Sotto, Russia e paesi filo-russi.
Tra il 1989 e il 1991, la caduta dei regimi comunisti nell'Europa dell'Est e la successiva disgregazione dell'Unione Sovietica segnarono la fine della Guerra Fredda tra il mondo capitalista guidato dagli Stati Uniti e il mondo comunista guidato dall'Urss. In realtà le tensioni tra gli Stati Uniti e la Russia, che in quanto Federazione Russa voleva comunque preservare un ruolo di superpotenza, ripresero quasi subito, in occasione della guerra civile in Jugoslavia, in particolare nel periodo dello scontro tra la Croazia, appoggiata dal blocco occidentale, e la Serbia, appoggiata dalla Russia.
Gli accordi nel 1995 sembrarono riappacificare la situazione, che però tornò tesa in seguito all'intervento militare della Nato nella guerra del Kossovo, nel 1999. sempre contro la Serbia, alleata della Russia.
Nell'ambito dello scenario del Vicino Oriente e Medio Oriente, rimaneva in piedi un sistema di alleanze consolidato nei tempi della Guerra fredda, con un blocco filo-occidentale, comprendente Israele, Turchia e Arabia Saudita e un blocco filo-russo, comprendente Palestina, Siria e Iran.
Gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 parvero unire un vasto schieramento nella lotta contro il terrorismo internazionale, ma già due anni dopo, nel 2003, l'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna tornò a dividere il mondo.
L'unilateralismo della politica estera degli Usa di George W. Bush fu ampiamente criticato anche all'interno della Nato e dell'Unione Europea, ma i rapporti con la Russia rimasero comunque collaborativi, sia per l'importante presenza dei russi nel G8, sia per un accordo di cooperazione tra la Nato e la Russia.
In America Latina si verificò una serie di prese di potere di governi di sinistra contrari alla supremazia statunitense, in particolare in Venezuela, Bolivia, Argentina, Nicaragua, Ecuador, Perù, che si aggiunsero alla tradizionale ostilità di Cuba.
Un nuovo momento di crisi si ebbe nel 2006 durante la guerra tra Israele (appoggiato dagli Usa) e Libano (appoggiato dalla Russia). La crisi fu risolta mediante l'intervento dell'Onu.
I rapporti tornarono tesi quando nel 2007 gli Usa iniziarono un piano di installazione di basi militari e stazioni missilistiche in Polonia. L'elezione di Obama parve attenuare temporaneamente questa tensione, che però riesplose poco dopo in occasione della crisi georgiana.
Nell'agosto 2008 la Georgia tentò di riprendere il controllo dell'Ossezia del Sud, controllata militarmente dalla Russia, insieme al territorio secessionista dell'Abkhasia.
La Russia intervenne duramente sia con l'esercito che con la flotta e per alcuni giorni la tensione tra la Federazione Russa e la Nato fu molto forte.
La mediazione dell'Unione Europea e in particolare dell'Italia, in buoni rapporti sia con Putin che con Obama, riuscì ad ottenere una soluzione diplomatica che confermò il controllo russo sui territori secessionisti, che però formalmente rimasero di pertinenza georgiana.
Nello stesso anno ebbe inizio la grande crisi economico-finanziaria legata alla crisi dei mutui subprime, al fallimento di numerose banche e successivamente alla crisi dei debiti sovrani in molti paesi europei, asiatici e nordafricani.
In quel contesto incominciò, verso la fine del 2010, una serie di rivolgimenti politici che i media occidentali definirono col termine di "primavera araba".
