martedì 9 settembre 2014

Gothian. Capitolo 60. Marvin assume la guida dei Keltar.


Foreste. 
Ovunque posasse lo sguardo, vedeva solo foreste.
I villaggi sono all’interno. I Keltar sono un popolo che si nasconde, che non si vede. Eppure c'è.
"Nessuno potrà mai sconfiggere chi domina una foresta"
Era la voce di Vorkidex che parlava.
Marvin ormai non faceva più caso a queste intromissioni.
Era giunto ad un compromesso con la personalità del suo antenato.
Io ti lascio parlare, ma tu fai tacere Arexatan!


Il duello tra il suo antenato materno, Vorkidex Pendragon e quello paterno, Arexata Eclionner, continuava a combattersi nella sua mente, ma qui, grazie all'iniziazione druidica, il primo aveva la meglio, al contrario di quanto era accaduto nella realtà, mille anni prima.
A volte gli interventi di Vorkidex erano fastidiosi, ma c'erano dei momenti in cui il consiglio dell'antico re poteva essere di grande utilità per Marvin.
Bene, Vorkidex, allora dimmi: a chi devo chiedere fiducia, ai villaggi della foresta o ai Duchi, nelle loro rocche di pietra?
“Cosa feci io ai miei tempi?”
Ti affidasti ai Duchi.
“Già, e come andò a finire?”
Fosti sconfitto, e il Regno dei Keltar ebbe fine.
“Ecco: hai già la tua risposta”
Marvin annuì fra sé.
Cercherò il mio popolo nella foresta e nelle Highlands. Mi rivolgerò alle tribù e ai clan. E non mi fiderò dei Duchi.
Del resto, Gallrian de Bors aveva già tradito e gli altri non erano migliori di lui. 
A Caer Dragon dovrò comunque passare, ma ci arriverò a capo di un esercito!
Ora che aveva ben chiaro cosa fare, chiamò a raccolta i suoi fedelissimi, che erano partiti con lui mesi prima, da Amnisia.
Ser Yvain de Bors, il druido Gwydion, il canonico Grizinga e il generale Tork erano ai suoi ordini.
«Prenderemo la via della foresta, sempre dritto fino a Caer Dragon, e oltre, fino a Keltar Augusti, e all'Ultima Valle, alle Sorgenti dell'Amnis!»


Nessuno osò ribattere, per quanto nei volti si potesse scorgere una certa paura. 
Tutti sapevano che l'attacco di Lord Fenrik di Gothian poteva essere imminente, anche se non erano a conoscenza della protezione costituita dalla Cintura di Vivien. 
«I druidi sapranno convincere i Keltar che è il momento di prendere in mano la propria vita e difendersi dalla minaccia degli invasori»
Si fermo un momento a riflettere, e poi aggiunse: 
«Ed io stesso avrò molte cose da dire a loro, così come ora ne ho molte da dire a voi » ed indicò l’uditorio.
"Diglielo nella loro lingua...Oh, je voudrais tant que tu te souviennes,
Des jours heureux quand nous étions amis. Dans ce temps là, la vie était plus belle,
et le soleil plus brûlant qu'aujourd'hui..."
«Vorrei tanto che vi ricordaste i tempi eroici in noi Keltar eravamo un popolo unito! In quel tempo la vita era più bella, ed il sole era più brillante di quello di oggi.


Ora le foglie morte ci sfiorano la pelle, così come i ricordi e anche i rimpianti>>
Avevano riconosciuto il canto, le parole tradotte dall'antica lingua keltari, le mormoravano, ripensando al poema.
"Les feuilles mortes se ramassent à la pelle, Les souvenirs et les regrets aussi". 
<<E il vento del Nord ce le solleva contro, nella fredda notte dell’oblio>>
"Et le vent du nord les emporte, dans la nuit froide de l'oubli".
 <<Voi forse vorreste, ma io non posso dimenticare la canzone che cantaste per me>>
Tu vois, je n'ai pas oublié, La chanson que tu me chantais"
Li aveva in pugno.
<<La Canzone della Luce e delle Tenebre. In quella canzone si parlava di un Principe Promesso, che sarebbe nato da una principessa della stirpe di Vorkidex e dall'erede di una grande dinastia straniera. Ebbene, il figlio di Lilieth Vorkidian e Masrek Eclionner è qui davanti a voi e vi parla con la voce degli antenati, e la loro memoria. Eccomi qui, dopo mille anni, riemerso dagli spiriti e ritorno da voi, ora, al mutare della marea>>



Aveva parlato realmente con la voce di Vorkidex.
Nessuno avrebbe mai più dubitato di questo.
Aspettavano soltanto un suo cenno, per agire.
  <<E' tempo di riprendere coscienza del fatto che siamo di nuovo un unico popolo e un unico regno, i Keltar, gli eredi degli antichi celti, che furono gloriosi durante l'Età Leggendaria, prima del Grande Cataclisma»



«Ci sono poemi, canzoni e ballate, che i nostri bardi  intonano da migliaia di anni. La nostra tradizione è la nostra memoria collettiva: lasciate che questa memoria si risvegli!»



«Guardate!»
 Indicò il sentiero che si addentrava nella foresta.
«Quella è la strada. Quel sentiero, che sparisce nel bosco, è la nostra via aurea. Quegli alberi saranno le nostre guardie. Il sentiero ci porterà di villaggio in villaggio, di monte in monte, fino all'Ultima Valle.
Ora siamo pochi, felici pochi, ma quando arriveremo alle Sorgenti dell'Amnis, saremo una moltitudine!>>
Era tempo di parlare del mito fondante della nazione Keltar: 
 « Io vi prometto che ricostruiremo Camelot! 
Vi prometto che tonerà il Regno dell'Estate!
Da lì ricominceremo! Da lì ripartiremo! 
Verso dove ancora non sappiamo, ma lo vedremo nell’orizzonte, nel monte più alto: noi lì respireremo il cielo! 



Saremo di nuovo i Cavalieri di Camelot, e le nostre gesta saranno narrate nei millenni, per tutti i continenti e in tutte le lingue del mondo!»
Un applauso accolse questa vera e propria mozione degli affetti.
“Tu mi vendicherai, Marvin, e in cambio io ti lascerò libero. Il giorno in cui i Keltar sconfiggeranno i Lathear e in cui tu ucciderai in duello il tuo fratellastro Elner XI, ormai posseduto da Arexatan, allora la mia anima avrà finalmente pace, e tu sarai libero di essere solo te stesso”
C'è dell'altro, però, Vorkidex. Io ho delle continue premonizioni, intuisco cose che poi si avverano, vedo là dove gli altri non possono vedere. 
“Tu sei nostro Profeta, come ci fu promesso”
Sì, ma non so se la mia Profezia sarà di tuo gradimento.

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