Udite udite, finalmente una bella notizia!
Puntuale come tutti gli anni, ecco che con l'avvicinarsi dell'estate, arriva anche il momento della fatidica prova costume e con essa - spesso - anche quello di mettersi a "stecchetto". Tra diete alquanto originali, più o meno equilibrate, efficaci o "sane", ecco che anche per chi pensava di andare sul sicuro, arriva una doccia fredda: mangiare più frutta e verdura non fa dimagrire. Un brutto colpo sia per gli amanti dei cibi freschi sia per chi aveva già fatto scorte dal fruttivendolo o al supermercato.
In una società sempre più alle prese col problema dell'obesità in crescita , si sono moltiplicati i messaggi "salutisti", che invitano a consumare più alimenti freschi e in particolare frutta e verdura. Se si calcola che quasi metà degli italiani è già a dieta (45% secondo i dati Ac Nielsen ), è anche vero che la percentuale di successo dei regimi alimentari ristretti è inferiore al 9%. Anche negli Stati Uniti la campagna Let's Move della first Lady , Michelle Obama, non sembra aver prodotto risultati eclatanti, nonostante in alcune scuole di New York si sia cercato di sostituire agli snack le merende a base di frutta.
Ora uno studio , firmato dall'economista americano Roland Sturm del RAND Corporation, dimostra come il solo fatto di consumare maggiori quantità di frutta e verdura non risolve il problema del sovrappeso. Secondo il docente, il buon senso comune che spinge a mangiare più cibi freschi ha avuto un effetto deleterio negli anni, perché insieme ad un maggior consumo di questi alimenti, è aumentata anche l'obesità. Ma come è possibile? Il motivo, in realtà, è molto semplice: invece che mangiare più frutta e verdura al posto di biscotti o altri cibi calorici, si finisce col mangiare sia gli uniche gli altri, con un accumulo di calorie troppo elevato rispetto al reale fabbisogno giornaliero.
Secondo i calcoli effettuati dal professor Sturm negli Usa, oggi la popolazione consuma circa 30 pounds (circa 13,5 kg) di verdura e 25 (11,25 kg) di frutta in più rispetto a quanta non ne mangiasse nel 1970. Sfortunatamente, però, se ne mangia troppa! La quantità di calorie che un adulto ingeriva quotidianamente oltre 40 anni fa era pari a circa 2.100, contro le 2.500 di oggi. Non solo: secondo Sturm, storicamente è dimostrato che qualsiasi dieta che favorisca il consumo di un certo tipo di macronutriente, tendenzialmente fa solo sì che si mangi una maggior quantità di questo tipo di cibo rispetto agli altri, ma non che si riduca l'apporto calorico in sé. Per dimostrarlo il docente ricorda come negli '90, quando erano di moda le diete senza grassi, si registrò un calo vertiginoso del consumo proprio di grassi, compensato però da un boom nell'assunzione di carboidrati. Lo stesso dicasi per la dieta Atkins (nel 2000), quando la gente semplicemente abbandonò il consumo di carboidrati per tornare a mangiare più grassi.
La ricetta di Sturm, dunque, è semplice: "Non si può prevenire l'obesità mangiando di più senza tener conto della quantità di nutrienti che si ingeriscono - spiega a The Altantic - ma ha a che fare con il maggiore o minore consumo di energia". Il vero problema, dunque, è quanto si mangia, non cosa, e soprattutto quanto si consuma.
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