██ Allontanamento o morte del capo di stato
██ Conflitti armati e cambiamento nel governo
██ Cambiamento del primo ministro
██ Proteste maggiori
██ Proteste minori
██ Proteste collegate
██ Guerra civile
██ Assenza di proteste
I paesi maggiormente coinvolti dalle sommosse furono la Tunisia e l'Egitto i cui capi di stato, Ben Alì e Mubarak, furono deposti. Successivamente la crisi si estese alla Libia, allo Yemen, alla Siria e in misura minore ad altri paesi arabi quali l'Algeria, l'Iraq, il Bahrein, la Giordania e il Gibuti. Ci furono sommosse anchei in Mauritania, in Arabia Saudita, in Oman, in Sudan, in Somalia, in Marocco e in Kuwait. Le vicende sono tuttora in corso nelle regioni del Medio Oriente, del vicino Oriente e del Nord Africa.
Si può sostenere che la Nuova Guerra Fredda abbia avuto inizio in quel contesto, in quanto gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia convinsero la Nato a intervenire, nella primavera del 2011, in appoggio ai ribelli arabi in Libia, sulla base di una precedente risoluzione dell'Onu, la cui interpretazione fu contestata dalla Russia e dalla Cina (e dai loro principali alleati: India, Iran, Venezuela)
L'intervento militare in Libia del 2011 è iniziato il 19 marzo ad opera di alcuni paesi aderenti all'Organizzazione delle Nazioni Unite autorizzati dalla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza che, nel marzo dello stesso anno, ha istituito una zona d'interdizione al volo sul Paese nordafricano ufficialmente per tutelare l'incolumità della popolazione civile dai combattimenti tra le forze lealiste a Mu'ammar Gheddafi e le forze ribelli nell'ambito della guerra civile libica.
L'intervento è stato inaugurato dalla Francia con un attacco aereo diretto contro le forze terrestri di Gheddafi attorno a Bengasi, attacco seguito, qualche ora più tardi, dal lancio di missili da crociera tipo "Tomahawk" da navi militari statunitensi e britanniche su obiettivi strategici in tutta la Libia.
Gli attacchi, inizialmente portati avanti autonomamente dai vari paesi che intendevano far rispettare il divieto di sorvolo, sono stati unificati il 25 marzo sotto l'operazione Unified Protector a guida NATO. La coalizione, composta inizialmente da Belgio, Canada, Danimarca, Italia, Francia, Norvegia, Qatar, Spagna, Regno Unito e USA, si è espansa nel tempo fino a comprendere 19 stati, tutti impegnati nel blocco navale delle acque libiche o nel far rispettare la zona d'interdizione al volo. I combattimenti sul suolo libico tra il Consiglio nazionale di transizione e le forze di Gheddafi sono cessati nell'ottobre 2011 in seguito alla morte del Ra'is. Conseguentemente, la NATO ha cessato ogni operazione il 31 ottobre.
Quando un simile scenario si manifestò in Siria, gli alleati del presidente Assad, e cioè la Russia di Putin e la Cina, posero il veto su qualsiasi risoluzione Onu che autorizzasse un intervento militare degli occidentali.
Guerra civile siriana
parte della primavera araba
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Quartiere di Homs durante la guerra civile (aprile 2012)
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Data | 15 marzo 2011 - (conflitto in corso) | |||
Luogo | Siria, con sconfinamenti minori nei paesi vicini | |||
Esito | Conflitto in corso
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Schieramenti | ||||
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Comandanti | ||||
Effettivi | ||||
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Perdite | ||||
La crisi della Crimea del 2014 è una crisi politica scoppiata nella penisola della Crimea, la cui popolazione è per maggioranza di etnia russa. I disordini iniziarono nel febbraio 2014, dopo che il presidente e il governo ucraino regolarmente in carica furono esautorati dal parlamento in seguito ai fatti dell'euromajdan.
Il governo locale della Crimea ha rifiutato di riconoscere il nuovo governo e il nuovo presidente ucraino, essendo il cambiamento avvenuto in contrasto con la costituzione ucraina vigente, dichiarando la propria volontà di separarsi dall'Ucraina. Un referendum ha sancito la volontà della popolazione di Crimea di lasciare l'Ucraina ed entrare nella Federazione Russa.
