venerdì 28 novembre 2014

La Quarta Era. Capitolo 26 . I Valar si riuniscono nel Cerchio del Destino



Dalla cima del monte Taniquatil, il divino Manwe, il Valar signore dell'Aria e dei Venti, aveva avvertito per primo il risveglio di Melkor, che tra gli Ainur era l'unico che gli era stato pari in potenza, prima che l'universo fosse creato, quando tutti gli spiriti primordiali erano al cospetto del creatore Iluvatar, come è narrato nell'Ainulindale, primo racconto delle antiche cronache del Silmarillion.
Melkor, la cui ambizione, prepotenza e malvagita erano state subito chiare a tutti, aveva inquinato la creazione introducendo il Dolore, la Malvagità e l'Entropia, in tutto ciò che Iluvatar e il canto degli Ainur avevano creato.
Quando poi i Valar, cioè gli Ainur di rango maggiore, avevano assunto il ruolo di Guardiani Supremi di Arda, la terra, Melkor li aveva ostacolati in tutti i modi, fino a distruggere prima le grandi lampade che illuminavano il mondo ai tempi in cui i Valar risiedevano nell'isola di Almaren e poi avvelenando e uccidendo i Grandi Alberi luminosi, quando già i Valar risiedevano nella terra di Valinor e nella città di Valmar.





Nel Valaquenta, secondo racconto delle antiche cronache del Silmarillion, si faceva il novero dei Valar, i supremi guardiani di Arda, i più alti nella gerarchia degli Ainur, gli spiriti che assistevano il creatore Iluvatar.



Al servizio dei principali Valar vi erano i Maiar, e cioè gli Ainur di rango inferiore.
Tra essi vi era Sauron, il servitore più fidato e affezionato di Melkor, ma vi erano anche gli Istari, gli stregoni, in numero di cinque: Saruman, Gandalf, Alatar, Pallando e Radagast.
Melkor, detto Morgoth dagli Elfi, e il suo fidato aiutante Sauron, erano stati sconfitti più volte.
Il primo era stato poi esiliato oltre la Porta della Notte, difesa da Mandos, il Vala del regno dei morti e il secondo era definitivamente deceduto al termine della Terza Era del Sole, quando l'Anello del Potere era stato distrutto e la Torre di Barad-Dur era crollata



Ma ora, stando a quello che Mandos gli aveva riferito, Manwe era sempre più convinto che Morgoth avesse trovato un sistema per eludere la sorveglianza e ritornare a contagiare col suo Male la Terra di Mezzo, che era stata sempre il luogo più vulnerabile di Arda, il suo anello debole.
Per questa ragione, il divino Manwe, dopo aver a lungo riflettuto, decise di compiere un atto che non era stato più messo in pratica da due ere, e cioè da quando Earendil Mezzelfo aveva implorato l'intervento dei Valar per salvare la Terra di Mezzo.
Tale atto consisteva nel convocare tutti i Valar presso l'Anello del Destino, un luogo sacro che si trovava presso le mura della città di Valmar.



Per la prima volta dopo millenni, tutti i Valar si presentarono al consiglio, tanto che si raggiunse il Plenum, condizione necessaria per prendere le decisioni della massima importanza.
Oltre a Manwe e alla sua sposa Varda, signora delle Stelle, e al signore dei fabbri, Aule, e alla sua sposa Yavanna, signora della flora e della fauna, si degnarono di presenziare anche coloro che di solito facevano parte per se stessi.
Si presentò persino Ulmo, il signore dei Mari e di tutte le Acque, con i suoi aiutanti Maiar, Uinen ed Osse.


E venne addirittura Mandos in persona, il signore delle aule dei morti, che in precedenza aveva pronunciato la profezia sull'ultima battaglia, la Dagor Dagorath.

Fu proprio quest'ultimo a parlare per primo:
<<Infine il giorno è arrivato: Melkor il Mortgoth è riuscito a varcare la Porta della Notte e ha trovato numerosi alleati nella Terra di Mezzo. E' pronto per lanciarci l'ultima sfida, ma c'è una cosa che va ricordata. Chiunque vinca quest'ultima battaglia, il dominio dei Valar su Arda sarà comunque finito: questo è scritto nella Musica degli Ainur e così ha decretato il Supremo Iluvatar. Non so per quale motivo ciò debba accadere, ma pare che vi sarà un evento molto speciale, così inconsueto da sovvertire ogni ordine costituito e da far tremare i nostri stessi troni, così come quelli degli Alti Re degli Eldar: Ingwe dei Vanyar, Finarfin dei Noldor ed Olwe di Alqualonde, re dei Teleri.
Ciò che dunque ora decideremo non potrà in alcun modo cambiare la nostra sorte. Alla fine di tutto, noi torneremo ad essere puri spiriti, e assumeremo nuovamente la forma degli Ainur che cantarono intorno al trono del Sommo Iluvatar.
Persino io dovrò lasciare il regno dei morti e tutti coloro che si trovano nelle Aule di Mandos saranno portati a giudizio al mio cospetto, e potranno tornare tra i viventi, un'ultima volta>>

2 commenti:

  1. Questo capitolo mi ha fatto ripensare alle antiche divinità greche, che si riunivano quando accadeva qualcosa di particolare tra gli uomini, in teoria per risolvere il problema ma in pratica finivano per parteggiare chi per l'uno chi per l'altro e per scontrarsi tra loro, peggiorando di gran lunga la siitauazione! ^^
    Ora mi chiedo se il consiglio dei Valar si rivelerà più assennato oppure uscirà fuori anche lì qualche disaccordo che finirà per ricadere sui poveri abitanti della terra di Mezzo! ;D

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    1. E' un'eccellente similitudine quella che hai proposto, perché Tolkien era un esperto di mitologia greca, oltre che di quella germanica, e conosceva benissimo Omero, tanto che, più o meno velatamente, il suo intento era quello di diventare una sorta di Omero del Nord. Egli infatti, più che come fondatore del fantasy moderno, preferiva essere considerato il padre dell'epica mitologica inglese. E qui egli si trovò di fronte ad un problema e cioè: lui era cattolico, eppure i Valar assomigliano in tutto e per tutto agli Dei classici greco-romani. Tolkien cercò, arrampicandosi sugli specchi a mio parere, di far apparire i Valar più come degli Angeli, con le loro gerarchie, ma è chiaro che questo non rende assolutamente l'idea della fortissima e diversissima personalità di ognuno dei Valar e delle loro simpatie e antipatie. Per esempio Aule il Fabbro è il protettore dei Nani. Manwe ha simpatia per gli Alti Elfi di stirpe Vanyar, Ulmo invece è più sensibile alle sofferenze degli Uomini e così via... nel Silmarillion ci sono tantissimi esempi di questi favoritismi che ci fanno ricordare i rapporti privilegiati tra Athena e Odisseo, tra Venere ed Enea, oppure l'odio di Poeseidone verso Ulisse e quello di Giunone verso Enea.
      Diciamo che qualcosa di questo genere emergerà nel romanzo, ma quando veramente il pericolo diventerà tale da minacciare persino la stessa Valinor, allora i Valar saranno costretti a venire a più miti consigli... ^^
      Prometto qualcosa di molto epico, qualcosa che metta in moto tutto l'universo di Tolkien, tutte le razze, tutti i personaggi, tutti i luoghi e tutti i continenti... è un piano ambizioso, ma sono molto motivato, e poi ho l'aiuto di una lettrice che mi dà sempre ottimi consigli ^^ e le cui osservazioni mi sono di straordinaria utilità ;-)

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