogni volta che vedeva il pronipote appena nato:
 <<Povero figlio dell'estate, che nascerai e crescerai all'apice di questo benessere! Che ne sarà di te quando la stagione cambierà? Perché l'estate non può durare per sempre>>
A dire il vero qualche avvisaglia della tempesta incombente c'era stata: la Guerra dello Yom Kippur, l'impennata del costo del petrolio, l'inflazione, la fine dei cambi fissi stabiliti dal sistema di Bretton Woods, ma di tutto questo in Italia arrivava soltanto una vaga eco, mentre il glamour dei primi Anni Settanta, con la sua moda così elaborata e fantasiosa, e il suo slancio libertario e progressista, faceva scomparire tutte le preoccupazioni per il futuro.
C'era anche l'inizio del terrorismo, in Italia, ma nessuno poteva immaginare la piega che avrebbe preso negli anni immediatamente successivi.
Le Cassandre non sono mai state simpatiche a nessuno, anche quando avevano ragione, anzi soprattutto quando avevano ragione.
Ma in fondo noi che siamo nati in quegli anni credevamo davvero che quel paradiso sarebbe durato per sempre.
Perché avremmo dovuto preoccuparci?
Era l'estate del nostro mondo, e noi ne eravamo i figli.
Era un'epoca di grandi conquiste civili e sociali.
Se i nostri padri erano i Figli dei Fiori, noi fummo senza dubbio i Figli dell'Estate.
C'era nell'aria un grande senso di aspettativa, una forte speranza e fiducia nell'avvenire.
Da bambini, credevamo che quello fosse solo l'inizio di una felicità destinata a diventare sempre più grande.
Abbiamo creduto nel progresso, nel miglioramento, nella crescita.
Non ci rendevamo conto che accanto al progresso c'erano anche segnali di decadenza.
Eravamo molto ambiziosi, ma solo pochi di noi hanno ottenuto ciò che volevano: la maggioranza si è dovuta accontentare: i più ora si trovano in condizioni peggiori di quelle dei loro genitori alla stessa età.
Abbiamo meno diritti, meno opportunità, meno speranze rispetto alla generazione che ci ha preceduto.
In parte è anche colpa nostra: abbiamo dato tutto per scontato, abbiamo preteso molto senza imparare lo spirito di sacrificio, siamo stati troppo avidi.
Ci siamo comportati come cicale, mentre avremmo dovuto imitare le formiche, che nella bella stagione fanno le scorte per l'inverno.
Però eravamo in buona fede, almeno all'inizio. Come può un bambino sapere che "sempre azzurra non può essere l'età"?
Ci sentivamo in primavera, credevamo che il meglio dovesse ancora venire, che la vera estate dovesse ancora arrivare e non siamo stati capaci di capire in tempo che era quella l'estateera quella la felicitàera quello il nostro momento, era quello, e noi avremmo dovuto farne tesoro.
E invece ci siamo lasciati sfuggire tutto tra le mani.
Non siamo nemmeno riusciti a difendere i diritti per i quali i nostri genitori e i nostri nonni avevano lottato e faticato.
Chi ha quarant'anni adesso sa bene di cosa sto parlando.
E ne parlo perché quella è stata la sorte della generazione di Roberto Monterovere, che nacque in una famiglia all'epoca benestante ed ebbe un'infanzia molto felice.
Durante quei primi anni, circondato da una corte adorante di genitori, nonni, bisnonne, zii, cugini e quant'altro, si convinse, a suo danno, di essere una specie di Principe di Galles, per poi accorgersi, troppo tardi, di non essere nessuno. Si credeva il Delfino di un grande regno e si trovò erede di niente di particolare.
Fu travolto da una frana: e non era solo la frana destinata a rovinare il clan Ricci-Orsini-Monterovere: a quella avrebbe anche potuto porre rimedio. No, era la frana della Generazione X, del ceto medio, dell'Italia, dell'Europa, e forse anche della stessa Civiltà Occidentale.
Ma un bambino che ne sa, che sempre azzurra non può essere l'età...
Avere un'infanzia troppo bella può essere un freno alla crescita, così come i traumi di chi al contrario ha dovuto fronteggiare durissime avversità.
E questo non fece altro che aggravare il giudizio che alla fine fu emesso sulla sua persona, quarantacinque anni dopo, all'epoca in cui stiamo scrivendo.
Non c'è disonore più grande di aver avuto e perduto tutto ciò che è possibile avere e perdere, nella vita.

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