La Russia è intervenuta nei primi giorni di marzo 2014 spostando truppe regolari, spesso con uniformi prive di contrassegni , nella penisola di Crimea, e bloccando con le sue navi da guerra il porto di Sebastopoli ai movimenti delle navi ucraine; il dispiegamento di truppe è stato comunque approvato dal parlamento russo con lo scopo "di proteggere la popolazione di etnia russa in Crimea". L'Ucraina ha risposto mettendo in mobilitazione le sue forze armate, anche se l'obiettivo principale è quello di risolvere la questione per via diplomatica in quanto le forze armate ucraine in nessun caso sarebbero in grado di confrontarsi con quelle russe sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. La Russia ha risposto affermando che le sue truppe non lasceranno il territorio della Crimea finché la situazione non si sarà stabilizzata. Alcuni stati tra cui gli Stati Uniti d'America, il Canada, la Francia, la Germania, l'Italia, la Polonia, il Regno Unito e l'organo dell'Unione europea hanno accusato la Russia di aver violato le leggi internazionali e di aver destabilizzato la sovranità ucraina.
Il 4 marzo unità paramilitari armate, ma senza contrassegni, hanno iniziato a presidiare il locale parlamento che ha rifiutato il governatore nominato dal governo centrale; tali unità sono state sostituite il 6 marzo da paramilitari con segni distintivi cosacchi e disarmati. Contemporaneamente sono state formate "milizie di autodifesa" dalla locale popolazione russa. Sempre il 6 marzo, i russi hanno affondato un incrociatore antisommergibili in disarmo, lo Ochakov della classe Kara inoperativo dal 2000, all'imbocco del porto di Donuzlav, base navale e quartier generale della marina ucraina per la zona sud (Південна військово-морська база, base navale Sud), bloccandovi cinque unità da guerra ucraine; l'operazione è stata compiuta da un rimorchiatore, scortato da unità da guerra guidate dall'incrociatore lanciamissili Moskva, che ha posizionato la nave, affondata poi da cariche di demolizione; vicino alla base, nella città di Myrnyi, sono dislocati reparti della 15ª brigata motorizzata indipendente russa[15]; affacciato sulla baia esiste un grosso campo di aviazione dismesso. Anche l'aeroporto militare di Belbek è stato occupato da militari russi che ne hanno estromesso i militari ucraini approfittando del vuoto di potere a Kiev durante la fuga di Janukovyč, rifiutando di restituirne il controllo; il ministro ucraino Arsen Avakov ha dichiarato su Twitter "Posso solo descrivere il fatto come una invasione ed occupazione militare". Anche la base dell'esercito ucraino nel villaggio di Pereval'noe è stata circondata e bloccata da militari, presumibilmente russi, mentre proteste di attiviste del movimento FEMEN sono state represse a Sebastopoli.
Il 6 marzo 2014, il Supremo Consiglio della Crimea ha compilato ed inviato una richiesta al presidente russo Vladimir Putin nella quale viene esplicitamente richiesto di entrare a far parte della Russia. Nella stessa data il vice primo ministro della repubblica autonoma di Crimea, Rustam Temirgaliev, ha dichiarato che le forze ucraine ancora presenti sul territorio saranno costrette ad arrendersi o andarsene, e che "le uniche forze armate legali sul territorio della Crimea sono le forze armate russe". L'11 marzo 2014, con 4 giorni di anticipo rispetto al referendum indetto, il Parlamento della Crimea ha votato per l'autonomia della Crimea dall'Ucraina con 78 voti favorevoli su 81 votanti. Il 15 marzo 2014, alla vigilia del Referendum, le truppe russe e quelle ucraine si scontrano per il controllo del villaggio di Strilkove, nell'Oblast' di Cherson, pochi chilometri a nord della Crimea.L'attacco viene respinto, mentre il ministro della Difesa attiva le forze aeree. Secondo i risultati del referendum del 16 marzo 2014, il 96,77% (l'80% degli aventi diritto al voto) dei cittadini di Crimea si è espresso a favore della riunificazione con la Russia, votando sì all'annessione della penisola alla Federazione Russa. Al referendum hanno partecipato 1.274.096 persone, pari all'83,1% degli aventi diritto al voto.
Sviluppi
Le unità militari ucraine hanno avuto ordine di lasciare le loro basi; l'ultimo reparto, una unità meccanizzata dell'esercito, ha lasciato la propria procedendo con un convoglio verso l'Ucraina; il cambio di regime nella regione e il ricongiungimento con la Russia è stato riconosciuto solo da alcuni governi. Il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen come anche il North Atlantic Council hanno condannato le azioni russe e ritengono nullo il referendum indetto dalla popolazione della Repubblica Autonoma di Crimea per violazione della costituzione ucraina. Le città di Charkiv, Donec'k e Luhans'k proclamano delle repubbliche popolari; le forze armate ucraine tentano di reprimere con la forza le azioni intraprese dalle formazioni filo-russe nelle provincie orientali.
Intervento russo del 1° marzo
Intervento russo in Crimea
parte Crisi della Crimea del 2014
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Pattuglie nell'aeroporto di Simferopoli
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Data | 1 e 2 marzo 2014 | ||
Luogo | Simferopoli, Ucraina | ||
Esito | Amministrazione de facto da parte della Russia della penisola di Crimea | ||
Schieramenti | |||
Effettivi | |||
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Perdite | |||
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Voci di guerre presenti su Wikipedia |
Il 1° marzo, le manifestazioni contro il nuovo governo ucraino sono state estese alla regione industriale del Donbass, nel sud-est dell'Ucraina, dove quasi il 50% della popolazione è di etnia lingua russa e il russo è parlato da almeno tre quarti della popolazione. Lo stesso giorno, dopo i tentativi di assalto gli edifici del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Supremo della Repubblica Autonoma di Crimea, 98 l'auto-nominato Primo Ministro della Repubblica Autonoma di Crimea, Sergej Valer'evič Aksёnov, hanno chiesto l'intervento della Russia; Aksionov anche annunciato che il 30 marzo referendum per l'annessione alla Russia.
Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin ha detto che "la Russia non ignora la richiesta di Crimea", e ha esortato il Consiglio della Federazione di autorizzare la spedizione e l'uso delle truppe russe in Ucraina, ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione la Federazione russa , "la situazione straordinaria in Ucraina e la minaccia per la vita dei cittadini russi" e la Duma autorizza ad un intervento militare nonostante gli avvertimenti ricevuti da parte dell'Unione Europea e degli Stati Uniti d'America
Tra gennaio e febbraio 2014 circa 675 000 ucraini sono stati esiliati in Russia a causa dell'instabilità subito da Ucraina, secondo il servizio della russa Guardia di frontiera; 103, la maggior parte ha nella città di frontiera di Belgorod. Il capo del consiglio regionale della Chernihiv Oblast ha annunciato che i russi stavano conducendo movimenti militari nella zona di confine tra i due paesi, il 2 marzo. Il Ministero degli Affari Esteri dell'Ucraina ha detto che il giorno dopo che la Russia aveva cominciato ad accumulare truppe in vari settori del confine orientale con l'Ucraina ( Kharkiv, Donetsk e Luhansk).
Post-attacco
Misure economiche e finanziarie
Il 3 marzo, all'inizio della settimana di negoziazione, l' indice MICEX della Borsa di Mosca è sceso del 10,8% e l' indice RTS scende al 12%, questo calo è stato guidato dal crollo del 14 al 22% delle azioni della società energetica Energy Systems Uniti (21,9%), l'estrazione Raspadskaya (21,2%) e Mechel (20,1%), le banche VTB (17,5%) e Sberbank(14,9%%), e la società del gas colosso Gazprom (13,9%). Quest'ultimo ha annunciato che dal mese di aprile potrebbe sopprimere il prezzo preferenziale del gas naturale esportato in Ucraina, non escludendo la possibilità del taglio di gas per questo hanno lasciato un debito in aumento per accumulare US $ 1 550 milioni.
Misure prese dalla Federazione Russa
Lo stesso giorno, il primo ministro russo Dmitrij Medvedev, ha annunciato la costruzione di un ponte sullo Stretto di Kerch, che collegherebbe la Crimea con la Russia .
Quello stesso giorno, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, parlando ad una riunione del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite ha dichiarato che la Russia persegue un di difesa dei diritti umani e l'invio di truppe era destinato a scoraggiare l'uso della violenza radicale in Ucraina e facilitare la riconciliazione nazionale.
Misure prese dall'Ucraina
Il comandante della marina ucraina Denis Berezovsky ha annunciato attraverso la televisione il giuramento alla Repubblica di Crimea. Kiev ha deciso il licenziamento di Berezovsky, oltre a incastrarlo per " alto tradimento ". Egli è stato sostituito da Sergui Gayduk.
Indipendenza della Crimea
L'11 marzo, il Consiglio Nazionale della Radio e della Televisione di Ucraina ha ordinato ai fornitori ucraini a partire dalle 15:00 GMT una procedura d'arresto dai principali canali russi che ha portato al blocco di 5 canali. Questo ha provocato reazioni in Russia, dove il ministro degli Esteri ha inviato una comunicazione alla OSCE denunciando una "violazione della libertà di espressione." Lo stesso giorno la Crimea e Sebastopoli si dichiarano indipendenti con 78 voti favorevoli su 100 al Parlamento della Crimea.
Pochi giorni dopo un Servizio di Guardia aereo da ricognizione dell'Ucraina di frontiera dello Stato è stato girato da veicoli blindati russi nei pressi della città di confine di Armiansk senza vittime. Questo è stato il secondo incidente negli ultimi cinque giorni.
Tensione militare ancora presente nella zona alla vigilia del referendum: l'esercito russo effettuato manovre militari nel Mar Mediterraneo, due giorni dopo navi americane, rumene bulgare si impegnano esercitazioni navali nel Mar Nero. Inoltre, lo stesso giorno sei combattenti russi Su-27 e tre aerei da trasporto militare, atterrano in una base militare in Bielorussia per una comune manovra di protezione dello spazio aereo.
Referendum in Crimea per l'annessione alla Russia
Il 15 maggio si è votato l'annessione alla Russia da parte della Repubblica autonoma di Crimea. L'affluenza è stata di 1 548 197 votanti su 1 839 466 aventi diritto, pari all'84,2%. Il quorum di validità del referendum, fissato al 50%, è stato dunque superato.
Riconoscimento interno e internazionale
L'esito del referendum non è riconosciuto dal Mejli del Popolo Tataro della Crimea che rappresenta i tatari di Crimea, mentre la piccola minoranza degli italiani di Crimea si è invece espressa favorevolmente per un passaggio alla Russia, il governo ucraino non ha riconosciuto il referendum. L'esito del referendum invece è riconosciuto dalla Russia, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che il referendum non viola la carta ONU e il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha affermato che la Russia rispetterà l'esito del referendum, il 15 marzo 2014 una risoluzione ONU proposta dall'Ucraina è stata bloccata dal diritto di veto della Russia al Consiglio di sicurezza. Il presidente dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa), lo svizzero Didier Burkhalter ha affermato "nella sua forma attuale il referendum non è coerente con la Costituzione ucraina e deve essere considerato illegale" aggiungendo che non ci sono le condizioni per una missione di osservatori in occasione del voto. Gli osservatori dell'OSCE inoltre sono stati più volte respinti da colpi d'arma da fuoco al confine tra Ucraina e Crimea nell'Istmo di Perekop, anche se in seguito il 10 marzo il governo della Crimea ha invitato gli osservatori dell'OSCE a visitare la repubblica autonoma durante il referendum, ma senza alcun invito ufficiale. Il presidente del Consiglio europeo dell'Unione Europea Herman Van Rompuy ha affermato che il referendum è "illegale". Il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso a nome del G7 ha affermato che l'annessione della Crimea alla Russia va contro i pricipi della carta fondamantale dell'ONU e che il referendum non ha alcun valore legale. Il referendum è stato risconosciuto come "un'opportunità per il popolo della Crimea" dal presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev. Il presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina Milorad Dodik, entità della Bosnia ed Erzegovina invece ha affermato forti perplessità sull'indipendenza del Kosovo nel 2008, mentre ha dato il suo appoggio al referendum e di riconoscere il risultato e che l'indipedendenza della Crimea viene presa in considerato dalla Repubblica Serba per una strategia a lungo termine per ottenere l'indipendenza dalla Bosnia ed Erzegovina. Il 7 marzo il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha definito il referendum uno sviluppo "grave e preoccupante da parte delle autorità della Crimea". All'inviato delle Nazioni Unite per i diritti umani Ivan Ṡimonović e al suo staff di cinque persone dell'OHCHR è stato negato l'11 marzo l'accesso in Crimea. Il 15 marzo la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa che riunisce diversi esperti internazionali in diritto ha definito il referendum illegale lo stesso giorno una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite voluta dagli Stati Uniti e da altri 41 Paesi che si è conclusa con 13 voti e un astenuto (la Cina) è stata bloccata dal diritto di veto della Russia.
International reaction to the 2014 Crimean crisis according to official governmental statements.[f]
Statements only voicing concern or hope for peaceful resolution to the conflict
Support for Ukrainian territorial integrity
Condemnation of Russian actions
Condemnation of Russian actions as a military intervention or invasion
Support for Russian actions and/or condemnation of the Ukrainian interim government
Recognition of Russian interests
Ukraine
Russia
No official statements / No data available
Results of the United Nations General Assembly vote about the territorial integrity of Ukraine.
In favor Against Abstentions Absent Non-members
In favor Against Abstentions Absent Non-members
Da quel momento gli USA e l'Unione Europea hanno concordato una serie di sanzioni contro la Russia, a partire dalla sua espulsione dal G8, che è tornato quindi ad essere il G7.
A number of countries condemned and expressed grave concerns over the Russian intervention in Ukraine. The UN Security Council held a special meeting at the weekend on the crisis. The G7 countries condemned the violation of Ukraine's sovereignty, and urged Russia to withdraw.All G7 leaders are refusing to participate in it due to assumed violation of the sovereignty and territorial integrity of Ukraine, in contravention of Russia's obligations under the UN Charter and its 1997 basing agreement with Ukraine.
The United States raised the likelihood of sanctions against Russia unless they withdrew. United States President Barack Obama has put visa restrictions in place against "those responsible for or complicit in threatening the sovereignty and territorial integrity of Ukraine," and the United States State Department has announced its own plans to do the same .Canada recalled its ambassador from Russia. British Foreign Minister William Hague removed Britain from preparations for the upcoming G8 summit and said the UK would work with international partners to "ensure that reforms by Ukraine are matched by international willingness to provide economic support".
Financial markets
The intervention caused turbulence in financial markets. Many markets around the world fell slightly due to the threat of instability. The Swiss franc climbed to a 2-year high against the dollar and 1-year high against the Euro. The Euro and the US dollar both rose, as did the Australian dollar. The Russian stock market declined by more than 10 percent, whilst the Russian ruble hit all-time lows against the US dollar and the Euro. The Russian central bank hiked interest rates and intervened in the foreign exchange markets to the tune of $12 billion to try to stabilize its currency.Prices for wheat and grain rose, with Ukraine being a major exporter of both crops.
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